CAPITOLO LXXXIV:
IL PUNTO E A CAPO

In questo addio,
non c'è sangue,
non ci sono alibi,
perchè ho tirato fuori i rimpianti
dalla verità
di mille bugie
e allora lascia che la compassione arrivi e lavi via...
Quello che ho fatto,
affronterò me stesso
per eliminare quello che sono diventato,
mi cancellerò
e lascerò andare quello che ho fatto...
Metti a riposo
quello che pensavi di me
mentre, con le mani,
cancello questa lista
di incertezze,
e allora lascia che la compassione arrivi e lavi via...
Quello che ho fatto,
affronterò me stesso
per eliminare quello che sono diventato,
mi cancellerò
e lascerò andare quello che ho fatto...
Per quello che ho fatto,
io ricomincio,
e qualsiasi male arriverà,
oggi questo finisce,
mi sto perdonando per quello che ho fatto...
Affronterò me stesso
per eliminare quello che sono diventato,
mi cancellerò
e lascerò andare quello che ho fatto...
Quello che ho fatto,
Quello che ho fatto,
perdonare per quello che ho fatto...

- What i've done -

E' il fottuto punto e a capo.
Un altro.
Forse l'ultimo che mancava al mio maledettissimo libro di merda.
L'inferno di Chester si conclude qua.
Ora posso iniziarne uno nuovo e questa volta per davvero, sotto ogni aspetto.
Sarà il paradiso, perchè non mi serve un purgatorio del cazzo.
È tutto silenzio, ora.
Prima erano le urla folli, strattoni, spinte, insulti e Dio solo sa cosa ci siamo gridati in così poco tempo.
Ed ora... ora il silenzio.
Lui guarda per terra, ancora. Come se... come se si vergognasse di qualcosa.
Non ci siamo mai veramente riconciliati, non ci siamo mai veramente guardati e... e detti scusa... non siamo mai andati oltre. Abbiamo solo sotterrato tutto ma senza mai dirci nulla.
Forse è ora.
Non lo so.
Il nodo che ho dentro non pensavo d'averlo ancora.
Mi sono reso conto solo ora che c'era.
Ora.
Ora lo guardo e lo sento e mi sta uccidendo.
Affrontare mio padre così è stato... Dio, non so... un incubo!
Cosa ho fatto di male?
Ed ora è tutto fermo, sospeso nel nulla con questa confessione che ha portato il disastro.
Siamo qua, ci stiamo guardando e ci stiamo dicendo quello che non ci siamo mai detti.
Forse è ora.
- Dovresti denunciarlo. - Dice alla fine, però non crede nemmeno lui a quello che sta dicendo. Scuoto la testa, Mike è qua accanto pronto a tutto per me. Ed io devo sistemare questa cosa.
Devo.
Il nodo sale. Diventa enorme e mi schiaccia.
Mi impedisce di respirare.
Gli occhi si offuscano, dannazione. Non riesco a vederlo bene.
- E' stato violentato anche lui. - Ripeto.
Annuisce.
- E dovrei denunciarlo ora a distanza di anni? Perchè?! - Mike e mio padre mi fissano increduli. Mike però sa perchè lo dico, mio padre no. Pensa che io sia pazzo.
Sorprendo me stesso per tutto questo.
Quella violenza mi ha divorato, mi ha rovinato, mi ha reso un perdente. Solo Dio sa quanto mi ha fatto a pezzi.
Però ora sono qua, sono vivo.
- Ti ha violentato, Chester! Ti ha fatto del male! Nessuno dovrebbe passarla liscia! Cristo Santo, eri solo un ragazzino! - Rido amaro a questa sua uscita da padre.
- Cos'è, un rantolo?! Stai per morire? No, perchè mi sembrava una cosa quasi quasi da padre. - Non sono troppo cattivo. Sono fottutamente giusto.
Lui fa quasi una smorfia. Lo ferisco ma lo merita, dannazione.
