CAPITOLO XCVIII:
A
THOUSAND SUNS
“Non
so dove tengo le riserve di energie sia fisiche che mentali.
E
non so come faccio a sfinire anche gli altri che ho con me.
Siamo
vicini alla meta, ormai il lancio del disco si avvicina sempre più,
lavoriamo tutti come matti, specie loro quando io me ne esco con 'qua
manca qualcosa!' e tutti che cercano una pistola.
Però
alla fine sono bravi perchè cercano di capire cosa sia.
Ho
inserito moltissime cose non da album. Discorsi, rumori... persino un
organo! Ne ho messe di tutti i tipi e mi piace il finale così calmo
e semplice, melodioso ed angelico. Ci sta la pace con The messenger.
Però
ogni volta che sento mi pare che manchi qualcosa.
Per
cui mi devo imporre, con The Catalyst, di smetterla e darle l'ok.
Prima
di concluderla definitivamente chiedo a tutti cosa ne pensano, mi
dicono che va bene, che è ok, chiedo se sono sicuri e ripetono di
sì. Penso che sono esasperati. Che non possono nemmeno lontanamente
pensare di modificare ancora qualcosa.
Li
ho spremuti tutti come limoni.
Però
è una cosa seria, va fatta come si deve. Tutto. Persino una stupida
skip.
E
poi, qualche giorno dopo, quando parliamo di spedire la canzone alla
casa discografica che ci ha assegnato la colonna sonore del
videogioco Medal of honor e noi abbiamo deciso per The catalyst, Brad
se ne esce candido candido e leggero.
-
Io però vorrei lavorarci ancora un po' su! - Al che tutti si fermano
e mi guardano con occhi spalancati. Sento la loro paura palpabile.
Respira
Mike, respira.
Non
puoi ucciderlo, è tuo amico.
Nel
respirare si impadronisce di me una furia omicida gelida che penso di
poter controllare, allora sforzandomi ampiamente di non insultarlo
come mi viene da fare, gli parlo saccente e penso anche in modo
piuttosto odioso.
Lo
nullifico, si dice così?
-
Questo non succederà mai. Ormai la canzone deve andare in onda per
il videogioco, abbiamo la scadenza, non c'è tempo per rivederla. Ho
detto qualche giorno fa se andava bene e tutti avete detto di sì.
Adesso non puoi dirmi che ci vuoi lavorare su. Ti sembra il caso? Non
ci puoi arrivare da solo che semplicemente non c'è tempo? Io sono il
primo che lavorerebbe su tutto ancora e ancora e ancora ma se mi sono
imposto io una scadenza e mi sono fermato, ti fermi anche tu! Ormai
la canzone è finita e che piaccia o no è quella. Deve partire con
la promozione di Medal of honor. -
Continuo
a nullificarlo con un tono da 'porco giuda ma ci sei o ci fai?!' che
però è tirato e gelido.
Credo
che quelli che vedo sono i suoi occhi lucidi. Dannazione, l'ho
mortificato! Lo sapevo.
-
Chester sei con noi? Puoi dire la tua per favore? - Ecco ancora
polemico. Ormai non mi fermo più perchè più mi rendo conto d'aver
esagerato e peggio sto.
Chester
smette di leggere la rivista e si alza, con calma e pacatezza si
mette in mezzo e ci guarda, gli spiego seccato e poi dice la sua
sempre come se parlassimo del tempo atmosferico. Mantiene una gran
calma. Abbiamo sfiorato la catastrofe ma grazie a lui rimaniamo
saldi. Più o meno.
-
A volte ci si rende conto che bisogna sistemare qualcosa solo tempo
dopo, sul momento ci sembra che vada bene ma non è così. Però
ormai non abbiamo tempo, quindi dobbiamo accontentarci di quello che
abbiamo fatto. Comunque per me è perfetta così... The catalyst è
la traccia più forte dell'album, secondo me non ha niente da
rivedere. E comunque non possiamo, purtroppo. - Brad sospira e
annuisce, vorrebbe dire qualcosa ma capisce che è meglio di no,
allora io mi sgonfio e mi strofino il viso quando rimango solo con
Chez.
