LE OSSESSIONI DI MIKE
CHITARRE
Guidava Mike e
non che andasse ad una velocità spedita, ma comunque nemmeno piano.
Chester era
seduto accanto e parlava dei regali di Natale che ormai si avvicinava.
- Non ho palle
di fare regali a tutti! Non è che posso farne uno generico e basta?
-Mike che l’ascoltava facendo attenzione alla strada ed alle vetrine
dei negozi che passava, rispose divertito perché lo conosceva bene:
- Tu nudo con
un fiocchetto in testa? - Chiese ironico sapendo che comunque pensava
ad una cosa simile…
Chester ghignò
lieto che il suo compagno lo conoscesse così bene…
- Tu mi leggi
nel pensiero! - Mike rise a sua volta.
- Sei
prevedibile, Chez… -
- Senti, a me
scoccia da morire andare in giro a fare shopping, anche se ci vado con
te! - Mike che lo ascoltava e pure gli rispondeva nonostante guidasse e
al tempo stesso osservasse il mondo circostante oltre che la strada,
piantò improvviso una brusca frenata che fece andare Chester quasi sul
vetro; questi infatti cominciò ad imprecare come una bestia infernale
mentre guardava le macchine intorno a loro fare altrettanto dopo delle
frenate dell’ultimo minuto.
I clacson non
si sprecarono e vedendo che Mike ancora non si muoveva ma che guardava
fisso una vetrina oltre la spalla di Chester, questi suonò lui stesso
per farlo tornare in sé e quando successe, lo investì con la seconda
rata:
- Ma fottuto
idiota che non sei altro, che cazzo ti è saltato in mente? Levati dalla
strada, si può sapere che diavolo hai in testa per frenare in quel
dannato modo? Mi hai quasi fatto spiaccicare sul vetro, non sai quanta
fottuta gente ci ha evitato per così? Mike! Pronto?! -
Ma Mike sebbene
si mise in parte per parcheggiare, rimase trasognato a fissare sempre
qualcosa oltre la spalla di Chester. Solo allora il ragazzo si girò per
vedere di cosa si trattasse e quando vide il negozio di chitarre si
prese il viso fra le mani e lo scosse sconsolato.
- Oh cazzo,
no…ma mentre guidi?! Sei fottutamente psicopatico! - Mike nemmeno lo
sentiva e scendendo dall’auto senza distogliere lo sguardo dalla
vetrina del negozio di chitarre e da una nello specifico, fece per
attraversare la strada senza nemmeno controllare che non venissero
esseri viventi ad investirlo. Chester si precipitò subito fuori e lo
prese per un pelo per il braccio quindi continuando a sbraitargli
contro parole che scivolarono addosso a Mike senza entrare nel segno,
l’accompagnò dall’altra parte della strada.
Sospirando
rassegnato, giunto davanti alla destinazione finale, gli chiese
cercando di capire quale fosse stata questa volta ad avergli fatto
rischiare la morte.
- Quale? -
Mike puntò la
vetrina e con occhi sbrilluccicosi tremendamente infantili ne indicò
una.
Era una gran
bella chitarra elettrica, un ultimo modello prestigioso che avrebbe
fatto invidia a qualunque musicista, per uno che ne collezionava era
come la Piramide di Cheope per un archeologo!
- E’ una gran
bella chitarra… - Ammise Chester calmandosi. Almeno l’aveva quasi
ucciso per una cosa bella. Mike annuì frenetico, a momenti si sarebbe
messo a saltellare. - non ce l’hai già una simile? - Chiese
ricordandosi di averne vista una simile a casa sua dove teneva la sua
famosa collezione lontano dalla portata di chiunque fosse inferiore ai
venti anni.
- No… questa ha
le curvature diverse, anche il manico è leggermente differente, è più
maneggevole e… - Si mise a descrivere per filo e per segno le
differenze delle due chitarre in questione che di sicuro poi alla fin
fine sarebbero apparse insulse, quindi tagliando corto e sapendo che
comunque quando si metteva in testa una cosa era la fine e non lo si
smuoveva, guardò il prezzo. - Mmm… mica male come costo… cazzo, Mike, e
tu spenderesti una cifra simile solo per una chitarra con delle
differenze minime da una che hai già a casa che poi, fra l’altro, non
userai forse mai? - Mike lo fissò subito come avesse bestemmiato e con
aria da posseduto cominciò a parlare a macchinetta senza nemmeno
prendere fiato, sventolandogli l’indice davanti al naso, cosa che
Chester odiava profondamente infatti lo fissava talmente male che a
poco l’avrebbe morso.
- Tu non
capisci proprio un cazzo come sempre, Chez! Queste chitarre sono da
collezione e se ne trovi una con delle minime differenze da un’altra
che già hai è ovvio che la devi avere, le devi esporre vicine a quelle
della stessa serie per far vedere l’evoluzione della meraviglia! E no,
non si possono usare però le devo dipingere! -
Altra fissa di
Mike, oltre al collezionismo spietato delle chitarre, una volta
comprate se le pitturava con dei pennarelli apposta. Faceva delle vere
e proprie opere d’arte rendendo la chitarra in questione ancor più
unica oltre che rara.
