CAPITOLO IV:
LUI POTEVA CAPIRLO

Il campanello li colse impreparati.
All’udirlo Mike saltò su come se avesse visto un fantasma e guardando l’ora si mise ad imprecare in una qualche lingua strana che probabilmente era giapponese, Chester uscito dalla doccia da poco ed ancora in boxer, lo guardò allibito:
- Bé che cazzo c’hai? -
Mike che era vestito ma aveva i capelli bagnati ancora spettinati, lo guardò come se fosse ovvio:
- Sono quelli del suo gruppo! È stato anticipato tutto ma mi sono scordato di chiamare i nostri per farli venire prima e soprattutto con quella di pulire quel cesso in cucina e poi di lavarci, non ho proprio guardato l’ora! -
Chester alzò le spalle come se non gliene importasse poi molto ma ridacchiò quando lo vide precipitarsi ad aprire.
Aprì nelle condizioni in cui era, ovvero coi capelli bagnati e spettinati che gli davano un’aria ancor più da ragazzino nonostante ormai non lo fosse più da un pezzo.
Come previsto si trattava degli altri tre del gruppo, le loro espressioni già di partenza tutto un programma.
Impassibile uno, in difficoltà l’altro e divertito l’ultimo.
- Voi siete i compagni di Jacoby, immagino… - Disse facendoli entrare con un sorriso titubante. Si salutarono e si presentarono con i soliti convenevoli di circostanza. Non essendosi mai conosciuti di persona non era proprio la situazione ideale farlo così.
Una volta conosciuti i nomi constatò che Tony, il batterista, era quello che stentava a stare serio probabilmente perché riteneva la situazione piuttosto divertente, mentre Tobin, il bassista, era quello impassibile, una sfinge. Mike non capì se era così perché gli scivolava tutto addosso oppure per posa, ad ogni modo si concentrò su Jerry, il chitarrista, colui con cui aveva parlato al telefono già un paio di volte da quando si erano messi in contatto la prima volta.
Oltretutto colui che aveva capito essere in rapporti più particolari con Jacoby.
Lui non faceva espressioni particolari ma dallo sguardo si capiva che era in difficoltà, il sorriso di scuse poi lo ritenne addirittura delizioso come, doveva proprio ammetterlo, il suo stesso aspetto.
I capelli lunghi e lisci erano castani e sistemati intorno al viso magro dove un po’ di barba sul mento non infastidiva la vista dei suoi lineamenti delicati ed affascinanti.
Era decisamente un bel tipo.
Dritto e composto si lasciò condurre insieme agli altri in soggiorno dove si accomodarono cominciando le varie introduzioni.
Spiegato che per colazione avevano avuto degli incidenti in cucina che gli avevano tirato via tutto il tempo facendogli dimenticare di avvertire i suoi compagni di gruppo che sarebbero arrivati alle tre come previsto in precedenza, Mike si stava accingendo a spiegare anche le avventure della notte burrascosa appena passata quando dalla camera spuntò Chester vestito e sistemato ed a ruota, subito dietro, un Jacoby nudo e crudo, tutto bagnato come un pulcino.
Era disinvolto, come non conoscesse per niente il senso del pudore, cosa tipica sua.
- Scommetto che ormai ci godi nel vedermi nudo! - Disse dando uno scappellotto a Chester che reagì nell’immediato prima ancora di pensare dandogli un pugno alla spalla.
- Che cazzo hai, nudista rompicoglioni? - Chiese sgarbato come suo solito.
- Mi hai spedito sotto la doccia senza darmi asciugamano e ricambio, mi spieghi tu come diavolo pensi che esca dal bagno!? - solo in un secondo momento notò la gente in soggiorno e notò che mentre Mike si teneva il viso fra le mani incapace di ridere, piangere o vergognarsi, Jerry e gli altri suoi amici avevano le classiche espressioni che avrebbe giurato di vedere sui loro visi in una situazione simile.
Tony rideva piegato in due, Tobin ovviamente sembrava indifferente come la morte -in effetti con quel che di lugubre- e Jerry colto dallo scetticismo aveva alzato un sopracciglio.
Sempre composto comunque.
Ridendo li salutò senza trovarci niente di strano nel girare nudo in casa di sconosciuti. Quello che catturò maggiormente l’attenzione di Jerry e che il povero ragazzo faticò a gestire, fu il fra le righe. Aveva già girato nudo?
Si preoccupò non poco ma non disse assolutamente nulla e puntando tutta la più completa attenzione su Jacoby e Chester, vide il secondo spingere con un calcio nel didietro l’altro per portarlo probabilmente in camera e dargli asciugamano e ricambio.
