NOTE
(scusate la lunghezza, sia dell’introduzione che della fic che non ho
voluto dividere): vi è mai capitato di provare seriamente ad immaginare
come reagireste se perdeste la persona più importante della vostra
vita? C’è da impazzire.
Ho avuto tante di quelle
reazioni da non saper più che fare. Prima non pensavo di poter
scrivere, poi mi sono angosciata all’idea di non scrivere più su di
loro. Il mondo reale fa così schifo che non posso privarmi di ciò che
mi ha fatto sognare più di tutti ed anche se la vita è fragile, i sogni
restano. Loro sono esistiti, mi hanno regalato tanto, troppo per
seppellirli e basta. Non riuscirei.
Questo è una conclusione
doverosa alla loro storia, però non credo sarà la mia ultima su Mike e
Chester. Hanno vissuto così tanto insieme, sono stati così felici
insieme, che vorrei continuare a sognare su di loro lo stesso.
La mia è una visione
personalissima di quel che potrebbe aver vissuto Mike sempre rimanendo
nel mio universo di loro due come coppia a tutti gli effetti (nella
quale Talinda è loro ‘complice’ -fra coppie di star ce ne sono
moltissime così, non è proprio fantasia- ed Anna ed il clan Shinoda
invece non sa assolutamente nulla -le tradizioni giapponesi dove
l’onore è tutto sono allucinanti- ). Non vuole offendere o ledere
nessuno, è solo una mia pura invenzione (al di là di quel che io penso,
ho sempre pensato e sempre penserò del loro rapporto) mescolata a
quelle che sono state le mie molteplici reazioni, dal gelo, alla
rabbia, al rifiuto e poi le lacrime. Non sono presuntuosa da poter dire
‘penso che Mike abbia vissuto questo’, però so che sta male, malissimo,
è schiacciato. Dopo alcuni giorni di silenzio completo, ha delegato per
la prima volta nella sua carriera ad altri il compito di informare i
fan dei Linkin Park, credetemi che è pazzesco per lui. E poi quel ‘un
giorno alla volta’ che ha scritto nel post è devastante.
Così un’omaggio a Mike, che
ora resta a raccogliere dei pezzi che forse non si potranno più
rimettere insieme, ma io gli auguro di farcela. Specifico che la fic
l’ho scritta domenica, il giorno dopo Mike ha pubblicato la foto e le
parole che poi vedrete di seguito. Penso che alla fine della fic
salteranno agli occhi ‘tatuaggio delle fiamme’ e ‘vecchie foto’, ma io
questa l’ho scritta prima che Mike pubblicasse quel post e non ho
aggiunto o modificato nulla da allora, ho solo corretto l’italiano. La
fic l’ho fatta di getto nella somma del mio dolore e l’ho lasciata
com’era. Penso ne scriverò altre sui giorni e periodi successivi,
sempre di Mike, perché è come se lo sentissi sulla spalla che mi dice
di scrivere di lui che si deve sfogare.
Grazie a loro per avermi fatto
sognare, grazie a Chester per essere vissuto, grazie a Mike e Chester
che mi hanno insegnato che i legami veri ed assoluti esistono e
nonostante questa fine, qualunque sia la verità alla fine di tutto
questo, io voglio credere lo stesso che il loro legame, qualunque nome
avesse, fosse vero, autentico ed indissolubile. Perché è di questo che
la gente ha bisogno, di credere nei legami veri. Grazie a chi mi legge
ed ha detto che le mie fic in qualche modo hanno aiutato.
Scrivere è catartico per me, affronto ogni disagio scrivendo e poi sto bene, per cui questo l’ho fatto anche per me.
E poi li sento più vicini. Non
in questa fic che non consiglio alle persone troppo fragili in questo
momento, assolutamente. Però quando il giorno della morte di Chez ho
riletto e pubblicato la mia ultima fic in sospeso, ‘Maschere e
paranoie’, li ho sentiti più vicini ed ho capito che in realtà scrivere
di quando erano ancora insieme, mi aiuterà a sentirli ancora con me.
Perché come disse il Corvo, le case bruciano, le persone muoiono, ma il
vero amore è per sempre.
Grazie a tutti
Buona lettura.
Akane
LA GENTE NON CAPIRÀ
Lucido. Così lucido da essere irreale.
Eppure non ricordo un solo istante della mia giornata.
Da quando ho aperto gli occhi
stamattina per adempiere agli impegni della giornata con la band ad
ora, io non ho la minima idea di che cosa ho fatto.
Mi hanno detto che mi sono
occupato io di tutto perché Talinda era fuori città con la famiglia, io
ero con la mia e quando siamo ‘fuori dal gruppo’ cerchiamo di stare
ognuno con la propria, ma visto che c’erano alcuni impegni col gruppo
Chester aveva salutato moglie e figli e spediti in vacanza in Arizona
dai nonni dicendo di divertirsi anche per lui che li avrebbe raggiunti
dopo il servizio di oggi, l’ultimo impegno prima del tour fra un paio
di settimane.
Lo so perché ieri sera ci
eravamo salutati al telefono, mi aveva chiesto se potevo venire visto
che era a casa da solo, ma io avevo qualcosa con la famiglia proprio
perché poi sarebbe a momenti ricominciato il tour. Le mie solite
risposte, lui mi ha provocato telefonicamente facendo qualche gemito
per farmi venire gola, io ho alzato gli occhi al cielo ed ho detto che
tanto ci saremmo rivisti domani e poi il tour ricominciava con le tappe
americane.
Solito pragmatico, solito controllore freddo e distaccato. Faccio sempre quel che va fatto, non faccio mai colpi di testa.
Mi hanno detto che ho
riconosciuto ufficialmente il corpo dal coroner immediatamente, che ho
guardato i suoi effetti personali e quel che hanno rinvenuto di
rilevante nella stanza, che ho confermato la morte al mondo intero e
poi ho fatto una serie di cose assolutamente logiche e sensate.
Ma io non ho la minima idea di nulla, non so come le ho fatte, che faccia avessi, ho pianto? Ho reagito in qualche modo?
Non ne ho idea, non ricordo,
non è nemmeno stato come un sogno perché in realtà per me è stato come
aprire gli occhi stamattina e poi ritrovarmi qua dentro.
Che ho detto ad Anna? Ho guardato i bambini? Ho già incontrato Talinda?
Dio, sono nella sua casa,
dovrei averla incontrata. Mi pare ci siano anche tutti gli altri, di
sotto. Non credo di essere entrato qua da solo, no?
Come mai lei non è qua dentro? Come mai non cercano di intromettersi, di chiedermi se sto bene?
Forse il silenzio che sento è solo dentro.
Gli occhi abituati al buio che
è calato dopo che sono arrivato, finestre ancora chiuse, luce anche, ho
cercato subito, ho messo sotto sopra dopo che l’hanno fatto anche i
poliziotti come di rito.
Nessuna lettera, nessun segno,
non l’hanno trovato e nemmeno io. Indossava il nostro anello coi
brillanti al collo perché ora ha l’altro bianco che gli ho regalato
scendendo ad uno dei nostri soliti compromessi.
Ricordo la storia di questo nuovo anello bianco che ora indossa sempre.
Quando ci siamo rimessi
insieme abbiamo deciso di fare tabula rasa, l’ennesima volta. E gli ho
dato questo anello bianco, una nuova promessa. perché quel che conta
non è non spezzarsi, quel che conta è ricostruire e noi l’abbiamo
sempre fatto.
Non è facile vivere con me, ma forse dopotutto lo era troppo.
Ho sempre stabilito io le regole ed ogni tanto lui non ce la faceva e nemmeno Papercut ci faceva ragionare.
Poi tornava con un nuovo
regalo da condividere, bracciali, ciondoli, orologi, una nuova
promessa. Il paradosso di queste promesse che facevamo condividendo dei
regali uguali è che dopo un po’ io non riuscivo ad indossarli senza far
crescere la paura e la paranoia, lo tartassavo, lo massacravo.
Un conto è se Anna ha il
nostro stesso anello e quando me lo vede su pensa che comunque è il
suo. Un altro conto è quando lo vede nel suo dito e lei sa che
quell’anello c’era anche quando stava con Sam, ed ora lo ha ancora con
Talinda, sempre nell’anulare.
Anna è molto attenta e presente, non fa scenate, ma nota ed ogni volta che nota io vado in paranoia e lo massacro.
Così rompiamo per un po’
perché lui è fuoco e non resiste per molto. Pianti, urla, disperazioni.
Poi torniamo. Nuovi regali, nuove promesse. Ancora tentativi. E siamo
felici, quando la facciamo funzionare.
