CAPITOLO
LXXXII:
L'IMPORTANZA
DEI BAMBINI
“La
vita familiare è una fottuta figata, facile come bere un bicchiere
d'acqua.
Mi
ci ubriaco di questi momenti coi figli.
Anche
i grandi ora sono sereni e rilassati, poi arrivano a farci visita
spesso nipoti, cugini ed affiliati, la nostra famiglia si allarga
sempre più e Talinda è una mamma perfetta, non pensavo onestamente
d'aver fatto una scelta tanto buona.
Perchè
ero convinto di sposarla, esibirla e basta!
Invece
poi con lei ci sto bene, come ci sto bene con Rob e gli altri.
È
una cosa discutibile fuori dal mondo, penso che a nessuno piace
questa mia scelta, ma non me ne fotte un cazzo di cosa pensano gli
altri, io so quanto importante era per me avere dei figli e ne voglio
ancora. Mike lo ha capito che oltre ad essere il suo un uomo, sono
anche UN uomo. E devo soddisfare anche me stesso. Io mi sento un uomo
soddisfatto quando sono padre, l'ho capito con Draven ma ero troppo
fatto per crogiolarmi in lui ed ora non è abbastanza. Niente è
abbastanza. Ne voglio ancora ed ancora ed ancora. Ne voglio tanti che
quando torno a casa non ci sia mai pace e non mi manchi mai niente.
Quindi
non me ne fotte davvero, va bene così cazzo.
Va
benissimo.
Mike
comunque lo capisce, sa del mio bisogno di essere padre per essere un
uomo completo.
Con
lui sono un uomo felice, le cose sono diverse.
E
passerei ore ed ore con Tyler in braccio a guardarlo dormire.
È
così piccolo e perfetto, non voglio che gli capiti nulla.
Se
penso a quello che è successo a me e penso che potrebbe capitare
anche a lui mi sento male, non lo permetterò mai a costo di
rinchiuderlo sotto una campana di vetro. Si fotta il mondo, lui e gli
altri miei figli sono miei e solo miei, cazzo!
Quando
Mike arriva Tyler è nel mio braccio e sta dormendo, non voglio
svegliarlo quindi mi muovo piano piano.
-
Chez stavi facendo la cacca? - Chiede Mike riferito alla lentezza con
cui ho aperto, poi vede e fa la faccia da 'capisco'.
-
Non volevo svegliarlo. - Sorride dolcemente mentre entra e gli sfiora
la fronte con le labbra. È così tenero, anche lui. Deve diventare
padre. Me lo vedo tantissimo.
-
Mettilo nella culla, no? Così dorme meglio... - Dice mentre entra e
parla piano anche lui.
-
Sì sì ora... -
Vado
alla culla e lo metto giù mentre Mike va a quello che sarebbe lo
studio, è solo una stanza con dei libri ed un scrivania col
computer.
Quando
lo raggiungo vedo che sta smanettando e mi chiedo cosa stia
combinando. Lui è pieno di computer e derivati. Cos'è, gli serve il
mio?
-
Mica sei venuto per il mio computer, spero! - Esclamo già pronto a
far casino.
-
Certo che sì! - Dice serio. Io lo fisso per capire se scherzi, a
volte non capisco perchè ha sempre la stessa faccia, cioè quando
vuole non ha inclinazioni.
-
Dai, Talinda è via con gli altri, siamo soli io e te e Ty dorme!
Andiamo in camera! - Mike inarca scettico le sopracciglia.
-
E' squallido con tuo figlio che dorme nella camera accanto e nel
letto tuo e di Tal! - Corrugo la fronte.
-
E che problema c'è? - Lui torna ad ignorarmi e si rituffa sul
computer come se non potessi dire sul serio.
Allora
mi siedo sulla scrivania e mi stendo sopra per guardare che fa.
-
Dai cazzo, il tuo ce l'hai, che ti serve il mio?! - Lui ha quell'aria
da 'non cago nessuno perchè sono al computer' che io odio. Quando fa
così lo ucciderei! Brutto stronzo.
