CAPITOLO
VI:
CHESTER
E MICHAEL
"Ci ho
provato duramente
E
sono arrivato così lontano
Ma
alla fine
Non
importa nemmeno
Dovevo
cadere
E
perdere tutto
Ma
alla fine
Non
importa nemmeno"
/In
the end/
Come
un deja-vu, Brad venne a chiamare Mike con la medesima identica aria
che aveva avuto il giorno prima quando era venuto a cercarlo in
camerino con Gerard.
-
Cosa sta combinando? - Chiese Mike stufo andando subito al punto,
sapendo perfettamente che Brad lo stava interrompendo dall’assistere al
concerto dei suoi amici solo per colpa di Chester.
Brad
fece una smorfia di difficile interpretazione, poi esasperato disse:
-
E’ nel nostro camerino che butta tutto all’aria… - Mike sospirò.
Non
ce la faceva più, quello era decisamente il culmine, il fatidico colpo
di grazia.
Poteva
cercare di mantenere la propria rabbia al minimo possibile ma quando
Chester continuava a colpirlo laddove il nervo era più scoperto, non
poteva certo esimersi dal togliere da sé ogni sicura.
Cioè
toglierla intenzionalmente.
Brad
vide infatti i suoi occhi scuri diventare repentinamente prima di marmo
e poi proverbialmente di brace.
Così,
ed il chitarrista ne era convinto, non li aveva ancora visti. Non
cambiare in una tale velocità fulminea.
Senza
intenzione di fare più di quanto non avesse già fatto, si fece indietro
e lo fece passare, dopo di ché lo vide sfilare come una scheggia verso
i camerini.
“O
lo uccide o fa pace! In ogni caso qualcosa fa!”
Pensò,
ma non seppe se sentirsi risollevato o cosa.
Quando
Mike irruppe nel camerino del gruppo, Chester era in piena attività
calcistica. Stava infatti prendendo ripetutamente a calci una sedia
ormai già bella che rotta dopo averlo fatto con una serie di altri
oggetti e buttato all’aria, guarda caso, tutti i vestiti e gli
accessori di Mike.
Non
che ne avesse molti ma quelli erano in giro alla rinfusa.
Mike
non si fermò, non si indurì, non si raggelò come solitamente faceva nel
tentativo di controllare un’enorme furia che normalmente era capace di
procurargli solo Chester.
Si
lasciò anzi intenzionalmente invadere da quell’ira mai sfogata
pienamente e con il sangue che ribolliva nelle vene insieme ad una
scarica violenta di adrenalina, lo raggiunse e prendendolo per le
spalle lo girò e lo spinse contro il muro.
Non
gli andò addosso e non lo schiacciò per bloccarlo, sapendo che avrebbe
anche potuto seriamente fargli male. Certamente quella botta che ora si
era procurato alla nuca era più che sufficiente.
Chester
rimase immobile, come se gli avessero staccato la spina momentaneamente
ed in quello Mike cominciò gridando come una furia, facendo eruttare un
vulcano inattivo da troppo tempo per essere ormai fermato.
-
SEI TU QUELLO CHE PROVOCHI E QUANDO IO RISPONDO A TONO COME MERITI NON
TI VA BENE! MI SPIEGHI CHE CAZZO VUOI DA ME? E’ DA QUANDO SIAMO
ARRIVATI CHE HAI VISTO COME REAGISCO ALLA GELOSIA E CHE FAI IN MODO DI
FARMELA USCIRE E QUANDO SUCCEDE TI INCAZZI E NON TI STA BENE! ORA HAI
COMINCIATO TU, HAI FATTO QUELLA SCENATA SUL PALCO CON JAY E POI CHE HO
RICAMBIATO ALLO STESSO MODO IO CON GEE NON TI E’ PIU’ PIACIUTO! TU
SAPEVI CHE STAVI SCHERZANDO COL FUOCO! LO SAI, CAZZO! ORA NON PUOI
VENIRMI A DIRE CHE NON TI PIACE SCOTTARTI! MI HAI PROPRIO ROTTO I
COGLIONI, CHESTER! SE UNO NON VUOLE DIRE O FARE QUALCOSA NON LA DICE E
NON LA FA! VAFFANCULO, CHESTER! VAFFANCULO DI CUORE! -
Che
fosse stato Joe a chiuderli a chiave dentro in modo da non farli uscire
prima di una soluzione, non se ne accorsero nemmeno.
