CAPITOLO III:
LO UCCIDO
“Ami
il modo in cui ti guardo
Mentre
prendi piacere nelle tremende cose che mi attraversano
Porti
via la mia vita se te la do
Il
mio orgoglio è rotto
Ti
piace pensare che non sbagli mai
(vivi
cosa impari)
hai
agito come se fossi stato qualcuno
(vivi
cosa impari)
vuoi
qualcuno da ferire come te
(vivi
cosa impari)
vuoi
contribuire in quello che stai attraversando
(vivi
cosa impari)
Ami
le cose che dico che farò
Il
modo in cui ferirò me stesso inseguirà solo te
Porti
via la mia vita se te la do
Il
mio orgoglio è rotto”
/Points
of authority - Linkin Park/
Dopo aver passato il
resto della giornata insieme ai 30 seconds to mars, Chester e Jared si
erano trattenuti al bar dell’albergo per fare due ulteriori chiacchiere
in privato.
Jared
soprattutto aveva voluto assicurarsi che l’amico fosse cosciente di ciò
che stava combinando; non che gliene importasse davvero di fare danni,
più che altro voleva testare quanto poteva spingersi. Era a puro titolo
informativo per sé stesso.
O magari chissà
cosa aveva in mente.
Jared era
sicuramente la creatura più misteriosa dell’universo conosciuto e oltre
e capire perché facesse qualcosa di apparentemente sensato non era
facile come poteva sembrare.
Sorseggiando un
drink analcolico dal momento che Chester stava lontano come la peste
dall’alcool e che Jared era fissato con lo stile di vita sano ed
equilibrato, apparivano più rilassati che mai per la bella serata
passata insieme, come se uno dei due non avesse effettivamente un
problema grande come una casa.
Jared sapeva
perfettamente che non era davvero così e decidendo che il momento
fatidico era giunto, introdusse senza peli sulla lingua l’argomento
tabù:
- Cosa pensi di
fare con Mike? - Era abbastanza acuto da non usare termini che orecchi
di troppo avrebbero potuto captare, ovviamente Chester non aveva la
stessa acutezza ed infuocandosi in un nano secondo come se gli avessero
messo il dito nella corrente elettrica, cambiò radicalmente in un solo
istante.
- Scuoiarlo
vivo e farmi una tuta con la sua pelle! - Ringhiò più serio che mai.
Jared rise col
suo solito fare erotico di natura, non doveva impegnarsi troppo per
quello, gli veniva spontaneo. Si sistemò sulla sedia, accavallò le
gambe e appoggiando la guancia su due dita, l’osservò con attenzione,
infine con una delle sue occhiate strategicamente penetranti e allusive
al contempo, disse tranquillo:
- Te la sei
cercata. - Non aveva il minimo problema nel provocare, perfino gente
come Chester.
Questi lo
fulminò ma poi si rese conto che era con Jared ed era inutile
prendersela, sapeva che era così e che oltretutto aveva ragione. Forse.
Ma questo non significava che l’avrebbe ammesso.
- Dovremmo
essere adulti, cazzo! Non capisco che merda di problema abbia! Sapevamo
che avremmo litigato venendo qua e passando del tempo con voi e
nonostante questo, porca puttana, ci siamo caduti lo stesso come due
coglioni! Ma ha cominciato lui! Cazzo, l’hai visto anche tu stamattina,
no? -
Lì per lì parve
più infantile del solito e Jared se ne beò trovandolo comunque
delizioso. Aveva un ché che gli ricordava il suo compagno e la cosa non
poteva di certo dispiacergli.
- Nessuno
cresce mai. - Esordì con un mezzo sorriso che la sapeva lunga
sull’argomento. - La gelosia è la cosa peggiore ma tu l’hai provocato
di proposito, io lo so. - Non è che lo stava insinuando o glielo stava
chiedendo, lo stava semplicemente dicendo. Lui sapeva che era così.
Chester sbuffò
bisognoso di una sigaretta, così trovandosi nella zona fumatori se
l’accese nervoso cominciando a muovere il piede su e giù come avesse un
attacco epilettico nella gamba.
