DISCLAMAIRS: i personaggi non sono miei
ma di loro stessi poiché reali, io invento tutto.
NOTE: Si tratta della fic regalo per i
50 membri raggiunti nel gruppo da me creato, il Bennoda is the way.
Sicché ho promesso una fic ogni 10 membri (ora per non rovinarmi ho
spostato a 20) ho chiesto cosa avrebbero voluto leggere che non fosse
rosso e perverso. Mi hanno sparato, ovviamente, rosso e perverso.
Solo una ragazza è andata controcorrente e mi ha suggerito una cosa
del tipo che poi ho scritto. Che traccia posso darvi per prepararvi?
È molto dolce, davvero molto dolce. Poco rossa, infatti arriva
appena all'arancio. Ma volevo disintossicarmi un po' da quel genere.
Spero che gradiate. Se mi facessero un regalo così io mi
scioglierei! (eeeehhh... viva la modestia!!!) bè, però sembra un
regalo. Spero vi piaccia! Buona lettura. Baci Akane
PS: si ambienta appena finito
definitivamente il tour di ATS, prima di cominciare la composizione
di LT. In quel breve lasso di tempo, Mike, ha scritto delle
riflessioni molto interessanti sul finire un tour durato fra uno e
l'altro due annetti in tutto. E poi si è messo a comporre una
colonna sonora per un film indonesiano, The Raid. Al che tutti si
sono chiesti quando intendeva vivere. Anche perchè appena appena
finito con quello ha ricominciato con il nuovo album. Insomma, da qui
la fic.
DUE
META' PERFETTE
Definirlo trauma era dire poco.
Di tour ne avevano fatti molti, erano
al loro quarto album quindi non erano proprio dei novellini, ma ogni
volta che si finiva e si tornava definitivamente a casa, era un
trauma.
Quella volta era stato anche peggio.
Né Mike né Chester ne erano
effettivamente consapevoli, semplicemente stavano più male degli
anni precedenti...
Che poi non era un vero dolore ma un
malessere generico ed interiore troppo confuso per essere
identificato e chiamato col nome giusto.
Dopo tutti i ritorni a casa erano
sempre lì a non saper cosa dire a quel punto, come definire ciò che
provavano.
I finali dei tour erano nostalgici in
ogni caso, specie se quelli erano così fantastici e positivi e fatti
insieme ad un gruppo di amici con cui ci si adorava e si stava bene.
Per loro c'era un fattore in più.
Era come scendere sulla Terra dopo aver
vissuto sulla Luna per due anni di fila.
Chiudere tutto e tornare indietro, coi
piedi nel mondo reale, smettere con 'la vita da tour', non fare più
concerti, non correre freneticamente, non fare più prove su prove,
non ascoltare cosa i tuoi compagni avevano da dire, non parlare di
cambiamenti e miglioramenti, non fare attenzione ad ogni possibile
problema, non badare alle critiche, non fare interviste, non dormire
poco e male, non dover fare i salti mortali per ogni cosa... non
sognare su ogni palco fra milioni di persone che acclamano... non
cantare dando fondo a tutti sé stessi... non vivere in sintonia
perfetta con il proprio compagno.
Percorso ogni dettaglio del tour di due
anni concluso da poco, sia Mike che Chester si resero conto...
C'era anche questo, no?
Il non vivere più praticamente
insieme, non fare più tutto in sintonia con l'altro, il non
svegliarsi e vederlo, addormentarsi e vederlo, dormire abbracciato a
lui, fare l'amore in ogni angolo disponibile, usare quel bus come
casa loro... insomma, era quello, anche, per loro, un tour.
I primi non erano stati così. Erano
stati belli ma non così. Crescendo erano cambiate molte cose, la
loro musica, loro stessi... i loro rapporti... col tempo si erano
messi insieme seriamente. Si erano lasciati e presi, modificati e
legati ancor di più.
E anno dopo anno era questo ad essere
mutato.
Il loro sentimento, il modo di stare
insieme.
Per questo gli ultimi tour e mano a
mano che ne facevano sempre di nuovi, era sempre più dura poi
tornare a casa. Scendere dal palco e dal bus e mettere piede nelle
loro ville, con le mogli e le famiglie che li aspettavano.