E poi siamo tristi quando
lascio che gli altri si intromettano, tutte le mie paure che riverso in
lui. Anna ha notato, Anna ha visto. Anche la mia famiglia si chiede
perché abbiamo tute queste cose in comune io e te, credo che Anna ne
parli con loro, si sfoghi.
E lui ad urlare che lei lo fa
apposta perché sa che io sono il loro soldatino, che se lei si lamenta
con i miei, poi loro aggiustano il tiro ed io torno in carreggiata e
spariscono tutti i segni di qualche tradimento.
Nascondere e mascherare non è
facile, a Chester non importa, lui l’ha sempre detto a Talinda ancora
prima di sposarla come stavano le cose. Loro sono grandi amici,
volevano la stessa cosa, hanno degli accordi, sono felici così.
Lui non può capire la
tradizione ed il peso che ho sulle spalle, Anna mi ricatta senza farlo
apertamente. Io non posso andare contro la mia famiglia, li disonorerei
e per noi questo viene sopra ogni cosa, anche la vita stessa.
Così arriva questa vita finta, vissuta solo a metà, solo di nascosto.
Essere felici, essere sé
stessi solo di nascosto, insieme io e lui, nelle faccende della band.
Far di tutto poi per coprire comunque.
Ci ho provato, ci ho provato
mille volte a sforzarmi, ad essere più aperto sulla nostra relazione, a
rivelare quei segni che a Chester piacciono perché il suo desiderio
massimo è sempre stato vivere il nostro amore alla luce del sole, far
sapere a tutti che ci amiamo, venire allo scoperto. Vivere sul serio. E
questi segni, questi segni che lui freme per rivelare, sono la fine per
me e sono la vita per lui.
E così ci siamo sempre scontrati su questo e a cicli lasciati per poi tornare con nuove promesse, nuovi segni.
A volte penso sia l’ultima volta, però poi torniamo sempre.
Quando gli ho detto di tenere
il nostro anello sotto le maglie e di indossare l’anello bianco che gli
ho regalato, di metterlo sempre, che io al contrario avrei avuto quello
bianco al collo, nascosto sotto i vestiti, mentre avrei indossato il
nostro originale coi brillantini, quello che avviamo dai primi anni del
2000, allora si è calmato.
Sono segni che conosciamo solo
noi, nessuno vedrà mai, è un compromesso e lui odia i compromessi
perché giorno dopo giorno la nostra storia è questo e lui invece
vorrebbe tutto l’opposto.
Ma è stato il solo modo per tornare insieme.
Forse alla fine l’ho
consumato, io con le mie esigenze, le mie regole, i miei doveri. Io
inquadrato, incrollabile. I miei sotterfugi, i miei piani.
So che a te non andrà bene, ma
so anche che capirai perché lo fai sempre. Io non ho scelta, mi
dispiace per questo, però devo, capisci?
E così si torna sempre lì.
Alla fine non gli è bastato
più. Segni che solo noi sapevamo. Non avremmo mai potuto vivere alla
luce del sole il nostro amore, mai. Non ci sarebbe stata una luce, una
speranza un giorno per farlo, perché io avrò sempre i miei doveri verso
la mia famiglia troppo numerosa e radicata e non avrò mai il coraggio
di rovinare la vita ai miei figli.
Quindi non ha resistito.
Ma lui indossava tutti i nostri segni, come sempre. Tutti. I braccialetti, gli anelli.
Non li ha lasciati da parte, non ha scritto un biglietto, nessuna mail programmata per arrivare alla fine.
Niente.
Se ti uccidi per un motivo, perché non lo dici? Lasci a noi il fardello di capire da soli?
Tu ci amavi... me, i tuoi
figli, gli altri della band, la tua famiglia, gli amici... tu amavi...
ti sei ucciso perché mi amavi ma non riuscivi a conciliare il tuo modo
col mio?
Ma ci amavi, io so che ci amavi. Amavi i tuoi figli, a modo tuo amavi Talinda, i tuoi amici, la band, i fan.
Tu amavi me Chester.
Io lo so.
Puoi esserti ucciso per qualunque motivo, ma ci amavi e ce lo avresti detto.
‘Ho un disagio personale. Non è colpa vostra. Vi amo, non sentitevi in colpa.’
Lui ce lo avrebbe detto.
Niente, invece.
Forse perché alla fine dopo che aggiusti, ti pieghi e fingi, non ami più.
Può non avermi più amato e non
averlo saputo come dire, però i figli li amava ed io lo so. Due righe
per loro, qualcosa per loro.
Non è possibile.
Stringo i suoi anelli ed i nostri bracciali che spesso indossava lui per entrambi perché io non volevo che li notassero troppo.
Fisso la porta dove è stato trovato appeso.
La bottiglia mezza vuota è stata portata via come prova. Indagano sempre prima di accertare il suicidio.
Una bottiglia mezza vuota, nessuna traccia di droghe.
Non era fatto, era pulito.
Certo se decidi di ucciderti scegli il giorno più significativo, oggi
era il compleanno di Chris? Davvero c’entrava qualcosa lui? Stavi male,
ma hai superato lutti più duri ed importanti. E comunque ok, ti fai
coraggio con un po’ di alcool. O ti prendi delle pastiglie per
stordirti.
Ma lui era pulito.
Io so che lui era pulito.
Se dovessi buttarmi sul fuco per qualcosa lo farei per questo, lui era pulito.
Ed era felice, era felice con me, nella sua vita, a fare la musica che amava, vivere coi suoi numerosi figli.
Era felice.
Io ho visto la sua oscurità,
io ho visto il suo male, i suoi demoni, quando cantava li buttava
fuori, aveva la bestia dentro, voleva urlare per questo. Poi ha
risolto, è rinato, è rinato sotto i miei occhi, l’ho aiutato, ci è
riuscito e non era una finta perché lui non è mai stato capace di
fingere, lui è sempre stato un libro aperto ed era questo il punto, era
proprio questo!
Lui non era capace di fingere come me.
Lui aveva la luce. Ha passato
dei brutti momenti, ha subito delle morti atroci, così come me anche.
Ed il nostro rapporto complicato non aiutava, specie quando ci
lasciavamo, ma poi siamo tornati, poi torniamo sempre ed era felice.
Abbiamo fatto un anno bellissimo, prima a fare i testi come terapia,
poi a promuovere l’album in giro per il mondo solo io e lui, come
fossimo in luna di miele.
È stato splendido.
Lui mi amava, era felice,
aveva la luce. Il viso mente quando sorride, gli occhi no, gli occhi
non mentono mai. I suoi occhi erano morti quando sorrideva i primi
anni, quando e se sorrideva, ora sorrideva con tutto, anche gli occhi,
erano sorrisi veri e lo faceva sempre, sempre.
Era contagioso, allegro,
esplosivo, rumoroso, attivo, super attivo, di continuo, aveva voglia di
vita e lo distinguo perché all’inizio non l’aveva, era sempre ‘fanculo,
odio tutti, non voglio fare niente, statemi lontano’.
Stava progettando di tornare a
fare qualcosa coi Gray Daze perché non è capace di stare inattivo,
finito con gli STP dopo la morte di Scott è rimasto poco fermo. È
sempre stato attivo, sempre.
Non fai progetti, non fai così
tanti progetti e con così tante persone a così lungo termine se sei
depresso e non te ne frega e progetti il tuo suicidio. Perché uccidersi
il giorno del compleanno del tuo amico morto due mesi fa credimi che è
un progetto e non di vita, di morte. Mentre progetti di morire,
progetti di fare cose a lungo termine?
Non è possibile, io non ci posso credere.
Deve esserci una ragione, deve.
Forse un male? Un brutto male
incurabile, improvviso... ha faticato parecchio nel tour europeo, ma
avevamo tante date ravvicinate e lui ha 41 anni, ha fatto una vita
complicata. Stava tanto col pubblico, come a salutarli. Aveva già avuto
una brutta notizia? Non era stanchezza ma un male? Lo sapeva?
Tutti questi mesi lui sapeva
di essere malato, di stare per morire, e non mi ha detto niente? È
riuscito ad essere così felice con me senza farmi capire nulla?
Io conosco tutto di lui, posso
anticiparlo persino su cosa mangia a colazione, su cosa pensa, su cosa
sta per dire, su cosa risponderà. Io riesco a prevedere tutto di lui,
lo conosco meglio di come mi conosco io. E lui in questi mesi mi ha
nascosto una cosa che non avrebbe mai potuto nascondere, perché non è
capace, lui non ne è capace.
Figurati se sa che sta per morire.