-
Sì, il mio ce l'ha Joe che gli serve per una cosa visto che il suo
l'ha portato a potenziare ed io devo fare delle cose che posso solo
con un computer vero. Insomma, lasciami lavorare! - Chiude secco. E
lui chiude secco.
Bene,
stronzo, se non vuoi dirmi cosa cazzo devi fare ti costringo io a
darmi le attenzioni che merito!
Scendo
dalla scrivania, mi inginocchio e gattono sotto arrivando fra le sue
gambe che apro.
-
Chez dai... - Dice con aria monotona. Vediamo se ora non dirai di
continuare.
Come
se non avesse detto niente gli apro i jeans, ora non mette solo roba
extra large e di questo ne sono contento. Mi piace di più quando
veste con abiti che gli stanno giusti. Il suo è un fisico più che
soddisfacente.
-
Cheeez... - Borbotta cercando di convincermi a desistere, infatti
prova a chiudere le gambe ma mi fa ridere che non si muova di qua e
non stacchi le mani dalla tastiera. Sto stronzo!
Uso
un po' più di forza e gliele tengo aperte, gli tiro fuori il cazzo
moscio che per questione di orgoglio glielo farò diventare immenso,
e lo lavoro con la mano.
-
Chez ma hai un casino nel computer... che diavolo ci hai fatto?
Sembra infettato! - Esclama come se io non gli stessi per niente
facendo una sega.
Cazzo,
davvero dici? Parli di elettronica con la mia mano sul tuo uccello?!
Ci
metto la bocca, vediamo come te la cavi così. Lecco tutta l'asta e
poi la punta ma continua imperterrito. La voce è incrinata, non è
più impassibile come prima!
Dai
Chez, ancora uno sforzo. Che poi sforzo... è piacevole.
Amo
il suo cazzo perchè a riposo è normale ma se si eccita diventa un
mostro!
Il
mio adorabile mostro.
-
Senti, devi farlo controllare, ha qualcosa che non v... - Quando lo
metto tutto in bocca e succhio pompando, finalmente la pianta di
blaterare cose noiose.
Indietreggia
con la sedia con le ruote su cui è seduto ed io avanzo gattonando
senza staccare la bocca dal suo cazzo, continuo a succhiare e lo
sento gemere e sospirare.
Sì,
ho vinto!
-
Chez... - Ma questo non è un polemico 'fermati' ma un eccitato
'continua'.
La
sua mano sulla nuca mi dà conferma, accompagna i movimenti e sento
come cresce, il suo 'mostro' contro la mia lingua.
Me
lo mangio tutto e quando sta per venire mi separo perchè voglio che
mi scopi. Mi tiro su sulle ginocchia, resto fra le sue gambe aperte,
il suo cazzo in tiro struscia sul mio petto. Sinuoso gli prendo la
maglia e gliela tolgo.
Ha
la fobia di farsi vedere nudo, solo io posso. Nemmeno nei camerini
con gli altri si spoglia. È pudico. Con me non vede l'ora di farsi
vedere invece.
Quando
è senza maglia si china, le sue labbra sono schiuse, infila la
lingua nella mia e ci troviamo fuori, scoperti, a fare i nostri
giochini erotici.
Guardalo
ora, il pudico malato di computer e lavoro, lo stacanovista che non
farebbe mai e poi mai certe cose.
È
una porno star come me, solo che si maschera. Io non ho bisogno di
mascherarmi, sono ciò che sono.
Succhio
la sua lingua e lui ormai è così perso che infila le mani sotto la
maglietta, la alza e ci separiamo per permettergli di togliermela.
-
Sei una puttana, non potevi aspettare? - Amo quando mi insulta.
-
Mm... cosa vuoi che faccia, ora, la tua puttana? - Dico avventandomi
sui suoi capezzoli che mordo e tiro. Mi carezza sulla schiena e
affonda le unghie, i brividi mi percorrono perchè non è vero
dolore. Ha ragione, una volta il dolore mi eccitava davvero adesso
è... beh, solo dolore. Lo sopporto però non mi fa piacere.
