CAPITOLO
VII:
MI
SEI MANCATO
“io voglio
guarire, voglio provare sensazioni, quello che pensavo non era mai la
realtà
voglio
lasciare andar via il dolore che ho provato fino adesso
cancellare
proprio tutto il dolore
io
voglio guarire, voglio provare sensazioni, sentirmi vicino a qualcosa
di vero
voglio
trovare qualcosa che ho voluto fino adesso
qualche
luogo a cui appartenere “
/Somewhere
i belong/
Non
fecero troppo tardi poiché l’indomani alcuni di loro avrebbero dovuto
suonare e dal momento che due nello specifico non avevano riposato
molto in quei giorni e che ora cominciavano a sentire la tensione che
si scioglieva senza pietà lasciandoli privi di forze, decisero di chiudere
la piacevole ed inattesa serata tornando in albergo.
Con
saluti allusivi a destra e a manca in direzione delle varie coppie,
ognuno si chiuse nella propria stanza -Jared e Colin se ne erano presa
una a parte naturalmente dal momento che molte band ormai se ne erano
andate- per riposare e passare il resto della notte in santa pace.
Mike
e Chester finalmente riuscirono a mettere piede in quella che
inizialmente era la LORO e che poi non avevano praticamente mai visto
insieme!
Chester
lo notò con ironia:
-
Finalmente riesco ad usare quella che doveva essere la mia fottutissima
camera! -
Mike
ridacchiò svuotando le tasche sul comodino. Si sentiva decisamente
bene, ora, dopo aver mangiato come un tacchino del ringraziamento e
merito era anche della pace con il compagno.
Ripensò
divertito alla notte precedente, quando si era chiuso dentro arrabbiato
con lui e sebbene in parte si sentisse effettivamente in colpa per aver
un tantino esagerato, dall’altra era anche pienamente soddisfatto di sé
poiché gli aveva dato una gran bella lezione. Sicuramente Chester non
l’avrebbe mai dimenticata!
-
Potevi andare da Brad e Rob… - Poi sembrò ricordarsi di una cosa e si
corresse con una strana espressione particolarmente indecifrabile: -
Magari meglio da Joe e Dave… -
Chester
lo fulminò un istante con lo sguardo perché aveva osato tirare in ballo
con tanta naturalezza qualcosa di cui non era di certo felice:
-
Joe e Dave non mi hanno nemmeno sentito mentre facevo tutto quel
casino! Erano tutti fuori sul piano e loro in catalessi! -
-
Sì, bè, è da loro… - Commentò Mike rendendosi conto del sonno irreale
che avevano quei due.
- E
Brad e Rob sono usciti ma… - A quello Chester si interruppe
ricordandosi di un dettaglio che sul momento aveva completamente
ignorato. In un flash rivide l’istante in cui Rob usciva dalla camera
in boxer e Brad se lo trascinava dentro tenendoselo come se fosse il
suo pupazzetto privato. Si rese conto -a scoppio non ritardato ma molto
di più- che quello era il tipico comportamento suo nei confronti di
Mike e realizzandolo esclamò come se avesse scoperto l’America e fosse
il primo ad averla avvistata: - AH! MA STANNO INSIEME! -
Mike
non poté che scoppiare a ridere piegandosi in due sul pavimento.
Chester si immobilizzò fissandolo in piedi come se fosse impazzito, poi
cominciando a seccarsi disse:
-
Bè, che diavolo hai? Non mi credi? Guarda che quando Rob mi ha detto di
venire nella loro camera Brad se l’è trascinato dentro incazzato ed era
proprio come quando qualcuno ci interrompe mentre facciamo le nostre
porcate! -
Mike
finì per appoggiarsi con le mani al pavimento mentre singhiozzava dal
ridere:
-
Diavolo, Chez, te ne sei accorto solo ora? - Riuscì a dire fra una
lacrima e l’altra.
