NOTE: Ecco la mia fic di natale per voi! Le cose da inserire erano:
- salopette di jeans, lavori di bricolage
- separati per vacanze di famiglia
- videochiamata hot
- inizio nuovo tour
- un album di ricordi
- animali strani domestici (e dove trovarli? lol )
- austin carlile aiuta mike a far ingelosire chez
- trapelano notizie private circa la loro relazione
- intreccio con un fan
- fantasma
però videochiamata hot non l’ho inserito e le notizie private non proprio trapelano sul serio, non sono riuscita in alcun modo ad intrecciarli alla trama, il resto c’è tutto, perché sono un genio!
La fic è in 2 parti, una incentrata più su Mike ed una più su Chester, sono 27 pagine in tutto, già pronta. Metterò la prima parte oggi, la seconda fra qualche giorno. Ci sono delle note alla fine che si riferiscono a dei dettagli inseriti nella fic per spiegare cosa non mi sono inventata.
Spero che piaccia e buon natale!
Baci Astrid


FOLLIE DI GENTE POCO NORMALE



1. LE OSSESSIONI DI MIKE

Fan.
Sono la cosa più bella e più brutta allo stesso tempo, per qualunque star.
Hanno il potere di risollevarti il morale e spingerti fino alle stelle e poco dopo, magari, possono farti cadere con la stessa velocità fino a farti un male dannato.

Quel giorno Mike era in giro con Chez, era sera e nel loro quartiere loro giravano senza problemi. La loro fortuna, come dicevano sempre, era che potevano andare benissimo a fare la spesa senza essere riconosciuti ed assaliti dai fan. [1] Probabilmente era perché presi fuori contesto, nessuno faceva caso a chi aveva accanto. Ognuno vive la propria vita concentrato su quel che deve fare e a stento ci si saluta.
Per loro era la stessa cosa.
Mike aveva il telefono in mano e stava cercando pokemon per il quartiere. Il compagno di ricerca solito, Pete Wentz, era fuori per un tour con il gruppo, i Fall Out Boys, così Mike che necessitava di cercare pokemon, trascinava Chester per il quartiere. [2]
Chester spesso lo scaricava per nulla intenzionato a venire meno di un pokemon, visto che quando era in giro con quell’aggeggio lui non guardava nemmeno dove camminava. Però il problema poi era proprio questo.
Mike non guardava. Andava in base ai pokemon che potevano esserci.
Una volta si era quasi fatto investire, perché era corso a recuperare un uovo in mezzo alla strada.
Da quella volta, qualcuno che odiava i pokemon lo accompagnava sempre.
Pete era un suo caro amico ed aveva le sue stesse passioni, eccezion fatta per i tatuaggi, passione in comune con Chester. Perciò non era lui il baby sitter di turno, bensì il solito compagno di ricerche.
A volte convincevano Chester, altre Patrick, il compagno di Pete, altre ancora qualcun dei rispettivi giri e gruppi.
Quella sera niente Pete, ma Mike aveva tanto fatto fino a che non era riuscito a convincere Chester a venire.
Sbuffando, era venuto. E chiaramente brontolava.
- Quanti te ne mancano? - Chiese seccato alzando gli occhi al cielo.
- Non c’è una fine. - Rispose Mike dopo la terza volta che Chester glielo chiedeva dandogli uno schiaffo sulla nuca per farsi calcolare.
- Come non c’è una fine? Il gioco di merda prima o poi finisce, cazzo! Tutto finisce, anche una relazione se non ti dai una regolata! - Mike aveva vagamente captato la minaccia, molto vagamente, questo grazie alla sua dote di multifunzionalità.
Così, dopo aver controllato che nei paraggi non ci fossero uova di pokemon, aveva messo un braccio intorno al collo di Chester e gli aveva dato un bacio frettolosamente, giusto il contentino.
- Che cazzo sono, il cane a cui gratti la testa? -
Ringhiò Chester scostandosi da lui che l’aveva inseguito circondandogli il collo di nuovo scoccandogli questa volta un sonoro, rumoroso e doloroso bacio sulla guancia che gli aveva scardinato la mascella.
- Non sarai geloso di un pokemon! - Aveva detto ridendo e punzecchiandolo.
- Di un pokemon no. Di cinquanta sì! -
Mike con un guizzo divertito l’aveva corretto.
- Sono centocinquantuno comunque! - Chester si era girato verso di lui e l’aveva guardato spalancando gli occhi sconvolto, con i suoi modi esagerati e teatrali.
