CAPITOLO XCIV:
PAURA DI NON ESSERE ALL'ALTEZZA

Non ci posso credere.
Ho perso il conto delle volte in cui gli ho sentito fare questo discorso!
- Allora, ricapitolando! Abbiamo le due canzoni per Oppenheimer che si chiamano Burning in the skies e When they come for me. Poi abbiamo Robot boy che è la risposta al richiamo del servire la nazione, quindi sarebbe per i soldati ma anche per la gente comunque che non risponde alla chiamata. Poi c'è Weating for the end che è per i comandati dei gruppi che vanno a guidare in guerra, i generali, quelli che convincono i soldati a lottare ancora e a non mollare ma che sanno che la fine è vicina e che li stanno portando a morire. E che anche se arrivano a casa non supereranno mai quello che vivono perchè comunque saranno menomati nell'anima. Segnati per sempre. Questi condottieri della guerra non sono a favore del lottare ma devono convincere lo stesso a farlo e soffrono quando vedono i loro soldati cadere. Però riescono a farsi seguire lo stesso. Blackout invece è la reazione dei soldati in guerra che combattono e vedono l'orrore e poi tornano a casa finiti. Quando ci tornano. E sono sfiduciati dal mondo, non credono più in nulla e sono furiosi con chi li spinge a combattere e con chi decide di fare la guerra. Soldati che guardano i loro compagni morire e che aspettano di morire anche loro. E gridano un bel vaffanculo a quei potenti, gridano di venire loro lì giù all'inferno a combattere invece che starsene nelle loro poltrone a dirigere. Wretches and kings, sono i politici, i potenti, i diplomatici che decidono quando si va in guerra, quando si reagisce a qualcosa che si subisce e lo si fa con la violenza. Quelli che decidono che si reagisce come degli animali. Che ordinano lo sgancio di una bomba atomica per risolvere tutto, come delle bestie che perdono il controllo di tutto e fanno solo delle stragi. Quelli che hanno affari in tutto! Che ordinano andate, caricate le pistole e combattete! Quelli che trattano come animali tutti, i soldati stessi, e che poi sono loro i peggiori. Quelli che con la forza delle loro parole altisonanti convincono chiunque a fare qualunque cosa. Anche la peggiore, come radere al suolo un'intera città. Poi inseriremo in qualche modo il messaggio di Martin Luther King Jr perchè deve essere quello che trapela dall'album. Il messaggio finale, insomma. E poi la guerra. La canzone della guerra dove semplicemente i soldati sono sul campo e combattono e vanno avanti da giorni, settimane, mesi, senza fermarsi, vivono sotto il tiro di armi cariche e non sanno se ce la faranno, ma non possono mollare. E pregano di potercela fare, perchè in quei momenti anche se non credi, Dio è tutto ciò che ti rimane. The Catalyst. Ci vanno ancora delle skip come Jornada del muerto e The Radiance, quello che dice Oppenheimer sull'essere diventato distruttore di mondi. -
La so a memoria.
Ti prego, non farmi perdere la pazienza.
- Sì Mike. Va bene, lo so. Perchè lo ripeti di continuo? Le so le canzoni, le ho fatte con te! - Mike non mi calcola.
- Manca ancora qualcosa! - Sospiro spazientito.
- Cosa manca, si può sapere? Il messaggio di pace lo mettiamo con quello di Martin Jr, ci sono già i punti di vista più svariati... eri rimasto impressionato dal fatto che ci sono alcuni che anche se chiamati a combattere non vanno mentre altri invece sì ed abbiamo fatto Robot boy. Ti aveva colpito il generale che va e spinge a combattere anche se non è quello che vuole ed abbiamo fatto Weating for the end. C'è anche la reazione dei soldati al fatto che sono convinti a combattere per degli ideali ma poi perdono la fede, perdono tutto e sono arrabbiati con i potenti, Blackout. - Gliele ripeto perchè così capisce che non serve che le torni a dire.