Mentre sparivano sentì Jacoby gemere fingendo piacere per i modi brutali di Chester e l’altro ripetere il calcio ghignando.
Era evidente che si erano trovati subito e che nonostante l’apparenza di due che non andavano d’accordo, erano sulla stessa lunghezza d’onda, o una molto vicino comunque.
Mike sospirò e alzando lo sguardo poté proseguire con le ulteriori spiegazioni.
Disse loro di quando aveva ricevuto la chiamata alle tre di notte da Jacoby e di come l’avevano trovato a fare il bagno al mare completamente nudo. Sorvolò sugli atteggiamenti strani ed instabili e sulle loro impressioni per poi accennare al fatto che anche la sera prima si erano dimenticati di dargli l’asciugamano pulito.
Intuirono il resto facilmente visto che conoscevano il loro amico e Jerry fece appena in tempo, con un sospiro sommesso, ad accennare al discorso che lui e Mike avrebbero dovuto fare riguardo appunto Jacoby e a certi suoi comportamenti discutibili come il piombare da degli sconosciuti in piena notte.
- Sai quel discorso che ti accennavo al telefono stanotte? - Mike annuì capendo a cosa si riferisse: - Quando hai un attimo lo facciamo… -
L’altro rispose con calma:
- Avremo tempo. - Riuscì a dire solo questo che l’arrivo di Chester li interruppe:
- Il fenomeno da baraccone si sta cambiando! - Si sedette poi nel divano accanto a Mike che si alzò subito approfittando per chiamare Brad e anticipare l’appuntamento.
Rimasti con Chester si presentarono e poi ci fu un breve momento di silenzio pesante, quasi che le onde negative di qualcuno si trasformassero in gelo. Quando capì da chi venivano quegli impulsi tremendi, sorrise accattivante.
Già la notte aveva avuto modo di farsi le sue idee su Jerry e Jacoby, con quello sguardo in sua direzione era praticamente come mettere i manifesti ma decise su due piedi che si sarebbe divertito ancora un po’ prima di tranquillizzarlo.
Sembrava un tipo piuttosto rigido che si sforzava di apparire tutto d’un pezzo e non assumere atteggiamenti particolarmente imbarazzanti o strani, ma era certo che in realtà dentro di sé pensasse peste e corna sul mondo circostante o per lo meno che subisse malamente tutto ciò che capitava.
Questa la sua considerazione su due piedi.
Jacoby tornò vestito con alcuni abiti comodi di Mike ed i capelli bagnati tutti spettinati, quindi scrollando il capo addosso ai suoi amici in segno di saluto, si buttò nel posto accanto a Chester che alzando il braccio sullo schienale dietro di lui, cominciò col suo subdolo piano.
Quello fu solo l’inizio.
- Coby, si può sapere che diavolo ti è successo? - Chiese Tony con un misto fra le risa ed il curioso.
Jacoby si strinse nelle spalle e facendo un’espressione estremamente infantile, alzò le mani in alto come se chiedesse venia:
- Non avevo capito bene l’orario, cazzo! Può succedere, no? -
Non in quel modo, pensarono tutti, ma a quel punto prima che qualcuno potesse dire qualcosa Mike tornò.
- Brad avverte gli altri e arrivano appena possono. Intanto si è fatta ora di pranzo e si proponeva di trovarci ad un qualche ristorante a mangiare insieme, che ne dite? -
Ricevendo assensi da parte di tutti, batté allegro le mani come se ogni cosa strana precedente fosse già stata dimenticata, così pronti per uscire Chester si fermò con le mani ai fianchi e con aria scettica gli disse:
- E tu vieni così? - Mike si fermò guardandolo stupito, poi chiedendo:
- Perché, che ho che non va? - si girò verso lo specchio dell’ingresso e lo capì subito.
- Oh cazzo! - Esclamò mettendosi le mani fra i capelli ormai quasi del tutto asciutti.
- Non te li sei pettinato prima così ora sono… - Ma Jacoby subentrò dicendo cosa gli sembravano:
- Una figata pazzesca! - Mike lo guardò come se avesse detto l’eresia del secolo e correndo in bagno li lasciò un attimo in piedi ad aspettarlo.
Al suo ritorno trovò Jerry che fulminava elegantemente con uno sguardo sottile Jacoby appeso al collo di Chester che testava la forza di quest’ultimo.
- Che… che diavolo fate? - Chiese titubante non tanto per i due dementi cronici quanto per Jerry in evidente contrarietà, seppure a modo suo.
