CAPITOLO X:
SAREBBE STATO PEGGIO PER LUI

Tutto cominciò con telefonate silenziose alle ore impensate.
La prima volta rispose Mike poiché il sonno di Chester era troppo pesante per essere interrotto. Silenzio.
La seconda, quella stessa notte, Mike svegliò Chester con un poco gentile calcio e gli ordinò di andare lui a rispondere poiché si era già alzato prima, infatti era il telefono di casa e non un cellulare.
- Chi cazzo è!? - Ringhiò assonnato dopo essersi trascinato nell’altra stanza. Il silenzio lo fece schizzare come una donna col ciclo tanto che Jacoby si svegliò di soprassalto spaventato.
Vedendo che non si calmava e che anzi non riusciva a distinguere il sogno dalla realtà, Chester chiamò seccato Mike affinchè facesse qualcosa, questi lo raggiunse e guardandolo come se fosse un inetto che urlava in piena notte coi fantasmi, cinse dolcemente Jacoby per le spalle e lo ricondusse nella sua camera, lo stese e mentre il compagno di là continuava a brontolare, lui riuscì a fatica a tranquillizzarlo come faceva con suo figlio quando di notte aveva un incubo.
Quando Jacoby si riaddormentò, Mike tornò di là e trovò l’altro ancora intento ad imprecare:
- Odio quelli che fanno fottuti scherzi di notte, cazzo! -
Mike lo guardò stupito:
- Hanno chiamato di nuovo? -
Chester gli porse finalmente tutta la sua attenzione:
- Che cazzo dici? -
- Figurati se potevi essertene accorto! Prima hanno chiamato, ho risposto io e c’era silenzio! - Chester si oscurò ed indicando l’apparecchio telefonico ordinò sul piede di guerra:
- Fai quella diavoleria che sai per tirare fuori chi ha chiamato! - Mike riuscì anche a ridacchiare per il suo modo di parlare e nonostante l’ora tarda lo fece lo stesso, senza alcun risultato.
- Sconosciuto, ovviamente. Non si può rintracciare! -
- Sarà qualche coglione degli altri… nessun altro di poco professionale ha questo numero… - Fece Chester cominciando a ragionare a fatica. Con gli ‘altri’ intendeva quelli del loro gruppo.
Mike si strinse nelle spalle.
- Sarà… - Ma non sembrava convinto. Chester lo ignorò dirigendosi di nuovo in camera:
- Domani li uccido! - Quando anche l’altro fece per seguire il suo esempio, il telefono suonò di nuovo e Mike rispose. Naturalmente ancora niente.
Chester seccato tornò lì e grugnendo qualcosa di incomprensibile staccò la spina.
- Risolto il problema! -
Mike sorrise alla semplicità che metteva nell’affrontare gli ostacoli, quindi lo seguì in camera per ributtarsi nel mondo dei sogni con falsa spensieratezza.
Ingannare Chester era fin troppo facile!

La giornata successiva Jacoby costrinse tutti a fargli visitare la città, per questo chiamarono gli altri del gruppo.
Sfuriata di Chester verso Joe -chissà perché era andato subito da lui!- prima di uscire di casa tutti insieme.
Risposta di uno stranamente indignato Joe. Non era capace di mantenere i segreti, se veniva sgamato rideva subito come un coglione. Chester dedusse che non doveva essere lui.
Si fermò e proprio mentre stavano per varcare tutti e sette l’uscio di casa, il telefono squillò.
Si guardarono con stupore e quando Mike andò a rispondere, il silenzio dall’altro capo della linea gli rispose.
Alzò gli occhi incerti su Chester che ricambiò lo sguardo stupito. Questa non se la sarebbe aspettata, era convinto che quegli scherzi idioti potessero venire solo da loro ma se erano tutti presenti significava che così non era.
Esitarono.
- Vabbè, sarà qualche altro coglione che ha il vostro numero! -
La fece semplice Jacoby che smaniava per uscire a visitare la città.
