CAPITOLO
XXIII:
SOPRATTUTTO
Le
urla che avevano sentito se l’erano aspettate, dopotutto, quindi non
intervennero e dai gemiti che dopo si levarono dalla camera chiusa fu
inconfutabile che avevano fatto bene.
-
Devono cavarsela da soli, comunque. - Disse Mike alzandosi dal tavolo e
sparecchiando. Sicuramente gli altri due non avrebbero mangiato, quella
sera.
Chester
rimase ad osservarlo incuriosito, era davvero strano quel suo
ragionamento. Ovvero era un modo di pensare tipico suo e non di Mike,
però gli piacque. Non lo trovò più indurito, solo semplicemente giusto.
Incurvando
gli angoli delle labbra con fare soddisfatto, lo vide dirigersi di
nuovo alla sala prove e sospirando spense immediatamente tutto il suo
orgoglio verso il compagno.
Sbuffando
infatti brontolò:
-
Cazzo, ancora! Ma non ci posso credere! Questa volta esagera! -
Suo
malgrado quando lo raggiunse e lo vide al pianoforte e con la chitarra
elettrica in mano, scuotendo il capo sconsolato, si stese a terra
decidendo che non ci avrebbe più combattuto.
Ormai
era andato, tanto valeva aspettare che tornasse.
Mike
era Mike, era fatto così, non ci teneva molto a svenarsi nel tentativo
di cambiarlo e renderlo più umano per quei versi da alieno che aveva.
Si era innamorato anche di quelli, in fondo, anche se spesso lo
facevano litigare e finiva quasi per picchiarlo.
Del
resto anche lui aveva cose che non andavano secondo Mike!
Quando
finì ritenendosi pienamente soddisfatto sotto ogni aspetto e decidendo
che gli effetti speciali li avrebbe visti l’indomani con Joe, Mike si
alzò stiracchiandosi. Era tutto anchilosato e gli faceva pure un gran
male la testa oltre che la schiena, le braccia, il collo, il sedere e…
bè, tutto.
Però
il sorriso d’orgoglio non si spense, era molto contento di sé e di ciò
che era riuscito a fare, finalmente poteva dire che era finito. Quasi.
Insomma, poi domani avrebbe visto il resto con Joe.
Mettendo
finalmente da parte per la prima volta seriamente la canzone, cercò
Chester il quale l’aveva perso parecchie ore indietro. Guardò
l’orologio, era molto tardi, oltre la mezzanotte.
Quando
vide che dormiva steso a terra sulla moquette il senso di colpa
cominciò a sentirsi inevitabilmente. Come era riuscito a prendere sonno?
“Domani
mattina sarà pieno di dolori, non può con la schiena che si ritrova!”
Chester
saltava e faceva il pazzo sul palco ma a conti fatti aveva avuto molti
problemi alla schiena in passato e non solo con quella. Preoccupato si
chinò sul compagno e carezzandolo dolcemente sulla nuca e poi sulla
spina dorsale, lo chiamò piano:
-
Tesoro, sveglia… - Gli veniva spontaneo chiamarlo così in certi momenti
e Chester lo adorava sebbene non voleva lo facesse sempre.
Vedendo
che non si svegliava allora si sedette e chinandosi ulteriormente portò
il labbro all’orecchio, quindi cominciò a baciarlo piano e soffiarci
dentro leggero.
-
Amore… - I mugolii di Chester denotarono il suo ritorno ed il suo
apprezzamento. Mike sorrise ma proseguì lambendogli il lobo.
-
Svegliati, tesoro, andiamo nel letto… - Intanto la mano era finita
sotto la maglietta ma sempre ad accarezzare lieve la schiena, aveva
paura che gli facesse molto male anche se dai suoi mugolii sembrava
stare meglio di quel che pensasse.
-
Ti senti soddisfatto? - Fece con voce assonnata ed impastata di sonno,
Mike sorrise sentendolo e si intenerì più di quanto già non lo fosse.
Nessuno si sarebbe steso per terra ad aspettare le sue paturnie da
genio della musica, anzi… l’avrebbero mandato a quel paese e sarebbero
andati a letto.
-
Mm mh… - annuì strusciando il naso contro il collo come facevano i
gatti. Spesso Chester lo paragonava a quell’animale e lui non ne capiva
il motivo.
