CAPITOLO
LXXIX:
NUOVA
VITA
“E'
complicato, non lo nascondo.
Penso
che abbiano voglia di stare un po' per conto loro ma è anche vero
che è da quando sono nati che stanno per conto loro, forse hanno
voglia che qualcuno invada le loro vite ma senza rotture di cazzo.
Quando
Mike va via io mi ritrovo a sospirare e a non saper che fare. Talinda
lo nota e mi spiega che ha fatto loro la doccia, ha sistemato i pochi
vestiti che avevano e che domani andranno a prenderne di nuovi e a
vedere della scuola. Dice che non hanno detto una parola però non si
sono opposti a nulla.
È
davvero difficile perchè io un po' so cosa hanno passato e come si
sentono, ma non completamente perchè la mia situazione era diversa.
Sono spaventato, non lo nascondo.
-
Perchè non vai a chiamarli tu? - Mi dice poi alla fine. Io la fisso
come fosse matta.
-
Che? Io?! E perchè? - Talinda ride ed ho voglia di strozzarla. Di
solito sto bene con lei, mi diverto, ma adesso è solo lei a
divertirsi!
-
Perchè si aspettano che tu gli dica qualcosa... adesso si sono un
po' ambientati, è ora che gli parli... - Ecco che il panico si
allarga, guardo per terra aspettando che una voragine si apra e mi
ingoi!
-
E cosa cazzo gli devo dire? - Sono davvero agitato come un imbecille
e lei ride ancora, così la spintono affinchè smetta e ricambia
senza problemi. Ammetto che è un rapporto rilassante quello che ho
con lei e forse è così perchè non ci conosciamo bene e non abbiamo
pretese l'uno dall'altra.
-
Parlagli di te, delle tue esperienze. Vedrai che poi loro parleranno
della propria. Hanno bisogno di parlare e sfogarsi ma non osano, sei
tu il padre, fallo! - Sospiro tremolante e poco convinto, non penso
di esserne capace ma lei sembra così sicura e pratica.
-
Perchè sai tutte queste cose? - Chiedo poi prima di trovare le palle
di andare da loro.
-
La mia infanzia non è stata rose e fiori come uno potrebbe pensare.
Ho fatto di tutto per potermene andare il prima possibile ed essere
indipendente ed una volta raggiunto quello stato ho giurato a me
stessa che non sarei mai andata a fondo. So come funziona il mondo,
mi sono adattata per non venirne ingoiata. Ho deciso di essere io
quella che ingoia! - Che paragoni sporchi!
-
Sei una porca! - Dico ridendo per il 'ingoio!' lei ride e mi dà un
poco dolce calcio per spingermi su per le scale e ridendo ci vado.
Ha
ragione, comunque.
Se
non vuoi essere mangiato devi mangiare, bello o brutto che sia, il
mondo è così. Prima lo capisci e ti adatti e meglio vivi.
Anche
Mike l'ha capito. Ci ha messo fottutamente tanto e stavo per crepare,
ma ce l'ha fatta.
Dopotutto
era davvero quella giusta per me.
In
uno dei discorsi che abbiamo fatto mi ha detto che non crede nel vero
amore eterno ma che crede nei rapporti onesti. Se c'è onestà un
rapporto, anche solo d'affetto e non d'amore, può durare in eterno e
ci può essere felicità. Perchè c'è rispetto reciproco. È lì il
segreto.
Ha
ragione, è così.
Inutile
fingere di amarsi e raccontarsi palle. Non ci amiamo, non ci ameremo
mai, ma stiamo bene insieme perchè siamo simpatici e aperti, ci
somigliamo molto e quindi è un bel passatempo. Con questa onestà i
giorni ci passano meglio.
Busso
alla loro porta, la camera è in fondo al corridoio, non attaccata
alla nostra.
Dopo
un po' entro, faccio capolino e do un'occhiata a come Tali ha
sistemato la camera.
Ha
messo i letti in modo che non siano troppo invadenti l'uno con
l'altro, si è fatta aiutare dalla ditta di trasporti. È andata a
comprare lei stessa la cameretta appena ha saputo che li avrei
adottati. Ha fatto tutto senza battere ciglio.
Devo
dire che mi piace.
Mike
ci ha visto proprio bene ma lui è veggente, ormai non dubito più di
lui!
