NOTE: Ecco qua un’altra
per la serie Minutes to Midnight (MTM). Il testo preso in
considerazione è Leave out all the rest, scritto da entrambi i cantanti
e come sempre per ascoltarla cliccate sul titolo sotto la canzone. E’
una delle loro canzoni più belle ed ha un significato molto riflessivo.
Si colloca liberamente dietro alle altre che ho scritto, quindi i due
stanno già insieme e sono in piena composizione dell’album, quindi
vivono da reclusi per finire i testi. I POV sono alternati di “Mike” e
\Chez/. Come sempre il linguaggio di Chez è tremendo e molto sporco…
quando scrivevo dalla sua parte ero così calata nella sua parlata che
poi mi esprimevo così anche io (non che normalmente abbia un linguaggio
da signora… ). Che dire? Penso che ne arriveranno altre, chissà su
quali canzoni? Mah… ^__^ Grazie a chi legge e segue. Buona lettura.
Baci Akane
LEAVE OUT ALL THE REST
TRALASCIA TUTTO IL
RESTO
Ho sognato di essere
sparito,
tu eri così spaventato.
Ma nessuno ti dava
ascolto
perchè a nessun altro
importava.
Dopo il mio sogno
mi sono svegliato con
questa paura.
Che cosa lascerò,
quando avrò finito qui?
Quindi, se me lo stai
chiedendo, voglio che tu lo sappia...
Quando il mio tempo si
compirà
dimentica quello che ho
fatto di sbagliato
aiutami a lasciarmi
dietro qualche motivo per cui si possa sentire la mia mancanza.
E non risentirti per me
e quando ti sentirai
vuoto
tienimi nei tuoi
ricordi
tralascia tutto il
resto, tralascia tutto il resto.
Non aver paura
ho preso il mio
battito, ho condiviso ciò che ho fatto
In superficie sono
forte,
ma non lo sono dentro
di me.
Non sono mai stato
perfetto
ma neanche tu.
Quindi, se me lo stai
chiedendo, voglio che tu lo sappia...
Quando il mio tempo si
compirà
dimentica quello che ho
fatto di sbagliato
aiutami a lasciarmi
dietro qualche motivo per cui si possa sentire la mia mancanza.
E non risentirti per me
e quando ti sentirai
vuoto
tienimi nei tuoi
ricordi
tralascia tutto il
resto, tralascia tutto il resto.
Dimenticando
tutte le ferite
interiori che hai imparato a nascondere così bene.
Pretendendo
che qualcun'altro possa
arrivare e salvarmi da me stesso.
Non posso essere come
te...
Quando il mio tempo si
compirà
dimentica quello che ho
fatto di sbagliato
aiutami a lasciarmi
dietro qualche motivo per cui si possa sentire la mia mancanza.
E non risentirti per me
e quando ti sentirai
vuoto
tienimi nei tuoi
ricordi
tralascia tutto il
resto, tralascia tutto il resto.
Dimenticando
tutte le ferite
interiori che hai imparato a nascondere così bene.
Pretendendo
che qualcun'altro possa
arrivare e salvarmi da me stesso.
Non posso essere come
te.
Non posso essere come
te.
/Leave out all the rest
- Linkin Park/
“Sembra un pomeriggio
comune a tanti altri.
La sala di
registrazione, i mixer e tutte le varie attrezzature che riempiono la
stanza, il vetro attraverso cui si vede chi sta dall’altra parte a
cantare o suonare, gli sgabelli vuoti.
E dal silenzio
l’improvviso frastuono.
È arrivato
Chester. Sorrido mentre l’osservo entrare come una scheggia ma mi
spengo repentinamente quando lo vedo in faccia.
Non è in uno di
quei suoi momenti schizzati che mi fanno tanto divertire perché in
realtà non ha niente di serio.
È in uno di
quei momenti in cui è seriamente preoccupato per qualcosa.
Poi lo guardo
meglio mentre calcia una sedia facendola finire a terra. No, non è
preoccupato, è terrorizzato e lui alla paura reagisce con rabbia ed
isteria.
Ha
l’espressione più spaventata che mai, gli occhi sgranati riflettono un
abisso nel quale mi specchierei se lui mi vedesse. Perché è evidente
che non mi vede, altrimenti si quieterebbe.
Sembra morso da
un insetto velenoso.
Cammina per la
stanza continuando a calciare gli oggetti che si frappongono sul suo
cammino e si passa di continuo le mani in viso e fra i capelli corti.
Respira affannato e si morde a sangue il labbro che poi succhia.
Lo chiamo ma
non mi sente, allora mentre l’angoscia sale nella stessa misura nella
quale sale in lui, prego che arrivi qualcuno a placarlo, qualunque cosa
abbia non potrà essere così grave, no?
E poi perché
diavolo non mi vede?
È cieco?
Finalmente
arriva qualcuno, è Brad e come al solito è la calma fatta persona.
A ruota arriva
anche Rob ed insieme senza dire mezza parola si mettono a riordinare la
stanza ed il casino fatto da Chester.
Lui li vede, li
fulmina, sbuffa frustrato e poi esce come un cavallo imbizzarrito.
