NOTE:
ecco il tanto atteso seguito che in molti mi hanno chiesto, spero vi
piaccia e che chi lo aspettava sia contento, ora. Dunque, preciso che è
vero che i medici sospettavano meningite, per Chester, ma poi non si
trattava di quello ma di una cosa simile, hanno detto. Io naturalmente
quando ho scritto le altre due non lo sapevo perché è stato reso noto
solo in seguito, così ho rimediato in questo modo.
Che
poi nel
finale mi sia venuta su una terza fic chiamata Recupero, penso che non
interessi a nessuno… no? ^O^
Vabbè,
ora la
pianto e vi lascio leggere…
Ringrazio
tutti
quelli che hanno letto e commentato le altre e che lo faranno con
questa.
Buona
lettura.
Baci Akane
GUARIGIONE
Quando tornò
nella suite la prima cosa che Mike notò fu l’assenza di Chester dal
letto.
Corrugando
la
fronte spostò gli occhi per l’intero spazio cercando tracce della sua
presenza, tracce che fastidiosamente non trovò.
-
Chez sei in
bagno? - Chiese augurandogli che fosse così visto che l’idea
alternativa non era decisamente raccomandabile!
Tese
l’orecchio
aspettandosi dei rumori di qualunque genere che gli indicassero che
così effettivamente fosse e soprattutto che il ragazzo gli desse una
qualche sgarbata risposta delle sue.
Il
silenzio su
ogni fronte lo colse e si incupì ulteriormente. Si fermò e si impose di
rimanere calmo e ragionare.
Poteva
non
averlo sentito?
Guardò
il letto
disfatto dove come al solito in fila c’erano tutti i suoi effetti
inseparabili, ovvero cellulare, portatile, sigarette, portacenere e i
telecomandi vari.
-
Senza
sigarette non esce di certo. - Poi si corresse stizzito: - Cazzo, è
convalescente, non deve uscire comunque, quello stronzo! -
Lasciando
cadere distrattamente la giacca imbottita con tutti gli accessori per
non congelare, si precipitò svelto in bagno e aprì la porta senza
bussare o chiamarlo di nuovo e con enorme orrore lo trovò vuoto.
Mike
allora si
bloccò tendendo i muscoli delle braccia dritte lungo i fianchi e
cominciando a contare mentalmente.
Arrivato
a
venti si ritrovò ancora più agitato di prima e non perché non ci fosse
il suo ragazzo ma bensì perché quell’idiota era influenzato e se ne
andava bel bello in giro per l’albergo come niente fosse!
- Io
gli spacco
tante ossa quante sigarette fuma in una giornata… e forse non mi
bastano nemmeno! -
A
quello però
si rese conto che era impossibile che fosse andato lontano e per troppo
tempo senza il suo benedetto veleno in fumo, quindi tornò di là e con
l’espressione deformata in una smorfia che via via peggiorava per
costringersi a non pensare alle cose più tremende, prese il telefono
per chiamare gli altri del gruppo nella speranza che fosse con loro,
poi si rese conto dell’assurdità.
Alloggiavano
nello stesso piano, faceva prima ad andare direttamente da loro così
per lo meno se lo trovava lo trucidava subito senza dover aspettare!
Cominciò
a
ripetersi tutte le parole del medico che gli aveva dato mille
raccomandazioni su l’ammalato e capendo che il virus peggiore era
proprio Chester e che nessuna influenza poteva essere più dannosa di
lui stesso, appena messo mano alla maniglia questa si abbassò da sola.
La porta si aprì e a pochi centimetri di distanza si ritrovò proprio la
fonte della sua enorme preoccupazione.
Il
toro
inferocito si bloccò nuovamente e ci fu un momento di ferma immagine
generale dove anche l’altro rimase immobile consapevole che aveva
sbagliato il momento giusto per rientrare.
Notando
la luce
furente del suo sguardo, capì subito lo stato d’animo in cui doveva
essere e tutto quello che al cantante uscì fu uno spontaneo: - Ops! -
che face intendere tutta la consapevolezza del guaio in cui si era
cacciato.
Lì
per lì
soppesò l’idea di inventarsi qualche scusa credibile per placarlo, ma
capì che sarebbe stata inutile visto il nero profondo delle sue pupille
assottigliate e la bocca che ora era un’unica linea fine tanto che era
contratta.
Sentì
il suo
respiro seccato e dopo l’abbondante minuto passato a fissarsi, Mike,
come da copione, scoppiò mentre Chester si rassegnava a fare le
orecchie basse da cagnolino monello:
-
CHESTER, CHE
DIAVOLO TI SALTA IN MENTE DI USCIRE COSI’, PORCO DIAVOLO! - Il
destinatario, che si era aspettato di peggio, abbassò il capo
cospargendoselo immaginariamente di cenere e strisciò dentro la suite.
