CAPITOLO
XX:
AVEVANO
GIA’ FATTO ABBASTANZA
Dopo
aver parlato con Tobin e Tony e aver spiegato la situazione ed il
motivo per cui si fermava lì con loro, i due amici capirono al volo che
oltre a quello lo voleva fare anche per assestare la relazione appena
nata con Jacoby. Che poi definirla appena nata era falso come dire che
Paris Hilton era vergine!
In
realtà per loro che li conoscevano bene ma soprattutto per Tobin che
era con Jacoby dall’inizio primissimo della band e che aveva vissuto
l’arrivo di Jerry e la loro relazione da interno, era chiaro che ci
fosse sempre stato qualcosa di speciale fra i due ma non per quanto
legati e stretti fossero i due bensì per il forte contrasto che il loro
leder viveva nei confronti del chitarrista. Passava da dimostrazioni
entusiastiche e tenerissime nei suoi confronti ad aggressioni e
allontanamenti bruschi e apparentemente privi di senso.
Soprattutto,
però, perché con lui contatti fisici effettivi Coby ne aveva avuti
praticamente col contagocce mentre era un tipo notoriamente
appiccicoso. Ovvero toccava sempre tutti costantemente in tutti i modi,
se li stritolava, se li baciava, non aveva il minimo problema.
Con
Jerry era sempre stato diverso. Pochi contatti, pochi abbracci, pochi
tocchi, pochi baci.
E
molti sbalzi d’umore nei suoi confronti davvero drastici.
Per
Tobin era sempre stata chiara visione di un futuro insieme ed ecco che
ora proprio come da lui previsto si era avverato.
Jerry
gli avrebbe detto che l’aveva immaginato perché conosceva Jacoby meglio
di tutti ma comunque non erano tipi da parlarne e confidarsi, dirsi
certe cose non faceva per nessuno dei due. Si capivano senza doversi
parlare apertamente ed andavano d’accordo per questo.
Con
Tony era diverso, il batterista si era aggiunto dopo ed aveva un
carattere più spensierato, era un chiacchierone dalla ridarola facile e
con Coby andava a nozze per questo. Era sempre l’unico a ridere a tutte
le sue puttanate, di conseguenza non ispirava molto alla confidenza e
forse il gruppo funzionava bene per questo, perché non erano tipi da
scambi profondi, intimi e personali ma che sapevano stare insieme
sempre e comunque in maniera giusta, senza appesantirsi e creare
bisogni di fuga.
Non
esageravano, non stavano troppo insieme e quando succedeva riuscivano a
convivere senza il minimo problema.
Da
dire c’era che il collante era Jacoby.
Era
sempre stato lui, i membri erano un po’ cambiati nel corso del tempo e
fissi erano stati solo lui e Tobin ma al di là di questo era sempre
stato un gruppo affiatato di volta in volta perché erano uniti intorno
a lui, a Jacoby.
Era
carismatico, era una calamita, era il centro gravitazionale.
Tutti
stretti a lui senza che nemmeno se ne accorgessero.
Qualunque
cosa facesse, sia che desse di matto o che fosse in un momento di
grazia, sia che gridasse, piangesse, picchiasse il muro, rompesse
qualcosa o facesse il comico e ridesse parlando a macchinetta, se li
teneva sempre a sé ma non lo faceva apposta. Lui era così e loro erano
sempre lì per lui comunque.
Erano
consapevoli che nel momento in cui Coby non fosse più stato in grado di
cantare e fare canzoni, tutto sarebbe finito ma non solo. Non si
sarebbero più visti.
O
meglio: se Coby non sarebbe più stato in grado di fare il cantante e
proseguire nella sua professione probabilmente si sarebbe ucciso e la
conseguenza non sarebbe mai potuta essere di restare uniti per
affrontare il dolore insieme ma bensì di separarsi e disgregarsi
lentamente ed inesorabilmente.
A
tenerli lì senza volerlo era Coby ed era questo che faceva un leder
carismatico come lui.
