CAPITOLO LXXXII:
L'IMPORTANZA DEI BAMBINI

La vita familiare è una fottuta figata, facile come bere un bicchiere d'acqua.
Mi ci ubriaco di questi momenti coi figli.
Anche i grandi ora sono sereni e rilassati, poi arrivano a farci visita spesso nipoti, cugini ed affiliati, la nostra famiglia si allarga sempre più e Talinda è una mamma perfetta, non pensavo onestamente d'aver fatto una scelta tanto buona.
Perchè ero convinto di sposarla, esibirla e basta!
Invece poi con lei ci sto bene, come ci sto bene con Rob e gli altri.
È una cosa discutibile fuori dal mondo, penso che a nessuno piace questa mia scelta, ma non me ne fotte un cazzo di cosa pensano gli altri, io so quanto importante era per me avere dei figli e ne voglio ancora. Mike lo ha capito che oltre ad essere il suo un uomo, sono anche UN uomo. E devo soddisfare anche me stesso. Io mi sento un uomo soddisfatto quando sono padre, l'ho capito con Draven ma ero troppo fatto per crogiolarmi in lui ed ora non è abbastanza. Niente è abbastanza. Ne voglio ancora ed ancora ed ancora. Ne voglio tanti che quando torno a casa non ci sia mai pace e non mi manchi mai niente.
Quindi non me ne fotte davvero, va bene così cazzo.
Va benissimo.
Mike comunque lo capisce, sa del mio bisogno di essere padre per essere un uomo completo.
Con lui sono un uomo felice, le cose sono diverse.
E passerei ore ed ore con Tyler in braccio a guardarlo dormire.
È così piccolo e perfetto, non voglio che gli capiti nulla.
Se penso a quello che è successo a me e penso che potrebbe capitare anche a lui mi sento male, non lo permetterò mai a costo di rinchiuderlo sotto una campana di vetro. Si fotta il mondo, lui e gli altri miei figli sono miei e solo miei, cazzo!
Quando Mike arriva Tyler è nel mio braccio e sta dormendo, non voglio svegliarlo quindi mi muovo piano piano.
- Chez stavi facendo la cacca? - Chiede Mike riferito alla lentezza con cui ho aperto, poi vede e fa la faccia da 'capisco'.
- Non volevo svegliarlo. - Sorride dolcemente mentre entra e gli sfiora la fronte con le labbra. È così tenero, anche lui. Deve diventare padre. Me lo vedo tantissimo.
- Mettilo nella culla, no? Così dorme meglio... - Dice mentre entra e parla piano anche lui.
- Sì sì ora... -
Vado alla culla e lo metto giù mentre Mike va a quello che sarebbe lo studio, è solo una stanza con dei libri ed un scrivania col computer.
Quando lo raggiungo vedo che sta smanettando e mi chiedo cosa stia combinando. Lui è pieno di computer e derivati. Cos'è, gli serve il mio?
- Mica sei venuto per il mio computer, spero! - Esclamo già pronto a far casino.
- Certo che sì! - Dice serio. Io lo fisso per capire se scherzi, a volte non capisco perchè ha sempre la stessa faccia, cioè quando vuole non ha inclinazioni.
- Dai, Talinda è via con gli altri, siamo soli io e te e Ty dorme! Andiamo in camera! - Mike inarca scettico le sopracciglia.
- E' squallido con tuo figlio che dorme nella camera accanto e nel letto tuo e di Tal! - Corrugo la fronte.
- E che problema c'è? - Lui torna ad ignorarmi e si rituffa sul computer come se non potessi dire sul serio.
Allora mi siedo sulla scrivania e mi stendo sopra per guardare che fa.
- Dai cazzo, il tuo ce l'hai, che ti serve il mio?! - Lui ha quell'aria da 'non cago nessuno perchè sono al computer' che io odio. Quando fa così lo ucciderei! Brutto stronzo.
