NOTE: vi consiglio di porre l’attenzione su sti cavolo di
vocalizzi e su come Mike nei versi finali chiude gli occhi, e poi di leggere.
L’inizio della fic è super demenziale ma poi
tramuta in qualcosa di più serio. E’ il seguito di quella che ho pubblicato ieri
intitolata come la canzone incriminata.
Originariamente questa doveva essere quella
in cui succedevano certe cosine interessanti, ma poi mi è venuta quest’idea e
così… bè, vedrete!
Che dire? Secondo me sono molto duri di
comprendonio sti qua. O forse sono io che sono cattivissima!
Buona lettura, baci Akane
EQUIVOCO?
Fu
una caccia al topo, i giorni successivi a quella specie di ammissione di Mike.
Chester, dopo che aveva capito che il senso
del loro dialogo un po’ strano era che l’amico se l’era immaginato mentre faceva
sesso per comporre The little things give you away e vedendo che aveva
cominciato accuratamente ad evitarlo con tutte le sue forze, ci aveva dato
dentro per prenderlo in trappola e costringerlo ad esprimersi più esplicitamente
perché com’era rimasta, gli sembrava proprio di piacere a Mike e la cosa gli
pareva tanto assurda quanto impossibile.
A
parte il particolare che erano due uomini, prima di tutto erano amici e poi
anche se Mike era un tipo con una certa sensibilità che lui invece non aveva
nemmeno nella punta dei suoi alluci, non credeva potesse arrivare a
tanto.
Insomma, che lui sapesse non era
masochista.
Innamorato di lui?
No, magari era solo attratto sessualmente…
oddio, non che la cosa fosse meno strana, ma magari essendo un uomo poteva
essere un po’ più normale ragionare col cazzo, come faceva lui stesso, per
inciso.
Però non era convinto che fosse il caso di
Mike, che arrivasse a provare attrazione sessuale per un altro uomo, un suo
amico per di più, con tanto che nella sua vita era stato solo con una donna, la
sua attuale moglie.
Anche se… bè, magari proprio per quello ora,
dopo tanti anni di stare solo con lei, non gli bastava più la sua Anna e quindi
cercava, probabilmente pure a livello inconscio, qualcosa di diverso. Di tanto
diverso. Proprio opposto!
Chester aveva trovato un nuovo passatempo.
Pensare a cosa potesse mai passare per la
testa di Mike e le sue teorie erano così tante e fantasiose che avrebbe potuto
scrivere un libro più ampio di It di Stephen King!
Però doveva stanarlo e obbligarlo a parlare,
anche se erano solo sue seghe mentali!
Insomma, l’eventualità che potesse provare
quel genere di cose per lui era così intrigante che anche se si sarebbe
vergognato fino alla morte di affrontare una cosa simile apertamente, voleva
saperlo a tutti i costi.
Così non si sforzò molto e la fortuna girò
in suo favore poiché in vista di un programma nel quale avrebbero dovuto suonare
un paio di canzoni fra cui l’anteprima del nuovo singolo, avevano programmato
delle prove col gruppo.
Ci mise un attimo, Chester, a farle
rimandare dicendo a tutti che non poteva venire perché era a casa con il
cagotto. Ovviamente lo disse a tutti tranne che a Mike che si presentò puntuale
in sala prove e vedendosi arrivare solo Chester gli prese quasi un colpo.
Scattando in piedi dal divano nel quale era
stravaccato a canticchiare un paio di versi a casaccio, schizzò in bagno
salutandolo velocemente.
Dimenticandosi il cellulare nel garage,
naturalmente!
Chester ghignò divertito accomodandosi
dietro la batteria, suonando a casaccio qualcosa, pensando che tanto non sarebbe
potuto rimanere rinchiuso là dentro in eterno.
Dopo un paio di minuti che ancora non
usciva, gridò con un acuto controllato per i suoi canoni:
-
MIKE, TI STAI SCIOGLIENDO!? - Poco dopo Mike uscì con un‘aria da funerale. Forse
aveva realizzato che dopo tutto quel tempo gli altri dovevano essere
arrivati.
