NOTE:
tutto è nato sul gruppo Bennoda is the Way, quando Vale mi ha chiesto
una breve bennoda per il suo compleanno che era... oggi! Così con una
semplice indicazione come 'seria e dolce, ispirata in qualche modo al
nuovo video di Iridescent che ha fatto Chester di recente' ho iniziato
a scrivere ed in un'oretta ho fatto. E' particolare, la fic
innanzitutto si colloca dopo 'Breaking the habit', fatta recentemente,
e 'Noi liberi davvero'. Fra una e l'altra ci vanno altre fic che farò,
perchè succedono molte cose visto che è complessa la loro storia, ma in
questa i due hanno già risolto tutto e stanno felicemente insieme.
Stanno facendo ATS e Chester parla a Mike aprendosi e spiegando una
cosa che gli è successa. La premessa è quasi più lunga della fic. E'
ufficiale, è una nuova serie di fic, questa. Adesso basta. Leggete.
Buon compleanno Vale, spero che ti piaccia, è uscita così. Buona
lettura. Baci Akane
LA CANZONE DELLA RINASCITA
“Ricordo che correvo.
Non so perchè lo facevo, mi sono messo a correre come un matto, ho corso tantissimo.
Ero
come in un crollo psicotico, mi sembrava di stare impazzendo ed in
risposta mi sono messo a correre come un coglione, non credo avesse
senso, ma è questo che mi sono ritrovato a fare.
Era
come se facendolo potessi buttare fuori, insieme all'aria dei polmoni,
anche tutta la merda che avevo dentro, la merda che mi opprimeva, che
mi schiacciava, che mi faceva sentire il bisogno di urlare.
Era pazzesco perchè giuro che lo facevo. Urlavo molto. Nelle canzoni che facevo urlavo proprio per quello.
Eppure non bastava.
Ad un certo punto ho detto: 'o lo butto fuori o crepo' e mi sono messo a correre. A correre io, capisci?
Ho
fermato la macchina con cui stavo andando come un pazzo dopo essere
scappato da casa e da Talinda. Sono sceso lasciandola lì aperta e mi
sono messo a correre come un coglione.
Era notte, non vedevo un cazzo, era inverno e faceva freddo, io non avevo nulla, nemmeno una giacca.
Correvo senza riuscire a farlo, ma non potevo fermarmi.
Non sapevo dove cazzo mettevo i piedi e nemmeno dove ero, ad un certo punto sono solo caduto.
Ricordo
l'esatta sensazione del mio piede messo male che si piegava, io
sbilanciato perchè correvo come un pazzo, come se non avessi più niente
dentro di me, e poi il caos intorno, il mondo che si capovolgeva così
veloce, così maledettamente veloce.
Sono caduto, il rumore sordo che ho sentito ero io che picchiavo la testa contro qualcosa di duro, un sasso forse.
Il resto sono le stelle che sopra il mio viso si mescolavano.
Sono svenuto ed ho sognato.
Ho sognato sai cosa?
Ho sognato di avere il cancro.
Ricevevo
la notizia proprio in quel momento, il dottore mi diceva che era cancro
alla gola ormai andato in metastasi, mi rimaneva pochissimo da vivere e
non c'era niente da fare, nessuna terapia, nulla. Ero fottuto.
Ricordo la sensazione come se fosse successo davvero, così maledettamente vivido.
Il
dolore, l'angoscia. Sono impazzito. Piangevo e gridavo, spaccavo tutto,
insultavo il mondo, Dio, l'universo, mia madre... ero fuori di me fino
a che poi mi sono spento. Mi sono lentamente spento. Sai, se mi
succedesse ora mi darei da fare per realizzare tutte le cose che posso,
quelle a cui tengo davvero, non perderei dello stupido tempo a
prendermela col mondo.
Però
lì era diverso. Ero incapace di capire che avevo del tempo da passare,
del tempo prezioso. Vedevo solo quello che non avrei mai avuto, le cose
che non avrei mai potuto fare e paradossalmente lì ho capito tutto
quello che desideravo.