- Che?! Scherzi?! No no no, io me ne vado a dormire, fanculo i tuoi cazzo di pokemon! - Stava andando dritto per la sua strada che Mike si mise a correre nella direzione opposta gridando ‘ECCONE UNO’ con un tono stridulo tutto eccitato, come un bambino.
Chester spalancò gli occhi e si girò di scatto, come in automatico. Vedendo che puntava una svolta cieca, gli corse dietro per fermarlo consapevole che poteva finire sotto una macchina con uno schiocco di dita.
- MIKE, MIKE, FERMO! - Lo prese per il cappuccio e lo strozzò, ma gli evitò effettivamente un motorino che comparve da dietro l’angolo sfrecciando.
Mike si fermò e lo guardò grattandosi la nuca con aria colpevole.
- Scusa. - Mormorò mortificato capendo d’averla combinata di nuovo grossa.
- Tu quando si tratta di quelle stronzate non capisci niente! Ora sono i PokeMerda, prima era il GattoDelCazzo e prima ancora era DioSoloSaCosa! Se non la smetti di farti ossessionare dalle cose imbecilli ti lascio! - Stava ancora sgridandolo, per una volta a ruoli invertiti, che una voce stridula li colpì come una bomba stordente che esplodeva a pochi centimetri.
- OH MIO DIO MA SIETE MIKE E CHESTAH! - Mike sarebbe scoppiato a ridere, per qualche ragione i fan lo chiamavano ‘Chestah’ e non ‘Chester’, era una cosa su cui Mike scherzava sempre. [3]
Chiaramente si guardò bene dal ridere, si girò paziente stupito che fossero stati riconosciuti di sera in quel quartiere notoriamente tranquillo.
Appena vide una ragazza intorno ai quindici anni riprenderli con il cellulare, impallidì mentre Chester tratteneva a stento l’istinto di prenderle il telefono e spaccarglielo in testa.
Da quanto riprendeva? Cosa aveva sentito?
Chester divenne livido e si dimenticò di essere un cantante famoso acclamato che amava per lo più i suoi fan.
Mike riconobbe subito il cambio repentino e capendo perché sorrise al suo posto.
Chester non era in grado di mascherare gli stati d’animo, Mike sì, era un maestro. Non capivi mai cosa aveva, cosa pensava, come stava.
Del resto Chester aveva detto subito a Talinda della loro relazione dicendo che Mike ci sarebbe sempre stato e che con lei avrebbe avuto una famiglia, ma che se gli avesse chiesto di chiudere con Mike, piuttosto avrebbe chiuso con lei. Mentre Mike, ad Anna, non aveva mai detto nulla ed era perfettamente riuscito a tenere nascosta la sua relazione alla moglie, per tutti i lunghi anni di conoscenza e poi di rapporto.
- Ciao! - Salutò Mike allegro e gentile come sempre. Sgomitò Chester che fece un sorriso tirato fissando la telecamera del telefono che voleva spaccare.
La ragazza vestiva alternativa ed aveva una felpa del loro merchandise, che fosse loro fan e potesse riconoscerli pure di notte, non era poi così strano.
- Sono una vostra grande fan, oddio non ci credo che vi sto guardando, io vi amo dal profondo, siete degli Dei, se non ci foste mi sarei tagliata le vene un sacco di tempo fa! -
“Dio Cristo sei una bambina, per cosa avresti potuto tagliarti le vene a 5 anni?” Per grazia divina Chester si tenne per sé il commento e Mike fece gli onori ringraziando. Firmarono gli autografi e fecero una foto insieme, dopo di che se ne andarono. A casa.
Onde evitare altri proiettili.
- Cazzo, spero davvero che non abbia ripreso nulla! Di solito siamo tranquilli qua, nessuno ci nota! E poi comunque non sembrava esserci nessuno in giro! - Iniziò a brontolare Mike che aveva per lo meno messo via il telefono con Pokemon Go.
Chester non disse nulla scuotendo la testa, così Mike capendo che doveva essere arrabbiato per qualcosa, cercò di rassicurarlo tirando un po’ ad indovinare.
- Dai, vedrai che non ha ripreso nulla, era sera ed in quella via non c’erano molti lampioni, che telefono doveva avere per riprendere bene di notte? - Mike usò la testa, Chester lo stomaco.
- Che si fotta, cazzo! E pure tu ed i tuoi pokemon del cazzo! Andate a fottervi insieme! -
- Devo fottere i pokemon? - Chiese Mike cercando di scherzare.
- Sicuramente preferirai loro a me! - Detto questo entrò nel vialetto di casa propria, dove Mike era piombato a prelevarlo per trascinarselo per l’isolato.
