CAPITOLO IX:
LA BESTIA ASSASSINA

Gli orari di Jacoby scoprirono presto essere molto notturni, nel senso che stava prevalentemente sveglio di notte e dormiva di giorno.
Il mattino successivo era di nuovo in catalessi.
Chester e Mike si dissero che dopotutto era normale, visto quanto aveva pianto. Una giornata di Jacoby era mille per una persona comune.
Realizzarono che avrebbe dormito fino a mezzogiorno anche quel giorno e che per scrivere avrebbero probabilmente dovuto farlo di pomeriggio e di notte.
Pensiero che ebbe Mike poiché Chester trovò subito il lato positivo di quella situazione.
- Che hai, perché mi guardi in quel modo? Mi fai paura! - Esclamò Mike sapendo perfettamente che quando quello aveva espressioni simili c’era da averne.
Chester aumentò il ghigno sinistro.
- Quello dormirà fino a tardi. -
- Eh, lo so, ormai fa così ogni giorno… credo prenda sotto gamba l’idea dello scrivere una canzone insieme! - Cercava di spostare il tutto su un piano a lui congeniale ma sapeva che non sarebbe servito a niente.
Erano in soggiorno e stavano bevendo il secondo caffè.
- Abbiamo tempo per fare qualcosa che possiamo fare solo fottutamente da soli! -
Mike sapeva che sarebbe andato a parare lì e per nulla intenzionato a rischiare di farlo con quello che poteva svegliarsi da un momento all’altro e beccarli, si alzò per portare le tazze in cucina.
Chester lo guardò contrariato alzandosi a sua volta e andandogli dietro.
- Chez, toglitelo dalla testa… e se si sveglia e ci becca in pieno? Quando è notte e dorme da poco è un discorso, sappiamo che dormirà, ma ora no. Anzi, dovrebbe svegliarsi, è mattina e… -
Ma Chester non lo stava minimamente ascoltando. Prima di attaccare gli concesse solo una considerazione al volo:
- Ma l’avrà ben capito, ormai, no? Dopo tutte le scenate che ha visto! -
Mike non era d’accordo. Messe giù le tazze nel lavello si voltò appena in tempo:
- Io non ci giurerei, quello vive in un mondo tutto suo e… - Non finì perché Chester l’aveva poco gentilmente spinto contro il lavello e si era inginocchiato davanti a lui.
Mike lo prese per la maglia cercando di alzarlo ma invano, non voleva saperne di muoversi, era ancorato alle sue gambe tanto che gli aveva già tirato giù i pantaloni ed i boxer imperterrito.
- Chez, no… può uscire e… - Ma la lettera gli morì in uno strascicato lamento insieme alle mani che invece di tentare di staccarselo dall’inguine, se lo schiacciavano contro per incitarlo a continuare.
A Chester piaceva sentirgli dire una cosa mentre invece col corpo ne chiedeva tutt’altra. La sua eterna lotta interiore la trovava erotica e meravigliosa, l’accendeva sempre.
Con la mano si mosse sulla sua erezione accompagnato subito dalla bocca che l’avvolse aumentando il ritmo dei movimenti, sentì immediatamente il piacere di Mike crescere, lo voleva anche lui, era ovvio. Abituati ad una certa regolarità, trovarsi a saltare quel paio di volte finiva che quando si sfioravano si eccitavano subito.
Alla fine i gemiti di Mike divennero più consistenti insieme ai suoi ‘sì’ eccitanti, adorava la sua voce mentre gemeva, lo accendeva in un modo che pochi riuscivano a fargli e nell’impeto dell’atto erotico che gli era mancato come non mai, sentì le unghie di Mike conficcarsi improvvise nelle spalle e la sua voce da che gemeva a che prese a dire convulsamente ‘Chez’ a ripetizione.
Capì che quella era la reazione isterica da panico e capì anche, con una parte lontanissima del suo cervello, che doveva essere successo qualcosa.