Ho
passato una vita, e dico davvero, ad odiare ogni cosa, me stesso per
primo, perchè vedevo quello che non avevo e non quello che avevo. E,
cosa ancor più importante, non ero in grado di formulare dei desideri
per me. Non sapevo cosa volevo. Odiavo tutto, la vita che non mi aveva
dato qualcosa di cui essere fiero... ma poi cosa volevo? Non l'avevo
mai saputo.
Lì, in punto di morte, dopo il dolore e l'angoscia, mi sono fatto una lista di tutte le cose che volevo. Finalmente ho capito.
Volevo
avere successo nella musica facendo quella che volevo, che mi piaceva.
Volevo continuare a cantare e a fare canzoni su canzoni. E volevo farlo
con te.
È
stato lì che mi sono reso conto di quanto ti amassi davvero e volevo
solo del tempo per potertelo dire, dire sul serio. Per ripetertelo e
farti mio. Volevo vivere a tutti i costi una storia seria con te, a
tutti gli effetti. Non solo sesso com'era stato fino a quel momento,
quando ci prendevamo e lasciavamo, quando facevo di tutto per ferirti,
in preda al dolore che mi avevi causato. Volevo proprio tutto. Renderti
felice, essere felice con te.
E
volevo dei figli, tanti figli. Ne avevo già, uno era in arrivo anche se
per errore e con una donna sposata a caso. E comunque ne volevo ancora.
Figli da far felici, a cui tramandare dei valori importanti, figli con
cui essere il padre che avrei sempre voluto avere io, figli che
sarebbero potuti essere me senza la parte della merda.
Volevo i miei figli, stare con te e fare musica.
Ed essere felice.
Volevo essere felice sul serio, per una volta.
Però ormai era tardi perchè avevo perso tempo ad autocommiserarmi, a fare il pazzo e a piangere ed ormai il tempo era finito.
Mi sono visto morire, spegnermi, chiudere gli occhi come se mi addormentassi, non so se provavo dolore o cosa.
Però
ricordo che una volta chiusi gli occhi ho visto una luce, una luce
grandissima e calda. Così bollente. Mi ha colpito come un'onda d'urto,
mi ha avvolto schiaffeggiandomi, si è espansa come il marchmallow nel
latte, solo all'infinito. Era come se si riproducesse, mi distruggeva e
mi ricreava. Non so come spiegare, perchè era tutto in un sogno, ma era
molto vivido.
Mi sono messo a piangere di nuovo, ma è stato un pianto d'emozione. Non si può capire se non lo provi.
Non
è come quando guardi il sole o sei davanti al fuoco. Il calore fisico è
quello, ma la sensazione di rinnovamento ti dà qualcosa... qualcosa di
incredibile. È come se diventassi parte dell'universo, come se fossi tu
stesso fonte di calore, una stella, due stelle, tremila stelle!
Mi
ha distrutto e ricostruito ed era così bello, così puro... così immenso
che ho pianto per la sua bellezza, perchè era incredibile.
Forse
posso fartelo capire dicendo che è come quando prendi in braccio tuo
figlio per la prima volta. È la creazione. È un'emozione pura. È
qualcosa di sacro, capisci?
Mi sono sentito così ed ho pensato solo una cosa.
Dio.
Dio era venuto a prendermi. Allora non ero davvero solo, come avevo sempre pensato.
Ero stato tanto male, in vita, perchè pensavo di essere solo. Solo a star male, solo a soffrire, solo a fare tutto.
Invece
no. Non so perchè non poteva togliermi il male e le cose brutte che mi
capitavano, ma Lui era lì, era sempre stato lì con me.
Ho capito il senso di Dio.
Dio
non può intervenire nella nostra vita, o saremmo suoi schiavi, suoi
burattini. Ma noi viviamo, facciamo scelte, ci capitano disgrazie,
moriamo presto ed ingiustamente e Lui non può intervenire, però è lì
con me.
È sempre lì con tutti noi.
Noi
non lo sentiamo perchè siamo presi da mille cose e spesso siamo
convinti che non esista o non gliene fotta un cazzo di noi. Però Lui è
comunque lì.
Quando l'ho capito mi sono sentito in pace, bene, sereno, realizzato.