La
rabbia aveva ormai dato alla testa a Mike che prese a girargli
vorticosamente ed improvvisamente lo stomaco vuoto dal giorno
precedente per aver saltato cena, colazione e pranzo, si sentì tutta in
una volta.
La
scarica violenta che aveva dato con quelle urla cominciò a fargli
sentire la testa pulsante ma non si mosse, non cedette, non si sedette,
non mostrò il minimo indebolimento.
Chester
ascoltandolo si perse in tre semplici parole.
‘Jay’,
‘Gee’ e ‘Chester’!
Non
‘Jared’, ‘Gerard’ e ‘Chez’ come avrebbe dovuto essere. Come sarebbe
stato giusto, almeno per lui.
Se
fino a quel momento era rimasto senza parole ed imbambolato dalla sua
esplosione inaspettata, lì si infuriò a sua volta e senza sentire più
alcun dolore per la botta presa, andò davanti a Mike a pochi centimetri
dal suo viso e senza toccarlo per lo stesso motivo dell’altro, cominciò
a rispondergli istericamente a sua volta:
-
CHESTER? CHESTER?! IO SONO CHESTER E LORO SONO JAY E GEE? MA CHI E’ CHE
TI SCOPA? LORO O IO? CHI E’ CHE TI STA DIETRO NEI TUOI ATTACCHI DI
SCLERO? CHI E’ CHE TI CURA SE TI TAGLI COME UN COGLIONE PERCHE’ DI
NOTTE VUOI FARTI I FRULLATI INVECE CHE DORMIRE? CHI E’ CHE NON TI
UCCIDE SE MI FAI MILLE SCHERZI DEL CAZZO? CHI E’ CHE TI HA DETTO FINO
ALLA NAUSEA CHE TI AMA, PORCA PUTTANA? FINO A SENTIRMI RIDICOLO? CHI?
LORO O IO? ED ORA SONO DIVENTATO CHESTER E DEVO ANDARE A FANCULO E TI
HO ROTTO I COGLIONI! E CHI CAZZO HA DETTO CHE SAREBBE STATO COMUNQUE
BELLO? NON IO, MICHAEL! -
Quello
invece fu il colpo di grazia per Mike il quale non si era mai sentito
chiamare col nome intero da Chester.
Mai,
nemmeno quando si erano conosciuti la prima volta.
Era
sempre stato Mike per tutti.
Sempre.
Ed
ora anche lui era diventato Michael e non poteva importargli che era un
modo per fargli capire come si era sentito a venir chiamato per intero
mentre gli altri avevano il loro fottuto diminutivo.
Non
gliene poteva importare.
Non
ora che la testa suonava la batteria a tutto spiano e che gli strumenti
più rumorosi possibili gli impedivano di sentire i propri stessi
pensieri e tutto quello che lo circondava.
Mike
fece una limpida espressione di dolore e subito dopo sentì le forze
cedergli di schianto col mondo che si rovesciava davanti ai suoi occhi.
Chester
lo vide come al rallentatore sebbene fosse tutto avvenuto in fretta.
Mike
impallidì, si irrigidì e poi si sciolse come burro sul fuoco. Quando
vide le sue pupille rovesciarsi all’indietro, si accasciò e lo prese
istintivamente abbracciandolo e attirandolo a sé.
Non
svenne, la sensazione delle sue braccia intorno al suo corpo a
sostenerlo diedero a Mike una scarica di adrenalina ulteriore che gli
restituì le forze per quel piccolo mancamento minaccioso, ma si tenne a
Chester ben volentieri senza la minima facoltà di ragionare e ricordare
tutti i mille motivi per cui ce l’aveva a morte con lui.