-
Sono sfinito, spero che tutto questo finisca presto perchè
veramente... mi sembra di vivere in un incubo costante. Sempre
qualcosa da rivedere, qualcosa che non mi convince... e poi gli altri
che non sempre capiscono ed io non ho la pazienza di spiegare e... -
Mi agito mentre il tono cresce e lui mi abbraccia e mi bacia la
fronte, questo mi stacca la spina e chiudo gli occhi.
È
magico. Per questo non mi separo mai da lui.
-
Brad lo sa, non preoccuparti. Ormai ti conosce. - Sospiro e nascondo
il viso contro il suo collo, mi lascio andare cercando ossigeno. Mi
sembra di essere a pezzi.
-
Va da lui... - Mormora dopo avermi carezzato la schiena. È il mio
rifugio, penso che se non ci fosse non avrei potuto fare nemmeno la
metà di tutto questo.
L'abbiamo
fatto insieme, sia chiaro, ma la mia parte... della mia parte avrei
fatto la metà, senza di lui.
Giorno
dopo giorno diventa sempre più importante Chester, ormai non me ne
potrei separare nemmeno volendo. Per nessuna ragione al mondo.
Credo
che verosimilmente impazzirei.
Quando
vado in soggiorno, Brad sta girando canale ripetutamente ma non
guarda niente di quello che c'è. Brad non è uno che si sfoga, è
molto introverso. Se non c'è Rob non spiccica parola.
Allora
mi siedo accanto a lui e gli do una birra che prende sorpreso.
Dopo
di che si ferma in un programma musicale e come niente fosse successo
cominciamo a parlare di quello che stanno facendo, un po' lodiamo ed
un po' critichiamo.
Alla
fine, nella pubblicità, gli circondo il collo col braccio e gli
spettino i ricci fluenti che penso taglierà a breve.
-
Scusami, sono sfinito... - Lui mi dà una pacca sulla coscia e
risponde tranquillo.
-
Appena finiamo facciamo una ciocca indimenticabile! - La cosa mi
piace, è una bella meta.
Sarà
un gran traguardo la fine di questo album, me lo sento davvero. È
diverso da tutti gli altri e penso che non ci verrà mai più niente
di simile.
È
una cosa che sento a pelle e che mi entusiasma anche se al tempo
stesso mi rattrista. Quando finiremo quest'album sarà strano, mi
mancherà una parte di me ma sarò al tempo stesso al settimo cielo.
Scuoto la testa ed evito di pensarci. Ormai manca poco.
Siamo
tutti sparsi per la stanza di registrazione quando facciamo partire
l'album, tutti seri, concentrati.
Io
tengo gli occhi chiusi e sono appoggiato col mento al palmo della
mano e vedo se il viaggio funziona.
La
musica parte da lontano e si avvicina sempre più con un che di
apocalittico, come un preludio d'angoscia per la distruzione che
verrà.
Poi
la mia voce resa femminile comincia la preghiera di The Requiem. Due
minuti di una richiesta a Dio di salvare tutti avendo pietà. È
ripreso da The Catalyst ed è stato un po' rielaborato. L'ho aggiunto
dopo, non doveva iniziare così ma ho sentito che mancava qualcosa.
The
Requiem collega direttamente The Radiance, sono praticamente un'unica
traccia. Quasi un minuto per il discorso di Oppenheimer sul
Distruttore di Mondi. La stessa musica della skip introduttiva fa da
sottofondo.
Questo
per dare l'idea dell'atmosfera che regna.
Qual
è stato l'inizio della vera catastrofe?
Nel
mondo c'era già la guerra, le persone morivano disperate e pregavano
Dio di salvarsi ed in questo panorama tragico, un fisico crea la
peggiore arma di distruzione di massa che sia mai stata concepita da
mente umana.
La
prova della bomba atomica va alla grande e lui si rende conto solo
troppo tardi di cosa ha fatto. Mentre vede le immagini del Trinity
Test capisce di cosa si è macchiato e dice quelle cose.
