CAPITOLO
XIII:
CONFINI
SCONOSCIUTI
-
Coby ha fame! - Esordì Chester uscendo dalla cucina.
Mike
alzò la testa dalle carte che stava controllando e guardandolo oltre
gli occhiali come se fosse una cosa ovvia e semplice, rispose:
-
Dagli da mangiare! - Sapevano bene ormai che se il coinquilino aveva
fame, bisognava farlo mangiare altrimenti diventava più pazzo del
solito.
-
Sta già mangiando! - Rispose Chester con una strana luce nello sguardo
che lì per lì Mike non comprese.
- E
allora che vuoi da me? -
-
Sta mangiano una banana. - Mike cominciò a capire.
-
Oh… intendevi un altro tipo di fame, tu… - Non che fosse difficile
capirlo conoscendo Jacoby e notando il tipo di sguardo malizioso del
suo compagno.
-
Sì… sembra stia facendo un pompino! - L’illuminò infine.
-
Non ci tengo a vedere! - Ma non fu realizzato visto che il protagonista
del dialogo era arrivato in soggiorno mangiando la sua banana. Mike non
poté che osservarlo e convenire con Chester.
Sembrava
stesse facendo sesso orale!
Jacoby
infatti con gli occhi chiusi ed aria abbandonata al piacere, si stava
facendo entrare ed uscire la banana ancora intera fuori e dentro dalla
bocca proprio come se stesse lavorando su un altro genere di articolo.
Di tanto in tanto finiva anche per leccarlo su tutta la lunghezza e
quando si mise a farlo con la punta del frutto come se avesse a che
fare con la cappella, Mike si schiaffeggiò il viso per averlo
inevitabilmente immaginato con un vero pene in bocca!
-
Dannazione, ha proprio bisogno di farlo veramente! - Esclamò Mike.
Chester ridacchiò. Se lo diceva lui era proprio vero!
-
Certo, ma considera che se fosse normale ed avrebbe voglia di scopare
ora starebbe leccando, che so, un pesce o una patata! Non starebbe
succhiando una banana! -
Mike
per poco non cadde dalla sedia ma si fece attento in un misto fra il
serio e il comico.
-
Che vuoi dire? -
-
Che vuole fare un pompino! Vuole un uomo, non una donna! - Il fatto che
Jacoby fosse lì con loro e potesse ascoltarli non li turbava
minimamente anche perché effettivamente pareva non ascoltarli proprio.
O forse non gli interessavano i loro dialoghi.
Mike
l’osservò avvicinarsi e sedersi sul tavolo dove stava leggendo dei
documenti, vi si stese completamente sopra e dopo aver pericolosamente
tremato per il suo dolce peso, si sistemò col viso proprio davanti a
lui. La banana continuò a succhiarla in quel modo osceno senza la
minima intenzione di mangiarla veramente.
Il
ragazzo scosse la testa mentre Chester rideva:
-
Bè, non ci sta più provando con te! -
A
questo Mike si ricordò che comunque il capolavoro di uomo che aveva
davanti sesso orale e masturbazione maschile l’aveva già compiuta e che
aveva poco da volerne ancora!
A
meno che non cercasse uno in particolare.
Mike
decise che non si sarebbe fatto intimidire da nessuno, aveva dimostrato
di saper mettere a posto chiunque e non certo temeva che lo toccassero.
Di conseguenza potevano anche parlare chiaramente.
-
Coby! - Esordì dunque con un tono acuto ed incuriosito.
-
Mmm? - Gemette l’altro con un Chester seduto nella sedia accanto,
attento a quello che sicuramente sarebbe stato un dialogo interessante.
-
Ho notato una cosa. - Ma Jacoby continuava a lavorare sulla banana. -
Mi ascolti? - Chiese infatti l’altro.
-
Mmm… - Gemette più sentitamente di prima e a questo Mike sospirò
vagamente seccato, quindi con fermezza gli prese la mano e gliela fermò
a distanza di sicurezza. Jacoby rimase con la lingua fuori a qualche
centimetro dalla punta della banana ormai quasi disfatta, l’espressione
un capolavoro di erotismo. Sembrava veramente uno che stava assaggiando
un altro genere di frutto dell’amore e che era stato interrotto sul più
bello. Sia Mike che Chester pensarono che la lussuria dovesse avere
quel viso lì!