Chester
rimase in silenzio per un po’ a fissarlo come se fosse un verme
strisciante della peggiore specie e con un impulso fortissimo di
schiacciarlo con un piede, l’ammonì scorbutico:
-
Piantala Mike! Non era così evidente! -
Ma
Mike non riusciva proprio a smettere ed ormai si stava anche rotolando
tutto steso ai suoi piedi:
-
Invece sì! Perché pensavi che avessero voluto anche loro la camera da
due come noi? -
Chester
era rigido come un manichino mentre combatteva con la voglia di
calpestarlo, come diavolo si permetteva di prenderlo in giro e ridere
di lui a quel modo?
Evidenziando
il broncio come se fosse un bambino di cinque anni, ringhiò:
-
Che cazzo ne so, perché non gli piace Joe che russa come un trattore! -
Mike
si girò a pancia in giù battendo le mani sul pavimento, ormai non
riusciva più a fermarsi e la cosa gli pareva talmente esilarante che
sentiva un gran bisogno di raccontarlo anche a Brad. Detto fatto si
mise a gattonare, sempre rigorosamente ridendo in modo anche alquanto
imbarazzante, dirigendosi verso il comodino dove aveva lasciato il
proprio cellulare.
-
Che cazzo fai? - Chiese Chester incattivito come una iena.
-
Lo devo dire a Brad! - Mormorò fra i sussulti delle proprie risa. Fece
appena in tempo a prendere l’apparecchio che Chester cedette ai propri
istinti omicidi e credendosi un placcatore di rugby gli si buttò
letteralmente addosso schiacciandolo ed uccidendolo per un attimo.
Tempo
per Mike di recuperare anima, polmoni e cuore finiti all’Inferno,
Chester si era impadronito del suo telefonino e l’aveva scaraventato
sul letto più lontano e dal momento che nemmeno la morte era riuscita a
farlo smettere di ridere, lo prese in una morsa da lottatori di sumo.
Circondato e agganciato da dietro con le gambe, un braccio l’aveva
messo intorno al suo collo per strozzarlo mentre con l’altra mano gli
tappava la bocca per farlo smettere di ridere, stufo di essere preso
per il culo in quel modo.
Mike
naturalmente che non ci stava ad essere messo a cuccia in quella
maniera brutale e crudele, reagì svelto come un’anguilla e girandosi lo
schiacciò sotto di sé con la schiena, dopo di che si liberò dalle sue
braccia mordendolo. Fu quando riprese l’aria a pieni polmoni che
ritrovò anche le forze che per un attimo gli erano venute a meno, così
senza perdere tempo a parlare si tolse le scarpe, si slacciò i
pantaloni e sfilò via da sopra lasciandogli giusto quelli alla sua
presa da animale.
Una
volta libero gattonò velocissimo per la stanza senza perdere tempo ad
alzarsi in piedi e scappare come si doveva.
Chester
dopo un primo momento di stordimento per l’abilità con cui si era
liberato, lo rincorse allo stesso modo senza perdere tempo, cominciando
a ridere come un idiota, divertito come da tempo non gli succedeva.
Erano
anche questi lati profondamente demenziali che amava di Mike, non solo
quelli seri, riflessivi ed emotivi che gli permettevano di parlare di
sentimenti con facilità. E non erano nemmeno solo quelli che gli
piacevano. Erano anche e forse soprattutto i suoi difetti, i suoi
isterismi, i suoi scatti esagerati inaspettati, le sue manie buffe, le
sue fisse esasperanti, la sua capacità di non cavarsela da solo nelle
cose elementari ed invece di riuscire perfettamente in quelle più
complicate.
Quel
suo bisogno di qualcuno costantemente accanto che facesse un po’ da
parafulmine, un po’ da infermiere, un po’ da guardia del corpo, un po’
da confidente, un po’ da ancora, un po’ da tutto quel che gli serviva e
non solo, soprattutto qualcuno che sapesse farlo uscire di testa di
tanto in tanto per tirargli fuori ciò che altrimenti cercava di
contenere con tutto sé stesso, finendo per diventare un potenziale
paziente in lista per un trapianto di fegato!
In
poche parole Chester amava tutto di Mike, perfino quando finiva per
urlargli contro.