Mike però mi guarda come se fossi idiota, ha quell'aria da sufficienza di chi cerca di non sbottare.
- Ripeto tutto per me, c'è qualcosa che manca ma non capisco cosa sia! Allora ripeto quello che abbiamo! - Mi alzo di scatto e vado in cucina a bere dell'acqua prima che lo strozzo. Bevo venti litri di acqua e poi torno e lui è ancora là che si guarda le canzoni.
- Per me non manca niente! Certo non sono tante canzoni ma sono lunghe e comunque ci sono le skip e sono canzoni impegnative, è un album pesante, non possiamo caricarlo ancora di più! - Il mio tono è molto teso e cerco di restare calmo ma non ci riesco più bene.
Sfido chiunque.
- No, manca qualcosa. Fidati. Ne sono certo. È come con MTM... e poi mancava What i've done! Se tu non percepisci cosa manca non significa che non manchi nulla! - Sospiro. L'ennesimo.
Ho deciso di lasciarlo fare perchè ho visto il genio all'opera ed ho capito che non lo potevo controllare, solo impedirgli di ammazzarsi per mancanza di cibo e di sonno. Però è ora di fermarlo.
Credo stia esagerando, ha passato un limite!
Lo guardo ed i suoi capelli più lunghi gli ricoprono la fronte, sono di nuovo sporchi, la barba è di nuovo troppo lunga. È osceno!
Non ce la posso fare.
Prendo la cuffia che gli ho preso e gliela metto in testa. Ho risolto la vista dell'orrore con questo sistema perchè non posso sempre prenderlo a calci.
Dopo la cuffia prendo la sua sedia con le rotelline e lo tiro via dal tavolo e dal portatile, quindi lo rivolgo verso di me, mi chino, le mani sui braccioli, lui è fermo in attesa pronto a tornare dove era prima.
Impaziente.
- Mike stai esagerando! Intanto non c'è una scadenza, possiamo anche prenderci una pausa e tornare sui testi fra qualche giorno, lucidi e riposati. Sicuramente se manca qualcosa lo vedremo e capiremo cosa. - Mi sto ancora sforzando di essere paziente. Spero di convincerlo.
- Non posso fare altro sapendo che manca ancora qualcosa! - Esclama seccato, quasi urla. Sto per tirargli una testata ma mi trattengo.
- Devi! Perchè Anna è prossima al parto e tu sei ossessionato dall'album! Non va bene così! Non è giusto! -
- Per questo volevo sbrigarmi a finire prima, cazzo! Poi... - E' sempre più alterato, sta per avere una crisi di nervi e gesticola strofinandosi di continuo gli occhi, gli bruciano, di nuovo non ha dormito come si deve!
- Ok, non ci sei riuscito! Amen! Vai a casa da Anna e sta con lei! Tuo figlio può nascere anche oggi, porca puttana! -
Mike si alza e viene via da davanti a me, quindi cambia sedia e torna al portatile.
- Quando sarà il momento mi chiama, io devo capire di cosa si tratta. Non voglio avere questo pensiero fisso quando nascerà mio figlio! Lo vedi che sono un pessimo padre? Non è nemmeno nato e già sono uno stronzo! - Parla sempre alterato, quasi urlando, ma passa dal dire una cosa al dire tutta l'opposto. Io mi fermo e lo fisso.
È schizofrenico?
- Mike non sei un pessimo padre, hai solo qualche ossessione da estirpare ma se mi dai retta... - A questo punto sbotta e con un gesto della mano mi manda a cagare.
- Senti, so cosa sto facendo, lasciami in pace che non riesco a pensare! - Dopo di questo è come se io sentissi quella fottutissima bomba atomica esplodere. Ho trattenuto tanto sapendo che è stressato ma adesso basta!
Vuole fare il compositore solitario che poi finisce in un manicomio? Che faccia pure! Io no!
