CAPITOLO
XI:
NON
SERVI’ ALTRO
L’umore
di Chester subì un crollo repentino a cui Mike e Jacoby assistettero da
vicino senza credere ai loro occhi.
Da
che era culo e camicia con Jacoby a che finì per ringhiargli
maleducatamente contro di continuo.
Mike
immaginò subito l’esito di tali risposte pessime ma non riuscì ad
evitare la bomba e quando Jacoby esplose urlandogli contro, dovette
mettersi in mezzo per evitare si picchiassero.
C’era
una certa differenza di forza fra i due oltre che di stazza.
Jacoby
non era proprio enorme ma comunque più grosso di Chester sì di sicuro!
-
BASTA! - Gridò sovrastando gli insulti che entrambi si stavano tirando.
-
SE HAI LE OVAIE AL POSTO DEL CAZZO E SANGUINI PERCHE’ HAI LE
MESTURAZIONI, NON ROMPERE LE PALLE A ME! NON SONO IO CHE FACCIO QUELLE
CHIAMATE DI MERDA E CHE TI HO SPEDITO QUEL PACCO! ANCHE PERCHE’,
STRONZO CHE NON SEI ALTRO, IO SONO FRA I DESTINATARI! IMBECILLE! E POI
SE L’AVESSI SPEDITO IO CI AVREI CAGATO DENTRO, ALTRO CHE FRUTTA MARCIA!
QUELLI SONO PIVELLI E TU TE LA PRENDI PER QUELLA STRONZATA!? - Mike lo
fissò stupito.
Dannazione,
aveva ragione dal suo punto di vista ma soprattutto aveva capito subito
cos’aveva Chester, gli era come entrato nella testa e sbaragliato ogni
pensiero!
Lo
guardò ammirato continuando a spingerlo via in una specie di lotta
poiché Jacoby invece premeva per rimanere lì e raggiungere il collo di
Chester.
Solo
quando questi capì che aveva ragione, si calmò e distese la sua smorfia
rabbiosa. Jacoby si placò magicamente e Mike ringraziò il cielo, i due
allora si guardarono e Chester alla fine borbottò con un po’ di
vergogna per non aver controllato il suo caratteraccio:
-
Ci avresti cagato dentro? -
Jacoby
serio e convinto annuì con foga:
-
Certo, cazzo! Tu no? -
Chester
sembrò pensarci un nano secondo, poi rispose sincero e ghignante:
-
Probabilmente ci avrei lasciato il ricordo di una mia sega! - Jacoby
rise di gusto e tendendogli il cinque in segno di complimento, venne
battuto dall’altro sopra la testa di Mike il quale rimase a guardarli
inebetito.
Così
presto avevano smesso?
Ammirato
per la capacità di riappacificarsi fece solo in tempo a pensare che era
il caso di togliersi da lì in mezzo che si ritrovò per l’appunto
schiacciato di nuovo contro i due.
Jacoby
davanti e Chester dietro si abbracciarono e dovettero farlo
assolutamente in quel momento per far pace!
- E
non potevate aspettare che me ne andassi? - Chiese con il poco fiato
che gli rimaneva.
-
Le cose spontanee sono le migliori! - Rispose Chester da dietro
prendendogli l’orecchio fra i denti e tirando sensualmente.
Mike
fece per scivolare via da lì ma non ci fu verso, lo tenevano così forte
che a stento respirava, figurarsi muoversi e scappare!
Solo
quando si rese conto di essere di nuovo costretto fra i due cominciò il
panico.
Con
Chester non ne aveva di certo problemi, ma l’essere obbligato a fare
qualcosa, di qualunque tipo, sia pure fosse meravigliosamente piacevole
o una cazzata, lo imbestialiva e non per puntiglio capriccioso o chissà
cosa, ma per quell’evento nel suo passato che aveva raccontato solo
all’idiota dietro di sé.
Ma
ormai sembrava andato quanto quello davanti che gli stava leccando
l’altro orecchio.