Sono
seduti nello stesso letto, penso che stessero parlando e si
interrompono quando mi vedono. Poi noto che hanno i libretti dei miei
cd in mano, stavano leggendo i testi?
Jaime
dev'essere abbastanza grande da capire un po' anche se per lo più
sono complicati.
Sono
imbarazzato e non lo nascondo, è una cosa dannatamente difficile
questa e non so che cazzo dire e fare ma alla fine mi butto, come
sempre, e comincio con qualcosa.
Perchè
alla fine conta iniziare.
Mi
dirigo verso l'altro letto e mi siedo in modo da poterli vedere in
viso, non sono lontanissimo ma nemmeno troppo attaccato.
Ricordo
che quando ero piccolo ed un grande mi si avvicinava per sapere che
diavolo avessi e perchè odiassi il mondo, volevo solo spazio. Spazio
e basta.
Non
mi sentivo capito, per questo non parlavo e non mi confidavo.
Sapevo
che loro non avevano idea di come mi sentivo e poi pretendevano che
io parlassi e loro non mi dicevano nulla.
Pensavo
non gli importasse un cazzo di me in realtà, li vedevo come persone
che erano in dovere di fare qualcosa ma non lo volevano.
Se
avessi capito che invece gli interessava mi sarei aggrappato a loro.
Sospiro
e mi guardo le mani, gioco con l'anello, spero che riusciremo a dare
loro una vera famiglia. A loro ed hai figli futuri. Lo spero molto.
-
I miei hanno divorziato che avevo più o meno la vostra età. Prima
di allora era una guerra continua a casa mia. Poi sono stato
trasportato da uno all'altro di continuo come un pacco postale, non
sapevano decidersi. Con mia madre era una depressione atroce,
piangeva sempre, non riusciva a reagire ed in casa faceva poco e
niente, per sopravvivere dovevo fare da solo. Con mio padre... beh,
lui era un poliziotto e lavorava molto, quindi ero tanto solo e di
conseguenza dovevo fare tutto io lo stesso. Io vedevo di me stesso e
mi scontravo molto con lui perchè eravamo entrambi irascibili. Ci
gridavamo e spesso mi picchiava. Poi beveva quando non era in
servizio. Ero così solo che per disperazione mi sono attaccato ad un
gruppo di ragazzi sbandati. L'ho fatto perchè li vedevo simili a me.
Dovevano sapere cosa stavo passando, erano morti come lo ero io. Però
non era una gran buona compagnia, a lungo andare mi hanno portato su
una brutta strada. Oltre a questo ho subito delle brutte cose,
aggressioni di vario genere. Ho assistito ad un sacco di cose
orribili. Stavo male. Stavo tanto male. Perchè mi sentivo solo al
mondo e vuoto. Volevo riempire quel vuoto e quel freddo e non ci
riuscivo e nessuno mi capiva, a nessuno interessava, nessuno voleva
guardarmi. Sono finito sposato ad una ragazza che non amavo, a bere e
a drogarmi. Non vi nascondo queste cose perchè io so che avete visto
già quanto è brutta la vita. Voglio farvi sapere che lo so anche
io. - Forse ho detto troppo e comunque non è nemmeno tutto.
Che
sono gay gliel'ho risparmiato. Anche perchè comunque sono
bisessuale, mi piace scopare anche con le donne anche se dipende
dalla donna.
Comunque
è una parte di me che voglio risparmiargli. Un giorno magari...
Mi
guardano con i loro grandi occhi e il grande pare capire.
-
E come ne sei uscito? - Chiede alla fine aspettando il resto del mio
racconto.
Sorrido,
si sta interessando a me. Vuole sapere se ne esci.
-
Ho incontrato le persone giuste che dopo molto tempo e molta fatica
mi hanno aiutato ad uscirne. - Fa un leggero cenno col mento come se
gli dispiacesse di qualcosa. - E forse sembrerà strano ma sai...
queste persone hanno deciso che io avevo la forza di uscirne, ma che
la dovevo trovare da solo e tirarla fuori. Che loro non potevano
tirarla fuori al posto mio. - Jaime sembra sbrogliare un po' la
matassa che è la mia vita incasinata.
-
Ne sei uscito da solo, quindi? -
Sospiro,
è molto complicato spiegarlo e non so nemmeno io come ho fatto.