Si
tenne a lui aggrappandosi e nascondendo il viso contro la sua spalla,
scivolando nell’incavo del suo collo, accoccolandosi aspettando che le
forze tornassero e che la banda smettesse di suonargli La cavalcata
delle Valchirie.
Per
quel momento riusciva a ricordare solo che quello era Chester e che gli
piaceva essere stretto da lui, che era la sensazione che da sempre gli
aveva dato più pace e gioia, che non poteva smettere assolutamente di
abbracciarlo.
Rimasero
fermi, immobili ed in silenzio per dei lunghi secondi. L’uno stretto
all’altro, Chester a sostenerlo e poi, lentamente, senza rendersene
conto, col cuore che gli galoppava nel petto come un matto, ad
accarezzargli la nuca con quella dolcezza che solo Mike era sempre
riuscito a tirargli fuori, ma solo in privato.
Quando
si resero conto che respiravano entrambi con regolarità e che i battiti
erano tornati normali, Chester riuscì a parlare per primo facendo mente
locale su ciò che era appena successo.
Perché
ora come ora contava solo che Mike stesse bene, il resto erano cazzate:
-
Da quanto non mangi, testa di cazzo? - Certamente la dolcezza era
limitata solo alle carezze… ma Mike l’accettò di buon grado e infilando
le mani sotto la maglietta nera attillata del compagno, ritrovò altre
energie nell’emozione che la sua pelle riusciva a dargli ogni volta.
-
Da ieri a pranzo. -
Era
ormai la sera del giorno successivo.
Sera
inoltrata.
I
concerti erano in via di fine e molti degli altri artisti che avevano
già suonato se ne erano andati.
In
pochi comunque avevano capito o sentito la loro scenata e quei pochi
già sapevano tutto.
-
Sei proprio un idiota! Il cibo serve a qualcosa, sai? - Disse seccato
senza l’intenzione di mollarlo o adagiarlo su una sedia… bè, magari se
ce ne fosse stata una intera…
-
Non è che avessi fame, dopo aver litigato con te… -
Solo
lì si resero conto da quanto tempo stavano litigando.
E
per cosa?
Al
momento di rispondersi non seppero dirlo ma si sentirono idioti in
abbondanza.
-
Non sono solo io quello che esagera, allora… - Fece Chester seguendo un
pensiero al volo circa la sua mania di ingigantire tutto e reagire
sempre male.
Mike
non poté che farsi sfuggire un sorriso e con la calma che
l’indebolimento fisico gli aveva appena restituito, sospirò e alzò la
testa per guardarlo in viso.
Agganciò
i suoi occhi e in quel castano caldo ancora spaventati per averlo visto
vacillare a quel modo, disse piano e delicato come sapeva essere lui
nei momenti che lo richiedevano, o per chi non ce la faceva proprio:
-
Gelosia… ognuno ha il suo punto debole. Io odio fare le piazzate
davanti agli altri e riesco generalmente a controllarmi, ma se mi
tocchi i nervi che non devi, impazzisco! -
Chester
colse quel fra le righe meraviglioso e con il suo solito ego
esageratamente nutrito, chiese di proposito con un mezzo sorriso:
-
Punto debole? E quale sarebbe il tuo? Non la gelosia… la gelosia è il
mezzo che ti scatena… -
Mike
sorrise a sua volta scuotendo il capo. Sapeva che avrebbe voluto
sentirselo dire, scommettendo avrebbe vinto.
Stanco
e ancora privo di energie appoggiò la fronte sulle sue labbra e Chester
gliela baciò ascoltandolo dire senza il minimo imbarazzo quella che
sarebbe sempre stata l’unica verità fra loro:
-
Tu sei il mio punto debole, razza di idiota! - Questa volta un ‘ti amo’
non sarebbe stato più perfetto e romantico di quello.