Anche se sapevano tutto e vivevano in
un equilibrio strano, anche se amavano tantissimo i figli... non
addormentarsi tutti anchilosati e doloranti nel bus guardando il
proprio compagno era una cosa che mancava come una costola od un
polmone.
Aveva la stessa identica connotazione
per entrambi.
Erano sfiniti, davvero sfiniti. Quando
finivano del tutto il tour era perchè davano fondo ad ogni energia,
non ne avevano proprio più.
Avevano davvero bisogno di dormire in
un letto comodo, il loro letto, e riposare, staccare, tornare fra gli
uomini. Non era quello il problema. Certo, mancava lo stesso la vita
da toru, con tutti i pro ed i contro. Ma a loro mancava fino alla
sofferenza fisica ed interiore la vita simbiotica con il proprio
compagno.
In casa, per rispetto alle mogli che
comunque sapevano della vera situazione fra i due, non portavano i
loro anelli, ma li tenevano sempre a portata di mano, o in una
catenina sotto la maglia o nelle tasche o nel portafogli. Pronto per
essere preso ed eventualmente indossato nella malinconia.
Mike se lo stava rigirando fra le dita,
pensieroso, dopo essersi alzato in piena notte.
Era tornato a casa da poco e a parte la
prima notte che aveva dormito per 13 ore filate, poi aveva continuato
a svegliarsi alle ore impensate incapace di dormire una notte intera.
Era abituato così in tour.
Scese in cucina e si fece un infuso,
poi guardò il cellulare e sospirò sul nome di Chester. Era tardi,
dormiva... poi lui aveva un sacco di figli con cui stare, sicuramente
non l'avrebbero mai mollato.
Ma dannazione, era passato poco tempo e
già gli mancava.
Non si erano ancora visti, si erano
detti tutti di fare vacanza e poi fra qualche settimana avrebbero
visto di qualche nuova canzone, ma c'era tempo, volevano prenderla
con calma.
Però Chester gli mancava come l'aria.
Chester solitamente dormiva ancora meno
di Mike. Andava a momenti. Dormiva poco ma spesso, il che lo rendeva
capace di crollare nei momenti più impensati.
L'ora del sonno era finita, si alzò
silenzioso per non svegliare Talinda e prendendo il cellulare non ci
pensò nemmeno un istante, non guardò neanche l'ora.
Teoricamente Mike la notte dormiva.
Chiudeva tardi e cominciava presto, ma dormiva, non come lui che si
svegliava alle ore assurde.
Però aprì il telefono e uscito in
terrazza con una sigaretta accesa lo chiamò subito.
Sapeva, lui lo sapeva che era sveglio.
Lo conosceva.
Era finito da poco il tour, aveva
ancora il sonno leggero per quello stile di vita poco normale e sano.
E sicuramente stava pensando a lui.
- Sono veggente, vero? - Disse prima
ancora di sentire il suo 'pronto' roco.
Mike rise. Ecco, il suono della sua
risata era perfetto.
Se lo poteva immaginare mentre si
illuminava partendo dagli occhi e dalla bocca per poi portare luce in
tutto il viso e a chiunque lo guardasse. Sorrise a sua volta di
riflesso, sciolto.
- Come sai che sono sveglio? -
- E che mi pensi? - Aggiunse con
ironia. Mike in risposta continuò a ridere. - Io so tutto! - Sempre
il suo ego parecchio enorme.
- Anche cosa sto facendo? - Lo provocò.
Sapeva che Chester lo conosceva...
- Certo! Sei in cucina che ti bevi una
tisana, non riesci a dormire perchè non senti il dondolio del bus...
e perchè non hai le mie braccia intorno al tuo corpo che ti stringo
ossessivo per non farti cadere da quella sotto specie di letto
claustofobico! - Mike continuò ridendo.
- DIN DIN DIN! ABBIAMO UN VINCITORE! -
Disse con voce da annuncio.
Chester rise insieme a lui per un po'
poi si spensero tornando seri ma con un vago sorriso malinconico e
nostalgico.