- Sono tuo padre e mi dispiace di non aver mai capito cosa ti succedeva, ma ora lo so e sto cercando di... -
- Cosa? - Lo interrompo subito stufo. - Mettere a posto le cose rovinando la vita a qualcun altro che l'ha avuta rovinata a sua volta da un altro figlio di puttana? E quando finirà tutto questo? Quando? - Scuoto il capo senza avere idea che dopotutto la pensavo così. Però mano a mano che vado avanti mi sento come più leggero, sono sulla giusta strada ed il nodo enorme si sta sciogliendo, lo sento. - Sai una cosa, papà? Vuoi sapere cosa mi avrebbe davvero aiutato, in quel periodo di merda? Cosa mi avrebbe salvato? - Pausa significativa, lui abbassa lo sguardo perchè lo sa, allora mi chino per farmi guardare ed a pochi centimetri da lui, con gli occhi pieni di lacrime, gli punto il dito contro. - Tu! Tu mi potevi salvare! Lui mi ha distrutto ma tu non mi hai salvato! Sai chi mi ha salvato un casino di anni dopo? Questo gruppo. - Se dicessi Mike sarebbe una dichiarazione che Mike non vuole fare. - E sai quanto ho dovuto aspettare? Quindici? Venti anni? Mentre tu eri lì con me ma avevi il tuo lavoro di poliziotto, avevi cose più serie da sistemare, io potevo cavarmela. Io dovevo essere forte o non ero degno di essere tuo figlio. E poi sono stato un perdente perchè mi consumavo. Un buono a nulla. Non mi guardavi, non mi parlavi. Mi gridavi dietro per delle cagate. Eri tu che mi dovevi salvare, papà. Non spettava a nessun altro che te, quel compito. Se tu l'avessi fatto io non sarei finito per cercare il suicidio tante volte, non avrei mangiato merda, non mi sarei distrutto fino a consumarmi. Fino a drogarmi. Non sai cosa è stata la mia vita, quindi non venire qua a fare piazzate da padre perchè tanto i fatti non cambiano. Tu non ci sei mai stato. Non mi hai salvato. Non ci sei riuscito. -
Con questo faccio per allontanarmi, voglio togliermelo dalla testa, voglio archiviarlo, voglio andare a vomitare e piangere insieme.
Se sapesse quello che ho passato.
Io voglio solo che tutto questo finisca.
Che me ne faccio di denunciare quello che anni fa mi ha violentato? Il vero problema è che ero un bambino solo in mezzo all'inferno e l'inferno era ovunque!
Però è un mormorio che mi ferma. Un mormorio indistinto che mi paralizza ed è qualcosa che non mi aspettavo perchè a lungo ho sognato questo momento ed in tutti i miei sogni non mi fermavo mai.
Però ora lo faccio e mi volto di nuovo. Gli occhi due lame sottili.
Quel nodo è di nuovo enorme? Come posso liberarmene? Dio, non respiro. Non respiro.
- Scusami. - Ed è qua che qualcosa si apre. Proprio qua.
Esattamente.
Ho messo il punto, il libro è finito.
Adesso si deve girare pagina e mettere i ringraziamenti finali.
Inghiotto a vuoto.
- Cosa? - Mormoro a stento.
Ogni cosa sparisce. Il bianco della pagina mi abbaglia.
Cosa ci scrivo su quei ringraziamenti?
Cosa si scrive quando parli della fine di un incubo?
Come si fa?
Devo di nuovo abbassarmi per vederle.
Le sue lacrime che rigano il suo viso.
Forse ora lo so, cosa si scrive in quelle dannate righe finali.
Perchè è qua che il peso lentamente... molto, molto lentamente... risale. Risale dalla mia gola bloccata e le mani si muovono da sole. Gli prendo il viso e glielo alzo.
Non sa dire altro, non ha parole e discorsi, non sa proprio come si fanno queste cose, non è mai stato capace.
Però ora è qua e si sta guardando in faccia attraverso di me.
E l'ha detto.
- Scusami, Chester. - Potrebbe chiedermi perdono, potrebbe dirmi che non era bravo, potrebbe dirmi che essere padri non è per tutti e che si è trovato ad affrontare un divorzio da solo ed un figlio in adolescenza che non comunicava. Poteva dire che aveva un sacco di problemi. Potrebbe dirne di cose che giustificano quello che ha fatto.