Chester
continuò a sorridere compiaciuto sempre senza smettere di baciargli la
fronte, poi gli prese il viso fra le mani e muovendoselo a piacimento
contro la propria bocca, cominciò a ricoprirgli ogni centimetro di
pelle di piccoli baci.
Baci
che naturalmente, essendo di Chester, finirono per essere sempre più
umidi ed espliciti.
Infine
giunse alle labbra che per due giorni non aveva avuto e sapendo che
quello per lui era un record fin troppo insopportabile, mormorò:
-
Per ora ti mangi questo, poi ti darò qualcosa di più sostanzioso. - E
anche qua i doppi sensi si sprecarono!
Mike
sorrise mentre Chester fece proprie le sue labbra, fino a togliergli di
nuovo il fiato e a mescolare i rispettivi sapori.
Sapori
che si erano mancati, voglia dell’altro, bisogno e desiderio.
Un
desiderio che crebbe vertiginosamente scaldandoli fino a fargli
dimenticare ogni frase gridata, ogni insulto ed ogni ferita.
Tutto.
Perché
dopotutto si riduceva a quello.
All’enorme
e spropositato legame che li univa fino al punto da farli diventare
irrazionali ed esagerare a quel modo, andando fuori rotaie e sbagliando
in ogni modo possibile.
Ma
sempre in perfetta sincronia!
Ora
che si erano ritrovati, il resto potevano anche accantonarlo perché ciò
che avrebbero notato non sarebbe più stato quanto tempo l’uno passava
con un altro, ma quanto bene stavano insieme fra di loro.
Semplicemente.
Usciti
dando un poco ‘delicato’ calcio alla porta del camerino chiuso a
chiave, Chester si mostrò tenendo Mike a braccetto.
Solo
per quello tutti quelli coinvolti nei loro litigi esternarono un largo
sorriso contento, quindi non sapendo i retroscena Chester glieli
sbraitò poco paziente:
-
Questo coglione deve mangiare qualcosa che a stento si regge in piedi!
Non mangia da ieri a pranzo, peccato che non abbia passato queste
trenta ore senza fare niente… -
Gerard
che coi suoi stava tornando in albergo affiancò Mike dall’altra parte e
con faccia tosta disse al volo:
-
No di certo, visto che intanto ha litigato con te in tutti i modi un
essere umano può litigare con un uomo di Neanderthal! - Senza pochi
veli gli aveva appena dato del cavernicolo e si poteva solo immaginare
se l’aveva fatto per la sua ottusità o per i modi bestiali che aveva di
vivere le relazioni.
Probabilmente
entrambi.
Mike
gli lanciò un’occhiata implorante che indicava di non esagerare visto
che avevano appena fatto pace e che non ci teneva a riprendere. Chester
grugnì un insulto più diretto che non fece lo stesso effetto di quello
fantasioso di Gerard e questi soddisfatto di aver poi avuto in realtà
l’ultima parola, disse ancora a Mike come se l’altro non esistesse
proprio:
-
Ora capisco come hai fatto a dimagrire tanto negli ultimi anni… sai, di
volta in volta che ti vedevo eri sempre più magro ed ora devo dire che
sei nel tuo peso forma ideale. Non che prima fossi grasso, non lo sei
mai stato, ma magari qualche chilo da buttar giù l’avevi. Adesso sei un
figurino ed insomma, non capivo proprio come ci riuscissi… bè, ora ho
capito! -
La
loquacità gli tornò e Mike non poté che ridere a quella sua seconda
uscita che era anch’ella un insulto per niente velato a Chester ma
comunque non pesante e soprattutto non da reazione catastrofica.
L’interessato
infatti non proferì parola a riguardo pensando che dopotutto quel
fiammifero vivente aveva ragione, visto che ogni volta che litigavano
Mike non mangiava per giorni. E non è che non litigassero proprio mai…
-
Dai, facciamoci una cena tutti insieme come si deve… - Esordì Mike
cambiando discorso, non voleva mettere altra benzina sul fuoco, si
erano chiariti e a modo loro scusati, non aveva la minima voglia di
tornare al punto di partenza.