-
Ho notato che spesso e volentieri scherzi usando il sesso in ogni sua
forma. Insomma, è proprio la tua fissa. Quello che ho notato, però, è
che ti fissi in particolare sul fare pompini, seghe e scopare altri
uomini. - Introduzione interessante quanto l’uso delle parole che aveva
fatto. Qua fu il turno degli altri due di stupirsi, più Jacoby in
effetti perché non l’aveva ancora sentito parlare in quel modo sebbene
il ragazzo di tanto in tanto lo facesse. Insomma, non era un principino
per bene, questo no di certo, solo che c’erano momenti e momenti per
parlare in modo volgare. Sicuramente con uno come lui era anche
naturale.
Il
protagonista del discorso ritirò la lingua e smise di cercare di
riprendersi la banana, ma rimase steso sul fianco sopra il tavolo. Non
si scompose più di tanto al sentire la vaga insinuazione che da lì
sarebbe arrivata chiara e diretta. Mike infatti proseguì calmo con
sguardo brillante: - Per caso, hai voglia di fare sesso con un uomo? -
Sapeva
che era sposato e con figli, per cui tecnicamente non era una sparata
tanto normale, ma non significava molto perché anche loro erano nella
stessa condizione ma stavano insieme… no, decisamente non era
particolarmente significativo il legame ufficiale che gente come loro
avevano. Bisognava vedere quello ufficioso!
Chester
amò una volta di più il suo ragazzo perché aveva espresso un concetto
delicato, sporco e provocatorio in un modo talmente diplomatico e
naturale che nessuno avrebbe potuto arrabbiarsi.
Lui
l’avrebbe messa giù diversamente ma probabilmente Jacoby non l’avrebbe
preso seriamente come invece fu evidente stesse facendo ora.
Infatti
lo fissò per bene negli occhi e piegando la testa di lato sembrò
pensarci davvero, poi alla fine rispose con una tranquillità che in
quei giorni se l’erano solo sognata:
-
Può essere. -
Chester
avrebbe scommesso in un altro tipo di risposta, tipo una puttanata
delle sue a sfondo sessuale. O magari che si fosse avvicinato
baciandolo di sorpresa, o qualcosa del genere… invece sembrava anche
ben disposto ad affrontare un argomento simile.
-
Ma non ci hai mai pensato? - Chiese Mike adeguandosi al tono serioso ma
sereno al tempo stesso. Quello era uno di quei rari momenti in cui si
poteva parlare.
Dalla
mano gli prese la banana tutta insalivata e con la punta delle dita la
buttò nel cestino della carta lì vicino, poi si pulì sulla maglia nera
e stretta di Jacoby e si accomodò meglio sulla sedia per ascoltarlo.
-
No, quando scherzo e dico e faccio cazzate non ci penso mica. Però ora
che me lo fai notare in tutto quello che uno fa c’è sempre un fondo di
verità nascosto, una specie di filo conduttore. Comunque tutto parla di
noi, basta saperlo interpretare. Ad esempio Chester scherza in modo
aggressivo perché è una persona aggressiva e basta vederlo cantare, ma
è anche vero che c’è un salto evidente fra il modo dei primi due album
e quello degli ultimi. Si sente che si è messo in pace, che ha
estirpato la bestia. Ed infatti anche il suo modo di scherzare è
limitatamente aggressivo. Tutto l’opposto del tuo comunque che è sempre
contorto, ingegnoso e ben pensato. Questo significa che sei un
pensatore, una persona complicata e per niente semplice. Anche la tua
musica lo dice, perché sei quello dalle mille idee, che fonde più
generi insieme per creare ibridi su ibridi. Quindi secondo te sono gay?
-
Mike
non si sorprese di questo discorso lungo, serio e professionale nonché
lucido e sensato. Chester sì. Non l’aveva mai ascoltato in quelle vesti
di laureato in psicologia quale era e quando Mike glielo aveva detto,
si era messo a ridere. Ora che aveva la dimostrazione davanti agli
occhi era più che evidente, in effetti…
Non
disse comunque una sola parola capendo che questo istante di sanità era
talmente raro quanto labile, con Jacoby.
-
No, secondo me non si tratta proprio di questo… Dio, magari bisessuale
sì, da come gradivi i nostri peni! - Disse senza il minimo imbarazzo ma
nemmeno l’intenzione di provocare. Poi proseguì stringendosi nelle
spalle e piegando la testa cercando con cura il discorso adatto: - No,
più che altro io credo tu abbia un obiettivo preciso in mente, ma è
inconscio e non te ne rendi conto, non sai chiaramente chi è perché hai
paura di affrontarlo, quindi ti rapporti così agli altri e scherzi in
questo modo. Perché in ogni caso lo vuoi ma non sapendo con chi, cosa o
come di preciso, non sai comunque che farne di questi istinti profondi.