Si ucciderebbe se gli
diagnosticassero un tumore improvviso in stadio avanzato alle corde
vocali, in metastasi, che gli impedisse di stare per sempre sul palco e
gli desse comunque pochi mesi di vita fra atroci tormenti.
Allora si ucciderebbe e tutto
questo avrebbe un senso, il suo progetto, il suo salutare il pubblico,
il suo non cantare più bene come prima.
Ma gli altri progetti a lungo termine? La reunion con il suo vecchio gruppo?
Tutte le altre cose che aveva in mente, che voleva fare?
Era triste per Chris, però era attaccato alla vita, aveva fatto pace con il mondo, con Dio, con tutto.
Stava male, progetta sia il
suicidio che di cantare ancora con un secondo gruppo? Aveva appena
cambiato casa, ne aveva presa una in un quartiere più bello, più
grande, di cui se ne era innamorato. Due mesi fa. Questa in cui siamo.
Non ha senso!
E se non stava male ed era
depresso per colpa mia, per colpa di una vita vissuta a metà senza la
speranza di viverla mai nel modo che lui ha sempre voluto, perché
viveva in una menzogna continua verso tutti, se era depresso sul serio
io me ne sarei accorto. Era felice. E me ne sarei accorto se avesse
avuto la morte negli occhi per un tumore.
Diversamente non si ucciderebbe, non c’è un motivo per cui potrebbe farlo, ma in tutti gli scenari possibili, io lo saprei.
E lui era pulito.
Lo era.
Deve avermi lasciato qualcosa.
Deve. Non può essere che non abbia lasciato niente per spiegarlo, non
può essere nemmeno che l’abbia fatto, ma se l’ha fatto deve aver
spiegato qualcosa. Deve.
Non c’è nulla, nulla.
Ieri sera mi ha scritto ‘allora ci vediamo domani, stronzo!’ Stop.
È davvero stata colpa
mia? Non l’ho capito? Il nostro amore non era vero? Il nostro legame
era finto? Non lo amavo abbastanza da capirlo? Vivevo con lui più io
che sua moglie e la sua famiglia, stavo sempre con lui, quando facevamo
canzoni era sempre una terapia fra me e lui, lui mi diceva un concetto
ed io gli tiravo fuori un episodio della sua vita da cui potevamo
trarre l’esperienza per scrivere la canzone, io sapevo di lui meglio di
lui stesso!
Ed ora non mi accorgo che vuole morire? Che è instabile fino a quel punto?
Non muori per un colpo di
testa, non ti uccidi perché hai un raptus, se lo hai sei mentalmente
instabile e lui è sempre stato in terapia, parlava di tutti i suoi
problemi di continuo apertamente perfino con sconosciuti nelle
interviste. Uno che parla di continuo della sua depressione passata, di
tutti i suoi problemi, che si fa curare, che sta sempre con persone che
ama e lo amano non medita il suicidio! Chi non ne parla, lo medita. Chi
non va in cura, lo medita.
Gli ex tossici fanno terapie a vita, non smettono mai, è una prassi, è la norma.
L’altra volta ho capito che
stava per uccidersi con la droga ed ho fatto di tutto per aiutarlo e ci
sono riuscito. Ora perché no? Come ho potuto?
Ti prego, devi darmi una ragione, devi.
Io non posso superarlo, non posso muovermi da questa stanza senza una ragione. Io devo sapere.
Guardo lo stipite dove l’hanno
trovato, sono seduto per terra, che ora sarà della notte? Nessuno
disturba, è tutto buio, gli occhi vedono le ombre ed io capisco cosa
significa depressione, oscurità, angoscia.
Non mi muoverò finché non
capirò, io devo capire. Qualunque sia la ragione, anche che sia colpa
mia, del mio modo di controllarlo, del nostro non poterci vivere al
cento percento. O perché non mi amava sul serio, era tutto finito e non
sapeva come dirmelo e poi non gliene fotteva più un cazzo di me tanto
da uccidersi senza dirmi nulla. Odiava i suoi figli? Dio, non gliene
importava davvero più dei suoi figli? Ha adottato gente che non gli
competeva avere! Non può essere che non gli importasse più di loro. Di
me. Lui amava, amava sul serio, non era capace di mascherare i suoi
sentimenti, lui è speciale perché non ci è mai riuscito. Quando odiava
si vedeva, quando stava male si vedeva e allo stesso modo ora che amava
e stava bene.
Cazzo si vedeva!
Non lo so, qualunque cosa sia
devo saperlo e lui comunque mi amava, forse non era abbastanza, ma mia
amava e me lo avrebbe fatto sapere. Invece io non so nulla.
Mi amava, lui mi amava, lui
sapeva far sentire amate le persone, lui non fingeva, non poteva
fingere. Lui aveva vinto i suoi demoni, passava brutti momenti come
tutti, ma ne usciva. Ne usciva sempre.
Molti di queste crisi erano
colpa mia, forse avrei dovuto piegarmi, dovevo piegarmi, dovevo dire
tutto ad Anna e accordarci per fare come lui e Talinda, dovevo trovare
il coraggio di affrontare la mia famiglia.
Sono stato un vigliacco, un vigliacco. Ed ora lui è morto per questo.
Come hai potuto Chester? Come?
Ti ho ucciso io, ecco la
verità. I avrei dovuto capirti e salvarti. In ogni caso, avrei dovuto
capirti. Dovevo. Ti ho ucciso io. Ecco la verità. Ecco.
Solo quando aprono la stessa porta che fisso, mi rendo conto che fuori è sorto un nuovo sole. Un nuovo giorno.
La luce filtra ferendomi gli occhi, spunta Brad con la sua faccia costernata, dispiaciuta.
Lo guardo come se tornassi alla vita.
- Da quanto sei così? - Chiede sorpreso. Io mi stringo nelle spalle mentre si china davanti a me, l’aria shoccata.
- Da ieri sera... - Brad chiude gli occhi. - che ora è? -
Sospira paziente e delicato
come solo lui sa essere. Lui e gli altri della band sono gli unici che
sanno tutto, lui può capire e sa come non darmi fastidio.
- È mattina, sono le nove. È ora che vieni fuori di qua. - Scuoto la testa piatto.
- Devo capire. - Lui sempre sospirando paziente e ad occhi chiusi annuisce e mi prende per mano sollevandomi in piedi.
- Sì, ma non capirai ora stando qua dentro. Forse ci vorranno settimane prima che si capisca qualcosa. -
- Che vuoi dire? - Chiedo lasciandomi alzare ma rimanendo nella sua camera.
- Che spesso non si capisce
mai perché uno lo fa, a volte un giorno invece viene fuori qualcosa in
qualche modo ed allora ha senso. Per ora devi lasciare che i giorni
facciano il loro corso. Vieni fuori. - Scuoto la testa e punto i piedi
impedendogli di farmi uscire da qua.
- No io ancora non sono
pronto. - Mi guarda sconcertato, non ho mai fatto così, non sono mai
stato irrazionale e capriccioso, anzi. È proprio questo il problema.
- Mike, ieri hai fatto tutto come se fossi un robot, ora non vuoi nemmeno uscire? -
- Ma che ho fatto? Mi hanno
tutti detto ‘non so come hai fatto’. - Brad mi fissa aggrottato e per
un momento con questa scarsa illuminazione che viene dal corridoio,
leggo la paura nei suoi occhi.
- Sei stato il primo ad andare
a vedere il corpo di Chester. Talinda ha dovuto farlo in quanto moglie,
ma quando è arrivata ed è stato straziante. Ha detto che preferiva
ricordarlo come l’ultima volta, sorridente e felice. - silenzio. - Hai
anche avvisato tutti che era vero. Nessuno riusciva a farlo. Hai
anche... - Scuoto la testa secco.
- Non ricordo niente. - Brad nasconde la sua preoccupazione, stringe la mia mano e mi tira fuori.
- Andiamo. - Scuoto la testa - Sì sì, vieni. Ti voglio far vedere una cosa. -
- No non voglio ora... - Ma lui mi trascina via.
La sua casa ora è vuota, i
ragazzi, gli amici, i parenti ieri erano tutti qua, mi pare. Ora non
c’è nessuno. Talinda è in cucina che fissa il lavandino, io la guardo
di sfuggita, i figli credo siano dai nonni o a dormire. Chi lo sa.
Lei non ci guarda nemmeno,
persa nel suo mondo. Se io ho perso l’amore, lei ha perso un complice,
un amico, un enorme affetto. Il padre dei suoi figli.
Di sfuggita passano davanti
agli occhi foto di famiglia in giro per la sua non piccola nuova
villa, dove saranno i cani? Forse sono in giardino.
Era tutto programmato da tempo
perché Chester aveva molti impegni professionali, stava facendo cose
anche coi Gray Daze, il nostro tour stava ricominciando.