- Sì, il mio ce l'ha Joe che gli serve per una cosa visto che il suo l'ha portato a potenziare ed io devo fare delle cose che posso solo con un computer vero. Insomma, lasciami lavorare! - Chiude secco. E lui chiude secco.
Bene, stronzo, se non vuoi dirmi cosa cazzo devi fare ti costringo io a darmi le attenzioni che merito!
Scendo dalla scrivania, mi inginocchio e gattono sotto arrivando fra le sue gambe che apro.
- Chez dai... - Dice con aria monotona. Vediamo se ora non dirai di continuare.
Come se non avesse detto niente gli apro i jeans, ora non mette solo roba extra large e di questo ne sono contento. Mi piace di più quando veste con abiti che gli stanno giusti. Il suo è un fisico più che soddisfacente.
- Cheeez... - Borbotta cercando di convincermi a desistere, infatti prova a chiudere le gambe ma mi fa ridere che non si muova di qua e non stacchi le mani dalla tastiera. Sto stronzo!
Uso un po' più di forza e gliele tengo aperte, gli tiro fuori il cazzo moscio che per questione di orgoglio glielo farò diventare immenso, e lo lavoro con la mano.
- Chez ma hai un casino nel computer... che diavolo ci hai fatto? Sembra infettato! - Esclama come se io non gli stessi per niente facendo una sega.
Cazzo, davvero dici? Parli di elettronica con la mia mano sul tuo uccello?!
Ci metto la bocca, vediamo come te la cavi così. Lecco tutta l'asta e poi la punta ma continua imperterrito. La voce è incrinata, non è più impassibile come prima!
Dai Chez, ancora uno sforzo. Che poi sforzo... è piacevole.
Amo il suo cazzo perchè a riposo è normale ma se si eccita diventa un mostro!
Il mio adorabile mostro.
- Senti, devi farlo controllare, ha qualcosa che non v... - Quando lo metto tutto in bocca e succhio pompando, finalmente la pianta di blaterare cose noiose.
Indietreggia con la sedia con le ruote su cui è seduto ed io avanzo gattonando senza staccare la bocca dal suo cazzo, continuo a succhiare e lo sento gemere e sospirare.
Sì, ho vinto!
- Chez... - Ma questo non è un polemico 'fermati' ma un eccitato 'continua'.
La sua mano sulla nuca mi dà conferma, accompagna i movimenti e sento come cresce, il suo 'mostro' contro la mia lingua.
Me lo mangio tutto e quando sta per venire mi separo perchè voglio che mi scopi. Mi tiro su sulle ginocchia, resto fra le sue gambe aperte, il suo cazzo in tiro struscia sul mio petto. Sinuoso gli prendo la maglia e gliela tolgo.
Ha la fobia di farsi vedere nudo, solo io posso. Nemmeno nei camerini con gli altri si spoglia. È pudico. Con me non vede l'ora di farsi vedere invece.
Quando è senza maglia si china, le sue labbra sono schiuse, infila la lingua nella mia e ci troviamo fuori, scoperti, a fare i nostri giochini erotici.
Guardalo ora, il pudico malato di computer e lavoro, lo stacanovista che non farebbe mai e poi mai certe cose.
È una porno star come me, solo che si maschera. Io non ho bisogno di mascherarmi, sono ciò che sono.
Succhio la sua lingua e lui ormai è così perso che infila le mani sotto la maglietta, la alza e ci separiamo per permettergli di togliermela.
- Sei una puttana, non potevi aspettare? - Amo quando mi insulta.
- Mm... cosa vuoi che faccia, ora, la tua puttana? - Dico avventandomi sui suoi capezzoli che mordo e tiro. Mi carezza sulla schiena e affonda le unghie, i brividi mi percorrono perchè non è vero dolore. Ha ragione, una volta il dolore mi eccitava davvero adesso è... beh, solo dolore. Lo sopporto però non mi fa piacere.