Nonostante
tutti i suoi problemi e quanto risucchiasse dai suoi compagni,
nonostante i suoi casini diventassero sempre i casini di tutti,
nonostante quanto pesante e faticoso fosse, non potevano staccarsene.
Non
potevano proprio.
Tobin
e Tony ne furono quindi contenti e decidendo di prendersi un pomeriggio
di vacanza per visitare la città e fare spese, lasciarono i tre
cantanti soli.
Anche
gli altri dei Linkin Park se ne erano andati per lo stesso motivo, gli
artisti dovevano darsi da fare o meglio il genio doveva svenarsi e gli
altri assisterlo per il semplice fatto che erano cantanti come lui.
Punto
e basta.
Dopo
aver mangiato come un budello, Jacoby si buttò sul divano e nel giro di
un istante era lì a russare. Jerry che non si aspettava diversamente,
quando anche gli altri andarono via cominciò a mettere a posto la
cucina e la sala da pranzo aiutato da Chester il quale non era proprio
così inospitale come a volte poteva sembrare.
Per
un attimo l’idea di lasciar fare tutto a lui l’aveva sfiorato ma poi si
era sentito un verme e siccome nei panni di un verme non si sentiva a
suo agio, si era alzato dal divano su cui si era appollaiato causa
pancia gonfia di cibo.
Mike,
manco a dirlo, si era chiuso nella sala prove.
Quando
Chester e Jerry lo raggiunsero era seduto al piano e suonava e
risuonava la canzone soffermandosi sulle sue parti come se non andasse
per niente bene. A loro pareva perfetto.
Vedendolo
così ossessionato, i due si guardarono complici. Chester aveva uno
sguardo arrendevole e Jerry da ‘gli diamo una mano?’. Ecco spiegata
l’arrendevolezza di Chester.
Non
poteva opporsi se doveva aiutare Mike. Se si sarebbe trattato di Jacoby
era un conto, ma lui…
Il
chitarrista si prese così la chitarra acustica e attaccandola, si
sedette su una delle grandi casse poste negli angoli dell’ampia stanza.
Chester
si sedette alla batteria. Non sapeva suonarla ma gli piaceva quella
postazione. Rob aveva provato a dargli qualche dritta, in realtà sapeva
le basi principali e con le bacchette in mano riusciva a picchiettare
il ritmo per dare una vaga parvenza di tempo.
Quando
li sentì Mike si destò e senza smettere di suonare il piano li guardò
senza stupirsene più di tanto, poi si girò cercando Jacoby.
Naturalmente non era lì.
- E
Coby? - Come per dire ‘perché non è qua anche lui?’, era ovvio che
avrebbero dovuto provare, c’era il ritornello da fare quasi
completamente.
Essendo
che le loro tre voci erano così diverse fra loro così come i generi ed
il modo di cantare, dovevano trovare la chiave perfetta per farle
suonare non solo bene insieme ma anche in modo significativo.
-
Dorme. - Risposero semplicemente come se fosse altrettanto ovvio.
- E
svegliatelo! Abbiamo il ritornello da fare! - Eccolo lì che cominciava
a bacchettare in modo fastidioso, si disse Chester.
Jerry
sospirò conscio che dopotutto aveva ragione, ma in via del tutto
sincera dovette dire:
-
Per onestà devo avvertirvi che quando viene svegliato così è di pessimo
umore! -
-
Chissà perché lo immaginavo! - Ridacchiò Chester che si pregustava uno
spettacolino non da poco.
-
Non me ne fotte un cazzo, se dobbiamo sbrigarci a finire non possiamo
aspettare i suoi comodi! Prima facciamo le parti dove siamo tutti
insieme poi perfeziono le mie… -
- E
cos’hai fatto fin’ora? Non stavi perfezionando le tue fottute parti? -
Fece il suo compagno mentre Jerry andava a svegliare rassegnato Jacoby.
-
Ma non ho finito! - Ecco che il tono di Mike continuava a salire
d’intensità isterica, era una cosa quasi impercettibile ma per un
orecchio allenato come il suo era chiaro.