- Cazzo, se
vuole continuare così, continueremo così! Lo vuole lui! - Ma Jared fu
implacabile:
- Sei tu che
vuoi continuare così perché sai bene di avere il potere di mettere
tutto a posto, è che ti diverti a vederlo uscire di testa per te. Tutto
qui. - Oh, ma se voleva poteva essere diplomatico e delicato, il punto
era che non voleva esserlo ma soprattutto con Chester non sarebbe
servito, quindi affondò con facilità, sempre con quel suo mezzo sorriso
capace di mettere a disagio tutti quelli che lo ricevevano. Chester
compreso. Distolse lo sguardo dai suoi occhi azzurri allusivi ed
inquisitori e guardò la sigaretta da cui il fumo si alzava perdendosi
nell’aria.
Alla fine
dovette accennare ad un ghigno realizzando che era proprio come diceva
Jay… non ci aveva pensato troppo ma ora che glielo faceva notare non
poteva certo negarlo.
- E’ da me, in
effetti… - Ammise facendo sorridere divertito Jared che concluse la sua
bevanda.
- Lo so. Tu
puoi farla finita quando vuoi. Puoi sistemare tutto in un attimo. Se
non lo fai è perché non lo vuoi, non perché non puoi. -
Così
concludendo, Chester non aggiunse nient’altro e alzandosi insieme
all’amico, si diresse verso i piani superiori per raggiungere ognuno la
propria camera.
Nell’avviarsi
rimasero in silenzio ognuno a pensare a qualcosa di diverso.
Chester infine
si chiese se non fosse ora di sistemare tutto con Mike in vista dei
concerti imminenti. Per loro fortuna non si sarebbero esibiti
l‘indomani insieme ai My chemical romance e ai 30 seconds to mars, ma
bensì quello dopo.
Avrebbero avuto
più tempo per mettere ogni cosa a posto però torturare ancora Mike in
quel modo non sarebbe stato giusto.
Dopotutto ora
che vedeva con più chiarezza ed onestà, non poteva che arrendersi
all’evidenza spiattellata da Jared.
Dipendeva tutto
da lui, sebbene in certi momenti anche Mike lo facesse uscire
totalmente di testa, in linea di massima dipendeva solo da lui.
Lo sapeva.
Con un cenno
all’amico si congedò e dando per scontato che Mike fosse dentro a
dormire, fece per aprire la propria porta.
Giusto il
tentativo che fallì immediatamente.
- Ma cazzo!
-Esclamò cominciando a muovere la maniglia come per scardinarla.
- Che c’è?
-Chiese Jared notando che aveva qualche problema.
- E’ chiusa a
chiave! Quello stronzo si è dimenticato che non ho la chiave! -
Ma all’occhiata
eloquente di Jared capì anche lui come stavano veramente le cose:
- Cazzo, mi ha
chiuso fuori di proposito quel pezzo di merda! - Jared fece una chiara
espressione da ‘è evidente’ e Chester si fiondò nella sua camera
ignorando i due compagni del cantante che dormivano della grossa, si
precipitò fuori sul terrazzo e si diresse verso la propria porta
finestra che vide orrendamente chiusa con la saracinesca!
- Quel fottuto
stronzo io lo ammazzo, porca puttana! - Ed in un attimo tutte le sue
buone intenzioni furono spazzate via come un fiume in piena i cui
argini erano già ridotti al minimo.
Jared non si
sarebbe mai intromesso ma a fare da spettatore sì, non si sarebbe mai
perso la scenata.
Chester infatti
senza tradire le aspettative, si precipitò di nuovo fuori e chiamando
Mike al cellulare che trovò chiuso cominciò a battere sulla porta come
un forsennato, naturalmente gridando con la sua gran bella voce
potente… sempre sullo stile di A place my head:
- MIKE, BRUTTO
PEZZO DI MERDA! APRI QUESTA CAZZO DI PORTA! - Il sangue ormai ribolliva
pericolosamente e con una violenza che a quei livelli aveva mostrato
poche volte, cominciò a chiamare il suo compagno a ripetizione.
Fortuna fu che
non sapeva che stava dormendo con Gerard visto che era tutto chiuso.
Fortuna che
durò poco visto che Frank si affacciò dalla camera accanto per sapere
che diavolo succedesse. Chester non lo calcolò, continuando a battere.