Brad guida per le vie di Los
Angeles portandomi via da casa di Chester dove è stato trovato morto ed
io penso a come puoi progettare il suicidio ed una reunion con un altro
gruppo contemporaneamente.
Ci penso di continuo
ininterrottamente, poi quando si ferma capisco che siamo davanti alla
sede che la Warner ci ha riservato come studi, una sorta di nostro
regno.
Quando scendo rimango basito. Il gelo si tramuta in qualcosa che ancora non capisco bene.
La sede è stata riempita con
foto di Chester su tutta la facciata, una fra tutte spicca col suo
meraviglioso sorriso splendido. Non l’avevo visto. Cioè non
coscientemente. Chester morto che dicono di che ho visto, io non lo
ricordo.
E le foto di prima a casa sua erano lontane da me.
Ora Brad mi riporta bruscamente alla realtà in qualche modo.
Tutto questo è perché lui non c’è più.
Qualunque sia il motivo non cambierà che lui non c’è più.
Lui è morto, non tornerà più
da me, non lo rivedrò più, non mi sorriderà più in quel modo, non mi
abbraccerà più, non mi bacerà.
È finita, finita per sempre.
Non ci sarà più alcuna luce.
- I fan in tutto il mondo
stanno facendo un sacco di gesti bellissimi, ci riempiono di messaggi
su twitter per farci coraggio, portano doni nelle ambasciate americane
per lui e penso che nel giro di oggi casa sua e questa sede sarà piena
di regali per lui. Sono tutti stretti qua vicino a noi. - Spiega calmo
Brad che mi sta vicino.
Non so ancora come sono messo,
cosa sto pensando. Sono shoccato e mentre vedo e sento, dentro di me la
litania ‘ma lui non c’è più, ormai non c’è più.’
È tutto inutile. Tutto.
- Sono tutti qua, stiamo
cercando di capire cosa fare, stiamo insieme per affrontare questo
momento... andiamo... - Mi spinge ad entrare, io stringo i pugni,
contraggo le mascelle e respiro profondamente.
Che senso ha? Che senso ha? Fare cosa? In che senso?
Mettere piede nella sede dove
abbiamo registrato uno degli album più discussi e strani di sempre,
dove facevamo terapia io e lui, dove siamo tornati insieme dopo quel
grande litigio in mezzo ad un brutto momento per problemi di famiglia
che lo ha quasi ucciso... mi fa sentire ancora peggio.
È come se avessi qualcosa allo
stomaco, una sorta di pugno. Un pugno che cresce e diventa enorme,
insostenibile. Lo stomaco è contratto, non ho mangiato niente ieri ma
mi sembra che sto per vomitare.
È tutto pieno di lui e come se non bastasse ci sono foto ovunque. E persone.
Tutti i membri della band,
tutti i collaboratori, i produttori, tutti quelli che hanno a che fare
coi Linkin Park oggi sono qua.
E mi guardano scrutandomi,
cercando di capire se io sia un fantasma, un’apparizione, o reale. E
cercano tracce di lacrime e distruzione.
Lacrime? Non credo di aver ancora capito come si versano.
Tutti mi fissano ed è come un momento sacro.
Nessuno respira, nessuno parla.
Così li guardo uno ad uno, non
so che espressione io debba avere. Una superficie riflette la mia
immagine e vedo che non ho espressioni, non ho mimica.
Ecco com’è la morte negli
occhi. Chester era vivo, dannazione. Non era così, così come era ai
primi tempi, con questo stesso identico sguardo.
- Voglio ringraziarvi per
tutto quanto. Per esserci oggi e per esserci stati e per la
meravigliosa avventura vissuta insieme. Vi ringrazio profondamente. Ma
dichiaro ufficialmente e permanentemente sciolti i Linkin Park. Questo
nome non andrà più oltre senza Chester ed io non canterò mai più una
canzone senza di lui. Fate sapere ai nostri fan che li ringraziamo e li
amiamo. Ciao a tutti. - Con questo esco, la voce era un filo sottile,
il mio viso una maschera inespressiva.
La reazione non è immediata,
non si aspettavano questo anche perché ieri ero stato a posto, lucido,
intatto. Questa reazione è ancora più strana.
Quando torno alla macchina di
Brad realizzo che ho bisogno delle sue chiavi e so che non mi farebbe
mai guidare, così sto per rientrare per pregarlo di riportarmi a casa
di Chester, ma lui esce in questo momento.
- Capiamo la tua reazione e la
tua decisione e non è il momento di parlare di queste cose ora, nessuno
si aspetta niente riguardo i Linkin Park, solo che non puoi stare solo.
- Cerca di essere calmo e ragionevole.
- Io invece voglio stare solo. Riportami a casa sua per favore. - Scuote la testa.
- Andiamo, penso ti faccia
bene condividere con altri che stanno male come te... - Appena lo dice
scatta qualcosa in me, è come se il mondo si spaccasse. O forse sono io
che mi spacco.
- No Brad, nessuno sta male come me. - Basso e teso è il mio tono perché se urlo, se esplodo è finita.
- Mike... - Cerca di farmi
capire che invece stiamo tutti male, ma io alzo la mano davanti a lui e
lo zittisco mentre sto facendo lo sforzo più duro della mia vita. Il
peggiore.
Per non saltare su e gridare come faceva Chester.
Perché se io comincio è finita, ho paura di quel che potrei fare se lo facessi.
- Brad, riportami a casa sua. Per favore. - Lui è troppo ragionevole per andarmi contro, così annuisce e mi accontenta.
In macchina c’è il silenzio, il gelo.
Non posso vedere quel che c’è qua. Non ha senso, non ha più senso.
Lui non c’è e dovevo entrare
là dentro per realizzarlo. Qualunque sia il motivo lui è morto. Il
mostro dentro di me cresce a dismisura e mi chiedo se fosse così quello
che aveva lui quando l’ho conosciuto. La morte nei suoi occhi, quella
che ho visto prima allo specchio.
Quando si ferma scende per
stare con me, si scambia uno sguardo significativo con Talinda, non
posso impedirgli di andare dove vuole, ma quando mi segue in camera
intenzionato a non lasciarmi solo, io cerco di fargli di nuovo capire
con una falsa calma che deve lasciarmi andare.
- Mike, mi stai spaventando,
ti conosco da una vita e mi spaventi per la prima volta, non ti lascerò
solo ora. - Chiudo gli occhi mentre voglio solo chiudermi nella
stramaledetta camera di Chester, ma lui è qua e non me lo permette ed
io non so come diavolo farlo andare via senza ferirlo, perché lui è
come un fratello e non voglio ferirlo, ma io HO BISOGNO di stare solo.
E penso che ne avrò per tutta la vita.
- Brad, tu sai che io e lui
stavamo insieme, per questo quando dico che nessuno sta male come me è
vero. Perché nemmeno Talinda lo amava come me, loro erano amici, come
me e te. Ma chi lo amava, chi lo amava davvero sono io, IO! Avrei dato
la mia vita per lui, capisci? Però non ero disposto a venire allo
scoperto come voleva, a vivere in modo più aperto la nostra relazione.
Lui voleva fare coming out, io no! Non ero disposto a fare le cose a
modo suo. Potevo uccidermi per lui, ma non vivere come voleva lui! Che
razza di amore era questo? E lui ora forse si è ucciso per questo e tu
non puoi, tu non puoi non lasciarmi solo ora. - Brad è paralizzato,
colpito nel profondo da quel che dico e forse anche da come, perché la
mai voce trema tantissimo. Ma si fa forza e rimane proprio lì dove è.
- Proprio per questo hai
bisogno di me ora. - Scuoto la testa e lui annuisce aprendo la luce
della camera, quando lo fa è come se il mondo tornasse a spaccarsi e di
nuovo capisco che sono io, che sono io che mi spacco e completamente
fuori da ogni previsione, persino mia, mi vedo prendere una lampada dal
suo comodino e spaccarla contro il muro. Poi prendo l’asta con cui si
tirano giù i vestiti dall’armadio e inizio a colpirla per terra
brutalmente fino a che non si rompe. Brad rimane immobile, non dice
nulla, non cerca di fermarmi e così mi metto in ginocchio senza
emettere alcun suono, no grida, no pianti.