Non
mi importava più di vivere o morire, non ho fatto promesse, non ho
pregato, non ho sperato di risvegliarmi. Non volevo nulla. Volevo solo
stare in quel caldo, in quella luce, in quelle stelle. Era così bello e
non ero solo.
Adesso lo vedevo.
Adesso vedevo Lui.
E la sua voce mi ha guidato, cullandomi.
'Lascia andare'
Lì per lì pensai che fosse un lasciarmi andare, poi ho capito. Non diceva 'lasciati andare'. Diceva proprio 'lascia andare'.
Dovevo
lasciare andare il male, la frustrazione, la tristezza, il dolore.
Tutto quello che mi aveva fatto stare male e gridare 'salvami, salvami
ora, subito!'
Ed io l'ho fatto.
Gliel'ho dato.
Mi
sono rilassato, come quando si sospira quando ci si addormenta sul
letto, la sera. Ho aperto le mani, rilassato i muscoli, i nervi erano
sciolti, lo stomaco non era più in una morsa.
È
uscito da me, mi sono sentito leggero, ripensavo alla merda passata e
non me ne importava più e solo allora ho aperto gli occhi.
Una musica risuonava nella mente, poi ho capito che risuonava nelle orecchie. Era reale. Erano delle note.
Potrei riconoscere il tuo tocco fra mille, anche dopo secoli.
Mi
sono sentito di nuovo rigenerare. Mi sono preso del tempo, ho respirato
la tua musica malinconica e bellissima e poi ti ho visto. Avevi il
telefono che riproduceva una cosa che avevi registrato, parlavi con me
a ruota libera come se fossi sveglio e ti ascoltassi, come tutte le
volte che mi presentavi una nuova traccia e mi dicevi che cosa ci si
poteva scrivere sopra.
Penso che parlassi da un po', ma io ho iniziato a sentirti solo in quel momento.
'Ti
piace? Ho fatto questa melodia. Per ora c'è solo l'inizio, poi non so
come proseguire. Purtroppo in questo periodo ho solo cose tristi in
testa. È colpa tua!'
Così
ho biascicato, come ben sai, un bel 'vaffanculo' che ti ha fatto venire
un colpo, hai chiuso il telefono e mi hai guardato. Ero sveglio e
ricordo bene le tue lacrime che sono scese dagli occhi. Lì ho giurato a
me stesso che avrei fatto di tutto per non sprecare quella seconda
occasione.
Avrei realizzato i miei sogni.
La musica, te e i miei figli. Ma per tutte e tre sul serio.
Non
ti ho detto subito nulla, mi sono tenuto tutto dentro. Ricordavo il
sogno, per me era come essermi addormentato in modo normale.
Poi
mi hai detto che non avevo passato molto tempo in coma, pochi giorni
per fortuna. Decidemmo insieme di non dare mai in giro la notizia.
Mi
spiegasti che avevano chiamato te perchè quando mi avevano trovato al
bordo della strada, svenuto con la testa aperta in due, nel telefono,
l'unica cosa che avevo addosso, il tuo numero era il primo in elenco.
Sei stato tu lì con me, alternandoti a Talinda che non poteva fermarsi
troppo per via della gravidanza ormai agli sgoccioli.
Lì mi sono fatto una promessa.
Mi sarei risollevato sul serio, disintossicato una volta per tutte, non importava quanto tempo ci avrei impiegato.
Mi
sarei preso cura di questa ragazza che mi stava per dare un figlio,
avrei recuperato con Draven, mi sarei impegnato con la musica e avrei
fatto di tutto per meritarti.
Fu
un giuramento solenne. Per questo poi, una volta rimessomi in sesto, ti
diedi quell'anello, un altro simile al primo che ti avevo dato, eppure
un pochino diverso. Quell'anello l'avevamo solo io e te. Per rinnovare
una promessa che avevo infranto mille volte tornando a drogarmi e
deluderti.
Ti
promisi che non ti avrei più deluso, che mi sarei risollevato e che
quando mi sarei sentito degno di te, ti avrei detto che ti amavo.
Te lo dissi così, ricordi?