Sento che continua a fare rumore anche fuori, vorrei seguirlo ma più
che il suo stato d’animo, a preoccuparmi sono le reazioni di Brad e
Rob. Ma come mai non gli dicono nulla? Sanno qualcosa che io non so?
Però se c’è
qualcosa che spaventa tanto Chester perché non dovrebbe far reagire gli
altri?
Li ascolto
mentre parlano, magari capisco cosa succede.
E capisco
perché diavolo non mi calcolano.
Fanno come se
non esistessi ma io ci sono, eccomi qua!
Mi sbraccio
senza successo, così appena capto qualcosa di particolare, mi
immobilizzo.
- Non accetterà
mai che lo sostituiamo. -
- Nella maniera
più assoluta. -
- Del resto era
Mike... - Arrivano anche gli altri che si aggiungono al dialogo più
surreale che io abbia mai sentito.
- Faceva troppo
per poterne semplicemente trovare un altro… -
- E allora cosa
dovremmo fare? Cambiare totalmente la nostra musica? Perché senza di
lui è questo che succederebbe. -
- Non so, ma
qualcosa dobbiamo fare. Le opzioni sono due, o lo sostituiamo e
cerchiamo di mantenere un po’ il nostro genere, oppure lo cambiamo del
tutto e facciamo senza. -
Poi la voce
furente di Chester arriva ad interrompere questo scherzo assurdo che si
consuma davanti a me, si perché io sono qua, mi vedete?
- Ce n’è una
fottutissima terza, invece! Con Mike muore tutto il gruppo, io non
intendo andare avanti senza di lui! Vaffanculo a tutti! - Con questo
non c’è un seguito, il silenzio cala gelido e lui se ne va sbattendo la
porta. Il suo commiato è qualcosa di agghiacciante e sconvolgente.
Cosa diavolo
vuol dire quel che sta dicendo?
Questa volta lo
seguo e poco prima di uscire li sento che continuano a parlare
tranquillamente delle sorti della band… parlano di cercarsi due nuovi
cantanti e di cambiare genere.
Sono impazziti.
Fuori dalla
sala di registrazione seguo Chester che come una furia respira
affannoso, scende le scale e si ferma all’ingresso dove dà un pugno
alla porta per aprirla.
La sua
espressione è contratta in una smorfia di rabbia e angoscia, esce
dall’edificio e trema, credo abbia una crisi di panico ma non si ferma
a cercare di riprendersi. Apre e chiude i pugni e se li dà sulla testa
come in un attacco di psicosi, poi riprende a camminare a vuoto, si
scontra con persone che lo riconoscono, lui nemmeno le vede.
Io lo seguo, lo
chiamo ma non mi pare nemmeno di sentire la mia stessa voce uscire.
Non capisco.
Sono dietro di
lui ma se allungo la mano è come se fossi lontanissimo, eppure sono
qua, lo vedo, lo sento.
Impreca,
respira come un forsennato, trema, si picchia, si morde la pelle delle
braccia nella speranza di tornare in sé ma non ci riesce.
È la cosa
peggiore a cui potrei assistere, non riesco proprio a capire cosa gli
prenda e voglio saperlo, sta male, è allucinato ed io sono qua e non
posso fare niente.
L’indifferenza
degli altri mi lascia agghiacciato, poi comincia a borbottare nevrotico
fra sé e sé:
- Non gliene
fotte a nessuno, di lui. A nessuno! Tutti che ricominciano come niente
fosse, come se non fosse mai esistito! ‘Facciamo senza di lui!’
Vaffanculo, non è possibile, non è così! Lui c’era, lui era importante!
Lui ha fatto tutto per noi, non lo si può sostituire! Nemmeno alla sua
famiglia frega qualcosa di lui, vanno avanti nelle loro vite coi soldi
di Mike, non contava niente per loro! Sono contento che li tradisse con
me, se lo meritavano! Lui non si può semplicemente dimenticare, senza
non si va avanti. Senza non esiste nient’altro. Senza non esisto
nemmeno io! -
Rimango gelato
ad ascoltarlo, perdo qualche passo mentre lo sento parlare di me come
se non ci fossi più.
Io ci sono.
Io…
Ma poi mi
ritrovo nell’appartamento adibito a base del gruppo, dove io e lui
viviamo di solito quando componiamo. Dove siamo noi stessi.
Perché non
facevano quella riunione qua, prima di tutto?
Chester chiude
a chiave e noto che ha cambiato serratura.
Da quanto tempo
non va a casa sua? Questo posto è un campo di concentramento, tutto
all’aria, sporco… sembra abbia vissuto allo stato brado e che non abbia
messo il muso fuori. Da quanto sta qua da solo?
Lo seguo mentre
si dirige al mio studio, la nostra stanza preferita. È l’unico posto
ordinato ed intatto, così come lo lascio sempre.
Si appallottola
sul divano rosso e rimane lì a guardare lo schermo del computer.
La mia foto.
Si dondola
avanti ed indietro e finalmente la rabbia scema lasciando spazio per
ciò che lo attanaglia davvero. Si abbraccia le gambe, appoggia il mento
alle ginocchia e il suo viso più magro di sempre, dove si è lasciato
crescere la barba in segno di trascuratezza, affoga in un’espressione
tremendamente angosciata. Tiene il fiato mordendosi il labbro di nuovo,
poi finalmente respira e con l’aria escono le lacrime.