- Ah, ecco
dov’è Gee… mi sono addormentato aspettandolo ed ora noto che non c’è
nel suo letto… devono essere ancora lì a parlare… - Ma la malizia sugli
occhi azzurri di Jared parlò meglio di qualunque parola e Chester
registrò in un momento cosa significava il fatto che Gerard fosse
chiuso in camera con il suo ragazzo.
Un attimo.
E cominciò a
prendere la porta a calci.
In condizioni
normali non ci avrebbe mai creduto al fatto che Mike stesse facendo
quelle porcate, ovvero lo tradisse, ma in condizioni normali avrebbe
anche considerato il fatto che già loro due erano amanti che tradivano
le rispettive mogli e che quindi magari avrebbe potuto vedere le cose
sotto un’altra prospettiva… peccato che lì non ci fosse niente di
normale, non in Chester che sembrava impazzito e che stava svegliando
tutti.
Finalmente
dalla camera davanti uscì Rob in boxer tutto scarmigliato, era
preoccupato ma non assonnato. Evidentemente non stava dormendo.
- Chez cosa
combini? - Non un ‘taci coglione’ ma un assicurarsi che non fosse
crollato il mondo.
Chester si girò
di scatto verso di lui e con sguardo indiavolato puntò la porta chiusa
col dito continuando a sbraitare:
- QUEL COGLIONE
SI E’ CHIUSO IN CAMERA CON QUEL… QUEL… -
- Gerard. -Fece
per lui Jared notando lo sguardo assassino di Frank il quale di suo non
era geloso ma semplicemente possessivo: era sicuro che il suo ragazzo
non stesse facendo niente di male con il suo amico di vecchia data, ma
nessuno poteva insultarlo e siccome non era un incontro di boxe, almeno
quello lo sistemò lui.
- Ma cosa vuoi
che stiano facendo, staranno parlando… - Cercò di calmarlo Rob che si
vergognava come un cane per il chiasso che stava facendo e tutti gli
altri che si stavano affacciando per vedere chi fosse il matto.
- UN PAIO DI
PALLE! QUANDO USCIRA’ DI LI’, E PRIMA O POI DOVRA’ FARLO, LO UCCIDO!
-Niente di fantasioso. Una minaccia breve, concisa e diretta.
Lo ammazzo!
Jared allora si
mise a ridere apertamente mentre Frank lo mandò a quel paese. Sempre
apertamente!
Rob, che non
sapeva che pesci prendere, fu proprio in quel momento affiancato da
Brad che a sua volta spuntò dalla camera anch’egli in boxer e non certo
con aria assonnata.
Ora, una
persona normale avrebbe capito subito di averli interrotti e avrebbe
smesso di fare tutto quel baccano, ma Chester si girò e continuò a
picchiare sulla porta senza risultati. Jared però colse anche quel
piccolo dettaglio e squadrandoli malizioso pensò che il batterista non
fosse affatto male.
- Vuoi… vuoi
dormire con noi stanotte? - Chiese Rob nella speranza che la piantasse
si svegliare tutto l’albergo.
Brad invece
intervenne e afferrando il suo compagno di stanza circondandogli il
collo col braccio, disse spazientito:
- Ha fatto il
danno? Si arrangia! - Dopo di che se lo tirò in camera richiudendosi la
porta a chiave, assicurandosi che il loro amico non irrompesse.
Chiaro,
evidente e a caratteri cubitali… tanto che Chester non lo notò
comunque, preso com’era dall’affrontare l’offesa profonda.
Fu così che
Jared, notando un considerevole numero di persone affacciate al
corridoio che lo stavano guardando pessimamente, si prese Chester per
mano e se lo tirò in camera con enorme pazienza mentre al contempo
rispondeva al cellulare che suonava a quell’ora impensabile.
- Va in
terrazza e fumati un cannone! - Disse spingendolo fuori sapendo che
Chester aveva chiuso da tempo anche con ogni tipo di droga e che andava
solo rigorosamente di sigarette.
Naturalmente lo
seguì per non disturbare i suoi compagni che brontolavano cercando di
dormire e notando che il suo amico finalmente si zittì maledicendo
mentalmente Mike fra una sigaretta e l’altra, poté rispondere al
telefono:
- Col, scusami,
c’è stato un piccolo disguido… -
- Che cazzo di
disguido? - Chiese il misterioso compagno il cui diminutivo del nome
era Col.
