CAPITOLO XXIII:
SOPRATTUTTO

Le urla che avevano sentito se l’erano aspettate, dopotutto, quindi non intervennero e dai gemiti che dopo si levarono dalla camera chiusa fu inconfutabile che avevano fatto bene.
- Devono cavarsela da soli, comunque. - Disse Mike alzandosi dal tavolo e sparecchiando. Sicuramente gli altri due non avrebbero mangiato, quella sera.
Chester rimase ad osservarlo incuriosito, era davvero strano quel suo ragionamento. Ovvero era un modo di pensare tipico suo e non di Mike, però gli piacque. Non lo trovò più indurito, solo semplicemente giusto.
Incurvando gli angoli delle labbra con fare soddisfatto, lo vide dirigersi di nuovo alla sala prove e sospirando spense immediatamente tutto il suo orgoglio verso il compagno.
Sbuffando infatti brontolò:
- Cazzo, ancora! Ma non ci posso credere! Questa volta esagera! -
Suo malgrado quando lo raggiunse e lo vide al pianoforte e con la chitarra elettrica in mano, scuotendo il capo sconsolato, si stese a terra decidendo che non ci avrebbe più combattuto.
Ormai era andato, tanto valeva aspettare che tornasse.
Mike era Mike, era fatto così, non ci teneva molto a svenarsi nel tentativo di cambiarlo e renderlo più umano per quei versi da alieno che aveva. Si era innamorato anche di quelli, in fondo, anche se spesso lo facevano litigare e finiva quasi per picchiarlo.
Del resto anche lui aveva cose che non andavano secondo Mike!

Quando finì ritenendosi pienamente soddisfatto sotto ogni aspetto e decidendo che gli effetti speciali li avrebbe visti l’indomani con Joe, Mike si alzò stiracchiandosi. Era tutto anchilosato e gli faceva pure un gran male la testa oltre che la schiena, le braccia, il collo, il sedere e… bè, tutto.
Però il sorriso d’orgoglio non si spense, era molto contento di sé e di ciò che era riuscito a fare, finalmente poteva dire che era finito. Quasi. Insomma, poi domani avrebbe visto il resto con Joe.
Mettendo finalmente da parte per la prima volta seriamente la canzone, cercò Chester il quale l’aveva perso parecchie ore indietro. Guardò l’orologio, era molto tardi, oltre la mezzanotte.
Quando vide che dormiva steso a terra sulla moquette il senso di colpa cominciò a sentirsi inevitabilmente. Come era riuscito a prendere sonno?
“Domani mattina sarà pieno di dolori, non può con la schiena che si ritrova!”
Chester saltava e faceva il pazzo sul palco ma a conti fatti aveva avuto molti problemi alla schiena in passato e non solo con quella. Preoccupato si chinò sul compagno e carezzandolo dolcemente sulla nuca e poi sulla spina dorsale, lo chiamò piano:
- Tesoro, sveglia… - Gli veniva spontaneo chiamarlo così in certi momenti e Chester lo adorava sebbene non voleva lo facesse sempre.
Vedendo che non si svegliava allora si sedette e chinandosi ulteriormente portò il labbro all’orecchio, quindi cominciò a baciarlo piano e soffiarci dentro leggero.
- Amore… - I mugolii di Chester denotarono il suo ritorno ed il suo apprezzamento. Mike sorrise ma proseguì lambendogli il lobo.
- Svegliati, tesoro, andiamo nel letto… - Intanto la mano era finita sotto la maglietta ma sempre ad accarezzare lieve la schiena, aveva paura che gli facesse molto male anche se dai suoi mugolii sembrava stare meglio di quel che pensasse.
- Ti senti soddisfatto? - Fece con voce assonnata ed impastata di sonno, Mike sorrise sentendolo e si intenerì più di quanto già non lo fosse. Nessuno si sarebbe steso per terra ad aspettare le sue paturnie da genio della musica, anzi… l’avrebbero mandato a quel paese e sarebbero andati a letto.
- Mm mh… - annuì strusciando il naso contro il collo come facevano i gatti. Spesso Chester lo paragonava a quell’animale e lui non ne capiva il motivo.