- Andiamo, Chez, non è mai successo che ci trovassero! Sono io il primo a non volere che ci vedano insieme, lo sai! - Lo inseguì oltre il cancello e proseguirono la discussione in giardino. Chester continuava la sua marcia trionfale senza guardarlo, fino a che si fermò di colpo voltandosi con aria nevrotica, da classica prima donna. Chester quando si arrabbiava aveva quell’aria.
- Non me ne fotte un cazzo che il mondo lo scopra e lo sai. Sei tu quello fissato perché la regina a casa non può sapere che mi scopi da quindici anni! - Mike rimase sbalordito da quella risposta e lo guardò un attimo perso.
- E allora di cosa si tratta? - Chester gonfiò il petto come un gallo che si preparava al gran canto mattutino, solo che gli occhi sembravano rosso sangue e pareva pure che del fumo uscisse dalle narici. Mike non si mosse sebbene volesse scappare.
- Davvero non lo capisci, Mike? - Chiese sempre con la sua aria bella accesa e carico, pronto a sparare, ma con stile, ovviamente. Chester tendeva sempre a tenere un certo atteggiamento da protagonista del palco, un po’ diva, insomma. Mike lo adorava, se non ci litigava.
- No Chez, ti sembrerà strano, ma non leggo nel pensiero! Cercherò di imparare, nel frattempo illuminami! -
Chester sbuffò sempre teatrale, poi dopo aver guardato tutte le stelle in cielo, guardò lui.
- Ora tu sarai ossessionato da qualsiasi notizia trapelerà riguardo noi, controllerai come un maniaco ossessivo compulsavo tutto internet e terrai Anna alla larga da ogni forma di tecnologia, poi non mi vedrai e non mi cagherai e mi obbligherai a non indossare il nostro anello per un po’, perché non si sa mai che lei noti quel che dopo anni non ha notato! -
Mike sospirò cominciando a sentire i nervi saltargli, quando faceva così era pesante.
- Perciò tu sei arrabbiato se io darò un’occhiata alla situazione? - Tentò di sminuire la cosa.
- Occhiata? OCCHIATA?! Mike, tu non dai un’occhiata, tu metti in croce. Me in particolare. Te lo dico da subito, ti odierò per i prossimi giorni, finché non ti calmerai! - Sbottò isterico.
- Io?! Chez ma ti sei visto? Dici a me di calmarmi ma sei tu che urli come un pazzo per qualcosa che per di più non ho nemmeno ancora fatto, ma ti senti? - Chester annuì compulsivo con i suoi occhi sbarrati e Mike scrollando le spalle e scuotendo la testa, lo mandò a quel paese andandosene dal cancello, per tornare a casa.
Che andasse a quel paese, si disse. Lui e le sue follie!


Appena tornato a casa, Mike iniziò a setacciare internet alla ricerca di un post con video compromettente, di quella foto da sequestrare e di un ipotetico racconto edulcorato di un incontro con Mike e Chester dei Linkin Park.
Tenne Anna lontana dal computer inventandosi un virus infettante, che in un Mac era impossibile, e annullò la cena a casa Bennington con tutta l’allegra e alquanto numerosa famiglia. Con Chester non ebbe grossi problemi, visto che gli tenne il muso per giorni. Non servì allontanarlo ed ignorarlo per coprire delle probabili tracce.
Ma tanto poi era Chester quello pazzo, lui era solo il maniaco del controllo.


- Non mi parla più. Ha preso la famiglia e se ne è andato a fare una super vacanza in stile Bennington! - Si stava lamentando Mike con il broncio e l’aria triste.
Austin [4] guardò Mike stentando a non pizzicargli le guance, trovandolo carino come un orsacchiotto.
- Ma di preciso per cosa se l’è presa? - Chiese non avendo ben capito nel fiume di parole logorroiche di Mike cosa fosse successo.
Mike gli era capitato in casa fra capo e collo mentre stava preparandosi un bel bagno caldo con sali rilassanti del Mar Morto.
Mike non se ne era certo andato, vedendo la sua bella intenzione. Gli aveva detto di non far caso a lui e di fare senza problemi, così lui aveva continuato a riempire la mega vasca chiedendosi se potesse invitarlo ad unirsi a lui.
“Se Chez ci scoprisse mi ucciderebbe. Scampo ad un’operazione a cuore aperto di 5 ore e muoio sotto le mani di Chester in un secondo o poco più. Quanto può metterci ad uccidermi? Poco, sicuramente. Se è per Mike, poco!”