Così
Burning in the sky riporta il suo stato d'animo, la sua crisi di
coscienza, il modo in cui si sente dopo aver capito cosa ha fatto. Le
persone che avrà sulla coscienza. Il suo peccato brucia nel cielo
dopo che il fumo prende il posto di tutto. La bomba fa il suo corso.
Il
governo chiede al fisico una bomba più forte della prima ed ecco che
lui si ribella. E comincia When they come for me.
Lui
non è più angosciato ma è battagliero ed infuriato perchè lo
hanno usato e vogliono continuare a farlo. Quindi non si fermerà,
farà tutto quello che può. Analizza la situazione con lucidità e
si oppone all'uso della scienza per risolvere conflitti politici.
Fa
di tutto affinchè la comunità scientifica acquisti una sua identità
politica.
Nel
mentre però la guerra continua in tutto il resto del mondo e dal
fronte vengono chiamati giovani per combattere. Uno Stato entra in
guerra e chiede che le persone si uniscano all'esercito. Persone
comuni riflettono sul proprio destino, sul farlo o non farlo.
Semplice e concise le visioni di ognuno, diverse, si susseguono come
dei pensieri fuggevoli incapaci di essere bloccati e penetrati.
Arrivano
sussurrati e se ne vanno portati via dal vento.
Malinconia,
delicatezza, consapevolezza. Inevitabilità.
Robot
boy.
Così
arriva la bomba, la morte, la distruzione.
Le
anime dei morti delle città giapponesi si innalzano in alto,
pregando in modo molto semplice. La pace è tutto quello che cercano.
Vite
interrotte.
Spiriti
che volano in mezzo al fumo.
L'attacco
è arrivato, serve la forza di rialzarsi e ricominciare ma è così
difficile. La morte è tutto quello che vediamo nei nostri occhi, le
nostre menti sono spente, spezzate.
Stiamo
rinchiusi a guardare le immagini di due città spazzate via e
pensiamo che sia la fine, che non ci sia più niente altro da fare.
Che bisogna arrendersi.
Però
arriva qualcuno che parla a tutti, arriva qualcuno che sa dire,
mentre ognuno è chiuso in una stanza vuoto, finito, irremovibile.
Questa voce arriva e scuote ogni intenzione, fa rivedere le idee a
tutti e li fa ricapitolare perchè gli fa capire che invece non è
finita, e non è nemmeno appena iniziata. Si deve solo andare avanti
e lottare.
E
questo generale, questo condottiero che prende in mano le redini di
una popolazione sull'orlo della fine, ridà a questa gente il
coraggio di crederci anche se non ce la fa più, sentendo la sua voce
decisa alzano i pugni in alto e gridano 'si', lo seguiranno e
reagiranno e si daranno da fare.
Gente
è morta, non sarà invano.
Non
importa cosa dice quell'uomo, importa che lui è forte, è in piedi e
sa cosa va fatto. Quindi tutti lo seguiranno anche se hanno visto la
morte e volevano smettere di vivere.
Waiting
for the end e la sua melodia crescente di forza, coraggio e fiducia,
lascia il posto alla rabbia cieca di Blackout.
Gente
che combatte e che è stufa, gente a casa che aspetta di
riabbracciare i propri cari, gente che vive sotto il tiro di armi
cariche e bombe volanti. Gente stufa che non sa più come vivere. Che
non ce la fa più in queste condizioni e che odia i potenti che
decidono che si deve combattere a scapito di persone che non
c'entrano niente.
Perchè
quella gente sta al sicuro nelle loro poltrone e dicono che si deve
combattere ma non scendono giù a farlo loro, non dicono mai no,
mandano solo a morire altri. E non ce la fanno più.
La
voce arrabbiata di tutte le persone furiose e ferite.
Disperate.
Wretches
and kings comincia col discorso potente e altisonante di Mario Savio
un attivista.
La
parte del politico si fa sentire, lui con le sue belle parole forti,
urlate, rabbiose, provocatorie. Parole che sa pronunciare. Parole ad
effetto.