Jared lanciò
un’occhiata ironica a Chester che brontolava a bassa voce sbuffando
fumo a tutto andare sembrando una teiera che bolliva. Così nero non
l’aveva mai visto.
- Chester, il
mio amico di cui ti parlavo… sai, il cantante dei Linkin Park… ha
problemini col suo compagno e… -
- Se ti usa per
i suoi giochi di vendette e gelosie del cazzo vengo lì e lo ammazzo. -
“Ma
guarda… dove ho già sentito una minaccia simile? Ah sì, Chester, pochi
minuti fa… hanno lo stesso modo di minacciare!”
Pensò Jared
ridacchiando divertito.
Il compagno al
telefono lo captò come fosse lì a vederlo e seccato cominciò a
brontolare a sua volta impaziente:
- Cazzo, Jay,
guarda che mollo tutto e vengo davvero, sai? Detesto quando ti mettono
in mezzo in fottute beghe solo perché tu coglione come sei ti presti a
questi divertimenti di merda! -
“E a proposito di gelosia… io ci
bazzico da un paio di anni, con lui!” Pensò Jared ridendo
apertamente compiaciuto dalle sue reazioni esagerate.
- Sta
tranquillo, è tutto sotto controllo. -
Ma a quello
l’altro sembrò preoccuparsi ulteriormente.
- Ecco, è
quando dici così che mi fai incazzare perché significa che hai un
fottuto piano di merda che ti coinvolge e che a me non piacerà proprio
per un cazzo! -
- Tesoro, il
tuo linguaggio è una lieta buonanotte soave… ma ti consiglio di pensare
al lavoro, so che sei in piene riprese, quindi non pensarci minimamente
a venire! - Tuttavia qualcosa gli disse immediatamente che proprio nel
dirgli ciò l’aveva appena convinto che il suo intervento sarebbe
servito eccome.
- Un cazzo! - E
così dicendo il compagno mise giù bruscamente la telefonata.
Jared rimase
col cellulare in mano e guardarlo allibito immaginandosi il suo ragazzo
mollare tutto e gridare al proprio manager di trovargli il primo volo
per l’Europa.
“Ecco,
se viene anche lui i guai sono effettivamente reali!”
Pensò
inevitabilmente lanciando uno sguardo particolarmente affilato alla
causa di tutta quella situazione che si complicava sempre più a vista
d’occhio.
“Chissà
perché ora ho voglia di ucciderlo anche io.”
Ma poi si trovò
inevitabilmente ad immaginare anche l’arrivo del suo compagno in uno
scontro fra titani e non poté che ghignare sadicamente divertito.
“Ma
dopotutto perché no, potrebbe essere stimolante!”
Come se
esistesse qualcosa in grado di preoccuparlo!
Chester rimase
sveglio a pensare male di Mike tutta la notte in tutti i modi possibili
e immaginabili, non che rimanessero molte ore per dormire dopo la
sceneggiata a cui tutto l’albergo aveva assistito, ma se non altro
Jared gli aveva assicurato, prima di mandarlo a quel paese e andare a
dormire, che gli avrebbe dato una mano a sistemare le cose in qualche
modo e che non doveva preoccuparsi.
Chester non si
chiese nemmeno un istante perché diavolo stesse facendo tutto quello,
quello che contava era che l’avrebbe aiutato… anche se fermandosi a
pensarci un istante meglio ci arrivava al fatto che forse non era una
gran trovata lasciare che Jared si intromettesse ulteriormente.
Non aveva avuto
comunque i neuroni ben attivi, quando aveva accettato il suo misterioso
aiuto, di conseguenza avrebbe detto di sì anche alla proposta di farsi
monaco senza rendersene conto.
Vide bel bello
tutta l’alba aprirsi davanti ai suoi occhi segnati da due occhiaie nere
come la pece e nemmeno la notò nonostante fosse effettivamente un gran
bello spettacolo.
La saracinesca
della camera di Mike non si aprì nemmeno al teorico orario di sveglia
che era comunque presto viste tutte le cose della giornata che avevano
da fare, quindi finito il pacchetto da un bel po’ e cominciato con uno
di quelli del gruppo che lo stava gentilmente ospitando -si faceva per
dire visto che comunque era stato tutto il tempo in terrazza- fu
interrotto da uno scarmigliato Jared che aveva anch’egli dormito poco.