Proseguì comunque dietro sulla nuca, si solleticò fra i capelli corti e poi scese allargandogli il colletto della maglietta. Adorava la sua pelle, era liscia e morbida e i tatuaggi lo facevano impazzire, in qualche modo.
Chester rimase immobile in quella posizione a pancia in giù come un cagnolino -ovviamente non erano animali uguali- e con aria estremamente felice e soddisfatta, di chi era al settimo cielo e avrebbe vissuto l’apocalisse con gioia, lo sentì alzargli del tutto la maglietta. Sapeva che l’avrebbe fatto, Mike non sapeva resistere alla tentazione di tuffarsi in quella parte di Chester, per questo si metteva a torso nudo appena poteva. Certamente non sopportava il caldo ma farsi guardare e toccare da lui… bè, era divino.
Se per l’altro il punto debole era la schiena del ragazzo, per questi era quando gliela toccavano!
- Ti fa male? - Gli chiese con le labbra sulla pelle, fra le scapole. Rabbrividì col movimento sommesso delle labbra ed espose ulteriormente la sue ‘ali‘. Mike non resistette e lambì con le labbra la punta di una delle due. Era un po’ troppo magro, Chester, a volte sfiorava l’anoressia ma l’unica cosa positiva era che certe parti del suo corpo erano particolarmente piacevoli da stuzzicare. Pure le anche, come le scapole, erano particolarmente piacevoli da tormentare con la bocca.
- Un po’… - Rispose l’altro con sincerità non tanto perché non sapeva mentire -sapeva benissimo farlo- quanto perché sapeva cosa significava dirgli che aveva male da qualche parte.
Il compagno, ovviamente, non si fece sfuggire l’occasione e percorrendo la spina dorsale con la punta della lingua, vertebra per vertebra che purtroppo si sentivano quasi alla perfezione, raggiunse il tatuaggio della scritta ‘Linkin Park’ nella zona lombare, quella che tendeva a fargli più male solitamente.
Sempre a diretto contatto su di lui, mormorò piano:
- Non dovevi aspettarmi dormendo a terra… - Fece, ma sapeva che niente al mondo l’avrebbe staccato da lì.
In sala di registrazione, dove Mike tendeva a passare la maggior parte del tempo per perfezionare e sperimentare, c’era un divano e Chester si accoccolava sempre là, ma lì a casa essendo che c’era un soggiorno con tanti divani e poltroncine, una camera con un letto matrimoniale e addirittura uno studio con un divano letto, non avevano pensato che servisse un altro sofà nella sala prove.
Ovviamente Mike ci stava ripensando.
- Fatti perdonare! - Mugolò Chester provocante, Mike si accese. Non che ci voleva molto per accenderlo, in effetti ogni cosa del suo compagno a partire dalla voce era in grado di accenderlo, ma c’erano volte in cui magari sembrava vincere la stanchezza o la responsabilità ed allora non andava oltre.
Quella volta non ci pensava minimamente a smettere.
Doveva ringraziarlo come si doveva per tutta la pazienza che aveva dimostrato in quei due giorni di composizione. Sapeva di essere entrato in modalità ossessivo compulsivo e solo lui riusciva a sopportarlo, ormai, quando ci finiva.
Con la punta della lingua gli riscrisse il tatuaggio e sentendolo sospirare di piacere, infilò le mani sotto il bacino, gliel’alzò fino a riuscire a slacciargli i jeans, quando ci riuscì glieli abbassò. Chester collaborava docile, gli piaceva quando Mike prendeva il sopravvento in quel modo. Tornò a stendersi del tutto con un sorriso beato nel sentirsi anche coi boxer abbassati e continuò a modulare la voce nel modo che all’altro piaceva tanto. Era la cosa più bella che in quel momento gli potesse fare.
Scese con lentezza esasperante sulla curva soda del suo fondoschiena percorrendola e solleticandolo, si lamentò appena per quanto lo faceva aspettare e Mike ridacchiò decidendo che poteva accontentarlo per una volta. Di attese gliene aveva date molte.
Lo prese infatti per i fianchi e lo tirò su sulle ginocchia lasciandolo comunque steso. Esposta la parte posteriore che gli interessava, cominciò a lavorarci con estrema calma, come se lo stesse curando. Mentre si occupava della sua entrata con la lingua e le dita, l’altra mano libera si occupava di sé. Voleva farlo alla maniera di Chester ma comunque con del suo.