Mi sembra di
morire a guardarlo in questo stato.
Spaventato,
addolorato, sconvolto.
La stomaco mi
si contorce e mi siedo vicino a lui, ho paura a toccarlo, ho paura
perché penso che lo attraverserei.
Ho paura perché
credo di aver capito cosa sia successo.
Ho paura e non
voglio trovare conferma.
Però lui è qua
da solo che piange e si dispera, sta così male… io non voglio si
distrugga in questo modo.
Cosa ho
lasciato se nessuno pensa a lui al mio posto? Cosa ho lasciato se
credono di potermi rimpiazzare e basta? Cosa ho lasciato se tutti vanno
avanti come niente fosse?
Cosa ho
lasciato se lui non riesce ad andare avanti?
A queste
domande il mondo si ferma e lui fra il pianto silenzioso e dilaniato,
mormora:
- Mike, perché
te ne sei andato? - Non riesce nemmeno a dirlo… non riesce a dirlo
ancora… quanto potrà andare avanti così?
- Credo mi
raggiungerai presto, se continui così… - Mormoro a mia volta
sfiorandolo, senza ancora il coraggio di toccarlo.
Lui non mi
sente, non ci sono, quindi alla fine sospiro e chiudo gli occhi
immaginando di abbracciarlo e confortarlo.
Non è tanto
l’essere morto, no?
Non è il fatto
in sé ad essere terribile ed insopportabile… ma il non poter consolare
la persona che amo. Vederlo soffrire così senza di me e non poter fare
nulla, perché lui solo con me starebbe bene, ma io non ci sono ed anche
se vorrei tornare a toccarlo e vivere come prima, non voglio mi
raggiunga, perché se sono morto io voglio che viva a lungo, che sia
felice, che stia bene.
Cosa è rimasto
di me, a parte il dolore inconsolabile di Chester?
Nulla… solo un
posto colmabile per chiunque mi conoscesse.
Per tutti
tranne che per lui.
Lui che sono
certo, lo conosco troppo bene, ora si lascerà semplicemente morire.”
\Alla fine si
tende in un unico fascio di nervi, come se gli avessero iniettato un
fottuto veleno che gli irrigidisce i muscoli e quando il corpo è duro
come la pietra, incurva la schiena, schiaccia la testa sul cuscino, si
prende i capelli e tira lamentandosi con angoscia.
Allora gli
prendo le mani immediatamente ed evito che si torca anche uno solo dei
suoi graziosi e numerosi capelli neri che, sebbene siano corti, preso
com’è dal farsi male credo riuscirebbe a farseli fuori tutti lo stesso.
- Ehi! - Lo
chiamo bruscamente non ricordando più nomi, luoghi e date. In che cazzo
di punto del mondo siamo?
Mike finalmente
si sveglia e accendo la luce del comodino. È terrorizzato e piange.
Questo funge da
pugno allo stomaco e non è un gran risveglio, porco mondo, però nel
momento in cui lo tocco per calmarlo lui mi si aggrappa come se fossi
una di quelle fottute ancore di salvezza.
Mi stringe
affondando il viso bagnato di lacrime contro il mio collo, la pelle
reagisce subito con dei brividi e solo io in una situazione simile
riuscirei ad avere voglia di sesso… cazzo, Mike ha avuto un incubo e
piange, potrei anche pensare a rilassarlo invece che a scoparmelo!
Lo circondo con
le braccia e lascio che mi monti. Certamente se la piantasse di
provocarmi forse riuscirei anche a non pensare a quanto voglio
entrargli dentro!
- Mike? - Gli
carezzo la schiena e mi rendo conto che siamo anche nudi perché ci
siamo addormentati proprio scopando. E tanto per cambiare riprenderei
ciò che ho interrotto ieri sera.
Sento il suo
cazzo sulla mia coscia e spero vivamente che non si muovi
ulteriormente, anche perché il mio invece è sulla sua pancia e non ci
vuole molto ad altre reazioni evidenti.
Lo sento
tremare sommessamente, ora non è più un fascio di nervi ed è anzi una
gelatina, è sudato ammollo e continua a piangere. Non so che cazzo
sognasse ma ho una gran voglia di uccidere qualcuno. Non so perché,
quando lui piange ho questo desiderio perché è come se vendicassi le
sue lacrime… anche se magari chi picchio non è il diretto interessato
ma solo un fottuto surrogato di merda.
- Chi ti ha
fatto piangere nel sogno? Vado e lo ammazzo… - Immagino ora lui mi dica
che se era solo un sogno non ha senso vada a picchiare qualcuno nella
realtà, ma con mia somma sorpresa, con la bocca appiccicata al mio
collo fin troppo sensibile, risponde:
- Tu! - A
questo il mondo si ferma e porca puttana mi rendo conto che dovrei
pestarmi. Oddio, non che la voglia non mi venga, sentendolo così
angosciato.
Sto zitto un
secondo, quindi poi replico:
- Dammi giù! -
Lui sorride ed il mondo va meglio, lo sento perché le sue labbra si
piegano contro la mia pelle ed io non ho più voglia di ammazzare
nessuno.