Quando
gli agguantò la caviglia strattonò fermandolo, quindi con le mani tentò
di risalire sulle gambe per raggiungerlo sulla schiena ma fu quando
ebbe a portata di mano solo i suoi boxer che Mike tornò a tirare per
scappare.
Anche
quella volta si ritrovò coi suoi vestiti in mano.
Ora
il suo compagno più demente che mai se ne andava gattonando per la
camera solo con la maglia e completamente senza boxer, pantaloni e
scarpe.
Chester
si fermò ammirando quello che gli appariva come un capolavoro di
idiozia, quindi continuano a ridere convulso disse:
-
Fottuto schizzato! -
Mike
rise a sua volta fermandosi a distanza debita per prendere fiato,
quindi lo guardò in ginocchio e si rese conto di avere ancora le
lacrime agli occhi per il ridere.
Davvero
era da troppo che non lo faceva così con lui perché si perdevano a fare
gli imbecilli infantili.
Era
anche questo che li teneva uniti e che rafforzava tanto il loro legame,
perché insieme non facevano solo canzoni e sesso, ma parlavano di tutto
confidandosi ogni cosa e soprattutto facevano gli idioti insieme in
perfetta sincronia, senza preoccuparsi di essere troppo grandi per
certi giochi deficienti.
-
Non mi prenderai mai! -
Esclamò
volendo continuare quella cosa che aveva spazzato via tutti i problemi
di quei giorni.
-
Guarda che hai finito i vestiti! Ti rimane solo quella fottuta maglia!
- ghignò Chester chiedendosi quanto sarebbero andati avanti.
Sembrava
oltretutto sentirsi perfettamente a suo agio con le parti intime
completamente esposte.
Del
resto era con Chester…
Ghignando
allo stesso modo Mike assunse presto un’aria decisamente preoccupante e
sembrando una a caccia di ulteriori guai, lo puntò col dito e disse:
-
Non mi avrai mai! - E questo fu un colpo di genio.
Chester
capendo che non alludeva a quella stupida lotta ma a ben altro che era
ovvio volesse fare prima di dormire, alzò un sopracciglio scettico
quindi senza perdere tempo a chiedergli se fosse serio, raccolse la
sfida -figurati se poteva rifiutarla- scagliandosi velocissimo su di
lui con uno scatto incredibile.
Mike
che non si aspettava che non polemizzasse in alcun modo partì in
ritardo e riuscì a fare poca strada poiché fu agguantato subito e
questa volta evitò di tenerlo per la maglia.
Chester
lo schiacciava a terra pur lui si dimenasse come un indiavolato, quindi
agguerrito allo stesso modo lo morse sul fianco per neutralizzarlo.
Gli
lasciò un gran bel segno e dall’urlo senza riserve di Mike tutti
dedussero che o si stavano ammazzando o stavano facendo sesso selvaggio.
In
ogni caso nessuno sarebbe intervenuto.
Mike
riuscì a girarsi a pancia in giù e a staccarsi i denti di quella bestia
del suo ragazzo dalla propria carne che gli pulsava dolorante, quindi
facendo forza sulle braccia cercò di trascinarsi via e sgusciare di
nuovo dalla sua presa.
Senza
successo naturalmente visto che ormai Chester non l’avrebbe più mollato.
-
Non dovevi sfidarmi tirando in ballo il sesso, mio caro! - Disse
vittorioso e malizioso osservando il suo delizioso sedere a portata di
viso mentre con le braccia lo cingeva tenendolo sotto di sé ancorato al
pavimento.
-
Ma chi ha parlato di sesso? - Fece col fiatone Mike beccandosi un altro
gran morso proprio sulla chiappa! - AHIA! CHESTER SEI UN ANIMALE! -
Ma
subito dopo i denti cominciò a sentire un’altra sensazione sulla pelle
che non era nemmeno lontanamente paragonabile al dolore appena provato.
Infatti
Mike smise istantaneamente di lottare e dimenarsi, quindi completamente
sciolto divenne in un istante creta fra le sue mani.