- Non è proprio così, il numero fisso di questo appartamento ce l’hanno in pochi, fra cui noi, rispettive famiglie e chi ha strettamente a che fare col nostro lavoro. Di questi gli unici che farebbero idiozie simili sono presenti in questa stanza. Per il resto tendiamo a dare in giro il numero del mio secondo cellulare, quello che uso solo per lavoro dove tengo tutti i vari contatti possibili ed immaginabili e chiunque io abbia incontrato in vita mia con cui mi sono risentito per telefono. Insomma, se uno qualunque dovesse farmi uno scherzo lo farebbe su quel numero. Invece che lo facciano su quello della sede mi dà da pensare… -
Jacoby capì vagamente che era una cosa anomala e Chester concluse seccato:
- Sì, chi cazzo è? -
- Qualcuno che ha fatto un numero a caso e continua sempre con lo stesso? - Dedusse Rob, l’unica alternativa sensata.
Alla fine decisero di prendere per buona quella spiegazione nella speranza che comunque la piantassero, altrimenti avrebbero dovuto cambiare linea.

La giornata che passarono fuori fu all’insegna del correre a destra e a manca ovunque come trottole, tutti appresso al matto per eccellenza, l’esagitato iperattivo che fermo non ci sapeva stare.
Così tante cose da vedere, così tante cose da fare, così tanti guai da combinare!
Il culmine lo raggiunse quando sfuggì alla loro vista per un secondo e se lo ritrovarono in cima ad un edificio altissimo, sulla punta più alta, aggrappato al terrazzo pronto per saltare.
Mike questa volta se l’era vista male e corse così veloce che quasi il cuore gli scoppiò nel petto. Lo fece solo perché non avrebbe mai avuto il coraggio di dire a Jerry che Jacoby si era spiaccicato al suolo!
Quando prima di tutti lo raggiunse, l’agguantò da dietro istintivamente e fin quasi a strozzarlo provocando così lui stesso la sua morte prima del suo raggiungimento al terreno, gridò isterico con voce strozzata ed il fiato ormai finito su Marte:
- CHE CAZZO FAI QUASSU’ PORCO MONDO? -
Jacoby si fece trascinare al sicuro e quando si trovò contro il muro ed il collo di nuovo libero -Mike aveva tirato fuori una forza insospettabile- riuscì a dire nel preciso momento in cui anche gli altri arrivavano -e con altri si intendeva Joe, Dave, Chester e Rob. Brad non si era degnato di salire scalmanato e faticare tanto per un pazzo suicida!-:
- Mi chiedevo se buttandomi da così in alto mi sarebbe sembrato di volare! -
Tutti risero tranne Rob e Mike. Il primo rimase serio a cercare di ricordarsi a memoria il numero della Croce Verde mentre l’altro tornò a provare l’impulso irrefrenabile di ucciderlo, infatti chiudendo di nuovo le mani intorno al suo collo, cominciò a stringere con forza assassina. In quattro dovettero fermarlo e tirarlo via mentre Jacoby tossicchiando continuava a non capire che male ci fosse a farsi quelle domande.
- Ma non mi sarei mica buttato, cercavo solo di capire come poteva essere se l’avessi fatto! - Si giustificò mentre Mike se lo trascinava giù  per le scale tenendolo per il polso come faceva con suo figlio quando ne combinava una di troppo. Chester continuava a ridere e Mike a sparare saette dagli occhi verso ogni direzione.
Non valeva nemmeno la pena spiegargli perché pur in quel modo avesse rischiato l’osso del collo!
Di peggio non fece ma quando si comprò un megafono con una preoccupante aria felice e al settimo cielo, tutti si chiesero perché mai dovesse prendersene uno ma soprattutto cosa pensasse di farsene.
Solo Chester immaginò subito giusto:
- Vedrai quante cose belle si possono fare con un megafono! - Mike l’ammonì immediatamente!
- Sei un porco! - Il che era anche vero ma non toglieva il fatto che potesse pure avere ragione!
Infatti appena l’ebbe in mano pronto per utilizzarlo, lì all’aperto davanti a tutti si mise ad usarlo.