Ma quelle unghie nella propria carne erano così eccitanti che non gli permisero di smettere e fregandosene altamente di quello che succedeva là fuori, si concentrò su quello che succedeva là sotto fino a che comunque ebbe ragione dell’eccitazione di Mike.
Lo sentì chiaramente sconnettersi ad un certo punto e impazzire nel non saper se mandarlo via o tenerlo a sé affinchè continuasse.
Da come tremò e gemette alla fine capì che doveva essere stato comunque uno dei suoi migliori orgasmi!
E sconvolgenti.
Non si sbagliò.
Quando decise che ora poteva vedere che diavolo avesse, si staccò dal suo inguine per trovarsi inginocchiato accanto nel suo stesso modo niente meno che quel fenomeno da circo di Jacoby -dall‘occhio nero-, con le mani in un inconfondibile gesto. Una al proprio inguine, fortunatamente coperto dal pigiama che consisteva unicamente in pantaloni in stoffa leggera rossi a pois fuxia, e l’altra davanti alla bocca aperta pronta per prendere un’erezione in bocca e proprio come se ce l’avesse già muoveva su e giù le mani chiuse a cerchio che fingevano di averle e di starci lavorando su con impegno.
Chester non poté che ridere rimanendo fermo mentre Mike si tirava su i boxer non riuscendo ad arrivare ai pantaloni troppo bassi.
- E tu che diavolo vuoi? -
Jacoby prontissimo rispose squillante:
- Aspetto il mio turno! Guarda, sono pronto! - e così facendo tornò a mimare i gesti di una masturbazione e del sesso orale.
Mike si nascose il viso fra le mani pregando che lo liberassero per potersi andare a nascondere sotto terra, ma i due dementi sembravano di nuovo in pericolosa sincronia e per niente intenzionati a lasciarlo andare.
- Guarda, devi fare così… - E così dicendo fece per ricominciare da capo per mostrargli una seconda pratica direttamente su quello che doveva per forza sacrificarsi e fare la cavia.
Naturalmente Mike non glielo avrebbe permesso nemmeno morto e spingendolo lo fece finire steso a terra sul pavimento, poi si tirò su i pantaloni e saltandolo, disse:
- Ma provate fra di voi! - Al che Jacoby decise che valeva la pena prenderlo in parola e veloce come una saetta si chinò su Chester ancora steso, scese ad altezza inguine e con altrettanta velocità gli abbassò i pantaloni per seguire veramente il suo consiglio.
Se non fosse stato per Mike che nel frattempo era tornato per tirarsi via Jacoby, Chester avrebbe anche avuto la faccia tosta di farglielo fare, giusto per testare fin dove sapeva spingersi. Il limite della sua follia, insomma!
- Cazzo, non dovete prendermi sempre sul serio! - Esclamò esasperato Mike che ancora si vergognava come un ladro per essere stato messo in mezzo ad una cosa simile.
Le loro risate lo piccarono, lo piccarono eccome tanto che ad un certo punto si trovò a pensare sul piede di guerra che gliel’avrebbero pagata cara per tutti quegli orrendi scherzi.
Chester si dimenticava una cosa che invece Jacoby ancora non sapeva del dolce Mike.
Che se lui si metteva in modalità demente non ce n’era più per nessuno. Potevano solo scappare, inutilmente comunque!
Le vendette di Mike si ricordavano anni e Chester che sapeva una in particolare di quelle che aveva fatto in passato, avrebbe cercato subito di rimediare se non fosse stato troppo preso dal ridere insieme all’altro idiota, il suo nuovo compagno di giochi!
- E così state insieme! - Esclamò Jacoby stendendosi nel divano, era ancora con quel suo pigiama shockante, in realtà solo i pantaloni. Per il resto i milletrecento tatuaggi in bella mostra su tutto il busto e le braccia.