Una volta in parte, Mike sbatté la porta violentemente.
A
questo
sussultò rendendosi conto che il peggio sarebbe arrivato ora.
Mike
era una
persona incredibilmente buona e calma, di una pacatezza incredibile a
parte che per l’allegria e la demenzialità che sapeva tirare fuori in
certi momenti.
Insomma,
era
tutto, persino riflessivo e sentimentale all’occorrenza, tranne che
violento e irascibile.
Solo
che
c’erano certe cose che lo mandavano in tilt e quando succedeva
diventava isterico. Ecco, in quei casi poteva diventare aggressivo e
definirlo tale, ora, era sminuire il suo stato d’animo.
Se
c’era un
istante in cui non si poteva scherzare con lui, quello era quando
diventava isterico.
Ora
lo era.
Nemmeno
misurò
la stanza a grandi passi larghi, questa volta, gli andò subito davanti
e a pochi centimetri dal suo viso ancora pallido e sciupato, riprese la
sfuriata:
-
CAZZO
CHESTER! IL MEDICO HA SOSPETTATO DI MENINGITE! HA PENSATO BENE DI
DIRMELO DOPO CHE L’AVEVA ESCLUSA, MA HO APPENA SAPUTO CHE ERI COSI’
GRAVE DA AVER PENSATO SI TRATTASSE DI MENINGITE! E NON LO E’ SOLO
PERCHE’ INVECE ERA UN ALTRO VIRUS ALTRETTANTO PESANTE ED ESTREMAMENTE
SIMILE! HA CERCATO DI NASCONDERE LA GRAVITA’, QUEL GIORNO, MA ORA CHE
TI STAI RIMETTENDO MI HA SPIEGATO BENE TUTTO! E TU COSA FAI, APPENA LA
FEBBRE SI ABBASSA? TE NE VAI IN GIRO PER L’ALBERGO! E PER DI PIU’ LASCI
CELLULARE E SIGARETTE QUA! VUOI CHE MI VENGA UN COLPO?! TU CHE TE NE
VAI SENZA SIGARETTE?! SAI COSA MI SONO SFORZATO DI NON PENSARE? -
Il
fatto che
l’avesse preoccupato di più il fatto che avesse lasciato il suo
pacchetto lì era estremamente divertente ma Chester si guardò bene dal
ridere come invece voleva. Fece però fatica.
Smise
di urlare
per prendere fiato, poi l’istinto omicida tornò dopo che lo notò
appoggiato al muro e con un leggero fiatone.
Certo
che anche
solo per pochi passi -concedendogli il dubbio che tali fossero stati-
era stanchissimo come se invece avesse fatto la maratone, quello
significava avere l’influenza!
Mike
contrasse
le labbra domando l’impulso di strozzarlo, dopotutto il suo fisico si
stava già vendicando da solo per l’abuso delle forze.
-
Pensavo
tornassi dopo… - Fu tutto lì quello che trovò da dire con un filo di
voce. Certo doveva imparare a scegliersi meglio le risposte… fra tutte
quelle che avrebbe potuto dire, quella era la meno indicata.
Un
lampo
pericoloso riattraversò lo sguardo affilato di Mike ed infatti riprese,
questa volta evitando di urlare:
-
Ah, perché
pensavi anche di fare tutto di nascosto e non dirmi nulla! Cioè fammi
capire, quante altre volte te ne sei andato a spasso per l’albergo? -
Ma non gli diede il tempo di rispondere capendo che non voleva saperlo
per non ucciderlo veramente: - Guarda che ti spedisco a casa da tua
moglie e se la vede lei, poi, con te! - Quella di mandarlo da sua
moglie non era una minaccia crudele di per sé, dopotutto avevano un
gran bel rapporto, così come Mike e Anna, sua consorte, però era
crudele il fatto che minacciasse di separarlo da sé stesso.
Chester
alzò di
scatto la testa che ebbe un piccolo giramento, rimase ben saldo al muro
e guardandolo inorridito come se avesse bestemmiato, disse frettoloso e
seccato:
- E’
la prima
volta che uscivo! Piantala di rompere i coglioni! Dovevo andare da Joe
e mettermi d’accordo con lui per una cosa, sono stato pochissimo,
cazzo! Non lo faccio più! - Minaccia comunque giunta a buon fine, visto
la malleabilità del paziente ribelle. Sì, perché le sue rispostacce
erano da interpretare… c’era scontrosità e scontrosità. Quella appena
usata era una da ‘perdonami farò il bravo bambino’. Solo Mike riusciva
a decifrarle tutte ogni volta!
