NOTE: Mi riferisco ad
un dialogo di Chester e Mike avvenuto non so di preciso quando e dove,
probabilmente una video intervista o in radio, comunque il dialogo
preciso era questo:
Chez: L'altro
anno alla premiazione di Kerrang, Mike era così ubriaco che non sapeva
cosa stava dicendo.
Mike: Anche tu
eri ubriaco!
Chez: Ma poi io
mi sono ricordato cosa ho detto
Mike: Sì, io
non ricordo una cosa. Piaccio a Chester solo quando sono ubriaco,
comunque!
Chez: No, mi
piaci anche quando sei sobrio, ma quando sei ubriaco sei divertente!
Ed io ho
scritto questa fic.
La colloco
all’interno della mia serie Hybrid Theory, all’incirca dopo le shot
chiamate ‘The little things give you away’ ed ‘Equivoco‘, poco prima
che si mettessero insieme.
Ringrazio tutti
quelli che leggeranno e commenteranno. Buon anno nuovo e buona lettura.
Baci Akane
FESTA
Mike amava divertirsi.
Anche Chester,
in effetti, ma mentre il primo riusciva a divertirsi in moltissimi
modi, Chester si divertiva principalmente con Mike.
Lo stato in cui
versò il povero ‘divertimento’ in questione fu da annali, quella volta.
Quella nello specifico poiché ebbe conseguenze non catastrofiche ma
davvero indimenticabili.
Bè,
indimenticabili per Chester, visto che Mike invece si scordò tutto.
- Cheeeez!
Abbiamo vintoooo! - Disse per la millesima volta Mike allungando
eccessivamente sia la ‘e’ di ‘Chez’ che la ‘o’ finale di ‘vinto’.
Chester se lo
vide arrivare addosso all’ultimo ed il suo bicchiere si rovesciò per
metà su di sé, non imprecò come avrebbe fatto solitamente ma bensì si
mise a ridere anche piuttosto sguaiato, come un perfetto idiota.
Il coretto che
fecero fu talmente stonato che fece capire il livello di ubriachezza a
tutti. Non che gli altri fossero messi meglio di loro.
Le voci di
entrambi erano strascicate e stridule, alcune lettere le allungavano
mentre altre le ammorbidivano o arrotondavano, erano qualcosa di comico.
Mike più di
Chester, in effetti, il quale stava semplicemente assecondando troppo
volentieri l’altro in uno dei suoi soliti momenti in cui aveva alzato
il gomito.
Non era un
alcolizzato ma non sdegnava le feste, di conseguenza finiva spesso per
uscire in ginocchio. Il suo livello, in quei casi, non era mai
eccessivamente indecente, cioè non come ora.
Chester che
aveva molta più resistenza dell’altro perché più abituato a bere su
tutto un altro livello e ad alterarsi in diversi modi, quando
festeggiavano qualche premio insieme a tutti come in quell’occasione
era paradossalmente il più cosciente nonostante facesse le cazzate da
ciocco come gli altri.
Ma finchè poi
se le ricordava significava che non era messo male.
Male era Mike
che quando partiva non aveva alba di che cosa faceva e poi ovviamente
nemmeno se lo ricordava.
Proprio come
quella sera, infatti.
Mike odiava
ballare, non era per niente bravo ed era convinto di essere goffo nei
movimenti. In realtà era vero che non sapeva ballare ma non era goffo,
era normale. Quando ballava faceva solo ridere.
Chester invece
se la cavava, aveva un ottimo senso del ritmo che sapeva esprimere col
corpo, Mike al contrario lo sapeva esprimere solo con le parole.
Non era un
ballerino provetto però faceva la sua figura, era capace di tenere su
la pista senza coprirsi di ridicolo.
Quella sera era
un vero casino.
La festa era
stata organizzata dal manager appena aveva saputo della loro
premiazione ed aveva invitato un numero talmente ampio di persone che
poi alla fine il gruppo ne conosceva si e no la metà.
Ma per
salutare, stringere mani e ringraziare dei complimenti non ci serviva
sapere nome e cognome di tutti.