- Cazzo, non puoi non essertene accorto! - Esclamò Chester brutale sedendosi sopra, sullo stomaco. Essendo leggero Jacoby nemmeno lo sentì e Mike scuotendo il capo li lasciò fare mentre la sua mente già elaborava contorta, macchinosa e crudele. Di certo poi si sarebbero ridimensionati.
- Che avevate un rapporto molto stretto sì, ma che ve la facevate no! -
Rispose con semplicità, come se comunque fosse un argomento come gli altri.
Chester si chiese anche perché non fossero tutti come lui, svitato o no il mondo sarebbe stato più interessante in certi casi, semplice in altri e divertente quasi sempre.
Quasi.
- Sei ritardato! Non ci tratteniamo molto in casa, fuori sì ma qua no… con te poi non ci siamo dati tanta pena… e davvero non te ne sei accorto? - Chester però non poteva crederci.
- Parla per te! Io mi sono dato pena anche con lui! - Esclamò Mike passando da una stanza all’altra disinvolto ascoltando il loro discorso.
- Che cazzo vuoi che ti dica, le persone hanno di quei rapporti così strani e contorti che provare a spiegarli o definirli tutti è un casino, non mi ci metto mai. Se mi sbattono in faccia lo stato finale è una cosa, altrimenti me ne fotto! - Grande filosofia che non si scostava davvero molto dalla sua, si disse Chester.
- Comincio ad amare anche te, lo sai? Che si fa, una cosa a tre ti va? Parlo di relazione vera e propria oltre che di scopate! - Mike scivolò nel passare e sentire questa uscita ma rimase miracolosamente in piedi provando a far finta di nulla. Scherzavano.
- Certo, cazzo, come no! Vi amo anche io! Tu il diavolo e lui l’angelo… e nella mia vita la costante della doppiezza continua! Capisci che siete perfetti? - Il resto che pensò e non disse fu che con loro si era trovato troppo bene per liquidare il tutto con poche frasi, non sapeva dire perché ma si sentiva capito e accettato e considerava che lo conoscevano da pochi giorni. Era così anche coi suoi compagni di gruppo ma appunto loro lo conoscevano da anni, era diverso.
Mike cadde definitivamente a quell’uscita e le loro risa tornarono ad infastidirlo, così fingendo di nuovo indifferenza, si rialzò e proseguì il suo piano mentale mentre cominciava già a preparare ciò che gli serviva senza farsi accorgere da loro, troppo presi a dire cazzate.
Cazzate per Chester, Jacoby un po’ serio lo era sempre!

Mike aveva bisogno di pensare e per pensare di solito disegnava.
Appurato che nessuno aveva la minima idea su cosa scrivere e tanto meno l’ispirazione per farlo, decise di concentrarsi sul suo scherzo/vendetta. Gli si stava srotolando nella testa come se non avesse aspettato altro che quello, ora doveva solo metterlo a punto fra sé e sé.
Di conseguenza si mise a disegnare estraniandosi da tutto e da tutti.
Quando Jacoby lo vide disegnare parve regredire ad uno stadio estremamente infantile, cioè molto più infantile del suo solito, così eccitato come un bambino si sedette in una sedia accanto alla sua ed in silenzio perfetto si mise a guardarlo.
Mike appoggiava il suo enorme album da disegno sul treppiedi dove in alternativa ci metteva le tele per dipingere, quindi a carboncino, china, matita o sanguigna creava i suoi schizzi che poi se lo soddisfacevano rifiniva.
Disegnava con qualunque stile desiderasse, anche fumetti se ne aveva voglia.
Non si accorse della presenza di Jacoby poiché questi era completamente attratto dal foglio e dalle sue mani che si muovevano sicure e leggere su di esso, sembrava trascinato in un altro mondo, quello di Mike.
Chester li vide per caso e passando si fermò con le mani ai fianchi ed una strana aria, non proprio seccato o geloso ma comunque stranito.
Mike seduto con la sua solita tenuta da disegno, ovvero una camiciona bianca un po’ sporca, sotto solo i boxer. Era una sua mania e la conosceva da molto, gli piaceva anche a lui guardarlo dipingere in quei momenti ma non con uno accanto che sembrava immerso nel suo stesso identico mondo.