-
Cosa diavolo
dovevi dirgli che non potevi per telefono? - Chiese brusco Mike ancora
arrabbiato e senza spostarsi da davanti.
A
quello
Chester tornò ad abbassare lo sguardo non riuscendo a raccontagli bugie
credibili:
-
Certo che
potevo per telefono, cazzo, ma avevo bisogno di mettere il maledetto
muso fuori di qui o impazzivo. Tanto era per pochi minuti e Joe ha la
camera attaccata… merda, non sono nemmeno uscito dall’albergo! - Alla
sua sincerità quasi disarmante, Mike si spompò tornando quello di
sempre. Sospirò e scosse il capo mettendosi le mani ai fianchi, tenne
ancora per un po’ l’aria di rimprovero ma il tono era completamente
morbido e comprensivo:
-
Capisco che
non ce la fai più e che ora che stai guarendo è ancora peggio stare qua
dentro, ma sei stato davvero tanto male. Sospettavano la meningite, ti
rendi conto? Quello che ti è venuto era talmente grave da far credere
ai medici che fosse una cosa così pesante! Te la sei vista male… -
Chester annuì guardandosi ancora le mani che si contorceva nervoso. Gli
bruciava averlo fatto preoccupare tanto e capiva la sua sfuriata, ma
lui lì dentro stava diventando matto. Non ebbe bisogno di esprimersi in
alcun modo, Mike lo comprese perfettamente e dispiaciuto per il suo
stato d’animo e per la situazione snervante, lo prese sotto braccio
spostandosi di lato, quindi lo condusse protettivo e paziente al letto
capendo che per quella sua scappatella ora aveva bisogno di riposare.
-
Vieni, so che
ora sei stanco… ti sembrerà strano, ma gli esseri comuni quando hanno
un’influenza così pesante poi non riescono a fare cose tanto facili
come sette metri. E sai una cosa? Tu sei un essere comune! So che la
cosa ti manda in bestia, però accettalo e riposati! - Fece poi con
ironia ed un fondo di dolcezza e comprensione. Il Mike isterico ed
urlante di soli pochi secondi prima era un lontano ricordo,
incredibilmente.
Chester
doveva
ammettere che, per quanto increscioso fosse, Mike aveva ragione e per
quella piccola sciocchezza ora si sentiva più stanco di quanto
preventivato, così lo lasciò prendersi cura una volta di più di sé
stesso… godendoci comunque nonostante smaniasse per tornare a saltare e
scalmanarsi come suo solito!
L’osservò
mentre gli liberava il letto spostandogli tutti i suoi preziosi
possedimenti e si stese posizionandosi comodo su un fianco,
raggomitolandosi nella speranza di impietosire l’ormai calmo compagno.
Non stava eccessivamente male, poteva benissimo fare il risposo
alternativo… lo guardò con aria da cucciolo voglioso, cosa che
solitamente faticava a sembrare visto la sua immagine più simile ad un
alligatore che ad un grazioso cagnolino, e Mike capì subito la sua
richiesta implicita, infatti sorrise divertito. Si raddrizzò e lo
guardò con le mani ai fianchi ed alzò comicamente un sopracciglio:
-
Bè, che
vorresti con quella faccia? -
Chester
sgranò
ulteriormente gli occhi consapevole perfettamente della propria
espressione smaccatamente ingenua e vogliosa.
-
Cos’ha che
non va la mia faccia? -
Mike
ghignò:
-
Nulla, sembri
un cucciolo in calore! -
Chester
sorrise
languido girandosi di schiena e stirandosi come un gatto sinuoso,
l’aria furba accentuata:
- La
sensazione
è simile… - Mormorò mettendosi a succhiare indegnamente l’indice.
Il
compagno in
piedi scrollò le spalle sospirando:
-
Sei tremendo…
faresti quello dalla mattina alla sera! - Commentò scuotendo il capo e
mordicchiandosi l’interno delle guance per resistere ancora un po’.
Quell’immagine di Chester avvolto fra le lenzuola mentre si stendeva
contorcendosi sensualmente, non era facile da digerire e rimanergli
indifferente era un’impresa. Specie considerando che l’ammalato in
questione aveva altre intenzioni invece che riposare. - Anche se più
che ad un cucciolo ora somigli ad un gatto! -
A
Chester
piacque il paragone visto che si rotolò dall’altra parte del letto
sempre con fare sinuoso per poi finire con una gamba piegata sotto di
sé, contro il petto, e il corpo curvato in modo da evidenziare il
fondoschiena.