- E tu come al solito sei sveglio alla
solita ora... i tuoi ritmi non li hai persi, eh? Di solito però ti
riaddormentavi dopo avermi dato un bacio sulla guancia... - Appariva
molto tenero descritto da lui. In effetti, quando erano soli, lo era.
- Mi manca la tua guancia da baciare...
- Asserì ovvio. Sospirarono sorridendo ancora ma ormai erano davvero
spenti.
- Mi manchi... -
- Dai, non ci vediamo appena da qualche
giorno... abbiamo deciso di staccare per qualche settimana, come
pensi di fare? -
- Stai stringendo l'anello? - Mike
sorrise.
-Lo sai che lo sto facendo. Anche tu,
vero? - parlavano molto piano, sussurravano intimi come se fossero
presenti e si abbracciassero.
Chiusero gli occhi e ritrovarono un
momento delle notti passate nel bus. Fu quasi come esserci ancora.
- Dai, vedrai che voleranno questi
giorni. Abbiamo passato un sacco di tempo insieme, è giusto stare
con le famiglie, no? - Mike rise.
- Me lo stai chiedendo o dicendo? -
Chester lo imitò.
- Entrambi, penso! -
Proseguirono cercando di risollevarsi
con scarsi risultati, dopo qualche istante così Mike concluse poco
convinto.
- Ma sì, volerà, vedrai... - Ma non
lo pensava davvero.
Alla fine chiusero la conversazione con
un magone dentro, come se fossero già da mesi lontani. Ne avrebbero
avute uguali una ogni notte per un periodo sorprendentemente lungo.
Troppo, per i loro canoni...
Notte dopo notte, però, il tono
cambiava leggermente.
Da tenero e malinconico a seccato e sul
piede di guerra.
Ovviamente questo era Chester.
Una delle ultime conversazioni notturne
fu effettivamente opposta alla prima.
L'ora sempre la stessa ma la voce
tempestosa almeno quanto le parole.
- Si può sapere perchè cazzo dovevi
prendere questo lavoro proprio ora? Non ti servono mica soldi! Dovevi
riposarti, porca puttana! Lo sai da quanto tempo non ci vediamo
perchè tu invece di farti la vacanza, e magari organizzarne una
insieme come facciamo ogni fottuta volta, ti sei messo a fare un
altra cosa? Ma porca puttana, la colonna sonora di un film coreano o
che diavolo è?! Ma davvero?! - Mike sospirò separando il telefono
dall'orecchio, se lo doveva aspettare.
- Chez è da giorni che ci lavoro, solo
ora scoppi? - In effetti se l'era aspettato molto prima.
- Aspettavo che mi cercassi, che
trovassi un fottuto momento per me! -
Mike strinse le labbra e stufo rispose.
- Andiamo, anche tu hai avuto impegni
con tua moglie ed i tuoi figli... è normale eh? Cioè abbiamo altre
cose da fare, insomma... -
Chester però non voleva sentire
ragioni, era partito e fumava come una ciminiera.
- Andiamo un cazzo! Serviva fare la
colonna sonora di un film? Davvero? Non ne hai già abbastanza? Già
fai quadri e mostre, oltre che le mille cose per il gruppo. Ma quelle
sono per il gruppo, ho la scusa per venire anche io... che cazzo ti
serve questa cosa? Se non riesci a stare a casa con Anna perchè ti
senti un verme vieni qua! -
Non aveva senso come suggerimento. Mike
non poteva dire che avesse del tutto torto, non stava davvero molto
bene a casa o avrebbe evitato di trovarsi impegni a tutti i costi
anche al posto di riposare e fare vacanza...
- Ma non è per stare lontano da Anna è
perchè ho sempre voluto fare questa cosa, è una motivazione
artistica e niente più. Se non lo faccio ora quando lo faccio?
Quando ricominciamo col nuovo album? Dai, Chez... non è... - Chester
in risposta mise giù la telefonata, così Mike dovette richiamarlo e
nello scontrarsi con la voce dell'operatore telefonico capì che era
davvero arrabbiato.