Chester era spiccio e brutale, volgare e senza romanticismo, Mike invece amava assaporare con calma ogni istante, metterci tutto il sentimento che poteva.
La via di mezzo quella volta sarebbe stata andare subito al sodo ma con dolcezza.
Alla fine risultò di una sensualità assoluta e Chester gradì con lamenti che indicavano non ce la faceva ad aspettare ancora.
Più sentiva la sua voce, più si eccitava e capì che non gli sarebbe servita molto la sua mano. Quando si sentirono pronti ma assolutamente senza fretta e foga, Mike si alzò sulle ginocchia e tenendolo per i fianchi scivolò piano in lui.
Chester si inarcò emettendo un sospiro lascivo liberatore nella stessa medesima maniera del compagno e quasi subito cominciarono a muoversi insieme.
Mike cercava di mantenere una padronanza di fondo, cercava di non esplodere nella follia e di cogliere piano piano ogni crescendo senza bruciare tutto, Chester però fremeva per aumentare come in una giostra che da zero saliva a cento in un istante.
Si muoveva andandogli incontro a tutti i suoi colpi, costringendolo inevitabilmente ad andare più veloce e più forte. Fu così che finirono per risalire vertiginosamente insieme senza pietà e naturalmente non se ne pentirono nel cadere giù insieme in perfetta sincronia con entrambe le voci unite come i loro corpi. All’unisono.
Mike si accasciò dopo dei secondi che parvero interminabili, le forze l’abbandonarono e abbracciando Chester si stese di schiena portandoselo sul petto, non voleva più andarsene e muoversi, non sarebbe riuscito mai e poi mai a raggiungere la camera.
In un attimo subì tutta la stanchezza di quei giorni passati a lavorare instancabilmente su quella canzone, crollò tutto e quando senza un briciolo di forze si tirò a stento il volto del compagno sul proprio, con gli occhi perfino chiusi lo baciò senza comunque le forze di approfondire.
- Amore? - Chiamò poco dopo Chester vedendo che si metteva a dormire lì dov’era. Solitamente lui usava quel termine ancora meno dell’altro ma c’erano volte in cui era automatico.
Erano entrambi nudi e stesi sul pavimento che fortunatamente era moquette nera.
- Mmm. - Fece appena l’altro.
Chester ghignò appoggiandosi sul gomito ed osservandolo meglio. Il viso segnato e stanco ma rilassato e contento, si vedeva che era stremato ma sereno, molto soddisfatto e lui lo era di conseguenza. Doveva aver fatto un buon lavoro e la conclusione era stata altrettanto degna.
Gli percorse il viso sudato, i lineamenti dolci e le labbra leggermente carnose. Aveva delle belle labbra, peccato che la barba e i baffi la nascondesse. Quando la diminuiva si vedeva meglio.
- Dovremmo andare nel letto… -  
- Mmm… - Fu tutto quello che ottenne. A quel punto capì che sarebbero rimasti a dormire lì e alzando le spalle si accomodò sul suo petto morbido. Lui di certo stava bene.
Fu così che fregandosene altamente delle rispettive condizioni improponibili, si addormentarono veramente sul pavimento.

L’indomani mattina il primo a svegliarsi con sommo stupore di tutti fu Jacoby.
Il ragazzo che come tutti aveva dormito nudo, sgusciò straordinariamente silenzioso giù dal letto lasciando Jerry in un sonno profondissimo, quindi senza preoccuparsi di vestirsi perché lui dopo il sesso girava nudo per un po’, figlio permettendo, andò in cucina alla ricerca di un po’ di caffè.
In realtà era stato convinto di trovare Mike sveglio ancora dalla sera precedente e dicendosi nella nebbia nella sua mente ancora addormentata che anche se così era poteva per logica -!!!- trovarlo nella sala musica a provare, senza alzare un ditino santo per farsi il caffè da solo, andò a cercarlo.
Cosa gli passasse di preciso per la testa era un mistero, forse non pensava a nulla, andava senza riflettere.
Quando si infilò nella stanza delle prove, vide Chester e Mike subito illuminati dalla lampada che era nell’angolo in fondo.