Cantava, non è che facesse nulla di che. C’era una sua vecchia canzone che aveva fatto in collaborazione coi Black Eyed Peas, Anxiety, dove lui in alcuni punti usava per l’appunto il megafono.
Ricordandosi di quando specie in live si era divertito ad usarlo mimando orgasmi e simili, fece altrettanto lì davanti a loro, come un ritorno ai bei vecchi tempi.
Quanto gli era mancato il megafono, era uno strumento che aveva scoperto in quell’occasione di cui si era innamorato. Non aveva mai capito perché tutti, Jerry in primo luogo, gli avesse poi severamente vietato l’uso dello stesso…
Dopo aver rifatto quel pezzo famoso proseguì per tutto il tempo -sì, tutto il santo tempo- a gemere per le strade con gli occhi socchiusi. Quando si fermava si gettava a terra in ginocchio con la mano libera in mezzo alle gambe in un evidente intento.
Sembrava veramente che si abbandonasse ad un piacere particolarmente intenso e solo lui poteva sapere perché mai il megafono dovesse provocargli certi istinti poco casti, ma Mike fece di tutto per non guardarlo ed estraniarsi da lui.
Era assurdamente erotico nonostante al tempo stesso fosse profondamente irritante, come poteva essere entrambi solo lui lo sapeva.
Chester invece lo fissava ben volentieri, convinto che fosse un gran bel regalo e che fosse pure divertente oltre che istruttivo.
Aveva ragione nel dire che il megafono era uno strumento interessante e naturalmente tanto lui guardava attento, apprezzava e rideva incitandolo a proseguire, tanto Mike lo fissava male, peggio che mai, allontanandosi quanto più poteva.
Normalmente era il primo pro-cazzate ma ben se queste erano di un certo tipo, ovvero non troppo appariscenti/fastidiose/spinte!
Quella lì era tutte e tre, dal momento che li fissavano tutti e che per miracolo, forse, non venivano riconosciuti da ogni creatura vivente che li incrociava!
Questo fece andare via alla chetichella tutti gli altri del gruppo fino a che ritrovatisi solo loro tre, decisero a fine pomeriggio di tornarsene a casa. Avrebbe nascosto quel dannato megafono a costo di ficcarlo su per il camino.
Appena messo piede in casa, Jacoby tornò ad inginocchiarsi per terra e sempre megafono alla bocca, occhi chiusi ed espressione abbandonata ad un intenso piacere, aveva ripreso a gemere/cantare. Non era ben chiaro cosa pensasse di fare dei due, conoscendolo poteva essere entrambi.
Mike e Chester si piazzarono davanti a lui con le mani ai fianchi e lo fissarono ognuno con una propria espressione in viso.
Chester naturalmente apprezzava e Mike era sull’orlo di una crisi di nervi.
Un po’ poteva anche andare ma così era davvero esasperante ed eccessivo.
Mike fissò il compagno accanto e allucinato chiese:
- Ma come diavolo fa a non mandarti fuori di testa? -
Chester ricambiò lo sguardo con uno innocente:
- Ma è sesso puro! - Mike arrossì e lo fissò di nuovo cercando di capire come potesse considerarlo sesso, poi dovette ammetterlo. Fastidio a parte era erotico, l’aveva notato prima e poi se ne era dimenticato troppo esasperato da lui!
- Ok, ha un suo perché, specie se finge un orgasmo al megafono, però capisci che non può andare avanti ancora? - Chester si decise a dargli retta e seppure a malincuore perché avrebbe continuato ad ascoltarlo volentieri, si diresse verso Jacoby e prendendogli il megafono a forza di mano lo guardò severo, infine indicando il bagno disse cattivo:
- FILA IN BAGNO A LAVARTI CHE PUZZI COME UNA CAPRA! -
Con tutto quello che aveva corso e saltato per tutto il giorno era anche vero…
Jacoby si contrasse e per un momento credettero l’attaccasse alla gola, ma vedendo la fermezza di Chester si spompò e decise ammansito di ascoltarlo, infatti senza ribattere si alzò e si diresse prima alla camera a prendere le cose di ricambio e poi al bagno.
