CAPITOLO XIII:
LA
PACE
Mike
si svegliò per un urlo, quando aprì gli occhi di soprassalto si
rese conto che era stato nel suo sogno. Inquieto nel non riuscire ad
inquadrare la provenienza della voce, si rigirò nel letto cercando
Chester col braccio. Trovandolo si rilassò per poi riaprire gli
occhi di scatto.
Jacoby
non era nel letto con loro.
Si
mise a sedere in fretta e furia ignorando la testa pulsante per uno
scatto simile, poi con aria corrucciata ed esasperata, cercò meglio.
No,
c'erano solo lui e Chester. Ma no, non era possibile... e Jacoby?
Come
se lo sentisse -allo stesso modo in cui si era svegliato- dentro di
sé, in fondo, da qualche parte.
Qualcosa
non andava.
Svegliò
subito Chester, non c'era tempo da perdere.
La
fretta.
-
Chez, sveglia! - Chester, scosso in maniera brutale, si svegliò
ovviamente male e con la voglia di mandarlo a cagare non lo fece solo
perchè Mike era già per la casa, in boxer e maglia larga, a cercare
Jacoby.
-
Cazzo c'è? - Chiese rauco.
-
COBY E' SPARITO! - Gridò già isterico. Chester sbuffò.
-
Sarà a cagare! - Esclamò volendo essere ottimista e semplicistico.
-
No! -
-
A rompere qualche strumento? - Chester, però, prima ancora del 'no'
di Mike destinato a raggiungere livelli davvero alti, era seduto e
stava indossando i pantaloni della tuta.
Prese
quelli di Mike e glieli lanciò.
-
Che ci devo fare? - Fece Mike agitato.
-
Masturbarti! - Grugnì Chester indossando le infradito da casa.
Mike
lo fissò come fosse matto e con la voglia di urlare più di prima.
-
Mike, non è in casa, è ovvio che è uscito! Vestiti ed andiamo a
vedere! - Mike, però, sebbene fosse fuori di sé e completamente
partito per la tangente, riusciva anche a porre qualche quesito
legittimo:
-
E dove diavolo andiamo a cercarlo? Il mondo non è piccolo! - Chester
sbuffò, alzò gli occhi al cielo e con le dita ad artiglio cercò di
non ucciderlo.
-
Le sue scarpe e le sue ciabatte sono qua! Non è andato fuori dal
cazzo di edificio! -
-
Cosa dobbiamo fare, bussare a tutte le porte? - Mike però aveva di
nuovo perso la ragione, l'isteria se lo stava mangiando ma Chester lo
scosse spazientito. Quando faceva così non lo sopportava.
-
NO MIKE! PERCHE' CAZZO UN PAZZO CON MANIE SUICIDE DOVREBBE BUSSARE DA
UNO SCONOSCIUTO? PER CHIEDERE UN COLTELLO? CE L'HA GIA' QUA! SARA'
SUL TETTO, PORCA PUTTANA! - E nel momento in cui lo disse, Mike -dopo
aver pensato che Chester fosse sorprendentemente intelligente- corse
a rotta di collo fuori dall'appartamento diretto all'ascensore.
Chester
si prese le chiavi di casa e lo seguì più in sé. Quando diventava
stupidamente esaurito aveva voglia di ucciderlo!
Mike
era tanto sensato quando era calmo quanto fuori di testa quando
diventava isterico.
Chester,
per contro, nei momenti di tensione riusciva a mantenersi abbastanza
saldo. Per fortuna. Si agitava in altri, per sciocchezze...
-
Se si è buttato giù che facciamo? - Chiese Mike pensando subito al
peggio, di solito era quello ottimista. Di solito. Chester lo fissò.
Non sapeva come si faceva gli ottimisti!
-
Senti, non fare lo stronzo! Io non so essere ottimista quindi fallo
tu che al peggio ci penso già io! - Rassicurante!
Mike
si morse il labbro. E se fosse davvero successo? Se fosse stato
tardi? Se non avesse saputo cosa dire? Se non fosse stato
sufficiente? Per un momento se la prese con Jerry. Non poteva
scaricare a loro una patata tanto bollente, dannazione! Lui lo
conosceva bene, lui sapeva che aveva manie suicide quando stava male.
Lui doveva esserci ed impedirglielo o... o fargli cambiare idea, o
farlo stare bene... perchè dovevano essere loro ad avere una
responsabilità tanto grande?
Chester,
in quell'istante, capendo quanto male stava Mike, gli prese la mano e
la strinse.