Ma non dice niente.
Solo questo.
Solo un piccolo scusami.
E ricordo le volte che gridava.
Ricordo le volte che spaccava i piatti per non spaccare la mia faccia.
Ricordo le maledette sberle che mi rifilava.
Ricordo quando cucinavo male che mi tirava il cibo dietro.
Ricordo quando non mi parlava, non mi guardava.
Ricordo quando cercavo di fargli vedere i lividi, lui li guardava e faceva finta di niente.
Ricordo quanto l'ho odiato, quanto male ci sono stato. Ricordo quanto ho sperato che mi abbracciasse e mi proteggesse. Che mi dicesse solo... solo... sta tranquillo, ci sono io con te, ti proteggerò. Ricordo quanto ho pianto sperando che lo facesse.
Ricordo la solitudine. Ricordo che non c'è mai stata una redenzione per nessuno in tutti questi anni.
Mai parlati.
Mai sentiti.
Mai... mai perdonati...
Ero difficile, ero un diavolo, ero chiuso, ero maleducato, ero una vera merda. Ma stavo male. Non gli ho reso la vita facile. E dopo ho fatto tanti di quegli errori che... Dio mio, quanti ne ho fatti.
Eppure a tutti quelli che ho chiesto scusa, mi hanno perdonato.
E ne ho fatte di cose terribili, specie quando non ero in me.
È questo che succede ora.
Così come io mi sono pulito e perdonato e sono stato perdonato a mia volta, forse posso pulire e perdonare lui.
Forse posso.
Perchè è qua schiacciato e piange ed io penso non abbia mai pianto in vita sua. Non davanti a me.
Alla fine riesco a scriverla quella pagina del cazzo.
Ringraziamenti.
Due punti.
A mio padre, che forse non lo vedevo io quando mi tendeva la mano, forse non era capace di tendermela lui. Mio padre che ha sbagliato tanto, con me, e mi ha fatto soffrire. Perchè alla fine non mi ha protetto, non mi ha aiutato. Ma lo ringrazio. Lo ringrazio perchè anche se dopo una vita, alla fine è riuscito a guardarsi in faccia e a capire. A capire che io sono suo figlio. E siccome io sono stato perdonato, voglio perdonare anche io. Perchè l'incubo, con oggi, finisce del tutto.
Mi ha reso un uomo, a distanza di anni, in qualche modo. Ha contribuito.
Perchè in ogni perdita, in ogni bugia, in ogni verità che neghi e ogni rammarico e ogni addio era un errore troppo grande da nascondere. Non lo puoi nascondere per sempre. Prima o poi lo devi affrontare.
Quindi lo posso ringraziare perchè, alla fine, si è ricordato chi è e chi sono io.
Lui è mio padre ed io sono suo figlio.
Adesso possiamo perdonarci e togliere tutto. Tutto. E ricominciare.
Lo abbraccio così forte che sono io a togliergli il fiato.
Mentre piango e quel fottuto nodo se ne va per sempre -e cazzo so che non tornerà mai più-, mentre sento le sue braccia che si aggrappano a me. Mentre vedo tutto e lo lascio andare per sempre.
Glielo dico.
- Per quello che ho fatto io ricomincio e qualsiasi male arriverà ancora non importa perchè oggi finisce. Mi sto perdonando per quello che ho fatto... ho affrontato me stesso per eliminare quello che ero diventato, mi sono cancellato ed ho lasciato andare quello che ho fatto. Quindi voglio che lo fai anche tu. Basta così. Cancelliamo tutto ed andiamo avanti. Eravamo soli e soffrivamo. Ora non lo siamo più. -
Tutto si conclude.
Ed io posso finalmente chiudere il mio libro di merda.
L'inferno di Chester è concluso.
Chiudo la copertina finale e mi sento dannatamente leggero.
È bello avere un padre.
Ho aspettato un po' ma alla fine l'ho trovato.

Quando mio padre va via, cerco Mike che ad un certo punto non ho più trovato.
Lo raggiungo nella sala prove, davanti al pianoforte che scrive.