Senza
mettersi d’accordo scesero sul collo e prima di fargli emettere un vago
suono lamentoso, erano già lì a succhiare ognuno una parte, premendo
rispettivamente i bacini contro di lui.
Non
sapeva cosa lo stava mandando più fuori di testa di tutta quella
situazione allucinante.
Se
il fatto che sentisse chiaramente l’erezione di Jacoby contro la
propria attraverso i jeans, che Chester gli permettesse una cosa simile
oppure che a parte la furia assoluta che lo stava annullando, dentro ed
in una parte nascosta di sé la cosa lo eccitava comunque.
Sarebbe
potuta essere vagamente una cosa stimolante da provare, non di certo un
suo sogno erotico quanto lo era per gli altri due ninfomani ma nella
vita Mike aveva imparato a non privarsi più di nulla e a provare le
cose prima di rifiutarle.
Il
punto era che doveva volerlo lui, non essere obbligato.
Sempre
quello.
E
mentre sentiva le mille e più ragioni per ucciderli, la voglia di dare
adito a quello stupido gioco c’era, anche se ben soffocata dentro di sé.
Non
glielo avrebbe mai fatto capire. Bè, se Jacoby avesse staccato il suo
inguine dal proprio e Chester dal sedere, magari…
Le
mani viaggiavano fortunatamente in punti limitati poiché per tenerlo
bloccato fra i loro corpi non potevano andare ovunque e visto che il
tatto non poteva essere pienamente soddisfatto si spostarono oltre
Mike, l’uno sull’altro, a cercare i rispettivi fondoschiena per
palpeggiarli a dovere.
Mike
fortunatamente non se ne rese conto, non poteva, era preoccupato a
pensare a come liberarsi di lì.
Questa
volta pensò di non riuscirci. Usavano la forza e bloccato in quel modo
era impossibile sgusciare da qualche parte o tirare calci… cosa gli
rimaneva per farli smettere?
A
parte tutto doveva ammettere che era una cosa obiettivamente piacevole,
insomma, era umano, la sua pelle specie sul collo era sensibile,
reagiva a quel genere di trattamento e loro ci sapevano obiettivamente
fare -di Chester lo sapeva ma di Jacoby era una sorpresa!- ma la mente
non voleva saperne di mollare. Rimaneva attanagliato alla fissa che non
sarebbe mai successo in quel modo, per costrizione!
Le
loro bocche soddisfatte dell’assaggio del suo collo dove avevano
sicuramente lasciato due segni rossi grandi come mele, cominciarono a
muoversi di nuovo e le sentì salire sempre lì sul suo collo, ma questa
volta non sulle sue orecchie da dove avevano cominciato.
La
direzione era proprio il viso.
“Ok,
se fosse Chester quello davanti a me sarebbe un conto ma è quel
coglione di Coby, dunque l’accesso alla mia bocca per logica è proprio
suo. E cazzo che io possa morire se glielo do! “
Ma
pur pensando battagliero ed in panicato a ciò, non sapeva proprio come
sbrogliarsene, ora.
Sentì
la mano di Jacoby risalire sul suo viso per girarglielo in modo da dare
perfetto accesso alla bocca anche al suo amico dietro.
Mike
sgranò gli occhi -tenuti chiusi fino ad un momento prima- e sentì le
loro lingue sulle guance dirigendosi languide e sensuali proprio verso
la sua bocca aperta in quell’istante per gridare di piantarla, la
richiuse subito per impedire l’accesso.
Se
non la smettevano, quando avrebbero finito le loro porcate li avrebbe
legati a testa in giù per il muro esterno dell’edificio. Nudi!
Intenzionati
a dar vita a quel bacio a tre e a congiungere le loro lingue con la sua
che non gli avrebbe ceduto nemmeno per tutto l’oro del mondo, Mike
riuscì a scattare di sorpresa con la testa all’indietro e a togliersi
da lì in mezzo.