Mike sospirò lieto buttandosi nel divano quando il telefono suonò di nuovo.
Alzò gli occhi al cielo.
- No, non ora… sono stremato, non ce la faccio più! - Miagolò sfinito. Chester ebbe pietà e dando un’occhiata all’identificativo chiamante che appariva sul display vide che era di nuovo uno sconosciuto, quindi senza rispondere tornò a staccare il filo, poi per sicurezza spense il proprio cellulare ed i due di Mike che gli prese dalle tasche buttandoli sul mobile all’ingresso.
Ora c’era la pace e finchè quel faticoso elemento fosse rimasto in bagno, sarebbe continuata per un altro po’.
Alzò i piedi sul tavolino basso davanti a loro e appoggiò la nuca all’indietro, quel divano oltre che bello era anche davvero comodo.
Lentamente le forze lo abbandonarono del tutto mentre i muscoli e le ossa gridavano vendetta, per non parlare dei piedi stessi che per auto conservazione decise di lasciare coperti dalle scarpe.
Chiuse lentamente gli occhi sapendo che per una ventina di minuti poteva liberamente rilassarsi e non un solo pensiero gli venne alla mente, finalmente poté riposarsi e godersi quel magico silenzio e quella pace spettacolari.
Poco dopo sentì Chester sedersi accanto altrettanto stanco e appoggiarsi alla sua spalla.
- Hai nascosto quell’affare? - chiese Mike senza aprire gli occhi.
- Mm-hm… - Fece Chester con l’identica intenzione di rilassarsi.
Nel giro di poco i due vicendevolmente appoggiati si lasciarono trasportare nel tenero e meraviglioso mondo dei sogni.
Era tutto così perfetto…
Perfetto almeno quanto quella sensazione fantastica che li stava risvegliando.
Mike nel sonno si sentì richiamare da una sensazione di calore che dopo un po’ riuscì a circoscrivere nella zona del basso ventre. Calore che sembrava espandersi in tutto il corpo. Era davvero piacevole e lentamente cercò di capire da cosa di preciso fosse provocata, via via che tornava nel mondo reale, sempre rigorosamente mantenendo gli occhi chiusi, si rendeva conto che quella cosa piacevole era anche eccitante. Solo in un terzo momento capì che era una bocca quella chiusa sul proprio pene che pompava su e giù ben volentieri.
Mike spostò pigramente la mano per raggiungere la schiena ricurva accanto a lui ed il collo per accompagnarlo nei movimenti.
Certo non ricordava che il collo di Chester fosse così grosso.
Poi risalì sulla nuca. I capelli, poi, erano troppo lunghi per essere quelli del suo compagno.
Poi registrò il resto mentre il cuore impazziva sia per l’eccitazione di ciò che accadeva nelle zone basse che per ciò che stava realizzando.
La sua spalla era ancora bloccata dalla sua testa, ergo Chester non si era mosso dalla posizione di prima!
Sgranò immediato gli occhi e la prima cosa che vide con suo enorme orrore fu il compagno per l’appunto che dormiva con un sorriso beato sulla faccia, poi abbassò lo sguardo terrorizzato e vide che una mano intrusa lavorava anche sulla sua erezione allietando il suo sonno ed infine trovò il coraggio di guardare sé stesso.
Come ingloriosamente sospettato trovò conferma e nel panico più totale gridò a pieni polmoni come un matto:
- JACOBY CAZZO TOGLITI SUBITO PUTTANA CHE NON SEI ALTRO! -
In questo Chester schizzò in piedi spaventato ed allucinato e Jacoby fu costretto ad interrompere il suo piacevole assaggio perché Mike oltre all’urlo di Tarzan aveva strattonato i suoi capelli staccandogliene un paio!
