CAPITOLO XLIX:
SU
STRADE DIVERSE
“Le
sue urla sono una specie di mitragliatrice, spara così tante parole
al secondo che devo chiudere il telefono per far sì che si calmi.
Quando
mi richiama noto con piacere che è più ascoltabile.
-
Senti, non azzardarti a farlo più, sto cercando di dirti la cosa più
importante della tua vita e mi chiudi il telefono in faccia! -
-
Non ti ho davanti quindi non te lo chiudo in faccia! E comunque
quello che facevi tu non era parlare ma gracchiare come una gallina a
cui viene tirato il cazzo! - Sorvolando sul fatto che la gallina non
ha il cazzo. Sospira insofferente e forse è calmo.
-
Se la pianti di fare il grand'uomo, posso dirti di alzare il tuo
culetto sodo e portarlo all'ospedale che quel capolavoro di donna che
ti ritrovi per moglie e che stasera sembrava un demonio, ha partorito
la tua prole. E da come urla direi che è proprio figlio vostro! Ha
delle corde vocali da primato mondiale! E per inciso non farò mai
più la parte del marito di Sam solo per non lasciarla sola! A me non
importava niente, non so nemmeno perchè l'ho fatto! Dannazone!
Dovevo andarmene a cagare! Perchè l'ho portata? Insomma, doveva
arrangiarsi, erano affari vostri! E mi sono sorbito le sue urla
isteriche per tutto il viaggio, i suoi insulti e pure un pugno allo
stomaco! È un demonio! Questo bambino ha odore di lei, è assurdo!
Perchè ho dovuto tenerlo in braccio io? Non sai come mi sono
sentito! Porca puttana! Se ci ripenso mi viene da piangere! È figlio
tuo e di quella donna che per inciso odio più di prima ed ho dovuto
essere il primo uomo a tenerlo in braccio come se fossi il padre. La
invidio perchè condividerà con te una cosa bellissima che vorrei
condividere io e... - continua a parlare mentre cerco di riavvolgere
il nastro. Difficile se non la pianta di blaterare.
Ero
incazzato con lui e mi ritrovo ad ascoltare un fiume umano.
-
Porca puttana Mike se non stai zitto non riesco a capire cosa è
successo! -
-
E' NATO TUO FIGLIO COGLIONE! - Grida esasperato. Si ferma. O forse
sono io o il mondo o tutto.
Comunque
tutto smette.
Oh
merda!
Sono
padre. Sono padre. SONO PADRE!
Per
la strada corro come un matto, passo semafori rossi e supero il
limite di velocità.
Ed
intanto le sue parole mi tornano alla spicciolata.
Perchè
l'ha portata lui scusa? Che cazzo c'entrava?
Perchè
ha chiamato lui? Avrà ben più senso chiamare me!
Sugli
insulti non mi stupisco, penso sia normale... comunque devo dire che
il pugno allo stomaco avrei voluto vederlo.
Me
lo immagino.
Scontro
tra titani!
No,
Mike non è un titano al massimo è un uomo normale contro un titano.
Sì!
Dopo
che mi sono calmato con questi pensieri arrivo all'ospedale ed appena
metto piede nel piano dei parti o come cazzo si chiama, l'agitazione
torna.
Porca
puttana, è mio figlio che sto per vedere?
Penso
di non rendermene conto.
Forse
finchè non lo tengo in mano... cioè cosa significa essere padre?
Dico
proprio diventarlo.
Ora
mio figlio esiste e dunque?
Cosa
cambia?
Cosa
succede?
Come
mi sento?
Con
queste domande dentro arrivo alla camera che le hanno riservato e
resto immobile.
Lo
capisco ora cosa significa.
Sam
si sta coccolando il piccolo che è davvero minuscolo.
Oh
cazzo ma è vivo? Cioè è davvero troppo piccolo... fottutamente
piccolo!
Mi
avvicino.
Sono
perso.
Ho
un vuoto allo stomaco.
Dio
penso di non poter descrivere questa cosa.
Quello
che ora esiste e prima non c'era l'ho creato io ed è fottutamente
bello.
È
stupendo.
Mi
avvicino, lei mi guarda, trattiene il fiato. Per me esiste solo quel
cosino che dorme.
Cazzo.
Cazzo,
è bello veramente.
È
perfetto.