- Sfida a reggermi! - Disse Jacoby senza staccarsi dalla sua schiena, sembrava un koala troppo cresciuto. A dire il vero nemmeno troppo, la sua altezza non era gran che e questo dava di lui un’idea ancora più da animaletto schizzato.
- Era convinto che fossi un fuscello e che non riuscissi a tenere una balena sulle spalle! - fece Chester ghignando vittorioso mentre un colorito bluastro gli colorava il viso. Mike sorrise divertito:
- Ma ora me lo stai uccidendo! -
- E pazienza, serve a poco! - Esclamò Jacoby mollandolo solo perché glielo aveva chiesto lui.
- Te lo faccio vedere io a cosa servo! - Irruppe Chester seguendo Mike fuori di casa beccandosi comunque un’occhiata fulminante che intendeva fermarlo prima di spiattellare altre allusioni troppo chiare.
Non è che tutti quelli che li conoscevano dovevano sapere della loro relazione!
Se erano fortunati Jacoby non l’aveva capito.
- Ah ah! Voglio proprio vedere! Anche se probabilmente sarai buono proprio solo a scopare! - Esclamò ridendo sgraziato Jacoby affiancandolo e cingendogli spaccone il collo con un braccio. Pareva particolarmente attratto da lui nonostante i modi bruschi. Magari gli piaceva il sadomaso!
Jerry continuò a fissarlo fine e gelido, sempre rigorosamente composto, mentre Tobin non si scomponeva per niente al mondo e Tony invece rincarava la dose di cazzate ridendo alle loro.
Giunti alle auto di Chester e Mike che avrebbero dovuto prendere entrambe per arrivare a destinazione senza scomodare autisti o tassisti fastidiosi, si chiesero come si sarebbero divisi e dando per scontato che una certa coppia sarebbe rimasta insieme con Mike, quello meno pericoloso di tutti, rimasero profondamente stupiti nel sentire uno della fantomatica coppia opporsi.
Jerry con apparente compostezza e come se davvero non gliene importasse niente, disse:
- Ah, io sto con Mike così faccio quattro chiacchiere con lui… -
“Il famoso discorso…”
Pensò Mike incuriosito e stupito comunque di questa scelta di non tenere d’occhio Jacoby appiccicato a Chester come una mosca con gli escrementi.
Vedendoli infatti sistemarsi insieme in macchina non si fece il minimo problema. Essere geloso di uno mezzo svitato sarebbe stato proprio da… svitati!
Per cui si stupì di ritrovarsi comunque completamente solo con Jerry.
Si chiese come avesse fatto a scaricare gli altri ma decidendo di assecondare gli eventi e stare attento ad ogni cosa sarebbe successa, si preparò a quello che il ragazzo aveva da dirgli, cosa che lo incuriosiva decisamente molto a quel punto, specie alla luce di quei meccanismi che stavano scattando davanti ai suoi occhi.
Partiti da qualche istante, lo sentì sospirare stanco e appoggiare la testa dietro di sé come se sciogliesse la tensione per la prima volta.
Mike cominciò solo vagamente ad intuire come stessero realmente le cose e con abilità si destreggiò come uno psicologo nato. Delicato e discreto ma preciso e mirato:
- E’ sfibrante, vero? - Sarebbe dovuto essere Jerry a dirglielo visto che la notte l’aveva passata lui con Jacoby, ma l’altro colse la palla al balzo approfittandone subito, capendo che poteva parlare liberamente perché ormai aveva già capito tutto, percependolo perfettamente con una chiarezza incredibile.
Poteva esistere istinto così grande da spingerlo a confidarsi con un perfetto sconosciuto?
Jerry ne rimase turbato, suo malgrado partì.
- Te ne sarai accorto benissimo in queste ore con lui. - Disse senza negare niente.
Non aveva un tono esasperato e agitato, probabilmente era contro il suo DNA uscire dalle righe. Lo ritenne una cosa buffissima visto che Jacoby sembrava incapace di starci dentro, invece, a quelle righe.
Una coppia decisamente ben assortita, pensò, poi si chiese se loro ne fossero consapevoli… ed indagò anche su quello, sempre con abilità disarmante.
- Ne ho passate di peggio. Chester mi ha temprato per bene! Piuttosto vedo che tu fatichi… -
Jerry spostò lo sguardo sul suo profilo morbido e con la sua calma caratteristica, andò oltre quella superficie acuta e sveglia.
Anche lui parve trovare qualcosa di interessante solo da quella frase.
- Ma le hai superate bene, si vede subito. - Non negò che era effettivamente faticoso stare dietro a Jacoby ma fu altrettanto abile a spostare il discorso su Mike che improvvisamente lo incuriosiva parecchio.