- Vaffanculo Mike! Non esiste solo quello! Non puoi ridurti a questo! Tu stai impazzendo e non te ne rendi conto! Vuoi finire ricoverato? Continua! Ti porterò le banane! -
Perchè le arance si portano a chi è in prigione. E poi magari le banane le usa per ficcarsele in culo visto che la mia non gliela darò più! Maledetto stronzo!
Dopo di questo me ne vado sbattendo la porta.
Non posso lasciarlo solo, finirà per dimenticarsi di pisciare e morirà con la vescica scoppiata!
Mi fermo in macchina prima di partire, cerco di calmarmi ma mi rivedo lui che si alza da davanti a me e si rimette a quel maledetto computer e mi manda a cagare! Come osa cazzo?
Che stia solo, che faccia quello che vuole! Non me ne fotte!
Imparerà!
Spero.
Anche se credo che non capirà un cazzo, perchè lui è uno stronzo e basta, per lui esiste solo la musica e le canzoni ed i testi e l'arte!
Parto a razzo.
Non è vero, esisto anche io, però non è gelosia. Non è che mi sento messo da parte. So che è così quando crea.
Però sta esagerando, non aveva mai fatto così!
E poi dai, Anna è prossima al parto e lui sta tutto il giorno a pensare alle canzoni! Ma si sente?!
A proposito, spero non sia sola a casa, so che ha sempre parenti intorno però non si sa mai. Sbuffando vado da lei per vedere che stia bene.
Quello è proprio un pezzo di merda!

Mi accoglie una tonda Anna ed un sorriso.
Sbuffo e scuoto la testa un po' spompo.
- Chester... che succede? Mike non è con te? - Grugnisco qualcosa ed entro, così mi chiede cosa ho detto e ripeto sempre incazzato.
- E' di là ed è ossessionato dalla canzone mancante! Dopo What i've done è fissato, è convinto che manchi una canzone anche qua! Per me no e comunque anche se manca chi se ne fotte, non dobbiamo farle tutte ora! Cioè, ci possiamo anche prendere una pausa e riposare, poi ci torneremo da lucidi! Cazzo! Lui no! Hai idea delle condizioni in cui stiamo lavorando? Sono giorni che a stento torniamo a casa qualche ora e ci distraiamo! Non dorme un cazzo, non fa niente altro che quello! Ed ovviamente io lo devo fare con lui altrimenti chissà che combina da solo. E comunque è lui che vuole fare i testi insieme. Giustamente. Li cantiamo insieme e li facciamo insieme, è sempre stato così. Quindi io devo stare ai suoi ritmi. Ma sai che ritmi c'ha? È matto! Io non ce la faccio più! Voleva finire i testi entro la nascita del bambino e quindi ha lavorato come un matto e già di solito lavora un sacco! Non so più come fermarlo! - Dopo la sfuriata tipo treno merci, Anna mi sorride e mi carezza il braccio comprensiva.
- Coraggio. So come diventa quando si ossessiona da qualcosa. Non lo distoglierai mai! Mi dispiace che ti stressi tanto... io mi salvo perchè non ci lavoro insieme... - Faccio il broncio poco convinto.
- Ma tu stai per partorire, potrebbe starti vicino e prendersi una pausa, insomma... - La sua espressione rimane comprensiva ed in generale di chi sa benissimo cosa sto passando.
- Non preoccuparti, io lo conosco. È sempre stato così riguardo la musica. Quando è in fase creativa sparisce. Ci sono abituata. Non pretendo niente di diverso... -
- Sì ma lui è sempre in fase creativa! -
Brontolo!
Lei ride di gusto per poi finire con una specie di smorfia tenendosi la pancia enorme.
A volte penso siano due gemelli!
Sorrido e poi mi spengo fissandola mentre lentamente Mike viene spazzato via ed il cuore comincia a battere perchè capisco.
Si aggrappa al mio braccio e respira a fondo.