- Non si sentiva amato
abbastanza, non stava più bene con me, è colpa mia, se l’avessi
ascoltato, capito! Io non l’ho capito, non l’ho capito! Stava male,
aveva qualcosa, qualunque cosa fosse e sembrava felice ed invece stava
male. Io lo amavo e non ho capito che stava morendo dentro! Ed ancora
ora quando ripenso a lui e a tutti i momenti insieme non concepisco un
solo istante in cui mi possa aver fatto pensare che stava male. Lui era
felice, aveva superato tutto, stava bene eppure si è ucciso. Io lo
amavo, lui amava me e si è ucciso! Forse perché non vivevamo come
volevamo? Non gli bastava più? Si accontentava ma non gli andava bene?
Ed io non so, non posso sapere e mai saprò! Non mi ha lasciato detto
niente, niente a nessuno! Non è possibile cazzo! Ed io ora dovrei
vivere in un mondo senza di lui? Non lo vedrò più, non lo toccherò più,
non mi sorriderà più... non rideremo più insieme... e sono in grado di
sapere perfettamente cosa vorrebbe per il suo funerale perché lo
conosco fino a questo punto, ma non riesco, non posso farne una ragione
cazzo! Il mio amore è morto, non tornerà più, non lo vedrò più! È morto
ed è colpa mia perché non l’ho capito e salvato, come si sopravvive a
questo? Come posso andare avanti così come niente fosse? Non si può
cazzo non si può! -
E chiudo il mio viso fra le
mani, chinato tutto in avanti, per terra, vicino alla sbarra rotta.
Sussurro con rabbia e disperazione a denti stretti perché non ho
abbastanza fiato per urlare, ad ogni respiro mi fa male il petto ed
infine... infine stacco le mani dalla mia faccia e vedo che non piango,
non ci sono ancora lacrime. Come prima non avevo espressioni.
La rabbia è stata la prima
cosa, questa bomba che ha colpito Brad. Si inginocchia davanti a me e
mi abbraccia, non sa che c’è qualcosa di profondamente sbagliato nel
mio non piangere.
Cosa c’è che non va? Cosa?
- Vedrai che andrà meglio.
Piano piano. Andrà meglio. Vedrai. - Non si spreca in parole e frasi
fatte, non è da lui. Scuoto la testa mentre mi stringe, credo di
tremare.
- Ho bisogno di un bagno. Devo lavare via tutto. - Il bagno per me è un rito meditativo purificatore. Mi fa sempre bene.
Brad lo sa che quando mi
chiudo per un bagno è perché poi uscirò stando meglio, così annuisce e
si alza pensando di portarmi a casa.
- No no non posso andare da
Anna e i bambini. Se c’è un miracolo in tutto questo è che Anna mi sta
lontano perché sa. Non ha mai voluto vedere e ammettere, ma l’ha sempre
saputo. Ed ora le toccherà affrontarlo senza correre dai miei a
lamentarsi. - Brad rimane basito da questa mia frase, io agisco fuori
dal mio stesso pensiero. - Faccio il bagno qua. - Brad è un po’
perplesso, ma immagina che sia un modo per sentirlo più vicino. Non è
anomala come cosa, in certi casi. Annuisce.
- Se ti serve qualcosa sono
giù con Tali. - Annuisco e lo ringrazio, forse sembro stare meglio o
forse lo scoppio è stato più convincente di tutto il resto.
L’ho fatto, è uscito, dovrei stare meglio.
Apro l’acqua della sua vasca,
non abbiamo mai fatto niente qua dentro, abbiamo il nostro rifugio nel
quale non entrerò mai. Se si fosse ucciso per me l’avrebbe fatto là
dentro. Ma amava la sua famiglia, i suoi figli. Perché farlo qua? Certo
ha scelto un giorno significativo.
Stava male per Chris, però non
si sarebbe mai ucciso. Sai quante morti anche peggiori e più dure ha
superato nella sua vita? Anche nell’ultimo anno. Chris era un suo
grandissimo amico. Ma non si ucciderebbe per lui.
Pensieri si sovrappongono a caso. Mentre il vapore appanna il vetro, mi guardo allo specchio.
Non piango. Perché non piango?
Ho sfogato, non ho pianto.
Ed il pugno è andato via, il mostro però è ancora qua. Non mi sento pesante, anzi. Mi sento...
- Vuoto... - Appena lo dico
con lo sguardo serio, inespressivo di prima nonostante lo scoppio,
capisco perché non piango. - Sono morto. Sono morto dentro. Sono morto
con Chester. Per questo non piango. Piangono i vivi. -
Quando vado nell’acqua mentre
la vasca si riempie, rimango un po’ fermo a fissare vuoto davanti a me.
Un posto dove non era completamente sé stesso.
Guardo il mio telefono insieme ai vestiti, lo prendo e scelgo una canzone.
Iridescent. Mentre ascolto le
parole che cantiamo in questo modo malinconico e poi gioioso e
sincrono, mentre sento la canzone della sua rinascita, mi lascio cadere
sotto l’acqua.
Se sono già morto, tanto vale raggiungerlo. Perché io non mi addormenterò per poi svegliarmi in un modo senza di lui.
Io semplicemente non andrò avanti.
Come si sopravvive alla morte del tuo amore? Non si fa. Punto.
Io e lui siamo nati per stare
insieme, io e lui siamo anime gemelle. Avrei dovuto affrontare
l’inferno con lui, come voleva che facessimo. Invece niente. Non ho
avuto il coraggio. È colpa mia se è morto, o sarei riuscito a salvarlo.
Lo avrò ora.
Morire non è un problema quando la prospettiva del morire è migliore di quella del vivere.
Voglio il mio amore, lo voglio per sempre.
‘Let it go.’
Soffocamento.
Aria.
Chester.
Amore.
‘ESCI DA LÌ PORCA DI QUELLA
PUTTANA! VIVI BRUTTO BASTARDO, VIVI PER ME CHE IO NON VOLEVO MORIRE! IO
NON VOLEVO! FANCULO! VIVI! ESCI DA LÌ ESCI DA LÌ ESCI DA LÌ’
Due mani mi prendono mentre mi
sento strappare via, proprio poco dopo queste urla familiari, urla che
sul palco hanno scosso sempre miliardi di persone e che ora non faranno
più niente.
Riemergo, prendo
involontariamente un respiro profondo e Brad mi colpisce con un pugno,
cosa che non ha mai fatto in vita sua con nessuno.
Il rubinetto è chiuso, io sono tutto girato dall’altra parte, ansimo.
- Cosa hai detto? - Chiedo mentre l’aria torna sufficientemente al cervello.
- Niente, ma se vuoi lo faccio
ora! Sei impazzito? Pensi che sarebbe felice di rivederti così? Sai
quanto ti amava, non puoi dubitare di questo! Non puoi pensare che si
sia ucciso perché non ti amava più! Avrà avuto chissà quali problemi,
non importa cosa, ma ti amava! Non puoi andargli dietro ora, ti
rispedirebbe a calci di qua! - È furioso, non ha mai gridato, non si è
mai arrabbiato, ma quel che dice mi colpisce più forte del suo pugno,
mi giro aggrottato.
- Non hai detto niente prima?
- Brad non capisce che sto dicendo. - Ho sentito la sua voce. - Parlo
senza realizzare cosa dico, sotto shock io per primo. - Forse ho
immaginato cosa mi avrebbe detto. - Continuo a parlare da solo come se
quel che dico avesse senso, Brad si accascia sul bordo della basca,
seduto per terra, mezzo bagnato.
- Fanculo Mike, non seppellirò anche te! -
Il cuore batte ancora
fortissimo, tutto il mio corpo va in un’accelerazione folle. Il mondo
intorno riprende forma. Il suo bagno, la sua camera, Brad, l’acqua.
E se era davvero lui? Se era davvero lui a sgridarmi e dirmi di non farlo?
Fanculo Chez tu l’hai fatto ed io non dovrei?
Perché non dovrei? Mi ami? È
vero che mi ami? Allora dovevi rimanere vivo, dovevi dirmi che non ce
la facevi più, dovevi... cazzo!
Come faccio ad andare avanti pensando che sia colpa mia?
E anche se non fosse colpa mia, come faccio ad andare avanti senza di te?
Come faccio?
Il telefono, Iridescent a ripetizione.
- Tutti che impazziscono!
Perfino degli stupidi hacker che invadono il profilo di Talinda e
scrivono cattiverie di odio contro di lui! - In un primo momento non
realizzo. Sono cose normali.
Prendo un asciugamano, mi asciugo le mani e spengo la musica dal telefono.
- Ma poi mi chiedo io come si
fa a scrivere certe cose? ‘Era morto prima di impiccarsi’?! Voglio
dire, ormai è morto, perché devi dire questo? Lascialo, anche se lo
odiavi... - Così le sue parole mi riportano alla realtà.
- Un momento cosa? -
E proprio mentre stavo morendo io, la luce arriva a colpirmi in faccia.