-
Troverai le parole giuste. - Dando per scontato che fosse ancora
vivo. Questo aiutò Mike... perchè Chester il modo per aiutarlo lo
trovava sempre.
Quando
uscirono nel terrazzo sul tetto, l'aria era fresca ma non eccessiva.
Mike rabbrividì ma pensò subito che fosse strano. Lì erano a Los
Angeles e per di più in un posto alto, doveva per forza soffiare
forte.
Lo
videro subito seduto sulla ringhiera. Sperarono immediatamente fosse
abbastanza forte da tenerlo e Mike ringraziò Dio che aveva deciso
proprio quella sera di trattenere il vento. Era solo grazie a questo
che non era ancora caduto.
Mike
era fermo a pochi passi dalla porta, lo guardava ma non sapeva cosa
fare. Per un attimo le forze svanirono e la mente si svuotò.
Cosa
diavolo si faceva in quei momenti?
Ognuno
reagiva in un modo, serviva sangue freddo per non urlare
istericamente. Mike voleva urlare istericamente, non aveva sangue
freddo in quelle situazioni. In quelle situazioni... non aveva mai
trovato uno seduto sulla ringhiera al ventesimo piano... o quel che
era... Chester aveva cercato di uccidersi ma l'aveva beccato sempre
dopo, a tentativo fallito. Era diverso.
Nell'istante
che gli ci volle per pensare a cosa diavolo dovesse fare ora che
Jacoby era là in procinto di buttarsi giù, Chester l'aveva già
raggiunto.
“Che
diavolo fa?”
Mike
non ne aveva la più pallida idea... fu per questo che si limitò a
seguirlo. La mente ancora assolutamente vuota come una lavagna.
Era
bello saper dire le cose giuste al momento giusto ma lui ci riusciva
solo se non c'era uno sull'orlo di un precipizio. Letteralmente.
Chester
non perse tempo a pensare e chiedersi cosa fosse meglio fare o non
fare. Andò ed agì.
Non
aveva un piano, lui non ne aveva mai. Improvvisava. Andava sempre ad
istinto ed anche quella volta fece così. Del resto al peggio si
buttava giù, no? Ma almeno aveva provato qualcosa. Di qualunque si
trattasse...
“Che
poi dannazione, puoi fare poco. Qualunque cosa tu dica quello è
fuori di testa, ora. Non capirà una sega. Se vuoi evitare che si
butti in effetti c'è una ed una fottutissima cosa da fare.”
E,
semplicemente, senza esitare o farsi altre domande, la fece.
Gli
circondò la vita da dietro e lo strinse aderendo il viso contro la
sua schiena, poi quando fu sicuro che la presa fosse abbastanza salda
spuntò col volto dal fianco per poter sentire quello che aveva da
dire.
Non
c'erano azioni eroiche o psicologicamente furbe in casi simili. Non
per comuni mortali. O ci provavi o non ci provavi. Se ci provavi
quello era il solo modo. Cercare di tenerlo su.
Sapeva
che se si fosse buttato sarebbe stato impossibile reggerlo ed in ogni
caso si sarebbe spaccato la schiena, ma ci provava.
“E
fanculo, se non ci riusciamo noi la polizia può solo far peggio!”
Per
questo non disse a Mike di chiamare qualcuno.
Mike
però qualcuno chiamò.
Non
la polizia ma l'unico a cui riuscì a pensare.
Chi
diavolo poteva essere veramente utile in una situazione simile?
Coby
voleva buttarsi, ci doveva essere qualcuno in grado di fermarlo, uno
che l'aveva fatto altre volte.
Mike
si allontanò in modo da non essere sentito da Jacoby, vedeva che
Chester aveva la situazione in mano. Per lo meno sperò l'avesse.
Quindi
fece quell'unica maledetta chiamata.
Ed
intanto il cuore era fortissimo nel petto. Galoppava e lo sentiva dal
di fuori. Uno stetoscopio non sarebbe servito a nulla, la pressione
doveva essere alta. Così alta sicuramente non l'aveva mai avuta.
Il
sangue era gelido così come il sudore che colava dalle tempie e poi
lungo la schiena. E tremare. Tremare come un matto.
Quella
era la paura.
Chester
non sapeva come potesse essere lì a cercare di fare qualcosa di
effettivo, sarebbe stato comunque più normale essere fermo immobile
e nel panico. Mike era normale, in quel caso. Chiunque pensasse di
chiamare.
Però
lui era lì e ci provava.
Perchè?
Non
aveva tempo di realizzarlo, non poteva proprio. Poteva giocarsi la
vita di Coby se avesse perso tempo a capire.