Si alzò anche Mike rosso in viso, shockato e furibondo mentre si sistemava. La mente svuotata, ne aveva troppe da dirgli. Si girò verso Chester che non capiva in che parte dell’esistenza si trovasse, aldilà, aldiqua o mondo dei sogni? Poi notò che non si sistemava i pantaloni e rimaneva con le belle gioie al vento, così facendolo al suo posto grugnì stridulo:
- Cazzo non dici nulla? Ci stava… -
- Spompinando e segando? - Chiese per confermare il sospetto.
Mike sgranò gli occhi che ora erano enormi e annuì come un forsennato, poi l’altro ancora confuso disse:
- Io pensavo che fossi tu… non mi svegliavo per questo! -
- Anche io, cazzo! - Fece Mike sempre più isterico.
Jacoby si massaggiava la nuca seccato che gli avesse fatto male, quindi in sua difesa disse:
- Ma dai, volevo solo ringraziarvi per essere stati così carini con me oggi! - Piagnucolò sincero!
Mike lo fulminò, sperava di ucciderlo ma così non fu, quindi guardò Chester indicandolo, come per ordinargli di dire qualcosa.
Chester ci mise quei secondi per capire una volta per tutte cosa succedesse e quando parve capirlo alzò le spalle e ributtandosi nel divano ancora pieno di sonno, disse come niente fosse:
- Ah, figurati, ci siamo divertiti anche noi! -
Mike lo fissò come fosse impazzito non potendo credere ai suoi occhi, ma quando vide Jacoby sorridere contento e accomodarsi sopra il suo -SUO!- compagno ed entrambi intenzionati a dormire così com’erano, assottigliò lo sguardo gelido e più minaccioso come mai.
Era la fine.
Era di sicuro la fine.
Il mondo stava per esplodere.
Questa fu l’impressione che diede e di certo se avesse avuto una bomba atomica l’avrebbe fatta esplodere, poi si ricordò della sua vendetta che era solo appena cominciata e ritrovò la calma pensando che avrebbe ben riso lui, fra un po’.
Con questo li lasciò fare i loro comodi come niente fosse e si infilò in cucina alla ricerca di qualcosa di commestibile da ingurgitare.
Se Chester fosse stato abbastanza sveglio, si sarebbe allarmato subito della sua praticamente non reazione a quel suo atteggiamento che notoriamente lo mandava in bestia, ma preferendo dormire con Jacoby sopra, non si rese conto di nulla.
E sarebbe stato peggio per lui.

Il primo pacco arrivò sempre lì dove ormai vivevano -in via momentanea per quella collaborazione che andava decisamente per le lunghe-, un indirizzo che in pochi avevano.
Mittente anonimo, recapitato a mano, trovato davanti alla loro porta con scritto sopra i destinatari:
Mike Shinoda, Chester Bennington e Jacoby Shaddix.
Fu allora che Jacoby cominciò a sentirsi coinvolto in prima persona. Prima le chiamate gli erano sempre scivolate addosso, erano cazzate che spesso faceva lui stesso ai suoi amici quando si annoiava. Lui adorava gli scherzi telefonici e comunque gli scherzi in generale.
Quando però si vide coinvolto in quello strano qualcosa che sembrava stesse accadendo seriamente, si rese conto di una cosa.
- Chi diavolo sa che sto qua ora? - Chiese svegliando la parte logica delle sua mente solitamente illogica.
Mike e Chester lo guardarono stupiti nel sentirgli fare una domanda tanto sensata, quindi stringendosi nelle spalle aprirono decidendo di dare poca importanza alla cosa.
Normalmente pacchi regalo e lettere dai fan arrivavano alla casa discografica di turno con cui avevano il contratto, loro smistavano le bufale dalle cose serie degne di nota che poi arrivavano lì in sede e Mike le visionava dando ai rispettivi destinatari specifici se c’era roba per un membro in particolare del gruppo. Altrimenti se ne occupava lui e se lo riteneva necessario condivideva le cose più degne di nota con gli altri, in caso contrario, sempre se lo riteneva opportuno, rispondeva o comunque teneva conto delle cose più rilevanti.