- E' proprio un bambino! - In effetti
spesso lo era...
Arrabbiato per quel suo atteggiamento
infantile, Mike chiuse a sua volta il telefono decidendo di
ricambiarlo con la stessa moneta! Non aveva tempo da perdere!
I giorni passarono e Mike si perse
letteralmente nel suo nuovo progetto, un progetto a scadenza precisa.
Finita la colonna sonora del film, il capitolo si chiudeva,
l'esperimento si sarebbe concluso e lui sarebbe tornato come prima.
Comporre per lui era una vocazione, gli
altri lo sapevano e non avevano assolutamente obiettato. Anche
Chester lo sapeva, non era ciò che faceva ma il fatto che l'avesse
fatto proprio mentre soffrivano della mancanza l'uno dell'altro.
Si erano detti di fare le vacanze
insieme portandosi le famiglie ed invece si era messo a lavorare
ancora.
Lo sapeva che era in parte per
l'incapacità di stare troppo a casa.
Davvero non ci respirava quasi più, là
dentro.
Non aveva fatto in tempo a tornare dal
tour e a vivere lo sbalzo del cambiamento dello stile di vita, che
già si buttava a fare altre cose.
A Chester mandava in bestia quando
faceva così.
A volte pensava che per vederlo, in
certi periodi, doveva chiedere un appuntamento al suo manager. Posto
che non ne aveva uno, non sapeva come fare!
Inizialmente aveva deciso di lasciarlo
nel suo brodo, sarebbe venuto quando voleva, quando si degnava di
ricordarsi di avere una vita privata oltre che professionale... poi
però, col tempo che passava ed i giorni che trascorrevano senza
vedersi, le sue idee cambiarono sempre più.
Doveva come minimo guardarlo in faccia
e dirgli di impiccarsi lui e la sua musica!
Fu così che andò da Mike. Ovviamente
non a casa sua.
Il piede di guerra era del tutto
intenzionale, voleva solo sputargli in faccia, niente di che.
Poi dirgli di trascurarlo ancora, se
voleva. Ma gli avrebbe ricordato quanto tempo aveva passato lontano!
Mike ovviamente componeva nel proprio
studio, che era la sede del gruppo solo che non venendo utilizzata
perchè erano tutti in pausa, la usava lui.
Lo aiutava un altro esperto del settore
musicale, Joseph Trapanese. Ovviamente aveva subito legato con Mike.
Del resto chi non legava con lui?
Persino Chester ci era riuscito!
Non sapeva nemmeno che faccia avesse,
il tipo.
A Chester non interessava, non era
gelosia la sua, sapeva che quando Mike lavorava con la musica era
estremamente professionale... a parte che quando mescolava musica e
sesso con lui... era proprio il principio che non si prendesse del
tempo per sé stesso o per lui... doveva occuparsi per forza?
Entrò senza suonare e la luce accesa
gli diede conferma che, nonostante l'ora tarda, era ancora lì.
Tese l'orecchio per capire se era solo
ma quando non sentì nulla capì che doveva essere solo Mike.
Gli parve strano non sentire nemmeno la
musica, avevano insonorizzato le pareti ma dall'interno si sentiva lo
stesso quando si suonava.
“Ma cosa sta facendo?”
Si chiese curioso, posto che le sue
scarpe all'ingresso c'erano ed erano le sole presenti. Si tolse le
proprie. Era una mania giapponese di Mike, le faceva togliere a
tutti...
Sfilò scalzo per la casa alla ricerca
del compagno e quando, all'ennesima camera vuota, provò la sala di
registrazione, lo vide laddove era più ovvio considerando il tipo.
Chester guardò l'ora. Era tardi ma non
così tanto.
Poi scosse il capo e sorrise
sgonfiandosi del tutto.
Dannazione, erano settimane che non si
vedevano, dopo mesi e mesi passati a strettissimo contatto
costante... era arrabbiato con lui eppure si inteneriva solo perchè
dormiva sul mixer!
E la spina dorsale dove era finita?
A pezzi dopo quella visione
assolutamente dolce.
