CAPITOLO
XII:
VENDETTA
ERA STATA COMPIUTA!
Non
si sarebbero mai fidati a lasciare solo Jacoby, non tanto per il
maniaco che a quanto pareva li seguiva e sapeva dove stavano, quanto
per il fatto che lui non aveva paura di questo personaggio
potenzialmente pericoloso. Questo sì che li preoccupava!
-
Bè, chiamiamoli che vengano qua, cazzo! - Esclamò esasperato Chester
dopo aver quasi buttato giù la porta a calci, invano.
Jacoby
era seriamente arrabbiato con lui perché aveva osato fare quella
battuta quando si era dovuto dolorosamente separare da Lina e chissà
quando sarebbe uscito dalla camera!
-
Certo, Chester, chiamiamoli e diciamo che vengano qua che dobbiamo
denunciare dei pacchi regalo di dubbio gusto! - Fece ironico Mike, poi
visto che Chester non trovava dove fosse il problema, aggiunse sempre
sul velenoso andante: - E magari quando ci mandano a cagare dicendo che
hanno di meglio da fare che correre dietro ai capricci di gente
qualunque, gli diciamo che noi siamo Chester e Mike dei Linkin Park con
la disgrazia dei Papa Roach chiusa in camera e che quindi ci devono
raggiungere per forza! -
Chester
continuava a fissarlo non capendo che male ci fosse. Era un’emergenza,
in fondo.
Mike
sospirò passandosi le mani fra i capelli, si scompose la frangia dalla
fronte che tornò presto giù, poi riprese allargando le braccia con fare
plateale:
-
Chester, c’è già qualcuno che ci perseguita perché chissà come ha
scoperto dove stiamo! Ti sembra che far di questa la divisione staccata
della centrale di polizia sarebbe un buon metodo per proteggerci? -
Ragionamento
logico, davvero logico, tanto che Chester corrucciato e ancora non
convinto rispose:
- E
perché cazzo diventerebbe la sede staccata della centrale? - chiese
facendo il verso alla sua ironia.
Mike
sospirò per l’ennesima volta guardando il soffitto, poi rispose ovvio:
-
Perché se magari diciamo che siamo i Linkin Park con quell’altro di là,
non pensi che vorrebbero fare a gara per venire a raccogliere la
denuncia e occuparsi del caso? -
- E
che c’è di male, almeno sarebbero efficaci! -
-
Cazzo, Chester, possibile che non ci arrivi? E poi è lui quello confuso
fra noi tre che non distingue le cose! -
-
Mi stai dando dello svitato? - Grugnì l’altro.
-
Oh, questo lo capisci! - Fece ironico Mike non facendocela più. Quando
era stanco ed esasperato diventava cattivo.
-
Piantala con questo veleno di merda che ti faccio fare la fine di Lina!
- Concluse in un misto fra la minaccia e il verso a Jacoby. Qualcosa
nel complesso davvero da croce verde.
Mike
sospirò di nuovo cercando di calmarsi, quando gli parve di esserci
riuscito aprì gli occhi e lo guardò freddamente:
-
Se diciamo che siamo noi e che abbiamo bisogno di fare una denuncia,
chiedendo se gentilmente possono venire loro da noi anche se non c’è un
vero pericolo imminente presente al momento, non vengono solo i due
poliziotti di turno ma tutta la centrale e cominciano a fare un tale
casino e a rendere inevitabilmente pubblico che questo indirizzo è la
nostra sede. Ci diamo la zappa sui piedi da soli, la notizia si
spanderà a macchia d’olio e poi non avremo un solo psicopatico alle
calcagna ma magari qualcuno in più… non so… e con psicopatici non
intendo solo fan troppo ossessivi o maniaci nel vero senso del termine
ma anche giornalisti! Vuoi cambiare sede per caso? Vuoi esporti al
mondo più di quanto non lo sei già? Vuoi mettere i manifesti che stiamo
qua? E per caso vuoi anche dire che abbiamo una relazione clandestina,
non so… dato che ci sei aggiungi che vuoi fare sesso a tre con me e
quell’altro fenomeno da circo di là, così siamo a posto! Vedi di non
tralasciare nulla! -
Dal
gelo all’ironia, di nuovo, peggio di prima.