Dopo l’inizio
piuttosto caotico in quel senso, fu dato inizio al vero festeggiamento
e fu l’inizio anche della fine.
Si resero conto
di aver perso Mike quando si prese Chester per ballare sulle note di
una non ben identificata canzone che di certo non era nel loro stile e
nella loro lista delle apprezzate.
Qualcosa da
discoteca o giù di lì, tutto TUNZ TUNZ e via dicendo.
Mike aborriva
quel genere e Chester non ne era di certo un fan ma capendo che se lo
stava trascinando in pista in mezzo ad altra gente già intenta a
ballare, si disse che poteva anche starci.
In fondo Mike
che voleva ballare una schifezza simile significava solo sbronza e
sbronza per lui significava divertimento.
Il divertimento
aumentò ma ne poté godere solo Chester grazie alla massa di folla che
contribuiva ai festeggiamenti.
La zona del
locale affittato adibita a pista da ballo aveva le luci più basse e
quelle intermittenti non faceva vedere gran ché. Mettendoci poi la
musica da discoteca ad un volume assordante e le altre persone stipate
tutte in quel centimetro cubico a dimenarsi per ballare, il risultato
era che nessuno riusciva a capire niente e che paradossalmente proprio
in mezzo a quel gran casino si poteva avere la migliore privacy.
Chester ebbe
Mike tutto per sé ma non se lo sarebbe mai e poi mai aspettato.
No di certo.
Avevano avuto
contatti di vario genere, era vero, ma tutti in amicizia. O per lo meno
avevano cercato di vederli solo come tali.
Di conseguenza
vedersi trascinare in pista da Mike per ballare e per di più roba
simile, aveva dell’epico che solo lui poteva capire.
Non che
avessero proprio paura di toccarsi, ma non era nemmeno una passeggiata,
comunque dopo di quello le malizie ci sarebbero state eccome, ma solo
da parte di Chester. Cioè lui lo era già di suo ma con quello il
livello sarebbe potenzialmente aumentato di brutto.
Peccato che per
Mike sarebbe stato un gran mistero quel suo aumento di testosterone
futuro.
Le sue braccia
erano intorno al collo dell’altro e lo obbligava a tenerlo per la vita,
quindi saltellava in modo talmente ridicolo da farlo quasi piangere dal
ridere in sua compagnia, peccato che se Chester rideva per lui, lui
rideva senza motivo mentre diceva quanto bella fosse quella musica,
cosa che in casi normali non avrebbe mai detto.
Al compagno
venne subito in mente l’ultimo equivoco a cui erano stati protagonisti
entrambi… riguardava fra l’altro The little things give you away, i
famosi vocalizzi che Mike gli aveva fatto fare e che poi erano sembrati
ad un certo punto gemiti di godimento.
Quella volta
Mike si era salvato in extremis grazie al suo auto controllo
encomiabile ma era stato evidente il suo vacillare, non sapeva poi con
che forza l’aveva guardato negli occhi dopo tutte le sue provocazioni
non da poco e gli aveva detto che era solo un equivoco e che non aveva
mai immaginato Chester fare sesso.
Da quella volta
se l’era legata al dito ed aveva diminuito i contatti ed anzi non ci
aveva proprio più creduto a tutti i vari segnali che a volte Mike
sembrava dargli.
Aveva solo
messo tutto da parte e basta.
Ecco così che
con malignità si rese conto di una verità tangibile.
“La
verità la puoi sapere solo dai bambini o dagli ubriachi!”
Si disse in un
lampo pericolosissimo che gli fece brillare gli occhi. Fu il sorriso
più maligno e al tempo stesso sensuale che avesse mai fatto e Mike si
sciolse nascondendo il viso contro il suo collo di scatto, come se
andasse a fuoco ed avesse bisogno di respirare. Nel farlo gli si era
appiccicato come una sanguisuga e Chester ci era rimasto secco, poi
comunque gli era andato semplicemente bene. Tutto lì.
Bisognava
cogliere gli attimi.