-
Manca solo
che miagoli! - Al che Mike non fu sicuro che non l’avrebbe fatto,
conoscendo il tipo… rimase fermo da quella parte del letto a fissarlo
curioso di vedere cosa avrebbe fatto e in risposta gli venne una via di
mezzo.
Un
mugolio
lamentoso indefinito, non proprio un miagolio ma nemmeno le fusa… un
verso estremamente sensuale che identificava chiaramente la sua voglia
di coccole. Qualcosa solo di Chester, comunque.
Mike
l’apprezzò
alquanto ma decise di giocare ancora con lui lasciandolo un po’ sulle
spine per prendere a piacimento l’iniziativa quando il demonio non se
lo sarebbe aspettato.
Così
scoccandogli un’occhiata sorniona, si avviò al bagno:
-
Aspetta un
attimo, ho dei bisogni primari… - Nulla di specifico, in realtà, solo
seccarlo un po’ fino a fargli mettere il cuore in pace.
Come
se fosse
facile!
Chester
alzò le
sopracciglia convinto che scherzasse ma vedendolo andare in bagno
veramente dedusse che la sua scenetta seducente e zuccherosa non fosse
andata a buon fine come aveva creduto.
Rimase
a
succhiarsi il dito convinto che uscisse subito, che quello stronzo non
facesse davvero il prezioso per così tanto tempo, ma contrariamente a
tutto ciò, invece, lo fece veramente!
Chester,
quindi, nel succhiarsi l’indice si procurò quel rilassamento deleterio
che gli funse da sonnifero e nonostante tutte le sue voglie ben accese
anche dalla consapevolezza di essere praticamente guarito e non più
contagioso, si addormentò!
Quando
Mike
uscì dal bagno sperò proprio di ritrovarselo immerso nel suo dolce
sonno e non fu deluso. Si fermò un attimo ad osservarlo dormire nella
stessa posizione in cui l’aveva lasciato, a pancia in giù, con una
gamba piegata sotto di sé ed il fondoschiena ben esposto. Certo anche
solo così era un capolavoro, tutto arrotolato fra le lenzuola e di
sbieco sul letto matrimoniale, ma la ciliegina sulla torta era il dito
in bocca.
Mike
rimase
fermo a trattenere il respiro per non svegliarlo, voleva godersi quella
versione nuova del suo ragazzo: era effettivamente incredibile che
potesse apparire dimesso, ingenuo, puro e al tempo stesso provocante,
seducente e tentatore.
Ingoiò
a vuoto.
Le
sue
intenzioni sarebbero state quelle indipendentemente dalla posa e da
come gli sarebbe apparso, però doveva ammettere che era spettacolo
puro, così, e superava ogni aspettativa.
Si
leccò le
labbra e liberò un’espressione lussuriosa degna delle migliori di
Chester e non vedendo l’ora di svegliarlo per poterlo finalmente curare
a modo suo senza sentirsi in colpa vista l’influenza ormai passata, si
avvicinò al bordo del letto e appoggiandosi con un ginocchio si piegò
sul bell’addormentato. Si tenne su con una mano che mise al di là del
cantante che dormiva beato mentre con l’altra cominciò a tracciare
leggerissimo i contorni rilassati del suo viso, a partire dalle
sopracciglia arcuate, continuando con le palpebre chiuse, le guance
magre ed il naso dritto, per poi finire sul mento e sulle labbra
sottili chiuse intorno alla punta del dito.
Seguendo
un
impulso indomabile, proseguì con le proprie rifacendo lo stesso
percorso, sempre leggero e lento. Giunto alla bocca che non poté
baciare, si accontentò dell’indice che cominciò a percorrere con la
lingua fin laddove si immergeva nelle labbra e nel punto esatto in cui
le due parti si univano, lui si intromise strisciante e paziente.
Soddisfatto
di
averlo fatto mugolare nel sonno -sicuramente il suo sogno ora si era
trasformato in qualcosa di caldamente erotico- gli prese il famoso dito
ed iniziò lui stesso a succhiarlo solleticandolo fino a farlo
sussultare.
Chester
dormiva
ancora e di questo Mike ne fu contento. Sicuramente la febbre di quei
giorni l’aveva destabilizzato, ora stava a lui ridargli le energie
perdute, gli avrebbe fatto da generatore d’emergenza e di sicuro gli
sarebbe piaciuta, l’idea.
Sapeva
bene che
uno dei suoi desideri era essere svegliato in quel modo e solitamente
quello a cui succedeva era Mike, visto quanto l’altro era attivo in
quel settore.