- Voglio che ti spogli... - Mi ordina con quel tono da padrone che adoro.
Oddio mi sciolgo. Amo quando lo fa. Ha quell'aria da comando che ha anche quando lavora e me lo mette sempre in tiro perchè spara ordini a tutti ed impunta i piedi fino a trattare tutti da idioti se non facciamo come dice lui.
Io lo difendo sempre perchè mi fa morire.
Adesso mi alzo e salgo in piedi sulla scrivania spostando quello che c'è, per poco non butto giù lo schermo.
Lui mi ha già tolto la maglia, mi resta solo il sotto. Slaccio la cintura e la sfilo mentre mi lecco le labbra, ci divoriamo a vicenda con gli occhi.
Gli piaccio da matti anche se non sono un modello, non sono l'uomo più bello del mondo e nemmeno lui, ma ci piacciamo al punto che siamo il sogno erotico l'uno dell'altro.
È questo che conta alla fine.
Si strofina il cazzo mentre mi chino allargando bene le gambe come una porno star su una lap dance, gli metto la cintura intorno al collo e la strofino un po', lui si succhia il labbro e quando mi protendo verso di lui tirando fuori la lingua, lui fa altrettanto e mi viene incontro allo stesso modo.
Alla fine non lo tocco davvero e mi rialzo, mi apro i pantaloni e comincio a roteare il bacino come piace a lui, mi giro di schiena e gli do la visione del mio culo che si agita immaginando una musica sensuale. Lo so fare, oh so di saperlo fare.
Lui si sta masturbando seduto su quella sedia e non vede l'ora di potermelo mettere dentro.
Accartoccio i jeans ai piedi e li tolgo per poi piegarmi tutto in avanti, a novanta, e porgerglielo.
Ho ancora i miei soliti boxer stretti e mi carezzo dietro, alla fine infilo la mano sotto la stoffa, inarco la schiena proprio come se stessi ballando sensualmente e mi infilo il dito dentro. Lui sa cosa sto facendo infatti torna ad insultarmi fra i denti, non so cosa dice ma finisce che non resiste e mi toglie lui i boxer, me li afferra impaziente e me li abbassa, poi mi prende i fianchi, mi costringe a piegare le gambe per mettermi alla sua altezza, mi toglie bruscamente la mano e si immerge col viso.
La sua lingua subito nel mio buco, lo sento come lecca e lo stuzzica, lo fa a lungo.
Mi appoggio con le mani sul piano dove sono i miei piedi e sono completamente piegato davanti a lui.
Proprio una scena da film porno.
Gemo quando infila le dita una ad una, io come sempre dilatato non ho bisogno di molto tempo per abituarmi.
I brividi mi attraversano, mi riscaldo immediatamente ed alla fine glielo chiedo. Devo. Non può bastare così.
- Scopami... - Non serviva chiederglielo. Mi fa inginocchiare e poi scendere giù con le gambe, fa tutto lui come se io fossi la sua bambola.
Amo essere la sua bambola.
Lo sento che entra subito e fluido, facilmente. Io appoggio la testa sul tavolo e aderisco con tutto il busto, lui mi tiene per i fianchi e comincia ad entrare ed uscire, i suoi colpi si fanno sempre più possenti e poderosi, forte, frenetico, virile. Mi piace quando mi scopa anche per questo, diventa sexy e maschio allo stesso tempo, mi eccita da morire.
Gemo e cerco di non gridare troppo per non svegliare Tyler nell'altra camera, però è complicato perchè mi sta veramente distruggendo e ricomponendo a piacimento.
Alla fine raggiungiamo l'orgasmo e sporco la scrivania, lui mi riempie.
In effetti capita che sia più io pieno di lui che lui pieno di me, ma ormai è più un sesso paritario. Prima era più un lui che si occupava di me, ora è più una cosa vicendevole.