O
per meglio dire sotto la sua lingua che stava, proprio come un animale,
leccando dove l’aveva ferito.
Dopo
aver ‘curato’ il morso e notato che non cercava più di scappare, lo
mollò per aiutarsi con le mani a prendersi meglio cura della parte
anatomica di Mike che al momento lo interessava di più.
Si
fece strada fra i glutei e con pazienza certosina, fra le dita e la
lingua, continuò a stimolare la sua apertura sempre con maggior
decisione, procurando via via un piacere sempre più crescente.
In
un attimo la lotta e le cavolate furono dimenticate e Mike venne
investito dalla prima ondata di calore nella quale cercò di ricordare
quand’era stata l’ultima volta che erano stati così.
Certamente
oltre due giorni prima.
Fra
i primi sospiri sommessi, Mike si incurvò dandogli un migliore accesso
della parte di cui si stava occupando e Chester se la prese ben
volentieri fermandosi nel sentirlo gemere.
Non
voleva che fosse così veloce.
Si
staccò e salì sulla schiena, quindi raggiunto l’orecchio con le labbra
cominciò a delinearlo languidamente fino a che sentendo Mike piegare la
testa per porgergli quest’altra parte di sé in un chiaro messaggio,
sempre lì mormorò roco e malizioso:
-
Sembri in astinenza! - Ma Mike stava ormai cominciando a sconnettersi e
con i ragionamenti ridotti al minimo termine da quei piaceri che già lo
stimolava, rispose con tutta la sincerità di cui disponeva:
-
Lo sono… - a Chester la sua spontaneità piacque come gli piaceva
sempre, così scese sul collo succhiando fino a lasciargli un altro
segno sulla pelle accaldata. Per la lotta di poco prima la vena pulsava
ancora intensamente e non si placò per colpa della sua bocca che scese
con calma facendosi sentire con esperienza sulla schiena scoperta.
Tirata
su la maglia prese a riservargli lo stesso trattamento in più punti
fino a che non giunse sul fianco che prima aveva morso crudelmente. Il
segno dei denti era ancora evidente e con un mezzo sorriso curò con la
lingua anche quella parte evitando di succhiare come aveva appena fatto
altrove.
Mike
si rigirò lento fra le sue mani fino a tirarsi su seduto trascinandosi
Chester. Si guardarono respirando appena, erano così vicini che
sentivano i loro fiati contro il viso. Rimasero a contemplarsi con
estrema attenzione, come volessero imprimersi solo quel momento e non
tutti gli altri precedenti.
Quando
ne furono abbastanza soddisfatti, Chester fece per annullare quel
centimetro rimasto fra le loro labbra ma Mike indietreggiò col capo
impedendoglielo, quindi con quel mezzo sorriso che prima gli aveva
fatto contro la pelle gli prese i lembi della maglia e gliela sfilò per
sopra. Chester l’assecondò facendo altrettanto con l’unico indumento
che a Mike rimaneva e così quella famosa distanza fu finalmente
annullata proprio da quest’ultimo.
Una
volta a contatto, aprirono subito le labbra incontrandosi con le lingue
che trovandosi trasmisero mille scariche elettriche.
A
parte in camerino qualche ora prima per pace fatta, non c’erano stati
baci in quei due dannati giorni.
Niente
di sentito, emozionante e sentimentale.
Niente
di niente.
Si
diedero quel bacio come se fosse il primo dopo mesi e lo vissero come
potenziale ultimo.
Impossessati
inizialmente con calma delle rispettive bocche, si fusero in un
crescendo emotivo che fece girare ad entrambi la testa e dimenticare
ogni cosa.
Tutto.
Persino
che erano per terra e che avevano poche ore per dormire prima
dell’ultimo giorno di festival e che prima si erano detti peste e corna
ferendosi quanto mai in quegli anni avevano fatto.