Ironia
cattiva, di quelle che ti fanno sentire una merda e che usano una
vocina insopportabile da ‘ma sei proprio stupido’ che tutti tanto
odiano.
Chester
sopra tutti. Si sarebbe infatti infuriato come un toro col drappo rosso
davanti agli occhi, se non fosse stato che ora capiva perché l’altro
aveva ragione.
Ce
l’aveva davvero in effetti…
Si
morse il labbro per non dirglielo ma comunque dal silenzio fu evidente
e a Mike bastò quella piccola vittoria, l’antipasto in realtà di quella
che si sarebbe pregustato più tardi.
Lasciò
qualche istante che la seccatura gli passasse e poi di nuovo calmo e
pacato tornò a fare il punto della situazione decidendo come al solito
cosa avrebbero fatto ora.
-
Non chiamiamo nessuno, ci andremo noi alla polizia quando il nostro
amico Lino si degnerà di uscire di qua, perché da solo in casa mia non
lo lascio e a fare la denuncia dobbiamo andare tutti perché è a nome di
tutti. - Punto e basta.
Nessuno
avrebbe replicato. Poi Mike tornò a rivolgersi alla porta della camera
-che un tempo era il suo studio- e si mise a bussare e chiamarlo.
Ancora
invano.
“Questo
non l’avevo di certo previsto ma si sposa ancora meglio con il piano.
Se lo coinvolgevo non sarebbe venuta meglio. È vero che per quel che lo
riguarda l’improvvisazione è la cosa migliore! Non ha alba di ciò che
sta succedendo ma senza saperlo fa esattamente ciò che mi serve. Non ci
speravo e non lo immaginavo, ma è perfetto! Anche perché chi poteva
immaginare che non aveva il senso del pericolo e che per lui è peggio
uccidere una tarantola piuttosto che subire minacce di quel genere? Uno
così non esiste e forse anche lui è un’allucinazione! Si spiegherebbero
un sacco di cose!”
Ma
Jacoby era vero e soprattutto seriamente arrabbiato con Cherster per
una cosa di per sé idiota.
-
Sostanzialmente gli sta qua che hai riso di lui quando ha dovuto
buttare Lina dal balcone! Cioè, non tanto perché l’abbiamo obbligato a
farlo quanto perché poi tu l’hai accusato di fregarsene! -
-
Sostanzialmente è un fottuto matto! - Tagliò corto Chester andando
nella stanza di musica per suonare un po’ la chitarra nella speranza di
distrarsi.
Mike
sospirò, sarebbe bastato si impegnasse un po’ per convincere Jacoby ad
uscire ma per colpa del suo orgoglio che gli impediva di ragionare con
la testa di un ‘fottuto matto’ e quindi di scusarsi anche se pensava di
avere ragione, passarono gran parte del giorno lì dentro senza muoversi.
La
situazione si fece sempre più tesa finché Jacoby nel tardo pomeriggio
non si decise ad uscire.
Tutto
il santo giorno chiuso in camera senza che ci fosse il minimo verso di
farlo uscire e poi eccolo là, davanti a Chester e Mike che ormai
avevano perso la speranza.
Tutto
insonnolito, gli occhi piccoli e gonfi e l’aria stropicciata e confusa
che si grattava la nuca spettinata senza capire dove fosse.
-
Coby… ma stavi dormendo? - Chiese Mike sorpreso tentando di essere
delicato.
- E
che cazzo vuoi che facesse sto idiota? Tutto il pomeriggio chiuso in
camera è ovvio che sia finito per dormire, porca puttana! - Ringhiò
infervorato Chester alzandosi di scatto dal divano per uscire,
finalmente.
Jacoby
che ancora non riusciva a svegliarsi bene alzò il dito medio.
Certamente gli era chiaro che quello stronzo lo stava in qualche modo
insultando.
Mike
lo fissò cercando di capire come si sarebbe comportato da lì in poi,
prevedere le sue reazioni era sempre difficile ma ora che era mezzo
addormentato era praticamente impossibile!