Funzionava così.
Che arrivasse un pacco a casa senza francobollo significava che era stato portato a mano e che qualcuno, potevano dedurre un fan, conosceva l’indirizzo dell’appartamento della loro sede, cosa impossibile. Significava inoltre che non era una cosa sicura poiché non era stata visionata da chi di dovere che in discografia si occupava di quelle cose.
Poteva essere di tutto ma magari una cazzata.
Magari un errore.
Magari una cosa simpatica.
Magari di tutto.
- Magari è una bomba! - Esclamò Jacoby con un ghigno divertito rendendosi conto che quella cosa cominciava ad essere estremamente divertente. Come essere in un film!
Gli altri due lo fissarono male, non erano cose di cui scherzare alla leggera lì in America.
Posato il pacco sul tavolo, rimasero un attimo a guardarlo incerti se aprire o meno, poteva essere davvero una cavolata quanto una cosa più seria, magari pericolosa, cosa potevano saperne?
- Ti devo ricordare del pazzo che ti perseguitava? - Chiese Mike a Chester rimembrandogli un evento di qualche anno prima durante il quale Chester era stato perseguitato da un fan schizzato ed ossessionato da lui, aveva usato un incredibile sistema di hackeraggio per arrivare a lui, ai suoi dati privati e a qualunque cosa lo riguardasse. Poi l’avevano sistemato a dovere e se ne erano liberati grazie alla polizia, ma intanto uno ci era riuscito. Uno su mille, in quel modo ossessivo e pericoloso, ma ci era riuscito.
- Sì, ma poi abbiamo aumentato i provvedimenti, cazzo… siamo pronti a qualsiasi hacker! - Chester cominciava ad innervosirsi, quello era un argomento a cui era particolarmente sensibile e Jacoby volle insistentemente sapere i dettagli, dopo che gli furono raccontati in breve, Mike aggiunse grave:
- Però Chez, per quanto uno possa prepararsi a questo genere di cose e difendersi in ogni modo possibile, è purtroppo sempre possibile superare le barriere, gli hacker sono sempre più bravi e niente a questo mondo è sicuro. Per non parlare di quelli che semplicemente pedinano! -
Chester lo trucidò con lo sguardo peggiore del mondo:
- Sei stato tu a tranquillizzarmi e a dirmi che eravamo in una botte di ferro, ora! Che cazzo mi vieni a dire adesso? -
Mike sospirò vedendolo davvero agitato, quindi alzando le mani fece il segno di calma:
- Dai, non fasciamoci la testa prima di romperla. Non è detto che sia qualcosa di cui dobbiamo davvero preoccuparci! -
- Sì cazzo apriamo sto pacco di merda che sono curioso! E poi è spedito pure a me ed io dico apriamo! - Esclamò Jacoby che smaniava per sapere cosa c’era dentro.
Decisero di lasciarlo fare considerando che spedire qualcosa a tutti e tre in quel posto e recapitarlo a mano era quanto mai strano, ma si dissero di pensarci dopo.
Quando la carta da pacco venne scartata ed il coperchio fu aperto, tutti e tre, persino Jacoby, si incupirono repentinamente. Impossibile rimanere indifferenti al contenuto.
Soprattutto all’odore.
Frutta marcia.
La puzza appena il coperchio fu sollevato li investì facendo far loro delle smorfie. Il contenuto era frutta marcia che fece anche una certa impressione visiva oltre che un tremendo odore.
Si coprirono tutti e tre naso e bocca con le mani e indietreggiarono col busto continuando a fissare il contenuto corrucciati.
Il primo a reagire fu Mike il quale coprì il pacco per limitare la puzza, poi guardò i due compagni che ricambiarono lo sguardo perplesso.
- Bè, frutta marcia non è di certo qualcosa di pericoloso… è uno scherzo di cattivo gusto… -
- Schifosissimo! - Aggiunse Chester seccato
- Marcio! - Replicò Jacoby che invece ghignava per chissà quale motivo.