Non aveva veri
interessi per Mike o per lo meno aveva cominciato ad averne ma poi
pensando che all’altro non interessasse aveva messo tutto a tacere, ci
era riuscito decisamente bene fino a quel momento.
Momento topico
grazie allo stato pietoso in cui versava l’imputato.
Cominciò ad
accarezzarlo in modo troppo esplicito limitandosi alla schiena, le dita
scorrevano attraverso la stoffa facendolo sussultare come se gli stesse
facendo chissà cosa. La schiena era il punto debole di molti.
- Allora, ti
stai divertendo? - Chiese Chester cominciando a muovere il bacino
contro il suo in modo anch’esso esplicito. Lo roteava languidamente
come se gli stesse facendo una proposta oscena ed amò quelle luci da
inferno e quel casino splendido.
Mike alzò la
testa di scatto dalla sua postazione e cominciando a girargli e a
finire in un caos maggiore, sorrise come un idiota sperando che quel
senso di giostra finisse.
- Tantissimo! -
Chester allora
gli avvicinò la bocca all’orecchio e attaccandola impietosamente parlò
per farsi sentire meglio e poi per stuzzicarlo come si meritava.
- Me lo puoi
dire ora cosa c’è dietro quei cazzo di vocalizzi di The little things
give you away? - Così di punto in bianco e come se niente fosse, come
se anzi si stesse parlando proprio di quello.
Mike sbatté le
palpebre e comunque ci mise un po’ a capire di cosa diavolo parlasse,
era passato di palo in frasca e faceva così fatica a stare in piedi che
al momento gli sembrava di essere completamente retto dalle braccia di
Chester che passavano non ovunque ma quasi.
Ed era
decisamente piacevole.
Certamente
niente di paragonabile a quello che stavano facendo le proprie,
appiccicate al suo sedere per sentirne la durezza.
A Chester stava
piacendo enormemente.
- Allora, a
cosa cazzo pensavi quando me li hai fatti fare? - Chiese di nuovo per
mettergli pressione ed impedire alla sua mente di rimettersi in moto.
Funzionò visto
che Mike non capendo a cosa si riferisse e non ricordando quali fossero
i trascorsi a riguardo rispose con sincerità disarmante che uccise
quasi l’altro, specie perché per farlo aveva messo la bocca come lui
sul suo orecchio. Per farsi sentire meglio, e che altro?
- A te che
scopavi, ovvio! - Proprio quello che aveva pensato!
Ma ne era stato
tanto certo e sicuro che quando l’aveva negato aveva pensato fosse un
idiota che non meritava un cazzo, quindi aveva chiuso quel capitolo.
Sentendosi dare
ragione lo fece saltare di gioia e stringendosi l’amico si mise a
ridere sadicamente soddisfatto stringendoselo per la nuca.
Mike si mise a
ridere a sua volta, non sapeva perché ma era divertente, poi Chester
partì per la tangente, convinto che ormai a quel punto fosse uno spreco
non approfittarne oltre.
- E perché mi
immaginavi scopare? - Continuavano a stare abbracciati per sostenersi
un po’ a vicenda ed un po’ perché era semplicemente bello ed inebriante
sentirsi fisicamente a quel modo. Oltretutto parlare all’orecchio era
necessario per sentirsi!
- Perché volevo
qualcosa di diverso per quel pezzo e di solito urli come un invasato
per espellere la bestia che hai. Però volevo che invece fossi non dolce
ma caldo e liberatore. Quindi i gemiti di una scopata leggermente
modificati per adattarli al nostro stile erano perfetti.
-Effettivamente non è che mentre Chester faceva l’amore gemeva così
forte e melodiosamente, ma rendeva l’idea ed aveva ragione. Si stupì
nel sentirlo così preciso e padrone dei suoi pensieri a riguardo. Si
stava sputtanando alla grande, ma era talmente tecnico da credere che
fosse sobrio.
Chester lo
guardò un attimo per capire il suo livello di ubriachezza e si chiese
se comunque non fosse normale vista in quel modo. Cioè, non era niente
di imbarazzante immaginarsi i gemiti di godimento di qualcuno per
ottenere un effetto diverso e particolare. Caldi e liberatori erano,
insomma.