“O
la va o la spacca!”
Pensò
alla fine.
Si
alzò dietro a Chester e prendendo Jacoby a braccetto lo condusse
all’ingresso dove tutti e tre si misero le scarpe, -naturalmente Jacoby
si limitava a fare come un automa quello che Mike gli diceva poiché non
ancora ben sveglio- vedendolo così malleabile pensò che probabilmente
sarebbe stato anche più facile del previsto.
-
Avanti, andiamo… - Dissero col tramonto ormai ben visibile nel cielo.
Usciti
e giunti nei pressi dell’auto Jacoby cominciò a riconnettersi piano
piano… giusto i neuroni inerenti alla fame… infatti come un bambino
cominciò a puntare i piedi e a piagnucolare:
-
Ho fame, cazzo! - Chester lo ignorò proseguendo verso la macchina e
Mike, che se lo teneva ancora a braccetto per portarlo dove voleva, fu
costretto a fermarsi.
-
Chez… - Chiamò il compagno che stufo marcio si girò guardando il cielo
esasperato.
-
Eh?! - Grugnì sapendo comunque cosa voleva.
-
Non mi fa andare avanti… - Disse Mike stupito che potesse davvero
riuscirci. Normalmente il ‘puntare i piedi’ era un modo di dire, nel
suo caso invece era letterale. Jacoby non si muoveva obbligando Mike a
fare altrettanto!
Chester
lo fulminò ma non funzionò, così il cantante dei Papa Roach ribadì sul
piede di guerra:
-
Ho fame, porca di quella puttana! Ho dormito tutto il giorno, non ho
mangiato un cazzo ed ora voglio mangiare! -
-
Ci fermiamo dopo a prendere qualcosa, andiamo dalla cazzo di polizia,
dannazione! Sta arrivando la sera, non mi sembra una fottuta buona idea
andarcene in giro proprio ora! -
Chester
si stava accendendo brutalmente e Mike se ne compiacque, quindi
ringraziando mentalmente il suo amico che era stato inavvertitamente
così provvidenziale e continuava ad esserlo, intervenne prima che i due
si mettessero di nuovo le mani addosso con lui in mezzo.
-
Dai, torniamo io e lui un attimo su e gli prendo da mangiare… -
Chester
lo fissò come se fosse impazzito.
-
Ed io dovrei aspettare qua da solo? - Chiese strozzato. Esilarante.
Come Mike fosse riuscito a non ridergli in faccia era davvero un
miracolo, ma encomiabilmente serio, fece paziente:
- E
allora vieni anche tu, no? - Jacoby sembrava completamente
disinteressato al discorso purchè qualcuno gli desse da mangiare.
-
Sei matto? Non torno su per un morto di fame cazzuto! - Jacoby tornò a
fargli il dito medio e a saltellare impaziente. Doveva mangiare
assolutamente o sveniva. O peggio impazziva!
-
Allora aspettate voi due qua insieme, io vado e torno in un secondo! -
Fece Mike sperando di averlo convinto, il piano era preciso e grazie a
Jacoby ci stava riuscendo perfettamente, quello che contava era che si
separasse un istante da Chester, il resto non contava.
Anche
in origine, infatti, sarebbe dovuto tornare su all’ultimo… proprio col
sole che scendeva completamente dietro la massa degli edifici davanti a
loro, ricoprendo la zona di ombre sinistre. Sinistre per lo stato
d’animo tempestoso di Chester.
Quanto
godeva Mike…
Senza
aspettare risposta si mollò dalla presa di Jacoby il quale continuò a
saltellare davanti a Chester sempre più nervoso. Non gli piaceva
separarsi da lui ma c’era da dire che fra tutti quello più sicuro era
proprio Jacoby per assurdo… chi sarebbe mai riuscito a sopraffare
quella bestia?
Ma
non aveva fatto i conti col fatto che così affamato la sua forza
combattiva diminuiva di nove decimi!
Altro
punto a favore di Mike.
Rimasero
insieme a non guardarsi nemmeno per sbaglio. Jacoby fissava la porta
del palazzo dentro cui Mike era entrato mentre Chester tutto intorno
convinto di vedere chissà chi da un momento all’altro.