Si
accomodò
meglio sul letto rimanendo comunque in ginocchio e con l’altra mano
viaggiò sul corpo di Chester in quella posizione tentatrice, si insinuò
sotto il lenzuolo con fatica visto quanto era attorcigliato ed una
volta raggiunto il fondoschiena particolarmente incurvato in modo
invitante, gli diede le dovute attenzioni.
Attenzioni
che
ben presto andarono sotto i pantaloni sformati della tuta che indossava
l’ammalato e i boxer attillati.
Continuando
all’incirca a dormire e ritrovando nelle zone posteriori un piacere
insolito, Chester gli tese ulteriormente quella parte di sé abitata da
una mano di troppo.
Mike
sorrise
seducente e divertito e smettendo di succhiargli il dito, gli tolse,
con gran fatica perché non voleva essere brusco, il resto del lenzuolo
e lo sistemò piano alzandogli la felpa, ottenendo così un perfetto
accesso anche alla schiena.
Si
intromise
con abilità fra i suoi glutei cominciando a stimolare con una pazienza
ammirevole la sua apertura, mentre con la bocca e la lingua cominciò a
tracciare tutti i mille tatuaggi che l’addormentato aveva sulla pelle a
sua disposizione.
Pelle
che
sapeva così tanto di lui, un sapore che gli era mancato dovendo
trattenersi per causa di forza maggiore.
Chester
piegò
ulteriormente la gamba sotto di sé e alzò anche l’altra allungandola
lateralmente, dandogli così un perfetto accesso al suo fondoschiena
invitante già normalmente senza bisogno di una posa simile.
Mike
si alzò
dalla schiena per un momento piegando la testa e guardando il compagno
non poté che apprezzare il suo lato maniaco che usciva perfino nel
sonno.
Sempre
che
ancora di sonno si trattasse.
Si
chiese
quanto ci avrebbe messo a reagire veramente e con un sorrisetto
malizioso tornò alla carica seguendo ora la scritta Linkin Park sulla
zona lombare, delineò tutte le lettere e concluse anche con esse, si
separò dal suo sedere per abbassargli sfacciatamente gli indumenti che
ancora lo coprivano. Una volta ottenuto il libero accesso, alle dita
sostituì la lingua e alternandosi un po’ con le une, un po’ con
l’altra, diede a Chester il colpo di grazia visto che con un lamento
chiaro e tondo estremamente simile a quella specie di miagolio di
prima, il ragazzo si girò di petto alzando le gambe e allargandole,
finendo di togliersi da solo i pantaloni ed i boxer.
Mike
si separò
e ghignò malizioso guardando il compagno assonnato ma sveglio che con
un braccio abbandonato di lato e l’altro sulla fronte, lo fissava
confuso ed immerso in un piacere estremamente sorpreso e benvoluto.
L’antifona,
in
quella nuova posizione più tremenda di quella precedente, fu chiara e
l’altro non se la fece ripetere infatti tornò alla sua occupazione
precedente continuando a tormentargli l’apertura con dita e lingua,
lieto di quanto già pronto fosse.
Certamente
troppo presto.
Dopo
che si
ritenne soddisfatto circa quella zona, si spostò leggermente in su e
giunse alle altre parti intime, fin’ora trascurate per quella
retrostante.
Disegnò
con la
punta della lingua sul suo sesso e dopo che giunse all’estremità, lo
prese fra le labbra aiutandosi con la mano nel massaggio mentre
continuava a stimolare l’apertura con intensità crescente.
Sentendo
la sua
erezione, aumentò il ritmo aiutato dai contorcimenti di Chester che si
premeva sul materasso e non sapeva come mettersi. I suoi sospiri rochi
sempre più forti lo alimentarono e quando lo sentì eccitarsi
intensamente, capì lontanamente che era ora di separarsi per tenerlo
ancora un po’ sulla corda.
La
cura non
poteva essere così veloce.
Il
compagno si
lamentò nel non sentirlo più su di sé, ma in compenso fu messo subito a
tacere nel riceverlo in un bacio che di dolce aveva ben poco.
Così
come aveva
fatto prima con il dito e poi con le labbra, delineò il suo viso con la
lingua fino a che, giunto sul mento, Chester l’avvinghiò a sua volta
con la propria prima di unire le loro bocche. Il gioco erotico continuò
mentre Mike lo ricopriva col corpo, ancora impunemente vestito, ed il
bacio fece per un momento girare la testa a Chester che non era sicuro
di essere sveglio.
Se
era un sogno
era decisamente fantastico!