Ha
tutte le dita, tutti gli arti... il nasino piccolo a patata, la
boccuccia che sbrodola la saliva, gli occhi minuscoli chiusi.
Cazzo.
Cazzo è mio.
L'ho
fatto io.
Mi
avvicino piano, cauto.
Lei
non mi insulta e forse è il primo vero miracolo di questo essere. Me
lo porge ed io lo prendo.
È
esattamente quando lo prendo fra le braccia col terrore di farlo
cadere o fargli male o prenderlo come non dovrei, che mi sento dentro
quell'emozione assoluta che mi annulla.
È
parte di me.
Questo
coso è parte di me.
Le
lacrime che mi escono è la prima volta che sono di felicità per
qualcosa che non riguarda Mike.
Alzo
lo sguardo su Sam, sono perso e scombussolato, mi sento... non lo
so... spaziale... sorrido disorientato ed ebete, non so cosa sto
facendo.
-
Draven Sebastian. - Dice lei. Non abbiamo mai parlato del nome, non
ne siamo mai stati capaci, non so proprio il motivo. Non ho mai
sentito questo figlio mio ma ora sì, ora lo è.
Ed
io lo ripeto guardandolo mentre gli bacio la fronte delicato.
È
così liscio e caldo. E'... è mio figlio...
Questa
emozione spero di non dimenticarla mai... spero davvero...
Non
so quanto passo a contemplarlo e a capire quanto perfetto sia, ma
quando viene l'infermiera a portarlo via ho l'istinto di mandarla a
cagare e di tenermelo, però la voce di Mike dice che deve andare con
lei ed io lo lascio automaticamente.
Solo
ora lo noto e mi viene un autentico colpo, salto di lato e lo fisso
cadaverico come guardassi un fottuto fantasma. Che cazzo fa qua?
Sam
sospira e si stende borbottando che è stanca e vuole dormire, quindi
Mike esce silenzioso. Solo sulla porta lei mormora un grazie a denti
stretti e lui risponde 'di niente'.
Cos'è?
Una pace? Una tregua? Un sotterrare le asce di guerra? L'ipocrisia?
Forse
tutto.
Mi
avvicino a lui che mi porta alla zona relax, dove sono le macchinette
per il caffé. Ce ne facciamo due ed intanto ci fissiamo silenziosi.
Io stupito e stordito e lui consapevole e strano, malinconico.
Massacrato.
-
Come cazzo ci sei finito qua? - Cerco di ricordare quello che diceva
in macchina ma non ci riesco, ho dimenticato tutto.
Sospira
e si stringe nelle spalle, è come se si vergognasse di qualcosa... o
se ne pentisse...
-
Mi ha chiamato perchè tu non ti trovavi da nessuna parte e lei stava
per partorire. Così ho deciso di portarla io. Ho agito d'impulso,
non avrei dovuto ma siccome di parto si muore ed io anche se la
detesto non voglio che muoia... - Ridacchio, che modo di parlare.
-
Non dovevi comunque... proprio tu... non eri tenuto... - Si incupisce
ed abbassa lo sguardo. È così strano stare qui con lui. Ha
condiviso con me in qualche modo un momento per me importantissimo ma
il punto è... il punto è che non doveva. Non era giusto. Come si
sentirà?
Vorrei
abbracciarlo perchè io lo so ma non lo faccio e non perchè siamo in
mezzo ad un sacco di persone. È perchè non saprei staccarmene ed ho
appena stretto mio figlio. Mi sembra di sporcarlo. Non so...
-
Stavo pensando di cercarti e mandare tutto al diavolo e mettermi con
te perchè hai ragione, anche se mi sforzo di non tradire al dato di
fatto, comunque ti amo e non cambierà mai. È un tradimento lo
stesso... ed allora... però in quel momento tuo figlio è nato. Io
penso che fosse un segno, no? Ricorda ciò che è giusto. In qualche
modo è giusto così. Forse. Dio, non lo so davvero, non riesco a
capire... non lo so... perchè quando decido di tornare da te succede
sempre qualcosa che in qualche modo me lo impedisce... penso che...
penso che finchè non ne sono sicuro al cento percento non devo fare
niente, no? - Parla a ruota libera ed io non posso che perdermi nelle
sue parole.
Sono
sfinito, non ce la farò mai e nemmeno lui.
Forse
mio figlio mi aiuterà ma il punto è che è lui che amo, lui. Non
esiste niente al mondo che potrà impedirmelo e quando ami così
devi, devi davvero unirti a lui in tutti i modi.