Alla fine si
rese conto che se Mike aveva fatto tanto per nasconderlo con
altrettanto imbarazzo, un motivo di certo doveva esserci, ma si perse
un attimo sul suo viso, i suoi lineamenti delicati e lontanamente
orientali, gli occhi neri e liquidi come petrolio, la bocca persa in
un’inclinazione indefinita. Sembrava volere qualcosa che nemmeno lui
sapeva bene.
Non c’era
minimamente in quel momento però stava dicendo solo la completa verità.
Erano così
vicini che baciarlo sarebbe stato un attimo.
Poi Mike tornò
a parlargli e gli rimise le labbra all’orecchio facendolo sussultare
non poco fin nelle zone basse troppo a contatto con quelle dell’altro.
- E poi doveva
avere un tocco di rigenerante e di positivo e fare sesso è l’unica cosa
che mi è venuta in mente. -
Chester non
capiva. Perché nascondere cose tanto normali e logiche? Non avrebbe mai
pensato male se gliele avesse dette così.
Era quasi
deluso.
- Perché non me
lo volevi dire? - Chiese sperando che potesse essere esauriente.
Lo fu.
- Perché quando
ho capito che il tipo di vocalizzo giusto era un gemito da scopata ho
provato ad immaginarti a farlo è mi è venuto duro. -
Questo demolì
Chester che capì con assoluta certezza quanto Mike fosse andato.
Il momento dopo
era lì a ridersela come un disgraziato mentre l’altro senza capire cosa
gli prendesse faceva altrettanto.
- Mike, ma ti
piaccio? - Ovviamente doveva approfittarne perché sapeva che tanto il
giorno dopo non si sarebbe ricordato di nulla.
Mike infatti
candido candido rispose euforico:
- Troppo!
-Subito dopo averlo detto nascose il viso contro il suo collo
imbarazzato, perfino in quello stato lo era.
“Anomalo!”
Pensò Chester
sorridendo teneramente e tenendoselo sempre più stretto.
Aveva una gran
voglia di farselo e di prenderlo che non sapeva proprio come gestirlo,
per un momento temette che se avesse alzato la testa per guardarlo in
viso non avrebbe resistito e quando come evocato dai suoi pensieri lo
fece, Chester vacillò brutalmente.
Mike non solo
aveva alzato la testa e lo stava fissando a quella vicinanza esagerata,
ma sembrava proprio volerlo baciare.
“Ok
che nessuno ci caga e capisce un cazzo, ma questo è troppo!”
E se lo diceva
persino lui significava che era proprio vero.
Sentitamente a
malincuore ed in mezzo a miliardi di imprecazioni tutte rivolte a sé
stesso, gli prese il viso con le mani e lo fermò ad un soffio dalle sue
labbra.
E mandare tutto
al diavolo poteva essere così facile, ora. Baciarlo e prenderselo.
Poi realizzò.
Non poteva
farlo lì in mezzo a tutti ma in un posto più tranquillo sì!
Senza pensarci
un istante né ritenere quella una carognata, si sciolse da lui, se lo
tenne per il braccio, quindi senza dire mezza parola se lo trascinò fra
la folla diretto ai bagni.
Non importava
un cazzo se era meschino, sporco e da stronzi approfittatori. Con Mike
quella poteva essere anche l’unica volta, farselo da ubriaco. Non
avrebbe avuto ripercussioni perché tanto quell’idiota era talmente
fatto di tequila e qualunque altro intruglio che era impossibile
avrebbe ricordato qualcosa.
Quando lo vide
infatti mandare giù ancora qualcosa prima di poter arrivare ai bagni,
sorrise soddisfatto.
Chiuse le porte
a chiave ed avendo tutto lo spazio per loro, ignorarono il poco
piacevole odore del posto, quindi prima di poter fare lui qualcos’altro
fu Mike, sorprendentemente.
