CAPITOLO
XCIV:
PAURA
DI NON ESSERE ALL'ALTEZZA
“Non
ci posso credere.
Ho
perso il conto delle volte in cui gli ho sentito fare questo
discorso!
-
Allora, ricapitolando! Abbiamo le due canzoni per Oppenheimer che si
chiamano Burning in the skies e When they come for me. Poi abbiamo
Robot boy che è la risposta al richiamo del servire la nazione,
quindi sarebbe per i soldati ma anche per la gente comunque che non
risponde alla chiamata. Poi c'è Weating for the end che è per i
comandati dei gruppi che vanno a guidare in guerra, i generali,
quelli che convincono i soldati a lottare ancora e a non mollare ma
che sanno che la fine è vicina e che li stanno portando a morire. E
che anche se arrivano a casa non supereranno mai quello che vivono
perchè comunque saranno menomati nell'anima. Segnati per sempre.
Questi condottieri della guerra non sono a favore del lottare ma
devono convincere lo stesso a farlo e soffrono quando vedono i loro
soldati cadere. Però riescono a farsi seguire lo stesso. Blackout
invece è la reazione dei soldati in guerra che combattono e vedono
l'orrore e poi tornano a casa finiti. Quando ci tornano. E sono
sfiduciati dal mondo, non credono più in nulla e sono furiosi con
chi li spinge a combattere e con chi decide di fare la guerra.
Soldati che guardano i loro compagni morire e che aspettano di morire
anche loro. E gridano un bel vaffanculo a quei potenti, gridano di
venire loro lì giù all'inferno a combattere invece che starsene
nelle loro poltrone a dirigere. Wretches and kings, sono i politici,
i potenti, i diplomatici che decidono quando si va in guerra, quando
si reagisce a qualcosa che si subisce e lo si fa con la violenza.
Quelli che decidono che si reagisce come degli animali. Che ordinano
lo sgancio di una bomba atomica per risolvere tutto, come delle
bestie che perdono il controllo di tutto e fanno solo delle stragi.
Quelli che hanno affari in tutto! Che ordinano andate, caricate le
pistole e combattete! Quelli che trattano come animali tutti, i
soldati stessi, e che poi sono loro i peggiori. Quelli che con la
forza delle loro parole altisonanti convincono chiunque a fare
qualunque cosa. Anche la peggiore, come radere al suolo un'intera
città. Poi inseriremo in qualche modo il messaggio di Martin Luther
King Jr perchè deve essere quello che trapela dall'album. Il
messaggio finale, insomma. E poi la guerra. La canzone della guerra
dove semplicemente i soldati sono sul campo e combattono e vanno
avanti da giorni, settimane, mesi, senza fermarsi, vivono sotto il
tiro di armi cariche e non sanno se ce la faranno, ma non possono
mollare. E pregano di potercela fare, perchè in quei momenti anche
se non credi, Dio è tutto ciò che ti rimane. The Catalyst. Ci vanno
ancora delle skip come Jornada del muerto e The Radiance, quello che
dice Oppenheimer sull'essere diventato distruttore di mondi. -
La
so a memoria.
Ti
prego, non farmi perdere la pazienza.
-
Sì Mike. Va bene, lo so. Perchè lo ripeti di continuo? Le so le
canzoni, le ho fatte con te! - Mike non mi calcola.
-
Manca ancora qualcosa! - Sospiro spazientito.
-
Cosa manca, si può sapere? Il messaggio di pace lo mettiamo con
quello di Martin Jr, ci sono già i punti di vista più svariati...
eri rimasto impressionato dal fatto che ci sono alcuni che anche se
chiamati a combattere non vanno mentre altri invece sì ed abbiamo
fatto Robot boy. Ti aveva colpito il generale che va e spinge a
combattere anche se non è quello che vuole ed abbiamo fatto Weating
for the end. C'è anche la reazione dei soldati al fatto che sono
convinti a combattere per degli ideali ma poi perdono la fede,
perdono tutto e sono arrabbiati con i potenti, Blackout. - Gliele
ripeto perchè così capisce che non serve che le torni a dire.