Naturalmente
i due per poco non si trovarono a baciarsi fra di loro e Mike
rendendosene conto andò nel panico e raggiunto il pericoloso stato di
tilt, diede loro una testata ciascuno facendosi lui stesso un gran male
ma con gran soddisfazione anche a loro!
I
due finalmente mollarono doloranti e massaggiandosi i lati della testa
colpiti dalla sua fronte alquanto dura, Mike riuscì a sgusciare da
dietro prendendo la prima cosa che gli era venuta sottomano e
tirandogliela addosso.
Una
brocca piena d’acqua, acqua che li investì in pieno bagnando oltre che
loro anche tutto lì intorno.
Dopo
di che Mike li piantò ed uscì di casa giurando che non ci sarebbe più
tornato, preso dalla foga del momento.
Poi
dopo cinque secondi tornò, prese Chester prima che Jacoby tornasse a
finire quello che stavano per fare poco prima con le loro bocche e lo
chiuse in uno degli stanzini piccoli e soffocanti che erano in casa
pieni di scatole di chissà quale secolo!
Lo
tenne lì, rise come un idiota in perfetta sincronia con l’altro fuori
per un’ora abbondante al termine della quale, di nuovo calmo ed in sé,
gli aprì con quella sua aria marmorea che aveva quando era davvero e
seriamente arrabbiato.
Chester
quella volta pensò che l’aveva fatta grossa ma non tentò di rimediare
in alcun modo.
Il
suo orgoglio era più grande.
Bè,
avrebbe pagato anche quello, si disse Mike furibondo senza parlargli
per il resto della giornata.
Naturalmente
lasciò Jacoby a pane ed acqua ma riuscì a strafogarsi anche con quello
ugualmente!
Il
secondo pacco arrivò quella sera stessa.
Mike
continuava a non parlare a nessuno e Chester a non sapere come
approcciarsi a lui dal momento che si sentiva in colpa ma non voleva
dimostrarlo. Jacoby sembrava una litania vivente, disperato nella sua
fame.
Lo
stomaco brontolava ma Mike aveva messo sottochiave ogni armadio e frigo
per impedirgli di mangiare, ovviamente una punizione provvisoria, solo
per calmarlo un po’ e sopravvivere fino al giorno della vendetta.
Lo
trovò proprio quest’ultimo quando facendo per uscire in cerca di cibo,
aveva trovato un altro pacco senza francobollo a nome di tutti e tre.
Lo
portò dentro gridando a squarciagola di venire a vedere.
Sperando
si trattasse di cibo -chissà perché visto che la volta scorsa era stata
frutta ma comunque marcia e non commestibile- lo aprì subito senza
aspettare qualche consenso.
-
Ma idiota, e se è… - Cercò di fermarlo Chester il quale era il più
sensibile a quella situazione.
-
Cibo? - Fece Jacoby non ascoltando altro.
Mike
non disse nulla ma quando aprì e vide come loro un fiore, fermò Jacoby
in tempo.
L’aveva
infatti preso e portato alla bocca per mangiarselo!
-
FERMO, SEI MATTO? - Gli prese la mano e la scrollò facendogli mettere
giù il fiore.
Jacoby
allora lo fissò seccato:
- I
fiori si possono anche mangiare, vuoi davvero uccidermi per uno stupido
scherzo? - Mike lo fulminò soppesando seriamente l’idea di farglielo
mangiare. Continuava a definire stupidi scherzi quei tentativi di
violentarlo da parte loro!
Poi
però si ricordò che non era un assassino e sospirando in maniera
marcata indicò il meraviglioso fiorellino dai petali blu scuro
violetti, poi con aria da professore disse tagliente:
-
Questo è l’aconito, è un fiore velenoso! -
Chester
lo guardò come se avesse bestemmiato poiché era andato oltre i
convenevoli ed era giunto direttamente alla conclusione, infatti prima
che Jacoby si lamentasse per la fame, esclamò rabbioso:
-
Lo vedi che c’è qualcuno che ce l’ha con noi? Qualche fan psicopatico
che ci ha seguiti chissà da dove, ci ha visto fottutamente insieme ed
ha visto dove cazzo stiamo! Quanto diavolo ci scommetti che è così,
porca troia? -
Mike
fu estremamente bravo a controllarsi dopo tutto quello che gli aveva
fatto quel giorno.