Sfinito mi lascio andare del tutto dove sono per poi sentire le sue braccia intorno al mio corpo che mi alzano e mi gestiscono di nuovo, ma questa volta con dolcezza.
Aderisco a lui e sfinito ansimo mentre il respiro torna regolare.
Le sue braccia non mi lasciano un secondo e sto bene, mi sento completo, non ho mai niente che mi manca quando sono con lui.”


Mi sono sciacquato in fretta e poi quando ci siamo dati il cambio, Tyler si è svegliato, così sono andato da lui e l'ho preso in braccio. Ha subito smesso di piangere.
A volte pare quasi che mi riconosca. Può essere, non mi stupirei, sono stato il primo a tenerlo in braccio.
Quando ci penso sorrido, è un po' come se fosse anche mio figlio. Ho provato una cosa simile con Draven ma è stato diverso con lui, mi sentivo in imbarazzo e colpevole di rovinare suo padre, di rubarglielo. Non so come dire. Però adesso mi sento in pace.
Il Chester padre è diverso dal Chester innamorato ma è sempre lui ed è per entrambi, nessuno ruba niente a nessuno e lui può essere uno splendido padre anche se sta con me. Non è bello mettere su una sceneggiata per far sentire i suoi figli amati, me ne rendo conto, ma c'è una lista delle priorità, nella vita.
Se dare la felicità a qualcuno conta meno che essere onesti, allora è giusto dire la verità ma io non penso proprio che un bambino se ne faccia qualcosa dell'onestà quando tutto ciò che vuole è essere felice. E per un bambino felicità è uguale a famiglia stabile e normale.
Per quanto io sia innamorato di un uomo, mi rendo conto che servono una mamma ed un papà ad un bambino. E serve che questi si amino e siano sereni e lo crescono in modo equilibrato senza espressioni di follia di mezzo. Perchè è questo che la società insegna. Per quanto io pensi che sia assurdo, a conti fatti solo se si è omologati agli altri non ci si sente diversi e quindi strani. Purtroppo sono cose che determinano l'equilibrio e la felicità. Sono convinto che spesso una famiglia 'normale' sia peggio di una 'anormale', ma quando sei piccolo vuoi solo una cosa, quello che hanno tutti. Né più né meno.
Chester e Talinda non si amano, è un matrimonio di interesse. Lei ottiene la vita che voleva, moglie di una star, e fa la vita di lusso. Lui ha la sicurezza che nessuno penserà mai che lui sta con un uomo. Con me. O che ha tendenze. Tutti hanno ciò che vogliono.
Ma anche se inizialmente non nascondo che ho faticato ad accettarlo, mi rendo conto che unire l'utile al dilettevole alla fine ha senso.
Cioè... lei è una brava mamma, Chester un gran padre. Per lui essere padre è tutto, ormai. Gli dà quella gioia che io non riuscirei e non potrei mai dargli. Noi ci amiamo, siamo felici insieme. Però quello che rende tale un uomo che ha sofferto tanto in passato è solo l'avvenuta dei figli. E se lui ne ha bisogno di tanti per curare tutte le ferite che gli restano, ferite legate alla sua infanzia dove io non potrei mai fare nulla, allora è giusto che viva questo suo lato e che ne cerchi tanti.
Va benissimo così.
Io ora sono in grado di capirlo ed accettarlo.
Io non sento lo stesso desiderio.
Stringo il bambino con delicatezza e mi perdo a sorridergli come un ebete. È bellissimo ed ha qualcosa di Chester, quel qualcosa che mi emoziona.
Davvero lo amo in un qualche modo. Solo perchè è parte di Chester.
- Dovresti farne uno anche tu... - Dice poi lui apparendo da dietro. Si è fatto la doccia.