- Però è una
contraddizione, se ci tieni tanto dal prenderle e non usarle per non
rovinarle, poi che senso ha dipingerle? - Non l’avesse mai detto! Il
dito divenne ancor più insistente, sventolato sempre davanti agli occhi
dell’altro, ma senza notare la sua aria seccata, Mike riprese il suo
sermone sul limite dell’isteria.
- E’ l’unicità
che rende speciale qualcosa che lo è già di suo! Non posso avere
qualcosa che può avere qualcun altro, sempre in ambito di chitarre, ma
siccome non posso togliere lo strumento specifico dal mercato, rendo
unico e diverso il mio! - Aveva anche un che di logico ma rimaneva una
cosa strana e di pura contraddizione, a Chester comunque non gli
importava nulla dal momento che quel maledetto dito non la smetteva di
muoversi così vicino alla sua faccia. Fu così che per non ucciderlo
glielo prese e torcendoglielo con cattiveria grugnì:
- Fai quel
cazzo che ti pare ma piantala con questo fottuto dito che altrimenti te
lo spacco! - Mike si lamentò e sembrò tornare in sé, quindi dicendo una
serie di ‘ok’ frenetici, si riappropriò della mano.
Tornato a
fissare la vetrina con aria sognante, Chester si placò. Lo preferiva
versione bimbo davanti ad una torta di panna piuttosto che checca
isterica.
Quando
entrarono Mike si perse perché comunque doveva guardarsi tutte le altre
chitarre presenti e naturalmente, come da Chester previsto, si imbatté
in un’altra di ultima fattura che fece brillare gli occhi
all’interessato. E dopo la gioia, lo spegnimento.
Chester lo
fissò incredulo.
- Ed ora che
hai? -
Mike a quel
punto si girò verso il compagno tenendo una chitarra per mano e proprio
vicino al suo viso. Sembrava un bambino che non sapeva decidersi fra
una torna alla panna e l’altra e visto che Chester adorava quella sua
versione, decise di dargli corda.
- Non so
decidermi… -
- Comprale
tutte e due… -
- Ma sono una
spesa mica da poco… - Chester inarcò le sopracciglia. Che gli saltava
in testa di pensare al prezzo?
- E che te ne
fotte? Le vuoi? Prendile! I soldi li hai! -
Mike però
sospirò posandole nei rispettivi piedistalli, rigorosamente vicini. Non
era facile per lui, però aveva dei famosi principi.
- E’ che mi
sono sempre detto di non diventare uno di quelli dalle spese folli solo
perché ho i soldi e posso. Oltretutto siamo in periodo natalizio e ci
sono un sacco di regali da fare. Anche se a te scoccia a me piace
pensare a qualcosa per ognuno e sai quanta gente conosco? Inoltre
facciamo tante campagne d’altruismo e poi sputtano i soldi così? Un
po’va bene, dico, ma non posso esagerare, no? - Chester che non poteva
già più di ascoltarlo, si rivolse al negoziante che se la rideva come
non mai. Mike era frequente di quel posto e conosceva La sua ossessione
per le chitarre, di conseguenza se ne procurava sempre di nuove di
proposito.
- Le prendiamo
entrambe. - Fece secco. Mike lo guardò senza capire.
- Ma Chez, hai
sentito cosa ho detto? -
- E tu hai
sentito me? Ho detto LE PRENDIAMO… non le prendi. -
Mike si fermò,
dovette scollegarsi dal proprio mondo per tornare in quello reale,
quindi quando registrò il significato delle sue parole gli occhi gli
divennero lucidi e tornando come un albero di natale, gli piombò fra le
braccia stringendoselo fino a soffocarlo.
- Oddio, ma sei
tenerissimo! Grazie, Chez! Ti amo! - Se non fossero due abituati a
scherzare, il negoziante avrebbe pensato seriamente male ma
l’esuberanza di Mike era famosa e non ci pensò, anzi, si mise a ridere.
- Sì, sì, dai…-
Cercò si sbolognarselo frettoloso per imbarazzo incombente. Amava farsi
sbaciucchiare da Mike ma non certo in pubblico e sapendo che dopo il
‘ti amo’ sarebbe arrivata la sua bocca, se lo tolse di dosso prima che
potesse farlo. Mike era comunque troppo contento per quello che aveva
conquistato e continuando a saltellare come un bimbo, guardò il
commesso sistemargli le due chitarre.
Una volta in
macchina dai vetri furbamente oscurati, aspettarono prima di ripartire
per poter riprendere dall’interruzione. Mike era ancora tutto un
fremito d’eccitazione, non ricordava di essersi mai sentito più felice
ma ovviamente era una sensazione del momento.
Chester non era
famoso per la sua generosità, anzi, ma per quel che riguardava Mike non
badava né a spese né a principi. Adorava vederlo così com’era ora,
semplicemente. Non c’era niente da fare, si disse ricevendo finalmente
le sue labbra entusiastiche ed accettandole di buon grado.
Era proprio
fottuto.
-Babbo Natale
è arrivato in anticipo per te. Se fai una fottuta mezza parola agli
altri che ti ho regalato una cazzo di chitarra per Natale ti faccio il
culo, perché non intendo fare cose del genere a tutti! È solo una
rottura di coglioni fare regali, cazzo! - Ma ormai Mike non ci sentiva
più e continuando a ricoprirgli il viso di baci, gli tolse il respiro.
Un gran bel modo per morire, comunque.