C’era
sempre quella strana tensione nell’aria…
Guardò
l’ora.
-
Cinque minuti! Sono troppi, cazzo! Andiamo a vedere! -
Perché
naturalmente non si sarebbe mai sognato di andarci da solo o mandare il
cane da guardia e rimanere lui scoperto. Chiamarlo al telefono era
troppo logico per lui!
Sempre
più convinto che un cataclisma si stesse per abbattere sulle loro
teste, artigliò il braccio di Jacoby e se lo trascinò dentro quasi di
corsa. Il compagno lo seguì solo perché in quel modo magari avrebbe
mangiato prima, quindi non si oppose.
Entrati
in ascensore, erano giunti quasi al loro piano quando sentirono
l’inconfondibile voce di Mike gridare.
Gridare.
Il
sangue nelle vene di Chester si agghiacciò mentre perfino Jacoby si
drizzava come un gatto che captava un vero pericolo.
-
Che cazzo… -
Distinsero
poi chiaramente Mike chiamare Chester, poi più niente.
Appena
le porta si aprirono Chester corse verso la loro porta che vide
orrendamente aperta. Per un attimo esitò guardandosi intorno nella
speranza di vederlo lì fuori che gli faceva uno stupido scherzo, ma non
vide nessuno e così entrò seguito a ruota da Jacoby.
Appena
dentro si fermarono.
L’ingresso
era tutto a soqquadro, come se avessero lottato sull’entrata. Il cuore
lo stava facendo morire, era convinto che se avrebbe continuato a
battere così forte poi sarebbe stupidamente scoppiato.
Artigliò
le mani e gridò come un forsennato con la sua voce potente, chiamando
il compagno.
Sentì
un mugolio dal soggiorno, si mosse con attenzione non sapendo poi
nemmeno cosa aspettarsi, ma appena la visuale della stanza fu a sua
disposizione, si concentrò subito su Mike tenuto ed imbavagliato da un
individuo dal volto coperto.
Solo
questo.
E
cosa pensava di fare, da solo, contro tre?
Per
un attimo lo pensò grazie ad un barlume di lucidità della sua mente,
giusto un attimo.
Poi
si sentì afferrare da dietro, coprire la testa con un sacchetto spesso
e venire in poco immobilizzato da due braccia d’acciaio.
Sentì
Jacoby imprecare pesantemente e lo sentì chiaramente agitarsi come un
matto, non sembrava capace d’arrendersi, probabilmente con il suo
famoso istinto animale stava cercando di avere la meglio.
Meglio
che non ebbe per un soffio.
Jacoby,
sentendosi prendere anche lui da dietro, si divincolò come un
indiavolato, ci vollero due per riuscire a prenderlo e per un attimo
non riuscì a sfuggire anche a loro dal morso che lasciò sul braccio ad
uno.
Tentati
di dargli un colpo in testa per farlo svenire, deviarono con un pugno
alla bocca dello stomaco mentre attraverso i passamontagna gli intrusi
si scambiavano un inequivocabile sguardo di ‘ma brutto idiota, cosa lo
colpisci?’ e ‘ho dovuto, cazzo!’
Questo
gli permise di calmarlo, legargli stretti i polsi per dietro e
mettergli un altro sacchetto nero e spesso sulla testa.
-
Che diavolo volete, porca troia? - Ringhiò Chester il quale evitava di
dire che l’aveva saputo sin dall’inizio che erano destinati a finire
male!
Jacoby,
in ginocchio per il brutto colpo subito, si rialzò pronto a
ricominciare e prevedendolo questa volta lo sbatterono contro il muro
tenendolo stretto per il collo.
Smise
di respirare, tirare e cercare di fare forza, ma stranamente non
parlarono nemmeno allora i misteriosi individui, come se non volessero
far sentire la loro voce.
Nella
forte agitazione che c’era e soprattutto frustrato per non poter sapere
cosa stava succedendo e cos’era tutta quella agitazione lì intorno,
Chester chiese impaziente:
-
Che diavolo succede? - Silenzio. Ricordava che Mike non era stato
bendato ma imbavagliato, cosa strana, ma ad ogni modo non poteva dire
cosa succedeva.