Una
volta ancora che avrebbe provato in combutta con l’altro demente a fare
sesso con lui tutti insieme, la sua vendetta si sarebbe limitata al
tagliargli il suo aggeggio in mezzo alle gambe!
Ma
si controllò perché lui era Mike, peggio di un mafioso se ci si
metteva, e con encomiabile pacatezza che fece raggelare il sangue a
Chester -ovviamente di proposito, si intende!- disse:
-
Evidentemente è proprio così. -
Non
servì altro.
Nessuna
idea ad alimentare quella convinzione, nessun cercare di convincerlo
che non era così, nessun tentativo di tranquillizzarlo.
Chester
ne fu quasi ammazzato e non perché aveva manie di persecuzioni degne di
uno schizofrenico, bensì perché essendoci stato davvero dentro ad una
cosa simile sapeva cosa voleva dire e dove poteva portare.
La
sua visione di degenerazione era molto più rosea di quella che poi
sarebbe stata.
Lì
ebbe solo una vaga idea di che cosa avrebbe vissuto, ma non
completamente comunque.
Gli
occhi neri di Mike tornarono seri sul fiore velenoso. A guardarlo era
molto bello ed invece era così pericoloso…
Chester
per un momento ebbe un flash, l’immagine di Mike sovrapposta a quella
del fiore velenoso, ma non si soffermò ritenendo incomprensibile quello
strano pensiero.
Jacoby,
di suo, dimenticato presto il pacco ed il fiore -da dire c’era che
ormai il telefono fisso lo tenevano costantemente staccato altrimenti
le chiamate erano persistenti- si inginocchiò ai piedi di Mike e
abbracciandogli le ginocchia lo guardò supplichevole con i suoi grandi
occhi grigi espressivi. L’idea che diede di sé in quel momento fu di
cucciolo.
Mike
si chiese come ci riuscisse ad apparire prima come una mangusta e poi
come un cucciolo tenero ed indifeso, ma sorvolò.
-
Ti prego… fammi mangiare ancora qualcosa. Ho fame, sto morendo, non
riesco a pensare, non riesco nemmeno a preoccuparmi per questo maniaco!
Ti prego! -
Mike
alla fine si trovò a sorridere anche divertito da quella scena, faceva
veramente pietà e non poteva resistere.
Tanto
presto la sua vendetta si sarebbe abbattuta su tutti, non aveva senso
continuare a punirli ancora.
Con
questo pensiero tornò quello di sempre dando di sé l’idea che grazie a
quel pacco ogni cosa avesse acquistato la giusta dimensione e gravità.
Vedendolo
accompagnare Jacoby in cucina per dargli qualcosa da ingurgitare,
Chester si rilassò un po’ pensando che almeno lui non gli piantava più
il muso per merito di una cosa tanto tetra… almeno una cosa buona
questo ipotetico pazzo persecutore l’aveva involontariamente fatta!
Mentre
Jacoby si strafogava in cucina di dolci, Chester e Mike seduti al
tavolo con lui evitando accuratamente di guardarlo per non vomitare,
parlavano seri del da farsi:
-
Io direi di chiamare la polizia, domani, che dici? - Fece Mike. Chester
si trovò immediatamente d’accordo.
-
Solo domani? - Fece in ansia.
Mike
sorrise incoraggiante e tranquillo.