-
Sono state tante cose. All'inizio era la musica, poi non mi bastava
più, quindi sono stati gli amici – Mike, non posso dire Mike... -
e quando non mi sono bastati nemmeno loro perchè il mio buco dentro
non era mai stato chiuso, ma solo riempito con un sacco di cose...
loro mi hanno detto che dovevo chiuderlo da solo, che ero il solo a
poterlo fare. Allora me ne sono andato. Sono stato tanto male, ho
toccato il fondo. Poi ho rischiato di morire e mi sono salvato per
miracolo. Ho capito che ce la potevo fare e che volevo. Volevo
farcela. Sono le cose che cambiano la vita. Da quella volta ho
rivalutato Dio, ora ci credo e ci parlo. Ho ritrovato i miei amici
perduti. Mi sono sistemato. Voglio una bella famiglia numerosa... -
Non so se tutto questo possa aiutarli ma l'idea era di mettermi a
nudo per primo e l'ho fatto.
Jaime
piega la testa, pensa ed il mondo di un bambino di nove anni io non
so cosa sia, il mio era pessimo. Chissà se ho detto qualcosa che
l'aiuta.
-
Non ho idea di chi sia Dio. - Inarco le sopracciglia. Non mi
stupisce.
-
Te lo spiegherà Mike. È il mio migliore amico, a lui piace parlare
di queste cose. Però è un pensiero che mi ha aiutato. Al di là di
lui ci sono le persone. La voglia di risollevarti deve venire da te
ma poi torni in alto solo grazie agli altri. - Con questo mi viene
voglia di fumare ma mi trattengo, lascio un po' di tempo per farli
pensare, vedo se hanno delle domande ed alla fine Jaime mi fa
un'altra domanda:
-
Io sono arrivato in quel periodo? - Annuisco.
-
Ero in condizioni tremende. Tua madre ha pensato che dirmelo sarebbe
stato peggio per te ed aveva ragione. Draven, quello che per me è
stato il mio primo figlio che ho conosciuto, io... a stento lo
prendevo in braccio... - Lo ammetto senza problemi ed è qua che
finalmente si decide. Decide che è ora e che può farlo.
-
Io odio la mamma. Da quando sono nato è sempre stata depressa. A
tratti così giù da rasentare lo schifo e ad altri così euforica da
sembrare pazza. -
-
Si chiama depressione bipolare. Purtroppo non ne esci da solo senza
alcun aiuto. - E' un po' come drogarsi, però devi voler uscirne,
devi voler essere aiutato, solo che in quelle condizioni non vuoi
niente, nemmeno stare bene. Anche morire è troppo. È davvero
brutto.
-
Io non so cosa sia ma l'ho sempre vista così e la odio. L'aiuto a
vomitare perchè beve e si prende quelle cose per l'ansia. E quando
sta bene esce a fare festa e ci lascia soli. Io ho fatto tutto per
Isaiah però non ero sufficiente. Mi chiudevo a chiave dentro
spaventato che qualcuno entrasse. Non è mai venuto nessuno a vedere
perchè non andavamo sempre a scuola. Se non avevamo da mangiare
dovevo rubare i soldi alla mamma e quando lo scopriva mi picchiava
perhè poi lei non aveva i soldi per il bere e le pastiglie. Ci ha
fatto conoscere i suoi compagni, sempre diversi, sempre orribili...
uno lo guardava in un modo che non mi è piaciuto, è stata l'unica
volta che ho fatto casino e l'ho obbligata a non farlo tornare. O me
ne sarei andato io. Ha funzionato. Però... non ci ha mai voluto
bene. Ci usava come scusa per fare pietà agli altri e racimolare
quello che poteva. Non la posso perdonare. Non posso. Di te mi ha
detto che non sapeva come trovarti. Non mi ha detto niente altro.
Nemmeno che eri un cantante famoso! Io ascoltavo le tue canzoni
quando sono uscite e da che le ascoltavo ora mi ritrovo ad essere tuo
figlio e non so nemmeno come sentirmi. Se preso per il culo o
fortunato. Cosa sono? Mi sento orfano. - Isaiah appoggia la testa
sulle sue gambe per fargli coraggio, non so cosa capisca ma qualcosa
lo capisce. Che è triste e contrariato e... boh...
Ora
ricordo lo sguardo di Jaime quando mi ha visto al negozio. Sembravo
il suo Dio. Penso di esserlo stato.