Come se non
aspettasse altro e ne avesse quasi un bisogno impellente, senza che
l’altro ci credesse ugualmente, lo prese per le braccia, lo spinse
contro il muro e schiacciandolo col suo corpo gli prese il viso fra le
mani impedendogli di rifiutarlo di nuovo.
Dopo di questo
lo baciò.
Chester non
avrebbe osato immaginarlo nemmeno da ubriaco ma ora che lo stava
vivendo davvero era anche meglio.
Non avrebbe mai
pensato che potesse essere lui ad avere l’iniziativa e a volerlo tanto.
Si sentì
talmente desiderato da farsi cogliere da un’ondata di calore immane.
Non ci aveva
mai pensato molto seriamente a Mike in quel senso, aveva sempre deciso
che in caso avrebbe cominciato dopo che lui si fosse esposto per primo.
Quella volta di The little things give you away era stata dura non
lasciarsi andare, ma alla fine l’aveva visto così testardamente
convinto che l’aveva mandato al diavolo ed aveva chiuso tutto prima di
aprirlo.
Ora però come
poteva non aprire e pensarci e crederci?
Quello era il
vero Mike senza inibizioni e ragionamenti che lo frenavano.
Ed il vero Mike
voleva Chester più che mai.
L’ondata di
calore lo invase in ogni dove e ci mise poco a reagire prendendolo a
sua volta per il fondoschiena e attirandolo a sé.
Ebbe il suo
bacino a pieno contatto col proprio e non gli bastò, sentiva vagamente
reazioni che volevano solo essere alimentate e lui voleva. Voleva
dannatamente. Ma la sua lingua lo risucchiava nella bocca, gli impediva
di staccarsi e condurre il gioco a suo piacimento. Il suo sapore
dolciastro di alcolico lo inebriava e semplicemente ne voleva di più.
Vagò così con
le mani sotto la maglia che gli alzò e poté toccare finalmente la sua
pelle, era accaldato ma morbido ed ormai resistere era diventato
impossibile.
Sentiva i
propri pantaloni stringere ed ancora di più sentiva la sua erezione
attraverso la stoffa che li divideva e la voglia di averlo fra le
labbra era qualcosa di massacrante.
Scese dalla sua
bocca e gli succhiò il labbro, poi il mento e di nuovo quando fece il
minimo cenno di prevalsa per fare qualcosa di ciò che voleva, Mike lo
precedette come se lo leggesse nel pensiero.
Poi capì.
Non è che gli
leggesse dentro, semplicemente avevano gli stessi identici desideri.
Quando lo capì
Chester si sciolse completamente e lo lasciò scivolare sul collo e
succhiarlo mentre gli slacciava i jeans ed infine inginocchiarsi
davanti a lui per occuparsi del suo inguine.
Fu deleterio
avere le sue labbra intorno alla propria erezione, sentire la sua
lingua leccarlo inizialmente lento e calmo e poi con sempre più
crescente frenesia.
Si sentì
divorare da lui, si muoveva su di sé e sull’inguine con tanta voglia e
voracità che non riusciva nemmeno a trattenere i gemiti.
Quei famosi
dannatissimi gemiti che erano proprio come Mike se li era immaginati la
prima volta.
Non certo
urlati come li faceva poi nella canzone, ma sullo stesso stile.
Sussurrati e
strascicati.
La fine.
La fine per
Mike che aumentò l’intensità come un folle su una giostra troppo
lanciata per essere fermata.
Chester lo
sentì eccitarsi per la propria voce e gemette più rumorosamente di
proposito facendogli sentire quanto gli piaceva.
E lo sentì, oh
se lo sentì.
Lo sentì quando
raggiunse l’orgasmo nella sua bocca, in modo incontrollato ed
inaspettato.
Una conclusione
indescrivibilmente appagante ed incredibile.
Chester rimase
ansimante appoggiato al muro con le braccia larghe per non cadere,
cercava di riprendersi ma quando non sentì improvvisamente più Mike
addosso capì che doveva essere successo qualcosa e solo quando ci fu un
rumore inequivocabile di porta del bagno interno che sbatteva, fu
chiaro.