Mike
però mi guarda come se fossi idiota, ha quell'aria da sufficienza di
chi cerca di non sbottare.
-
Ripeto tutto per me, c'è qualcosa che manca ma non capisco cosa sia!
Allora ripeto quello che abbiamo! - Mi alzo di scatto e vado in
cucina a bere dell'acqua prima che lo strozzo. Bevo venti litri di
acqua e poi torno e lui è ancora là che si guarda le canzoni.
-
Per me non manca niente! Certo non sono tante canzoni ma sono lunghe
e comunque ci sono le skip e sono canzoni impegnative, è un album
pesante, non possiamo caricarlo ancora di più! - Il mio tono è
molto teso e cerco di restare calmo ma non ci riesco più bene.
Sfido
chiunque.
-
No, manca qualcosa. Fidati. Ne sono certo. È come con MTM... e poi
mancava What i've done! Se tu non percepisci cosa manca non significa
che non manchi nulla! - Sospiro. L'ennesimo.
Ho
deciso di lasciarlo fare perchè ho visto il genio all'opera ed ho
capito che non lo potevo controllare, solo impedirgli di ammazzarsi
per mancanza di cibo e di sonno. Però è ora di fermarlo.
Credo
stia esagerando, ha passato un limite!
Lo
guardo ed i suoi capelli più lunghi gli ricoprono la fronte, sono di
nuovo sporchi, la barba è di nuovo troppo lunga. È osceno!
Non
ce la posso fare.
Prendo
la cuffia che gli ho preso e gliela metto in testa. Ho risolto la
vista dell'orrore con questo sistema perchè non posso sempre
prenderlo a calci.
Dopo
la cuffia prendo la sua sedia con le rotelline e lo tiro via dal
tavolo e dal portatile, quindi lo rivolgo verso di me, mi chino, le
mani sui braccioli, lui è fermo in attesa pronto a tornare dove era
prima.
Impaziente.
-
Mike stai esagerando! Intanto non c'è una scadenza, possiamo anche
prenderci una pausa e tornare sui testi fra qualche giorno, lucidi e
riposati. Sicuramente se manca qualcosa lo vedremo e capiremo cosa. -
Mi sto ancora sforzando di essere paziente. Spero di convincerlo.
-
Non posso fare altro sapendo che manca ancora qualcosa! - Esclama
seccato, quasi urla. Sto per tirargli una testata ma mi trattengo.
-
Devi! Perchè Anna è prossima al parto e tu sei ossessionato
dall'album! Non va bene così! Non è giusto! -
-
Per questo volevo sbrigarmi a finire prima, cazzo! Poi... - E' sempre
più alterato, sta per avere una crisi di nervi e gesticola
strofinandosi di continuo gli occhi, gli bruciano, di nuovo non ha
dormito come si deve!
-
Ok, non ci sei riuscito! Amen! Vai a casa da Anna e sta con lei! Tuo
figlio può nascere anche oggi, porca puttana! -
Mike
si alza e viene via da davanti a me, quindi cambia sedia e torna al
portatile.
-
Quando sarà il momento mi chiama, io devo capire di cosa si tratta.
Non voglio avere questo pensiero fisso quando nascerà mio figlio! Lo
vedi che sono un pessimo padre? Non è nemmeno nato e già sono uno
stronzo! - Parla sempre alterato, quasi urlando, ma passa dal dire
una cosa al dire tutta l'opposto. Io mi fermo e lo fisso.
È
schizofrenico?
-
Mike non sei un pessimo padre, hai solo qualche ossessione da
estirpare ma se mi dai retta... - A questo punto sbotta e con un
gesto della mano mi manda a cagare.
-
Senti, so cosa sto facendo, lasciami in pace che non riesco a
pensare! - Dopo di questo è come se io sentissi quella fottutissima
bomba atomica esplodere. Ho trattenuto tanto sapendo che è stressato
ma adesso basta!
Vuole
fare il compositore solitario che poi finisce in un manicomio? Che
faccia pure! Io no!
-
Vaffanculo Mike! Non esiste solo quello! Non puoi ridurti a questo!