È
un bisogno fisico che se non soddisfi ti fa impazzire. Volerlo
abbracciare e non poterlo fare perchè altrimenti... altrimenti... è
un casino...
Non
ho mai visto i suoi occhi più malinconici e fottutamente
consapevoli. Dannazione!
Perchè
deve essere così?
-
Non ci corre dietro nessuno. - Mormoro alla fine non sapendo nemmeno
io cosa dire. Io lo voglio e non me ne frega niente dei tradimenti e
di come appariamo ora che facciamo musica e stiamo diventando famosi!
Voglio fare quel cazzo che voglio perchè ho passato l'infanzia a non
poterlo fare ed ho giurato a me stesso che quando sarei diventato chi
volevo non mi sarei più piegato, ma lo sto facendo e penso che non
ci sarà mai scelta.
Ci
sarà sempre qualcosa a cui devi piegarti, sempre.
-
Va dalla tua famiglia... - Mormora piano come se si trafiggesse.
Vuole andare a casa a piangere, lo so. Stringo le labbra e mi sforzo
di non toccarlo. Ora come ora non so nemmeno io cosa sia giusto fare,
lo ammetto.
Per
me non sono problemi perchè non ho morale e coscienza e me ne sbatto
dell'etica, ma per lui. È per Mike perchè so che non reggerebbe un
certo tipo di vita ed io non voglio imporglielo, soffrirebbe comunque
ed allora... allora? Allora si soffre lo stesso così?
Non
c'è una soluzione.
Non
c'è una merda di soluzione.
Quando
va via noto l'anello al suo dito destro. Il nostro anello.
Chiudo
gli occhi e respiro profondamente.
Chester,
tira fuori i coglioni, di là c'è tuo figlio, tuo capisci? Tuo e di
un'altra donna.
Vai
da lui e sii uomo, ora sarai l'esempio che vuoi che segua.
Concentrati su questo.
Fa
di lui una ragione di vita. Fallo.
Anche
se penso sempre che quella ragione sia Mike. La ragione per non
affondare ed andare avanti. Se diventa un altro è meglio, no? È
meglio per tutti.”
“Mi
guardo l'anello di Chester e sospiro mentre lo tolgo, lo metto nel
portafogli e mi rimetto la fede di Anna.
Sono
una persona terribile.
E
gli occhi mi bruciano un sacco.
Spero
che Anna dorma, se si accorge che ho pianto non la passo liscia,
finisce che le devo raccontare qualcosa.
Non
potevo trattenermi questa volta.
Penso
che da ora dovrò mollare un po' con Chez. Fino ad ora ci siamo
comunque comportati relativamente da innamorati, ci siamo trattenuti
ma il risultato cambia poco. Siamo solo più frustrati. Penso di
dover smettere di dirgli che lo amo.
Quando
entro sono sollevato nel vedere che è tutto buio, lei dorme. Del
resto è molto tardi. Ringrazio il cielo e vado a farmi una doccia.
Spero che quest'acqua lavi via tutto.
Devo
mettere un po' di distanze serie. Devo cercare di... non lo so
nemmeno io... ora lui è padre, è giusto che si concentri su
questo... voglio che sia un buon esempio per suo figlio e...
inevitabilmente avrà meno tempo per me ed è giusto così. Già ora
cerchiamo di non stare soli. Ora lui starà con noi solo per cantare.
I testi li abbiamo finiti, non abbiamo più motivi per stare da soli.
Finiamo di registrare, facciamo uscire l'album e cominciamo col tour.
Non
voglio pensarci. Non voglio.
È
solo che penso di dover smettere in qualche modo questa cosa con lui.
O ci torno insieme o non lo faccio, non esistono vie di mezzo, non
devono esistere. È assurdo trascinarci in questo modo. Basta.
Esco
dalla doccia e mi asciugo, quando vado sotto le coperte mi accoccolo
al buio, Anna è un termosifone ambulante e mi sistemo accanto a lei
che, nel dormiveglia, si gira e mi abbraccia materna.
È
più questo, molto spesso. Una mamma. Una sorella. Un'amica.
Meglio
stare con lei che con chiunque altro.
La
sua dolcezza un po' mi riscalda e mentre penso che sia la cosa
migliore per ora, mi rendo anche conto che sto pensando in termini
conclusivi. Prima o poi qualcosa finirà e ne comincerà un'altra.