Lui lo capì e decise di assecondarlo in quanto non voleva essere troppo invadente. Pensò che se si fosse scoperto un po’, poi sarebbe stato più disposto nei suoi confronti:
- Da cosa? -
Jerry non ebbe dubbi:
- Si capisce che le hai già passate tutte e che ore sei al livello successivo. Se quel livello è una stabilità simile, ti invidio. Ma onestamente dubito di arrivarci anche io. -
Mike in quel momento si chiese di cosa diavolo stessero parlando di preciso e cosa soprattutto avesse capito. Cosa fosse quel fra le righe, se c’era.
Non distolse gli occhi dalla strada ma se avesse incrociato il suo sguardo avrebbe avuto conferma che da quel ‘ne ho passate di peggio con Chester’, Jerry aveva colto tutto quello che si poteva ed anche di più.
Si strinse nelle spalle decidendo di non portarlo fuori strada ma nemmeno di introdurcelo meglio dentro. Lasciò che le cose andassero da sole, a volte era meglio così.
- Se ci sono arrivato io, ci possono arrivare tutti, non sono speciale. - Non era una cosa tanto per dire, ne era più che convinto ed il sorrisino appena accennato di Jerry fece capire questa cosa. Non lo contraddisse ma capì che comunque uno così, fermo e sereno che trasmetteva pace con tanta facilità, qualcosa di diverso dagli altri doveva averla.
- Ognuno è unico. -
Qua Mike tornò sull’argomento principale:
- Jacoby soprattutto, mi sa! -
- Puoi dirlo forte. - Esclamò spontaneo. Rendendosi conto di essersi lasciato un po’ troppo andare cercò di regolarsi.
Mike accennò ad un sorriso incoraggiante e comprensivo che aiutò Jerry a proseguire per quello che doveva dirgli.
- Avrai capito quanto è unico e speciale. Mi dispiace vi sia capitato così fra capo e collo, speravo di avere tempo per prepararvi ma vedo che ormai avete già capito tutto quello che c’era da capire… - Mike decise di tranquillizzarlo. Non era in evidente mortificazione o agitazione, si manteneva piuttosto pacato e composto, ma sapeva che doveva essere comunque preoccupato. Il non esprimerlo non significava che non lo era.
- Immagino di sì… se con speciale e unico intendi che a volte confonde i confini e le parti e che non capisce da quale lui stia, allora sì, l’ho capito. - Jerry si stupì dell’analisi breve, concisa e precisa che aveva fatto del suo amico. Non se l’aspettava, in così poche ore poi…
- Bè, devo dire che l’hai preso piuttosto bene… -
Mike tornò a sorridere per farsi serio:
- Ho solo notato un paio delle sue ossessioni… Chester stesso le ha colte, significa che sono proprio evidenti. L’ossessione per il doppio delle parti, ad esempio… o le volte in cui agisce per capire da quale lui sia, o cosa sia giusto o sbagliato, cosa debba o non debba fare. È avventato perché vuole capire dove si trova. A volte si perde, ma io non credo sia davvero matto come può sembrare certe volte. -
Jerry si passò una mano fra i capelli lunghi portandoseli all’indietro, si riadagiarono ai lati del viso incorniciandoglielo in modo affascinante, quindi guardando fuori dal finestrino il mondo che scorreva, pensò a Jacoby immergendosi nel suo mondo, poi con il medesimo fare assorto parlò a ruota libera senza quasi rendersene conto:
- L’hai capito molto bene, invece. Davanti agli altri ed in generale in pubblico si trattiene, dà un’idea precisa di sé. Una persona fuori dagli schemi, carismatica che ogni tanto fa cazzate in modo divertente. Comunque una persona forte e coinvolgente. Queste cose fanno ridere le persone che credono sia solo eccentrico. Riesce ad essere serio e presente solo quando parla di musica e la fa. Si perde totalmente in essa. -
- La musica non ha confini, non ha doppie facce. Può sconfinare e perdersi quanto vuole che non ci sta male. - Spiegò Mike delicato. Jerry concordò e riprese piano:
- In realtà però è estremamente fragile ed instabile, con degli sbalzi d’umore e d’atteggiamenti pazzeschi. Lo conosco ormai da molto ma tutt’ora per me è prevalentemente un mistero. Non riesco a stargli dietro, mi limito ad esserci e a non scompormi perché penso che sia tutto ciò che posso fare per lui. Se mi vedesse spaventato penso che peggiorerebbe. -
Mike avrebbe voluto fargli qualche milione di domande ma capì che non era il momento, che tutto quello che poteva sapere era quello che gli avrebbe detto da solo.