Inneggia
la lotta, vuole la guerra, bisogna resistere. Lui promette che porrà
fine a tutto, che risolverà ogni cosa. Lui che inganna tutti e che
vuole solo controllare ogni cosa, alla fine gli sfuggirà tutto di
mano. Odia i suoi nemici che tentano di vincerlo, non conta niente
altro per lui. Vuole avere ogni cosa in pugno e basta e l'odio è la
sola cosa che lo alimenta. La smania di successo. Lui disposto a
tutto, anche dare l'ordine di spazzare via un'intera città solo per
dare un messaggio.
Lui
che promette di prendersi tutto, ogni cosa del suo nemico.
E
la guerra continua, la distruzione non si fermerà, un botta e
risposta automatico fra una parte e l'altra. Prima quelli colpiti che
reagiscono, poi quelli che hanno colpito pronti a reagire ancora e
non fermarsi per nessuna ragione al mondo.
Le
due parti sono in campo e mentre nel mondo sovrasta la guerra, la
furia, la morte, la distruzione e lo scempio, si odono le parole di
pace di Martin Luther King jr.
Le
note dal silenzio. Note che parlano di angoscia e dolore.
E
lui parla della sua visione, il suo sogno. Un sogno che parla di come
prima o poi questo modo di risolvere le differenze sarà sbagliato e
sarà messo a fine.
Perchè
le conseguenze atroci di una guerra non potranno mai sostituire la
saggezza, la giustizia e l'amore.
Wisdom
Justice and love.
E
questo introduce Iridescent.
Quando
la sento il mio cuore batte fortissimo. Ancora le note lente e
solitarie del piano. La visione di un campo di battaglia pieno di
soldati caduti in battaglia mentre poco più in là la guerra
continua senza pietà.
Al
di là della battaglia, le persone ferite guardano la fine della loro
vita ed in punto di morte sono piene di angoscia e dolore, stanno
male, si sentono fredde, devastate sul bordo dell'ignoto, mentre
stanno per morire e non sanno cosa accadrà. E si sentono frustrate e
tristi e non sanno cosa fare. Morire in quel modo? Come sarà? Cosa
sarà?
Ma
poi mentre la vita sfugge ed il buio le avvolge, arriva la luce ad
avvolgerle come degli angeli esplosi nelle stelle creando tanti
paradisi. La grazia li avvolge, li solleva, li fa sentire meglio e
ricordano tutto. La frustrazione, la tristezza ed il dolore e lo
possono lasciare andare e mentre lo lasciano andare, si sollevano
sempre più abbracciando la grande luce che li porterà in un mondo
migliore.
Nuovo.
Diverso.
E
da angoscia diventa benessere e bellezza e abbandono.”
“Iridescent
con la sua doppia interpretazione. Che può anche essere vista come
il soldato ferito che viene riportato a casa e da lì deve
ricominciare da capo, ma è difficile perchè ricorda tutta la
sofferenza e le tenebre passate e non riesce a rialzarsi e a cambiare
vita. Poi, ad un certo punto, mentre ricorda tutto, finalmente riesce
a lasciarlo andare e la luce lo avvolge. La luce di chi torna alla
vita, di chi esce di casa ed il sole lo illumina, la luce della
felicità, dell'amore, delle cose positive dopo quelle negative. Come
è successo a me.
Il
mondo scivola via dalla vita dei soldati caduti in battaglia, gente
che andrà in un posto migliore e non soffrirà più. Per questo non
possono stare male nel viaggio verso la luce, il dolore è una cosa
terrena, del mondo. Stai bene mentre sali e sei leggero e sei di
nuovo felice.
Quindi
apri le braccia e ti lasci prendere come quando corri e corri e corri
velocissimo e poi tutto si sospende e non sai se qualcuno ti prenderà
o ti lascerà cadere giù.
Così
la musica si conclude nella consapevolezza che queste povere persone
ora stanno meglio.
Ma
poco più in là, nonostante la gente sia morta e tanti continuino a
cadere di continuo, la guerra continua.
Fallout.
E
ci si prepara all'ultima grande battaglia. Quella finale.
Che
comincia con The Catalyst.
L'organo
richiama l'atmosfera apocalittica, il ritmo è quello incessante
della battaglia e la voce di Mike grida prima di me la sua preghiera,
perchè la gente imbraccia dei fucili da giorni e non si ferma e vive
sotto il tiro di un'arma carica pregando di cavarsela, non sapendo se
sopravviveranno, però non possono fermarsi e trovano la forza
combattiva dentro di loro per alzare i culi ed andare a correre, a
sparare e combattere ancora.