Tu stai impazzendo e non te ne rendi conto! Vuoi finire ricoverato?
Continua! Ti porterò le banane! -
Perchè
le arance si portano a chi è in prigione. E poi magari le banane le
usa per ficcarsele in culo visto che la mia non gliela darò più!
Maledetto stronzo!
Dopo
di questo me ne vado sbattendo la porta.
Non
posso lasciarlo solo, finirà per dimenticarsi di pisciare e morirà
con la vescica scoppiata!
Mi
fermo in macchina prima di partire, cerco di calmarmi ma mi rivedo
lui che si alza da davanti a me e si rimette a quel maledetto
computer e mi manda a cagare! Come osa cazzo?
Che
stia solo, che faccia quello che vuole! Non me ne fotte!
Imparerà!
Spero.
Anche
se credo che non capirà un cazzo, perchè lui è uno stronzo e
basta, per lui esiste solo la musica e le canzoni ed i testi e
l'arte!
Parto
a razzo.
Non
è vero, esisto anche io, però non è gelosia. Non è che mi sento
messo da parte. So che è così quando crea.
Però
sta esagerando, non aveva mai fatto così!
E
poi dai, Anna è prossima al parto e lui sta tutto il giorno a
pensare alle canzoni! Ma si sente?!
A
proposito, spero non sia sola a casa, so che ha sempre parenti
intorno però non si sa mai. Sbuffando vado da lei per vedere che
stia bene.
Quello
è proprio un pezzo di merda!
Mi
accoglie una tonda Anna ed un sorriso.
Sbuffo
e scuoto la testa un po' spompo.
-
Chester... che succede? Mike non è con te? - Grugnisco qualcosa ed
entro, così mi chiede cosa ho detto e ripeto sempre incazzato.
-
E' di là ed è ossessionato dalla canzone mancante! Dopo What i've
done è fissato, è convinto che manchi una canzone anche qua! Per me
no e comunque anche se manca chi se ne fotte, non dobbiamo farle
tutte ora! Cioè, ci possiamo anche prendere una pausa e riposare,
poi ci torneremo da lucidi! Cazzo! Lui no! Hai idea delle condizioni
in cui stiamo lavorando? Sono giorni che a stento torniamo a casa
qualche ora e ci distraiamo! Non dorme un cazzo, non fa niente altro
che quello! Ed ovviamente io lo devo fare con lui altrimenti chissà
che combina da solo. E comunque è lui che vuole fare i testi
insieme. Giustamente. Li cantiamo insieme e li facciamo insieme, è
sempre stato così. Quindi io devo stare ai suoi ritmi. Ma sai che
ritmi c'ha? È matto! Io non ce la faccio più! Voleva finire i testi
entro la nascita del bambino e quindi ha lavorato come un matto e già
di solito lavora un sacco! Non so più come fermarlo! - Dopo la
sfuriata tipo treno merci, Anna mi sorride e mi carezza il braccio
comprensiva.
-
Coraggio. So come diventa quando si ossessiona da qualcosa. Non lo
distoglierai mai! Mi dispiace che ti stressi tanto... io mi salvo
perchè non ci lavoro insieme... - Faccio il broncio poco convinto.
-
Ma tu stai per partorire, potrebbe starti vicino e prendersi una
pausa, insomma... - La sua espressione rimane comprensiva ed in
generale di chi sa benissimo cosa sto passando.
-
Non preoccuparti, io lo conosco. È sempre stato così riguardo la
musica. Quando è in fase creativa sparisce. Ci sono abituata. Non
pretendo niente di diverso... -
-
Sì ma lui è sempre in fase creativa! -
Brontolo!
Lei
ride di gusto per poi finire con una specie di smorfia tenendosi la
pancia enorme.
A
volte penso siano due gemelli!
Sorrido
e poi mi spengo fissandola mentre lentamente Mike viene spazzato via
ed il cuore comincia a battere perchè capisco.
Si
aggrappa al mio braccio e respira a fondo.
-
Ok... penso che sei arrivato al momento giusto... - Ma guarda un po'!