Così li butti fuori e li devii come puoi, facendo sostanzialmente il
coglione! -
Chester
si era perso dopo il ‘gradivi i nostri peni’, ma capì che a Jacoby era
tutto chiaro e che gli era stato perfettamente dietro, tanto che la sua
risposta arrivò senza un battito di ciglio, traducendo il suo concetto
con uno breve ed incisivo:
-
In pratica voglio farmi inconsciamente uno e siccome non me ne rendo
conto faccio il coglione per buttare fuori comunque questo istinto che
ho. -
Così
era chiaro.
-
Sì, proprio così! -
Chester
fu d’accordo ma non li interruppe, curioso di sapere il seguito di
quella seduta di psicoterapia!
- E
chi è che voglio scoparmi? -
Chiese
a Mike schietto e diretto non arrivandoci proprio.
L’altro
a quel punto inarcò le sopracciglia scettico:
-
Tesoro, lo devi scoprire da solo. Anche se io avessi una vaga idea su
chi potrebbe essere, non posso essere io a dirtelo altrimenti non
sarebbe la stessa cosa! Lavoraci tu, no? -
- E
che cazzo, mica può dirti tutto lui! - Sbottò alla fine Chester
alzandosi e stiracchiandosi soddisfatto.
Jacoby
guardò l’amico e con lo sguardo ad altezza inguine provò
l’irrefrenabile istinto di scherzare come in quei giorni avevano sempre
fatto, ma all’idea di ficcare la faccia proprio lì si ricordò che poi
Mike probabilmente gliel’avrebbe poi messa nel tritarifiuti!
Fu
così che evitò mordendosi il labbro.
In
realtà se voleva sapeva controllarsi, il punto era che non sempre si
ricordava perché dovesse. In quel caso Mike era stato talmente chiaro
che probabilmente l’avrebbe ricordato a vita.
Perché
non poteva essere tutto così cristallino?
Il
mondo era sempre così confuso e fraintendibile…
Con
un sospiro si girò sulla schiena e mettendosi le mani sotto la nuca,
guardò in alto pensieroso.
Era
davvero un casino scoprire da solo una cosa simile.
Cioè…
capire chi diavolo era che voleva farsi.
Non
che fosse un vero problema, in fondo era andato avanti senza saperlo
per tutto quel tempo, poteva anche continuare. In ogni caso nel momento
in cui veniva a conoscenza di un problema non era ovvio provare a
risolverlo?
A
volte non capiva bene nemmeno questo…
Vedendolo
perdersi nel suo mondo, Mike si alzò a sua volta e lo lasciò vagare
liberamente, in ogni caso Coby rimaneva sempre Coby, si disse, e per
quanto potesse migliorare non poteva cambiare, solo modificarsi. Era
così che funzionavano le persone.
Miglioravano,
si modificavano, non cambiavano. Chi diceva che era cambiato mentiva.
Chester,
ad esempio, era sempre lui, quello che gli aveva fatto perdere
inizialmente la testa, era migliorato enormemente, sembrava quasi un
altro ma era in realtà sempre lui.
Così
Jacoby. Sarebbe stato impossibile per lui cambiare veramente, si
sarebbe sempre perso in sé stesso, di tanto in tanto, ma andava bene
così. Col tempo magari sarebbe riuscito a distinguere meglio i confini
e capire le cose diventando più equilibrato, ma comunque sarebbe sempre
rimasto il Coby fuori da ogni logica e inafferrabile. Quello che se uno
cercava di capire diventava il vero pazzo dei due!
Quando
tornarono in soggiorno, lo videro invece che steso ancora sul tavolo a
pensare disperso in lande sconosciute, seduto scomposto nel divano, era
in realtà mezzo steso e con un quaderno rigido in mano stava scrivendo.
Si
fermarono per non disturbarlo, notando una cosa nuova di lui.
C’era
una nuova versione di Jacoby lì in quel momento.
Aveva
l’aria seria e confusamente dispersa in qualche angolo di sé, una
specie di alone di mistero lo circondava. Un po’ perché era
assolutamente impossibile capire cosa gli passasse per la testa, un po’
perché era lontano anni luce.
Scrutarono
il suo viso arricchito dagli occhiali da vista, colpiti da quella sua
calma totale. Sembrava quasi completamente privo di espressione, quasi
catatonico in realtà, e lo sguardo basso scorreva le righe mentre le
scriveva veloce. Sembrava in una trance auto indotta.
Apparve
affascinante, di nuovo, come in certi momenti in cui si perdeva in sé
stesso sembrava.
Non
era un brutto ragazzo, era comunque un tipo che specie in certi istanti
rivelava un fascino insospettabile, ma dipendeva proprio dai momenti e
da ciò che faceva. Anzi, come aveva già pensato Mike in precedenza,
dipendeva da ciò che pensava.