Non
so nemmeno cosa dirgli. Sospiro e mi passo le mani fra i capelli. Mi
sento colpevole, ecco come mi sento. Però so che non potevo fare
niente, non sapevo che ci fossero. E se l'avessi saputo davvero non
so se li avrei saputi aiutare. Ero così... nella merda.
-
Solo col tempo capisci le cose. Subito non ci riesci. Non puoi avere
una visuale completa ed onesta. Col tempo capisci cosa ti era
successo e lo vedi nel modo giusto. Non ti posso dire cosa fare con
tua madre, né se mai si rimetterà in piedi e tornerà. Io ve lo
auguro. Però posso dirvi che io ho sbagliato tanto e sono colpevole
di parte della vostra tristezza. Ma ora ci sono e farò di tutto per
farvi stare bene. Non abbiamo fretta. Piano piano faremo tutto. -
Jaime sembra risollevato dal fatto che non pretendo mi chiamino
padre, che dicano o facciano chissà cosa o che non voglia abbracci o
cose simili.
Preferisce
così ed io so che è l'unico modo.
Quando
se la sentono piano piano lo faranno loro.
Isaiah
si alza e mi guarda speranzoso, penso che per lui sia diverso, suo
fratello deve aver fatto di tutto per aiutarlo a soffrire di meno ed
ora vuole solo poter essere il figlio di qualcuno, non gli importa di
chi e quale sia la storia.
Ora
io sono qua per questo e spera che lo faccia, lo vuole.
Mi
alzo e mi avvicino con un sorriso che spero sia dolce, che ne so.
-
Avete fame? - Il piccolo annuisce, mi fissa ancora con quei suoi
grandi occhi che sono adorabili. Allora mi chino e gli tendo le
braccia perchè so che lo vuole, è un libro aperto. E, come
immaginavo, si tuffa fra le mie braccia per essere preso su. Mi si
arrampica addosso come una scimmietta e Jaime è stupito nel vederlo.
Anche io lo sono.
È
davvero dolce. Spero di vederlo sorridere presto. Tutti e due.
-
Talinda ha preparato la cena, non sarà buona come quando la farò io
perchè sono strepitoso in cucina, però facciamo finta che ci
piaccia! Vi va? - Il piccolo annuisce, non riesce ancora a ridere
però presto lo farà. E spero che ci riesca anche Jaime.
Mi
avvio alla porta e lo aspetto, ci raggiunge poco dopo e ci segue,
così scendiamo insieme per la prima cosa veramente da famiglia.
Chissà come sarà. Sono proprio impaziente! Penso che ci verrà
spontaneo, quindi tanto vale non pensarci più.”
“Nessuno
si stupisce che ora mi concentro completamente sui Linkin Park. Anzi,
tutti si aspettavano questo mio assorbimento.
Una
volta che l'adattamento da sede a studio di registrazione è
completato e che c'è tutto quello che può servire e che volevo, è
ora di pensare alle canzoni nuove.
Dobbiamo
decidere l'argomento.
Prima
facevamo testi autobiografici, ma erano principalmente su Chester e
sulle sue esperienze. Ora non saprei, vogliamo rinnovarci e cambiare
quindi forse dovremmo cambiare anche questa cosa.
Li
riunisco tutti per parlarne e non penso minimamente che loro non
avevano ancora visto lo studio completato.
Ci
restano secchi. Sono tutti entusiasti, piace come ho sistemato le
cose ma tanto eravamo d'accordo, mi ero consultato, quindi mi
stupisce che la vedano come una sorpresa.
-
Dai, ma perchè non ci hai detto che era pronto? - Chiedono estasiati
mentre esplorano ogni stanza, è cambiato quasi tutto in effetti.
Mi
stringo nelle spalle e mi gratto la nuca.
-
Bè, pensavo che sapevate... -
-
E come? - Alzo le spalle ancora.
-
Non importa, però è pronto! Pensavo ai testi, io sono in crisi con
l'argomento, la direzione da prendere... perchè mi chiedo se
continuare con l'autobiografico o no. Se lo facciamo penso ci verrà
spontaneo parlare del periodo appena passato ma forse è presto. E
poi volevamo rinnovarci, non è meglio cambiare senso? - Loro stanno
ancora esplorando mentre io parlo di ciò che mi ha ossessionato il
cervello per tanto tempo e solo Brad mi ascolta.