Lo chiamava l’MMM, il Magico Mondo di Mike. Lo adorava perché era misterioso e inesplorato dai più, lui ci si era addentrato un pochino ma non ci era mai riuscito del tutto perché erano così diversi che non era possibile mescolarsi al suo. Però gli piaceva lo stesso osservarlo in quei momenti, quando Mike si estraniava a fare qualcosa che faceva solo lui o a pensare a chissà cosa.
Gli piaceva da morire, stava anche ore a guardarlo.
Ma non lo capiva quasi mai…
Ora Jacoby invece era seduto accanto a lui e non solo lo guardava ma lo capiva, era dentro al suo stesso mondo. Ne ebbe la certezza negli sguardi simili, nella bocca schiusa di Jacoby e nella sua espressione catturata e meravigliata.
Chissà cosa stava vedendo in quel suo MMM.
Si avvicinò e vide il disegno, non era finito ma si capiva essere una delle sue opere astratte di difficile comprensione. Non era niente di definito e chiaro, non un disegno in stile fumetto od in stile reale, era qualcosa che vedeva solo Mike e vide Jacoby capirlo ed immergercisi.
Provò una punta di gelosia, questa volta non poté negarsela, ma era più simile all’invidia.
Era bello riuscire ad entrare nel suo Mondo, un lusso che probabilmente a lui sarebbe sempre stato negato per la loro estrema diversità.
Anche se non gli interessava tanto l’entrarci e farci parte quanto l’averlo. Ed ormai l’aveva da molto.
Pensando a ciò si chinò sul compagno e gli baciò la nuca da dietro, poi tornò in cucina a finire di preparare uno dei suoi dolci.
Quando Mike concluse di disegnare, il suo piano era pronto e perfetto e girandosi si accorse della presenza di Jacoby saltando sullo sgabello.
- Coby, non ti avevo sentito! - Disse tenendosi il petto. - Da quanto sei lì? -
Jacoby si riscosse e rispose tornando a sua volta al di qua:
- Dall’inizio! -
Mike per un momento temette che gli avesse letto nella mente il suo glorioso piano di vendetta ma capì che dalla meraviglia dei suoi occhi doveva essere immerso nel suo disegno. Qualcosa in bianco e nero che capivano solo loro due, probabilmente.
- Ti piace? -
L’altro rispose subito di slancio:
- E’ bellissimo! - Sorridendo compiaciuto di quel suo lato tenero e tranquillo, prese l’album, strappò il foglio e glielo porse:
- Tieni, te lo regalo. - Anche perché probabilmente sarebbe stato l’unico a capirci qualcosa!
Jacoby si meravigliò del suo gesto e lo prese quindi gli scoccò un sonoro bacio sulla guancia e trotterellò in quella che per il momento era la sua camera a metterlo fra le sue cose.
Mike rimase a guardarlo sentendosi vagamente in colpa. Magari il suo piano era esagerato, no?
Quando però tornò lo vide infilarsi in cucina da cui proveniva effettivamente un profumino delizioso. Lo raggiunse e lo vide mimare un moto inequivocabile col bacino contro Chester che idiota cosmico si lasciava fare ridacchiando e muovendo a sua volta il fondoschiena contro l’altro.
Assottigliò gli occhi immediatamente e marmoreo pensò:
“Un cazzo troppo cattivo! Se lo meriteranno eccome! Tutti e due!”
Anche perché non avrebbero mai smesso altrimenti.
Notando la sua presenza, a conferma di ciò che aveva appena dedotto Mike, Jacoby gli si precipitò addosso gracchiando allegro:
- Sei geloso? Ti senti escluso? Vieni qua! - Non fece in tempo a scappare che lo schiacciò contro il muro accanto alla porta, gli stava slacciando la camicia che gli copriva le cosce fino ad appena il filo dei boxer quando gridò autoritario:
- COBY, PIANTALA! -
Non servì a niente perché gli riuscì addirittura a togliergli la camicia. Dovette abbassarsi e sfuggire da sotto alla sua presa, lasciandogli l’indumento che si strofinò addosso per chissà quale motivo idiota!