Chester
gliene fu grato, ma poi registrando quel tutti insieme lo guardò
interrogativo e sospettoso.
-
Sì, tutti insieme… chiama anche Jay… - Poi rivolto a Gerard che
ghignava con un che di sadico: - Vi va un boccone con noi? -
Gerard
ovviamente rispose con un più che volenteroso ‘Ma certo, muoio di
fame!’ e Chester borbottò qualcosa di incomprensibile fra sé e sé.
-
Cosa? - Chiese Mike con aria di pronto rimprovero. Non voleva davvero
che ricominciasse…
Capendolo,
Chester si affrettò a rispondere cambiando pensiero al volo:
-
Niente, dicevo che Jay sarà sicuramente impegnato con Colin, dubito che
abbiano già finito… -
-
Finito cosa? - Chiese Joe che aveva ascoltato la conversazione. Tutti i
presenti lo guardarono increduli che avesse fatto davvero quella
domanda visto che era evidente la relazione fra Jared e Colin, quindi
alzate le spalle rispose candido: - Bè? - No, non ci era arrivato
davvero e questa era la bellezza di Joe.
L’ingenuità
per tutto ciò che riguardava i fatti degli altri ed invece una
creatività senza limiti per quel che abbracciava qualunque altra cosa,
specie gli scherzi per cui poi coinvolgeva sempre sistematicamente il
fedele Mike.
Le
risate che si levarono fra tutti, Linkin Park e My Chemical Romance che
camminavano insieme verso le macchine, furono il suono migliore di quei
due giorni passati insieme.
Un
suono che era davvero mancato.
Quando
Jared e Colin li raggiunsero al ristorante esclusivo che avevano scelto
che cucinava specialità tipiche del luogo, gli altri avevano già
ordinato e cominciato con gli antipasti.
Sedutisi
Colin si guardò intorno mentre Jared salutava gli altri con educazione
-cosa che l’altro aveva dimenticato di portare con sé quando era nato-,
quindi con marcata incredulità chiese:
-
Come diavolo avete fatto a cacciare i ficcanaso del cazzo? -
Effettivamente nei paraggi non c’era nessun paparazzo o ammiratore
pronto ad interromperli, cosa a cui evidentemente l’attore non era per
niente abituato.
Mike
rispose con un gran sorriso:
-
Ci sono i ristoranti apposta… quelli dove i personaggi pubblici possono
andare a mangiare in pace senza essere disturbati. -
Chester
allora puntualizzò col suo solito linguaggio fine che era perfettamente
in linea con quello di Colin:
-
Ristoranti anti ficcanaso del cazzo, appunto. -
Al
che con un sorrisino ironico Jared commentò:
-
Dovreste fare una canzone insieme… sarebbe balsamo per le orecchie di
chiunque… -
-
Sì, tre strofe di insulti urlati! - Fece eco Mike ridendo beccandosi le
occhiatacce dei due interessati -e poi Colin quella di Chester per
averlo appunto guardato male!-
-
Bè, sarebbe originale! Ormai tutti puntano sulla musicalità, l’armonia,
l’intonazione ed un senso profondo dei testi… e la spontaneità sta
andando sempre più a puttane! Io una canzone così l’ascolterei! - Chi
se non Gerard?
- E
non avrei dubbi! - Fece eco Frank ridendo.
-
Di certo sarebbe spontanea! - Ribatté Mike immaginandosi una canzone
simile fatta proprio da quella coppia che tutto sommato per certi versi
poteva essere davvero in sincronia perfetta.
I
due interessati si guardarono mentre gli altri ridevano e non capendone
il motivo, nel dubbio fecero un perfettamente sincrono dito medio alla
tavolata scaturendo l’ilarità del gruppo più insolito che si fosse mai
formato, se non altro per l’unione di tre band che così insieme non
erano mai state se non divise a coppie.