-
Mike ma hai detto che avevate cominciato a mettere mano ai testi... è
passato un po' di tempo... - Lo guardo difensivo come se mi accusasse
di non aver fatto niente e lo attacco punto sul vivo.
-
Certo che l'ho detto, erano le mie intenzioni ma prima c'è stato il
matrimonio di Chez, poi i lavori qua e siccome volevo che fosse tutto
come avevo in mente ci sono stato dietro tantissimo! Come pensavi che
potessi fare tutto io? - Brad mi fissa come se fossi matto ed in
breve arrivano anche gli altri soddisfatti della nuova sede.
-
Ma non l'ho mica detto, è solo che ero convinto che avessi già
cominciato ma non importa... - Brad è straniato dalla mia reazione
eccessiva e mette le mani avanti per calmarmi, ma così mi sento
davvero pazzo e non gradisco, quindi sbuffo e comincio a cercare
carta e penna come una pallina di ping pong che passa da una parte
all'altra, passo di qua, apro cassetti, cerco, chiudo sbattendo,
passo di là, apro armadi, scaravento giù roba, impreco perchè non
trovo.
-
Bene, volevo cominciare ma non ce l'ho fatta! Avevo dei piani e sono
andati a puttane e la cosa mi irrita! Ora però ci sono e mi chiedevo
di cosa cazzo scriviamo!? Deve andare bene a tutti, abbiamo detto di
condividere le idee... sto aspettando! - Sono nevrotico, me ne rendo
conto, ma è come se non riuscissi a fermarmi.
-
Cosa cerchi? - Chiede Rob senza agitarsi. Dave sospira e Joe è
ammutolito e penso pure terrorizzato.
Brad
è sul punto di mandarmi a cagare.
-
Carta e penna! -
-
L'hai fatto tu questo posto, sai tu dove hai messo le cose! -
Risponde Brad piccato. Lo sapevo. Lo fisso con uno sguardo affilato e
gli sto per saltare alla gola.
-
Ok ok... ha avuto tante cose a cui pensare. Mike. Troppe. Ha pensato
al rinnovamento del gruppo nei dettagli, a trovare il giusto co
produttore, al progetto per la nuova sede e a farla pure lui di suo
pugno insieme ai costruttori. Oltre a tutto questo Mike è stato
dietro a me e alla mia adozione. Ha seguito la faccenda dall'inizio
alla fine assicurandosi che Jaime fosse davvero mio figlio, poi mi è
stato vicino quando me li sono presi e dopo per la burocrazia, che è
una cosa che mi stressa. Ha fatto troppe cose e non è riuscito a
fare comunque tutto quello che si era prefissato e la cosa lo ha
innervosito. Facciamo che ora ci mettiamo tutti insieme a pensarci? -
Chester
stupisce tutti intervenendo, è calmo e riappacifica tutti, lo
fissiamo come fosse un altro. Una volta mi avrebbe mandato a cagare e
detto di arrangiarmi, ora è qua e fa da intermediario per me come
fosse un padre.
Mi
rilasso solo quando glielo sento dire.
-
Ma Mike, avevi detto che non facevi tutto tu e che non ti prefissavi
cose... - Joe va per ragionamenti semplici, è vero che l'ho detto ma
non è sicuramente una cosa facile...
-
Sì beh, certo che l'ha detto però non è che si cambia un
atteggiamento tanto radicato in così poco tempo! - Sempre Chester
che mi difende. Questo mi rabbonisce così tanto che vado in cucina a
fare del thé per tutti, li sento che continuano a parlare ed il mio
moroso se la cava benissimo. Penso che dopotutto devo farmi aiutare
di più da lui. Pensavo erroneamente di essere io quello che lo
aiutava eppure... che idiota.
Dopo
un po' mi arriva da dietro e mi dà anche uno scappellotto sulla
nuca.
-
Non serve fare superman! Sei un comune essere umano! Piantala! - Mi
ammonisce severo prendendomi per la spalla e girandomi verso di lui,
stringo le labbra colpevole. So che ha ragione ed ho esagerato ma non
l'ho fatto apposta.
Mi
appoggio al lavandino e lascio che mi si appoggi addosso mentre mi
stringe le guance affettuoso.