- Ok... penso che sei arrivato al momento giusto... - Ma guarda un po'!
- Hai... hai le contrazioni? - Chiedo terrorizzato.
Io terrorizzato?!
Ora capisco come si sentiva Mike le altre volte.
Ma ti pare?
Dio ha gran senso dell'umorismo!
Non avevo molti dubbi a riguardo... sapevo che prima o poi sarebbe toccato a me!
- Sì... penso che sarà lunga ancora, sono le prime... - Sì, ci vorrà ancora molto, però non perderemo certo tempo a contarle come faceva Mike in ascensore con Talinda.
- Dai, ti porto in ospedale intanto, così ti visitano e non avremo sorprese in posti strani! - Dico scherzando riferendomi all'ultima avventura di Mike.
Mi rischiaro subito, sta per nascere il piccolo di quello stronzo e tocca a me assisterla. Sarà bello!
Lei ride e si appoggia all'ingresso infilandosi le scarpe.
- Prendimi la borsa per favore... è già pronta. - Vado in soggiorno e gliela prendo, quando torno però la voglia di dire un'altra battuta passa perchè la vedo impallidire vistosamente e barcollare, la prendo al volo prima che svenga e la sostengo, stringo e la chiamo, così riapre gli occhi ma non sta per niente bene.
- Non... non sono molto a posto... - Questo è come un pugno in pieno stomaco.
Cosa significa?
Dio Santo!
Mica avrà complicazioni! Proprio lei, con tutta la fatica che ha fatto per avere questo bambino!
Conto fino a cinque e mi obbligo a restare calmo, quindi torno in me con maestria, è la mia qualità il sangue freddo quando serve.
- Ok, ci penso io, appoggiati a me. Adesso in ospedale starai meglio! Vieni... - La circondo col braccio e lei si appoggia a me mentre nell'altra spalla tengo il borsone. Mi tiro la porta di casa e andiamo in macchina.
Una volta dentro lei respira a fondo, chiude gli occhi e cerca di concentrarsi. A volte le contrazioni la fanno lamentare, altre non capisco se sia sveglia. Mi preoccupa molto ma parlo calmo e faccio delle battute acide su Mike che la fanno sorridere un po' ogni tanto fra una fitta e l'altra.
Intanto chiamo Mike ma quel coglione ha il cellulare spento o non prende.
Maledetto stronzo! Te lo dicevo io che doveva andare a casa da lei.
I deja vu non si sprecano.
È come quando era lui al mio posto e mi chiamava ed il telefono non prendeva e lui era bloccato con le mie mogli... lui poi è isterico e si fa prendere sempre dal panico.
Io almeno riesco ad essere utile.
Cazzo, spero che vada tutto bene. Al di là del fatto che lei è una mia cara amica e non si merita nessuna complicazione del cazzo, là dentro c'è il figlio di Mike... il mio Mike... forse è un po' egoista pensare a questo fra le altre cose, però mi viene su.
E se lui non voleva farlo perchè inconsciamente sentiva questa sorta di premonizione sul fatto che... che... ma che cazzo dici Chez, andrà tutto bene! Il bambino nascerà e sarà sano! Saranno genitori fantastici!
Andrà tutto alla grandissima, cazzo! “


Chester non capisce!
Certo che non c'è una scadenza ma per me sì!
Non voglio che mio figlio nasca ed io abbia ancora questo pensiero fisso!
Anche perchè dovrò cercare di trattenermi con la parte della composizione, sarò davvero preso e mi conosco. Se ho finito almeno tutti i testi andrò meglio.
Sospiro e mi mordo le labbra di continuo fissando lo schermo del computer con la lista delle canzoni e le mie note personali accanto ad ognuna.
Cazzo, non riesco proprio a concentrarmi!
Tutta colpa di Chester!
Non poteva lasciarmi fare invece che distrarmi?
Sento che è qua, è qua la canzone che manca!
Ma cosa?
Chi?
Il panico cresce mentre i secondi passano.