Proseguì
comunque dietro sulla nuca, si solleticò fra i capelli corti e poi
scese allargandogli il colletto della maglietta. Adorava la sua pelle,
era liscia e morbida e i tatuaggi lo facevano impazzire, in qualche
modo.
Chester
rimase immobile in quella posizione a pancia in giù come un cagnolino
-ovviamente non erano animali uguali- e con aria estremamente felice e
soddisfatta, di chi era al settimo cielo e avrebbe vissuto l’apocalisse
con gioia, lo sentì alzargli del tutto la maglietta. Sapeva che
l’avrebbe fatto, Mike non sapeva resistere alla tentazione di tuffarsi
in quella parte di Chester, per questo si metteva a torso nudo appena
poteva. Certamente non sopportava il caldo ma farsi guardare e toccare
da lui… bè, era divino.
Se
per l’altro il punto debole era la schiena del ragazzo, per questi era
quando gliela toccavano!
-
Ti fa male? - Gli chiese con le labbra sulla pelle, fra le scapole.
Rabbrividì col movimento sommesso delle labbra ed espose ulteriormente
la sue ‘ali‘. Mike non resistette e lambì con le labbra la punta di una
delle due. Era un po’ troppo magro, Chester, a volte sfiorava
l’anoressia ma l’unica cosa positiva era che certe parti del suo corpo
erano particolarmente piacevoli da stuzzicare. Pure le anche, come le
scapole, erano particolarmente piacevoli da tormentare con la bocca.
-
Un po’… - Rispose l’altro con sincerità non tanto perché non sapeva
mentire -sapeva benissimo farlo- quanto perché sapeva cosa significava
dirgli che aveva male da qualche parte.
Il
compagno, ovviamente, non si fece sfuggire l’occasione e percorrendo la
spina dorsale con la punta della lingua, vertebra per vertebra che
purtroppo si sentivano quasi alla perfezione, raggiunse il tatuaggio
della scritta ‘Linkin Park’ nella zona lombare, quella che tendeva a
fargli più male solitamente.
Sempre
a diretto contatto su di lui, mormorò piano:
-
Non dovevi aspettarmi dormendo a terra… - Fece, ma sapeva che niente al
mondo l’avrebbe staccato da lì.
In
sala di registrazione, dove Mike tendeva a passare la maggior parte del
tempo per perfezionare e sperimentare, c’era un divano e Chester si
accoccolava sempre là, ma lì a casa essendo che c’era un soggiorno con
tanti divani e poltroncine, una camera con un letto matrimoniale e
addirittura uno studio con un divano letto, non avevano pensato che
servisse un altro sofà nella sala prove.
Ovviamente
Mike ci stava ripensando.
-
Fatti perdonare! - Mugolò Chester provocante, Mike si accese. Non che
ci voleva molto per accenderlo, in effetti ogni cosa del suo compagno a
partire dalla voce era in grado di accenderlo, ma c’erano volte in cui
magari sembrava vincere la stanchezza o la responsabilità ed allora non
andava oltre.
Quella
volta non ci pensava minimamente a smettere.
Doveva
ringraziarlo come si doveva per tutta la pazienza che aveva dimostrato
in quei due giorni di composizione. Sapeva di essere entrato in
modalità ossessivo compulsivo e solo lui riusciva a sopportarlo, ormai,
quando ci finiva.
Con
la punta della lingua gli riscrisse il tatuaggio e sentendolo sospirare
di piacere, infilò le mani sotto il bacino, gliel’alzò fino a riuscire
a slacciargli i jeans, quando ci riuscì glieli abbassò. Chester
collaborava docile, gli piaceva quando Mike prendeva il sopravvento in
quel modo. Tornò a stendersi del tutto con un sorriso beato nel
sentirsi anche coi boxer abbassati e continuò a modulare la voce nel
modo che all’altro piaceva tanto. Era la cosa più bella che in quel
momento gli potesse fare.
Scese
con lentezza esasperante sulla curva soda del suo fondoschiena
percorrendola e solleticandolo, si lamentò appena per quanto lo faceva
aspettare e Mike ridacchiò decidendo che poteva accontentarlo per una
volta. Di attese gliene aveva date molte.
Lo
prese infatti per i fianchi e lo tirò su sulle ginocchia lasciandolo
comunque steso. Esposta la parte posteriore che gli interessava,
cominciò a lavorarci con estrema calma, come se lo stesse curando.