“Era
ovvio, con tutto il fottuto alcool che ha ingurgitato. Sarebbe stato
strano se con questa conclusione non avesse poi vomitato!”
Avrebbe poi
anche potuto pensarci che il finale sarebbe stato così, ma non gli era
importato molto sul momento. La sua bocca era stato meglio di qualunque
altra soluzione e tornando indietro di sicuro avrebbe rifatto tutto,
conoscendosi.
Con un
sorrisetto mezzo divertito e mezzo soddisfatto si mise a posto i
pantaloni e si decise a raggiungerlo nel piccolo scompartimento dove
Mike era riverso nel water a turca a vomitare.
Dovendo stare
così piegato per poco non cadde con la faccia nel suo inglorioso
rigurgito e Chester lo prese al volo per la vita, quindi lo sistemò
meglio e gli si piazzò accanto per aiutarlo a buttare fuori anche
l’anima.
Il divertimento
era finito, si disse con un po’ di delusione.
Aveva sperato
di riuscire ad andare più avanti ma non poteva lamentarsi nemmeno così,
dopotutto dei due quello che l’aveva avuta migliore era stato lui!
Mike si
aggrappò allora alla sua gamba più vicina e abbracciandola continuò
riverso a vomitare qualunque cosa fosse in stomaco ed intestino che
avesse forma tanto liquida quanto vagamente solida.
Anche l’anima.
E Chester
riuscì anche a ghignare.
Ora la verità
la sapeva, certo Mike non si sarebbe mai ricordato di avergliela detta,
ma poteva ritenersi più che soddisfatto. Almeno sapeva di poter calcare
la mano con lui quando voleva consapevole che per quanto facesse il
prezioso, lo voleva anche lui in realtà.
L’idea di
mettersi anche solo a ricordare come fosse finito nell’appartamento del
gruppo piuttosto che a casa gli uccideva il cervello già ancora prima
di cominciare ad usarlo.
Si maledì però
per aver aperto gli occhi.
Continuare a
dormire sarebbe stato meglio.
Cercò a tastoni
di capire se intanto fosse solo.
Sapeva
cos’erano quelli, i postumi di una sbronza colossale.
Non che fosse
abituale a quel genere di cose, però ogni tanto il gomito l’alzava e la
fine era più o meno sempre quella, solo che a volte era a casa di uno
dei suoi amici perché non voleva farsi vedere a casa da Anna in quelle
condizioni quindi si faceva portare da loro.
Era la prima
volta che finiva nel suo secondo appartamento.
Voleva capire
se fosse con qualcuno.
Non gli
sfiorava nemmeno lontanamente di poter esserci finito a letto insieme,
però voleva solo sapere, tutto lì.
Quando sentì,
sempre tenendo gli occhi rigorosamente chiusi, una sagoma che dormiva
accanto capì che non era da solo.
Ok, si disse.
Sicuramente qualcuno dei ragazzi l’aveva portato lì e si era fermato a
dormire perché non era messo tanto meglio.
Ma chi? Gli
altri di solito lo portavano da loro, mai lì.
In situazioni
normali ci sarebbe arrivato prima.
Infilò la mano
sotto le coperte, voleva capire chi fosse ma alla cieca non era facile.
Era un ragazzo,
il petto piatto non lasciava dubbi.
Sconnesso
invece di salire sul viso scese ma fu logico visto che aveva
l’impressione che fosse nudo.
Mentre toccava
lui lungo i fianchi lo faceva anche con sé stesso e trovò conferma del
fatto che anche lui era altrettanto nudo ma con sollievo sentì i boxer
sia addosso a sé che all’altro.
Poi tornò a
bloccarsi col cuore che andava come un matto e la testa che minacciava
aborto.
Ok, piano, si
diceva. Piano.
Non poteva
essere lui.
Che diavolo ci
avrebbe dovuto fare lì a dormire con lui il boxer?
Aveva una casa.
Ma soprattutto perché lo era anche lui, in boxer?