Non
so proprio di cosa si tratti, ma abbandonandomi ad Anna mi addormento
mentre la voglia di scrivere a Chez che lo amo è davvero fortissima.
Che
poi il sesso con Anna è sempre più sporadico.
Lei
vede che io ho qualcosa che non va a letto quindi pensando che sia lo
stress per il nuovo album non insiste.
Lei
è troppo per me, non me la merito.
Il
giorno dopo andiamo a trovarli tutti insieme, suo figlio è davvero
bello e siamo tutti dei completi idioti a fissare quel cosino con
arie da... idioti!
Chez
ne è molto orgoglioso ed io mi sento fuori posto.
Invidio
Sam che può condividere con lui questa gioia.
Quando
torno indietro a prendere il cellulare che avevo scordato, li sento
litigare, tanto per cambiare.
Bè,
penso con amarezza. Certe cose non possono cambiare nemmeno con un
figlio di mezzo.
Alla
fine entro e vedo che Chester litiga con Draven in braccio che per
poco non gli vomita addosso, allora li saluto e senza nemmeno sentire
cosa dicono -ringhiano- mi prendo il cellulare dicendo che l'avevo
scordato e subito dopo mi carico il piccolo. Non ci penso nemmeno, lo
faccio e basta. Mi viene spontaneo.
Lo
prendo dalle braccia di Chester e dico:
-
Vieni con zio Mikey che mamma e papà stanno per usare un vocabolario
poco adatto ad orecchie innocenti! - Sam trattiene il fiato e Chester
ne approfitta per sparare l'insulto famoso.
Io
esco e vado a fare due passi nella sala della televisione del
reparto. È una sala comune con poltroncine, sedie, tavoli e tv. Le
mamme in attesa di essere dimesse fanno un po' di vita comune. Dubito
che Sam ne faccia.
È
quasi deserto e mi siedo su una poltrona con Draven pensando che sia
un nome orrido.
Insomma.
Draven.
-
Bè, ognuno ha il nome che gli tocca! - Dico. Lui sentendo la mia
voce mi fissa coi suoi grandi occhi blu. Chissà se gli resteranno di
questo colore... solitamente cambiano. Anche i capelli cadono e poi
ricrescono definitivi.
Io
ero biondo e poi son diventato moro, però poi in effetti a me si
sono scuriti crescendo!
Lo
guardo ipnotizzato.
È
comunque davvero bello. Non tutti i bambini appena nascono lo sono.
-
Allora, ti ricordi di me? Sono il signore che hai visto appena sei
nato! È strano vedere me, eh? -
Continuo
a parlare con lui trovandomi bene e per niente stupido.
Può
essere terapeutico. Parlo con uno che non capisce che dico e che non
lo ricorderà mai.
-
Tu non hai mica colpe se sei finito in una famiglia di matti...
quando avrai bisogno di un rifugio vieni da me. Penso che sia strano,
non dovrei dirtelo così come non dovrei essere io a tenerti qua e...
e non dovevo essere io a farti nascere... però è successo e mi sto
già affezionando! Strano, no? Ma sei un bimbo così carino ed
innocente. Che colpe hai se noi siamo in questa brutta situazione? Io
voglio bene al tuo papà ed il tuo papà me ne vuole ma sei arrivato
tu a sistemarci tutti ed ora lui deve provare a darti una vita
equilibrata e normale. Ti serve una mamma ed un papà come si deve. È
giusto. Ed io... io sono uno che si deve mettere da parte. Sono solo
uno zio, per te. Non un secondo papà come vorrei che fosse. E
soprattutto sono solo il compagno della band del tuo papà. Tutto
qua. Sarà meglio che le cose si raddrizzino o cresci svitato come
quelli in camera che urlano. Sono preoccupato, a casa sarà sempre
così? Sarà meglio che parlo con Chester... - Lui ascolta tutto e
sembra quasi che capisca ogni cosa. È dolce davvero!
Gli
premo il nasino a patata e gli do un bacio sulla fronte. Riesco a
volergli bene anche se è il figlio dell'uomo che amo.
Forse
gliene voglio anche per questo.
Quando
lo vedrò con loro proverò invidia e dolore ma ora che è solo qua
con me... ora no...