Lo
feci in quel modo perchè così tu sapevi cosa ti sarebbe aspettato, ma
non te lo stavo dicendo ancora. Potevi prepararti. Tu avevi sempre
bisogno di tempo per prepararti.
Il resto è storia.
Mi
hai aiutato in tutto e sono risalito. Quando mi sono reputato degno, ti
ho detto che ti amavo e siamo tornati insieme sul serio, in modo
solenne potrei dire, non come le altre volte.
Tu
lo sapevi già e lo aspettavi a mille mani, eri impaziente, ricordo
quanto tempo hai passato a sperare che mi decidessi, credendo che fosse
sempre la volta buona.
Io non mi sentivo mai pronto ed ero convinto che mi avresti respinto pensando ad Anna.
Lei, la tua migliore amica.
Lei
che poi, una volta saputo tutto quanto, non ti chiese altro che un
figlio, solo un figlio. Non ti lasciò, non ti sputtanò. Ti chiese solo
quello.
Metterci veramente insieme ha segnato per me una specie di fine e nuovo inizio.
Ci ho messo un secolo, però l'ho fatto quando ne ero sicuro.
Sapevo che non sarei ricaduto.
Ero morto e rinato.
Ecco, vorrei scrivere una canzone su questo.
Penso
che potrebbe aiutare molte persone nella mia stessa situazione. Una
canzone che significhi morte effettiva e morte figurata. Rinascita come
quello che succede dopo che muori, un andare nell'Aldilà e fare questa
nuova vita fra le stelle. Oppure un rinascere qua come persona,
cambiare, rinnovarsi, migliorare.
Ho
in mente questa canzone e vorrei che l'inizio fosse quello che mi hai
fatto sentire in ospedale quel giorno, mentre il seguito dovrebbe
essere qualcosa di felice e gioioso, che dia l'idea di rinascita, di
positivo.
Ho
anche pensato già al titolo, perchè ci rifletto da molto e quando tu
sei uscito con quest'idea dell'album concettuale, ho capito che sarebbe
servita una canzone così, sulla morte e sulla rinascita con un finale
di speranza.
Il titolo potrebbe essere Iridescente.
Che ne dici, Mike?
Chissà,
magari in qualche modo potrebbe un giorno essere di conforto alle
persone che stanno veramente male, quelle che hanno quel cancro sul
serio, che sono davvero malate e che affrontano un inferno e la morte
giorno dopo giorno. Che sappiano che dopo il dolore, in un modo o
nell'altro, ci sarà un sollievo incomprensibile, anche se non credi in
Dio.
Iridescente
è quel senso rigenerante che si prova nel momento peggiore delle nostre
esistenze, ma che poi ci ricrea e ci rende nuovi e ci aiuta ad andare
avanti. O ad andare Oltre. “
Le lacrime di Mike furono la migliore risposta che Chester si sarebbe potuto aspettare.
Dopo
di questo solo le sue braccia gli diedero quel sollievo magico che
poneva la parola fine a quel calvario. Un calvario ormai superato, ma
vinto solo dopo quella confidenza e quelle parole.
Tutte
le volte che Chester e Mike avrebbero cantato Iridescent, si sarebbero
inevitabilmente emozionati. La canzone della reale rinascita.
Dirsi
che si amavano era superfluo, se lo dissero in quell'abbraccio ed in
quel bacio, scivolando uno nell'altro poco dopo, incapaci di trattenere
oltre quel sentimento acuto, immenso e potente al punto da accendere in
loro il bisogno, il bisogno supremo di fare l'amore uno con l'altro.
E
solo nel prendersi e nell'aversi, nell'apice di quell'atto perfetto,
videro quella luce di cui Chester aveva parlato. Una luce calda e
dolcissima, quella volta.
Entrambi capirono quel che Chester aveva detto.
Non essere mai soli, anche quando sembrava il contrario.
Per Chester sarebbero sempre state 4, dopotutto, le cose che l'avevano salvato da sé stesso.
Dio, Mike, la musica ed i suoi figli, quelli già avuti e quelli che avrebbe avuto in futuro.
Ad essi avrebbe votato incondizionatamente e per sempre la sua vita.
FINE