- Beh, è un po’ complicato. Io sono un maniaco del controllo, lo sai. - Austin spalancò gli occhi eloquente.
- No, dai… - Mike ridacchiò e si sedette sul water chiuso, mentre Austin iniziava a spogliarsi.
Avevano fatto un tour insieme, avevano legato, ma soprattutto si erano visti nudi sotto le docce fatte al volo da una tappa all’altra. Non c’erano molte cerimonie in realtà.
Mike guardò il suo corpo che si scopriva lentamente, un bel fisico per essere uno con tutti i problemi di cuore che aveva sempre avuto lui. Tatuaggi a volontà, persino sulle dita, una cicatrice sul petto bella grande che prese l’attenzione di Mike il quale si perse, infine un viso segnato che dimostrava più degli anni che aveva, ma comunque un bell’uomo, affascinante.
- Mike? - Chiamò Austin prima di abbassarsi i boxer. - Mica sarai diventato maniaco del tutto e non solo del controllo? - Chiese ironico, cercando di togliersi dall’imbarazzo del suo sguardo penetrante ed insistente. Mike si riscosse e sorrise guardandolo in viso.
- Scusa, sai che a volte mi perdo. - Austin si girò e si tolse il resto davanti a lui, trovando strano farlo in quel modo. Spogliarsi per farsi una doccia veloce insieme era una cosa, un’altra era farlo in casa in quel modo. sembrava lo facesse proprio per lui.
- Dicevi? - Chiese infilandosi nella sua meritata jacuzzi tonda e ad incasso nel pavimento.
Mike per concentrarsi su Chester, distolse lo sguardo.
- Chester non sopporta che io cerchi di controllare la nostra relazione dall’esterno, è una cosa che gli ha sempre dato fastidio. Lui è uno che mette tutto in piazza, per lui non ci sono problemi, lo vedi come esterna ogni singola emozione. Abbracci, baci, scherzi, giochi, coccole, qualunque cosa si può fare ovunque. Io no, io non riesco. Tendo a controllare sempre la cosa. Spesso litighiamo per questo. Ma quello che lo manda fuori è il fatto che io insisto a tenerlo iper nascosto ad Anna. Lui a Talinda l’ha detto dal primo giorno che l’ha conosciuta, in pratica. Cioè dopo che si è disintossicato. Comunque. - Mike iniziò a perdersi nel vortice di parole mentre Austin, appoggiata la testa all’indietro, dentro l’acqua calda con sali ed idromassaggio, ascoltava con metà cervello.
- Ma cosa pensi che succeda anche se qualcuno pubblica cose su di voi? - Chiese Austin sminuendo la cosa. Mike lo guardò sbalordito e shoccato, così lui si affrettò a spiegare. - Voglio dire, siamo seri. Nel nostro settore tutti i gruppi sono affettuosi, ogni membro ha un compagno con cui si scambia cose molto tenere, di questi rapporti ce ne sono a migliaia e per quanto si mostrino anche molto più affettuosi di voi, nessuno ha mai fatto scenate. Cioè qualcuno li considera davvero una coppia, qualcuno no, ma non è mai successo nulla, non sono tragedie. La gente parla e vede quello che vuole, dove sta il problema? Finché voi non mostrate proprio tutto e non fate dichiarazione di alcun genere, non esiste un vero problema, secondo me. - Mike sospirò fissandolo preoccupato e perso.
- È quello che dice lui, ma io non ci riesco, non sono così. Voglio dire… anche Pete e Patrik, sai… - Austin annuì.
- Fall Out Boys? - Mike proseguì.
- Sono molto affettuosi, abbracci, baci, strofinamenti, cose molto al di sopra di quel che ci siamo concessi io e Chez. Sì, le voci girano, ma loro non hanno mai confermato nulla e vanno avanti come nulla, senza stare a misurare ogni gesto e segno. Però io… - Mike abbassò colpevole lo sguardo mentre Austin si dispiaceva per il modo complicato con cui lui viveva tutto.
- Sei tu che la vedi difficile. - Mike annuì.