Dopo
quel
divorarsi di bocche vicendevole, Mike gli tolse velocemente la maglia e
si attaccò al suo collo succhiando il punto in cui la giugulare batteva
freneticamente, assetato continuò il medesimo trattamento alla base
delle clavicole scendendo ulteriormente, a quello Chester si aggrappò
alla felpa del compagno sfilandola impaziente dall’alto.
Il
compagno
l’aiutò alzando diligentemente le braccia e quando fu libero tornò ad
occuparsi del torace dell’altro insieme alla seconda rata di tatuaggi,
minore rispetto a quella di prima.
-
Togliti quei
cazzo di pantaloni! - Sbottò poi brusco Chester che non ne poteva più
di sentirselo addosso con della stoffa.
Mike
ridacchiò
e si mise in ginocchio mettendosi a cavalcioni su di lui.
Questi
mordendosi il labbro si tirò su col busto il necessario e slacciata la
cinta, gli abbassò i pantaloni poi lo spinse malamente giù sul letto e
glieli tolse del tutto insieme ai boxer, facendo volare il tutto
dall’altra parte della stanza impaziente di avere ciò che gli
interessava veramente.
Mike
non si
sorprese del suo trattamento rude, infatti ridendo con un che di
sensuale, se lo ritrovò subito addosso.
Chester
gli
morse seccato, ma senza fargli davvero male, prima la bocca, poi il
mento, il collo, il capezzolo, il fianco ed infine la coscia.
Per
un momento
il ragazzo che ora stava sotto temette che facesse la stessa cosa con
il suo membro, ma poi sentendo le sue labbra avvolgerlo si rilassò.
Si
rilassò per
poi tendersi di nuovo e trattenere il respiro.
Il
modo in cui
lo fece Chester non era di certo sensuale come prima glielo aveva fatto
lui, non era nemmeno dolce bensì per lo più irruente e quasi violento,
ma sicuramente erotico.
E a
Mike faceva
impazzire.
Con
foga,
desiderio ed eccessiva sicurezza, si sentì divorare dalla sua bocca e
capì quanto in realtà bene stesse.
Certo
la
debolezza c’era ancora ma non in momenti simili.
Essendo
oltretutto la prima volta che lo facevano dopo circa due settimane e
forse qualcosa di più, era come fossero in crisi d’astinenza.
Contemporaneamente
a ciò, le sue dita si infilarono altrettanto brutali e decise fra i
suoi glutei, dopo che gli aveva spinto con forza le gambe in alto
aprendogliele, per avere un accesso perfetto a tutto.
Mike
non si
trattenne dal gemere, trovando quei modi tremendamente eccitanti e
irresistibili e gli cinse la testa per chiedere di più.
Chester
non si
fece pregare ed aumentò il ritmo vertiginosamente, gli piaceva da matti
quando Mike faceva così, era come un incentivo ad esagerare e
proseguire più che liberamente.
E se
a lui
davano carta bianca in quel modo, significava stimolare una fantasia
spesso pericolosa.
Slegandosi
allora dalle sue gambe, si girò sistemandosi sopra di lui al contrario
e offrendogli il suo stesso divertimento, riprese da dove si era
interrotto.
Quel
doppio
piacere, che a tratti si moltiplicava quando si spostavano dalle loro
erezioni alla parte appena più in là già stimolata in precedenza, fu
quanto di più distruttivo e al tempo stesso rigenerante e dopo aver
perso contatto con il tempo e la realtà, Chester scivolò via risalendo
sul suo torace, ripercorrendo la stessa via di prima, solo lasciando
segni maggiormente visibili, andandoci giù più pesante.
I
lamenti di
Mike erano però una via di mezzo fra il dolore ed il piacere e lui
stesso non sapeva decidersi se quello che gli stava facendo era più
bello o più brutto, fra il succhiare così profondamente ed il morderlo.
Si
disse solo,
confusamente, che probabilmente non avrebbe potuto mostrarsi senza
maglia per parecchio tempo.
Giunto
poi allo
zigomo, fece la stessa cosa e capendo che quello non avrete potuto
nasconderlo lo staccò dal proprio viso brutalmente.
Chester
lo
guardò seccato per cui, rimanendo sempre così al contrario rispetto a
lui, gli prese la testa fra le mani e obbligandolo a stare fermo,
succhiò con eccessivo ardore il suo labbro inferiore; quando cominciò a
fargli male, Mike lo contrastò lasciandogli un piccolo morso sul suo,
nulla di visibile o paragonabile al lavoro accurato di marchiatura che
gli aveva fatto lui.
