CAPITOLO
XI:
IL
NODO
Jerry
si sedette sul muretto dopo uno scambio di sguardi significativo con
Mike e Chester ed un evidente grazie sul viso spaventato.
Forse
Jerry non era bravo a dimostrare tutto quello che provava come lo era
Jacoby, ma provava di sicuro.
Mike
lo capì e si rilassò.
Sarebbero
riusciti a trovarsi.
Per
lo meno, in teoria...
Jacoby
prese contatto con la realtà solo quando vide Jerry vicino a
sé.
Allora
si trovò a non saper cosa pensare. Rimase proverbialmente zitto
stupendosi del fatto che non avesse niente da dire. Si guardava le
mani, se le tormentava e se le torceva. Jerry gliele prese per
evitare si facesse male, poi calmo e piano cominciò. Non lo fece
apposta ma stava usando lo stesso metodo dei primi tempi, quando per
paura di destabilizzarlo si comportava in modo che tutto gli andasse
bene anche se non era così.
-
Perché sei bagnato? - Anche Mike e Chester lo erano ma ovviamente in
quell'istante c'erano solo loro due.
Paziente
come se parlasse ad un bambino, come in quei famosi primi tempi.
-
Ero seduto là vicino al mare, quando si è ingrossato mi ha bagnato.
-
Ma
più di rispondere alle sue domande, Jacoby non sapeva cosa dire. Era
confuso. Prima lo lasciava e poi tornava... cosa significava?
-
Volevi ucciderti? - Mike e Chester, poco più in là, si stupirono
molto del tono pacato che aveva usato, come se non fosse stupito, se
fosse anzi normale... fu allora che capirono.
Jacoby
aveva avuto manie suicide in passato, probabilmente durante il crollo
psicologico.
Chester
divenne molto attento al loro dialogo, l'espressione tesa e quasi
cupa. Anche a lui era successo durante la tossicodipendenza. Sia la
prima, che la seconda volta.
Mike
cinse da dietro il compagno e, nonostante fossero bagnati fradici,
poggiò la bocca sulla sua nuca. Chester prese le sue mani e rimase
fermo.
-
Sì... - Jacoby l'ammise con una tale onestà da fare impressione ma
Jerry non si sorprese. Fino a qualche ora prima gli avrebbe detto di
tutto. Senza strepitare, ma l'avrebbe fatto. Ora sembrava quasi che
andasse bene.
Stava
facendo retromarcia?
Jerry
ci aveva ripensato e lo stava per lasciare?
-
Perchè di nuovo? - Jacoby non sapeva mentire, specie a lui. Rispose
spontaneo, con un tono molto debole, guardando in basso e stringendo
le mani di Jerry. Lo sentiva lontano. Molto lontano.
-
Perché mi hai lasciato ed ho rovinato tutti proprio come pensavo e
sto tornando come prima e non voglio e non ce la faccio più ad
essere così fottutamente confuso e stupido! Non capisco un cazzo e
non posso vivere così per sempre. E' una sofferenza. Perchè per
stare bene devo prendere dei calmanti ma quello non è vivere,
divento un fantasma e non mi piace a quel punto è meglio morire.
Però non posso nemmeno vivere con questo cazzo di macello in testa,
confondendo tutto... rovinando tutti... quindi volevo lasciarmi
morire. - Sembrava che non fosse un discorso nuovo, Chester e Mike
erano quasi sconvolti di sentirlo mentre Jerry era come se sapesse
già. Era strano vederli... uno che diceva cose così sconvolgenti e
l'altro che non faceva una piega. C'era qualcosa di sbagliato, in
tutto quello.
-
Ascolta Coby... - Jerry gli girò il volto in modo che lo guardasse.
Il viso di oltre trent'anni che appariva come quello di un bambino.
Quegli occhi così chiari, spaventati, confusi... lontani... Jerry
non poteva più sopportarlo. - Io sono sicuro che hai avuto questo
secondo crollo, questa ricaduta, per colpa mia. Ti destabilizzo
invece di aiutarti e non voglio... -
Jacoby
si paralizzò capendo cosa stava per fare. La voglia di gridare e
l'impossibilità fisica e mentale di farlo. L'incapacità di aprire
la bocca e sciogliere le corde vocali. Gli sembrava si fossero
legate. Jerry continuò mentre gli altri due che ascoltavano si
sforzavano di non intervenire. Sembrava di vedere loro stessi qualche
anno prima: Mike, credendo di aiutare Chester, aveva fatto la stessa
cosa di Jerry ma non aveva funzionato. Era stato peggio, Chester
aveva finito quasi per uccidersi e solo col suo ritorno, poi, si era
ripreso.