- Lo so. Però non riesco a farlo. Più di qualche abbraccio e contatto particolarmente amichevole nei concerti, quando ci guardano e ci riprendono in migliaia di persone, non riesco. Se so o penso di essere al sicuro allora è diverso, adoro il contatto fisico con lui. Ma per me… l’idea che poi Anna possa scoprirlo mi angoscia. Per anni l’ho ingannata, capisci? Come le spiego che quel che provo per lui e che provo per lei sono due sentimenti diversi e che non posso comunque fare a meno di Chester? Ormai le cose stanno così, per come sono fatto avrei dovuto chiudere con lei subito, appena ho capito che Chez mi prendeva tanto. Ma non ho mai avuto quel coraggio ed ora è tardi, troppo tempo così. Non posso più farlo. Ormai posso solo andare avanti in questo inganno. Cioè io le voglio bene, non voglio che soffra, e poi c’è Otis, c’è la mia famiglia, sono legati alle tradizioni, non potrei mai uscirmene con una cosa simile, li distruggerei, per loro sarebbe un duro colpo. Cioè… è cultura, loro sono giapponesi, pure mia madre lo è diventata negli anni, e… - Mike continuò a parlare di questo concetto fin quasi ad addormentare Austin, il quale ad un certo punto fu interpellato, finalmente. - Che ne pensi? - Austin batté gli occhi cercando di riemergere dal proprio estremo rilassamento.
- Beh ecco… - Si morse il labbro guardando Mike in attesa, con quei suoi occhi dal taglio orientale misto occidentale che lo rendevano così diverso da molti altri. Si intenerì nel vedere la speranza di un buon consiglio sensato. - Secondo me devi dargli il tempo di sbollirsi, quando tornerà dalla sua vacanza familiare verrà da te e sarà tutto come prima. Litigate sempre, ma poi va sempre tutto a posto, no? - Mike sospirò e guardò in basso, perdendosi nelle proprie mani dove l’anellino d’oro bianco faceva sfoggio con i diamantini incastonati nella fascia del mezzo. Aveva dato un anello molto simile anche ad Anna, a suo tempo, quando aveva notato qualcosa di strano guardando le mani di Chester.
Così aveva finto che quello fosse ‘il loro anello’ e non quello suo con Chester e che lui avesse solo uno simile per puro caso, ammesso che l’avesse. Ovviamente l’aveva poi intimato di toglierlo e non indossarlo quando ce l’aveva anche lui o quando c’era lei presente.
Giri machiavellici che l’avevano tenuto sveglio la notte, a cui Chester, sia pure sbuffando, aveva sempre acconsentito.
- Mi ha sempre accontentato nonostante so che lui vorrebbe gestire tutto in modo diverso. Io vorrei davvero farlo contento e fare qualcosa a modo suo, ma non ci riesco proprio, va contro tutto me stesso. Io ho troppo da perdere. Se non fosse per la mia famiglia, i miei genitori, mio fratello, gli zii, i cugini… tu non sai cosa c’è dietro di me. Tradizione giapponese non rende l’idea se non la conosci. - Per loro si faceva tutto in funzione della conformità, delle regole, del giusto e del corretto. Non si andava fuori dagli schemi, dalle righe. Scandali di qualunque tipo erano affronti personali, erano disonori veri e propri e non c’era niente, niente che potesse giustificare un disonore alla famiglia.
Per questo Mike aveva sempre tenuto tutto sotto controllo e non avrebbe mai potuto fare diversamente.
Austin non lo richiamò e non insistette, capendo che certe cose nemmeno spiegandole bene potevano essere comprese a fondo.
- Non credo che Chester potrà mai capire, non credo lo capisca. Però ti lascia fare a modo tuo perché sa che per te è importante. Lui non capisce cosa c’è dietro questo tuo modo di fare, capisce solo quanto è importante per te farlo. E te lo fa fare. - Quando lo disse, Mike lo vide come per la prima volta.
Fu una sorta di epifania, gli occhi gli divennero lucidi ed il mondo sbiadì mentre la voglia di piangere lo invadeva prepotente.
Era come diceva lui, ma il punto non era saperlo o meno. Il punto era capire anche lui una cosa che forse aveva sempre dato per scontato, erroneamente.
- Mi ama al punto da farmi fare una cosa che detesta e che non capisce. A volte non lo vedi, non vedi quanto ti ama una persona. Sai che ti ama tanto, lo senti il suo amore. Ma non sai quanto. Non lo sai davvero. - Disse con voce rotta, sull’orlo del pianto. Austin sorrise dolcemente.
Era sempre rimasto colpito da Mike e dal suo modo di concepire il mondo, aveva una visione sua di tutto ed era uno di quegli artisti a trecentosessanta gradi, quasi rari, ormai.
C’erano i geni nel mondo della musica, i geni del mondo della scrittura oppure dell’arte o della grafica. Lui era un genio in ognuno di questi settori. Quasi impossibile crederci.
Però mancava nel coraggio emotivo.