L’urlo
di Tarzan si levò dal soggiorno e Chester si mise a ridere mentre Mike
lo ignorò completamente.
Indossava
gli occhiali da vista ed era in tuta comoda, al suo ragazzo piaceva
enormemente quando era in quella versione, lo trovava particolarmente
sexy.
Ora
lo fece rabbrividire.
-
Sembri un killer intellettuale! - La razza peggiore!
Quando
Jerry arrivò seguito da un brontolante Jacoby, Mike si era tolto i
famosi occhiali da vista e si era messo a guardare il problematico
collega.
-
Che cazzo di problema hai, si può sapere? Non potevamo aspettare prima
di riprendere? Abbiamo appena mangiato, ho la cazzo di digestione in
atto, porco cane! - La tensione salì specie quando Mike assottigliò lo
sguardo solitamente gentile e bonaccione.
Jerry
inghiottì a vuoto e Chester si alzò dalla batteria avvicinandosi
prevedendo tempesta già da subito.
-
Quando si fa una cosa la si fa bene altrimenti non la si fa! - Inteso
fra le righe: ‘se non ti va, vattene!’
Jerry
sgranò gli occhi sentitamente preoccupato e piazzandosi davanti alla
porta della sala prove gli sbarrò la strada. Non che Jacoby ci mettesse
molto a sbarazzarsene… arrivatogli davanti con la chiara intenzione di
andarsene, infatti, fece per prenderlo e spostarlo ma fu la voce di
Mike a fermarlo.
Si
alzò e gli si avvicinò, con le mani ai fianchi disse:
-
Jacoby Shaddix, vedi di piantarla di fare l’idiota! Non sei un bambino,
fai un lavoro che ti piace e allora fallo bene! Io lavoro in questo
modo! Datti da fare perché non è più ora di mollare! Non sei solo tu,
in questo progetto hanno speso il loro tempo e la loro sanità mentale
anche altre nove persone oltre a te! Svegliati e attivati
immediatamente! - Jacoby lo fissò e l’ascoltò incredulo almeno quanto
gli altri due, ma mentre loro poi si gelarono in attesa dello scoppio
della bomba atomica, la bomba atomica in questione si voltò di scatto e
come se fosse indiavolato diede un pugno fortissimo al muro poco più in
là di Jerry. Questi per un momento aveva anche creduto che lo colpisse
veramente credendo di andare incontro a morte certa.
Il
silenzio calò e Mike stesso si bloccò ma non impallidì né si mostrò
turbato, arrabbiato o spaventato.
Rimase
immobile lì dov’era a fissarlo sempre con le mani sui fianchi e l’aria
severissima. Jacoby dopo il pugno si era tornato a girare verso di lui
e quando lo vide Chester si fiondò lì convinto che lo colpisse ma così
non fu. Non dovette intervenire e dopo un istante di sguardi truci e
cupi da assassini, il più grosso e minaccioso dei due sorrise
magicamente come se fosse effettivamente schizofrenico e dandogli una
pacca amichevole sulla spalla così come niente, disse allegro:
-
Cominciamo? -
Jerry
e Chester si presero il viso fra le mani pensando che non era reale uno
così e Mike cedette alla tensione che comunque aveva subito ma
trattenuto bene. Pensare di venir picchiato da lui non era di certo una
passeggiata, ma poi ritrovarselo versione agnellino allegro non era
facile a sua volta.
Spiazzato
rimase stordito a fissarlo ancora un po’ fino a che lo vide sistemarsi
davanti al microfono e l’accese cominciando a gorgheggiare per
prepararsi a cantare.
-
Non è normale! - Commentarono i tre insieme.
No,
non lo era per niente!
Con
Jerry alla chitarra, Mike al piano oltre che voce con Chester e Jacoby,
cominciarono a lavorare sul ritornello.
Quella
mattina era andata male l’argomento ritornello perché Mike non si era
mai trovato soddisfatto, quel pomeriggio le cose non cambiarono molto,
anzi.
