NOTE: seguito delle altre che ho fatto
su di loro, con sorpresa ecco quella che potrebbe essere il mio regalo di natale
a chi lo apprezza! Vedevo un concerto che mi sono tirata giù e sono rimasta
folgorata. Anche solo sentirli cantare e basta mi ispirano da morire, ma vederli
sul palco è qualcosa di folgorante, credetemi! Ci sono dunque certi pezzi
particolari, come quelli che Chez e Mike fanno da soli, piano e voce, che sono
davvero suggestivi, però è impressionante The little things give you away live,
fidatevi… e così mi è venuta su questa piccola idea, chiedendomi dopo un
concerto simile come dovessero sentirsi!
Buona lettura.
Baci Akane
DOPO IL
CONCERTO
Dopo l’adrenalina che era corsa a litri nei
loro corpi rendendoli capaci di due ore di concerto dove avevano davvero reso a
mille e oltre, lentamente l’effetto portato dall’eccitazione che li aveva fatti
stare in piedi e scatenarsi tanto, scemava lasciandoli privi di forze. Stanchi e
sfibrati, Mike e Chester si erano alla fine lasciati cadere nei divani del loro
camerino alla ricerca di un po’ di intimità.
Ancora sudati a mollo ma meno di prima, i
muscoli gli dolevano, le gambe non volevano saperne di muoversi e le ossa davano
loro la sensazione di essere stati calpestati da dei tram.
Stravaccati l’uno vicino all’altro, con le
gambe tese in avanti e le braccia abbandonate sul divano, tenevano la testa
all’indietro e gli occhi chiusi. Respiravano con calma cercando di ritrovare la
forza per ritirare su i loro culi stanchi, lavarsi e poi tornare sul pulmino che
li avrebbe portati a pernottare in albergo.
Le
orecchie fischiavano e le corde vocali si erano atrofizzate, ribellate
probabilmente da quanto erano state usate quella sera.
Ci
voleva sempre un momento a tutti, dopo un concerto, ma a loro due in special
modo.
Chester ed il suo modo di agitarsi come se
fosse morso da una tarantola e cantare per farsi sentire anche all’altro capo
del mondo.
Mike ed il suo non avere un attimo di tregua
per doversi inserire in ogni modo possibile, supportando vocalmente e
musicalmente visto che oltre alla voce suonava chitarra e tastiere e spesso si
occupava di vari altri suoni o di dare gli attacchi agli altri. Insomma, aveva
sempre qualcosa da dirigere, da fare o da pensare!
C’erano momenti in cui gli altri componenti
del gruppo potevano avere un attimo di tregua, a seconda della canzone che
facevano. Loro due mai. In un modo o nell’altro erano sempre in scena. Per cui,
finite le ore di concerto massacrante, gli ci voleva di più per ritrovare le
ossa a pezzi e ricomporle. Gli lasciavano sempre un po’ più di tempo sebbene
Mike tentasse sempre di darsi da fare con gli altri per assicurarsi che i suoi
preziosi strumenti venissero trattati bene. Veniva sempre ricacciato a calci
dove doveva stare. In camerino a riposare.
Dopo i primi interminabili minuti in cui
passavano nel silenzio più completo a cercare di ritrovare loro stessi, la mente
si riattivava lentamente ripercorrendo i momenti salienti del concerto per
rivedersi e fare successivamente considerazioni su come era andata.
Così anche ora il primo a parlare fu Mike,
piano e flemmatico, come se cercasse di riattaccare la spina senza riuscirci:
- Ogni volta mi chiedo come diavolo tu
faccia! - E sicuramente se lo chiedevano anche tutti quelli che oltre ad
ascoltarlo lo vedevano cantare.
Lui non si limitava semplicemente a quello,
diventava incontenibile, saltava, correva, si muoveva di continuo, scuotendosi e
facendo l‘impossibile.
Non era umanamente possibile fare per due
ore tutto quello che faceva lui praticamente ininterrottamente e poi riuscire a
tirare fuori quelle urla spaventose, cantare così forte fino a farsi scoppiare
il cervello, le vene e le corde vocali.
Era capace di saltare e lanciare urla da
annuncio dell’apocalisse insieme.
Lo
vedevano e non si capacitavano di come ci riuscisse.
Poi arrivavano quei momenti in cui stava
fermo, in silenzio, e cantava piano, intonato, calmo, con quella disperazione
che doveva mettere in certe canzoni.
Canzoni da voce e piano.
Chester e Mike e basta.
Intimità pura.
Di
norma, sebbene fossero entrambi tipi molto attivi e gli piacessero i pezzi
forti, alla fine di un concerto rimanevano profondamente scossi da quei brani.