Nel
bacio le mani di Mike si mossero febbrili sul corpo di Chester
carezzandolo con bisogno crescente, ne aveva sentito una mancanza
allucinante. Giunto ai jeans stretti glieli slacciò e cominciò a
frugarlo nell’inguine fino a raggiungere il suo punto di piacere che lo
fece gemere sulle sue labbra che aprì nel sentirsi massaggiare con
intensità.
Mike
tenne la sua lingua succhiandogliela, poi fece altrettanto col labbro
fino a che non rimase lambita fra i suoi denti.
Quando
fu vicino al massimo piacere smise di toccarlo e lo spinse giù con
autorità, Chester adorava quei suoi modi di fare, quando prendeva il
sopravvento con sicurezza controllandolo a piacimento.
Adorava
farglielo fare sebbene poi fremesse per prenderlo e farlo suo fino a
sentirgli sussurrare il suo nome abbreviato con la stessa voce che
usava in My december, e che quel pomeriggio aveva usato per Gimmi more.
Perché quello era il tono che usava quando facevano l’amore.
Percorse
con le labbra il suo corpo lasciandogli umide scie e concentrandosi nei
punti che Mike sapeva erano i suoi deboli, ad ogni sussulto, ad ogni
volta che le sue dita si chiudevano fra i suoi capelli neri che gli
solleticavano la pelle, ad ogni ‘Mike’ strascicato, questi lo torturava
solleticandolo e stimolando in particolare laddove Chester impazziva.
Quando
poi giunse ai jeans aperti glieli sfilò ricoprendolo di ulteriori
piccoli baci e soffi mano a mano che lo spogliava.
Infine
tornò sul suo inguine ma questa volta con la bocca, riprese da dove si
era interrotto con le mani e Chester gli cinse il capo con le gambe,
agganciandosi e spingendo col bacino contro la sua bocca, chiedendo
impetuosamente sempre di più.
E
di nuovo quella sensazione di follia interrotta con crudeltà e solo per
farlo godere mille volte oltre il normale quando finalmente gli avrebbe
concesso l’orgasmo.
Chester
si lamentò con un paio di imprecazioni seccate, per quanto fosse
cosciente che Mike sapeva farlo godere come nessuno, quando si
ritrovava fra le sue mani gli sembrava pura tortura eppure era incapace
di ribellarsi.
Lasciarlo
fare era il suo modo di concedersi a lui senza remore e riserve ed il
compagno lo sapeva.
Dopo
l’inguine scese nella parte sottostante alzandogli le gambe per
prendersi quell’accesso che doveva essere suo e solo suo.
Nell’impossessarsene
con la bocca e nel penetrarlo con le dita, Mike non poté che farsi
cogliere dalla propria sensazione di gelosia cieca di quei giorni,
quando via via era sempre più impazzito sentendosi messo da parte per
uno che considerava il suo punto debole, quando non era stato più
capace di controllarsi nel vederlo girare con Jared, quando aveva
sbagliato esagerando nel dargli contro.
Ritrovandosi
catapultato in quei momenti per lui tragici dove aveva totalmente perso
il controllo, si era sentito prendere da un impeto particolarmente
intenso e continuando con decisione sembrò quasi che cercasse di
lasciare il proprio segno sul suo corpo per ricordargli che era
proprietà privata e che non poteva più permettersi di fare lo stronzo
con qualcun altro.
Chester
capì immediatamente a cosa stesse pensando ma si guardò bene
dall’interromperlo visto quanto piacevole fosse quel suo modo di fare.
Talmente piacevole da finire per gemere sempre più forte chiamando il
suo nome fino a farsi sicuramente sentire nelle stanze accanto.
A
quello Mike si rese conto di essere di nuovo partito e riscuotendosi si
alzò ritrovandosi come in apnea. Chester lo guardò seccato per
l’ennesima interruzione e guardando la sua espressione mortificata e
sconvolta capì che era un suo chiedergli ulteriormente scusa.
Fu
così che si alzò e intrecciando le dita alle sue se lo portò con sé sul
letto stendendolo sopra.