Mike aveva la sua solita cuffia sulla
testa, era una specie di pensatoio, quella cuffia. La teneva anche
quando non faceva proprio freddo.
Per il resto era appisolato con le
braccia incrociate sul mixer e l'aria era davvero stanca.
- Questo stronzo! Lo vedi che se non si
riposa finisce così? Sono io quello che si addormenta sul mixer
mentre lui lavora! - Era vero, succedeva spesso in effetti.
Si avvicinò prendendogli delicato gli
auricolari professionali dalla testa, Mike era in sonno profondo e
non se ne accorse, quindi se le mise addosso e sentì il frutto del
suo lavoro. Si perse per un tempo indeterminato. Ci impiegò non
sapeva nemmeno lui quanto, rimase ad ascoltare le tracce che si
susseguivano una dopo l'altra e si figurò le scene del film senza
avere la minima idea di che cosa trattava. C'erano alcune simili fra
loro eppure d'intensità diversa, una sorta di motivetto ricorrente.
Probabilmente erano per dei personaggi specifici. Aveva fatto un gran
lavoro e doveva dire che, anche se non erano il suo solito genere, si
era adattato molto bene a qualcosa di completamente nuovo.
Lo sapeva che l'aveva fatto per
passione.
A Mike piaceva provare cose nuove,
sperimentare. Quella nello specifico l'aveva sempre attratto e
poterlo fare in modo serio per un film comunque poco pretenzioso ma
che sarebbe stato famoso nella sua patria, era soddisfacente per lui.
E soprattutto gli sarebbe bastato. Lo sapeva.
Era davvero bravo, al di là di tutto.
Non era un esperto di colonne sonore,
non poteva immaginare se andasse bene o no, ma al di là dei gusti
musicali soggettivi, aveva fatto un lavoro pazzesco.
“Avrà finito?” Si chiese
togliendosi le cuffie e chiudendo i macchinari. Lo guardò. La tazza
del thè era vuota, sicuramente non aveva mangiato. Se non gli stava
dietro mentre lavorava, non mangiava mai. Fortuna che poi in altri
momenti si ingozzava come un maiale o poteva diventare anoressico.
Voleva tirarlo su senza svegliarlo ma
naturalmente non ci sarebbe mai riuscito, non poteva nemmeno farlo
dormire lì... era tutto piegato su una sedia.
Sospirando decise di svegliarlo. Il
principe azzurro che svegliava la principessa. Sorridendo divertito
decise di farlo alla stessa maniera e prendendolo per le spalle lo
tirò indietro con delicatezza, poi gli prese la testa e
gliel'appoggiò alla spalla in modo da non farlo cadere o non fargli
fare movimenti bruschi.
A quel punto, vedendo di nuovo il suo
splendido viso segnato per le scarse ore di sonno, si umettò le
labbra e le posò sulle sue.
Era una sensazione piccola e semplice
eppure poteva vivere per quella. Per quella semplice piccola
sensazione.
Quando le loro labbra si incontravano e
scattava la magia.
Come se le impronte digitali potessero
essere congrue esclusivamente con un altro tipo a loro identico, una
sorta di clone.
Ecco come gli sembrava di essere con
lui ogni tanto.
Un clone, solo in apparenza diverso, in
realtà perfettamente combaciante. Si potevano incastrare solo fra di
loro.
Si sentì schifosamente romantico e con
una smorfia si separò sentendolo respirare a scatti, quindi rimase
malizioso a guardarlo mentre apriva gli occhi.
Eccoli lì i suoi laghi notturni.
Gli baciò la punta del naso con
dolcezza sempre tenendolo fra le sue braccia, all'indietro, e Mike si
riebbe nel più tenero dei modi.
Sorrise in quel suo modo arruffato e un
po' velato ma sempre sincero. Felice, davvero felice di vederlo,
Chester prese da lui e accentuò il proprio.
- Buongiorno principessa! - Mormorò
ironico. Mike non si offese e alzando la mano indolenzita su cui
aveva dormito, gli trovò la nuca e affondando nei capelli rasati
corti, si solleticò tramite i polpastrelli per poi cercare la punta
del suo naso con il proprio, lo strofinò come gli eschimesi e
richiudendo gli occhi si abbandonò a lui nascondendo il viso contro
il suo collo.