Mentre si occupava della sua entrata con la lingua e le dita, l’altra
mano libera si occupava di sé. Voleva farlo alla maniera di Chester ma
comunque con del suo.
Chester
era spiccio e brutale, volgare e senza romanticismo, Mike invece amava
assaporare con calma ogni istante, metterci tutto il sentimento che
poteva.
La
via di mezzo quella volta sarebbe stata andare subito al sodo ma con
dolcezza.
Alla
fine risultò di una sensualità assoluta e Chester gradì con lamenti che
indicavano non ce la faceva ad aspettare ancora.
Più
sentiva la sua voce, più si eccitava e capì che non gli sarebbe servita
molto la sua mano. Quando si sentirono pronti ma assolutamente senza
fretta e foga, Mike si alzò sulle ginocchia e tenendolo per i fianchi
scivolò piano in lui.
Chester
si inarcò emettendo un sospiro lascivo liberatore nella stessa medesima
maniera del compagno e quasi subito cominciarono a muoversi insieme.
Mike
cercava di mantenere una padronanza di fondo, cercava di non esplodere
nella follia e di cogliere piano piano ogni crescendo senza bruciare
tutto, Chester però fremeva per aumentare come in una giostra che da
zero saliva a cento in un istante.
Si
muoveva andandogli incontro a tutti i suoi colpi, costringendolo
inevitabilmente ad andare più veloce e più forte. Fu così che finirono
per risalire vertiginosamente insieme senza pietà e naturalmente non se
ne pentirono nel cadere giù insieme in perfetta sincronia con entrambe
le voci unite come i loro corpi. All’unisono.
Mike
si accasciò dopo dei secondi che parvero interminabili, le forze
l’abbandonarono e abbracciando Chester si stese di schiena portandoselo
sul petto, non voleva più andarsene e muoversi, non sarebbe riuscito
mai e poi mai a raggiungere la camera.
In
un attimo subì tutta la stanchezza di quei giorni passati a lavorare
instancabilmente su quella canzone, crollò tutto e quando senza un
briciolo di forze si tirò a stento il volto del compagno sul proprio,
con gli occhi perfino chiusi lo baciò senza comunque le forze di
approfondire.
-
Amore? - Chiamò poco dopo Chester vedendo che si metteva a dormire lì
dov’era. Solitamente lui usava quel termine ancora meno dell’altro ma
c’erano volte in cui era automatico.
Erano
entrambi nudi e stesi sul pavimento che fortunatamente era moquette
nera.
-
Mmm. - Fece appena l’altro.
Chester
ghignò appoggiandosi sul gomito ed osservandolo meglio. Il viso segnato
e stanco ma rilassato e contento, si vedeva che era stremato ma sereno,
molto soddisfatto e lui lo era di conseguenza. Doveva aver fatto un
buon lavoro e la conclusione era stata altrettanto degna.
Gli
percorse il viso sudato, i lineamenti dolci e le labbra leggermente
carnose. Aveva delle belle labbra, peccato che la barba e i baffi la
nascondesse. Quando la diminuiva si vedeva meglio.
-
Dovremmo andare nel letto… -
-
Mmm… - Fu tutto quello che ottenne. A quel punto capì che sarebbero
rimasti a dormire lì e alzando le spalle si accomodò sul suo petto
morbido. Lui di certo stava bene.
Fu
così che fregandosene altamente delle rispettive condizioni
improponibili, si addormentarono veramente sul pavimento.
L’indomani
mattina il primo a svegliarsi con sommo stupore di tutti fu Jacoby.
Il
ragazzo che come tutti aveva dormito nudo, sgusciò straordinariamente
silenzioso giù dal letto lasciando Jerry in un sonno profondissimo,
quindi senza preoccuparsi di vestirsi perché lui dopo il sesso girava
nudo per un po’, figlio permettendo, andò in cucina alla ricerca di un
po’ di caffè.
In
realtà era stato convinto di trovare Mike sveglio ancora dalla sera
precedente e dicendosi nella nebbia nella sua mente ancora addormentata
che anche se così era poteva per logica -!!!- trovarlo nella sala
musica a provare, senza alzare un ditino santo per farsi il caffè da
solo, andò a cercarlo.
Cosa
gli passasse di preciso per la testa era un mistero, forse non pensava
a nulla, andava senza riflettere.
Quando
si infilò nella stanza delle prove, vide Chester e Mike subito
illuminati dalla lampada che era nell’angolo in fondo.