Leggo i versi e sorrido.
Sorrido perchè lui sarà sempre, in ogni caso, l'unico che mi capirà sempre e che sempre mi ha capito.
Nessuno l'ha mai fatto.
Solo lui.
Lui è il solo.
Lo abbraccio da dietro e gli suggerisco le parole da inserire in certe parti, di tanto in tanto gli bacio il collo e quando decide che la canzone è conclusa, glielo posso dire perchè non lo distraggo più:
- Sei tu quello che mi ha salvato. -
Mike si appoggia a me e chiude gli occhi. Non deve dire niente. Non serve. Lo so. So tutto.
Mi ama.
Lo amo.
È così che inizia il secondo libro.
Il paradiso di Chester.”

Bisognava esserci per capirlo.
Bisognava assistere in prima persona per sentirlo.
Quello che loro provavano.
Io non ho passato niente di ciò che hanno passato loro, nemmeno lontanamente. La mia vita è stata felice e serena, con i miei ho uno splendido rapporto e si amano un sacco. Mio padre mi ha raccontato di quando era piccolo e con suo fratello ha subito la guerra, sono stati deportati in America per salvarsi.
Io ho un rapporto bellissimo con mio padre, quindi sarebbe difficile per me capire solo con un racconto.
Solo le parole non renderebbero.
Però viverlo.
Viverlo così a pochi centimetri rende tutto questo reale persino per me, ti trapassa il cuore una scena del genere.
Sentire Chester, quello che gli rinfacciava, sapere che aveva ragione, avere idea di quello che ha passato da solo e poi ascoltare quel suo piccolo e moscio scusa.
Poteva bastare?
Uno qualunque direbbe di no ma io che ci sono stato ho capito che sì, invece. Sì che bastava.
Bastava eccome.
Era giustissimo che Chester l'abbracciasse.
Mi sono commosso, non lo posso negare. Perchè sono entrato in sincronia con loro due ed è vero che anche Chester è stato perdonato per i suoi errori e non erano meno gravi. Ognuno ha sempre delle cose da farsi perdonare ed è bene ricordarselo quando ci si trova in condizioni di dover perdonare.
Quando ha detto quelle cose è stato di nuovo come prima, quando eravamo soli.
C'è stato un flash nella mia testa, però è stato interrotto dalla chiamata di suo padre e poi da tutto quel casino.
Alle parole del mio ragazzo mi è tornato tutto.
Succede come quando il cielo si apre dopo una tempesta, si vede l'azzurro e poi il sole.
È esattamente la stessa cosa.
Quando capita mi prudono le mani, sento proprio un solletico sulle dita e o devo andare a scrivere o a suonare.
Così mi sono fiondato davanti al piano, ma dovevo scrivere.
Erano le parole di Chester.
Ho pensato a lui, a come si poteva sentire, come io pensavo che si sentisse, cosa ha passato, cosa so che gli è capitato, quello che mi ha detto a proposito ed ho fatto un riassunto, l'ho messo giù in versi.
Per quel che ha fatto Chester si è perdonato ed ora può perdonare anche chi ne ha bisogno.
È un grande uomo ed io a volte non mi sento alla sua altezza. Mi sento come uno che è rimasto indietro perchè non ha vissuto abbastanza.
Io non ho esperienze della sua portata, sono sempre rimasto entro certi limiti.
Anche nel mio periodo peggiore non sono arrivato ai suoi livelli.
Certo di sbagli ne ho fatti eccome. Lo stavo per far morire, l'ho fatto soffrire tantissimo ed ho voltato le spalle ai miei amici per provare a recuperarlo. E l'ho fatto nel modo più sbagliato, anche quello. Perchè non dovevo mollarlo, dovevo seguirlo e metterlo in una casa di cura. E dovevo accettare me stesso. Dovevo fare all'ora, quello che ho fatto dopo.
Però non è stato facile.
Ad ogni modo non è come quello che ha passato lui, tutte quelle sofferenze l'hanno portato ad un livello che per me a volte... ecco, mi sento come un passero che guarda un'aquila che vola alta nel cielo, su, intorno alle montagne.