-
Ti voglio bene, lo sai? Forse non è giusto, non va bene ma... come
faccio a non volerti bene? Vieni da me se loro urlano! Usa i tuoi
super poteri psichici, chiamami ed io correrò a salvarti! -
Penso
che se dovessi crescere io un figlio mio, ora come ora, sarei
terrorizzato dall'idea che lui possa capire che amo Chester e che non
amo Anna... e che quindi non siamo una vera famiglia... penso che
avrei paura che possa crescere senza un buon equilibrio... non so...
le mie paranoie!
-
E' suo? - Una voce alle mie spalle mi scuote e quando vedo questa
mamma col suo neonato, sorrido.
-
Sembra mio? - Chiedo. Non penso mi somigli ma appena nati non
assomigliano a nessuno.
-
Sembra che lo ami come se fosse suo... siete splendidi insieme! - Gli
occhi mi diventano lucidi ed io sorrido ringraziando.
-
Sono lo zio! - Non so nemmeno perchè lo dico. Penso che comunque,
qualunque cosa io provi, sarà così alla fine. Mi comporterò da
zio.
-
Faccia i complimenti a suo fratello, ha fatto un ottimo lavoro! -
Io
allora rido.
-
Sarà meglio di no o si monta troppo la testa! - Risposta tipica da
fratello!
Io
e Chez fratelli... bè. Saremmo incestuosi!
La
donna se ne va e dopo poco arriva Chester. Me lo stavo spupazzando
ancora. Lo ricoprivo di baci. Ha le guanciotte così tenere!
-
Se hai finito di pomiciare con mio figlio l'infermiera lo porta a
dormire! - In effetti sta per dormire. Faccio il broncio dispiaciuto
e glielo do, Chester ridacchiando lo passa all'infermiera che l'ha
seguito e poi rieccoci soli.
Non
può finire sempre così!
Lo
guardo restando seduto. Lui sta in piedi poco distante e con le mani
nelle tasche mi ricambia.
-
Sei dolcissimo con lui! Sembri tu suo padre! - Sorrido. È il secondo
che lo dice!
Ed
è pure tenero.
-
Anche tu sei dolce con lui! - Ricambio sapendo a cosa mira. Lui
scrolla le spalle insofferente, poi amaro ribatte distogliendo lo
sguardo e muovendo qualche passo.
-
Ma non sarò bravo come se lo fossi tu! - quanto è scemo!
Mi
alzo istintivo e mi rivolgo alle sue spalle, lui è verso la
finestra.
Guarda
fuori.
-
Sarai bravo anche tu! - Chester scuote il capo.
-
Non è nel mio DNA. Non volevo essere padre, mai voluto. Sarò un
pessimo esempio. Con tutto quello che ho passato non ha da essere
fiero di me! L'unica cosa bella è che ho fatto un album e sto per
farne un altro. -
-
E ti sembra poco? Guarda che sarà fierissimo di te! Se lo sono io
figurati lui! Ti vedrà come il suo Dio anche senza che ti sforzi. Ma
sarà orgoglioso di te perchè tu sarai un ottimo padre! -
Ne
sparo molte ed a volte dovrei attivare il cervello. Lui si volta,
faccio un passo indietro e ci guardiamo. Ha gli occhi lucidi, stiamo
silenziosi a fissarci malinconici ed emozionati. È sempre così se
stiamo soli. O litighiamo di proposito per evitarlo.
-
Lo volevo con te quel figlio. - Dice una cosa illogica delle sue ed
io sorrido amaro.
-
Non potrei partorire... - Ride senza divertirsi. Io faccio
altrettanto.
Sarà
così sempre?
-
Tu saresti un bravo padre! - Sospiro. Ci stiamo facendo del male.
Dobbiamo riuscire a smetterla, dannazione. Dobbiamo. Io devo finirla
in qualche modo. Non possiamo.
-
Lo sarai anche tu. Ed è meglio che vada prima che finiamo a fare
altro! - Perchè se continuiamo a farci complimenti, è così che
finiamo!
A
baciarci.
Lui
non si muove, non si oppone. Capisce che è meglio così, allora
indietreggio, mi volto e me ne vado.
Il
nodo sale.
No,
non posso continuare così. Devo riuscire a smetterla, non so come
visto che lo vedo per le canzoni ma... in qualche modo devo
smetterla. Devo.
Le
nostre strade si stanno dividendo anche se restiamo nello stesso
gruppo.
È
un vero casino e non so come uscirne!”