Tornando nella stanza notò con orrore di
essere ancora solo con quel cane da caccia e cominciò a mordicchiarsi l’interno
delle guance col nervoso alle stelle.
-
Ciao! - Disse Chester con un gran sorriso sornione. Era chiaro che aveva in
mente qualcosa ma Mike ancora non capiva cosa, solo dopo un po’ gli sarebbe
stato chiaro.
- Ciao… - Mugugnò sforzandosi di essere sé
stesso, risultando però solo una pallida copia.
L’amico si alzò dalla batteria e si attaccò
alla chitarra elettrica, si sentiva più a suo agio con quello strumento. Attaccò
l’amplificatore ed alzò il volume come piaceva a lui, quindi facendo finta di
nulla si mise a suonare dimostrando un gran talento.
Dopo le prime note senza senso, prese forma
la dannata canzone incriminata di tale figuraccia da parte del povero Mike.
The little things give you away!
“Oh cazzo!”
Pensò il moro aggirando il compagno alla
larga, come se fosse appestato.
Non voleva guardarlo ma non poteva farne a
meno. Anche mentre suonava la canzone, lo trovava dannatamente sensuale, non
solo mentre vocalizzava!
Così poco dopo, giunto al punto famoso,
verso la fine, avvicinatosi al microfono, Chester cominciò anche a fare i famosi
‘lamenti da scopata’ con la scusa evidente di provarli visto che non erano poi
così semplici come sembravano.
Ad
occhi chiusi, espressione languidamente abbandonata, voce e chitarra, componenti
suggestive.
Peccato che quelli che dovevano essere
vocalizzi canori anche piuttosto forti sul finale, ora sembravano davvero solo
dei gemiti allungati che crescevano d’intensità, come se si stesse avvicinando
al famoso orgasmo. In studio non la faceva COSI’!
Mike palpitava e fremeva mentre non riusciva
a stare fermo nel divano, non riuscendo a non fissarlo con una faccia da,
probabilmente, pesce lesso.
Eppure lo faceva apposta, quel
bastardo.
Era evidente!
Fare il pezzo che lo aveva messo così in
difficoltà proprio mentre erano soli.
E
suonare la chitarra in quel modo, facendo vibrare le acute note lente e sensuali
che crescevano d’intensità anch’esse come a sedurre l’ascoltatore.
Mai in quel modo voce e strumento furono più
così in sincronia.
Mike era ormai di mille colori diversi, era
davvero difficile resistere a quel punto.
Voleva solo scappare.
“Ma dove
cazzo sono quei coglioni!” Si chiese non capendo come mai gli altri
tardassero tanto.
Fu a quel punto che Chester concluse e
continuando a suonare con toni più bassi, disse a Mike con grande faccia tosta:
- Qua dovresti fare il tuo sovrapposto,
mentre io gemo indecentemente! - Avrebbe potuto far finta di avere un lapsus,
sarebbe stato meno drammatico per l’altro che trattenendo il fiato si sentì
preda della più irresistibile delle seduzioni.
-
Aspettiamo gli altri… e poi non è questa che dovevamo provare stasera… - Tirò
fuori la prima scusa che gli venne in mente e fu grato a sé stesso di constatare
che il proprio cervello funzionasse ancora.
Chester però lo guardava insistente e non
mollò, con un vago sorriso sornione:
-
Lo so, per questo la faccio adesso… sai, c’è quella parte finale dove io faccio
quei lamenti e tu ti sovrapponi… sono insicuro su quella, devo capire
l’intensità, qualcosa non mi convince. Potresti farlo con me? - Il per favore lo
dimenticò per strada ma non fu necessario visto che Mike era totalmente nel
pallone.
Chester non smise di suonare ma si avvicinò
col filo che lo seguiva. Le note ancora sommessamente levate dalle casse.
Arrivato davanti al divano dov’era Mike gli
diede un colpetto col piede e a quel contatto lo vide schizzare in piedi come se
gli avesse dato la scossa.
Ghignò.
-
Dai, vieni qua! - Fece allora intendendo che si era alzato per farlo.