- Sì certo... e poi non riuscirei a guardarlo in faccia perchè non amo sua madre ma un altro uomo! - Esclamo spontaneo. Ci penso da quando è nato Tyler. Anna si illumina coi bambini, so che ne vorrebbe ma non osa chiedere. Significherebbe fare l'amore come minimo e non ci tocchiamo da quando le ho detto tutto. Anche prima facevamo poco, comunque. Tiravo su sempre delle scuse. No, decisamente lei ha capito da molto tempo, per questo ha accettato la situazione. Ha avuto tempo di spegnere ciò che prova.
E poi che vuoi, stiamo insieme da così tanto che ormai è come una sorella, penso che per lei sia la stessa cosa. Ci penso tanto. È l'unica donna con cui passo volentieri il mio tempo libero al di là di tutti e di tutto. Perchè è come una sorella. Ci sono molto legato, abbiamo gli stessi identici interessi e caratterialmente siamo uguali. È normale che poi il rapporto prenda un'impronta fraterna e duri per sempre. Sta accadendo la stessa cosa a Chester e Talinda, sono così simili che sono compagni di giochi più che di vita. È diverso. Molto.
Si siede accanto a me e Tyler, si illumina quando lo vede, si protende verso di lui e lo prende, se lo coccola e ci muoio quando lo fa. Decisamente è giusto che abbia cercato questo bambino. In un certo senso è così.
- Non devi pensare a questo, pensa a quanto lo amerai. Gli puoi dare tanto. Essere padre è un dono e non te ne puoi privare. Tu non capisci perchè non lo sei. Ricordi quanto ne ero terrorizzato io? Prima di Draven nemmeno ne volevo, convinto di poterlo rovinare. Ora guarda... - Lui ha ragione ma io penso che sarebbe un inganno lo stesso. Non è giusto.
- Si lo so ma... non so sai... ora non mi sento pronto. Io capisco te e ti condivido e ti sostengo, lo sai. Però per me è difficile. Dovrei rifarlo con Anna e... mi sentirei meschino... non... non ho il bisogno di essere padre come l'hai tu. Io sono diverso. Ho avuto un'infanzia felice, una famiglia fantastica. Non ho bisogno di un riscatto nella vita. -
Mi circonda le spalle con un braccio e finisce che Tyler si allunga su entrambi perchè siamo seduti vicini ed attaccati. Mi sento di nuovo come prima. Come se fossimo entrambi suo padre. Perchè Chester ci ama in modo diverso ma comunque tantissimo. Ed io amo ogni cosa che riguarda Chester. Quindi anche questo piccolo che mi sorride in modo tenerissimo. Il cuore si apre. Forse ha ragione. Mi piacerebbe essere padre.
- Non devi farlo se non te la senti, ma io penso che lo vuoi, in realtà. Essere padre è speciale e dentro di te lo desideri, hai solo paura di non essere all'altezza. Ma lo sei. - Lui mi conosce sempre meglio di quanto non mi conosca io, perchè non ha problemi a dire le cose come stanno.
Sorrido debolmente e quasi con timidezza e lui mi bacia la guancia.
Finchè Tyler è così piccolo va bene, quando crescerà dovremo stare attenti.
- Ci penserò. - Dico alla fine stringendomi nelle spalle e accoccolandomi accanto a lui, contro il suo fianco.
Per ora sto così bene che non voglio cambi più nulla.


Quando torno a casa Anna è con nostra nipote, nata da poco. Sua sorella è venuta a trovarla, sono contento che non sia mai sola, io onestamente al di là di Chez ho così tanti impegni per il nuovo album che non so come fare. E poi anche se ho del tempo lo devo occupare, non so stare inattivo, non ci sono mai riuscito. Sono sempre a fare qualcosa quindi lei ormai è abituata a riempire il suo tempo al di là di me.
Fa parte di molti enti di beneficenza, ad esempio. Sono cose che l'appagano.
Però so che essere mamma sarebbe un regalo immenso per lei.