Sempre
nel silenzio più sinistro e agghiacciante che avesse mai provato, si
sentì condurre via di forza. Oppose resistenza come poté ma fu presto
imbavagliato anche lui e dal silenzio che proveniva da Jacoby poteva
immaginare che gli avessero tappato la bocca anche a lui. Cosa non
proprio malvagia, in effetti…
Tentando
comunque di collaborare il meno possibile, fu sempre meglio di Jacoby
che nonostante la minaccia muta di soffocarlo se non fosse stato buono,
quando si sentì spingere in una specie di furgoncino, tornò ad agitarsi
come un matto quale poi era.
A
questo punto i due che lo tenevano, esasperati -specie dal non poter
imprecare ad alta voce- non sapendo più cosa tentare, nell’obbligarlo a
farlo salire gli sbatterono di proposito la fronte contro la parete
dell’abitacolo. Il rumore sordo Chester lo sentì e dedusse che era la
testa di Jacoby che finiva contro il furgone. Deduzione giusta. Ne
conseguì una quasi completa collaborazione nella speranza di potersi
svegliare e ritrovare in camera sua con Mike nudo accanto.
Non
fu così e nel cercarlo per assicurarsi che fosse vicino a lui e stesse
bene, non trovò altri che questi individui che li ancoravano ai sedili.
Il
mezzo cominciò a muoversi e con esso la sua agitazione.
Mike
era con loro o gli avevano riservato un trattamento speciale?
Ma
soprattutto dove li stavano portando?
Da
un lato sperava fosse un brutto scherzo dall’altro sapeva che nessuno
si sarebbe spinto tanto oltre.
E
dunque cosa pensare?
Si
sforzava di farlo cercando di trovare risposte a problemi
insormontabili ma non ci fu verso, più di una serie di domande sempre
più agitate ed allucinate, non riusciva a fare.
La
lucidità per pensare razionalmente e non essere catastrofico l’aveva
lasciata quando aveva visto Mike legato. Si concentrò su quell’immagine
e tornò a sentire un aumento vertiginoso dei battiti cardiaci.
Forse
sarebbe morto prima di qualunque tortura.
Ma
cosa mai potevano fare?
E
poi si degnassero di dirgli cosa volevano da tutti e tre o come li
avevano trovati.
No,
se ne stavano in silenzio a fare quello che volevano… a sapere magari
cosa fosse non sarebbe stato male!
Quando
ormai l’ansia sembrava in procinto di ucciderlo, sentì il furgone
fermarsi; venne di nuovo preso e condotto poco gentilmente giù, cercò
di fare attenzione ai rumori per capire se oltre a Jacoby, che ancora
aveva il coraggio di scalmanarsi, ci fosse anche Mike. Non sapeva
spiegarselo ma era convinto che per Mike avessero riservato qualcosa di
diverso, era una sensazione a pelle ma al punto in cui erano poco
contava.
Solo
che se doveva davvero finirei i suoi gloriosi giorni in quel modo
assurdo, almeno avrebbe voluto essere con lui.
L’unico
pensiero fisso che ormai gli rimaneva, su cui gli pareva sensato
fermarsi, che non lo faceva impazzire. Perché se osava immaginare che
gli avevano già fatto del male la rabbia gli saliva dentro. Qualunque
cosa purchè insieme.
Questo
pensava.
Jacoby
poteva andare a farsi fottere!
In
quel momento era totalmente fuori di sé.
Non
riuscendo a capire se Mike fosse ancora lì con loro e convinto che così
non fosse, l’angoscia tornò ad investirlo come un’ondata di calore
bruciante. Sentì come se la testa esplodesse e smise di muoversi,
intenzionato in un modo o nell’altro a capire dove fosse il suo
compagno. Mosse il capo ed il busto come un indiavolato cercando di
togliersi il sacchetto, ma non venne via e sentendosi tenere da dietro
il collo e stringere, fu costretto a diminuire i movimenti.