La forza di uscire a testa alta e mostrare ciò che provava, ciò che aveva dentro, chi amava e come.
Gestiva le proprie emozioni come nessuno, al contrario di Chester che invece era un impetuoso fiume emotivo costante che non tratteneva mai nulla e che viveva ogni cosa al cento percento.
Per questo si erano innamorati, ognuno colmava le mancanze dell’altro.
- Troverai sicuramente qualcosa per farti perdonare. - Mike lo guardò speranzoso che gli dicesse come e lui si strinse nelle spalle, da sotto l’acqua calda che continuava a fare il suo dovere e rilassarlo. - Non lo so, qualcosa che sai per lui è estremamente importante, come tu non riesci mai a capire. Qualcosa che puoi fare per lui, perché è importante per lui, anche se per te è insulsa, magari, o non ha senso. - Mike annuì mentre la sua testa si metteva già in moto.
Dopotutto qualcosa l’avrebbe trovata.


Mike l’aveva chiamato per primo, provando a testare il terreno, per capire quanto fosse ancora arrabbiato e quando intendeva tornare dalla sua vacanza familiare.
Chester gli rispose quasi subito e per Mike fu un enorme sollievo, se gli rispondeva significava che non era ancora molto furioso.
La chiacchierata con Austin era stata illuminante, ora capiva che doveva assolutamente fare qualcosa per Chester e aveva una mezza idea di che cosa potesse essere.
- Non lo so, un paio di giorni ancora… con gli impegni del gruppo mi pare siamo messi abbastanza bene, no? Fra un po’ cominceremo a programmare il tour, ho promesso del tempo per loro, lo sai… - Rispose Chester trovando strano che Mike lo cercasse nel periodo di rottura consueto che ogni tanto avevano.
- Ok, no, no, lo capisco, non preoccuparti. - Rispose zuccheroso Mike. A Chester venne un colpo.
- Mike? Stai male? Hai avuto i risultati delle analisi al polso? È un tumore? - Mike aveva accusato alcuni problemi alla mano sinistra tempo indietro, che lo aveva rallentato un po’ su certe cose. Però poi era passato pur senza un risultato preciso. [5]
- No no sto bene! -
- Ma ci siamo lasciati litigando! - E certo lui non le mandava a dire. Mike ridacchiò e pensando di fare cosa intelligente, mise in mezzo Austin.
- Ho parlato con Austin. -
- Come? - Chiese Chester sull’attenti. Mike non notò il tono e per essere uno che notava anche quante volte starnutiva il proprio compagno, non era normale.
- Sì, sono andato a trovarlo, avevo bisogno di chiarirmi un po’ le idee… ti saluta… - Chester grugnì.
- Sei andato da solo? - Chiese poi.
- Eh certo… - Risposta ovvia.
- Bene. - Mike a quel punto finalmente capì e spalancò gli occhi.
- Bene cosa? -
- Bene! Vacci e fatti illuminare da Austin! Ti avevo detto che quando volevi andare a trovarlo, ci andavamo insieme. Ma tu chiaramente no, fai pure di testa tua, sai! Come sempre! - Mike imprecò alzando gli occhi al cielo mentre si strofinava la fronte realizzando di essere appena passato dalla padella alla brace.
- Chez… non ci ho pensato, avevo bisogno di parlare e… -
- E gli altri mille che conosci non andavano bene? - Chiese acido Chester.
- Lo sai, gli altri del gruppo non vogliono essere messi in mezzo alle nostre storie. E fra quelli che sanno di noi, di cui mi fido e che hanno un punto di vista sensato, non ci sono molti. Fra quelli disponibili ora c’era solo Austin! - Chester sospirò in modo molto marcato.
- Bene. - Tornò a ripeterlo in quel modo da ‘male, molto male Mike. Hai di nuovo sbagliato. Complimenti!’ Mike ad occhi alti scosse il capo sapendo che non avrebbe fatto pace, non certo per telefono.
“Meglio che non gli dica che l’ho visto nudo!”
- Non fare il geloso. - E così Mike mise la ciliegina sulla torta.
Decisamente per essere un genio creativo, nelle questione sentimentali ed emotive era un autentico disastro.
Chester mise giù il telefono e lo chiuse del tutto, Mike non riuscì più a parlare con lui ed iniziò a maledirsi scrivendosi degli appunti mentali.
“Scriviti una lista delle persone di cui Chez è geloso ed imparala a memoria. Che diavolo parli di loro? Si può sapere? Sei un idiota, Mike! Sei proprio un idiota colossale!”