Mi guarda e mi sorride, i suoi occhi sono luminosi e non più molto tristi come è solitamente. Mi sento così in colpa con lei che non so mai com'è giusto pormi verso di lei. Sono comunque affettuoso ma cerco di non esagerare. Sono il solito paranoico complessato. Penso troppo.

Una volta soli, lei torna un po' malinconica ma col tempo va meglio, non ne parliamo mai, io le racconto tutte le mie evoluzioni giornaliere evitando accuratamente tutti i dettagli che riguardano Chez, lei parla delle sue e conclude che ha così tanto tempo libero che a volte, anche se cerca di impegnarsi coi molti enti di cui fa parte, si annoia.
È una frecciata velata al fatto che non sono mai a casa e che non ha un bambino di cui occuparsi. Ma non me lo dirà mai chiaramente ed anche ora non è con cattiveria.
L'osservo con molta cura ogni sera, esco al mattino presto e torno alla sera, riesco a stare in sede tutto il giorno a vedere di cose per il nuovo album, siamo in difficoltà coi testi, io e Chez, perchè stiamo cercando qualcosa di meno biografico dei precedenti testi ma al tempo stesso deve esserci qualcosa di noi. E devono essere un po' come un concept sulla fine del mondo e cose così, però non è facile. Prima i testi ci nascevano spontanei, da soli. Ora ci sediamo a tavolino e li estirpiamo di forza, quindi mi prende molto tempo. Per il resto ho anche altre cose da fare, vedo un sacco di gente sempre per lavoro, poi abbiamo periodicamente le riunioni con gli altri per le musiche e... mi piace distrarmi col disegno... ed ho anche interviste, servizi, impegni sempre per i Linkin Park.
E poi ho Chester. Se lo trascuro mi fa una vita martire.
Così alla sera torno a casa stanco, scruto Anna e cerco di capire quanto male stia e quanto sia migliorata, poi attacco con tutto quello che ho fatto.
A volte la invito a venire se devo fare cose che non richiedono la presenza di Chez, allora lei viene. Mi dà dei pareri molto utili, è un po' un'artista anche lei, a modo sua. Ma più del tipo di fantasia.
Le servirebbe un passatempo come quello che per me è la musica, che poi son riuscito a trasformarlo in un lavoro.
Le serve un passatempo.
Mi dispiace che stia male anche se è vero che sta meglio di mesi fa.
- Hai fame? - Mi chiede andando in cucina.
- Sto morendo... - Dico allora seguendola. - Come sta la piccola? - Chiedo riferendomi a sua nipote. Sorride e si illumina tutta.
- E' meravigliosa. Siamo state insieme tutto il pomeriggio, è così bello stare con lei che mi sembrava un sogno. - Racconta quello che ha fatto ed i momenti teneri come se fossero un tesoro. Mi sento un verme. Dovrei darle un figlio. Se lo merita. Anche se non è un buon motivo per mettere al mondo qualcuno se lo merita lo stesso.
Dopo un po' mi perdo ad osservarla e me la immagino madre.
- Un giorno te lo darò, sai? - Anche se fino ad ora non ci pensavo proprio.
- Cosa? - Chiede disorientata mentre cucina della carne. Io apparecchio e disinvolto gliene parlo come se ci pensassi chissà da quanto. È vero, ci penso, ma non così.
- Un bambino. Quando vorrai. Però adesso no, non mi sento pronto. Dobbiamo essere stabili noi come coppia. Cioè non... non siamo ancora sereni, è presto. Ma un giorno te lo darò. Penso che sia giusto. So che lo vuoi. - Il sorriso che mi regala è la conferma che lo desidera più di tutta la sua stessa vita. Non glielo negherò anche se ho i miei valori ed i miei principi. Come sempre bisogna scendere a patti con noi. È così. Ci sono sempre cose più importanti di ciò che pensiamo.
- Aspetterò che tu te la senta, allora. -
La vedo meglio nella prospettiva di avere un figlio, un giorno. Penso che dopotutto sia giusto.