Dopo un po’ che
mi sta comunque sopra e che continuo ad accarezzarlo -ma con un altro
scopo facilmente intuibile visto il modo in cui me lo coccolo- gira la
testa e si accomoda staccando il suo provocante bacino dal mio voglioso
corpo, così mi spiega il sogno anche se sono sicuro che mi verrà di
nuovo voglia di ammazzare qualcuno dopo che l’avrò sentito.
- Ho sognato di
essere morto. Tu eri così spaventato e angosciato che era terribile
vederti e non poter fare niente. Io ero lì, vi vedevo, vi ascoltavo, vi
parlavo ma non mi sentivate per niente. A nessuno importava di me, solo
a te e non ti davano retta. Volevano sostituirmi e tu invece hai
lasciato il gruppo perché dicevi che non si poteva andare avanti senza
di me. Anche agli altri non interessava molto di me, andavano avanti
come niente fosse. Solo tu non ci riuscivi. Vivevi qua, avevi cambiato
serratura, non mettevi il naso fuori da giorni, penso che non mangiassi
e vivessi allo stato brado. Ti stavi lasciando morire. Piangevi e non
volevi assolutamente andare avanti senza di me. È stata la cosa
peggiore del mondo e non perché ero morto ma perché io ero lì, tu stavi
male per me ed eri inconsolabile ed io non potevo fare niente per
aiutarti. È stato tremendo. -
Ora capisco
perché cazzo ero io a farlo piangere.
- Ma che sogno
di merda! - Commento spontaneo non trovando parole migliori.
Lui abbozza un
tiepido sorriso e abbasso lo sguardo sul suo, gli occhi sono rossi e
gonfi, lucidi che mi fa venire una gran voglia, di nuovo, di sparare
alla causa delle sue lacrime. Cioè a me. Infatti dico: - Dai, dammi una
testata, me la merito! -
- Ma non era
colpa tua, cioè penso sia normale stare male se la persona a cui tieni
muore. - Ma non mi convince.
- Non me ne
fotte, stavi piangendo per colpa mia! -
E su questo
sono irremovibile.
- Era solo un
sogno. - Quando finalmente lo dice per convincermi, commento ironico:
- Ma davvero?
Dillo alle tue lacrime! -
Si sistema su
un gomito e mi guarda meglio, cosa che posso fare anche io. Con una
mano appoggiata sul petto mi pare mi bruci, ha una temperatura
altissima, credo sia quella fottutissima tensione per il sogno del
cazzo.
Mi scruta a
fondo e sembra pensi a qualcosa di particolare, segue dei pensieri che
subito mi spiegherà ed io li prenderò volentieri con me.
Non mi piace la
sua faccia dopo che ha pianto, mi dà fastidio perché è carica di una
fragilità che non è da lui.
Mike è
fottutamente forte, cazzo.
- Sai, quello
che mi ha colpito oltre a te che ti lasciavi morire in mia assenza,
sono state le reazioni di tutti gli altri. Insomma… cosa lascerò quando
avrò finito qua? - Lo dice con la sua solita diplomazia, ma in realtà è
un pugno allo stomaco lo stesso.
- Nessuno di
loro reagirebbe così come hai visto, non potrebbero sostituirti e
nemmeno ci penserebbero. Non è la realtà. Sono solo tue paure del
cazzo. -
Sospira e mi
lascia distrattamente un bacio leggero sulle labbra.
- Lo so. Ma
ugualmente la domanda rimane, no? -
A questo punto
non mi rimane che assecondarlo e sentire quali altre sparate si
inventa, lui e le sue paranoie un giorno mi faranno secco!
- E cosa pensi
che rimarrà? -
Sembra contento
che glielo abbia chiesto, mentre ci riflette ne parla con me, non ha
ancora formulato dei pensieri coerenti a riguardo.
- Quando il mio
tempo si compirà dimentica quello che ho fatto di sbagliato. Penso che
nessuno sia indispensabile e insostituibile, ma dobbiamo vivere per
cercare di esserlo. Affinché tutti abbiano la tua reazione e non solo
la sola persona che ci ama. -
Ma che cazzo
dice?
- Non dire
cagate, non sono solo io che ti amo… - E non me ne rendo conto subito,
è la sua espressione da pesce lesso che me lo fa capire.
Cazzo, porca
puttana, merda!
Gli ho appena
detto che lo amo e non l’avevo ancora fatto. Cioè, non me lo ero detto
nemmeno a me se è per questo! Cazzo cazzo cazzo!
Ed ora?
Lo fisso
sgranando gli occhi e mi blocco come una fottutissima triglia.
E aspetto.
Cosa?
Forse che un
fulmine mi colpisca!
Che diavolo
vado a dire così come niente fosse?
Così lo uccido,
porca merda!/
“Se mi avesse
sparato con una pistola non avrebbe ottenuto lo stesso effetto!
Rimango
boccheggiante mentre mi ripeto quelle due paroline magiche che, sebbene
non siano una vera e proprio dichiarazione d’amore classica -lui
comunque non ne sarebbe capace infatti questa gli è uscita per sbaglio
e magari non lo dirà mai più- è come se lo fosse.
E rimango morto
per un po’, fortuna che sono già steso altrimenti sarei caduto.
Arrossisco e
divento più bollente di prima, così mi metto la mano sulla bocca e
cerco di controllare la mia mimica facciale che deve essere davvero
imbarazzante.