Jacoby
ogni volta faceva una versione diversa perché era incostante e si
dimenticava completamente quello che aveva fatto prima e Mike cambiava
a sua volta sempre perché non era mai soddisfatto. Chester era l’unico
a fare la sua parte sempre uguale e stabilmente. A lui piaceva come gli
veniva e ne era sempre soddisfatto ma, cosa molto più importante, si
ricordava come la faceva e non se la scordava.
All’ennesimo
cambio fu lui quello ad esasperarsi per primo e spazientito li mandò
completamente al diavolo.
-
Fottetevi tu e lo smemorato, cazzo! Insieme siete deleteri! Sempre a
dire ‘non mi piace’ e ‘com’è che era?’ Maccheccazzo! Come fate a
comporre voi? È fottutamente assurdo sto qua! - Fece poi a Jerry
indicando Coby.
Quest’ultimo
non si scompose trovando anzi divertente la sua sfuriata e Mike sospirò
in un misto fra il paziente e l’impaziente.
-
Per questo siamo solo io e Tobin a fare le musiche. Gliele presentiamo
e poi gli diamo la versione definitiva. Lui deve solo impararla
leggendo le note e riprodurla. Appena la sa -sai, a forza di farla e
rifarla a ripetizione leggendo la musica la impara- la registriamo. -
-
No, ma questo lo capisco, cioè lo immaginavo… ma dico… anche se ha le
note e la musica lui comunque va ogni volta per i cazzi suoi, in
pratica. Non che stoni, ok, però è fottutamente diverso e diverso e
diverso il modo in cui la fa! -
Replicò
Chester che si era seduto nella sedia con le rotelle e lo schienale in
pelle. Un po’ calmo lo era ma se avesse sentito di nuovo un
‘rifacciamo’ avrebbe gridato.
Jerry
capì cosa intendeva e si strinse nelle spalle. Era simpatico che
comunque parlassero di Coby come se non fosse lì.
-
Per questo non gli facciamo fare le musiche. Lui suona molti strumenti
ed è anche bravo ma non sa riprodurre lo stesso suono due volte, se
inventa. Ovviamente se legge le note e deve semplicemente suonare e
basta è un conto ma anche in quel caso personalizza. Lui deve
personalizzare tutto. Per questo riguardo al canto, una volta che gli
diamo la traccia di base, lo lasciamo fare come vuole. Non è che provi
e riprovi come un matto finchè non si sente soddisfatto. Lui la fa un
paio di volte, poi ci pensa e ci rimugina un paio di giorni e se la fa
durante la giornata tipo sai mentre fa la doccia o va in macchina… e
poi di punto in bianco quando gli gira, e solo lui sa cosa come e
perché, va in studio e registra. Quella sarà la versione definitiva!
Capisco però che lavorare con qualcuno in questo modo sia un casino…
specie se i cantanti sono tre ed uno dei due è perfezionista come lui.
Cioè… -
-
Cozzano completamente! Non potranno mai andare d’accordo
professionalmente. Sono del tutto diversi, lavorano all’opposto! Uno è
super approssimativo e non ha praticamente un metodo che sia uno,
l’altro è perfezionista, preciso e pignolo anzi… ossessivo! -
I
due continuarono a parlare degli altri come se non fossero presenti ma
il bello era che pur ascoltandoli non li sentivano veramente,
fregandosene altamente di ciò che dicevano pensavano a tutt’altro.
Mike
ovviamente al famoso ritornello e Jacoby a quando sarebbe riuscito a
far sesso con Jerry!
Quando
si tornò a sentire il pianoforte, invece della voce di Mike come
avrebbero pensato di sentire, si levò la voce di Jacoby e fu strano
perché era stranamente lascivo e sussurrato, come se fosse al telefono
su una linea erotica.
Tutti
si girarono a guardarlo e nonostante fosse strano ed insolito, Mike non
smise di suonare e fissandolo interdetto tutti videro il suo sguardo
mutare lentamente.
Jacoby
aveva il microfono come se lo stesse per divorare e l’espressione era
molto vogliosa.