-
Per stanotte ci chiudiamo bene dentro e domani sarà la prima cosa che
faremo. Ormai non vale la pena anche perché ci è appena arrivato il
pacco e dubito che abbia intenzione di fare qualcos’altro. -
-
Mgafi fi limifa a sfefife folo fegali ftufifi e a chiamafe, no? -
Fece
Jacoby col boccone pieno e sputacchiando briciole, a parte l’indecenza,
lo schifo e la maleducazione dimostrò di essere comunque attento alla
situazione e coinvolto a suo modo, anche se cercava di non allarmarsi
troppo. Non aveva passato quello che aveva passato Chester e Mike
stesso che comunque lo sapeva e l’aveva vissuta da spettatore, quella
volta, cercava di essere delicato ma non era coinvolto quanto il suo
compagno, l’unico dei tre veramente colpito.
-
Può essere, sai… magari è uno di quelli tutto fumo e niente arrosto…
magari un gran fumo nero e fastidioso ma nulla di più… - Cercò di
tranquillizzare l’altro che sospirò ancora teso. Non era per niente
convinto ma dovendo passare almeno la notte, non aveva scelta.
Non
aveva veramente paura che entrassero in casa e facessero chissà cosa,
ma i film thriller li guardava anche lui… sapeva come andavano certe
cose ed anche se poi tutti pensavano sempre che quelle cose capitavano
agli altri, alla fine a qualcuno comunque capitavano sempre!
Pensiero
davvero poco allegro ma con tale andò a dormire abbarbicato a Mike, col
viso nascosto contro il suo collo, stretto.
Non
aveva il terrore dei maniaci ma dei persecutori schizzati sì. Lui ne
aveva avuto uno che fortunatamente non era stato fisicamente
pericoloso, ma gli aveva rovinato la vita per un periodo violando ogni
privacy possibile e per poco anche quella con Mike.
E
se succedeva una volta voleva solo dire che poteva succedere una
seconda.
Oltretutto
se una andava bene non significava che l’altra dovesse per forza andare
allo stesso modo.
Al
mondo non c’era mai limite al peggio, questo se lo ricordava sempre per
non rischiare di cadere nella merda in cui era stato prima di trovare i
Linkin Park e Mike nello specifico!
La
mattina dopo Chester si svegliò di buon mattino stranamente prima di
Mike, cosa che di solito non succedeva mai, e obbligando il compagno a
destarsi a sua volta con un impaziente scossa, lo vide non intenzionato
a sorgere così presto, anzi si girò dall’altra parte, fu così che
seccato lo morse alla spalla.
L’urlo
svegliò perfino Jacoby il quale fu lì in breve coi suoi famosi
pantaloni rossi a pois fuxia, era allucinato e più simile ad uno
zombie. Quando entrò senza bussare, li vide intenti a fare la lotta sul
letto con Mike che in piena possessione demoniaca ed esasperato dai
modi di Chester lo strangolava con le gambe e l’altro che lo graffiava
sulle cosce cercando di liberarsi.
Jacoby
trovò in un attimo la sua dimensione e sorridendo contento come un
bambino piccolo davanti al gioco più bello del mondo, si buttò sul
materasso con loro. Anzi. SU di loro.
Sì,
perché per dare il suo prezioso e per nulla richiesto contributo a
quella cosa divertentissima, si era catapultato su entrambi per nulla
togliere a nessuno dei due.
Questi
sentendosi schiacciare da una specie di elefante in miniatura si
trovarono all’inferno insieme, si guardarono intorno e vedendolo pieno
di individui discutibili tornarono in superficie, alla vita, sulla
Terra, per poter urlare e coalizzarsi insieme contro il nemico comune
che aveva seriamente attentato alla loro vita.
In
breve fra urla e schiamazzi di Jacoby che non andava per il sottile in
fatto di ugola, uno per le braccia ed uno per le gambe cominciarono a
tirarlo storcendolo, dopo di che vedendo che l’altro opponeva ferrea
resistenza con la considerevole forza che aveva in più rispetto a loro
vista la mole più massiccia, i due si guardarono complici ed
accattivanti nonché davvero pericolosi -se si mettevano insieme contro
un nemico c’era davvero da averne paura-, presero i pantaloni del
pigiama di Jacoby, lo tirarono giù e compiaciuti del fatto che non
avesse slip si avventarono con decisione e cattiveria sul suo didietro,
un morso a chiappa dove oltre a stringere girarono la presa e tirarono
furiosamente come a voler staccare la carne dal sedere.