Non
si fermano, ognuno fa il suo grido di guerra fino a che non diventano
tanti messi insieme e le voci si fondono così come succede alla mia
e a quella di Mike. Con fatica, sottolineo. È stato complicatissimo
fare quel pezzo e pensavamo che dovesse essere mille volte peggio per
quella gente alzarsi e combattere ancora consapevoli che si sarebbero
fermati solo con la morte.
Ed
è ripetitivo, non ci sono altre novità. C'è quello e solo quello,
un unico pensiero fisso che si ripete e non cambia mai.
Perchè
quando corri e combatti e non sai se ce la farai, la tue mante ripete
solo una cosa.
Dio,
salvami.
Poi
un'esplosione, vieni colpito, voli lontano e c'è un istante in cui
pensi... ce la farò?
Lasciami
andare, sollevami. Fa che sia la fine. Fa che sia morto. Fa che non
ci sia più niente.
Preghi
nell'istante in cui non capisci cosa ti è successo, sei stordito e
non vuoi rialzarti, perchè non vuoi ricominciare.
Ma
poi sei vivo e torni a pregare, ti rialzi e ricominci.
Fino
alla fine.
Perchè
non c'è altra scelta che quella. Andare, uccidere e morire.
Nell'attesa della grande luce, l'unico spiraglio in quell'inferno.
Finchè
non saranno tutti morti, la guerra non finirà.
E
poi cosa sarà rimasto?
Cosa
resterà dopo che tutti i soldati saranno finiti e nessun povero
disgraziato sarà capace di combattere per conto dei malefici sovrani
che comandano?
Nessun
vinto, nessun sconfitto.
La
melodia semplice e dolce spazza via l'angoscia e l'apocalisse
quand'ella si conclude nella morte.
Ed
i vivi raccolgono i cocci dei morti, curano i feriti e si chiedono
che senso abbia tutto questo, alla fine del giorno.
Sono
angosciati anche loro perchè questo tipo di dolore arriva in tante
forme diverse, ma tocca tutti.
Per
cui servono risposte, alla fine di tutto questo.
E
la risposta è questa.
Un
messaggero, un superstite, un viandante, un misterioso individuo che
fra le macerie della distruzione dice a cosa bisogna aggrapparsi per
sopravvivere.
Quando
la vita ci rende ciechi, l'amore ci tiene gentili.
È
nell'amore che dobbiamo confidare. Perchè per fare la guerra bisogna
odiare ma per fare la pace bisogna amare.
E
quando nella vita e nelle prove difficili che affrontiamo ci troviamo
al bivio e siamo lì a scegliere se combattere o arrenderci,
ricordiamoci solo che c'è sempre un briciolo d'amore per noi da
qualche parte anche se ci pare di non vederlo. Di cercarlo che c'è
ed aggrapparsi ad esso.
E
con la stessa gentilezza delle parole pronunciate, la chitarra smette
di suonare e tutto si fa silenzio.
Il
Messaggero se ne va e chi resta si aggrappa a quelle parole, per
ricominciare. Per provarci.
Anche
se poi è rimasto solo un grande silenzio atroce.
La
musica finisce e restiamo ancora tutti in silenzio raccolti in noi
stessi a riflettere su quanto sentito, se manca qualcosa, se sia da
modificare qualcosa.
Va
bene? Va male? Funziona? Serve qualcos'altro?
Ripenso
a quando abbiamo registrato le varie canzoni, quanto tutte siano
state difficili a modo proprio. In alcune ho dovuto urlare così
tanto che pensavo di sputare i polmoni, Mike era preoccupatissimo.
In
altre lui ha fatto molta fatica perchè l'ho convinto a cantare di
più e non è stata solo lì la difficoltà. Gli ho dato lezioni per
migliorare la sicurezza del suo modo di cantare, l'ho aiutato coi
suoi pezzi ma poi sono arrivati quelli in cui dovevamo fonderci
insieme ed essere quasi un tutt'uno ma ognuno col proprio timbro e le
proprie parti.