Peccato che erano stesi a terra nudi che dormivano.
Quando li vide non se ne stupì nemmeno un secondo, gli parve quasi ovvio tanto da chiedersi come avesse potuto non pensarci da solo, poi sorridendo contento e volendo condividere la sua splendida notte con Jerry, si stese per terra accanto a loro, su Mike ma dall’altra parte rispetto Chester.
Si appoggiò sempre a pancia in giù poco aggraziatamente sul ragazzo che naturalmente si svegliò per la mancanza di fiato, la sua lamentela svegliò anche l’altro che imprecò e quando videro che la colpa come sempre era di quell’invadente di Jacoby, subito immancabili arrivarono i mille altri dolori per la notte a terra in quelle condizioni.
Jacoby però pareva contento e splendente, anche se tutto scarmigliato e con i segni del lenzuolo sul viso.
- Cos’è quell’affare sulla sinistra che mi tocca la gamba? - Chiese Mike notandolo nell’immediato ancora prima di rendersi conto della nudità del loro amico mentecatto.
L’amico mentecatto in questione rispose fiero:
- Il mio cazzo! Sono nudo come voi! Siamo proprio degni compagni! -
- Io e lui siamo compagni, tu sei solo uno stronzo impiccione! Che diavolo vuoi? - Ringhiò cattivo Chester mentre Mike diventava rigido e rosso come una spranga di ferro arrugginita.
- Ho scopato con Jerry! - Esclamò subito non considerando un’offesa l’uscita dell’altro. Era talmente sorridente che poteva illuminare l’antro di una strega oscura.
- Ma va’! Non l’avevamo mica sentito! - Fece subito Chester scanzonato premendo poi il viso sul collo di Mike ancora immobile e zitto. Era sotto shock, probabilmente si sarebbe ripreso tardi.
- E’ stato meraviglioso. Prima abbiamo litigato, volevo lasciarlo perché rovino tutto quello che tocco, nel giro di poco impazziscono come me e non volevo che succedesse a lui, cioè se capita agli altri chi se ne fotte ma lui no, non doveva, così volevo lasciarlo però lui ha gridato incazzato nero dicendo che non dovevo chiedendomi cosa poteva fare per poter stare con me. Alla fine abbiamo scopato. Io gli ho detto di essere sé stesso e non cercare di capirmi o di fare la cosa migliore per me, di mandarmi a cagare quando vuole e non farsi riguardi del cazzo. È stato splendido, l’ho preso in un modo che non mi era mai capitato con nessun altro e di persone con cui sono stato ne ho avute! Certo, tutte donne, non è la stessa cosa ma… forse è per questo che era diverso? È stato così virile e maschio che c’ho una voglia di rifarlo bestiale! -
- Si sente! - Disse lugubre Mike con una voce tesa e stridula. Chester si tirò su il necessario per capire come mai lo dicesse e quando vide Jacoby fare movimenti inequivocabili di bacino proprio contro la coscia del suo ragazzo, si mise a ridere come un idiota. La scena in generale era comica, ma la faccia di Mike era un capolavoro da immortalare.
Decise di imprimersela per bene.
- Piantala, non devi scopare me! - Cercò di ammonirlo con forza nella speranza che la smettesse di strofinare il suo inguine in quel modo, peccato che in reazione lo sentì aumentare e diventare sempre più convinto tanto che l’eccitazione di Jacoby divenne eccessivamente dura.
Doveva solo trovare un modo per farlo smettere ma l’altro coglione del suo moroso rideva come… un coglione… e lui schiacciato sotto entrambi aveva mobilità limitate.
- Smettila che altrimenti urlo! - Non era una grande minaccia e lo sapeva bene ma si rese conto di non saper come liberarsi. Provò a piantargli le unghie sulla schiena ma parve piacergli, quindi scese sui glutei cercando di fermare il bacino. Il risultato fu peggiore, naturalmente, e sentendolo sempre più eccitato ed intenzionato ad andare avanti, vide la sua espressione. Il viso era vicino ed abbandonato nel piacere ma sempre con quel che di idiota sadico senza speranza. Capire cosa diavolo gli passasse per la testa non sarebbe mai stato possibile.