Erano solo loro due insieme sul palco, luci
abbassate, uno davanti all’altro, Mike seduto alle tastiere a suonare e Chester
rivolto verso di lui a cantare quasi con delicatezza, completamente diverso da
quando pareva un pazzo scatenato.
Sudati ammollo, stravolti già allora, ma
perfettamente concentrati tiravano fuori una profondità inaudita.
Erano solo loro.
Le
migliaia di persone davanti a loro sparivano e per un momento sembrava sparisse
persino la stanchezza, riuscivano a recuperare le forze o forse era solo
apparenza.
Facevano attenzione uno alle dita di Mike
che suonavano suggestive sui tasti e l’altro alla voce emotiva e addirittura
sensibile di Chester che quasi si trasformava dimostrando un altro tipo di
talento.
Si ascoltavano, si penetravano, si
seguivano, si davano il tempo, il ritmo, gli attacchi e le giuste intensità ed
armonie da soli, solo ed esclusivamente ascoltandosi a vicenda.
Quando erano solo loro due a fare quel
genere di pezzi sembravano altri, escludevano tutto e tutti, svanivano in un
luogo lontano ed era come fare l’amore.
Erano in perfetta sincronia anche se non
dovevano fare cori, anche se a cantare era solo Chester.
Erano in un unione completa.
In
realtà era sempre così poiché il loro genere di musica era quella…
intersecazioni continue dei due cantanti, anche se quello principale rimaneva
Chester, Mike comunque oltre a fare le sue parti hip hop che si alternavano o
sovrapponevano all’altro, aveva sempre qualche strumento con cui l’accompagnava
o anche solo l’eco che lo rifiniva.
Tutte le canzoni, in qualunque modo le
facessero, li eccitavano e gli piacevano da matti, ma quelle solo con voce e
piano o voce e chitarra acustica, quelle quindi solo fatte da Mike e Chester,
per loro erano quelle che li scuotevano di più.
Gli entravano dentro.
E
sebbene ci pensavano sempre con intensità, poi non ne parlavano mai. Non lo
facevano non sapendo cosa dire talmente erano perfetti così quei
momenti.
Vissuti e basta. Senza bisogno di parlarne.
Senza saper come definirli.
Fusione.
Però c’era una della quale parlavano sempre,
quando la facevano.
- E’ venuta bene anche questa volta. - Disse
dopo un po’ Chester pensando a quella che era una sorta di loro canzone, ormai.
- The little things ghive you away? -
Domanda retorica. - Già… - Ed era davvero sempre perfetta come la facevano,
anche se era ogni volta con delle sottili differenze.
Quella era una delle più suggestive, una
sorta di centro del concerto.
Ogni santa volta che la facevano a loro due
veniva inevitabilmente in mente quando avevano dovuto provarla appena dopo che
era stata incisa, per impararla bene. Quando c’era stato quell’equivoco fra Mike
e Chester che poi equivoco non era stato, solo che Mike l’aveva fatto passare
per tale in preda al panico del non volersi dichiarare.
C’era il pezzo finale in cui Chester
vocalizzava e lui faceva un sommesso sottofondo ripetendo il verso.
Per loro era sesso, quella parte specifica.
Sebbene tutta la canzone fosse molto bella e come la suonavano era d’atmosfera,
quella era speciale per loro.
Mike seduto con la chitarra acustica,
silenzio e poche luci.
E dopo un paio di giri dava l’attacco a
Chester che in piedi di nuovo rivolto verso di lui, cominciava chiudendo gli
occhi, concentrato profondamente sull’unico strumento che c’era, sentendo di
volta in volta tutti gli altri che si aggiungevano dal buio, venendo via via
illuminati anche loro, facendo crescere l’intensità.
L’assolo di Dave, meraviglioso, e quei
vocalizzi.
Non vocalizzi normali.
Vocalizzi che Mike sapeva a cosa pensava
Chester mentre li faceva: ad una ‘magnifica scopata‘!
Sommessi e poi crescenti anch’essi, ma mai
gridati all’impazzata, piacere allo stato puro. Piacere e dolore, lamenti che
scuotevano dall’interno.
Eccitavano Mike.
Poi il suo sottofondo ripetuto come una
litania delicata, sensuale, o per lo meno così appariva a loro due che si
ascoltavano e che la facevano insieme, vicini, con degli aneddoti che solo loro
potevano conoscere.
Il silenzio mortale dal pubblico che poi
esplodeva al suo termine in un applauso entusiasta.
-
E’ come una magnifica scopata, quella canzone! - Il linguaggio di Chester -che
infatti diede di nuovo conferma di ciò che l’altro già sapeva- non era molto
fine di norma, quando era stanco o emotivamente scosso, era ancora peggio.