Peccato
che erano stesi a terra nudi che dormivano.
Quando
li vide non se ne stupì nemmeno un secondo, gli parve quasi ovvio tanto
da chiedersi come avesse potuto non pensarci da solo, poi sorridendo
contento e volendo condividere la sua splendida notte con Jerry, si
stese per terra accanto a loro, su Mike ma dall’altra parte rispetto
Chester.
Si
appoggiò sempre a pancia in giù poco aggraziatamente sul ragazzo che
naturalmente si svegliò per la mancanza di fiato, la sua lamentela
svegliò anche l’altro che imprecò e quando videro che la colpa come
sempre era di quell’invadente di Jacoby, subito immancabili arrivarono
i mille altri dolori per la notte a terra in quelle condizioni.
Jacoby
però pareva contento e splendente, anche se tutto scarmigliato e con i
segni del lenzuolo sul viso.
-
Cos’è quell’affare sulla sinistra che mi tocca la gamba? - Chiese Mike
notandolo nell’immediato ancora prima di rendersi conto della nudità
del loro amico mentecatto.
L’amico
mentecatto in questione rispose fiero:
-
Il mio cazzo! Sono nudo come voi! Siamo proprio degni compagni! -
-
Io e lui siamo compagni, tu sei solo uno stronzo impiccione! Che
diavolo vuoi? - Ringhiò cattivo Chester mentre Mike diventava rigido e
rosso come una spranga di ferro arrugginita.
-
Ho scopato con Jerry! - Esclamò subito non considerando un’offesa
l’uscita dell’altro. Era talmente sorridente che poteva illuminare
l’antro di una strega oscura.
-
Ma va’! Non l’avevamo mica sentito! - Fece subito Chester scanzonato
premendo poi il viso sul collo di Mike ancora immobile e zitto. Era
sotto shock, probabilmente si sarebbe ripreso tardi.
-
E’ stato meraviglioso. Prima abbiamo litigato, volevo lasciarlo perché
rovino tutto quello che tocco, nel giro di poco impazziscono come me e
non volevo che succedesse a lui, cioè se capita agli altri chi se ne
fotte ma lui no, non doveva, così volevo lasciarlo però lui ha gridato
incazzato nero dicendo che non dovevo chiedendomi cosa poteva fare per
poter stare con me. Alla fine abbiamo scopato. Io gli ho detto di
essere sé stesso e non cercare di capirmi o di fare la cosa migliore
per me, di mandarmi a cagare quando vuole e non farsi riguardi del
cazzo. È stato splendido, l’ho preso in un modo che non mi era mai
capitato con nessun altro e di persone con cui sono stato ne ho avute!
Certo, tutte donne, non è la stessa cosa ma… forse è per questo che era
diverso? È stato così virile e maschio che c’ho una voglia di rifarlo
bestiale! -
-
Si sente! - Disse lugubre Mike con una voce tesa e stridula. Chester si
tirò su il necessario per capire come mai lo dicesse e quando vide
Jacoby fare movimenti inequivocabili di bacino proprio contro la coscia
del suo ragazzo, si mise a ridere come un idiota. La scena in generale
era comica, ma la faccia di Mike era un capolavoro da immortalare.
Decise
di imprimersela per bene.
-
Piantala, non devi scopare me! - Cercò di ammonirlo con forza nella
speranza che la smettesse di strofinare il suo inguine in quel modo,
peccato che in reazione lo sentì aumentare e diventare sempre più
convinto tanto che l’eccitazione di Jacoby divenne eccessivamente dura.
Doveva
solo trovare un modo per farlo smettere ma l’altro coglione del suo
moroso rideva come… un coglione… e lui schiacciato sotto entrambi aveva
mobilità limitate.
-
Smettila che altrimenti urlo! - Non era una grande minaccia e lo sapeva
bene ma si rese conto di non saper come liberarsi. Provò a piantargli
le unghie sulla schiena ma parve piacergli, quindi scese sui glutei
cercando di fermare il bacino. Il risultato fu peggiore, naturalmente,
e sentendolo sempre più eccitato ed intenzionato ad andare avanti, vide
la sua espressione. Il viso era vicino ed abbandonato nel piacere ma
sempre con quel che di idiota sadico senza speranza. Capire cosa
diavolo gli passasse per la testa non sarebbe mai stato possibile.