Non
capiva minimamente dove fosse ma non gli interessava. Sicuramente
all’aperto, su questo non ebbe dubbi, ma voleva ancora sapere dove
fosse Mike e quei pezzi di merda si ostinavano al silenzio. Di certo li
conosceva, ma che intenzioni avevano?
Se
continuavano a non volersi far identificare significava che non
volevano fare nulla di permanente. Poi si mandò al diavolo.
“Diciamo
le cose come stanno, porca puttana! Non vogliono uccidermi o non mi
avrebbero bendato e non starebbero fottutamente zitti! Ma cosa cazzo
vogliono farmi? E dopo pensano anche di passarla liscia? Li ammazzo. Li
trovo e li ammazzo, cazzo!”
E
se avrebbe potuto parlare ne avrebbe dette… oh ne avrebbe dette…
Dopo
di quello tornò a Mike.
Mike
come una litania.
Lo
costrinsero a salire degli scalini e trovandosi all’aperto non riuscì
proprio a capire dove diavolo si trovasse, ma eseguì capendo che se si
sarebbe opposto in quel momento, sarebbe caduto.
Nell’esatto
istante in cui ebbe quel pensiero, il panico lo investì e nemmeno il
pensiero di Mike lo calmò.
Lo
stavano portando in un posto alto per fargli cosa?
Cercava
di ripetersi il pensiero a cui era giunto prima ma il fatto che lo
portassero in alto chissà dove non poteva tranquillizzarlo. Una volta
che la sua mente andò nel blackout più assoluto, non ci fu un solo
ragionamento possibile per lui, che lo aiutasse.
Non
sapeva più cosa stava facendo, cosa avrebbero fatto e cosa poteva fare.
Il
tempo si fermò solo un istante, quando finì le scale e diavolo non
aveva più idea di quante ne avesse salite. Alla fine erano tante o
poche?
Non
volevano ucciderlo o non si sarebbero dati pena per bendarlo ma allora…?
Non
riuscì a trovare un ulteriore barlume di lucidità.
Si
sentì solo affiancare da altre persone che riconobbe essere Jacoby e
chi lo costringeva lì davanti a… a cosa?
Al
nulla?
L’aria
era più forte e fresca, indice che erano in alto. Ma in alto quanto?
Dove?
Il
cuore ormai era impazzito così come la sua stessa testa che non voleva
saperne di fermarsi. Domande e domande e poi alla fine tornò a fermarsi
in una continua corsa nel panico.
Fu
di nuovo il momento della luicidità e venne grazie al pensiero di Mike,
tornato a far capolino e a placarlo. Placarlo perché all’idea che gli
avessero già fatto chissà cosa poteva morire prima di qualunque cosa
fossero lì per fargli.
Poi
realizzò.
Accanto
a lui c’era solo Jacoby, non Mike.
Quando
gli tolsero il bavaglio non gridò, comunque non poteva ancora vedere.
-
Mike? - chiese con un filo di voce tremante.
Ancora
il silenzio, sempre rivolto verso il nulla. Li sentì in risposta
armeggiare con le corde ai polsi, ma non sapeva fare altre domande o
insultare nessuno, tanto meno urlare… voleva solo sapere di Mike. E lo
chiese a ripetizione.
Capì
che avevano tolto il bavaglio dalla bocca di Jacoby quando sentì i suoi
insulti, sottospecie di latrati incomprensibili.
-
Dov’è Mike? Dimmi dov’è… - Continuò sopra alle imprecazioni e alle
minacce di Jacoby che continuava ad agitarsi.
Ma
finalmente una voce si decise a rispondergli e fu talmente bassa e
profonda da non riuscire a riconoscerla subito, specie per ciò che
disse.
-
Lo raggiungerete subito. - Dopo di che si sentì le mani libere ma
troppo tardi poiché fu spinto giù.
Giù
dove?
Giù.
Il
vuoto.
Per
quanto?
Il
vuoto e basta.
Se
le urla di Jacoby non gli avessero perforato il cervello e l’aria per
la caduta non gli avesse tolto il sacchetto dalla testa, sarebbe forse
morto d’infarto.
O
per il saper di cadere nel vuoto o per il saper di stare per
raggiungere Mike.