-
Scusa... è vero, ho esagerato ma mi viene naturale, non è che l'ho
fatto apposta... ho quella mania di fare tutto e farlo bene e pensare
ad ogni cosa... - Mi fa scoccare il dito sul naso, cosa che per altro
mi fa un male cane e brontolando me lo tengo contrariato.
-
Hai detto che cambiavi registro e che saremmo stati un gruppo, che
tutti avrebbero parlato ed ora stai rifacendo quello di sempre. Tu
che cerchi di fare tutto! Lasciagli fare qualcosa anche a loro, sono
qua per questo! -
Mi
domando da dove venga questo Chester, lo fisso sbalordito senza
capacitarmene e smetto di tenermi il naso che però sento rosso.
-
Ma da dove vieni tu? Che ne hai fatto del Chester svogliato assente
rompicoglioni? - Ride di gusto e scivola con le mani sotto la mia
felpa comoda.
-
Hai dimenticato maniaco! - Mi carezza la pelle e sussulto per poi
rilassarmi perchè in realtà è molto dolce.
Questo
mi rilassa ancora e gli metto le braccia intorno al collo accettando
la sua presenza, così mi faccio serio.
-
Non sono abituato ed è facile ricadere nelle cose di prima... sei
fantastico, sei così cambiato... sei proprio quella persona che
speravi di diventare e giorno dopo giorno è sempre più così.
Dovevi maturare e sei maturato. Io invece rimango indietro e mi sento
di dover fare di più per dimostrare che sono migliorato anche io...
- Non sapevo nemmeno di pensare tutte queste cose, onestamente...
Mi
sento nudo ma sto bene perchè sono con lui, sorride scuotendo la
testa, pensa che sono scemo, è chiaro. Ed un po' mi ci sento, lo
ammetto.
Appoggia
la fronte alla mia e stiamo così mentre ora mi carezza sulla
schiena. Amo quando fa così.
-
Ehi, tu non sarai mai indietro, piantala di dire stronzate! Io sono
qua solo perchè tu stai camminando con me. Siamo insieme, punto.
Quindi lascia che ti aiuti un po' io visto che fin'ora mi hai aiutato
solo tu! - La risposta mi soddisfa, non me l'aspettavo. È un uomo e
sta maturando, forse ha ancora molta strada da fare e penso che
comunque lo stia aiutando l'essere padre per davvero, l'esperienza
che sta vivendo con quei due bambini lo sta segnando. Crescere a
volte è traumatico ma nel suo caso è un vero spettacolo e non vedo
l'ora che arrivi laddove deve arrivare.
Spero
di esserne all'altezza.
Sorrido
tranquillo e non dico niente, mi limito a cercare le sue labbra e a
prendermele.
È
così bello stare insieme a lui in questo modo.
Rilassante.
Alla pari. Intimo. Profondo. Adulto. Forse è questo. È un modo
adulto di stare insieme, non ossessivo e folle com'era prima.
Adesso
siamo sicuri di noi, di ciò che proviamo, sappiamo ogni cosa e non
ci viviamo terrorizzati che possa caderci il mondo addosso.
Sappiamo
che ci amiamo e ci ameremo per sempre, che affronteremo tutto e sarà
insieme. Per tutto il resto c'è tempo.
Quando
torno di là ho il thé per tutti, Chester mi aiuta. So chi lo vuole,
chi non lo vuole e come lo vogliono. Non piace a tutti il thé, a chi
non piace ho fatto un caffè.
Mi
guardano sereno e sorridente e sembro un altro, stupiti mi fissano
esterrefatti e poi fissano Chester perchè sanno che è merito suo.
Io
penso davvero che da ora, lentamente, non potrò più farne a meno.
Ne
sono sicuro.
Una
volta sul divano insieme a Rob e Joe, il primo mi dà carta e penna
ed è così silenzioso che scoppio a ridere. È spaventato dalle mie
reazioni folli?
-
Ok, ragazzi, scusatemi! Io sto lavorando su me stesso per non essere
quello che si prende tutto sulle spalle e cerca di fare ogni cosa
perfettamente ma è dura cambiare perchè... -
-
Mike tu SEI un perfezionista nel tuo lavoro, nessuno si aspetta che
tu non lo sia più! Gran parte del successo avuto lo dobbiamo a
questa tua mania! - Brad esclama mettendo le cose in chiaro, allora
io lo fisso non capendo cosa voglia dire.