-
Hai... hai le contrazioni? - Chiedo terrorizzato.
Io
terrorizzato?!
Ora
capisco come si sentiva Mike le altre volte.
Ma
ti pare?
Dio
ha gran senso dell'umorismo!
Non
avevo molti dubbi a riguardo... sapevo che prima o poi sarebbe
toccato a me!
-
Sì... penso che sarà lunga ancora, sono le prime... - Sì, ci vorrà
ancora molto, però non perderemo certo tempo a contarle come faceva
Mike in ascensore con Talinda.
-
Dai, ti porto in ospedale intanto, così ti visitano e non avremo
sorprese in posti strani! - Dico scherzando riferendomi all'ultima
avventura di Mike.
Mi
rischiaro subito, sta per nascere il piccolo di quello stronzo e
tocca a me assisterla. Sarà bello!
Lei
ride e si appoggia all'ingresso infilandosi le scarpe.
-
Prendimi la borsa per favore... è già pronta. - Vado in soggiorno e
gliela prendo, quando torno però la voglia di dire un'altra battuta
passa perchè la vedo impallidire vistosamente e barcollare, la
prendo al volo prima che svenga e la sostengo, stringo e la chiamo,
così riapre gli occhi ma non sta per niente bene.
-
Non... non sono molto a posto... - Questo è come un pugno in pieno
stomaco.
Cosa
significa?
Dio
Santo!
Mica
avrà complicazioni! Proprio lei, con tutta la fatica che ha fatto
per avere questo bambino!
Conto
fino a cinque e mi obbligo a restare calmo, quindi torno in me con
maestria, è la mia qualità il sangue freddo quando serve.
-
Ok, ci penso io, appoggiati a me. Adesso in ospedale starai meglio!
Vieni... - La circondo col braccio e lei si appoggia a me mentre
nell'altra spalla tengo il borsone. Mi tiro la porta di casa e
andiamo in macchina.
Una
volta dentro lei respira a fondo, chiude gli occhi e cerca di
concentrarsi. A volte le contrazioni la fanno lamentare, altre non
capisco se sia sveglia. Mi preoccupa molto ma parlo calmo e faccio
delle battute acide su Mike che la fanno sorridere un po' ogni tanto
fra una fitta e l'altra.
Intanto
chiamo Mike ma quel coglione ha il cellulare spento o non prende.
Maledetto
stronzo! Te lo dicevo io che doveva andare a casa da lei.
I
deja vu non si sprecano.
È
come quando era lui al mio posto e mi chiamava ed il telefono non
prendeva e lui era bloccato con le mie mogli... lui poi è isterico e
si fa prendere sempre dal panico.
Io
almeno riesco ad essere utile.
Cazzo,
spero che vada tutto bene. Al di là del fatto che lei è una mia
cara amica e non si merita nessuna complicazione del cazzo, là
dentro c'è il figlio di Mike... il mio Mike... forse è un po'
egoista pensare a questo fra le altre cose, però mi viene su.
E
se lui non voleva farlo perchè inconsciamente sentiva questa sorta
di premonizione sul fatto che... che... ma che cazzo dici Chez, andrà
tutto bene! Il bambino nascerà e sarà sano! Saranno genitori
fantastici!
Andrà
tutto alla grandissima, cazzo! “
“Chester
non capisce!
Certo
che non c'è una scadenza ma per me sì!
Non
voglio che mio figlio nasca ed io abbia ancora questo pensiero fisso!
Anche
perchè dovrò cercare di trattenermi con la parte della
composizione, sarò davvero preso e mi conosco. Se ho finito almeno
tutti i testi andrò meglio.
Sospiro
e mi mordo le labbra di continuo fissando lo schermo del computer con
la lista delle canzoni e le mie note personali accanto ad ognuna.
Cazzo,
non riesco proprio a concentrarmi!
Tutta
colpa di Chester!
Non
poteva lasciarmi fare invece che distrarmi?
Sento
che è qua, è qua la canzone che manca!
Ma
cosa?
Chi?
Il
panico cresce mentre i secondi passano.