Mike aprì faticosamente mezzo occhio e
alzando appena il sopracciglio si voltò stancamente per guardarlo. Aveva
l’accenno di quel sorriso soddisfatto che faceva proprio quando finivano di fare
l’amore.
Sorrise divertito, pensando che non poteva
cambiare nemmeno messo in un tritacarne!
-
Ti dovrà bastare quella, perché stasera sono troppo stanco per farne una vera! -
Lo prevenne già sapendo che stava di certo pensando a quello.
Chester aprì anche lui mezzo occhio e con
fatica girò la testa verso il compagno nella medesima posizione da moribondo.
Era contrariato e non serviva parlasse, infatti Mike fece:
-
E’ inutile che mi guardi così, non se ne parla! Non riuscirei nemmeno a girarmi
per dirti ‘prego fa tutto tu!’ -
Chester riuscì però a tirare fuori
un’espressione visibilmente maliziosa mentre si figurava la scena:
-
Posso girarti io, se è per questo! -
Mike aprì anche l’altro occhio per capire
meglio quanto serio fosse, così sconcertato disse:
-
Prenditi una bambola gonfiabile, se è solo un buco che ti serve! - E quando lui
era stanco diventava altrettanto volgare e secco. Chester lo adorava, in quei
momenti!
- Ma io voglio il tuo! - Chester non aveva
problemi ad essere più volgare di lui, se serviva. Evidentemente secondo lui,
ora serviva!
Il compagno scosse di nuovo il capo tornando
a girare la testa verso l’alto e a chiudere gli occhi senza rispondergli,
ignorandolo, come a dire che non c’era verso di convincerlo.
Poco dopo il ragazzo però sentì i pantaloni
slacciarsi e aprendo di nuovo gli occhi abbassò lo sguardo in tempo per vedere
cosa quello spostato cerebralmente leso stesse facendo.
-
Chez, sono stanco, non ho voglia! - Ma il cantante sembrava non sentirci da quel
lato e inginocchiato a terra davanti a lui continuava a slacciargli i bottoni
per liberargli l’inguine e fare i propri comodi.
-
Faccio tutto io! -
- Chez, non mi sposterai nemmeno di un
millimetro, questa è l’unica posizione che intendo mantenere! - Fece allora con
convinzione. Per Chester questo non parve un problema!
-
Mi accontenterò! - Cosa utopistica per lui!
-
Sono sudato come un caprone! - L’ultimo lamento prima di sentire in risposta le
labbra di Chester sul suo sesso mentre gli veniva riservato un trattamento
speciale che normalmente apprezzava eccome.
Mike sospirò arrendendosi, tornò a chiudere
gli occhi e a lasciarlo fare come se stesse semplicemente dormendo e sognando la
bocca del suo ragazzo sul proprio membro e sebbene all’unico attivo in quel
momento piacesse un Mike così passivo e immobile, sorrise compiaciuto sentendolo
reagire poco dopo.
O meglio non proprio lui, solo una sua
parte. Quella, precisamente, che stava alacremente stimolando con le labbra e la
lingua, aiutato dalla mano. Si separò un istante per dire con estrema
malignità:
- Meno male che non avevi voglia ed eri
troppo stanco! -
Mike ebbe un mezzo sorriso che sfociò in un
sospiro di piacere quando il compagno riprese il suo massaggio speciale di
bocca.
Sentendolo aumentare d’intensità, con una
maggiore convinzione e decisione, si accorse che le proprie mani si erano mosse
da sole andando sulla nuca di Chester, inginocchiato nel culmine del suo lavoro
tremendamente piacevole.
Che lo volesse o no lui sapeva decisamente
come fare per farlo reagire!
Sentendo anche la propria voce godere
sommessamente e non sapendo che fare per fermarsi, si tirò su con uno scatto
istintivo raggiungendo il culmine nella sua bocca, gemendo il suo nome in un
altro atto incontrollato che, naturalmente, lo lasciò successivamente solo più
stanco di prima.
Mike ricadde sfinito all’indietro e
ansimante, Chester dopo un attimo risalì sul divano e si rimise accanto al
compagno, appoggiandosi alla sua spalla con un’espressione profondamente
soddisfatta e contenta. Come se avesse vinto il trofeo dell’anno!
-
Ti devo insegnare cosa sono i no! - Mormorò Mike fintamente arrabbiato.
- Sono curioso di vedere come farai! - La
risposta maliziosa di Chester fu questa, alla quale il compagno preferì non dire
assolutamente niente visto che qualunque cosa, gli si sarebbe comunque ritorta
contro in un modo o nell’altro!
Quel tipo aveva un potere che non aveva
ancora visto in nessuno… quello di fargli fare tutto ciò che voleva!
FINE