-
Voglio che ti spogli... - Mi ordina con quel tono da padrone che
adoro.
Oddio
mi sciolgo. Amo quando lo fa. Ha quell'aria da comando che ha anche
quando lavora e me lo mette sempre in tiro perchè spara ordini a
tutti ed impunta i piedi fino a trattare tutti da idioti se non
facciamo come dice lui.
Io
lo difendo sempre perchè mi fa morire.
Adesso
mi alzo e salgo in piedi sulla scrivania spostando quello che c'è,
per poco non butto giù lo schermo.
Lui
mi ha già tolto la maglia, mi resta solo il sotto. Slaccio la
cintura e la sfilo mentre mi lecco le labbra, ci divoriamo a vicenda
con gli occhi.
Gli
piaccio da matti anche se non sono un modello, non sono l'uomo più
bello del mondo e nemmeno lui, ma ci piacciamo al punto che siamo il
sogno erotico l'uno dell'altro.
È
questo che conta alla fine.
Si
strofina il cazzo mentre mi chino allargando bene le gambe come una
porno star su una lap dance, gli metto la cintura intorno al collo e
la strofino un po', lui si succhia il labbro e quando mi protendo
verso di lui tirando fuori la lingua, lui fa altrettanto e mi viene
incontro allo stesso modo.
Alla
fine non lo tocco davvero e mi rialzo, mi apro i pantaloni e comincio
a roteare il bacino come piace a lui, mi giro di schiena e gli do la
visione del mio culo che si agita immaginando una musica sensuale. Lo
so fare, oh so di saperlo fare.
Lui
si sta masturbando seduto su quella sedia e non vede l'ora di
potermelo mettere dentro.
Accartoccio
i jeans ai piedi e li tolgo per poi piegarmi tutto in avanti, a
novanta, e porgerglielo.
Ho
ancora i miei soliti boxer stretti e mi carezzo dietro, alla fine
infilo la mano sotto la stoffa, inarco la schiena proprio come se
stessi ballando sensualmente e mi infilo il dito dentro. Lui sa cosa
sto facendo infatti torna ad insultarmi fra i denti, non so cosa dice
ma finisce che non resiste e mi toglie lui i boxer, me li afferra
impaziente e me li abbassa, poi mi prende i fianchi, mi costringe a
piegare le gambe per mettermi alla sua altezza, mi toglie bruscamente
la mano e si immerge col viso.
La
sua lingua subito nel mio buco, lo sento come lecca e lo stuzzica, lo
fa a lungo.
Mi
appoggio con le mani sul piano dove sono i miei piedi e sono
completamente piegato davanti a lui.
Proprio
una scena da film porno.
Gemo
quando infila le dita una ad una, io come sempre dilatato non ho
bisogno di molto tempo per abituarmi.
I
brividi mi attraversano, mi riscaldo immediatamente ed alla fine
glielo chiedo. Devo. Non può bastare così.
-
Scopami... - Non serviva chiederglielo. Mi fa inginocchiare e poi
scendere giù con le gambe, fa tutto lui come se io fossi la sua
bambola.
Amo
essere la sua bambola.
Lo
sento che entra subito e fluido, facilmente. Io appoggio la testa sul
tavolo e aderisco con tutto il busto, lui mi tiene per i fianchi e
comincia ad entrare ed uscire, i suoi colpi si fanno sempre più
possenti e poderosi, forte, frenetico, virile. Mi piace quando mi
scopa anche per questo, diventa sexy e maschio allo stesso tempo, mi
eccita da morire.
Gemo
e cerco di non gridare troppo per non svegliare Tyler nell'altra
camera, però è complicato perchè mi sta veramente distruggendo e
ricomponendo a piacimento.
Alla
fine raggiungiamo l'orgasmo e sporco la scrivania, lui mi riempie.
In
effetti capita che sia più io pieno di lui che lui pieno di me, ma
ormai è più un sesso paritario. Prima era più un lui che si
occupava di me, ora è più una cosa vicendevole.