Perchè
penso a Chester invece che alla canzone e mi secca che se ne sia
andato e che non capisca!
Lui
ha sempre capito. Perchè ora non ha capito?
Tutta
colpa sua!
Ora
sono distratto!
Cazzo!
Sbuffo
e prendo il telefono, alzo un sopracciglio.
Si
è pure spento.
È
rimasto senza batteria e non me ne ero accorto.
Che
palle!
Chiamerò
Anna per sapere come sta, tanto ormai non c'è verso di tornare a
concentrarmi.
Tutta
colpa sua.
Era
da un po' che non litigavamo, odio litigare con lui specie in momenti
così delicati.
Lui
sa che per me fare canzoni è una cosa sacra, è importante, è un
bisogno.
Quando
sento di doverlo fare, lo devo fare. Punto e basta.
Attacco
il cellulare e lo accendo, a questo punto dopo poco arrivano venti
messaggi di Chez che mi dice che mi ha cercato.
Mi
fermo, per un momento i fili si staccano e smetto di pensare.
Tutto
svanisce.
È
una sensazione stranissima.
Dopo
che litighiamo di solito non mi caga per un giorno.
Ora
mi ha chiamato così tante volte.
Impallidisco,
il cuore comincia a partire e sento lo stomaco stritolarsi
tantissimo.
Dio...
cosa cavolo...
Lo
richiamo subito dimenticando le canzoni, il litigio ed ogni altra
maledetta sensazione.
Mike
sta calmo. Forse voleva insultarti meglio.
Per
un momento spero sia così.
Quando
risponde la sua voce è strana. Non è obiettivamente agitata, non
urla, non è nemmeno arrabbiato. È calmo ma riconosco subito il tono
da 'mi sforzo di rimanere calmo'. Questo è quel tono.
-
Mike, ascoltami. - E poi parte così. Cioè dopo che ci lasciamo
litigando comincia così...
-
Cosa è successo? - Mi fermo subito, sono davanti allo specchio
d'ingresso, fisso la mia immagine quasi oscena per quanto sono
trascurato, ma non mi vedo davvero.
Ho
Chester davanti agli occhi.
L'ansia
arriva come un'onda d'urto.
-
Mike, rilassati. -
-
Non dirmi di rilassarmi, cosa cazzo c'è? - Io so che c'è qualcosa
che non va, cazzo!
-
Ero passato a vedere come stava Anna. Penso che puoi ringraziare Dio
per questo, perchè l'ho presa in tempo. Si stava sentendo male. Le
sono cominciate le contrazioni e poco dopo le veniva da svenire. Stai
calmo, sono arrivato in tempo, l'ho portata in ospedale, la stanno
visitando... -
Ecco,
le ginocchia sono molli, se muovo un passo vado giù.
Prendo
fiato per parlare ma la voce non esce.
-
Mike, respira, non è niente. Ora è nel posto migliore di tutti.
Ecco, c'è il medico, aspetta un attimo. - Mi tiene in sospeso e
penso che siano i secondi peggiori. Per un istante le penso tutte.
Che Anna abbia perso il bambino, anche se al nono mese non penso sia
possibile. Che comunque il bambino non stia bene. Che se non sta bene
il bambino ed abbia complicazioni lui, può far rischiare grosso
anche a lei. Non voglio che Anna rischi per un figlio che non volevo
nemmeno. E mi sento una merda per questi pensieri, perchè
improvvisamente sto qua a dire che era meglio non farlo. Ho paura, ho
una maledetta paura e non so bene perchè.
Voglio
bene ad Anna, non voglio le succeda nulla.
Però
voglio anche che il bambino nasca e sia sano e vada tutto bene.
Dio,
l'ho trascurata proprio ora, Chez aveva ragione ed io l'ho mandato a
cagare!
Sono
un mostro, ho permesso al lavoro di prendermi ed ora... ora...
-
Mike, Anna sta bene, è il bambino che ha qualche problema. È
podalico ed ha due giri di cordone ombelicale intorno al collo ed un
nodo, praticamente ha problemi seri a muoversi e respirare. La
sofferenza del piccolo si rispecchia su Anna ma lei sta bene, non
rischia niente al momento. Le faranno il cesario. - Silenzio.