Jerry
impallidì capendo a cosa pensava e Chester si concentrò su Mike.
Aveva
un’aria strana. Quell’aria da ‘mi sta arrivando l’illuminazione’!
Fu
così che prese al volo l’occasione e capendo che doveva assolutamente
catturarla per non farsela sfuggire, si alzò in piedi di scatto, si
appiccicò allo stesso microfono di Coby che sembrava sempre più una
parte anatomica un po’ troppo intima e si sovrappose alla sua voce
raccogliendo la sua stessa sfumatura erotica. Dopo averlo agganciato,
l’altro si zittì e proseguì lui da solo mutando leggermente il tono,
rimanendo comunque un po’ sul disperato andante.
A
stessa disperazione Mike lo riprese imitando perfettamente lo stesso
tono interpretativo. Quando Chester si sospese, lui continuò cambiando
e facendo il resto del ritornello in modo dolce e delicato.
Giunto
l’ultimo verso, gli occhi neri e concentrati di Mike si levarono e
attraverso le lenti da vista catturarono quelli altrettanto scuri di
Chester e Jacoby. Dei due solo il primo lo guardava e capì cosa voleva,
quindi prese l’altro per il mento gli girò la testa verso il microfono
che condividevano -e bisognava dire che la loro posizione era parecchio
equivoca visto che sembrava stessero facendo sesso orale da tanto che
avevano le bocche attaccate al microfono- e gli disse piano di fare
l’ultima frase.
Jacoby
eseguì automaticamente con la testa ancora immersa in Jerry e fu uguale
a prima, così come Chester e Mike la fecero a modo proprio.
Quando
le note cessarono il ritornello si concluse.
Il
silenzio, tutti si guardarono ad eccezione di Coby che aveva ancora la
testa per i fatti suoi e Mike parlò per primo piano piano come se non
volesse osare dire troppo.
-
Direi che ce l’abbiamo… - A Chester parve di assistere ad un miracolo!
- Così mi piace… cioè… abbiamo da lavorarci sull’ultimo verso
ovviamente ma così è bello… lui inizia e la fa a modo suo ma così,
piano e con quella punta d’erotico, poi tu ti aggiungi e riprendi lo
stesso tono lascivo, lui si ferma e fai il tuo pezzetto a modo tuo,
così malinconico. Poi ti riprendo io e quando ti fermi la personalizzo…
-
-
In quel modo così dolce… - Completò Chester ritenendo infatti la parte
di Mike di una dolcezza unica.
-
Il verso finale lo facciamo insieme ognuno come aveva fatto il proprio
ma dobbiamo riuscire ad incastrarci meglio perché tu sei molto alto, ad
esempio, mentre io basso, però Coby… Coby non è che l’ho inquadrato…
dovrebbe riuscire a fare la via di mezzo ma è in grado? Cioè su di lui
tu sali ed io scendo. -
A
Chester piaceva Mike quando faceva così perché costruiva qualcosa che
avevano e che era già bella di suo, sapeva che per quando avrebbe
finito sarebbe stata splendida, mentre quando non l’aveva e doveva
crearla di sana pianta, distruggeva di continuo tutto mandandolo fuori
di testa.
Abbandonato
Jacoby a sé stesso, lo raggiunse e si sedette al piano con lui
continuando a parlare del ritornello e scrivendosi appunti precisi su
tutto.
Jerry
rimase ad osservarli stupito, erano in un altro mondo, in un’altra
dimensione molto lontana da loro. Gli parvero irraggiungibili ma erano
belli.
Erano
davvero molto belli e li invidiò chiedendosi se lui sarebbe mai
riuscito a fondersi tanto bene col mondo di Coby e ad andarsene insieme
escludendo tutto e tutti in quella maniera.
Istintivamente
lo guardò e vide che lo osservava a sua volta. Leccava con la punta
della lingua il microfono e di nuovo la sua espressione era talmente
carica di desiderio che lì per lì fu impossibile non immaginare a cosa
pensava. Specie perché puntava spudoratamente a lui.