Anche
mentre cantava ritrovava quella bellezza sua, dalle foto che aveva
visto di qualche concerto dei Papa Roach questo era più che evidente.
Lo
faceva con passione sincera, sentendo fino in fondo ciò che cantava,
dando tutto sé stesso ed anche oltre, fino ad annullare ogni residuo di
sensatezza. Avrebbe voluto veramente assistere ad un concerto suo dal
vivo.
-
Ci sono certe cose che lo perdono, ma in modo diverso fra loro… -
Cominciò piano Mike rivolto a Chester, entrambi non gli staccavano lo
sguardo di dosso.
Non
volevano disturbarlo.
-
Quando scrive finisce talmente tanto in profondità di sé che sembra
impossibile poi vederlo risalire. - Fece Chester allo stesso modo,
colpito a sua volta dalle medesime cose di Mike.
-
Quando canta invece si perde in un altro modo, ma positivo. Penso che
sia una liberazione inaudita, per lui, non so… - Azzardò Mike non
sapendo effettivamente bene perché comunque non l’aveva visto lui di
persona…
-
Invece è impressionante quando guarda il cielo di notte. Fissa le
stelle, deve avere una predilezione per quelle, chissà perché. Forse le
vede fottutamente infinite e quindi non trovandovi confini lo
rilassano. A lui i confini l’angosciano come una merda! - Fece Chester
ricordandosi delle volte in cui di sera l’aveva visto letteralmente
perso nel cielo stellato, affacciato alla finestra. E anche lì,
totalmente assente e così tanto affascinante a modo suo…
- E
poi c’è quando suona e compone… - Cominciò Mike, non riuscì a finire,
le parole gli morirono in gola rendendosi conto che non sapeva proprio
cosa dire e come definirlo. L’aveva visto una volta suonare e gli aveva
fatto impressione, un effetto talmente strano da non saperlo definire.
Gli sfuggiva quel tipo di viaggio di Coby.
Chester
infatti distolse lo sguardo dall’amico per posarlo sul compagno
accanto, ora lo incuriosiva dannatamente, non poteva interrompere le
riflessioni così. Adorava quando Mike rifletteva ad alta voce e lo
rendeva partecipe. Aveva un’espressione così calda e piena di sfumature
che era capace di stare ore ad osservarlo e ascoltarlo.
Ma
Mike si strinse nelle spalle smarrito, continuando invece a guardare
Jacoby con un che di turbato:
-
Non so dirtelo… è stata una sensazione troppo breve per riuscire a
coglierla. Se torna a suonare te ne accorgerai anche tu! -
Anche
Chester in realtà l’aveva sentito suonare solo che non ci aveva fatto
minimamente caso perché lui si accorgeva delle cose solo se erano
evidenti come un grattacielo!
Alla
fine sbuffò seccato tornando a guardare il protagonista del loro
dialogo e pensando a come fare per farlo suonare ancora, capì che ora
come ora sarebbe stato impossibile staccarlo dal quaderno e dallo
scrivere.
Poi
un pensiero inquietante:
-
Sembra non debba più tornare… -
Mike
si turbò poiché aveva pensato alla stessa identica cosa ed il pensiero
immediatamente volò a Jerry ed alla strana espressione che aveva avuto
nel comunicargli che la composizione della musica la facevano
principalmente lui e Tobin, mentre Jacoby si occupava solo delle parole
dei testi che comunque spesso dovevano essere sistemati e resi
leggibili da un loro amico e co-produttore.
Mike
si avvicinò impensierito da quell’opportunità, quindi si sedette sul
bracciolo del divano accanto a Jacoby e si chinò sopra la sua testa per
leggere cercando di rimanere discreto e comunque non disturbarlo.
Jacoby
non fece il minimo cenno di averlo sentito o visto.
Le
parole scritte non erano canzoni vere e proprie ma solo versi in
libertà, a volte frasi sconnesse, altre solo parole e basta.
Se
lui scriveva sempre così per fare i testi, capiva perché spesso serviva
uno che glieli sistemasse.
Colpito
da quel modo di creare, increspò la fronte e Chester si avvicinò
appoggiandosi con le mani alle sue spalle, dietro il compagno.
Sbirciando a sua volta sul quaderno, fece un’espressione più stupita
del compagno, mormorando un ‘cazzo!’ che comunque non fu sentito dal
compositore.
‘Scivoli.
Confini sconosciuti. Realtà inconcepibili. Emozioni nuove. Essenza a
rischio. Luce e buio. Percorsi nuovi, sconosciuti, rischiosi, oscuri,
vivi, giusti. Percorsi. Resusciti. Nulla. Cerchi. Senso. Trovi. Enigma.