Chester rideva.
“Ridi ridi brutto idiota! Vedi poi come riderò io!!”
La sua vendetta sarebbe presto arrivata.
Del resto si diceva sempre di non svegliare il can che dormiva. Nel suo caso la bestia assassina!

Quella sera parlarono per la prima volta di temi di canzoni ma durò poco poiché sia Chester che Jacoby sembravano più interessati a fare gli idioti su Mike piuttosto che parlare di lavoro.
- Avevate delle idee? - Chiese Mike dopo cena mentre erano tutti e tre seduti sul divano a guardare la televisione senza darle particolare peso.
Era in mezzo e teneva il telecomando, al momento di parlarne abbassò e lo mise da parte. Gli pareva fossero abbastanza in senno per farlo ma si sbagliò nel momento in cui sentì sia Chester che Jacoby appoggiarsi sulle sue spalle con le teste.
- Nemmeno una! - Dissero insieme. Mike qualcosa aveva ma dovevano essere in fase seria altrimenti non aveva senso far quel discorso.
Ci provò ancora continuando a guardare davanti a sé e provando ad ignorare i due appoggiatigli sopra.
- Io qualcuna ma è nebulosa ho bisogno che collaboriate seriamente per tirare fuori questo tema… - Fece calmo. Altrettanto calmi i due, senza nemmeno mettersi d’accordo, cominciarono a strisciare leggeri le dita su di lui.
Chester sfiorava le cosce e Jacoby le braccia. Mike strinse le labbra, sospirò contrariato ma ci provò ancora:
- Tipo le cose che ci hanno segnato… ognuno ha i propri fantasmi, no? Non dico di esporli nei dettagli ma di parlare di come ci cambiano, di come ci segnano, cose del genere… - Avrebbe anche continuato a parlarne se i brividi non l’avessero interrotto obbligandolo a notare cosa gli stavano facendo quei due ninfomani.
Abbassò gli occhi e guardò come le mani di entrambi ora l’accarezzavano lievi e languide.
Entrambe salivano e scendevano sulle gambe e sulle braccia per poi arrivare quasi ad incontrarsi, poi Jacoby si spostò sul ventre e lì Mike si tese. Ora non si poteva più parlare ma provò a farli smettere con le buone.
- Ragazzi, vi prego, parliamo di questa cosa o staremo tutta la vita qua a… - Ma erano obiettivamente piacevoli quelle piccole carezze che finirono per distrarlo del tutto. Si morse il labbro e trattenne il fiato alzando le braccia in alto per chiedere pietà, peccato che non ne ricevette poiché come se si fossero messi d’accordo collaborarono per slacciargli i jeans. Quando sentì che volevano dirigersi insieme alle sue sacrosanti parti basse, abbassò le braccia e schiacciò le loro mani con le proprie nella speranza di riuscire anche a prendergliele, toglierle e alzarsi.
Sì, perché quella posizione strategica con loro quasi del tutto sopra di lui gli impediva di muoversi liberamente fin tanto che non si accorse che lo ancoravano addirittura al divano, in mezzo a loro.
- Finitela! - Esclamò perentorio e serio cominciando a seccarsi. Era evidente che non gli piacevano quegli scherzi, un po’ magari poteva andare bene ma loro esageravano e via via era sempre peggio.
Molto peggio.
Parvero non sentire e con le altre mani libere gli tolsero le sue tenendogliele ferme in modo da poter proseguire liberamente senza blocchi fastidiosi.