Jerry
si sentì a disagio arrossendo addirittura, possibile che quando faceva
quel tipo di voce pensava a lui?
Gli
era sempre piaciuto da matti in quei momenti...
A
sua volta pensieroso anche se imbarazzato, gli si avvicinò e gli tolse
il microfono di mano, non poteva continuare così… ogni cosa che avesse
una forma fallica lui era lì a farsela sempre in quel modo. A pranzo
era quasi morto a guardarlo mangiare.
Forse
era il caso di accontentarlo…
Nel
momento in cui lo pensò, le mani libere di Coby corsero ai suoi
pantaloni e glieli slacciarono velocissimo.
Non
era normale.
-
Coby, ti prego… - Lo disse con sofferenza, come se lui stesso si stesse
enormemente sforzando di non lasciarglielo fare.
Non
fu lui a dargli tregua, comunque.
-
Allora, chi ha fame? - La voce squillante di Chester si levò, dovevano
aver finito il pezzo del ritornello e ottenuto il via libera da Mike.
Nell’istante
in cui sentì la parola fame, Coby piantò in asso Jerry e si fiondò come
una scheggia su Chester appendendosi al suo collo. Per poco non gli
fece venire il colpo della strega e gridando in contemporanea, uno per
insultare e l’altro per dire ‘sì’ a ripetizione, si trascinarono a
fatica fuori dalla sala prove.
Jerry
era ancora accaldato ed abbottonandosi i jeans aperti dall’altro, si
avvicinò a Mike ancora seduto al pianoforte.
Sembrava
di nuovo assente e gliene fu grato. Ebbe comodamente modo di
riprendersi dalla voglia impellente di farsi il compagno e quando fu
tornato in sé, si soffermò vicino al pianoforte che riprendeva a
suonare.
-
Ma Mike, non ti prendi una pausa? -
Mike
senza sospendere le dita, alzò gli occhi su di lui e sorridendo stanco
ma gentile, rispose con un evidente peso in meno rispetto a prima.
-
No, finchè ho un lavoro da fare non mi do pace… - L’aveva intuito…
-
Ma perché hai concesso a noi una pausa allora? -
-
Non sono un dittatore… so che una pausa serve. Io comunque voglio
perfezionare la mia strofa e per questo posso farlo da solo. Oltretutto
sì, l’ultimo verso del ritornello dobbiamo provarlo di nuovo ma
possiamo farlo stasera. E poi ho pensato che tanto lui non sarà mai
capace di rifare due cose identiche… una volta che io so come la
voglio, quando andiamo in registrazione vedrò di fargliela rifare
uguale. In qualche modo farò, insomma… - A Jerry parve troppo ottimista
ma vedendo tutti i progressi che era riuscito a fare in poco tempo, si
rilassò lasciandolo fare.
Era
davvero talentuoso se non altro nell’arrivare agli altri e nel fargli
effettivamente fare tutto ciò che voleva. Così non ne aveva mai
incontrati e per un istante si chiese anche se lui avrebbe mai potuto
avere davvero tutto quel potere su Jacoby. Non voleva controllarlo ma
voleva essere preso in considerazione da lui.
A
volte gli sembrava che fosse solo una questione di sesso e basta.
“E
se fosse semplicemente attratto sessualmente da me e basta e
confondesse questo con sentimenti ed altro? Sembra che mi trovi solo
quando ha voglia di sesso!”
Con
questi pensieri che l’incupirono repentinamente, se ne andò dalla sala
lasciando Mike alla sua strofa.
“Non
si è nemmeno accorto che siamo riusciti a fare il ritornello giusto
perché pensava a lui! Certo a come portarselo a letto, ma comunque
pensava a lui, non al sesso in generale… penso che quello che non ha
consapevolezza di sé fra tutti non è tanto Coby quanto Jerry!”
La
riflessione Mike però la tenne per sé conscio che non era né il luogo
né il momento per esternarla.
Comunque
dovevano vedersela fra di loro, avevano fatto già abbastanza.