Ci
siamo prodigati in canzoni davvero complicate, prima ci fondevamo, è
vero, ma in modo diverso. Ci alternavamo, ci sovrastavamo ma con i
rispettivi pezzi.
Qua
ci siamo trovati a cantare le medesime strofe in perfetta sincronia.
È stato difficile per lui abituato ad un altro genere di canto. Lui
preferisce reppare, del resto.
Però
l'ho aiutato e l'ho guidato, era sempre lì che mi guardava con
insicurezza chiedendomi come fare, poi alla fine ero io che mi
adattavo a lui e gli andavo dietro perchè per me era più facile
così.
Niente
di questo album è stato facile, scontato o buttato a casaccio.
Abbiamo lavorato su tutto come maniaci, dal primo di noi all'ultimo.
E gli effetti speciali che Joe si è inventato sono stati
incredibili. I suoni che Mike ha prodotto dal niente, gli
inserimenti, le sirene della guerra, gli spari veri... è stato tutto
incredibile.
Ed
ora che siamo alla fine e cerco qualcosa che non va per precedere
Mike, non trovo niente. Abbiamo lavorato tantissimo, non c'è niente
che cambierei.
È
così che alzo gli occhi su Mike, tutti noi lo facciamo prima di dire
una sola parola.
Lui
finalmente apre gli occhi, è come spiritato per un attimo. Ci vede,
ci nota, si rende conto di dove è e con chi, torna alla realtà, si
ricorda di cosa doveva fare e poi, con occhi lucidi e voce roca,
dice.
-
Ottimo lavoro, ragazzi! - Che per un momento spero qualcuno abbia
registrato. Perchè non era ancora riuscito a dirlo.
Tutti
lo fissiamo esterrefatti e lui capendo cosa succede ride.
Oh
mio Dio!
MIKE
RIDE!?
Non
l'aveva ancora fatto nel lavoro.
Questa
è la terza fase. La fase conclusiva. Quando ascolti il tuo lavoro e
vedi se va bene o se va perfezionato. È che abbiamo perfezionato già
così tante cose che effettivamente pensare che bisogni farlo ancora
con qualcos'altro è follia.
-
Davvero non hai niente da ridire? - Chiedo senza peli sulla lingua.
Lui ride e Dio mio la sua risata è così spensierata... mi era
mancata. Una risata così, senza Otis di mezzo. Solo perchè è
felice e non ha più pensieri per la testa.
È
come staccare una spina.
-
Dai, lo trovo perfetto, no? Non gli manca niente! Prima senza The
Requiem mi pareva mancasse qualcosa però ora che c'è... dai, voi
pensate che manchi qualcosa o che non sia chiaro? Non l'avete fatto
il viaggio? È importante che l'avete fatto... - Comincia a parlare a
macchinetta ed ora lo riconosciamo. Ci scambiamo tutti le nostre
impressioni entusiaste e positive ed alla fine appuriamo che va bene
così.
È
un lavoro incredibile, un messaggio importante ed un viaggio che
lascia a bocca aperta.
Non
penso potremo fare più una cosa del genere. Ne faremo tante ma così
no. E forse ai fan rimasti ai nostri primi due album non piacerà e
diranno che questi non siamo noi ma saranno quelli che non avranno
mai capito niente di noi.
Perchè
il nostro motto è creatività, innovazione, sperimentazione. Non
ripetitività, limitatezza, noia.
Non
facciamo quello sempre quello. Non ne saremmo capaci. Smetteremo
subito di fare musica se facessimo quello sempre quello, metti che
fossimo rimasti al nu metal. No... ci saremmo lasciati dopo Meteora,
non saremmo riusciti a tornare. Siamo tornati perchè abbiamo avuto
la prospettiva di rinnovarci e cambiare ed allora ce l'abbiamo fatta.
Non
ha importanza, noi oggi siamo qua ed abbiamo fatto qualcosa di
fottutamente fantastico. Si fottano gli altri che non lo capiranno,
non sanno cosa si perdono, cazzo!