Ma
era la loro storia, si erano intromessi anche troppo, non era giusto
fare altro.
-
Io penso che nel cercare di capire cosa io voglia o cosa provo o come
farmi contento tu ti senta peggio di prima, ti confondi per questo,
ti senti fuori posto e... bè, non va. Non va bene... devi essere
spontaneo e non sentirti sempre sbagliato solo perché ti dico che
non sono d'accordo con quel che fai. Io lo dico perchè mi hai detto
di essere onesto e lo faccio ma... ma questo ti fa male. Farà bene a
me ma fa male a te ed io ti amo, non voglio assolutamente gettarti in
questo stato negativo! - Jerry voleva che lo capisse ma sapeva che in
qualunque modo glielo avesse detto, non ci sarebbe stato verso.
L'avrebbe presa comunque male, ma poi sarebbe stato bene. Ne era
sicuro. Meglio di come stava ora di certo.
Era
per lui, in fondo, che aveva tentato di uccidersi di nuovo, per un
modo in cui lui l'aveva fatto sentire.
Non
poteva sopportarlo.
Jacoby
non riusciva ancora a parlare.
-
Penso che dovremmo fare un passo indietro. Tu libero di esprimerti
come vuoi ed io al mio posto, senza cercare di obbligarti a fare ciò
che per me è meglio. Devi essere chi vuoi, solo così starai meglio.
-
"Anche
se faccio il pazzo?" Ed il senso del pensiero di Coby era
profondo. Libero di essere pazzo? Senza freni lui sarebbe diventato
quello... ne aveva il terrore ma era così, ne era cosciente. Lui
aveva bisogno di qualcuno costantemente vicino, aveva bisogno di
persone che lo controllassero, vegliassero, non lo facessero sentire
solo, gli dessero le loro attenzioni... ma era un vivere male anche
quello, impossibile da sostenere davvero per chiunque.
Ma
non riusciva a parlare e Jerry, pensando che non avesse niente da
dire -non era possibile, lui aveva SEMPRE qualcosa da dire!- si tirò
su e senza più toccarlo si allontanò.
Arrivato
davanti a Chester e Mike mormorò loro:
-
Prendetevi cura di lui, vi prego. Non può stare solo. Ma non può
nemmeno stare con me, gli faccio davvero troppo male. - Era vero ma
c'era un punto che Jerry non capiva e Chester glielo voleva urlare
con rabbia in faccia ma le mani di Mike intorno a sé lo frenavano,
dovevano viversela da soli.
"Jacoby
ha bisogno che TU ti prenda cura di lui! SOLO TU! E sta male con te
perchè non lo capisci e ti limiti a dirgli quello che pensi! Non ha
bisogno di quello! Ha bisogno che tu lo capisca e tu, dannazione, non
lo capisci o non lo lasceresti!"
Ma
capire le persone non era facile, non lo era con nessuno,
figurarsi con uno come Jacoby.
La
macchina ripartì e loro tre rimasero di nuovo soli.
Jacoby
seduto sul muretto in fondo alla spiaggia, da solo, ricurvo a fissare
il mare in tempesta come se non esistesse niente altro che quello.
Non
c'era. Non c'era più.
Ed
il nodo sulle sue corde vocali divenne impossibile da sciogliere.
-
E adesso? - Fece Mike preoccupato e cauto.
-
Adesso lo prendiamo con noi ed impediamo che si ammazzi! - Ruggì
secco Chester sapendo benissimo cosa sarebbe successo di lì a poco.
Dopo di questo si sciolse dalle sue braccia ed andò dall'altro che,
senza nemmeno sentirlo, si fece alzare docile come un bambino e
condurre alla macchina.
Era
davvero messo male, Mike lo capì subito vedendolo così. Come
catatonico. Lo preoccupava, ricordava bene l'incubo di Chester e non
voleva che finisse così ma la latenza di Coby non era la droga bensì
la follia ed aveva paura, una dannata paura di non essere
all'altezza, quella volta.