Non ci riesco.
Cosa dico?
Cosa faccio?
Penso di essere
andato nel panico.
Credo che
dovrei ricambiare in qualche modo ma se non mi viene spontaneo questo
mi spara, allora forse è meglio che riprendo col discorso che ha
interrotto per farmi fuori.
Tossisco e
faccio un paio di respiri profondi. Tanto sa che mi ha ammazzato perché
ha detto che mi ama.
- Ma io
intendevo dire un’altra cosa. So che mi vogliono bene in tanti, però
credo che tutti vorremmo essere insostituibili. È normale che poi non
lo saremo mai davvero, perché è giusto che chi rimane riesca ad andare
avanti lo stesso, però sai… vorrei anche io riuscire a lasciarmi dietro
un motivo per cui si possa almeno sentire la mia mancanza. Qualcosa per
cui si dica ‘Lui non si può semplicemente dimenticare, senza non si va
avanti. Senza non esiste nient’altro. Senza non esisto nemmeno io!’ -
Cito le parole che diceva lui nel sogno e ne rimane colpito, quindi
sorrido dolcemente e continuo. - Aiutami a riuscirci. A far sentire la
mia mancanza. Perché non voglio che tu stia così male per me, non
dovrai risentirti del vuoto che sentirai quando non ci sarò, voglio che
mi terrai nei tuoi ricordi ma che tu vada avanti lo stesso. Voglio
lasciare un segno indelebile ma senza distruggere chi amo. - E così
gliel’ho appena ricambiato.
Se ne accorge
perché ha un’ondata di calore evidente che gli rende gli occhi lucidi e
grandi, spiccano nel suo viso magro, fra i lineamenti regolari che ogni
tanto lo fanno apparire quasi infantile ed altre estremamente
aggressivo.
Addolcisco la
mia espressione, lo accarezzo leggero con un dito che percorre il suo
viso ora teso ed emozionato. Capisce che sto facendo una specie di
testamento anche se non conto di morire a breve, ma dopotutto potrebbe
succedere in un qualunque momento e voglio che queste cose le sappia.
- Non avere
paura. - E’ evidente che comincia ad averne e ricordo quanto era
terrorizzato nel sogno all’idea di dover vivere senza di me.
- Non mi piace
come cazzo parli. Sembra che conti di crepare subito. Come se non
avessi più niente da dare ed avessi già fatto tutto! -
- Ma dopo un
sogno del genere credo sia normale parlarne… tu non hai niente da farmi
assolutamente sapere? - Come potevo immaginare si scioglie da me
bruscamente e si alza mettendosi a sedere, non gli piace che si parli
di queste cose.
- No, proprio
un cazzo! - Però io so che non è così. La magia si è spezzata ma spero
di ricomporla. Mi stendo nel letto allungandomi a pancia in giù verso
di lui, quindi lo aggancio con le braccia intorno alla vita, lo stringo
appoggiando la testa alla schiena, proprio sulla scritta tatuata
‘Linkin Park’.
- Voglio
arrivare al momento in cui morirò pensando che ho preso e condiviso
tutto ciò che dovevo, che ho fatto ogni cosa. Non c’è niente di male in
questo, no? -
Ma sembra non
accettarlo in qualunque modo io la metta:
- Certo che
c’è, perché sembra che tu stia schiattando e porca troia non è così! Mi
sta sul cazzo questo discorso quindi piantala! - Ora è alterato e mi
dispiace ma dopo il sogno che ho fatto voglio che le sappia queste
cose, quindi si sforzerà e le ascolterà. - Io non sono forte come te,
non voglio nemmeno pensare a quando non ci sarai! - Fa per alzarsi ma
lo tengo ancorato sul letto, così rimane seduto e le mie mani
cominciano ad accarezzargli leggere il ventre piatto. Mi avvicino
ulteriormente e non lo mollo.
In reazione
alla sua agitazione io divento sempre più calmo:
- In superficie
lo sono, ma non certo dentro di me. Non sono perfetto e nemmeno tu lo
sei. Nessuno lo è. Proprio per questo ci sono certe cose che si devono
dire quando lo si può fare. -
- Bè, allora
quando crepo dimenticati tutte le mille cagate che ho fatto e pensa
solo a quel po’ di giusto che ho fatto. Se l’ho fatto. Contento? -
Credo che l’abbia detto a modo suo perché comunque voleva dirlo, anche
se una parte di sé è infuriata perché non vuole nemmeno lontanamente
considerare il bisogno di farmelo sapere. Ma io so che vuole. Così
sorrido contro la sua schiena e gli lascio una serie di piccoli baci
proprio su uno dei suoi tanti tatuaggi leggermente in rilievo. Mi piace
passarci la bocca, lo faccio spesso con tutti quelli che ha, passo le
ore. Anche perché poi dopo le labbra lo rifaccio con la lingua. E a lui
fa impazzire.
- Dobbiamo
dimenticarci delle ferite che infliggiamo e che nascondiamo. - Dico fra
un piccolo bacio e l’altro. Lui rabbrividisce e lascia perdere l’idea
di alzarsi, così con le mani scendo sempre più fino a stuzzicare con la
punta delle dita il suo inguine, non lo tocco davvero, lo sfioro e lo
tormento un po’.