Quella vita
sottile era inconfondibile, le sue anche le avrebbe riconosciute fra
mille. Risalì di nuovo e quasi con emergenza arrivò al viso. Glielo
toccò con la mano intera ed ormai non apriva gli occhi solo per
vigliaccheria perché il terrore gli stava dando conferma di ciò che
sentiva.
Lineamenti
regolari e sottili, viso magro e affusolato, naso dritto e leggermente
a punta, bocca sottile, buco del piercing nel labbro inferiore,
orecchini dilatatori ai lobi, occhi… occhi aperti che per poco non gli
accecò. Capelli corti. I suoi capelli. Il suo taglio inconfondibile. La
sua pelle altrettanto inconfondibile al tatto e poi… sì, anche il suo
profumo. Lo riconosceva fra mille perché lo faceva sempre impazzire.
Aprì di scatto
gli occhi iniettati di sangue che gridarono vendetta.
Dalle persiane
semi aperte si infiltravano dei raggi di luce mattutina che gli
assassinarono le pupille, poi però si adattarono e alla penombra lo
vide a pochi centimetri di distanza da sé, rivolto verso di lui.
Eccolo lì
Chester addirittura sveglio che lo guardava e sembrava anche divertito
da chissà che diavolo.
- Chez? -Chiese
sperando di essere in un sogno.
L’altro ghignò
dandogli conferma dall’ondata di calore istantanea che non era
addormentato. Imprecò.
- Che diavolo
ci facciamo qua così? - la testa gli faceva sempre più male.
L’altro
sembrava estremamente divertito e lui divertito era un pericolo
pubblico, significava che lo era a spese di qualcuno e di solito erano
le sue!
Si avvicinò
ancora sfiorandolo di proposito col suo corpo nudo, sussultò come
attraversato da una scarica elettrica e si immobilizzò comunque
incapace di allontanarsi. Si raggomitolò, però, e questo fece
sogghignare ulteriormente l’altro.
- Non ricordi
nulla di ieri sera? - Ecco, classica domanda del cazzo, pensò seccato
Mike mentre il panico cresceva.
Se glielo
chiedeva era ovvio che non lo ricordava, ma alla sgarbatezza preferì la
disperazione e scuotendo il capo come un ossesso chiese piano piano:
- Cosa? - Aveva
un tale terrore da inchiodarlo al letto, non riusciva nemmeno a fare
ipotesi perché tanto era inutile, era ovvio di cosa aveva paura si
trattasse.
Gli piaceva
Chester e anche se si imponeva di fare la brava persona perché era
sposato e voleva mantenere un certo stile di vita decente e buono,
l’attrazione verso di lui ormai era sempre più forte.
L’altro
continuò a sorridergli come un maledetto e di nuovo l’ondata salì
trafiggendolo in posti che non voleva reagissero solo per uno sguardo
da stronzo simile.
Non è che
potesse controllarsi, in realtà, ma l’attesa fu allucinante ed alla
fine nemmeno ricompensata perché Chester preferì ridere come un idiota.
Mike si
irrigidì e lo fissò male.
- Piantala,
cosa è successo? -
- Ti sei
ubriacato alla festa della premiazione. Non ricordi niente? - Mike
scosse terrificato la testa come avesse le convulsioni. Gli occhi
sempre più grandi e persi. - Nemmeno cosa hai detto? - Ancora niente.
-O cosa hai fatto? - Perché se col dire si era compromesso molto era
stato poi col fare che era stata la sua fine.
Come da Chester
previsto, Mike negò ancora e capì che era sincero, lesse paura nera in
quei bellissimi occhi da bambino spaventato. Occhi che sapevano di cosa
poteva trattarsi ma che non aveva il coraggio di chiedere.
“Non
se ne accerterà mai. Meglio rimanere nell’ignoranza in casi simili!”
Comunque non
glielo avrebbe mai detto.
Però una cosa
gliela chiese con un filino sottile di voce:
- Sono cose di
cui mi pentirei? - Domanda strategica perché lui lo conosceva e sapeva
che pur chiedendogli i dettagli quello stronzo di Chester non gli
avrebbe detto nulla.