-
Chester se ti alzi forse posso togliermelo di dosso… - Ma quando capì
che stava già provando a muovere il destro su cui aveva dormito tutta
la notte, si rese conto che era completamente addormentato. Fu allora
che realizzò che questa volta sarebbe stata dura e si infuriò:
-
Se non la smetti e non mi liberate mi vendicherò appena finite le
vostre porcherie. - Chester non aveva cominciato ma lo conosceva e
sapeva che presto ci si sarebbe messo e se avrebbe iniziato per lui
sarebbe stata la fine.
Realizzando
quali erano le sue vendette, Jacoby che era Jacoby si fermò
immediatamente e si alzò di scatto come se Mike fosse incandescente.
Questi lo fissò stupito e poco dopo Chester scoppiò a ridere
rotolandosi per terra come un idiota.
-
L’hai terrorizzato quando ti sei vendicato! E dire che sembrava essersi
divertito! - Disse fra una risata e l’altra.
Jacoby
lo fissò imbronciato e Mike si mise a sedere piano tutto dolorante, si
massaggiava la schiena e il braccio che ora si informicolava tutto e le
sue smorfie erano un capolavoro. Non si sarebbe mai aspettato quella
reazione dal cantante dei Papa Roach ma tant’era che meglio di così non
avrebbe osato sperare.
Si
guardò intorno alla ricerca dei vestiti, voleva coprirsi ma erano
troppo lontani e all’idea di muoversi gli venivano le lacrime agli
occhi per tanto dolore che aveva in ogni osso che lo componeva. Guardò
poi gli altri due che invece sembravano non avere il minimo problema a
rimanere nudi come se tutto quello fosse perfettamente normale.
“Dove
ce l’hanno il pudore sti due deficenti?”
In
risposta ci fu la voce squillante di Jacoby che per poco non gli
perforò i timpani:
-
Mike, ma sei super dotato! - Con un attacco allucinante di tosse sentì
Chester addirittura ridere. Quello stronzo gliel’avrebbe pagata!
-
Visto che uomo fortunato che sono? - Fece esaltato lo stronzo in
questione come se fosse merito suo la dote di Mike.
-
Tu invece sei piuttosto nella norma… - Fece deluso Jacoby rendendosi
conto che le altre volte non li aveva visti bene. Ora erano lì
inevitabilmente in bella mostra come se fossero dei nudisti dalla
nascita. Jacoby e Chester lo erano di certo, Mike stava solo cercando
di non morire preda della tosse isterica. I colori del suo viso erano
come quelli dell’arcobaleno.
-
Fottiti! Guardati te invece come sei scarso! - Jacoby si mise in
ginocchio punto anch’egli sul vivo e cominciando a menarselo come fosse
normale amministrazione, sbottò acceso come un vulcano:
-
Ma vaffanculo! Sono a riposo! In tiro è tutta un’altra cosa, stronzo
che non sei altro! -
A
quello anche Chester si mise in ginocchio e gli si portò davanti
cominciando a fare la stessa cosa per stimolarsi e mostrargli che anche
per lui valeva quel discorso:
-
Vaffanculo tu! Anche io così divento una bestia, che ti credi? Devi
proprio essere uno sfigato per averlo talmente piccolo che sia in tiro
che a riposo continua a non vedersi nemmeno! - Continuò con un tono di
voce altrettanto alto e acceso.
-
Di sfigati simili ce ne sono eccome! - Fece comunque Jacoby vedendo che
in tiro arrivavano su per giù alla stessa lunghezza. Sembravano due
idioti che facevano gli idioti e quando Mike li sentì commentare e
confrontarseli mettendosi vicini per guardare chi l’aveva più lungo e
largo, si rese conto non sembravano idioti ma lo erano proprio.
-
Siamo abbastanza uguali così… - Dissero alla fine. Mike sperò che
potessero piantarla e proprio quando sperava di essere riuscito a
ritrovare la mobilità corporea per raggiungere i famosi vestiti più in
là, i due si guardarono complici e pensando alla stessa identica cosa
fissarono malati anche Mike ed il suo inguine bellamente a riposo.
-
Pensa lui come dev’essere in tiro… - Fece Jacoby senza riflettere che
Chester lo sapeva benissimo, non tardò a ricordarglielo fiero ed
orgoglioso come se fosse il suo:
-
Lo so bene com’è che cazzo credi! E confermo… un capolavoro! - Mike
sgranò gli occhi con l’inferno che si specchiava dentro e capendo in un
nano secondo cosa sarebbe successo nel giro di un istante, prima ancora
di poter correre ai provvedimenti era con Jacoby sopra che tentava di
prenderglielo in mano per farglielo indurire come voleva.