-
Col, non te l’ho più chiesto, ti è poi piaciuta la nostra versione di
Justify my love? - Chiese Jared con un sorriso furbo che la diceva
lunga sulla sua sanità mentale. Tutti i molti paia di occhi si
puntarono a saetta su di lui chiedendosi se non fosse del tutto andato.
Tirare in ballo proprio ciò che aveva scatenato le ire funeste di Mike
e Chester era certamente da insani dentro, ma chiedere cosa ne pensasse
il suo gelosissimo ed irascibile compagno era proprio suicida!
Dal
gelo assoluto calato improvviso sul tavolo cominciò a sentirsi una
netta fonte di calore. Anzi, per la precisione due.
Due
forni a legna che bruciavano in direzione di
Dio-solo-sapeva-cosa-avesse-in-testa Jared.
Ma
siccome Colin lo fulminò grugnendo un diretto e brutale: - No! - che
tutti si erano aspettati come minimo, Jared non contento si rivolse a
Mike accanto al furente Chester.
- E
a te? Non ci hai detto niente… era una sorpresa, piaciuta? - Ancora il
dito sulla piaga ben volentieri e con coscienza -sì? Ce l’aveva?-
Mike
sentì Chester tendersi accanto a lui e mentre la sua temperatura
scottava vertiginosamente dando una perfetta visione del suo tasso di
violenza che saliva a vista d’occhio, gli mise svelto una mano sulla
coscia, sotto al tavolo, quindi sorridendo con gran tranquillità e
altrettanta faccia tosta, dimostrò di essere tornato l’autentico Mike
che i suoi amici conoscevano:
-
Non si è capito? La risposta con Gimmi more doveva essere evidente…
assisterei volentieri a tutto il repertorio di Madonna se a farlo siete
voi due insieme! -
Jared
compiaciuto da quella risposta inaspettata sorrise sicuro di sé, ma a
concludere l’argomento una volta per tutte e a porlo su un altro piano,
uno che non fosse più la tensione fra Chester e Mike ormai passata, fu
Gerard che con aria quasi demoniaca lo fissò dicendo la sua:
-
Poi però tu devi essere pronto alle nostre risposte con tutto il
repertorio di Britney Spears! -
I
due cantanti si guardarono per un lungo momento mentre tutti gli altri
trattenevano il fiato. Certamente se Jared e Chester erano stati
provocanti, Gerard e Mike non erano stati da meno.
E
comunque definirli provocanti era anche poco.
Avendo
usato la chiave rock non erano stati niente di improponibile, però
l’impronta volutamente erotica che ci avevano dato rimaneva.
Eccome
se rimaneva.
Decisivo
l’intervento di Brad, l‘esperto di Britney Spears:
-
Peccato che Britney abbia un repertorio più da night club di Madonna,
considerandole globalmente! - Ed era anche vero, non c’era che dire…
Furono
così Chester e Colin a mettere definitivamente la parola fine a quel
delirio di sfide allucinanti -e da come gli occhi di Jared e Gerard
brillavano agganciati c’era effettivamente da credere che l’avrebbero
poi fatto veramente- e con il medesimo tono burbero e minaccioso,
dissero:
-
Se la fate sarà l’ultima fottutissima cosa che canterete! - Nemmeno si
fossero messi d’accordo!
Tutti
stupiti per la loro sincronia invidiabile, risero anche del fatto che
Chester si fosse già subito tirato fuori dall’ipotetica sfida
nonostante dovesse essere parte integrante della stessa insieme a Jared.
Mike
così gli strinse di nuovo la mano sulla coscia e mentre Chester gliela
prendeva senza farsi vedere da nessuno, Gerard e Jared cominciarono un
confronto alquanto interessante sulle canzoni alternative piene di
parolacce, convinti che Chester e Colin ne avrebbero assolutamente
dovuta fare una per sfruttare quella loro dote speciale!