Sfinito
mi lascio andare del tutto dove sono per poi sentire le sue braccia
intorno al mio corpo che mi alzano e mi gestiscono di nuovo, ma
questa volta con dolcezza.
Aderisco
a lui e sfinito ansimo mentre il respiro torna regolare.
Le
sue braccia non mi lasciano un secondo e sto bene, mi sento completo,
non ho mai niente che mi manca quando sono con lui.”
“Mi
sono sciacquato in fretta e poi quando ci siamo dati il cambio, Tyler
si è svegliato, così sono andato da lui e l'ho preso in braccio. Ha
subito smesso di piangere.
A
volte pare quasi che mi riconosca. Può essere, non mi stupirei, sono
stato il primo a tenerlo in braccio.
Quando
ci penso sorrido, è un po' come se fosse anche mio figlio. Ho
provato una cosa simile con Draven ma è stato diverso con lui, mi
sentivo in imbarazzo e colpevole di rovinare suo padre, di
rubarglielo. Non so come dire. Però adesso mi sento in pace.
Il
Chester padre è diverso dal Chester innamorato ma è sempre lui ed è
per entrambi, nessuno ruba niente a nessuno e lui può essere uno
splendido padre anche se sta con me. Non è bello mettere su una
sceneggiata per far sentire i suoi figli amati, me ne rendo conto, ma
c'è una lista delle priorità, nella vita.
Se
dare la felicità a qualcuno conta meno che essere onesti, allora è
giusto dire la verità ma io non penso proprio che un bambino se ne
faccia qualcosa dell'onestà quando tutto ciò che vuole è essere
felice. E per un bambino felicità è uguale a famiglia stabile e
normale.
Per
quanto io sia innamorato di un uomo, mi rendo conto che servono una
mamma ed un papà ad un bambino. E serve che questi si amino e siano
sereni e lo crescono in modo equilibrato senza espressioni di follia
di mezzo. Perchè è questo che la società insegna. Per quanto io
pensi che sia assurdo, a conti fatti solo se si è omologati agli
altri non ci si sente diversi e quindi strani. Purtroppo sono cose
che determinano l'equilibrio e la felicità. Sono convinto che spesso
una famiglia 'normale' sia peggio di una 'anormale', ma quando sei
piccolo vuoi solo una cosa, quello che hanno tutti. Né più né
meno.
Chester
e Talinda non si amano, è un matrimonio di interesse. Lei ottiene la
vita che voleva, moglie di una star, e fa la vita di lusso. Lui ha la
sicurezza che nessuno penserà mai che lui sta con un uomo. Con me. O
che ha tendenze. Tutti hanno ciò che vogliono.
Ma
anche se inizialmente non nascondo che ho faticato ad accettarlo, mi
rendo conto che unire l'utile al dilettevole alla fine ha senso.
Cioè...
lei è una brava mamma, Chester un gran padre. Per lui essere padre è
tutto, ormai. Gli dà quella gioia che io non riuscirei e non potrei
mai dargli. Noi ci amiamo, siamo felici insieme. Però quello che
rende tale un uomo che ha sofferto tanto in passato è solo
l'avvenuta dei figli. E se lui ne ha bisogno di tanti per curare
tutte le ferite che gli restano, ferite legate alla sua infanzia dove
io non potrei mai fare nulla, allora è giusto che viva questo suo
lato e che ne cerchi tanti.
Va
benissimo così.
Io
ora sono in grado di capirlo ed accettarlo.
Io
non sento lo stesso desiderio.
Stringo
il bambino con delicatezza e mi perdo a sorridergli come un ebete. È
bellissimo ed ha qualcosa di Chester, quel qualcosa che mi emoziona.
Davvero
lo amo in un qualche modo. Solo perchè è parte di Chester.
-
Dovresti farne uno anche tu... - Dice poi lui apparendo da dietro. Si
è fatto la doccia.