E a quel punto, come dargli torto?


Mike aveva le idee chiare su quello di cui aveva bisogno Chester, miracolo a parte.
“Lui vuole qualcosa che sia solo nostra, la cose degli anelli l’ho rovinata per colpa di Anna, per non farla insospettire le ho regalato un anello simile al nostro e poi gli rompo l’anima per non metterlo quando lei è nei paraggi o può vederci.
Però sono convinto che se trovo il modo di avere qualcosa di solo nostro, che sarà sempre solo esclusivamente mio e suo, lui poi si calmerà ed anche in futuro se avremo di nuovo divergenze su come gestire il nostro privato, basterà ricorrere ‘    a questa cosa’ e tutto si sistemerà.
Il problema è cosa. Cosa gli regalo che sia solo nostro? Una cosa da tenere segreta, che non debba mai contaminarla.”
Mike ci pensava mentre faceva un giro per la città. Quando aveva bisogno di pensare camminava, quel mattino era arrivato fino al quartiere più esterno, lontano dalla zona vip dove solitamente stava.
Prese il telefono e diede un occhiata al profilo personale di Chez. Ne aveva due, uno pubblico dove metteva poche cose che voleva condividere col mondo e coi fan, poi ne aveva un altro, privato, che condivideva solo con gli amici fidati e la famiglia.
Controllò se aveva pubblicato qualcosa lì e vide che c’erano una serie di foto e video, sorpreso li guardò sedendosi su un basso muretto di una vecchia casa.
Erano tutte foto di famiglia dove lui si stava divertendo molto a fare il padre scemo ed il maritino perfetto.
C’erano foto dove si dava baci con Talinda e video teneri dove si faceva schiavizzare dalle due gemelline senza ritegno.
Alcune lo fecero sorridere, altre lo fecero star male.
“Quando lui fa così, è solo per darmi fastidio. Perché di solito non è così marcato con Talinda se non ci sono motivi specifici dietro. Per esempio quando compaiono in pubblico per qualche evento, fanno gli svenevoli, manina, bacetto e stronzate varie. Ma se sono in privato più di tanto non fanno, sono due amici che hanno avuto una famiglia insieme, come ce ne sono tanti in realtà. Perciò quando fa così senza motivo, significa che è arrabbiato con me.”
Mike chiuse il telefono con uno scatto di dolore, in realtà se l’era meritata, involontariamente aveva ferito Chester due volte.
Da un lato riconosceva che aveva ragione, dall’altro lui aveva le sue fisse e non era facile ricordarle sempre tutte, a volte gli scappava qualcosa.
“Certo, se a lui ne scappa qualcuna delle mie poi sono guai!”
Alzò lo sguardo e vide dove si era appostato. Il muretto basso e fatiscente era in linea sia col giardinetto che con la casa che gli si parava davanti, fra alberi e vegetazione incolta e rinsecchita.
La casa era una piccola mini indipendente che quasi quasi non si notava.
Gli venne in mente quel programma sulle mini case che qualche folle comprava perché impazziva. [6]Lui le odiava, così piccole che non riuscivi a metterci niente dentro, nemmeno a respirare.
Che senso potevano avere?
Osservò quella che aveva davanti. Quanti metri quadri era? Venti?
- Sembra una bara con le finestre e la porta! - Pensò distraendosi dal pensiero di Chester.
Era in legno misto compensato, una porta sul davanti, un unico scalino, una finestra per quel che vedeva, la casetta si allungava dietro la facciata corta in stile roulette.
Era malconcia e un po’ a pezzi, anche se si reggeva sufficientemente in piedi.
Mike piegò la testa di lato immaginando i lavori da fare per sistemarla, probabilmente un rivestimento, sostituire qualche pezzo…
“Nemmeno molto considerando quanto è piccola…”
Lentamente si alzò dal muretto ed andò verso la casetta che sembrava abbandonata, si fermò davanti alla porta, esitò qualche istante mentre nella testa gli frullava qualcosa che ancora non afferrava a pieno, infine bussò. Nessuna risposta. Provò di nuovo, poi la porta fece un click e si aprì.
- Abbandonata? Troppo facile così… - Disse ad alta voce come se parlasse con un amico immaginario, si morse il labbro e ci pensò quattro nano secondi.
- Beh, se è un segno divino, penso che sia a dir poco eloquente. Se sbaglio questa volta, significa che sono un caso senza speranza! - E così dicendo, entrò!


La testa di Mike funzionava in modo particolare.