Perchè penso a Chester invece che alla canzone e mi secca che se ne sia andato e che non capisca!
Lui ha sempre capito. Perchè ora non ha capito?
Tutta colpa sua!
Ora sono distratto!
Cazzo!
Sbuffo e prendo il telefono, alzo un sopracciglio.
Si è pure spento.
È rimasto senza batteria e non me ne ero accorto.
Che palle!
Chiamerò Anna per sapere come sta, tanto ormai non c'è verso di tornare a concentrarmi.
Tutta colpa sua.
Era da un po' che non litigavamo, odio litigare con lui specie in momenti così delicati.
Lui sa che per me fare canzoni è una cosa sacra, è importante, è un bisogno.
Quando sento di doverlo fare, lo devo fare. Punto e basta.
Attacco il cellulare e lo accendo, a questo punto dopo poco arrivano venti messaggi di Chez che mi dice che mi ha cercato.
Mi fermo, per un momento i fili si staccano e smetto di pensare.
Tutto svanisce.
È una sensazione stranissima.
Dopo che litighiamo di solito non mi caga per un giorno.
Ora mi ha chiamato così tante volte.
Impallidisco, il cuore comincia a partire e sento lo stomaco stritolarsi tantissimo.
Dio... cosa cavolo...
Lo richiamo subito dimenticando le canzoni, il litigio ed ogni altra maledetta sensazione.
Mike sta calmo. Forse voleva insultarti meglio.
Per un momento spero sia così.
Quando risponde la sua voce è strana. Non è obiettivamente agitata, non urla, non è nemmeno arrabbiato. È calmo ma riconosco subito il tono da 'mi sforzo di rimanere calmo'. Questo è quel tono.
- Mike, ascoltami. - E poi parte così. Cioè dopo che ci lasciamo litigando comincia così...
- Cosa è successo? - Mi fermo subito, sono davanti allo specchio d'ingresso, fisso la mia immagine quasi oscena per quanto sono trascurato, ma non mi vedo davvero.
Ho Chester davanti agli occhi.
L'ansia arriva come un'onda d'urto.
- Mike, rilassati. -
- Non dirmi di rilassarmi, cosa cazzo c'è? - Io so che c'è qualcosa che non va, cazzo!
- Ero passato a vedere come stava Anna. Penso che puoi ringraziare Dio per questo, perchè l'ho presa in tempo. Si stava sentendo male. Le sono cominciate le contrazioni e poco dopo le veniva da svenire. Stai calmo, sono arrivato in tempo, l'ho portata in ospedale, la stanno visitando... -
Ecco, le ginocchia sono molli, se muovo un passo vado giù.
Prendo fiato per parlare ma la voce non esce.
- Mike, respira, non è niente. Ora è nel posto migliore di tutti. Ecco, c'è il medico, aspetta un attimo. - Mi tiene in sospeso e penso che siano i secondi peggiori. Per un istante le penso tutte. Che Anna abbia perso il bambino, anche se al nono mese non penso sia possibile. Che comunque il bambino non stia bene. Che se non sta bene il bambino ed abbia complicazioni lui, può far rischiare grosso anche a lei. Non voglio che Anna rischi per un figlio che non volevo nemmeno. E mi sento una merda per questi pensieri, perchè improvvisamente sto qua a dire che era meglio non farlo. Ho paura, ho una maledetta paura e non so bene perchè.
Voglio bene ad Anna, non voglio le succeda nulla.
Però voglio anche che il bambino nasca e sia sano e vada tutto bene.
Dio, l'ho trascurata proprio ora, Chez aveva ragione ed io l'ho mandato a cagare!
Sono un mostro, ho permesso al lavoro di prendermi ed ora... ora...
- Mike, Anna sta bene, è il bambino che ha qualche problema. È podalico ed ha due giri di cordone ombelicale intorno al collo ed un nodo, praticamente ha problemi seri a muoversi e respirare. La sofferenza del piccolo si rispecchia su Anna ma lei sta bene, non rischia niente al momento. Le faranno il cesario. - Silenzio.