-
Sì certo... e poi non riuscirei a guardarlo in faccia perchè non
amo sua madre ma un altro uomo! - Esclamo spontaneo. Ci penso da
quando è nato Tyler. Anna si illumina coi bambini, so che ne
vorrebbe ma non osa chiedere. Significherebbe fare l'amore come
minimo e non ci tocchiamo da quando le ho detto tutto. Anche prima
facevamo poco, comunque. Tiravo su sempre delle scuse. No,
decisamente lei ha capito da molto tempo, per questo ha accettato la
situazione. Ha avuto tempo di spegnere ciò che prova.
E
poi che vuoi, stiamo insieme da così tanto che ormai è come una
sorella, penso che per lei sia la stessa cosa. Ci penso tanto. È
l'unica donna con cui passo volentieri il mio tempo libero al di là
di tutti e di tutto. Perchè è come una sorella. Ci sono molto
legato, abbiamo gli stessi identici interessi e caratterialmente
siamo uguali. È normale che poi il rapporto prenda un'impronta
fraterna e duri per sempre. Sta accadendo la stessa cosa a Chester e
Talinda, sono così simili che sono compagni di giochi più che di
vita. È diverso. Molto.
Si
siede accanto a me e Tyler, si illumina quando lo vede, si protende
verso di lui e lo prende, se lo coccola e ci muoio quando lo fa.
Decisamente è giusto che abbia cercato questo bambino. In un certo
senso è così.
-
Non devi pensare a questo, pensa a quanto lo amerai. Gli puoi dare
tanto. Essere padre è un dono e non te ne puoi privare. Tu non
capisci perchè non lo sei. Ricordi quanto ne ero terrorizzato io?
Prima di Draven nemmeno ne volevo, convinto di poterlo rovinare. Ora
guarda... - Lui ha ragione ma io penso che sarebbe un inganno lo
stesso. Non è giusto.
-
Si lo so ma... non so sai... ora non mi sento pronto. Io capisco te e
ti condivido e ti sostengo, lo sai. Però per me è difficile. Dovrei
rifarlo con Anna e... mi sentirei meschino... non... non ho il
bisogno di essere padre come l'hai tu. Io sono diverso. Ho avuto
un'infanzia felice, una famiglia fantastica. Non ho bisogno di un
riscatto nella vita. -
Mi
circonda le spalle con un braccio e finisce che Tyler si allunga su
entrambi perchè siamo seduti vicini ed attaccati. Mi sento di nuovo
come prima. Come se fossimo entrambi suo padre. Perchè Chester ci
ama in modo diverso ma comunque tantissimo. Ed io amo ogni cosa che
riguarda Chester. Quindi anche questo piccolo che mi sorride in modo
tenerissimo. Il cuore si apre. Forse ha ragione. Mi piacerebbe essere
padre.
-
Non devi farlo se non te la senti, ma io penso che lo vuoi, in
realtà. Essere padre è speciale e dentro di te lo desideri, hai
solo paura di non essere all'altezza. Ma lo sei. - Lui mi conosce
sempre meglio di quanto non mi conosca io, perchè non ha problemi a
dire le cose come stanno.
Sorrido
debolmente e quasi con timidezza e lui mi bacia la guancia.
Finchè
Tyler è così piccolo va bene, quando crescerà dovremo stare
attenti.
-
Ci penserò. - Dico alla fine stringendomi nelle spalle e
accoccolandomi accanto a lui, contro il suo fianco.
Per
ora sto così bene che non voglio cambi più nulla.
Quando
torno a casa Anna è con nostra nipote, nata da poco. Sua sorella è
venuta a trovarla, sono contento che non sia mai sola, io onestamente
al di là di Chez ho così tanti impegni per il nuovo album che non
so come fare. E poi anche se ho del tempo lo devo occupare, non so
stare inattivo, non ci sono mai riuscito. Sono sempre a fare qualcosa
quindi lei ormai è abituata a riempire il suo tempo al di là di me.
Fa
parte di molti enti di beneficenza, ad esempio. Sono cose che
l'appagano.
Però
so che essere mamma sarebbe un regalo immenso per lei.