Ma
all’ultimo istante vide l’acqua venirgli incontro dal basso e quando
finì dentro in un tuffo all’in piedi, la mente si annullò.
Il
tuffo di Jacoby fu decisamente più rumoroso e pieno di spruzzi.
Tipo
bomba umana.
Sarebbe
morto se non fosse stata un’altezza accettabile che alla fine non fece
male a nessuno.
Pochi
metri, giusto il tempo di farsi venire un colpo ma non di farsi
seriamente male.
Quando
riemersero si resero conto di essere vivi e liberi e Jacoby rideva
divertito come un idiota, quindi guardando subito intorno per capire
dove fossero riconobbero subito una piscina.
-
Ma che cazzo… - Fece Chester ancora disorientato e sotto shock, non
capiva cosa fosse successo ma soprattutto come quel coglione potesse
ridere…
-
Cazzo, che figata, è stato grandioso! - Cercò di capire in che stato
fosse la sua sanità mentale ma non gli fu chiaro e quando alzarono lo
sguardo, vide sul trampolino dei visi noti.
A
pochi metri da loro stavano infatti i suoi dementi compagni di vita fra
cui uno in particolare.
Giusto
in tempo per vederli sbellicarsi e tuffarsi insieme, anche loro
vestiti, preceduti tutti e cinque da Mike vivo e vegeto ed in perfette
condizioni!
Gli
spruzzi per i cinque tuffi tutti intorno lo fece svegliare e capire
definitivamente ogni cosa, con questo arrivò la sua reazione.
-
Ma brutte troie di merda! - Ringhiò con ancora Jacoby che rideva
nuotando verso il bordo per ributtarsi giù.
Mike
allora abbracciò Chester che oppose resistenza per cercare di
annegarlo, ma non ci riuscì perché sgusciò abile sott’acqua. Riemerse a
qualche metro e a distanza di sicurezza gli puntò il dito contro e
accattivante e con occhi brillanti e minacciosi al tempo stesso, disse:
-
Questo è per farvi smettere di fare i coglioni con me! Scherzate pure
quanto volete, sappiate che lo faccio anche io! A modo mio! - Ed i suoi
modi erano chiari a tutti…
-
Decisamente meglio non farlo arrabbiare… - Disse Brad che quella volta
si era fatto trascinare in quella cazzata colossale.
-
Fingere una persecuzione ed un rapimento… ma come diavolo ti è venuta?
E poi potevo morire di infarto, stronzo! - Grugnì Chester, ma rideva
divertito perché sapeva bene di esserselo meritato. Conosceva Mike e
sapeva il suo livello di sopportazione e sapeva anche di averlo
superato ampiamente in quei giorni. Tenere testa ad uno era una cosa ma
a due che volevano la stessa cosa malata era diverso.
Joe
nuotò vicino a Mike e con lui si batterono divertiti un cinque.
-
L’altra mente malata, immagino! - Bofonchiò poi consapevole che con
quello finivano tutti quei giochi divertenti a sfondo sessuale.
-
No, ho ideato tutto da solo, lui mi ha aiutato a realizzarlo… -
-
Cazzo, geniale! - Alla fine dovette ammetterlo anche la vittima numero
uno.
La
due se la videro arrivare dall’alto e per poco non colpì proprio
Chester, spostatosi all’ultimo.
Lo
spruzzo fu incredibile visto il tuffo a palla.
Quando
riemerse ridevano tutti capendo che la cosa era andata decisamente a
buon fine e che quello più divertito di tutti era proprio Jacoby, il
quale stava uscendo per fare il terzo tuffo.
-
Chi lo ferma più quello? -
-
Ma era d’accordo con voi? - Chiese Chester cominciando a costruire lo
scherzo dall’inizio. Certe cose erano andate a perfetto incastro col
piano di vendetta. A questo Mike si riavvicinò al compagno e
cingendogli il collo e agganciandolo con le gambe alla vita, sotto
l’acqua, rispose divertito:
-
No, è pazzesco! La vendetta era anche per lui ma mi sa che non l’ha
capito… -
-
Credo lo veda come un gioco divertente! - Fece Dave davanti al terzo
tuffo a palla di Jacoby, questa volta nudo come mamma l’aveva
gloriosamente fatto qualche anno fa.