Chester
apprezzò e lo leccò spingendolo a venirgli incontro con la lingua,
quando il compagno lo fece gliela succhiò, ma naturalmente senza fargli
male. Mike questo lo apprezzò e glielo lasciò fare mentre con le mani
dietro al suo collo e sulle sue spalle l’attirava a sé.
Mantenendo
quella posizione al contrario, Chester scivolò sull’orecchio dell’altro
e lo violò con rudezza alimentando certi desideri che ormai erano al
limite.
Al
che, senza
staccarsi, gli disse col suo solito linguaggio poco fine e pulito:
-
Vuoi che ti
scopi? -
Come
se fosse
possibile il contrario…
Gli
piaceva
provocarlo anche a parole, specie ora che era finalmente sveglio per
bene.
Mike
prese il
suo lobo fra i denti e rispose con un desiderio che ormai era al
limite:
-
Sì, ti prego…
-
- E
come? -
Ma
Mike a quel
punto non ragionava più…
-
Forte… -
Ragionandoci non l’avrebbe mai detto ma lui sapeva toccare quegli
interruttori segreti che nessuno conosceva…
Chester
ghignò
malizioso, quindi soddisfatto si separò dal suo orecchio e dal suo viso
girando il compagno in modo da averlo piegato di schiena, gli leccò la
spina dorsale e Mike fremette, quindi prendendolo per i fianchi gli
chiese con le labbra sul collo:
-
Sì? - Non
certo un permesso ma un incentivo ulteriore.
Mike,
che ormai
era del tutto sconnesso, non se lo fece ripetere e capendo cosa voleva
lo accontentò usando per l’occasione, e solo in momenti simili, il suo
stesso linguaggio. Cosa che lo eccitava fino all’inverosimile:
-
Scopami, dai…
-
Chester
andò
come in corto circuito e più elettrico che mai entrò brutalmente in
lui, senza la minima capacità di ragionamento. Immerso in Mike,
sentendosi rigenerato già in quella penetrazione, nuovo, caricato.
La
schiena del
compagno si incurvò e buttò la testa all’indietro, quindi trattenne il
fiato per un istante, fiato che si trasformò in gemiti di piacere
sempre più forti e crescenti. Crescente come i movimenti in lui che
entrava ed usciva andando ogni volta sempre più in profondità, con
spinte maggiori ed intense.
Come
fosse la
cura migliore di tutti quei giorni infernali passati ad annoiarsi e
stare male, ritenne opportuno perdere liberamente la testa prendendo a
sua volta da Mike tutta la sua linfa vitale.
Col
ritmo alle
stelle ed i corpi in un unico movimento sinuoso e folle, Chester finì
piegandosi su di lui, combaciando il proprio petto con la sua schiena e
scivolò con le mani sul suo inguine unendo anche quel piacere a quello
che si stava prendendo da solo.
Così
in quella
sensazione devastante di salire e salire, frenetica fino a fargli
perdere la ragione e non capire nemmeno cosa stessero facendo di
preciso, raggiunsero l’orgasmo insieme, fusi l’uno nell’altro più che
mai.
Si
ritrovarono
a respirare affaticati, sentirono i cuori impazziti, il sangue pulsare
veloce nelle vene, la pelle bollente e le goccioline di sudore correre
sui loro corpi imperlati, ancora un tutt’uno.
Teso
e
tremante, Chester si separò dopo un momento che gli parve infinito e
Mike si girò lasciandosi cadere steso di schiena dall’altra parte del
letto, quindi, anch’egli stanco ma profondamente realizzato, si tirò il
compagno addosso avvolgendolo protettivo e con quella dolcezza che era
solo sua.
E
rieccolo lì
il suo Mike, capace di una tenerezza quasi imbarazzante, mentre gli
carezzava distrattamente la schiena, dopo essersi tirato su le lenzuola
per non fargli prendere freddo tutto sudato com’era.
Quando
furono
tornati in loro il necessario, il ragazzo steso sotto baciò la fronte a
quello abbarbicato sopra e lo sentì finalmente fresco.
Si
fece
sfuggire un sospiro di sollievo, quasi fosse spaventato all’idea di
ritrovarselo con la febbre dopo quei momenti avventati.
Avventatezza
o
meno, Chester non ebbe mezzi termini:
-
Cazzo, era
ora, non ce la facevo più, porca puttana! - Non serviva certo
specificasse che parlava dell’astinenza del sesso.
Mike
sorrise
ironico e divertito:
-
Ora sei a
posto per un po’, no? -
Chester
inorridito al pensiero che dicesse sul serio, si alzò dal suo petto
guardandolo da vicino con una smorfia di disgusto, quindi Mike scoppiò
a ridere premendogli il capo contro di sé.
-
Scherzavo! -
Disse subito per impedirgli un infarto!