Quando gli veniva un’idea, lui non ne era subito consapevole, era più come una specie di casualità. Si ritrovava al posto giusto al momento giusto, poi sentiva una sorta di istintiva attrazione verso una determinata cosa e ci stava finché la sua testolina non elaborava bene l’idea. Alla fine lo capiva e si buttava a capofitto nel progetto, di qualunque cosa si trattasse non mollava fino a che non tirava fuori qualcosa di eccezionale e perfetto.
Così fece anche in quell’occasione.
Ventilò l’idea di chiedere l’aiuto di qualcuno, ma poi capì che doveva farlo da solo perché era un regalo per Chester.
Gli anelli erano superati, ormai. Così come i bracciali, i vestiti e qualunque cosa potessero indossare di uguale. Cose che si notavano sempre e che nel giro di poco qualche fan ficcanaso rendeva di dominio pubblico rischiando che Anna lo notasse.
Non poteva continuare sulla scia dei regali da indossare.
- Mi chiedo perché ci ho messo tanto ad arrivarci! - disse ad alta voce mentre entrava con un calcio perché aveva le mani e le braccia occupate. La porta sbatté e si scardinò. Mike rimase fermo in mezzo all’uscio con la porta caduta, la guardò e fece una smorfia con la bocca.
- Ok, forse ci vorrà più di quel che pensassi… - Si disse. - Però per Chez questo ed altro! Quando avrò finito sarà così felice che mi perdonerà e non litigheremo mai più! -
Nella sua testa ci credeva davvero.
Mike credeva nel simbolismo, ovvero ogni cosa aveva un significato, un senso. Perciò se costruivi un regalo per qualcuno di importante, dovevi farlo da solo anche se non eri capace o non eri bravo o ci voleva tanto tempo. Perché il farlo tu da solo aggiungeva valore al regalo, importante di per sé proprio per il fatto che veniva costruito di proposito.
- Certo ristrutturare una casa, sia pure mini, forse è un progetto pretenzioso anche per me, però ce la farò. Non importa quanto ci metterò e come verrà, ma lo farò! Per Chester questo ed altro! -
Insomma, Mike aveva comprato quella mini casa di venti metri quadri vecchia, abbandonata e fatiscente e munito di trapano, avvitatore e levigatore, era lì per metterla a nuovo ed abbellirla con cose personali che l’avrebbero resa ‘il loro nido d’amore’.
“Più che nido sembrerà una tana. Dio Santo, ma quanto è piccola? Ancora più piccola che da fuori!”
Per un momento a Mike venne l’angoscia di rimanere sepolto vivo lì dentro.
“Se crolla tutto nessuno sa dove sono, morirò da solo e Chester si arrabbierà pensando che sono scappato e l’ho lasciato!”
I pensieri che solo lui poteva avere, chiaramente.
Se Chez li avesse sentiti, gli avrebbe acidamente detto che quel postaccio era così piccolo che anche se cadeva addosso a qualcuno non gli faceva nemmeno un graffio!
“Non importa, affronterò ogni pericolo per lui, questo lo renderà ancora più prezioso! E per fargli capire quanto impegno, amore, dedizione e rischi ci metto per lui, documenterò tutto!”
La convinzione di Mike superava sempre ogni limite ed anche in quel caso la voglia di fare un bel regalo speciale a Chester era tale, che non gli fece capire quanto sarebbe stato complicato farlo da solo.


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[1] Mike lo ha detto davvero, che possono muoversi tranquillamente e fare la spesa come la gente comune senza essere assaliti dai fan ogni metro. Scientificamente è vero che decontestualizzando qualcuno/qualcosa, non lo noti/riconosci.
[2] Mike è davvero amico di Pete Wentz e davvero quelli ogni tanto, nel periodo del gioco Pokemon Go di cui loro andavano matti, andavano in giro insieme a cercare pokemon accompagnati da altri amici. Non so se si gioca ancora a pokemon go, ma il periodo d'ambientazione è un del tutto vago.
[3] Davvero Mike è divertito dal 'Chestah' che usano i fan per chiamare Chester, una volta lo ha detto prendendoli in giro bonariamente.
[4] Austin Carlile è un loro amico, hanno fatto alcuni live insieme e si vede che va d'accordo tanto con uno quanto con l'altro. Austin ha avuto un serio problema al cuore ed ha subito un'operazione al cuore di 5 ore.
[5] in qualche foto di questo autunno 2016 ho notato un tutore nero al polso di Mike, ma non ci sono state notizie in merito perciò non penso fosse niente di grave
[6] il programma sulle mini case esiste davvero, così come esistono le mini case. -_