Stavano per arrivare quando l’altro concluse con un leggero turbamento nello sguardo:
- Ha avuto delle crisi psicotiche in passato. Dei veri e propri esaurimenti, dei crolli nervosi, insomma. Di preciso non so dirti perché Coby è e rimarrà sempre fondamentalmente un mistero. Ma col tempo si è fatto curare, è raro che sia di nuovo autolesionista. Ora è più o meno bene rispetto una volta. Ma ha sempre questa mania per le doppie parti. - poi sembrò riscuotersi, come captasse un pensiero ovvio, infatti girandosi verso di lui disse con amarezza: - Ti chiederai perché siamo rimasti ed il gruppo non si è sciolto… con uno mezzo svitato, come si fa? -
Mike si strinse nelle spalle, parcheggiò l’auto e rimase un attimo a guardarlo, finalmente lo poteva vedere negli occhi. Erano verde scuro ed erano malinconici in quel momento, come se tutto ciò che normalmente sembrava non toccarlo in realtà lo colpiva profondamente.
- Non puoi staccarti. Quando gli vai dentro, quando lo guardi negli occhi, quando vedi com’è veramente… ti ci perdi, non riesci a staccarti anche se razionalmente pensi che invece è pericoloso starci vicino perché ti giuro, mina seriamente la tua stabilità mentale. Ma non puoi lasciarlo. Se lo guardi davvero, se arrivi a lui nella sua interezza, se lo vedi piangere perché non capisce la differenza fra giusto e sbagliato  e poi ridere come un bambino per qualche sciocchezza… no, non puoi lasciarlo. Ti ci perdi. Specie nel suo sguardo. E poi è come una calamita, una forza gravitazionale. Tiene tutti ancorati a sé senza rendersene conto, ha un carisma naturale pazzesco. Ma la cosa più incredibile è quando compone. Lo vedrai. Toglie tutto di sé, smette di essere qualunque cosa e trova una tale pace che ti fa dubitare seriamente sia la stessa persona. Per non dire poi quando canta. Per tutto ciò che riguarda la musica lui si trasforma. Non riesco proprio a staccarmene. -
Senza rendersi conto di quanto avesse parlato, non si sentì in imbarazzo per averlo fatto e non si chiese nemmeno se era stato inappropriato, perché Mike non gli fece pesare nulla facendogli sapere che in realtà andava bene così come aveva fatto.
Perché, come aveva detto prima, lui poteva capirlo e provando un indomabile impulso di snudarsi a sua volta e raccontargli un po’ del proprio travaglio con quella che poteva chiamarsi la follia passata di Chester, fu interrotto in quel momento con un bussare frenetico al vetro.
Scossi si girarono giusto per vedere la faccia sorridente di Jacoby spiaccicata sul finestrino di Jerry, ovviamente sorrideva con fare demente.
I due non poterono che sorridere con compostezza e proprio un istante prima di aprire la porta ed uscire, Mike volle dirgli tutto ciò che a quel punto poteva essergli utile:
- Fidati di Chester. Non ha mire su Jacoby in alcun modo. Fidati perché se c’è qualcuno che può fargli fare un ulteriore passo in avanti in questo suo stato incerto e sull’orlo del precipizio, quello è proprio Chez. Posso dirti solo questo. Ha dei modi discutibili in quanto lui stesso è una persona discutibile, ma in realtà può essere davvero utile a Jacoby ora come ora. -
Jerry agganciò un ultimo istante il suo sguardo sereno e si schiarì quasi nell’immediato, come vittima di un incantesimo:
- E’ questo che Coby sente. Per questo gli si appiccica come un polipo nonostante quei modi da… -
- Rottweiler! - Concluse ghignante.
La risatina di Jerry gli fece capire di aver avuto una conversazione illuminante per il ragazzo e scendendo dall’auto con un sorriso brillante come quello di un bambino che aveva conquistato la luna, si concesse i complimenti a sé stesso.
Appena fuori Jerry fu subito placcato da Jacoby che gridando ai quattro venti che gli era mancato in tutto quel tempo, non più di quindici minuti, giurò che non l’avrebbe più lasciato.
Giuramento che fece sicuramente piacere al destinatario che però si limitò a sorridere composto ma comunque sinceramente divertito.
Jacoby era talmente fiero ogni volta che riusciva a farlo ridere così e sciogliere a quel modo, che semplicemente cercava di farlo sempre perché era una delle cose migliori che gli venivano.