L’urlo
fece tremare i vetri tanto che pensarono fosse una scossa di terremoto.
Quella
fu la prima sensazione davvero soddisfacente che Mike provò e capì
quanto gli sarebbe piaciuto completare la sua vendetta.
Per
un momento si dimenticò d’avercela anche con Chester -più che con Coby-
e si batté il cinque con lui entrambi contenti come idioti, quindi
Jacoby lamentoso come una bimbetta qualunque si alzò rimanendo coi
pantaloni abbassati e girandosi verso lo specchio si guardò i due segni
rossi che per poco non sanguinavano.
Gli
facevano così male che aveva le lacrime agli occhi e non osava
toccarseli.
Mike
e Chester ghignarono a lungo, specie quando videro che non riusciva a
sedersi e che camminava come avesse un vibratore su per il sedere, ma i
sorrisi si spensero quando pronti per uscire -dopo le solite peripezie-
per andare alla polizia a denunciare i pacchi e le telefonate, si
trovarono davanti alla porta il terzo pacco.
Chester
e Mike impallidirono nello stesso momento e Jacoby lo prese senza
esitare.
Si
chiesero come facesse e dove fosse la sua percezione del pericolo… che
non avesse un’anima?
Ma
in perfetto silenzio, un silenzio pesante ed inquietante, lo guardarono
aprire senza il minimo timore.
E
senza il minimo timore guardò sorpreso l’interno dove una tarantola di
dimensioni considerevoli ma fortunatamente non gigantesca, cercava di
uscire dalle pareti.
Mike
cacciò un urlo da primato che fece di nuovo tremare le pareti e si
appiccicò contro il muro più lontano mentre Chester cominciò le litanie
delle parolacce e delle imprecazioni.
Qualcosa
di davvero unico da sentire persino per chi conosceva il ragazzo da
anni!
Ne
tirò fuori un paio di mai sentite e mentre loro erano presi decisamente
male per la tarantola grande e pelosa nel pacco aperto, Jacoby esclamò
insieme ad un profondo sospiro meravigliato:
-
Oh, ma è bellissima! - La prese subito e se la portò davanti al viso
per guardarla meglio. Come se non bastasse l’accarezzò pure delicato!
La
sua espressione infantilmente illuminata a giorno, gli occhi brillavano
contenti e non si staccavano dall’animale a otto zampe che camminava
prima sulla mano e poi sul suo braccio.
Dopo
un po’ di questa scena agli occhi degli altri due aberrante, si rese
conto di essere guardato come se fosse la cosa più oscena del mondo,
quindi candido fece:
-
Beh? È adorabile, guarda che musetto che ha! - Così dicendo fece per
avvicinarsi a Chester porgendogliela, il ragazzo allungò la gamba per
tenerselo lontano e minaccioso ringhiò:
-
Tieni lontano da me quella bestiaccia maledetta! -
-
Ma è solo un ragnetto innocente… una tarantolina tanto graziosa… - Fece
meravigliato da tale reazione esagerata, poi puntò Mike il quale ancor
più terrorizzato da quelle cose si buttò a terra cominciando a
gattonare con fare isterico per scappare da lì. Diceva solo ‘via via
via’ come un forsennato.
-
Ma non ti fa niente, guarda qua com’è carina Lina! -
Chester
e Mike in perfetta sincronia ma sempre a debita distanza, dissero
insieme:
-
Lina? -
Jacoby
tutto sorridente tornò a porgere loro l’animaletto da lontano:
-
Lina, il suo nome! -
-
Lina come tarantoLINA? - chiese Mike strozzato il quale seppure nel
panico arrivava a quelle boiate. Jacoby annuì fiero ed il ragazzo a
terra per un momento si chiese dove avesse sbagliato.