Poi
vedendo come il suo compagno lo metteva in macchina e gli allacciava
la cintura quasi avesse a che fare con suo figlio, pensò più
sollevato.
"Ma
questa volta sono con lui... non sono solo ad affrontarlo..."
Sicuramente
in qualche modo se la sarebbero cavata.
Dovevano.
Arrivati
a casa, Jacoby doveva essere cambiato e lavato, erano tutti bagnati
di mare ma la doccia non era certamente grande per tre.
-
Mentre io lo lavo tu prepari il letto? - Dovevano farlo dormire lì
almeno quella notte, poi ci avrebbero pensato. In realtà sarebbe
dovuto tornare a casa ma probabilmente in quello stato non era il
caso ci andasse. Aveva figli.
Chester
si strinse nelle spalle.
-
Dorme con noi. - Mike non ribatté ed andò con Jacoby in bagno.
Lo
spogliò delicatamente, come fosse fragile e l'altro si lasciò fare
inerme, non lo sentiva nemmeno. Si chiedeva dove fosse e cosa pensava
ma non ne aveva proprio idea.
Una
volta nudo a sua volta, aprì l'acqua calda e si infilò dentro la
doccia portandoselo con sé.
scese
su di loro scivolando liscia e senza pietà, portò con sé tutto il
sale e la sabbia lasciandoli puliti ma solo in apparenza. Non erano
più leggeri di prima.
L'erotismo
finito quel pomeriggio non era più tornato a far capolino ed in poco
tempo era cambiato tutto.
Mike
non aveva più voglia di quei giochi erotici ed anche se potevano
avere un senso, qualunque esso fosse ormai non c'era più.
Jacoby
non parlava perchè Jerry l'aveva lasciato ed era comprensibile ma
era sbagliato.
Jacoby
viveva comunque per il suo ormai ex compagno, perchè allora si
comportava così?
Ma
provare a dare un senso agli atteggiamenti di quel ragazzo poteva
essere davvero da folli.
Usciti
dalla doccia, Mike l'asciugò avvolgendolo in un asciugamano, lo
strofinò e dopo aver indossato un accappatoio lo portò fuori per
permettere a Chester di lavarsi.
Si
incrociarono sul corridoio:
-
Ha detto qualcosa? - Chiese sapendo la risposta. Mike scosse il capo
sconsolato, stava esaurendo le idee...
In
camera Jacoby si sedette sul letto, non accennò a muovere un dito,
continuava a guardare dritto davanti a sé come se vedesse ancora il
mare ma ora, il mare in tempesta, buio e grigio, era nei suoi occhi.
Appoggiato alla cassettiera davanti a lui per un attimo vi si perse.
Non
si poteva sopravvivere ad uno sguardo simile. Era impossibile.
-
Coby? - Provò a chiamarlo con dolcezza. Silenzio. - Coby, ci sei? -
Ma era evidente che non c'era.
Non
poteva essere vero tutto quello. Era un incubo. Era un maledetto
incubo.
E
lui non sapeva come svegliarlo.
Scosse
il capo e gli mise i boxer. Non era un problema, con suo figlio lo
aveva fatto tante volte ma lui era un uomo adulto.
Lo
lasciò con quelli, poi gli strofinò ancora i capelli neri che
lasciò umidi e scompigliati come se avessero avuto vita propria,
dopo di che indossò i propri e rimase così anche lui. In casa si
stava bene, non era freddo.
Chester li raggiunse e non chiese se questa volta
avesse detto qualcosa, indossò i boxer anche lui e posando una mano
sulla spalla del proprio compagno come per tranquillizzarlo, si occupò
di Jacoby, lo stese sul letto e se lo mise contro in modo da fare da
cuscino, lo cinse col braccio intorno alla schiena e Mike si accoccolò
sul fianco, contro di lui. La guancia sulla sua sua spalla, come una
catena. Con la mano cercò Chester, intrecciarono le dita ed in quel
silenzio perfetto e sacro, chiusero la luce lasciandosi cullare dal
sonno di quella che sarebbe stata una notte senza sogni per tutti e tre.
Solo
domande senza risposta.
Cosa avrebbero fatto con Jacoby?