Non era mai stato meglio.
Per un momento gli parve di essere
ancora su bus con lui che lo svegliava di notte per baciargli la
guancia e tornare a dormire. Per un momento i dolori alla schiena e
alle ossa furono tali e quali. Si strinse a lui e lui lo strinse a sé
e rimasero così, nelle sedie, insieme e vicini a coccolarsi.
Non serviva dire altro, non serviva
litigare, dirsi chi aveva ragione, chiarirsi e sistemare le cose.
Fra loro non c'era veramente mai nulla
da sistemare.
Era sempre tutto così perfetto. Andava
bene così.
Si capivano sempre anche se
apparentemente a volte poteva non sembrare così.
Erano due cloni, potevano combaciare in
modo assolutamente perfetto solo fra di loro.
Due cloni comunque diversi in
praticamente tutto ma identici nel modo di amarsi e di dipendere
l'uno dall'altro.
- Mi sei mancato un sacco... - Mormorò
Mike contro il suo collo.
Chester, solleticato, rabbrividì
separandosi per guardarlo. Non controllò la propria espressione,
voleva sdrammatizzare e dire qualche cavolata ma non ci riuscì.
Gli carezzò il viso con un dito e
mormorò in estasi totale, nella pace dei sensi per averlo
riabbracciato.
- Anche tu, stronzo! - Bè però
l'aveva detto a modo suo...
Mike sorrise più radioso di prima,
meno velato dal sonno, più contagioso. Chester lo amava troppo
quando sorrideva in quel modo. Lo illuminava, era il suo sole. Gli
veniva spontaneo, non aveva mai visto un sorriso simile.
- Che ne dice, principessa, se ci
spostiamo a letto? Ne ho abbastanza dei posti scomodi! - Disse senza
bisogno di parlare dei trascorsi, dei giorni senza parlarsi e della
litigata.
- Aiutami che non riesco a muovermi,
sono a pezzi... - Chester lo tirò su alzandosi in piedi, fece
delicato per poi fermarsi cupo a metà strada. - Che hai? - Chiese
Mike vedendo il cambio veloce.
- Ma significa che non riesci a
scopare? - Mike rise ancora scuotendo la testa, poi gli baciò le
labbra e malizioso rispose:
- Non violentemente... dovrai essere
più dolce, pensi di riuscirci? - Chester sorrise come fosse giorno e
pimpante rispose cingendogli la vita mentre lo conduceva in camera.
- Lo scoprirai! - Mike sapeva che
poteva esserlo.
Quando fu in camera stava per
spogliarsi automaticamente ma Chester, sfidato da lui, decise di
stupirlo e si impegnò molto in quei gesti che solitamente non era
lui a fare.
Gli tolse la cuffia con un sorrisino
sornione che poi mutò in dolce quando si accorse quanto quelle cose
gli erano mancate. Se ne ricordò proprio.
Gli tirò via la felpa e Mike si fece
serio dimenticando il gioco ed il divertimento. Gli carezzò il viso
soffermandosi su di esso, perso, letteralmente perso in lui.
Mike si stava emozionando già così.
Da quanto non era così dolce?
A volte ci andava vicino, a volte lo
era davvero. Ma durante il tour non c'era molto spazio per la
dolcezza, forse era per colpa dei momenti o dei luoghi in cui lo
facevano.
Mike allora cercò la sua bocca e con
discrezione si infilò in lui con la lingua. Chiuse gli occhi e si
abbandonò al bacio, mescolando i loro sapori, ricordandosi di quanto
fossero sempre stati così loro, così riconoscibili. Mike aveva
sempre un retrogusto dolce per le caramelle che si mangiava e Chester
di fumo. Erano i loro sapori.
Il bacio proseguì anche con Chester
che faceva scivolare i pantaloni di Mike ai piedi, sospirò
insofferente quando dovette separarsi un soffio per togliersi la
maglia velocissimo.
Lo riprese e nel bacio lo spinse giù
adagiandolo delicatamente sul letto.