Le
faranno il cesario. Lei sta bene ma il bambino no. Il bambino
rischia. Non respira, sta male. Potrebbe...
-
Ce la fai a guidare o vengo a prenderti? - Improvvisamente mi
riprendo, se così si può dire!
-
No no io... io prendo un taxi! Non ce la faccio a guidare! Ma sta con
lei! - Sono così nel panico che già solo il fatto di essere
riuscito a capire che non riesco a guidare è un miracolo.
-
Andrà tutto bene. Stai calmo. - Ed è così tranquillo che penso
abbia ragione, mi infonde la sua calma quel che basta per uscire di
casa e raggiungere un taxi.
Dio,
Dio ti prego.
Prima
ho pensato cose senza senso nell'onda del panico. Non volevo
succedesse niente ad Anna ma... ma nemmeno a questo bambino. Ti
prego. Aiutali. Ti prego.
Ti
prego.
Lo
dico come una litania per tutto il viaggio, poi mi riprendo quando
sono davanti al viso di Chester che mi abbraccia in piena corsia, c'è
gente che passa e che va, non importa. Mi aggrappo a lui fortissimo.
-
Sono stato uno stronzo, avevi ragione, avevano bisogno di me e... -
Chester mi ferma prendendomi per le spalle e mi fissa con
un'intensità unica.
-
Mike... è la prima volta che parli di loro e non di lei! Prima il
bambino non esisteva quasi per te! Ora finalmente è diventata la tua
priorità! - Trattengo il fiato rendendomene conto.
Mi
corpo il viso e scuoto la testa.
-
Tu... tu non sai che pensieri ho avuto prima! - Mi sento una merda,
ora non potrò più guardare questo bambino. Non potevo prima,
figurati ora!
Chester
si guarda intorno e mi sposta in un angolo un po' più coperto,
dietro a degli armadi, mi mette contro il muro e mi prende il viso
fra le mani.
La
sua fermezza è solida e se non esco di testa è solo merito suo.
Mi
focalizzo sui suoi occhi e mi concentro a fatica sulle sue parole.
-
Le vuoi bene, è normale che tu stia così. Se ci fosse Brad lì in
pericolo saresti anche peggio forse! Sono pensieri normali che
vengono quando le persone a cui vuoi bene stanno male! Ma ora hai
cominciato a pensare anche al bambino finalmente. Il bambino al di là
delle canzoni e qualunque altra cosa a cui lo associavi. Ora esiste
solo lui! Non devi pensare a prima, nel panico, quando non sapevi! -
-
Ma... ma io ho permesso che il lavoro venisse prima, l'ho trascurata
e se non c'eri tu lei si sentiva male e poteva perderlo, poteva
morire! Si muore per queste cose! - E' vero ma ovviamente porto tutto
all'esasperazione, è la mia mania di quando do di matto.
Chester
mi stringe fortissimo fino togliermi il fiato.
Dice
solo un 'sss' continuo, quasi una cantilena, un motivetto. Mi culla e
mi rilassa. ok.
Ok
ci sono.
Sì,
sto tornando.
Ha
ragione, quando hai il panico dici e pensi di tutto, non significa
niente. Adesso sto malissimo all'idea che il piccolo non ce la
faccia. Mi sembra di impazzire. E' un segno che ci tengo. È tardi ma
sta succedendo.
Sta
succedendo ora.
-
Chester, se non ce la fa io... io ne morirei... se il piccolo... - La
voce trema, non riesco a parlare e lui mi bacia l'orecchio con
dolcezza. Non potrei stare qua solo. Non potrei.
Dio
mi ha dato lui non perchè io lo salvassi ma perchè lui mi
sostenesse e lo fa ogni secondo delle nostre vite. Anche se Chez
pensa che Dio abbia mandato me per salvare lui.
O
forse è solo una cosa reciproca e si chiama amore per questo.