A
guardarlo sembravano pochi, in realtà un bel po’ erano…
-
E’ andato! - Commentò Joe.
-
Non è mai stato qua! - Corresse Chester.
-
Vi giuro, ero senza parole… ogni volta che faceva qualcosa che andava a
mio favore mi chiedevo se sapesse tutto e volesse aiutarmi! Non so se
se ne sia accorto, non credo, ma se non fosse stato per lui avrei
penato molto di più! -
-
Sì, anche perché alla fine non penso abbia capito il motivo di tutto
questo… cioè, mi pare che l’unico terrorizzato fosse Chester! - Disse
Rob.
-
Sì, bè, terrorizzato è una parola grossa! - Puntualizzò Chester offeso
sentendosi fare la figura del pauroso quale poi era stato.
-
No, lui non era terrorizzato… si stava solo cagando addosso! -
Sottolineò Joe senza pietà ghignando mentre gli altri esplodevano in
un’altra risata insieme al quarto tuffo di uno sfinito Jacoby.
Miracolosamente
la piantò di fare su e giù e si unì ai ragazzi che ora adorava dal
profondo molto più di prima, si attaccò -sempre nudo e crudo e senza
pudore- a Mike e Chester che se lo tennero.
-
Che figata stare con voi! È uno spasso! Quando lo rifacciamo? - Ovvio
che dovessero assolutamente. Poi baciò Mike sulla guancia ed ancora più
entusiasta aggiunse: - Ti amo, sei l’uomo della mia vita! Sei un
autentico genio! -
Chester
a quello l’annegò.
-
Oh, ma sei una bestia! - Commentò Joe il quale con Rob, i due più
forti, avevano dovuto occuparsi di lui.
Rob
annuì mostrando il braccio dove c’era un gran bel segno di denti.
-
Già! - Fece infatti tornando a massaggiarselo.
- E
chi cazzo mi ha dato il pugno allo stomaco dopo che l’ho morso? -
Chiese Jacoby con l’intenzione di vendicarsi.
-
Io! - Fece tetro Brad ricordando il momento in cui si era incazzato
tanto da farsi scappare un pugno allo stomaco all’artista pazzo.
Jacoby
lo guardò peggio che mai ma si calmò subito senza reagire. Chissà
perché contro di lui non si aizzava… tutti stupiti da questo,
cominciarono a fissarlo come fosse un fenomeno raro da studiare, tipo
una cavia da laboratorio.
- E
chi mi ha fatto sbattere la testa contro il furgone? - Chiese
ricordandosi del bernoccolo che effettivamente si notava bello grande
in mezzo alla fronte.
-
Io, o ti uccidevo o ti colpivo… alla fine ho deciso per quella che non
mi avrebbe messo in galera! - Rispose Dave che sebbene fosse
notoriamente un tipo paziente che stava a tutti gli scherzi ben
volentieri, aveva perso la testa per colpa di Jacoby.
Del
resto lui faceva uscire di senno chiunque, effettivamente…
Perfino
Mike!
- E
chi ha detto alla fine che stavo per raggiungere Mike? - Chiese invece
Chester ricordandosi dell’unico fatto che gli era rimasto in mente. La
voce non l’aveva riconosciuta…
A
quello fu Mike a rispondere.
-
Io mio caro… non mi hai riconosciuto davvero? -
Chester
lo fissò con tanto d’occhi, convinto di essere di nuovo preso in giro,
di certo a questo non poteva credere ma quando Mike gli tornò a dire la
stessa cosa all’orecchio, cingendogli il collo, Chester rabbrividì
finendo questa volta non certo per terrorizzarsi come prima…
-
Con questo la piantate o darò seguito alla vendetta. A vostro rischio e
pericolo! -
Concluse
Mike continuando a stare liberamente abbracciato a Chester consapevole
che con nessuno dei presenti c’era ormai problema.
No,
nessuno si sarebbe più azzardato ad alzare dito su Mike o a farlo
arrabbiare.
Vendetta
era stata compiuta!