-
Che titolo ci mettiamo? - Chiede Joe il quale sta trafficando con la
copertina che abbiamo deciso, è la luce che fa l'esplosione della
bomba atomica.
Stiamo
un po' a pensarci tutti, qualcuno propone delle idee e dei versi
risuonano nelle menti di tutti, anche nella mia. Ma come al solito è
Mike che dà sempre voce a tutto.
-
Mi viene in mente un testo che ho letto su Oppenheimer... "Se
la luce di mille soli divampasse nel cielo, sarebbe come lo splendore
dell'Onnipotente" – Sospende la voce e noi lo guardiamo
aspettando la decisione finale.
-
Abbiamo già usato The Radiance in riferimento a questa frase. Per
'lo splendore dell'Onnipotente'. Visto che è una cosa che dicono
parlando di Oppenheimer, l'abbiamo assegnata proprio al suo
discorso... - Brad, logico, riflette ad alta voce cercando di capire.
Ma
Mike ha un'altra idea e scuote il capo, apre le mani coi palmi verso
l'alto e inarcando le sopracciglia propone.
Dio
Santissimo, esatto. PROPONE e non IMPONE. Non è vero che ha imposto
sempre però a volte era complicato contrastarlo. L'abbiamo comunque
sempre lasciato fare. Mike non è facile come dall'esterno sembra.
-
Mille soli? - Riflettiamo sulla sua intuizione e la capiamo.
A
Thousand Suns suona maledettamente bene...
-
La luce di mille soli risplende nei cieli... e qualcosa di simile lo
diciamo in una o due canzoni. È tipo una ricorrenza in un certo
senso... - Spiega Mike.
-
Beh, ma è chiaro... parliamo della cazzo di bomba atomica che quando
esplode fa la luce di mille soli. È perfetto come titolo! - Dico
alla fine.
Mike
mi guarda radioso e sorride felice che l'ho capito, gli altri
annuiscono senza obiettare, quindi lui si alza e si stiracchia
sedendosi poi su di me, sono rari questi atteggiamenti affettuosi
davanti a loro. Non è che li nascondiamo ma di solito sono io ad
averli e lui o controlla che non esageri o si lascia andare. Non
vuole imbarazzarli troppo ma alla fine sono la nostra famiglia e ce
la viviamo serenamente. Comunque sono io che ho l'iniziativa di
norma.
Gli
altri lo notano ma non commentano e parlano dell'album, delle
impressioni e di molte cose. Io mi perdo nelle mani che intreccia
alle mie, nel braccio intorno al mio collo e nel suo sorriso beato e
realizzato.
È
leggero e felice, sta maledettamente bene ma al tempo stesso si sente
perso, come senza un polmone. Per questo mi ha cercato.
È
la sensazione di quando finisci qualcosa di importante che ti ha
impegnato a lungo.
Hai
lavorato tantissimo per arrivare a questo punto, il risultato è
ottimo, come volevi che fosse. Puoi mettere la parola fine
serenamente. Va tutto bene. È soddisfacente, hai fatto un gran
lavoro e sei felice, entusiasta e... e tutto quello che vuoi... però
ti manca.
Ti
manca impazzire dietro alla cosa che ti ha tolto tante energie, sonno
e sanità mentale.
Ti
manca e per un momento sei perso e triste anche se comunque felice.
Così
quando gli capita lui mi cerca ed io ci sono. Non dice niente, non fa
cose particolari. Cerca la mia presenza fisica, mi tocca, mi prende
per mano, cose così. Non dice assolutamente niente, né lo faccio
io. Però so perchè lo fa e cosa cerca da me. Ed io glielo do.
Poi
quando sta meglio la vita riprende a scorrere regolare come sempre.
Stasera
grande festa.
Il
quarto album è finito!”
_______________________
Per
chi non sa...
ATS
è stato un parto e Mike era molto intrattabile, è vero che ad un
certo punto ha discusso con Brad, lo trattava con quella saccente
freddezza insopportabile e poi ha chiesto il parere di Chez e lui è
intervenuto placando gli animi. Spesso succedeva così, Chez era
sempre presente anche se magari non aveva sempre cose da fare, ma era
lì come mediatore di Mike.