-
Sì però è una cosa che vi stressa, non è giusto e sto cercando di
modificarmi, ma mi serve tempo... - Dave però completa per Brad.
-
Non vogliamo che smetti di essere un perfezionista ossessivo
compulsivo sul lavoro. - Dice chiaro e tondo. Io lo fisso ancora
senza capire.
-
E cosa... -
-
Vogliamo che tu non lo sia al di là del lavoro. Per tutto quello che
non è fare musica non serve che tu sia così. Lasciati aiutare, sii
più approssimativo. Che te ne frega? Non è mica lavoro! Vivitela
sciolta, insomma! - Joe è il semplicista però ha ragione, penso che
devo sforzarmi e limitarmi nella vita quotidiana e personale, in
quella professionale va bene la rigorosità.
-
Sapete cosa fate nel dirmi che va bene se sono perfezionista nel
lavoro? - Dico poi dopo averci riflettuto. I ragazzi si guardano
spaventati capendolo e Chester, ridendo sguaiato come un sadico che
poi è, esclama per tutti:
-
Saranno cazzi amari! Ma tanto io so come addolcirli poi! - La sua
uscita ci voleva, distende i nervi a tutti, ridiamo insieme e le
battute partono mentre la nostra vita in gruppo fatica un po' a
prendere la marcia giusta, ma con un po' di fortuna ce la faremo.
Ce
l'abbiamo sempre fatta ed andrà bene anche questa volta.
Ora
siamo cresciuti, siamo cambiati, siamo delle persone nuove. Sono
fiducioso, dopotutto.
Come
sempre.
Anche
se poi, alla fine, in tutta la notte non caviamo un ragno dal buco
per i testi, resto fiducioso!
Certo
non mi aiuta l'esclamazione idiota di Joe.
-
Ma sì, tu sei Mike Shinoda, se il genio! Qualcosa ti verrà fuori di
sicuro! - Ecco, giusto perchè bisognava condividere, no?
Ma
poi ride e mi fa la linguaccia mentre se ne va.
Che
beduino, mi aveva fatto prendere un colpo.
Io
e Chester, rimasti soli, ci guardiamo sospirando soddisfatti pur non
avendo prodotto nulla.
In
realtà qualcosa l'abbiamo prodotta... un passo in avanti con gli
altri.
-
Che facciamo? Rimaniamo a dormire qua? Ormai è tardi, io avevo
avvertito Anna che potevamo stare tutta la notte a lavorare ai
testi... - Chester si avvia direttamente alla camera.
-
I bambini dormono, Talinda non si aspetta che torni anche se non le
ho detto niente di particolare. -
Per
un momento, mentre lo seguo, ho la visione di come sarà da qui in
poi.
Noi
che ci vediamo per lavorare col gruppo, il gruppo che se ne va e noi
che restiamo qua insieme con le mogli a casa che sanno cosa
combiniamo, ma che va bene lo stesso.
È
amorale ed assurdo, ma mi piace troppo!
-
Sai cosa penso? - Dico infatti allegramente arrivato al letto
matrimoniale che ovviamente ho provveduto a sistemare nella camera.
Una sola. La nostra.
Chester
si spoglia disinvolto.
-
Cosa? - Io faccio altrettanto sentendomi leggero e felice.
-
Potrei abituarmi a tutto questo! - Chester si stende sotto le coperte
ed io lo raggiungo poco dopo voltandomi sul fianco verso di lui.
-
Tutto questo? - Mi chiede prima di fare qualcos'altro.
-
Sì... tutto questo... è una vita nuova ed è così... - Cerco la
parola adatta mentre alzo gli occhi in alto, penso mi brillino.
-
Perfetta? - Dice sulle mie labbra. Sorrido e lo guardo.
-
Perfetta! - Mi avvicino e lo circondo col braccio in modo che si
accomodi sopra la mia spalla, mi stendo sulla schiena e lui si
abbarbica su di me. Come una specie di scimmia. È pacifico e beato
come lo sono io.
-
Già... - Non ci serve altro. Stiamo così bene che è raro pensarlo
prima di addormentarsi dopo tutto il tempo passato ad angosciarsi e
stare male.
Però
intendo godermelo tutto dal primo istante all'ultimo.
Per
sempre.”