Provo sollievo nello scrivere quello che Chester mi ha trasmesso e siamo ancora una volta su di lui, sempre su di lui.
Come può la gente dire che non è parte integrante del gruppo?
Finchè lui non si è ripreso noi non abbiamo fatto niente!
Le sue braccia mi avvolgono dolcemente da dietro, non mi fermo ma mi rilasso contro di lui.
È la sensazione più bella della giornata.
La pace che provo penso sia quella che prova lui.
Mi bacia l'orecchio e guarda cosa sto scrivendo. Sa di cosa parlo, mi suggerisce cosa scrivere in certi punti. Sono parole sue di ora e di mesi fa, quando è tornato da noi e ci ha chiesto scusa, ci ha chiesto di ricominciare insieme.
Ricordo bene cosa ha detto perchè io non scordo mai una singola parola di quello che lui dice.
E mi immagino nella mente la sua voce che canta questa canzone, forte, potente, penetrante.
Deve essere lui a cantarla, è sua. Solo sua.
Quando finisco torna a baciarmi il collo, i brividi mi attraversano ma non per il bacio, per le sue parole.
Piccoli sussurri.
- Sei tu quello che mi ha salvato. -
Io non penso però mi piace che sia lui a pensarlo.
Non voglio dirgli che si è salvato da solo e che è questa la sua grande forza, che è per questo che non cadrà più.
Però mi piace tanto che lo pensi perchè è come se mi caricasse sulle sue ali e mi portasse su, sulle montagne, oltre il nero. In una laguna di sirene, in un posto fantastico dove siamo solo noi e c'è la pace.
E non ci sono più castelli di vetro dietro cui si rilegava.
Siamo liberi e siamo insieme.
Giro la testa e trovo le sue labbra pronte per le mie.
Combaciano e tornano perfezione perchè solo così respiriamo la vera aria.
Un bacio dolcissimo che mi trasmette la sua gratitudine. Lui lo pensa davvero, non lo dice per non farmi sentire solo.
Io non posso capire... non l'ho salvato io. Non sono stato io.
Lui aveva la forza in sé stesso ed alla fine l'ha trovata.
Ma la lingua è come se mi sussurrasse infinite parole d'amore, nella mia bocca.
Ricambio allo stesso modo, perdendomi lentamente in lui.
È tutto quello che desidero.
Nessuno potrà mai avere quello che abbiamo noi. Né noi l'avremo mai con altre persone.
Potremo amare, potremo voler bene, potremo un sacco di cose.
Ma così. Così come ora.
No, mai.
E non smetteremo.
Alzo la mano, gli carezzo il viso e scivolo sulla sua nuca, i capelli corti mi pungono i polpastrelli. Mi giro sullo sgabello del pianoforte, Chester chiude il coperchio dei tasti, il foglio con la canzone cade giù a terra, si appoggia e mi imprigiona con le mani, non posso muovermi, posso solo stare rivolto verso di lui a continuare questo bacio che potrebbe durare per sempre.
Voglio che duri per sempre.
Deve essere così.
Ti amo amore mio.
Baciami per sempre.
Con le mani cerco il contatto con la sua pelle e quando lo trovo sui fianchi è come se impazzisse, rabbrividisce e smette di baciarmi. Si tira su, si toglie la maglietta e poi mi leva la mia felpa.
Gli sguardi sono carichi di un'intensità che parla.
Il suo è ancora con le lacrime che ha fatto scendere prima con suo padre, si è pulito. Ha chiuso tutto.
Ora dovrebbe stare bene. Non oso immaginare come si senta.
Vuole condividerlo con me e così lo prendo per mano e lo conduco in camera, perchè voglio cullarlo fra le mie braccia e dirgli quanto è stato bravo. Che se dubita del suo operato non deve.
È l'uomo più fantastico che io conosca e lo voglio amare come merita.
Così la morbidezza del letto ci avvolge, le nostre pelli si strofinano e ben presto i vestiti che ci rimanevano vengono fatti scivolare via.
I corpi si intrecciano senza fare grandi cose stratosferiche. Siamo io e lui e basta.