- Dobbiamo
anche pretendere di essere salvati da noi stessi. Io non sono come te,
non riuscirò a stare da solo quando morirai. Mi distruggerò e se non
vuoi che ti raggiunga subito, allora è meglio che qualcuno mi salvi da
me stesso. Perché senza di te non potrò stare. - A questo mi fermo come
se mi avesse staccato la spina, premo la bocca sulla sua pelle e
trattengo il fiato. Gli occhi mi bruciano e penso che questo sia molto
meglio di un ‘ti amo’ classico. Ma si rende conto di quello che dice?
Mi uccide. Ed io ora cosa dovrei dire?
Accidenti a te
Chez!”
\Mi mordo la
bocca rendendomi conto di cosa gli ho appena detto.
Cazzo, non
posso vivere senza di lui.
Buongiorno, è
vero.
Ma dovevo per
forza dirglielo, porca puttana?
Ora si è
fermato e non mi fa più le seghe!
Ma forse non
sono seccato perché l’ho mandato in palla, forse sono sconvolto perché
prima che glielo dicessi, prima che mi obbligasse a parlarne, non
pensavo minimamente che le cose fossero così.
Però ora non fa
più niente, non parla, non si muove, non respira. Cosa pensa, di morire
proprio ora?
Cioè ‘ci siamo
detti tutto ora posso crepare felice‘?
Metto le mie
mani sulle sue e invece di fargli riprendere il lavoretto che cercava
di cominciare sul mio cazzo, me le porto alle labbra e gliele bacio
piano, come non sono capace di solito.
Eppure vorrei
che me lo dicesse, anche se ora, dopo che gliel’ho detto io, sarebbe
una specie di ovvietà inutile di merda.
Ma vorrei che
lo facesse lo stesso.
Perché io sono
nudo fuori e dentro ora, per colpa sua, e lui ancora non è che si sia
fatto vedere poi tanto.
- Mike? Ci sei?
Sei morto? - Lo chiamo e finalmente si rimette a respirare.
- Tralascia
tutto il resto. - Risponde così improvvisamente.
- Eh? - Si tira
su da dietro di me e si siede meglio, mi circonda con le gambe, preme
il bacino contro il mio e con la bocca dull’orecchio mi parla. Sembra
si sia ripreso dallo stato di blackout. Ed anche bene. La sua voce è
bassa e penetrante, come piace a me. Mi fa rabbrividire.
- Lascia
perdere ciò che non va bene, quello che sbaglio, quando ti ferisco,
quando dico o faccio cose che non vanno. Ricorda solo quello che ti ha
fatto stare bene. Anche se non farò niente di speciale, anche se non
mancherò a nessuno quando morirò e sarò sostituibile per tutti, vivendo
in te in quel modo andrà bene lo stesso. Perché non vorrei vivere in
nessun altro che nella persona che amo e che mi ama. Lo farai?
Tralascia tutto il resto, tieni solo ciò che ci ha unito. -
Ora è il mio
turno di andare in palla, porco cazzo. Come gli viene in mente di dirmi
cose simili?
Certo me le
sono cercate, le volevo e lui mi legge nel pensiero, lo so, cazzo, che
mi legge nel pensiero. Cosa mi metto a chiedere certe cose che poi mi
accontenta?
Vaffanculo
Mike! Ora mi bruciano gli occhi e non riesco a muovermi, sono
imbarazzante come un povero imbecille qualunque.
Smetto di
baciargli le dita e lui allora le muove sulle mie labbra e sul mio viso
da sole, mi carezza con dolcezza e intanto delinea il mio orecchio con
la lingua, succhiandomi il lobo da cui poi scende per occuparsi del mio
collo. Succhia e mi pare dolce anche in questo momento.
- Lo farai? -
Mormora scendendo sulla mia spalla e disegnando sui tatuaggi con la
lingua.
Oddio, adoro
quando lo fa… con quella sua sensualità innata ed inconscia. Non se ne
rende conto ma me lo fa venire duro solo con pochi gesti. Io so che
sono erotico, ma lo faccio apposta, lui no.
Gli viene
naturale.
Mi fa quelle
cose che… mi uccidono…
E le mani
scendono sui capezzoli, me li tormentano, così quando mi chiede di
nuovo se lo farò, se lascerò perdere tutto il resto e terrò solo quello
che ci ha unito, alla fine non posso che dirglielo.
- Oh merda!
Ormai ti amo, porca puttana. Che altro potrei fare se non aggrapparmi a
questo? -
Credo di
avergli appena detto che lo amo nel senso più classico del termine.
Tutto questo
zucchero mi sta uccidendo anche se forse avrebbe da ridirne perché non
è che io sia stato effettivamente dolce e romantico come uno si
aspetterebbe in momenti simili.
Ma chi se ne
fotte!
Giunge
finalmente al mio cazzo e le dita si chiudono volenterosamente bene
facendomi rilassare improvvisamente. Allora giro la testa e cerco le
sue labbra che mi cede subito perché, come dico sempre, lui mi legge
nel pensiero.
Fortuna che lo
fa, così mi risparmio certe puttanate come chiedergli se mi ama anche
lui…
Poco prima che
le apra sulle mie e che ci incontriamo con le lingue, decide infatti di
rispondermi.