Mi
guarda e mi sorride, i suoi occhi sono luminosi e non più molto
tristi come è solitamente. Mi sento così in colpa con lei che non
so mai com'è giusto pormi verso di lei. Sono comunque affettuoso ma
cerco di non esagerare. Sono il solito paranoico complessato. Penso
troppo.
Una
volta soli, lei torna un po' malinconica ma col tempo va meglio, non
ne parliamo mai, io le racconto tutte le mie evoluzioni giornaliere
evitando accuratamente tutti i dettagli che riguardano Chez, lei
parla delle sue e conclude che ha così tanto tempo libero che a
volte, anche se cerca di impegnarsi coi molti enti di cui fa parte,
si annoia.
È
una frecciata velata al fatto che non sono mai a casa e che non ha un
bambino di cui occuparsi. Ma non me lo dirà mai chiaramente ed anche
ora non è con cattiveria.
L'osservo
con molta cura ogni sera, esco al mattino presto e torno alla sera,
riesco a stare in sede tutto il giorno a vedere di cose per il nuovo
album, siamo in difficoltà coi testi, io e Chez, perchè stiamo
cercando qualcosa di meno biografico dei precedenti testi ma al tempo
stesso deve esserci qualcosa di noi. E devono essere un po' come un
concept sulla fine del mondo e cose così, però non è facile. Prima
i testi ci nascevano spontanei, da soli. Ora ci sediamo a tavolino e
li estirpiamo di forza, quindi mi prende molto tempo. Per il resto ho
anche altre cose da fare, vedo un sacco di gente sempre per lavoro,
poi abbiamo periodicamente le riunioni con gli altri per le musiche
e... mi piace distrarmi col disegno... ed ho anche interviste,
servizi, impegni sempre per i Linkin Park.
E
poi ho Chester. Se lo trascuro mi fa una vita martire.
Così
alla sera torno a casa stanco, scruto Anna e cerco di capire quanto
male stia e quanto sia migliorata, poi attacco con tutto quello che
ho fatto.
A
volte la invito a venire se devo fare cose che non richiedono la
presenza di Chez, allora lei viene. Mi dà dei pareri molto utili, è
un po' un'artista anche lei, a modo sua. Ma più del tipo di
fantasia.
Le
servirebbe un passatempo come quello che per me è la musica, che poi
son riuscito a trasformarlo in un lavoro.
Le
serve un passatempo.
Mi
dispiace che stia male anche se è vero che sta meglio di mesi fa.
-
Hai fame? - Mi chiede andando in cucina.
-
Sto morendo... - Dico allora seguendola. - Come sta la piccola? -
Chiedo riferendomi a sua nipote. Sorride e si illumina tutta.
-
E' meravigliosa. Siamo state insieme tutto il pomeriggio, è così
bello stare con lei che mi sembrava un sogno. - Racconta quello che
ha fatto ed i momenti teneri come se fossero un tesoro. Mi sento un
verme. Dovrei darle un figlio. Se lo merita. Anche se non è un buon
motivo per mettere al mondo qualcuno se lo merita lo stesso.
Dopo
un po' mi perdo ad osservarla e me la immagino madre.
-
Un giorno te lo darò, sai? - Anche se fino ad ora non ci pensavo
proprio.
-
Cosa? - Chiede disorientata mentre cucina della carne. Io apparecchio
e disinvolto gliene parlo come se ci pensassi chissà da quanto. È
vero, ci penso, ma non così.
-
Un bambino. Quando vorrai. Però adesso no, non mi sento pronto.
Dobbiamo essere stabili noi come coppia. Cioè non... non siamo
ancora sereni, è presto. Ma un giorno te lo darò. Penso che sia
giusto. So che lo vuoi. - Il sorriso che mi regala è la conferma che
lo desidera più di tutta la sua stessa vita. Non glielo negherò
anche se ho i miei valori ed i miei principi. Come sempre bisogna
scendere a patti con noi. È così. Ci sono sempre cose più
importanti di ciò che pensiamo.
-
Aspetterò che tu te la senta, allora. -
La
vedo meglio nella prospettiva di avere un figlio, un giorno. Penso
che dopotutto sia giusto.