I capelli neri
erano tutti spettinati e l’aria arruffata così insolita su di lui
sempre sistemato al millimetro, era deliziosa a modo suo.
Jared, vedendo
Chester ancora dove l’aveva lasciato a guardare un cielo splendido
senza vederlo davvero, si intenerì decidendo una volta di più che a
modo suo doveva davvero riuscire ad aiutarlo.
“Dopotutto
è solo un idiota! Gli idioti vanno aiutati”
C’era da dire
che Chester aveva quel talento pazzesco per cacciarsi nei guai senza
sapersene poi districare.
Intenerito -o
impietosito- da quel suo lato, lo cinse con un braccio posandogli un
affettuoso bacio sulla spalla.
Chester che non
l’aveva sentito spuntare dalla porta finestra della sua camera,
sussultò girandosi svelto, credendo per un assurdo istante -o
sperando-che fosse Mike.
Ne rimase
deluso e si incupì ulteriormente abbattendosi ancora prima di
cominciare quel secondo giorno che sapeva perfettamente quanto duro
sarebbe stato.
Fu esattamente
in quel momento che la saracinesca di quella che in origine era anche
la propria camera, si aprì e con ancora il braccio di Jared attorno
alla sua vita che vi rimase più che intenzionalmente, Mike uscì dalla
camera tutto arruffato e scarmigliato a sua volta.
Per un momento
Chester andò in confusione dimenticandosi la notte tremenda, le
intenzioni di morte, le incazzature e tutto quello che era successo fra
loro.
Si dimenticò
anche di avere Jared abbracciato a sé -che continuava a rimanergli
volenterosamente appiccicato-.
Per un momento
vide solo Mike e la sua solita versione da risveglio traumatico, quando
coi capelli che si sparavano in ogni direzione e gli occhi piccoli
piccoli lo fissava cercando di capire in che parte del mondo fosse. In
quei casi Chester lo placcava come a rugby e lo schiacciava sul letto
con sé per coccolarselo.
Mike appena
sveglio era come un gattino, solo al guardarlo veniva una gran voglia
di coccolarlo.
L’istinto
l’ebbe anche quella volta sebbene tutto si fermò e tornò esattamente a
scorrere dal preciso punto in cui l’aveva lasciato.
Vide
istantaneamente Mike registrare Jared agganciato alla vita di Chester e
l’aria mite, dolce e sperduta si trasformò immediatamente in istinto
omicida bello e buono.
Lo guardò, non
fece altro, e proprio come il giorno precedente che era stato capace di
mettere a disagio molte persone solo con lo sguardo, senza dire o fare
cose particolarmente minacciose, Chester inghiottì a vuoto e si
divincolò istintivamente da Jared che lo lasciò andare ridacchiando.
Poi Mike non gli diede tempo di fare niente, senza aggiungere altro
tornò di filato in camera chiudendo la porta finestra, senza sprecarsi
a chiudere la saracinesca per impedirgli di spiarli.
Chester
naturalmente andò a vedere e attraverso il vetro notò Gerard ancora
ronfante della grossa sul proprio letto -sembrava in coma
profondo-mentre quello di Mike disfatto.
Dedusse che
avevano davvero solo dormito separatamente, probabilmente si erano
addormentati parlando.
Ma poi si
ricordò che -cazzo- l’aveva chiuso di proposito fuori ed un moto di
stizza si sostituì a quel vago e lontano senso di colpa che si stava
affacciando.
- E’ solo uno
stronzo, ecco cos’è! - Borbottò tornando in camera di Jared.
Si stava solo
cercando di convincere da solo che fosse così e che lui stesso non
avesse la minima colpa in tutta quella pessima situazione.
Il cantante dei
30 seconds to mars sfoderò uno dei suoi sorrisi accattivanti che
sembravano saperla lunga e guardando l’ora fece un paio di calcoli
veloci, dopo di che rientrò a sua volta preparandosi a dare il via al
suo splendido e geniale piano.
Piano, poi,
chissà per ottenere cosa!
Una
riappacificazione dei suoi due amici oppure una rottura definitiva?
O magari solo
per divertirsi quanto più poteva e basta?
Nemmeno
conoscendolo bene lo si sarebbe potuto capire, quel ragazzo era
l’imprevedibilità incarnato.