Il suo sorriso
fu la cosa più deleteria tanto che si rese conto di non poter alzarsi
per un po’ dal letto senza dimostrare quanto quel suo maledetto modo di
fare gli piacesse.
- Io no.
-Risposta ovvia.
- Quindi io
sì!- Fece subito l‘altro prendendosi il viso fra le mani disperato
sospirando in crisi mistica mentre l’altro rideva. - E’ stato così
divertente? - Chiese irritato dalle sue risate quasi sguaiate.
- Non immagini
quanto! -
- Piantala di
ridere! Ero ubriaco, non ero in me e poi solo perché non ricordo
qualcosa non è una tragedia! -
- Dai, non
ricordi un’intera serata! Non sai cosa mi hai detto! -
- Ma anche tu
eri di certo ubriaco! -
- Sì ma non ai
tuoi livelli. Io mi ricordo tutto! -
- Ma è così
divertente vedermi ubriaco? -
- Non immagini
quanto! -
- Ti piaccio
solo quando mi ubriaco! - Con questo Mike si voltò offeso senza nemmeno
aver realizzato cosa aveva detto, quindi Chester mezzo stupito e mezzo
compiaciuto di quella reazione tanto tenera quanto da perfetto
innamorato, gli si attaccò da dietro abbracciandolo e cingendolo come
se stessero già insieme, poi all’orecchio, proprio come avevano parlato
praticamente tutta la serata di ieri, sussurrò piano e languido:
- Ma mi piaci
anche quando sei sobrio, solo che da ubriaco sei divertente! -
Non la prese
come una frase di circostanza per alleggerire la situazione anzi,
l’appesantì notevolmente e irrigidito come un manico di scopa Mike non
si mosse terrorizzato dall’idea che quello sentisse tutto il calore che
provava e che con la mano scendesse dal torace all’inguine teso.
Non lo fece
perché con le mani si fissò sui suoi capezzoli e quando cominciò a
tormentarglieli rendendogli piacevole quella tragedia che stava
vivendo, andò in tilt nel sentire da dietro il bacino di Chester
appoggiarsi poco candidamente sul suo fondoschiena.
Era altrettanto
teso.
Mike si morse a
sangue il labbro e trattenne il respiro, non sapeva cosa dire, non
voleva mandarlo via ma doveva, però era così bello averlo su di sé...
Non avevano fatto niente, se era stato tanto ubriaco da non ricordare
niente aveva sicuramente vomitato prima di fare qualunque cosa
compromettente. Però poteva averne dette tante…
Il panico lo
colse in aggiunta al tilt già di proporzioni catastrofiche e si
raggomitolò di nuovo su sé stesso coprendosi senza pensarci le parti
basse. Ora non era assolutamente il caso lo toccasse lì.
Chester capì
quali erano le sue condizioni ma decise di non torturarlo oltre, quella
notte si era già abbondantemente soddisfatto.
Dopotutto
troppe cose insieme, poteva godersele piano piano, in fondo.
Così detto
fatto gli lasciò un altrettanto poco casto bacio leggero sul collo e
sussurrandogli sulla pelle lo fece morire di nuovo prima di lasciarlo
andare.
- Mi piaci
sempre. - Che poi si sarebbe potuto interpretare in tanti di quei modi
da avere solo l’imbarazzo della scelta.
Quando si alzò
e lo lasciò, Mike non riuscì a fermare la propria mano che già premuta
sull’inguine per proteggerselo da quel maniaco aveva cominciato senza
controllo a muoversi e massaggiarsi attraverso la stoffa.
Era atroce.
Era atroce
tutto nell’insieme ma lo era ancora di più fermarsi e non andare fino
in fondo.
Non era niente,
dopotutto. Solo un po’ di naturale auto stimolazione.
Quell’altro
l’aveva solo stuzzicato un po’ troppo.
Peccato che
l’erezione e la voglia gli fosse venuta dopo quei contatti e quelle
conversazioni con Chester.
Peccato che il
massimo del piacere lo raggiunse pensando proprio a lui ed al suo
bacino premuto addosso.
Peccato che
ormai resistere sarebbe stato un inferno.
FINE