Le faranno il cesario. Lei sta bene ma il bambino no. Il bambino rischia. Non respira, sta male. Potrebbe...
- Ce la fai a guidare o vengo a prenderti? - Improvvisamente mi riprendo, se così si può dire!
- No no io... io prendo un taxi! Non ce la faccio a guidare! Ma sta con lei! - Sono così nel panico che già solo il fatto di essere riuscito a capire che non riesco a guidare è un miracolo.
- Andrà tutto bene. Stai calmo. - Ed è così tranquillo che penso abbia ragione, mi infonde la sua calma quel che basta per uscire di casa e raggiungere un taxi.
Dio, Dio ti prego.
Prima ho pensato cose senza senso nell'onda del panico. Non volevo succedesse niente ad Anna ma... ma nemmeno a questo bambino. Ti prego. Aiutali. Ti prego.
Ti prego.
Lo dico come una litania per tutto il viaggio, poi mi riprendo quando sono davanti al viso di Chester che mi abbraccia in piena corsia, c'è gente che passa e che va, non importa. Mi aggrappo a lui fortissimo.
- Sono stato uno stronzo, avevi ragione, avevano bisogno di me e... - Chester mi ferma prendendomi per le spalle e mi fissa con un'intensità unica.
- Mike... è la prima volta che parli di loro e non di lei! Prima il bambino non esisteva quasi per te! Ora finalmente è diventata la tua priorità! - Trattengo il fiato rendendomene conto.
Mi corpo il viso e scuoto la testa.
- Tu... tu non sai che pensieri ho avuto prima! - Mi sento una merda, ora non potrò più guardare questo bambino. Non potevo prima, figurati ora!
Chester si guarda intorno e mi sposta in un angolo un po' più coperto, dietro a degli armadi, mi mette contro il muro e mi prende il viso fra le mani.
La sua fermezza è solida e se non esco di testa è solo merito suo.
Mi focalizzo sui suoi occhi e mi concentro a fatica sulle sue parole.
- Le vuoi bene, è normale che tu stia così. Se ci fosse Brad lì in pericolo saresti anche peggio forse! Sono pensieri normali che vengono quando le persone a cui vuoi bene stanno male! Ma ora hai cominciato a pensare anche al bambino finalmente. Il bambino al di là delle canzoni e qualunque altra cosa a cui lo associavi. Ora esiste solo lui! Non devi pensare a prima, nel panico, quando non sapevi! -
- Ma... ma io ho permesso che il lavoro venisse prima, l'ho trascurata e se non c'eri tu lei si sentiva male e poteva perderlo, poteva morire! Si muore per queste cose! - E' vero ma ovviamente porto tutto all'esasperazione, è la mia mania di quando do di matto.
Chester mi stringe fortissimo fino togliermi il fiato.
Dice solo un 'sss' continuo, quasi una cantilena, un motivetto. Mi culla e mi rilassa. ok.
Ok ci sono.
Sì, sto tornando.
Ha ragione, quando hai il panico dici e pensi di tutto, non significa niente. Adesso sto malissimo all'idea che il piccolo non ce la faccia. Mi sembra di impazzire. E' un segno che ci tengo. È tardi ma sta succedendo.
Sta succedendo ora.
- Chester, se non ce la fa io... io ne morirei... se il piccolo... - La voce trema, non riesco a parlare e lui mi bacia l'orecchio con dolcezza. Non potrei stare qua solo. Non potrei.
Dio mi ha dato lui non perchè io lo salvassi ma perchè lui mi sostenesse e lo fa ogni secondo delle nostre vite. Anche se Chez pensa che Dio abbia mandato me per salvare lui.
O forse è solo una cosa reciproca e si chiama amore per questo.