- Hanno hackerata il profilo
di Talinda scrivendo cose proprio spregevoli, di odio contro Chester. -
Mi aggrotto ancora, guardo il telefono come se ci fosse una risposta in
qualche modo, poi la stanza che ho messo in casino di là.
E c’è qualcosa che mi ronza in testa. Qualcosa che mi sta facendo esplodere, improvvisamente, ma non di disperazione.
È qualcos’altro.
- Che cosa hanno scritto? - Chiedo. Lui non sa dirmelo.
- Ha rimosso però... - Vado su internet ed in breve leggo di cosa si tratta.
- Sono messaggi di odio e
molto specifici. ‘Era già morto prima che si impiccasse, sono contento
che sia morto’? - Ripeto incredulo, Brad non capisce, ma in me c’è
qualcosa che sta viaggiando veloce, velocissimo. È come se stessi
rinascendo.
È frenesia.
- Brad, io mi sono messo una canzone per provare a morire. - Brad si oscura.
- Sì ed adesso non potrò più ascoltarla per colpa tua! -
Mi alzo in piedi rimanendo
nudo, lui si alza a sua volta prendendo un asciugamano, esco in fretta
e sempre con la frenesia addosso parlo veloce come quando ho i miei
lampi di genio creativi.
- Siamo cantanti, viviamo per
la musica. Quando uno si uccide sceglie qualcosa di significativo per
lui, capisci? - Lui scuote la testa.
- Ha scelto il giorno. -
- È stato male per la sua
morte, ma non da uccidersi dietro. Ha superato morti e problemi
peggiori. Se fossi morto io potevate pensare che si suicidava per
questo... cazzo, perché sei salito a controllare? - Brad rimane basito,
lento mentre io corro sia letteralmente che figurativamente. Mi asciugo
in fretta e furia e mi rimetto i vestiti di prima mentre parlo veloce
col cuore in gola e la testa che esplode.
- Perché eri sconvolto, hai fatto una scenata assurda ed hai detto cose che mi hanno fatto rabbrividire! -
- Hai pensato che potessi
uccidermi perché lui è la persona più importante della mia vita,
giusto? - Annuisce stringendosi nelle spalle.
- Chris non era la persona più
importante della sua vita, era molto importante, ma anche Scott lo era,
anche altri che ha seppellito, pure di recente. C’erano tante altre
persone che amava moltissimo. Fra cui io! - Brad mi segue fuori mentre
prendo il telefono e mi assicuro che in tasca ci siano ancora i suoi
anelli.
- Ma che stai dicendo? - Non capisce.
- Brad, non ha scelto una
canzone, ha scelto un giorno che è sì importante ma non è tutto per
lui. E la bottiglia... la bottiglia trovata. C’era qualcosa che non mi
quadrava mentre ascoltavo il coroner. Adesso ho capito. -
- Beh che non bevesse più non è indicativo... -
- Lo è. - Scendo giù di sotto
e Brad mi segue senza sapere che sto dicendo, io mi sento come
scoppiare, in questo momento. Intanto continuo come un treno in corsa,
o mi fermo o mi schianto, questa volta: - La sua bevanda alcolica
preferita era la vodka perché lo fulminava subito. Quello che hanno
trovato era altro, non era la sua preferita. Ti uccidi, cerchi di farti
coraggio e bevi. La berrai tutta, no? Perché solo metà? E poi berrai la
tua preferita, quella che non tocchi da un secolo, no? - Si stringe
nelle spalle senza capire, confuso, non osando esporsi, mentre mi segue
alla ricerca di Talinda. La casa è vuota, non mi chiedo nemmeno dove
siano i figli, se siano rimasti in Arizona coi nonni, che fine hanno
fatto tutti quelli che ieri erano qua. Come mai la lasciano sola?
- Sì forse, non lo so, non ho mai progettato... - risponde lui incerto.
- Che lo progetti in un
giorno, in un’ora od in due mesi non importa. Anche se comunque un
suicidio non è un colpo di testa, a meno che tu non sia mentalmente
instabile, e lui non lo era. Se lo fai, lo mediti e se lo mediti quelli
che ti vedono ogni giorno e ti conoscono come le tue tasche, se ne
accorgono. Comunque non importa. Lo progetti nei particolari e scegli
le cose più importanti e significative, perché quando ti uccidi fai
così! E poi fai una chiamata o scrivi. Lui viveva per la musica e penso
siamo tutti d’accordo su questo. Se fosse morto per colpa mia avrebbe
scelto il nostro appartamento privato. Ha scelto casa, CASA, perché?
Per dare un terribile ricordo ai propri figli tutte le volte che
sarebbero tornati? Li amava, ed anche su questo non possiamo discutere.
- Brad ora non dice più nulla ed io sono un flusso aperto.
Trovo Talinda in salotto,
l’afferro qualunque cosa faccia inizio a vomitare fuori tutte le mie
teorie assurde che esplodono nella mia testa che non riesco a fermare.
Forse è una reazione al dolore, forse sono definitivamente impazzito.
Lei mi guarda basita, gli occhi piccoli e gonfi di lacrime. Shoccata è
dire poco.
- Talinda, devi credermi se te lo dico. - Ribadisco con Brad dietro. Io sono seduto accanto a lei nel divano.
Non sembra in grado di credere, forse sono vaneggiamenti e forse è vero. Però se non andassi in fondo non me lo perdonerei
E poi... cazzo, questa è una di quelle cose di cui sono fottutamente sicuro!
- Chester non si è ucciso
senza ragioni precise. Eh stava male, eh evidentemente era depresso,
eh, non ne esci, eh sai che si può nascondere bene, no? Sì, io, non
lui! E lo sanno tutti che lui non era in grado di nascondere. E non era
depresso. Ti accorgi quando sei a contatto ogni fottuto giorno della
tua vita con qualcuno depresso. Almeno un cazzo di minuto te ne
accorgi. Non puoi nascondere sempre. Gli altri là fuori possono non
saperlo, ma noi da dentro lo sappiamo Talinda. Ed io non me ne facevo
una ragione perché lui era felice, lui ormai era luce! - Lei alla fine
annuisce, si asciuga le lacrime e cerca di concentrarsi.
- Ma quindi cosa stai dicendo? -
- C’è qualcosa di complesso
dietro la sua morte, non è ‘semplice suicidio’ e basta! - Lei non
respira, guarda Brad in piedi davanti a noi come per capire se io sia
solo impazzito. Forse lo sono. Le prendo le mani e le stringo.
- So che è atroce, però ho
bisogno di te. Io sono solo un amico, tu sei la moglie. Puoi andare a
chiedere informazioni, pretendere indagini approfondite. Se si uccide
perché ha un male incurabile dovrebbe esserci traccia da qualche parte.
Altrimenti se si uccide per dei disagi vari, non lo farebbe comunque in
casa sua dove vive coi suoi figli! E poi lascerebbe due righe, almeno
due! Chris ha chiamato la moglie, lasciano sempre una traccia in
qualche modo che faccia capire. E poi non ci si uccide così perché in
generale le cose non vanno bene. Era triste per Chris? Certo cazzo e lo
era anche per Scott e per quel suo parente e per un sacco di gente! Non
ha mai sfiorato l’idea di uccidersi! Lui non lo farebbe, ne era uscito!
-
- Beh un anno fa però l’ho
visto sprofondare di nuovo... - Azzarda lei. Abbasso gli occhi e mi
calmo cercando di essere chiaro e non spaventarla.
- Era un insieme di cose,
aveva avuto dei lutti, dei problemi in famiglia ed io e lui avevamo
litigato di brutto. Sembrava definitiva, robe da ‘non so se faremo
ancora qualcosa col gruppo’. Questa è stata dura, non ci siamo sentiti
per molto tempo. - Mi fa strano parlare con lei di queste cose perché
non l’abbiamo mai fatto anche se entrambi sappiamo uno dell’altro. Che
lei sa di me e Chez. Cerco lo stesso di usare parole di un certo tipo.
- Insomma, era un insieme di cose orribili, però poi abbiamo fatto pace
facendo anche terapia scrivendo quell’album ed è stato lui a volerlo
così delicato. Insomma, io poi l’ho appoggiato perché ho capito che per
lui era importante. Ma voglio dire. Ha detto tantissime volte
quest’anno nelle interviste che quell’album l’ha aiutato ad uscire da
uno dei più brutti periodi della sua vita, che era stata una terapia
scriverlo. Era uscito. Stava bene. Andiamo, come puoi non averlo visto?
Gli occhi non mentono, lui non mente. Ripeteva all’infinito i propri
problemi ed i propri stati d’animo, perfino nelle interviste lo diceva!