Erano stanchi entrambi e Mike aveva un
gran bisogno di dormire, ma Chester non poteva privarsi della sua
dose. Dopo tutto quel tempo non poteva. Ma non c'era frenesia
nonostante tutto. Era solo l'emozione. Un'emozione talmente grande e
pura da poter essere vissuta in un unico modo.
Quello.
Nudo a sua volta si stese sul compagno
e dopo avergli trasmesso il calore solo col suo corpo, dopo quelle
carezze intime col bacino, dopo le mani su ogni centimetro di pelle
liscia e calda, dopo essersi ricordato col tatto com'era fatto, ogni
imperfezione, ogni neo, ogni singola linea muscolare. Dopo averla
fatta sua con le labbra, dopo averla assaggiata con la lingua, dopo
averlo fatto fremere al suo passaggio lento e sensuale, dopo avergli
dato sin dentro nelle ossa tutta la sua voglia, la sua nostalgia, il
desiderio assoluto di lui... dopo essersi occupato di lui e solo di
lui con un tale amore d'aver portato la commozione in Mike.
Si accosto a lui, l'accarezzò ancora
sulle cosce, si sistemò bene, rimase a guardarlo per un'infinità di
tempo, i suoi grandi occhi lucidi per le lacrime che si stavano
affacciando, tutta la sua voglia di averlo dentro, ma dentro fino
nell'anima, non fisicamente.
A Mike era mancato Chester, aveva
davvero semplicemente voluto fare un esperimento musicale, non c'era
stata una volontà di staccarsi da lui, solo una ricerca. La ricerca
di qualcosa di nuovo nella musica ma anche di superare la mancanza
assoluta di Chester.
Dopo aver vissuto con lui per due anni,
sempre, sempre, sempre... tornare a casa alla vita normale l'aveva
sconvolto più di altre volte. In passato non era stato così.
Ora che l'aveva sopra a baciarlo e
curarlo, ora che l'accarezzava ed era di nuovo suo si sentiva a casa.
Si sentiva in colpa verso la famiglia ma non ci poteva fare niente.
Era felice solo così. Con lui.
Gli mise una mano sulla guancia e gli
sfiorò le labbra, quindi sorrise e glielo chiese con una muta
richiesta nello sguardo espressivo.
Lo voleva come non poteva capire e non
era nemmeno capace di dirlo anche se lui era bravo con le parole.
Fu così che Chester scivolò
dolcemente in lui, con una delicatezza che forse non aveva mai usato.
Gli premette le gambe in alto e trovò
la posizione perfetta, quindi uscito rientrò per ripetere il
movimento fino a riuscire ad essere completamente in lui. Fino in
fondo, fino alla base, fino a sentire ogni angolo del suo amore che
gli si dava e glielo chiedeva.
I movimenti divennero sempre più come
delle onde perpetue in perfetta sincronia fra loro, da Chester a Mike
ed il ritorno, senza fine, senza poter smettere, in un maremoto che
aumentava sempre più, con loro che crescevano insieme a quelle onde
potenti e devastanti.
E ad un sentimento talmente forte da
non poter essere spezzato con nulla.
Ma, oh, quanto gli era mancato ad
entrambi.
Quel sentirlo, sentirlo fin dentro, dal
fisico al cuore, l'anima, la mente, la vita. Tutto.
Sentirlo, amarlo, averlo, darsi,
prendersi, possedersi, curarsi, carezzarsi, baciarsi, viversi.
Viversi fino all'ultimo goccio. Fino
alla fine dei tempi.
Fino a non averne più.
Chiusero gli occhi e si agganciarono
intimamente in un orgasmo che era mancato come l'aria, ritrovarono
tutto. Sé stessi. Il cuore.
E, rilassati, con la felicità fra le
dita e quel senso di completezza assoluta, si stesero insieme, si
abbracciarono, si incastrarono come due metà perfettamente congrue,
e si addormentarono.
Non dopo le labbra ancora unite, ancora
a dirselo, senza mai esserne sazi.
- Ti amo. - Solo questa piccola
perfezione.
Non avrebbero mai smesso.
FINE