Lentamente mi sento un po' meglio, diventa tutto sopportabile. Le sue braccia, la sua calma, la sua sicurezza. C'è.
- Ci sarò io. Ma andrà bene, vedrai. - E' così che ci si sente ad essere padri.
Non mi ero mai interrogato, non avevo mai capito, non pensavo fosse una cosa che mi avrebbe mai sfiorato. In realtà ne ero terrorizzato, per questo non ci pensavo e mi concentravo su tutte altre cose. Perchè avevo paura. Paura di non essere adatto, di non saperlo amare.
E dicevo che non ne sarei stato capace per un contorto senso di colpa, perchè io e sua madre ci vogliamo solo bene ma non ci amiamo. Erano tutte scuse.
- La verità è che avevo paura. Paura di non essere in grado di essere suo padre, di non essere capace. Di non essere un buon padre. E sono scappato in tutti i modi. Ma non si può per sempre. Prima o poi arriva il momento in cui fai i conti con tutto e ti ritrovi davanti alla verità. E la verità è che sarò padre, che lo voglia o no. Ed io spero di esserne in grado. - Lui si separa da me, mi guarda ancora dopo che mi aveva abbracciato, mi mette una mano sulla guancia e sorride sicuro, la dolcezza nella sua espressione.
Lui è immenso e quando sto male e mi aiuta lo vedo come un dio!
- E' il primo passo per essere un buon padre. Avere paura. E credimi che io lo so. Sarai un padre fantastico. - Così se te lo dice la persona che ami, non puoi che credergli.
È come se mi togliesse un peso. Forse è perchè ne ho parlato finalmente. Non osavo nemmeno pensarlo.
Mai avuto più terrore di qualcosa come di questo. Nemmeno scoprirmi gay lo è stato.
Veniamo richiamati dall'infermiera che ci dice di salutare Anna prima che vada in sala operatoria, l'hanno preparata ed ora è tutta bardata.
Tremo mentre vado da lei, Chester mi accompagna, mi tiene una mano sulla schiena, costantemente.
È grazie a quella mano che riesco a sorridere e salutarla, faccio delle battute, mi mostro rilassato e felice e riesco a farla stare bene, sorride anche lei anche se sta male, le prendo la mano, le bacio la fronte, le dico che le voglio bene e che andrà tutto bene. E divento la sua forza.
Quando la portano via, io e Chez rimaniamo nella stanza da soli e ci guardiamo. La sua mano scivola sul mio braccio e arriva alla mia, gliela prendo e la stringo.
Penso che Dio faccia questo con noi. Nei momenti difficili ci mette una mano sulla schiena. Non fa le cose per noi, non ci toglie il male. Ma ci tiene una mano e con quella mano lì noi riusciamo ad affrontare le cose.
Per qualcuno quella mano sulla schiena è tutto.
Socchiudiamo la porta e ci mettiamo dietro in modo da non essere visti se qualcuno passa.
E mi abbandono sulla sua bocca.
Se non l'avessi avuto non avrei mai e poi mai saputo affrontare questo momento.
- Scusami. - Dico poi ricordandomi della litigata di prima. Lui fatica a capire di cosa parlo. - Quando ti ho mandato a cagare prima... - Ho un tono basso di scuse.
- Dai... me ne sono già dimenticato! - Dice sorridendo, appoggia la fronte sulla mia.
- Ti amo. Non potrò mai fare a meno di te. Insisti sempre con me. Ti prego. - Lui fa quel suo sorriso dolce che riserva solo a me e ai suoi figli, quel sorriso sicuro e rilassante pieno di amore. Riesce ad esprimere così bene i suoi sentimenti solo attraverso un sorriso. Prima non ci riusciva, prima erano sempre sorrisi maliziosi od ironici per non dire cattivi o di scherno. Ora sorride con amore.
- Ti amo. Non potrai mai liberarti di me. - E ne sono così felice che non lo so esprimere.
Così lo bacio di nuovo.
Grazie di esserci. “