Dopo
la
sospetta meningite, anche quello sarebbe stato troppo!
-
Vuoi che
muoia? - Mugugnò risistemandosi com’era prima, beandosi delle sue dita
che percorrevano leggere la schiena solleticandolo e rilassandolo:
- E
come faccio
poi? - Rispose con un ghigno sospetto sulle labbra che Chester da lì
non vedeva:
-
Senza il tuo
ragazzo? -
-
No! - Fece
allora furbo Mike: - Senza il mio cantante! - Concluse sfacciato con
finto cinismo.
Chester
si
perse per strada l’idea che scherzasse e prendendolo sul serio gli
morse -e questa volta con forza eccessiva- il collo senza andare per il
sottile, la vittima urlò cercando di staccargli la testa dalla propria
carne ma vedendo che era praticamente inutile gli artigliò la schiena
affondando le unghie con decisione.
A
quello il
carnivoro mollò la presa e così fece l’altro, dopo di che si guardarono
contrariati e torvi per qualche secondo fino a che non si misero a
ridere insieme.
-
Sei proprio
idiota! - Disse Mike.
-
Io?! E tu che
dici queste stronzate del cazzo? -
- Te
lo
meritavi! Dopo che mi hai fatto preoccupare così prima, dovevo darti un
altro giorno di astinenza, altro ché cure e cure! - Ovvio che ‘cure’
era la parola in codice per ‘sesso’!
Chester
arricciò le labbra in segno di colpevolezza:
-
Ok, ok…
facciamo che non mi ammalo più, altrimenti diventiamo coglioni
entrambi! -
-
Cioè più di
sempre? -
- Io
normalmente non sono coglione! Tu forse! - Fece allora piccato con il
suo solito ego troppo alto per permettergli di insultarsi!
- Se
coglione
sta per innamorato allora sì, lo sono! - Ma Mike non era narcisiste ed
egocentrico, sapeva fare autoironia molto bene ma soprattutto dire le
cose per quello che erano. Per Chester quelle erano smancerie, per Mike
pura verità e non si vergognava ad esprimerla liberamente.
-
Eri isterico
quel giorno… - Fece poi il compagno ricordando quando gli era svenuto
fra le braccia settimane prima. - Come lo sei stato quasi tutti i
giorni della convalescenza e fino a prima! -
-
Anche
isterico sta per quello… - Disse Mike senza il minimo problema di
apparire troppo sentimentale o che.
Ma
poi a
sorpresa, il primo a dirlo veramente ed in modo chiaro e diretto, fu
quello che normalmente faticava maggiormente a dirlo:
- Ti
amo anche
io, non mi trascurerò più. Non voglio che diventi di nuovo isterico e
coglione. E questa volta isterico e coglione sta proprio per isterico e
coglione, cazzo! - Concluse a modo suo facendo sorridere mezzo
divertito e mezzo intenerito Mike il quale si beò di quella piccola
dichiarazione ‘alla Chez‘.
- Mi
hai fatto
diventare davvero matto. - Aggiunse poi diventando serio, ricordando
quei momenti difficili che ora per fortuna erano passati.
-
Piantala, ora
sto bene! - Ma nella serietà, il compagno si imbarazzava ancora di più.
L’altro sorrise consapevole di ciò e lo strinse a sé come fosse un
gattino selvatico che voleva scappare.
- Ho
notato! -
Tornò volontariamente all’ironia sapendo che Chester vi si trovava
meglio, per cui lo sentì rilassarsi e allentò la presa.
- Se
vuoi te lo
dimostro meglio, che sono guarito… magari non ne sei sicuro… - E così
dicendo la sua mano scivolò sul suo inguine al riposo… ancora per poco!
Mike
rise e
Chester alzò la testa per guardarlo per bene in viso, in quello
rimasero un attimo fermi a fissarsi, seppure sempre ridenti e
maliziosi, pensando comunque le medesime cose. E cioè che era tutto
finito e che finalmente si poteva andare avanti. Si ritrovarono ancora
più legati di prima e se ne spaventarono, quasi, ma ne erano al tempo
stesso estremamente contenti. Come una giostra impazzita fortemente
divertente e pericolosa al contempo.
-
Sì, forse non
ho capito bene… - Rispose allora preferendo di gran lunga la
dimostrazione della sua salute a quella della sua influenza!
Chester
sorrise
sornione e premendo le labbra sulle sue, lo baciò riprendendo a
lavorare con la mano mentre quella di Mike faceva altrettanto sul suo
delizioso fondoschiena, come non fossero sazi.
Del
resto ne
avevano da recuperare!
FINE