Era sempre in terapia, frequentava sempre i gruppi di sostegno, non ha
mai lasciato in dieci anni. Io non posso accettare solo boh si vede che
invece stava male e che tutto d’un tratto ha imparato a mascherare cose
che non ha mai mascherato dalla nascita! -
Comincio a riaccendermi e lei rimane sconvolta a sentirmi, si fa trasportare dal flusso delle mie parole.
- Pensi che sia stato ucciso? -
- Non ha chiamato, nessuna
lettera, lui è un cantante, viveva per la musica, non scegli una
canzone? Era legatissimo a One more light, quel testo parla delle
persone che la fanno finita e dice di non farlo perché anche se sembra
che non importi a nessuno, a qualcuno invece importa sempre! Ed è una
canzone che quest’anno ha cantato tantissimo, capisci? Non la metti su?
O magari un’altra che rispecchia e spiega quel cazzo che stai facendo?
Sai quante così ne ha fatte? Tante! Davvero? Cosa scegli, il compleanno
di un amico, certo, ci sei stato male, ma non è la cosa principale
della tua vita, non può esserlo. Quello diventa la motivazione della
sua morte, ma ci puoi credere sul serio? Io no! E poi a casa sua, dove
viveva coi suoi figli? Quanto li amava? Lo sappiamo tutti! Se il
problema invece ero io l’avrebbe fatto altrove. E comunque avrebbe
lasciato una lettera, qualcosa. E poi la bottiglia. Era pulito dal
2007, ti fai coraggio per ucciderti con dell’alcool, sceglierai la tua
preferita, no? No, sceglie una bottiglia a caso e ne beve solo metà.
Lui. Che per sentire gli effetti dell’alcool doveva farsi un cassa
intera. Seriamente. - Continuo con tutte le idee che scendono libere. -
andiamo prima ho cercato di annegarmi ed ho messo su Iridescent, lui
era giù ed ha capito che potevo farla finita perché la persona che
amavo era morta ed è venuto a controllare. Ma le persone che lui amava
sopra ogni cosa erano ancora qua! Siamo seri! - Alla fine convinco
Talinda a provarci.
Dal commissariato che sta
eseguendo le indagini consuete finisce che faccio un disastro. Non solo
non hanno ancora fatto l’autopsia, ma nemmeno il tossicologico ed è la
prima cosa che si fa per poter consegnare il corpo al più presto e
farlo seppellire. Con Chris in due giorni era sotto terra.
Loro non hanno ancora fatto l’autopsia?
A questo realizzo che ci deve
essere qualcosa dietro, qualcosa che non capisco nemmeno, ma divento un
treno che si schianta in piena corsa contro tutto e tutti, Talinda e
Brad accanto a me cercano di calmarmi, ma penso che nessuno potesse
immaginare che finissi per reagire così. Comincio a gridare che la
morte di Chester non rimarrà impunita che non può essere infangato con
semplice suicidio. Che pretendo delle indagini serie, le migliori mai
fatte, che non possono guardarlo impiccato e decidere che ‘bah sarà
stato depresso anche se non sembrava’ e catalogarlo come suicidio e non
approfondire. Poi comincio a spiegare le mie ragioni e allora Talinda
mi dà man forte chiedendo che si accerti senza alcun ragionevole dubbio
che davvero non ci sono circostanze sospette ed è solo suicidio.
Insomma, quel che faccio in
questo commissariato non credo d’averlo fatto da nessuna parte, nemmeno
quando litigavo con Chester.
Prima di andare via chiedo di
poter rivedere Chester un momento, sebbene io sia stato il primo a
vederlo perché Talinda non c’era ancora.
- Sei sicuro? - Chiede Brad
preoccupato. Annuisco serio, dopo l’ennesimo scoppio, non ne ho mai
avuti tanti in vita mia, sono calmo. Ma è di quella calma strana, come
se la tempesta non fosse passata. Sopra di me ci sono ancora un sacco
di nuvole nere e non andranno via.
- Non ricordo niente di quando
l’ho visto. - Così Brad annuisce e capisce, dà una sorta di benestare a
Talinda che lo dà all’investigatore capo con cui abbiamo parlato.
Vengo condotto dal coroner dove c’è il corpo di Chester ancora sotto esame.
C’era una sorta di pannello
smerigliato ieri davanti a me, facevo le cose corrette e non avevo la
minima idea di che cosa stessi facendo.
Ma questo lo voglio ricordare.
Una volta dentro, mi lasciano
solo. Prendo gli anelli dalla tasca e me li metto su insieme. Quello
bianco che gli ho regalato per rinnovare la promessa, lo metto
nell’altra mano.
Pensare di potergli aver fatto
tanto male da spingere a fare questo per me è impensabile. Uno si sente
amato, uno vede l’amore. Chi non lo prova non capisce, non può capire
ma ci vivi ogni giorno, lo vedi ogni ora e sai tutto di lui, sai cosa
penserà quando gli diranno questo, sai cosa dirà quando gli chiederanno
quello. Lo conosci, insomma. Lo conosci davvero.
E la gente NON PUÒ CAPIRE QUANTO.
Mi avvicino al tavolo, scopro il lenzuolo con mani tremanti.
Che forza si deve avere per fare questo?
Per andare avanti se sei morto
dentro? Per convincere chi ti conosce meglio di chiunque altro che stai
bene e sei felice e non hai problemi?
Io ci posso riuscire se lo voglio, l’ho sempre fatto.
Ma Chester non ha mai voluto nascondere, non ci è mai riuscito.
La gente non capisce. Non
capisce cosa significa essere amati da chi ami. Si crea quella sinergia
magica e tu non puoi semplicemente berti la menzogna che lui in realtà
non stava bene ed era diventato improvvisamente bravo a nascondere. Non
puoi capisci?
Lui NON È MAI STATO BRAVO A NASCONDERE.
La gente non sa, non capisce,
non lo conosce. Io ci vivevo praticamente insieme, era depresso?
L’avrei capito. Ho sempre saputo tutti i suoi momenti, infatti quando
ci siamo lasciati l’altra volta e poi ha avuto un altro lutto sono
stato io a chiamare tutti a raccolta per cominciare col nuovo album.
Nonostante tutto quel che possiamo passare, io non l’ho mai abbandonato, non l’avrei mai fatto.
Mai.
Fisso il tuo viso ricomposto, hanno fatto in modo che la bocca rimanesse chiusa così come i tuoi occhi.
I segni sul collo. I tuoi tatuaggi. Il tuo viso regolare.
Stavi male? L’avrei saputo.
Avevamo in programma delle
foto per la band e saremmo stati insieme, sapevo che sarebbe andato
tutto bene anche se era il compleanno di Chris, poi saremmo andati da
Viky e dai piccoli di Chris, da tuo figlioccio.
Avevi fatto progetti.
Io non crederò mai che tu non
mi amassi più, o che mi odiassi, o che volessi morire. Eri troppo pieno
di vita, non ti arrendevi, non lo facevi. E parlavi di continuo dei
tuoi dolori, in ogni circostanza. Nelle interviste, con me, nelle
canzoni. Non li tiri fuori se non li affronti e se li affronti non ti
uccidi per questi.
È vero che da certe cose non si guarisce, però è vero che comunque si può e tu avevi la luce.
La gente non può capire la
luce che c’era in te, forse perché non capisce le tue tenebre, non le
ha vissute quando le avevi, quelle vere.
- Se solo quella notte
avessimo dormito insieme, mi avevi detto di andare da te che eri solo.
Ed io dai, fra poco siamo in tour, devo stare con la famiglia. Come
sempre. Se solo fossi stato con te. Oh se solo... - La voce mi trema
mentre gli parlo, lo guardo, gli occhi chiusi, immobile, pallido.
Gli prendo una mano, guardo il polso. Carezzo le sue fiamme a me care. Non lo farò più.
Gli carezzo il viso, è freddo e duro. Non importa, non lo toccherò più.
Non eri ricaduto in nessuna brutta abitudine, tu l’avevi spezzata.
La gente non può capire.
- Perdonami se ti ho reso la
vita impossibile invece di migliorartela. Alla fine ti ho riempito di
paranoie e ti ho impedito di fare tante di quelle cose... anche
ucciderti con la droga. Eri destinato a morire presto? È semplicemente
così? - scuoto la testa e appoggio la fronte alla sua, chinandomi su di
lui.
È strano, quando pensi di avere a che fare con un morto pensi che non lo toccherai mai, invece ora è così impossibile evitarlo.