Ed ancora una volta Chester aveva ragione su di me. Non avevo dubbi!

Dopo cena la sento raccontare una storia per telefono a sua nipote, a volte sembra sua figlia.
L'ascolto tirare fuori una fiaba davvero bella e molto fantasiosa. È questo che dicevo, lei ha quel tipo d'arte. Ha molta fantasia.
L'ascolto e mi ci perdo, a parte che le sa raccontare, ma è proprio brava.
Dove le tira fuori?
È ascoltandola che mi viene in mente cosa può fare.
Non so perchè ci penso tanto, cioè è come se la devo aiutare in qualche modo, ma non con me stesso. Cioè non facendo la parte dell'uomo innamorato. Se fingessi lei sarebbe felice ma non sarebbe una vera felicità.
Però voglio aiutarla comunque in qualche modo e penso ogni sera a come posso fare.
Non sono io, è qualcosa che può fare lei per sé stessa.
Quando lo realizzo è come un fulmine a ciel sereno e sento l'entusiasmo partire da dentro. Solo qua capisco che ho ragione. Che è così. Che è giusto. Che sono sulla retta via finalmente.
Quando mette giù il telefono io la sto fissando come se avessi una visione, lei riconosce l'espressione. È quella delle grandi idee.
- Sembra come che tu abbia avuto un lampo di genio! - Mi dice infatti. Mi alzo, mi metto vicino a lei, le prendo le mani tutto felice come un bambino e lei, sorpresa, mi ascolta mentre le faccio la mia sparata.
- Perchè queste belle storie non le scrivi? - Sgrana gli occhi, già grandi di suo, come se fossi matto.
- Cosa?! -
- Ma sì, sei bravissima, hai una grande fantasia. Dovresti scrivere libri per bambini! Dicevi che ti annoi, no? Fai questo nel tuo tempo libero... - Passerò molto tempo a convincerla e a spingerla a farlo, ma alla fine la convincerò e sarà esattamente quello che le serviva. Sarà proprio quello che l'aiuterà.
Ora sono sereno.”

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Per chi non sa...
Anna ha sempre avuto la passione per la scrittura, sin da piccola ha partecipato a diversi concorsi per bambini e faceva parte del giornale scolastico (o qualcosa del genere). Solo da adulta ha cominciato a scrivere libri per bambini, che sono l'altra sua passione. Ha pubblicato un racconto prima del periodo in cui ho scritto io, mentre il primo libro vero e proprio è del 2006, per cui come tempistica ci siamo. E' vero che è stato Mike a spingerla a farlo a questo livello.
Si sa che è molto legata alla sua famiglia, così come Mike, e che i due hanno infatti diversi nipoti che stanno molto con loro; i bambini sono la fonte d'ispirazione di Anna e col tempo ai nipoti si è aggiunto il figlio Otis, l'unico loro figlio di cui si sa l'esistenza (arriverà solo nel 2009). alcuni hanno la teoria che hanno altri figli, almeno un'altra bambina, ma non è mai uscita in alcun modo, non è mai stata resa pubblica né si è vista nelle occasioni pubbliche come, invece, è successo per Otis che oltre ad essere stato reso pubblico e ad aver fatto sapere il nome, lo hanno anche mostrato. Va da sé che se avessero davvero altri figli, li mostrerebbero e li tratterebbero allo stesso modo, non esiste che facciano delle preferenze per uno e non per l'altro. Uniche notizie confermate sono Otis ed i nipoti che loro trattano come figli perchè stanno tanto insieme. Ulteriore conferma di questo è che anche a fare shopping, per esempio, vanno insieme anche a fratelli, madri e parenti vari. Tradotto: è come se vivessero tutti insieme come un'unica grande famiglia.
Del resto è comprensibile, Mike è davvero sempre occupato fra lavoro, arte e salvataggio del pianeta ed Anna non può stare sempre sola!