-
Coby, porca puttana, lasciami! - Ovviamente il legittimo proprietario
cercava di impedirglielo e nel farlo si era buttato giù di fianco
stringendo le gambe e coprendosi l’inguine.
-
Dai, fammi vedere! Fatti una sega tu se non vuoi che te la faccia io!
Voglio vedere com’è in tiro, Mike! -
Le
voci non erano basse e Jacoby non demorse mentre Chester tornava a
rotolare dal ridere. Le urla di Mike si sentirono perfino al Polo Nord
e quando si sentì attanagliare da dietro sentì l’erezione della
calamità naturale ancora eccitata da prima premere proprio fra i suoi
glutei. Mike pregò convulsamente che non si rendesse conto della
posizione in cui si era ’accidentalmente’ messo e quando capì che
comunque in un modo o nell’altro ce la stava per fare ed insinuarsi fra
gambe e mani, tornò a minacciarlo con una furia spaventosa che lo rese
irriconoscibile:
-
Mi vendico, porco fottuto che non sei altro! - Non era una grande
offesa per lui ma la minaccia sortì di nuovo l’effetto desiderato e
solo in un secondo momento avrebbe capito che aveva paura che quella
volta la sua vendetta machiavellica e crudele avrebbe colpito Jerry.
Conoscendo il tipo di vendette di Mike avrebbe anche potuto inscenare
la sua morte e con l’abilità che possedeva poteva pure riuscire a
farglielo credere davvero, era meglio evitare di farlo arrabbiare
seriamente.
-
Pazzo sì, scemo no! - Commentò da solo alzandosi per non avere la
tentazione di tornargli addosso. Mike con stupore si ritrovò di nuovo
libero e ci mise un po’ a capire che ce l’aveva fatta ed era uscito
quasi indenne. Quasi. I dolori rimanevano.
Poi
le risa sguaiate del suo moroso lo raggiunsero e con uno sguardo
fulminante ed inquietante, lo rimbeccò acido:
-
Io e te abbiamo finito di scopare! - Disse alla sua maniera. Chester
smise all’istante per poi fiondarsi sul compagno a baciargli ogni
centimetro di viso.
Il
tutto ancora rigorosamente nudi e rotolanti sul pavimento e fra le
esclamazioni acute di Jacoby:
-
Comunque il mio era più lungo del tuo, in tiro! Mike sarà pure il
vincitore ma io sono il secondo! -
Da
fuori la stanza, precisamente davanti alla porta chiusa, ad ascoltare
gli schiamazzi inequivocabili dei tre campioni di scempiaggine
all’intero, c’erano niente meno che Jerry e Joe il quale era arrivato
ormai da mezz’ora secondo l’accordo con Mike del giorno precedente.
Joe
aveva in mano il cellulare impostato sulla ripresa video pronta per
essere usata e la sua espressione sul viso era da perfetto sadico,
Jerry invece era scarmigliato -ma vestito- e con un’espressione
talmente scettica da distinguere solo due trattini orizzontali per gli
occhi ed uno per la bocca come uno smile vivente.
-
Io entro e filmo, tu che fai? - Chiese Joe con un ghigno malefico sul
viso orientale e la mano sulla maniglia.
-
Io non voglio saperne nulla. - Borbottò cavernoso Jerry aggiungendo un
gesto di sminuimento con la mano, dopo di questo si girò e tornò in
camera a continuare a dormire.
Non
era geloso, qualunque cosa stessero facendo era una delle solite
stupidaggini di Jacoby, era relativamente tranquillo anche se
l’espressione da ‘è proprio un caso senza speranza’ l’aveva tutta.
Tanto
che aveva da preoccuparsi?
“Nessuno
lo vorrebbe per più di una scopata, solo io sono il pazzo.” Poi si
fermò rendendosi conto di un’altra cosa: “Che cazzo, sono io quello più
schizzato fra me e Coby!”
Il
che era tutto dire davvero. Certamente però non aveva torto, per
innamorarsi e volere Jacoby nella sua interezza, con tutte le follie
che tirava fuori di continuo, doveva proprio essere matto.
“E
di Mike mi fido!”
Soprattutto.