E poi le mani che si carezzano, mani dappertutto, dolcemente, leggere. La pelle sensibile ed i brividi, tutto di noi si protende verso l'altro. Vogliamo solo perderci e ci perdiamo, perchè è così che dobbiamo fare.
Mi stendo su di lui e gli alzo le gambe, lo voglio guardare. Voglio che i nostri occhi non si stacchino mai, voglio che sia sempre per me questa vita che vedo in lui.
Me la prendo ed in cambio gli do la mia, spero che gli piaccia.
Scivolo piano nel mio amore e lui mi accoglie, mi circonda con le braccia e mi preme su di sé.
I respiri si confondono, gemiti sempre più veloci. Mi muovo in lui dapprima lentamente e poi sempre più veloce.
Ti amo, riesci a sentirlo?
Ed anche se non sono stato io a salvarti davvero, sono contento che tu ora sia qua e che sia rinato.
Mi bacia il collo dove sparisce il suo viso ed è come se mi sentisse. Allora mi alzo un po' per poterlo vedere, schiude gli occhi, aumento le spinte. Sempre più in lui, sempre più mio.
Non servono parole, lo leggo in questi oceani in cui sparisco.
L'emozione, l'amore, la gioia, la serenità.
E mi dona tutto, è tutto per me, è tutto mio.
Lo amo.
Mi si consegna ed io lo prendo, ne avrò cura per tutta la vita, lo giuro.
Con questa promessa fra me e Dio, mi sciolgo nella persona che mi ha reso uomo diventandolo a sua volta.
Forse non passerò un inferno come il suo, spero di no. Però sarò uomo se saprò renderlo felice da qua fino alla fine dei suoi giorni.
Quando riprendo cognizione del mio corpo, lui è steso su di me e me lo tengo stretto come se potesse sparire.
È una cosa che farò sempre, specie in pubblico.
È mio e vorrei mettere i manifesti ma non posso. Quindi mi limito a tenergli sempre i bracci intorno alle spalle o alla schiena.
- Tu pensi che la mia salvezza sia arrivata quando ero in giro da solo, vero? - Mi dice roco dopo un po'. Preso alla sprovvista annuisco.
- Certo... - Si alza su un gomito e mi guarda con uno strano sorrisino. Non la pensa così.
- Ti sbagli. La mia salvezza è cominciata quando ho incontrato te, perchè da allora ho potuto amarti, distruggermi, cadere, fallire e arrivare alla morte. E poi risalire. Se io non ti avessi mai incontrato non avrei mai toccato il fondo. E non sarei mai risalito. Non sarei mai arrivato a questo punto. Tu continua pure a credere che sia stato Dio a salvarmi... o io stesso... ma io so qual è la verità. E non me la toglierai mai. Sei tu che mi hai salvato. Perchè se non ti avessi incontrato non solo non sarei un uomo felice e pulito. Ma non sarei nemmeno vivo. - Questo ha la portata di un pugno in pieno stomaco.
E sono le mie lacrime, ora, che rigano le guance.
Me le bacia soddisfatto perchè ha capito che ora l'accetto e ci credo.
Poi mi abbraccia e mi tiene a sé invertendo le posizioni.
Mi appoggio al suo petto e rimango così, ascoltando i suoi battiti regolari.
Mi culla, mi protegge, mi ama.
È tutto così perfetto che pensare da cosa siamo passati sembra quasi follia.
Eppure ci siamo.
Siamo qua e siamo vivi. E felici. E uomini.
Facciamo cose discutibili e biasimabili, però siamo sempre vivi e chi non passa quello che passiamo noi non può giudicarci. O meglio lo può fare ma è una cosa del tutto inutile.
Noi siamo a posto. Noi siamo qua.
No, non cambierei una virgola delle nostre vite, nemmeno un unghia. Ogni sofferenza andava bene, alla fine. Ogni errore. Ogni caduta. Ogni menzogna. Ne valeva la pena.
Ne è sempre valsa la pena. Ma solo quando lo superi lo sai. Prima no.
Sono contento che abbiamo tenuto duro. Specie lui.
Sono proprio contento.”