- Chester se ti alzi forse posso togliermelo di dosso… - Ma quando capì che stava già provando a muovere il destro su cui aveva dormito tutta la notte, si rese conto che era completamente addormentato. Fu allora che realizzò che questa volta sarebbe stata dura e si infuriò:
- Se non la smetti e non mi liberate mi vendicherò appena finite le vostre porcherie. - Chester non aveva cominciato ma lo conosceva e sapeva che presto ci si sarebbe messo e se avrebbe iniziato per lui sarebbe stata la fine.
Realizzando quali erano le sue vendette, Jacoby che era Jacoby si fermò immediatamente e si alzò di scatto come se Mike fosse incandescente. Questi lo fissò stupito e poco dopo Chester scoppiò a ridere rotolandosi per terra come un idiota.
- L’hai terrorizzato quando ti sei vendicato! E dire che sembrava essersi divertito! - Disse fra una risata e l’altra.
Jacoby lo fissò imbronciato e Mike si mise a sedere piano tutto dolorante, si massaggiava la schiena e il braccio che ora si informicolava tutto e le sue smorfie erano un capolavoro. Non si sarebbe mai aspettato quella reazione dal cantante dei Papa Roach ma tant’era che meglio di così non avrebbe osato sperare.
Si guardò intorno alla ricerca dei vestiti, voleva coprirsi ma erano troppo lontani e all’idea di muoversi gli venivano le lacrime agli occhi per tanto dolore che aveva in ogni osso che lo componeva. Guardò poi gli altri due che invece sembravano non avere il minimo problema a rimanere nudi come se tutto quello fosse perfettamente normale.
“Dove ce l’hanno il pudore sti due deficenti?”
In risposta ci fu la voce squillante di Jacoby che per poco non gli perforò i timpani:
- Mike, ma sei super dotato! - Con un attacco allucinante di tosse sentì Chester addirittura ridere. Quello stronzo gliel’avrebbe pagata!
- Visto che uomo fortunato che sono? - Fece esaltato lo stronzo in questione come se fosse merito suo la dote di Mike.
- Tu invece sei piuttosto nella norma… - Fece deluso Jacoby rendendosi conto che le altre volte non li aveva visti bene. Ora erano lì inevitabilmente in bella mostra come se fossero dei nudisti dalla nascita. Jacoby e Chester lo erano di certo, Mike stava solo cercando di non morire preda della tosse isterica. I colori del suo viso erano come quelli dell’arcobaleno.
- Fottiti! Guardati te invece come sei scarso! - Jacoby si mise in ginocchio punto anch’egli sul vivo e cominciando a menarselo come fosse normale amministrazione, sbottò acceso come un vulcano:
- Ma vaffanculo! Sono a riposo! In tiro è tutta un’altra cosa, stronzo che non sei altro! -
A quello anche Chester si mise in ginocchio e gli si portò davanti cominciando a fare la stessa cosa per stimolarsi e mostrargli che anche per lui valeva quel discorso:
- Vaffanculo tu! Anche io così divento una bestia, che ti credi? Devi proprio essere uno sfigato per averlo talmente piccolo che sia in tiro che a riposo continua a non vedersi nemmeno! - Continuò con un tono di voce altrettanto alto e acceso.
- Di sfigati simili ce ne sono eccome! - Fece comunque Jacoby vedendo che in tiro arrivavano su per giù alla stessa lunghezza. Sembravano due idioti che facevano gli idioti e quando Mike li sentì commentare e confrontarseli mettendosi vicini per guardare chi l’aveva più lungo e largo, si rese conto non sembravano idioti ma lo erano proprio.
- Siamo abbastanza uguali così… - Dissero alla fine. Mike sperò che potessero piantarla e proprio quando sperava di essere riuscito a ritrovare la mobilità corporea per raggiungere i famosi vestiti più in là, i due si guardarono complici e pensando alla stessa identica cosa fissarono malati anche Mike ed il suo inguine bellamente a riposo.
- Pensa lui come dev’essere in tiro… - Fece Jacoby senza riflettere che Chester lo sapeva benissimo, non tardò a ricordarglielo fiero ed orgoglioso come se fosse il suo:
- Lo so bene com’è che cazzo credi! E confermo… un capolavoro! - Mike sgranò gli occhi con l’inferno che si specchiava dentro e capendo in un nano secondo cosa sarebbe successo nel giro di un istante, prima ancora di poter correre ai provvedimenti era con Jacoby sopra che tentava di prenderglielo in mano per farglielo indurire come voleva.