Possibile
che quell’essere non avesse paura di nulla?
La
storia del persecutore matto non lo toccava minimamente per non parlare
delle cose trovate nelle scatole. Passava la frutta marcia, ma il fiore
velenoso e la tarantola?
Per
non dire che era obiettivamente inquietante il fatto che spedissero
pacchi simili ad un indirizzo che in teoria nessuno aveva mettendoci
sopra anche il suo nome… nessuno poteva sapere che lui era lì, in fondo!
Come
faceva a viverla così tranquillamente?
E
poi magari piangeva per cagate colossali come la separazione da Jerry
od un film drammatico in televisione!
-
Ma chi l’ha partorito, quello? - chiese infatti arrivando ai piedi di
Chester il quale rispose allo stesso modo allucinato:
-
Un alligatore? -
Ipotesi
plausibile visto quanto stava adorando quella tarantola.
-
Coby, portala via da questo edificio e magari da questa città! Subito!
- Ordinò poi Mike con voce strozzata. Il tentativo era stato quello di
essere autoritario ma non ci riuscì bene.
Il
ragazzo lo guardò come se avesse detto la cosa più crudele del mondo:
-
Ma non puoi cacciare di casa Lina ora che l’ho appena trovata! -
-
Cazzo, non l’hai trovata, ce l’hanno spedita per pacco! Capisci che non
è una cosa bella perché è brutta e fa schifo? -
Replicò
furiosamente Chester rimanendo sempre a debita distanza.
-
Tu sarai brutto e farai schifo, chi ti credi di essere, tanto meglio? -
Grugnì offeso l’altro personaggio in piedi in piena adorazione del
rettile.
Chester
cominciò a fare un latrato con la gola e a fulminarlo con le fornaci
ardenti al posto degli occhi, quindi Mike piagnucolò a terra in un modo
che non era proprio forzato ma pienamente spontaneo visto che odiava
veramente i ragni:
-
Coby ti prego, fallo per me… sto per morire… - Jacoby allora
impietosito e credendo davvero che potesse morire visto il colorito
preoccupante che aveva e che non si rialzava più da terra, con aria
comunque da funerale si diresse alla finestra e guardandola un’ultima
volta la salutò quasi con le lacrime agli occhi, quindi la lanciò con
forza facendola volare nel vuoto.
Presero
un respiro di sollievo ed il primo a commentare fu Chester meno sotto
shock di Mike:
-
Alla faccia dell’amore… l’hai lanciata come fosse una pallina da
baseball! - Jacoby si girò di scatto verso di lui e fissandolo con le
lacrime agli occhi che minacciavano seriamente di uscire, gridò
sinceramente disperato:
-
SEI UN PEZZO DI MERDA! - Per poi correre in camera e chiudersi dentro
per nulla intenzionato ad uscire prima della fine del mondo!
-
Dannazione, perché il pezzo di merda sarei io ora? Sei tu quello che
l’ha convinto a farlo, alla fine… - Borbottò Chester concitato
guardando Mike ancora accucciato ai suoi piedi e puntando l’altro con
il dito.
Mike
lo guardò dal basso con la stessa aria supplichevole e disperata che
aveva usato per convincere Jacoby a compiere quel reato e Chester si
calmò.
-
Ora capisco. - Farfugliò infine sconfitto.
Chi
non l’avrebbe accontentato? Chi l’avrebbe biasimato? Chi gli avrebbe
dato contro?
Nessuno!
Lui aveva quell’aria da cane bastonato che ammorbidiva persino un pazzo
psicopatico come quello di là…
Un
cane bastonato che di lì a poco avrebbe dato prova di quanto sapeva
essere bastardo se voleva.
Più
che un cane bastonato sarebbe poi apparso come un cane rognoso.
O
meglio, una volpe!