- Però non mi pare una cosa per cui allarmarsi, no? Insomma… chissà quante cose simili passano per noi alla casa discografica che buttano! -
A questo Chester sembrò calmarsi un po’ mentre Jacoby perse subito l’interesse andando in un’altra stanza.
Mike lo fissò al volo stupito di quella sua reazione:
“E’ un osso duro!”
Pensò. Non lo conosceva ancora bene, ma giorno dopo giorno il suo carattere complesso era sempre più delineato. Un tipo davvero ostico!
Non se ne curò oltre e tornando a Chester lo vide al telefono con la loro etichetta per sapere, con i suoi soliti modi ‘soavi’, se ultimamente erano arrivati regali discutibili e che tipo fossero.
Quando mise giù era un misto fra il cupo e l’incerto, non riusciva a capire lui stesso se potesse rilassarsi o meno.
- Che hanno detto? - Chiese Mike con dolcezza avvicinandosi al compagno.
- No, ultimamente non è arrivato niente di particolare però nell’arco degli anni mi hanno detto che regali discutibili sono stati spediti che poi hanno buttato. Stronzate come gambi di spine senza rose, insetti morti e merdate simili. Per non parlare delle lettere d’insulti e cazzate del genere! Una volta ci è arrivato tutto il kit sadomaso! - A quello gli occhi gli brillarono e Mike scosse il capo divertito, non cambiava mai nemmeno davanti a quello, poi lo vide tornare serio: - Ha detto di non preoccuparmi che non sarà nulla, di regali simili ne sono arrivati nel corso degli anni. Ha solo aggiunto che era un po’ strano che fosse stato recapitato direttamente qua. - Non sapendo più che dire, Mike aggiunse lugubre guardando nel vuoto:
- Già! -
Che fu più inquietante del pacco, Chester allora lo fissò come se fosse un alieno e dandogli un colpo alla spalla esclamò brusco:
- Ehi, dì qualcosa di più rassicurante, porca puttana! -
Mike si riscosse e come se si svegliasse in quel momento lo fissò senza riuscire a nascondere i propri pensieri un po’ preoccupati, suo malgrado si sforzò di sorridere rassicurante e Chester capì che non era una cosa spontanea ma si accontentò di quello.
- Vedrai che non è niente, come ti ho detto prima! -
Non sapendo far di meglio, aggiunse una carezza sulla testa dove non poté spettinare i capelli perché erano troppo corti, ma il gesto fu apprezzato e la rughetta sulla fronte si distese.
Non dissero comunque nulla mentre Chester preferiva non abbracciarlo per non sembrare più inquieto di quanto non sembrasse già.
Si sentiva vagamente un idiota in quelle vesti ma non poteva ricordare quanto male era stato quella volta che era stato perseguitato da un fan fuori di testa… così arrabbiato poche volte era stato, ma non poteva essere di nuovo quello.
Quella notte, stesi nel letto insieme ed entrambi svegli dopo non essere riusciti a fare l’amore, fatto davvero grave per Chester, guardando fissi il soffitto e con le mani sullo stomaco, senza toccarsi fra di loro nemmeno per sbaglio, fecero una riflessione ad alta voce che fino a quel momento avevano cercato di ignorare che però dovevano assolutamente porla a quel punto, visto quanto continuavano a pensarci:
- Chi diavolo conosce questo indirizzo che ci farebbe uno scherzo simile? - Perché se un idiota poteva arrivare a loro nel privato, poteva voler dire presto addio a tutta la loro privacy e non solo…
Poi Mike aggiunse come uno sparo che si librava in un’enorme villa vuota:
- Ma soprattutto chi diavolo sa che Coby sta qua con noi? -
La terza nessuno dei due volle farla poiché poteva essere tanto ovvia quanto inquietante.
‘E chi diavolo ce la può avere con tutti e tre tanto da farci quello che sembra uno scherzo un po’ pesante?’
Sebbene questo si limitarono a pensarlo senza voler darci voce, quello che nemmeno osarono dire fu…
Uno scherzo un po’ pesante… per ora!