- Ti amo anche
io e farò in modo di darti una marea di bei ricordi da tenere con te. -
Poi mi
spiegherà perché cazzo lui dovrebbe crepare prima di me!
Ma a questa
domanda risponderà dopo, visto che ora aggredisco la sua bocca come se
dovesse davvero morire ora.
Me la prendo e
la invado con rudezza tipica mia, lo divoro e lo lego a me. Nemmeno lui
deve dimenticare un solo momento passato con me.
Farò in modo
che non succederà.
Infatti allargo
per bene le gambe mentre lui ormai mi massaggia come si deve,
aumentando il ritmo e stringendo così come piace a me. Sentendolo in
ogni modo possibile. Fino a farmi gemere dal piacere mentre gli lecco
la lingua e poi esco dalla bocca raggiungendo il suo mento.
Succhio ovunque
passo e non sono molto gentile, gli lascio dei segni che poi saranno
evidenti per un po’.
Cazzo, penso
che non potrà uscire per un po’.
E c’era già
così tanto odore di sesso, su di noi, visto che ci siamo addormentati
scopando… ma come posso smettere se ci diciamo cose simili?
Si assumerà le
sue responsabilità.
Voglio di più.
È così che lo
interrompo e mi alzo girandomi verso di lui, rimane spaesato un solo
secondo, poi capisce cosa voglio.
Del resto
ricevendo il mio cazzo dritto in bocca c’è poco da chiedersi!
Lo prende
subito e comincia a succhiare così come faceva prima con le mani, con
decisione. Perché mi piace sentirlo per bene, mentre mi scopa con la
bocca e lui lo sa.
Gemo esagerando
come mio solito, lo chiamo e chiedo ancora, così poi quando
effettivamente sento la linea della follia vicina, lo stacco e lo
spingo brutalmente giù. Gli salgo sopra e senza sedermi gli mordo il
labbro inferiore, infilo la lingua dentro e trovata la sua ci gioco un
po’, infine ancora a contatto mormoro:
- Vai indietro.
- Lui allora esegue sistemandosi meglio nel letto, tira su i piedi ed
io mi piazzo con la testa fra le sue gambe ricambiando il favore.
Sempre a modo
mio.
Con irruenza e
prepotenza.
Glielo prendo
in bocca e lui abbandona la testa all’indietro cominciando a sospirare
e gemere sempre più forte.
Godi, adoro la
tua voce preda del piacere più intenso. Ed è merito mio.
Sono
dannatamente bravo a farlo godere e a farlo uscire di testa così.
Però sentendo
come spinge il bacino contro la mia bocca, come se mi stesse scopando,
non riesco a non volere esattamente che completi il lavoro.
È così che non
ci penso minimamente e quando lo sento duro ed eccitato, quando anche
la sua voce è al limite e capisco che sta per venire, mi fermo e
risalgo il suo corpo lasciando una scia di baci umidi sulla pelle
accaldata e sudata.
Allora
raggiungo le sue labbra e fra un bacio più profondo dell’altro, dico
sicuro fissandolo dritto negli occhi:
- Scopami tu,
ti prego… - Lo voglio davvero… voglio vederlo mentre mi prende e spinge
contro di me in quel modo indecente, perché amo come lo fa. Senza
accorgersi di quante volte mi fa fuori.
Arrossisce e di
nuovo un’ondata mi investe. Un ondata che trattengo a stento, giusto
perché affondo i denti sul suo capezzolo.
Geme e si
lamenta ma gli piace, così capendo che accontenterà il mio capriccio,
mi giro e mi metto a carponi per dargli l’accesso più comodo e completa
libertà sul mio corpo.
E so quanto
glielo faccia drizzare questa mia posizione.
Lo so troppo
bene.
Ghigno e lui
non resiste nemmeno a quello.
Lo amo e
vaffanculo, sarà imbarazzante dirglielo ma voglio che mi prenda e che
mi faccia impazzire, perché solo lui ci riesce sempre./
“Ma lo capisce
che se vuole che io rimanga vivo ancora a lungo queste cose non me le
può fare? Penso che se diventerò debole di cuore sarà solo colpa sua.
Sua e di quando
la sua voce si lamenta eroticamente… o di quando mi chiede di
‘scoparlo’ e poi si gira di schiena mettendosi in questa posizione da
‘puttana capricciosa’. Normalmente non uso questo linguaggio nemmeno
fra me e me ma con lui come diavolo faccio ad evitarlo?
Guarda come si
è messo!
A gattoni!
E poi odia se
parlo di quando muoio!
È lui che mi
uccide!
Sospiro e mi
piego su di lui aderendo dapprima col mio corpo contro il suo, quindi
faccio quel gioco che gli piace tanto. Delineo i suoi tatuaggi con la
lingua. Leggero perché mi piace sentire il rilievo.
Lo tengo fermo
per la vita e lui sta sempre immobile, si lascia fare ma poi quando
sente che arrivo all’ultimo, proprio sulla zona lombare, la famosa
scritta ‘Linkin Park’, si piega ulteriormente sulle braccia, preme il
viso sul cuscino e si prepara a morderlo, perché lui lo fa sempre
quando entro e mi sente mentre spingo.