Mike a quel punto si trovò in trappola e
sospirando si decise. Tanto era un canto, che male poteva fare? E per di più una
parte piuttosto breve.
Avvicinati entrambi ai microfoni, Chester si
posizionò con la chitarra in modo da stargli davanti, vide che Mike non prendeva
la sua come in quel pezzo normalmente faceva, così ripartì da metà canzone.
Evitò di fare il resto dei versi e cominciò sui vocalizzi. Doveva farne un paio
lui da solo e dopo, col secondo giro, Mike si doveva aggiungere con le frasi
finali.
E se Chester metteva in enorme difficoltà
Mike con quelle specie di gemiti -mutati in tali per l’occasione-, quest’ultimo,
preso dal modo spinto e sensuale con cui li stava facendo, si mise a cantare in
maniera particolarmente erotica a sua volta.
Sapeva tirare fuori una voce ed un modo di
cantare da film porno, se voleva, e Chester, guardandolo negli occhi ricambiato
da una distanza piuttosto ravvicinata, si rese conto che ad essere alla prova
era anche lui stesso e non solo l’altro.
Però era impossibilitato a smettere, gli
piaceva dannatamente farlo così, da soli, senza nessun altro strumento se non la
chitarra elettrica, l’uno davanti all’altro, fissandosi intensamente.
E
Mike aveva quel dannato vizio di usare il microfono… come se stesse facendo
qualcosa di volgare… fu sul culmine del finale che Chester si trovò ad
accentuare il godimento, trasformando completamente quello che in origine era il
vocalizzo.
- Le piccole cose ti portano via... le
piccole cose ti portano via.
Tutto quello che hai sempre voluto era
qualcuno che si prendesse veramente cura di te. - Parole molto significative,
soprattutto cantate da Mike per Chester.
Ammutolendo imbarazzatissimo il compagno
aveva finito la sua parte e si era zittito di colpo.
I
due si fermarono, la musica cessò ed il silenzio fu quasi perfetto.
Per un attimo si trovarono a comunicare a
quel loro livello nel quale nessun altro potevano capirli e si dissero quanto in
realtà avrebbero voluto approfondire.
Nel provocare Mike, Chester si era
praticamente scavato la fossa da solo, visto che era estremamente eccitato e che
aveva capito di essere sessualmente attratto dall’amico.
Non era certo che anche per lui fosse così,
come all’inizio voleva testare, però ora sapeva com’era per sé stesso.
E
se ne pentì.
- Senti Chez… quella volta non intendevo
dire che tu mi fai sesso e che ti ho immaginato a farlo… so che pareva così ma…
- Iniziò Mike con fatica, sforzandosi di chiarire tutto prima che fosse troppo
tardi. Prima che si potesse rovinare tutto. Chester cominciò a sentirsi male. -
bè, era un equivoco. Volevo dire che tu avresti dovuto fare il pezzo
immaginandoti di fare sesso. Era questo che intendevo ma mi sono espresso male e
così è sembrato quello… dovevo chiarirlo prima… - E Mike non capì proprio perché
si era sentito in dovere di dirlo subito, in quel momento, e soprattutto perché
non lasciare il dubbio dopo un momento simile, talmente intenso.
Forse perché anche se era una grande bugia e
che in realtà si era proprio immaginato Chester mentre faceva sesso, voleva che
il loro rapporto rimanesse d’amicizia così com’era stato fino a quel
momento.
Anche se voleva l’altro profondamente.
Avevano una responsabilità verso il gruppo,
non erano solo loro.
Avrebbero rischiato di rovinare tutto
davvero.
Chester, a quello, riuscì solo a mormorare
un flebile ‘ah’, mentre dentro di sé qualcosa si rompeva.
E
stare davanti a lui in quel modo lo faceva sentire così stupido che avrebbe
voluto andare contro un muro ripetutamente!
Senza dire nient’altro si tolse lo strumento
e uscì svelto intenzionato a non parlarne più e a fare finta di niente quando si
sarebbero rivisti.
Sarebbero andati così a lungo, a provocarsi
e a fare finta di niente per il bene comune della band e forse anche per pura
vergogna e paura.
A lungo, ma non in eterno.
FINE