- Coby, porca puttana, lasciami! - Ovviamente il legittimo proprietario cercava di impedirglielo e nel farlo si era buttato giù di fianco stringendo le gambe e coprendosi l’inguine.
- Dai, fammi vedere! Fatti una sega tu se non vuoi che te la faccia io! Voglio vedere com’è in tiro, Mike! -
Le voci non erano basse e Jacoby non demorse mentre Chester tornava a rotolare dal ridere. Le urla di Mike si sentirono perfino al Polo Nord e quando si sentì attanagliare da dietro sentì l’erezione della calamità naturale ancora eccitata da prima premere proprio fra i suoi glutei. Mike pregò convulsamente che non si rendesse conto della posizione in cui si era ’accidentalmente’ messo e quando capì che comunque in un modo o nell’altro ce la stava per fare ed insinuarsi fra gambe e mani, tornò a minacciarlo con una furia spaventosa che lo rese irriconoscibile:
- Mi vendico, porco fottuto che non sei altro! - Non era una grande offesa per lui ma la minaccia sortì di nuovo l’effetto desiderato e solo in un secondo momento avrebbe capito che aveva paura che quella volta la sua vendetta machiavellica e crudele avrebbe colpito Jerry. Conoscendo il tipo di vendette di Mike avrebbe anche potuto inscenare la sua morte e con l’abilità che possedeva poteva pure riuscire a farglielo credere davvero, era meglio evitare di farlo arrabbiare seriamente.
- Pazzo sì, scemo no! - Commentò da solo alzandosi per non avere la tentazione di tornargli addosso. Mike con stupore si ritrovò di nuovo libero e ci mise un po’ a capire che ce l’aveva fatta ed era uscito quasi indenne. Quasi. I dolori rimanevano.
Poi le risa sguaiate del suo moroso lo raggiunsero e con uno sguardo fulminante ed inquietante, lo rimbeccò acido:
- Io e te abbiamo finito di scopare! - Disse alla sua maniera. Chester smise all’istante per poi fiondarsi sul compagno a baciargli ogni centimetro di viso.
Il tutto ancora rigorosamente nudi e rotolanti sul pavimento e fra le esclamazioni acute di Jacoby:
- Comunque il mio era più lungo del tuo, in tiro! Mike sarà pure il vincitore ma io sono il secondo! -

Da fuori la stanza, precisamente davanti alla porta chiusa, ad ascoltare gli schiamazzi inequivocabili dei tre campioni di scempiaggine all’intero, c’erano niente meno che Jerry e Joe il quale era arrivato ormai da mezz’ora secondo l’accordo con Mike del giorno precedente.
Joe aveva in mano il cellulare impostato sulla ripresa video pronta per essere usata e la sua espressione sul viso era da perfetto sadico, Jerry invece era scarmigliato -ma vestito- e con un’espressione talmente scettica da distinguere solo due trattini orizzontali per gli occhi ed uno per la bocca come uno smile vivente.
- Io entro e filmo, tu che fai? - Chiese Joe con un ghigno malefico sul viso orientale e la mano sulla maniglia.
- Io non voglio saperne nulla. - Borbottò cavernoso Jerry aggiungendo un gesto di sminuimento con la mano, dopo di questo si girò e tornò in camera a continuare a dormire.
Non era geloso, qualunque cosa stessero facendo era una delle solite stupidaggini di Jacoby, era relativamente tranquillo anche se l’espressione da ‘è proprio un caso senza speranza’ l’aveva tutta.
Tanto che aveva da preoccuparsi?
“Nessuno lo vorrebbe per più di una scopata, solo io sono il pazzo.” Poi si fermò rendendosi conto di un’altra cosa: “Che cazzo, sono io quello più schizzato fra me e Coby!”
Il che era tutto dire davvero. Certamente però non aveva torto, per innamorarsi e volere Jacoby nella sua interezza, con tutte le follie che tirava fuori di continuo, doveva proprio essere matto.
“E di Mike mi fido!”
Soprattutto.