Si eccita
troppo, non resiste.
Mi si dà
ulteriormente in questa seconda posizione tremendamente provocante,
quindi con la lingua continuo a scendere e mi occupo di questa parte
che mi sta porgendo preda del piacere.
Lo preparo
prima con la bocca e poi con le dita, lo stimolo con calma sentendolo
contorcersi sotto le dita perché vorrebbe che entrassi subito e basta.
Io sorrido divertito da questi suoi modi e continuo come mi pare.
Non voglio mica
essere aggressivo come lui, non ne sarei nemmeno capace.
Dopo un po’ che
evidentemente si sente fin troppo pronto, si alza appena e girato con
la testa a metà verso di me, mi ringhia contro:
- Entra, cazzo!
- Come se avessi scelta…
Se mi parli
così la voglia che domo a stento diventa incontenibile.
Credo sia
contento quando finalmente mi appoggio a lui. Lo riprendo per i fianchi
e lo bacio dietro al collo per fargli capire che sto arrivando.
Così è e
finalmente scivolo in lui sentendo subito un profondo sollievo nel
sentirmi quasi inglobare dal mio compagno.
Chester stesso
emette dei gemiti di liberazione mentre comincio a muovermi dapprima
lentamente, poi sempre più in profondità e quindi più veloce.
Aumento il
ritmo e quando comincia a sentire le spinte più forti fra un gemito e
l’altro morde il cuscino non resistendo. Sta per impazzire, mi immagina
in ginocchio dietro di lui mentre lo tengo e lo penetro e va come in
delirio.
Si mette quasi
a gridare il mio nome e poi passa ai ’di più’ ed ’ancora’.
Mi dà alla
testa tanto quanto io gliene do a lui.
È un tutt’uno.
I nostri corpi
che si vanno incontro, si fondono, si muovono freneticamente insieme,
all’unisono come le nostre voci che si mescolano come se cantassimo.
Roche, cariche di desiderio ed eccitazione.
È sulla sua
mano che scende sulla propria erezione, ormai al limite come me, che
completiamo il momento insieme raggiungendo l’orgasmo e la follia in un
unico istante.
Mi ritrovo teso
e tremante con la testa all’indietro ed il cuore che esplode. Penso di
andare a fuoco e probabilmente è proprio così.
Non so cosa
succederà poi quando morirò davvero, ma certamente questi momenti non
li potrà dimenticare. E se lui mi ricorderà in questo modo, allora mi
sta bene tutto.
Ci sciogliamo
sfiniti ed ansimanti, Chester si gira ed io mi sistemo sopra di lui,
sul suo petto, leggermente di lato. Cerco di proposito la sua mano e
allaccio le dita alle sue, è un gesto che farei solo io ma mi
accontenta visto che io l’ho appena fatto con lui. Mi lascia fare, così
mi alzo appena e suggello il momento d’amore con un bacio. Lui potrà
usare i termini che vuole, lo faccio anche io.
Ricambia più
che volentieri ma non con aggressività tipici suoi, è molto calmo e
stanco anche lui, quindi me lo godo con tranquillità.
È remissivo
sotto di me, ha raggiunto il nirvana, credo che potrei dirgli e fargli
qualunque cosa che gli starebbe benissimo!
Sorrido al
pensiero e mi sistemo sul suo petto. Dopo un altro po’ di silenzio
durante il quale guardiamo dritto davanti a noi senza vedere nulla,
sono io il primo a parlare e lo faccio prima che lui rovini il momento
magico con le sue solite parolacce:
- Non so se è
giusto o sbagliato e nemmeno quanto durerà, cosa ci succederà e come
sarà il resto della nostra vita, però dopo aver sognato la mia fine e
le mie paure volevo che tu sapessi ciò che dopotutto mi premeva sopra
ogni cosa. Non importa nient’altro che questo, per me. Che ti amo. Non
dimenticarmi mai. Tutto il resto non conta. - Forse sono stato troppo
sdolcinato, per lui. Lo conosco, starà morendo di diabete, ma dopotutto
penso che questo fosse l’unico momento possibile per dire una cosa
simile. Penso di sì.
- Certo che è
giusto, cazzo. È fottutamente giusto quello che facciamo. Credo sia
assurdo, ma è così. E la cosa più pazzesca è che ti amo anche io. Ma
non serve spiattellarcelo in faccia di continuo, perché poi finisce che
non la pianto più e che divento un perfetto idiota. - Rido contro il
suo collo. Non si smentisce mai. Poi aggiunge: - E per inciso non è che
devi per forza schiattare tu prima di me, eh? Questo fottuto gran bel
discorso vale anche al contrario, cazzo! -
A questo non
riesco proprio più a smettere di ridere e con le lacrime agli occhi
commento:
- Sapevo che lo
dicevi! -
Grugnisce.
- Mm, bravo! E
adesso basta con le cazzate! - Detto questo mi bacia la testa e chiude
la luce del comodino con la chiara intenzione di dormire.
- Ehm… Chez…
credo sia anche ora di alzarsi. -
Ma la sua
risposta brusca è proprio quello che mi aspetto, visto che lo conosco
meglio di me stesso:
- Fanculo! -
Non si
smentisce mai.”
FINE