Lentamente
mi sento un po' meglio, diventa tutto sopportabile. Le sue braccia,
la sua calma, la sua sicurezza. C'è.
-
Ci sarò io. Ma andrà bene, vedrai. - E' così che ci si sente ad
essere padri.
Non
mi ero mai interrogato, non avevo mai capito, non pensavo fosse una
cosa che mi avrebbe mai sfiorato. In realtà ne ero terrorizzato, per
questo non ci pensavo e mi concentravo su tutte altre cose. Perchè
avevo paura. Paura di non essere adatto, di non saperlo amare.
E
dicevo che non ne sarei stato capace per un contorto senso di colpa,
perchè io e sua madre ci vogliamo solo bene ma non ci amiamo. Erano
tutte scuse.
-
La verità è che avevo paura. Paura di non essere in grado di essere
suo padre, di non essere capace. Di non essere un buon padre. E sono
scappato in tutti i modi. Ma non si può per sempre. Prima o poi
arriva il momento in cui fai i conti con tutto e ti ritrovi davanti
alla verità. E la verità è che sarò padre, che lo voglia o no. Ed
io spero di esserne in grado. - Lui si separa da me, mi guarda ancora
dopo che mi aveva abbracciato, mi mette una mano sulla guancia e
sorride sicuro, la dolcezza nella sua espressione.
Lui
è immenso e quando sto male e mi aiuta lo vedo come un dio!
-
E' il primo passo per essere un buon padre. Avere paura. E credimi
che io lo so. Sarai un padre fantastico. - Così se te lo dice la
persona che ami, non puoi che credergli.
È
come se mi togliesse un peso. Forse è perchè ne ho parlato
finalmente. Non osavo nemmeno pensarlo.
Mai
avuto più terrore di qualcosa come di questo. Nemmeno scoprirmi gay
lo è stato.
Veniamo
richiamati dall'infermiera che ci dice di salutare Anna prima che
vada in sala operatoria, l'hanno preparata ed ora è tutta bardata.
Tremo
mentre vado da lei, Chester mi accompagna, mi tiene una mano sulla
schiena, costantemente.
È
grazie a quella mano che riesco a sorridere e salutarla, faccio delle
battute, mi mostro rilassato e felice e riesco a farla stare bene,
sorride anche lei anche se sta male, le prendo la mano, le bacio la
fronte, le dico che le voglio bene e che andrà tutto bene. E divento
la sua forza.
Quando
la portano via, io e Chez rimaniamo nella stanza da soli e ci
guardiamo. La sua mano scivola sul mio braccio e arriva alla mia,
gliela prendo e la stringo.
Penso
che Dio faccia questo con noi. Nei momenti difficili ci mette una
mano sulla schiena. Non fa le cose per noi, non ci toglie il male. Ma
ci tiene una mano e con quella mano lì noi riusciamo ad affrontare
le cose.
Per
qualcuno quella mano sulla schiena è tutto.
Socchiudiamo
la porta e ci mettiamo dietro in modo da non essere visti se qualcuno
passa.
E
mi abbandono sulla sua bocca.
Se
non l'avessi avuto non avrei mai e poi mai saputo affrontare questo
momento.
-
Scusami. - Dico poi ricordandomi della litigata di prima. Lui fatica
a capire di cosa parlo. - Quando ti ho mandato a cagare prima... - Ho
un tono basso di scuse.
-
Dai... me ne sono già dimenticato! - Dice sorridendo, appoggia la
fronte sulla mia.
-
Ti amo. Non potrò mai fare a meno di te. Insisti sempre con me. Ti
prego. - Lui fa quel suo sorriso dolce che riserva solo a me e ai
suoi figli, quel sorriso sicuro e rilassante pieno di amore. Riesce
ad esprimere così bene i suoi sentimenti solo attraverso un sorriso.
Prima non ci riusciva, prima erano sempre sorrisi maliziosi od
ironici per non dire cattivi o di scherno. Ora sorride con amore.
-
Ti amo. Non potrai mai liberarti di me. - E ne sono così felice che
non lo so esprimere.
Così
lo bacio di nuovo.
Grazie
di esserci. “