Risolvi. Mistero. Il mondo dentro. Sarò mai chi devo essere? Per cosa
sono nato?’
Sebbene
potesse essere una canzone, sarebbe prima dovuta essere sistemata e non
poco, non c’erano frasi di senso compiuto vere e proprie e nelle
canzoni non era necessario, ma un minimo di comprensione doveva
esserci. Lì così si leggeva solo la sua confusione nello scoprire cose
nuove e nel cercare di percorrere una strada mentre si chiedeva se
fosse giusta, viva, oscura, rischiosa, sconosciuta o solo semplicemente
nuova. O che magari la considerava già tutte quelle cose.
Notarono
altri paragrafi tutti su quel genere e decisero di evitare di leggere
per non finire nel suo stesso tunnel. Un tunnel che sfiorava
sinceramente la follia più in quei momenti di vagabondaggio in libertà,
che quando era ‘sveglio’ e cercava di giostrarsi fra i confini confusi
del mondo reale.
Sia
Mike che Chester capirono che Jacoby si sentiva bene solo in certi
momenti, fra cui quando faceva tutto ciò che riguardava la musica,
perché non c’erano limiti da comprendere e quindi niente caos, solo
semplice e dolcissima libertà. Eppure paradossalmente era più uno
sfiorare la follia in quei momenti, che quando affrontava ciò che lo
angosciava dandogli la sensazione di essere sempre più folle.
- A
lui che è angosciato dai confini perché è convinto di non riuscire a
distinguerli e quindi che lo facciano sembrare pazzo, paradossalmente
dovrebbe preoccuparsi delle volte in cui si perde laddove di confini
non ce ne sono, perché rischia davvero di non tornare e quella poi è la
vera follia. - Rifletté Mike dopo essersi alzato ed andato in cucina
seguito da Chester. Non voleva rischiare assolutamente lo sentisse,
sarebbe stato davvero insostenibile per lui sapere che doveva guardarsi
proprio da ciò che lo faceva sentire bene.
Oltretutto
non erano nessuno, loro, per influire tanto su di lui ed indirizzarlo…
bè, dopotutto indirizzarlo dove?
Dopo
quella collaborazione chissà poi se si sarebbero rivisti, fra l’altro…
- A
lui gli serve solo una fottuta ancora sulla realtà. Punto. Qualcuno che
gli impedisca di perdersi quando se ne va mentalmente per i cazzi suoi
e che poi gli indichi i maledetti confini del mondo quando è sveglio.
Un fottuto qualcuno che veda di lui! -
Disse
secco Chester con sicurezza vedendoci chiaramente per il semplice fatto
che anche a lui, quando era un tossico ed era solo non c’era stato
verso di uscirne ma che poi quando era arrivato Mike ad aiutarlo
seriamente e per davvero, dandogli un valido motivo per pulirsi ed
uscirne una volta per tutte, ce l’aveva fatta. Mike era stato la sua
ancora, anche Jacoby ne avrebbe trovata una, se già non c’era; magari
doveva solo darsi una svegliata!
Mike
al sentirlo si rischiarò subito tornando sereno e tranquillo, quindi
con un sorriso rilassato lo cinse per la vita attirandolo a sé. Rimase
un istante a guardarlo negli occhi di nuovo tranquillo e contemplando
la sicurezza nei suoi, quella che invece era un ancora per lui,
mormorò:
-
Così come noi due, vuoi dire? - Chester ghignò malizioso.
-
Proprio così, cazzo! - Sbottò infine facendo sorridere ulteriormente
Mike, inorgoglito per quello l’attirò alla propria bocca e se la prese
con decisione, mordicchiandogli maliziosamente il labbro inferiore che
adorava tanto.
Dopo
averglielo concesso, Mike gestì il bacio a modo proprio, con più
dolcezza e delicatezza, scambiandosi un unione che di volta in volta
dava loro sempre più serenità ed energia positiva.
Scivolato
fuori dalla sua bocca, infine, trovò rifugiò contro il suo collo e
facendosi abbracciare meglio mormorò con la sua tipica calma che a
Chester piaceva tanto:
-
Se abbiamo trovato noi il nostro equilibrio ed abbiamo superato tutto,
non c’è ragione per cui anche lui, o loro, non ce la possano fare. -
Logico
e giusto.
-
Fottutamente vero! - Concluse Chester stringendo a sé Mike con
un’eccessiva forza fino a soffocarlo e a farlo ridere insieme.
Ecco
la sua libertà.
La
felicità di Mike.