Ed
ancora una volta Chester aveva ragione su di me. Non avevo dubbi!
Dopo
cena la sento raccontare una storia per telefono a sua nipote, a
volte sembra sua figlia.
L'ascolto
tirare fuori una fiaba davvero bella e molto fantasiosa. È questo
che dicevo, lei ha quel tipo d'arte. Ha molta fantasia.
L'ascolto
e mi ci perdo, a parte che le sa raccontare, ma è proprio brava.
Dove
le tira fuori?
È
ascoltandola che mi viene in mente cosa può fare.
Non
so perchè ci penso tanto, cioè è come se la devo aiutare in
qualche modo, ma non con me stesso. Cioè non facendo la parte
dell'uomo innamorato. Se fingessi lei sarebbe felice ma non sarebbe
una vera felicità.
Però
voglio aiutarla comunque in qualche modo e penso ogni sera a come
posso fare.
Non
sono io, è qualcosa che può fare lei per sé stessa.
Quando
lo realizzo è come un fulmine a ciel sereno e sento l'entusiasmo
partire da dentro. Solo qua capisco che ho ragione. Che è così. Che
è giusto. Che sono sulla retta via finalmente.
Quando
mette giù il telefono io la sto fissando come se avessi una visione,
lei riconosce l'espressione. È quella delle grandi idee.
-
Sembra come che tu abbia avuto un lampo di genio! - Mi dice infatti.
Mi alzo, mi metto vicino a lei, le prendo le mani tutto felice come
un bambino e lei, sorpresa, mi ascolta mentre le faccio la mia
sparata.
-
Perchè queste belle storie non le scrivi? - Sgrana gli occhi, già
grandi di suo, come se fossi matto.
-
Cosa?! -
-
Ma sì, sei bravissima, hai una grande fantasia. Dovresti scrivere
libri per bambini! Dicevi che ti annoi, no? Fai questo nel tuo tempo
libero... - Passerò molto tempo a convincerla e a spingerla a farlo,
ma alla fine la convincerò e sarà esattamente quello che le
serviva. Sarà proprio quello che l'aiuterà.
Ora
sono sereno.”
_____________________________
Per
chi non sa...
Anna
ha sempre avuto la passione per la scrittura, sin da piccola ha
partecipato a diversi concorsi per bambini e faceva parte del
giornale scolastico (o qualcosa del genere). Solo da adulta ha
cominciato a scrivere libri per bambini, che sono l'altra sua
passione. Ha pubblicato un racconto prima del periodo in cui ho
scritto io, mentre il primo libro vero e proprio è del 2006, per cui
come tempistica ci siamo. E' vero che è stato Mike a spingerla a farlo a questo livello.
Si
sa che è molto legata alla sua famiglia, così come Mike, e che i
due hanno infatti diversi nipoti che stanno molto con loro; i bambini
sono la fonte d'ispirazione di Anna e col tempo ai nipoti si è
aggiunto il figlio Otis, l'unico loro figlio di cui si sa l'esistenza
(arriverà solo nel 2009). alcuni hanno la teoria che hanno altri
figli, almeno un'altra bambina, ma non è mai uscita in alcun modo,
non è mai stata resa pubblica né si è vista nelle occasioni
pubbliche come, invece, è successo per Otis che oltre ad essere
stato reso pubblico e ad aver fatto sapere il nome, lo hanno anche
mostrato. Va da sé che se avessero davvero altri figli, li
mostrerebbero e li tratterebbero allo stesso modo, non esiste che
facciano delle preferenze per uno e non per l'altro. Uniche notizie
confermate sono Otis ed i nipoti che loro trattano come figli perchè
stanno tanto insieme. Ulteriore conferma di questo è che anche a
fare shopping, per esempio, vanno insieme anche a fratelli, madri e
parenti vari. Tradotto: è come se vivessero tutti insieme come
un'unica grande famiglia.
Del
resto è comprensibile, Mike è davvero sempre occupato fra lavoro,
arte e salvataggio del pianeta ed Anna non può stare sempre sola!