- Forse dovevo fare come
dicevi, fare coming out, lasciare le nostre mogli, essere onesti,
vivere come diavolo volevamo. Non avrei dovuto essere così vigliacco. -
La voce mi trema. Sono cose
che non gli ho mai detto, le sapeva lo stesso? Me le rinfacciava lui,
ma lui non sapeva che io le pensavo.
Nessun litigio. Nessun dolore. Nessuna pace. Nessun amore.
- Non toccherò più la tua
bocca, non ci baceremo più, non mi abbraccerai mai. Non... non mi
sorriderai più... - Quando lo dico la voce trema, poi si spezza.
Stringo gli occhi che bruciano e quelle schifose lacrime trattenute
tanto bene, ora escono.
- Ti amo, ti amerò per sempre.
Perdonami per tutto. Veglia su di me, perché altrimenti ti raggiungerò
presto. - Così le labbra si chiudono sulle sue. Così dure e sottili,
così fredde. Così inanimato.
Dio. Dio, perché. Perché?
Che si sia ucciso, che fosse
depresso al punto che io non lo capissi più, che fosse tutto cambiato
come se ci fossimo scambiati i ruoli. Che sia stato ucciso. Non so, non
cambia che non ti rivedrò più.
Non sarai più con me.
Come si esce da questo?
Come si sopravvive?
La gente non capisce, non capisce che l’amore vero e simbiotico esiste, e solo se lo vivi lo sai.
Tu non mi avresti mai
lasciato, mi amavi troppo e sapevi che io ti amavo troppo, non mi
avresti mai ferito a morte in questo modo. Mai.
Un ultimo bacio, mi alzo, una
mano ancora stretta nella sua che non risponde. Non risponderà mai.
Sfilo quella dalla sua guancia.
Mia piccola luce dolcissima.
Stammi vicino, perché non so se ce la farò.
- Addio. - Vado alla porta, mi fermo, mi giro, un’ultimo sguardo. Come posso farlo? Come posso non vederlo più?
Come posso farmene una ragione?
Come posso andare avanti in un mondo senza di te?
- A presto. -
Con questo, esco.
- Pensi che sia solo il mio
modo per reagire al dolore? - Chiedo a Brad mentre mi riporta a casa da
Anna e dai piccoli. Gli occhi bruciano ancora, lui e Talinda non hanno
detto nulla ma li ho visti sollevati nel sapermi in lacrime. Credo che
fossero terrorizzati. Beh Brad più che altro. Brad alza le spalle al
volante, serio e pensieroso, ora siamo soli.
- Non so, non posso dire cosa stai facendo... - Sospiro e mi strofino il viso.
- Forse non lo so nemmeno io. -
- Devi fare quello che ti
senti o avrai rimpianti. Quando avrai sondato ogni strada possibile,
troverai la tua verità ed allora starai meglio. - Lui mi conosce, sa
che il mio problema è questo. Non sono uno che piange, anche se prima
l’ho fatto un sacco, sono razionale, cerco ragioni.
- Comunque prima Talinda mi ha
confessato che nemmeno lei ha mai pensato che fosse depresso, l’ha
vissuto il Chester depresso e fuori di sé ed infelice, appena
conosciuto, quando l’ha messa incinta e poi l’ha sposata. E non era
così. Non ha dato un vago minimo segno di tutto questo o non l’avrebbe
mai lasciato solo nemmeno un minuto. E poi ha lasciato tutti i dati del
suo profilo e del telefono per via dell’hackeraggio. -
- Sembra tutto folle. - mormoro di rimando.
- Forse è davvero l’odio
psicopatico del fan... con l’hackeraggio al suo profilo ho pensato una
cosa tipo John Lennon... con la storia del cambio di genere lui si è
scontrato brutalmente con molte persone che hanno iniziato ad
odiarlo... è anche per questo che mi sono fissato con la storia
dell’omicidio... -
Brad alza le spalle continuando a guidare.
- Forse non c’entra, sono
coincidenze ed il mondo è pieno di bastardi. O forse in qualche modo è
collegato, non so... sono solo una serie di frasi e considerazioni di
un po’ di persone. Se... - Tossisce. - Se è davvero qualcosa di diverso
dal suicidio, dopo oggi verrà fuori. -
Beh, ho fatto il disastro là dentro per farmi ascoltare.
- Ah dovesse essere l’ultima
cosa che faccio, non permetterò di non andare a fondo a questa storia.
A costo di andare in commissariato ogni fottuto giorno. - Così la
rabbia mi riprende in mano un momento, lui non dice altro e mi
riappoggio mentre guida nelle strade serali. Un altro lunghissimo
giorno è passato senza di te, amore mio.
E se sto sbagliando tutto?
Guardo fuori il mondo che scorre pacifico, indifferente. Un paesaggio
familiare, che ora non riconosco nemmeno.
Chester stava male, aveva
passato diversi duri colpi anche un anno fa, Chris non ha aiutato ora,
ma non... riesco a credere al suo suicidio e basta. Loro non capiscono,
nessuno può capire.
La gente non può capire.
Io so che mi amava ed io amavo
lui e ci conoscevamo tanto da sapere cosa lui stava per dire e per
fare, non capiscono in che modo io e lui ci conosciamo, non può... Dio,
se sto solo impazzendo e andando di matto, fermami prima.
A casa dopo aver fatto di rito
quel che si fa in questi casi nel rivedere la famiglia che
pazientemente ti ha lasciato lo spazio richiesto, torno ad isolarmi
prima che dica ad Anna ‘lasciami in pace che io lo amavo più della mia
vita’.
Lei in realtà è stata
perfetta, non mi è stata addosso, non mi ha chiesto nulla, è rimasta
qua ad aspettare. Ho paura dei giorni che verranno, mi sento come se
non mi importasse più di niente.
Delle tradizioni, le regole, i
doveri. Lei, i miei, i figli. È come se tutto quello per cui ho vissuto
e messo in croce Chester fino all’ultimo giorno, non esistesse.
Noi eravamo veri e vivi in tour o a lavoro coi ragazzi, noi stessi e basta.
A casa inscenavamo una recita.
Beh, io perché lui proprio per la sua incapacità di fingere l’ha detto
a Talinda da subito. A lei non importava, non lo amava quando hanno
deciso di fare questa cosa del matrimonio e della famiglia. Ora si
volevano bene, avevano qualcosa insieme, dopotutto.
Ho paura di quello che sto provando.
Mi chiudo nel mio studio, mi
siedo al computer e guardo il nuovo logo dei Linkin Park senza il
trattino del suo braccio, lo metto nei miei profili, guardo il cambio
di foto che qualcuno dei ragazzi ha fatto nella pagina della band,
Chester sul pubblico che canta One more light, guardo che ho ventimila
notifiche da ogni social, non guarderò nessuna. Le molte reazioni dei
fan che non riesco a leggere, percepisco tutto in modo lontano. Prima
mi importava. Ora... che senso? Che importa?
Cambiando la foto profilo di
Instagram, guardo una delle ultime foto, è con lui una delle ultime
insieme sul palco, noi abbracciati per Papercut, così metto una di
quelle in copertina su twitter.
Controllo le mail, come ieri.
Nessuna mail di Chester. Nemmeno nel cellulare. Niente di programmato
per arrivare dopo e spiegarmi. Lui l’avrebbe fatto, la gente non
capisce.
Poi chiudo internet e apro il
mio personale hard disk con password, la nostra data in cui ci siamo
incontrati di persona la prima volta, quanti anni sono passati, quante
cose abbiamo fatto e vissuto. Quanto amore, quanto. Mi metto a guardare
la marea di foto su di noi, private fatte da noi soli e pubbliche prese
dal web, che ho salvato nel mio computer.
Raggomitolato sulla poltrona
girevole, avanti a queste foto che si muovono da sole all’infinito,
lascio che il mondo sfumi e perda di importanza.
La mia vita se ne è andata,
anche se dovessero scoprire che è stato ucciso, che aveva un male o che
davvero era depresso e non me ne sono accorto ed è tutta colpa mia ed
in realtà l’ho ucciso io perché non l’ho salvato, ormai la mia vita è
finita. Finita comunque.
Non mi importa più di niente. Il mondo è finito.
Non ci sono più luci che splendono, l’unica che valesse la pena si è spenta per sempre.
Lascerò che anche la mia vita
si spenga, non ho ancora mangiato niente e l’idea di farlo mi fa
vomitare, vorrei dormire, ma i miei occhi non si staccano dal tuo viso
splendido e luminoso e non credo che chiuderò occhio per un’altra notte
di fila. Quanto potrò sopravvivere senza mangiare e dormire?
Addio Chester, mio unico amore. Penso che ci rivedremo comunque presto.
Veglia su di me, se mi ami, altrimenti preparati ad accompagnarmi.
FINE