- Chester azzardati e… - Ma non riuscì a completare la minaccia che ormai gli avevano aperto del tutto i pantaloni. Si sentiva oltre che a disagio anche vagamente infuriato perché era qualcosa di tremendamente piacevole specialmente a livello psicologico, ma al tempo stesso non voleva assolutamente. Era anche una questione di principio. Non potevano obbligarlo. Se lui ci stava era un conto ma in quel modo lo obbligavano, era una cosa che detestava dal profondo.
Ormai non gli restava che lo sguardo, trucidava Chester a pochi centimetri da lui intento a proseguire anche sotto i boxer.
Sentì e vide entrambe le dita dei due prendere l’elastico per abbassarlo e lì prese fiato per gridare di piantarla, ma la bocca gli venne tappata da quella di Chester che se l’era aspettato.
Ritrovandosi di sorpresa la sua lingua dentro che lottava con la propria pensò anche di mordergliela se non che il pensiero che poi non l’avrebbe più baciato e leccato in privato lo fermò. Voleva farlo smettere non renderlo muto, in fondo era pur sempre il suo cantante!
Questo pensiero fu talmente assurdo che lo distrasse da ciò che accadeva in basso, concentrato unicamente nella propria bocca e nel capire come gestire il bacio con quell’idiota del suo ragazzo; si svegliò quando sentì le mani di entrambi chiudersi sul suo membro e muoversi.
Allora Mike andò in tilt e come sempre quando succedeva finì in isterismo.
Invece che mordergli la lingua come sarebbe stato da fare, spinse improvviso la testa in avanti in una specie di testata obbligandolo a fermarsi. Si fece male anche lui ma non a livelli di un morso sulla lingua, quindi Chester smise di baciarlo e guardandolo pure seccato per l’interruzione, si rese conto che Jacoby si stava abbassando con la testa con la chiarissima intenzione di integrare la sua bocca a ciò che già facevano le mani.
Fu allora che si trovarono ad un bivio.
Continuare quel gioco idiota ma ora tremendamente erotico e piacevole in quello che per entrambi era sempre stato il loro sogno segreto -per Chester e Jacoby inteso- oppure darci un taglio?
Jacoby sarebbe andato avanti ma Mike in un secondo scatto di panico liberò una delle due mani e prendendo l’intruso per i capelli un istante prima che gli prendesse l’erezione fra le labbra, lo strattonò facendogli un discreto male, poi riuscì a sgattaiolare via.
Una volta in piedi davanti al divano si mise furiosamente a posto i pantaloni e rosso come un pomodoro, li fissò nella confusione più totale, isterico, furibondo, allucinato e nel più totale disprezzo.
Potevano essere cose piacevoli ma dovevano volerlo tutti e tre, essere obbligato era una cosa che lo mandava in bestia. Era questo che non andava di quei giochi e quel coglione del suo compagno non riusciva a capirlo!
- Voi non capirete mai un cazzo! Non è questo il modo! - Esclamò seguendo quel suo pensiero.
Il modo in cui prenderlo, questa era la differenza. Prenderlo nel modo giusto e magari sarebbero anche riusciti a realizzare i loro demenziali ed erotici sogni di gloria.
Ma così sbagliavano proprio tutto!
Dopo di questo, senza aggiungere altro, volò in camera sbattendo la porta e chiudendosi a chiave dentro.
Lasciò Chester fuori per tutta la notte il quale non andò a casa ma nemmeno in camera con Jacoby, consapevole che quello gli sarebbe valso una rottura seria.
Li conosceva i suoi limiti, a volte sembrava di no ma in realtà li conosceva eccome.
Passò la notte sul divano a pensare a quella sua frase che non gli quadrava.
“Devo dunque dedurre che se lo prendessimo in un altro modo ci potrebbe anche stare a fare la cosa a tre solo per sesso?”
Ma mentre lui si faceva quelle domande a ripetizione senza venirne a capo, Mike chiamò Joe e senza farsi sentire da fuori, cominciò ad esporgli il suo piano machiavellico perfetto che avrebbe coinvolto chiunque gli sarebbe servito, ma che nessuno dei due interessati avrebbe mai dimenticato.