Intenerito
lui stesso di quell’emozione che era evidente in Mike, gli si sistemò
dietro cingendogli il torace con le braccia, aderì i corpi stesi di
lato e come se fossero creati così, Chester girandogli la testa il
necessario per giungere alle sue labbra, entrò in lui con quella
dolcezza che non usava mai con nessuno se non con Mike in privato.
Sentendolo
dentro questi si rilassò subito prendendolo come un suo accettare le
proprie scuse per aver esagerato in quei giorni e chiedergli perdono a
sua volta per lo stesso motivo.
Non
ebbero bisogno di parlare, sapevano che era così e abbandonato a lui
gli si concesse in tutti i modi una persona potrebbe farlo col proprio
compagno.
Fisicamente,
spiritualmente, mentalmente.
In
simbiosi perfetta con Chester assecondò i suoi primi movimenti lenti e
sommessi che cominciarono a crescere nel sentirlo partecipe.
Staccandosi dalla sua bocca e smettendo di baciarsi, Mike premette la
nuca all’indietro sulla sua spalla mentre Chester si perse sul sapore
del suo collo salato per quel leggero velo di sudore che lo imperlava.
Con
le mani un po’ lo teneva contro di sé ed un po’ gli dava ulteriore
piacere occupandosi anche della sua erezione che reagiva al suo tocco,
fu così che il ritmo continuò a salire raggiungendo picchi presto
incontenibili, dove si muovevano l’uno nell’altro con frenesia e sempre
con frenesia chiamavano i loro nomi, con le voci che avevano usato
quello stesso giorno per provocarsi in canzoni che di certo non
avrebbero più rifatto.
Lamenti
sempre più intensi e sentiti, richieste di non fermarsi e di andare più
forte, corpi che ormai si spingevano l’uno contro l’altro insieme in
sincronia ed un furore bruciante capace di sconnetterli all’istante e
di ricomporli sempre l’uno nell’altro ma altrove, in un culmine
finalmente raggiunto perfettamente insieme.
Perfettamente
nel piacere più sconvolgente e potente.
Si
riebbero dopo un paio di secondi dove i respiri ansimanti diedero loro
un po’ tregua, pulsavano dopo aver tremato convulsamente e lo stesso
sapore della pelle si mescolava coi corpi allacciati e stretti l’uno
all’altro.
I
cuori che faticavano a tornare normali.
Chester
lasciò un paio di piccoli baci sul collo di Mike laddove l’aveva
succhiato nel culmine del momento, quindi il compagno girò di nuovo la
testa cercando la sua bocca che trovò in un dolce e calmo bacio che
diede loro la perfetta visione di quanto erano rimasti coinvolti in
quell’atto di amore.
Intrecciate
di nuovo le dita fra loro, non si mossero di un millimetro mantenendo
quella posa laterale dove Chester abbracciava Mike da dietro.
Riuscirono
a guardarsi per quanto possibile e in quello spiraglio di sguardi si
capirono di nuovo senza bisogno di dirselo.
Perché
ormai erano giunti a quel livello. Un livello dove ormai potevano anche
stare in mezzo a chi minacciava in qualche modo il loro equilibrio che
sarebbe poi finita sempre bene.
-
Mi sei mancato. - Disse poi Mike regalandogli il suo sorriso pieno di
quei sentimenti che non si vergognava a vivere e dimostrare.
Chester
si accomodò con la testa sul cuscino, dietro alla sua, invitando Mike a
fare altrettanto e mettersi comodo a sua volta, quindi con un sorriso
fugace estremamente simile al suo, disse sapendo di non essere visto ma
conscio che l’altro comunque sapeva che stava facendo una di quelle
espressioni che definiva ‘da fesso’:
-
Anche tu. -
Il
loro ‘ti amo’ li cullò in un sonno che finalmente riuscirono a fare
insieme e in modo appropriato.
Decisamente
appropriato.
Nonostante
i rispettivi enormi difetti che spesso potevano farli uscire di strada,
quello che poi contava era che sapevano ricordarsi dei pregi che li
aveva avvicinati e fatti innamorare e ancora una volta ci erano
riusciti.
Non
dopo considerevoli fatiche, ma ci erano riusciti.