Però
aver assistito ad altri suicidi, di alcuni amici, in passato, poteva
spingere a due tipi di reazioni.
O
cadevi nel panico più completo o cercavi di fare quello che avresti
voluto fare allora.
Chester,
inconsciamente, stava provando a fare quello che si era sempre
pentito di non aver fatto. Quello che, notte dopo notte, aveva visto
e rivisto.
Sé
stesso agire in qualche fottutissimo modo, uno qualunque.
Invece
che stare fermo sotto shock ad osservare.
-
Che fai, ti butti o no? - Chiese diretto. Non era bravo con la
psicologia. Lo era Mike ma ora non era lì. E non sapeva con chi
diavolo stesse parlando, lo maledì per un attimo.
-
Non mi prenderà quella puttana! -
Ringhiò
a denti stretti.
“Ecco,
questa si chiama follia!” Pensò Chester secco: “Ed ora che
diavolo faccio? Non ho la forza di tirarlo di qua e trascinarlo al
sicuro. Onestamente non serve ad un cazzo nemmeno tenerlo così ma
fanculo, non starò a guardare!”
-
Chi? - Chiese seguendo l'unica cosa che gli rimaneva. La logica.
-
La follia! - Jacoby sembrava aver pensato a quello per tutto il
tempo, ci doveva aver riflettuto davvero.
Chester
però era sotto pressione e si stava sforzando anche tanto per stare
fermo e fare qualcosa di utile. Non aveva la pazienza di ascoltare i
suoi vaneggiamenti.
-
Fanculo Coby, non sei pazzo! La vuoi finire di dire stronzate? -
-
Fottiti Chester! Non sai un cazzo di me, cosa puoi sapere se lo sono
o no? -
Lo
scatto l'aveva avuto anche lui ma non si muoveva ed era un miracolo
perchè se l'avesse fatto sarebbe caduto sotto.
“Mike
ti prego aiutami non so più che cazzo fare!”
-
Allora spiegamelo, stronzo! - I suoi soliti modi. Forse un po'
potevano aiutarlo. Non cercava di comportarsi diversamente dal solito
pensando che fosse pazzo e che quindi servissero atteggiamenti
diversi. Se riusciva a far pensare a Coby di essere ancora sano forse
una possibilità c'era.
-
Jerry, per l'amor di Dio, vieni subito che Coby è seduto sulla
ringhiera del tetto del palazzo! Vuole buttarsi giù! - Mike cercava
di non urlare ed intanto camminava frenetico, tremava, sudava e
pregava di non morire per l'infarto in corso. Stava malissimo ed era
terrorizzato.
-
Lo fa sempre! Dice che cerca i confini del mondo solo che è troppo
grande e non li trova. Quando si rende conto che sono troppo grandi
lui ha voglia di farla finita perchè ha paura di perdersi! Non so
perchè lo fa impazzire l'idea di perdersi! - Jerry gli stava
spiegando tutto davvero molto bene. Il cuore di Mike cominciava a
dargli tregua, per lo meno non lo stava assordando.
-
Ma vieni e parlagli! Cazzo, sai perchè lo fa, sai anche cosa cazzo
pensa! Noi non sappiamo niente di lui! - Mike era comunque ancora
molto agitato e cercava di non fare una piazzata ma la pressione era
davvero enorme.
-
No senti... ho detto che è ora di finirla! Io gli faccio solo male,
non posso stargli vicino... -
La
misura di Mike cominciava ad essere piena e mentre dava occhiate
spaventate a Chester e Coby accertandosi che fossero ancora lì e
fossero vivi, continuava a parlare con Jerry. Un Jerry assurdamente
calmo.
-
Tu devi stargli vicino! Sei tu l'unico che può, che sa come si fa,
che... -
-
Lui stava bene prima che ci mettessimo insieme, ora è tornato come
anni fa! Non sai quante volte ha cercato di farla finita, tu non
capisci dannazione! Sono io che lo riduco così e non so perchè
questa ricaduta ma evidentemente posso aiutarlo solo standogli
lontano! -
-
FANCULO JERRY! PENSI CHE ORA STIA BENE? L'HAI LASCIATO E STA CERCANDO
DI BUTTARSI DI SOTTO! NON SONO UN'ESPERTO MA NON MI PARE CHE QUESTO
SIA UN AIUTO! PRIMA ALMENO ERA SPERICOLATO MA NON CERCAVA DI
UCCIDERSI! CHE CAZZO DICI! -
Mike
aveva perso la pazienza, la goccia era uscito, il vaso si era
rovesciato.
Non
poteva fare così. Non poteva, dannazione.
Era
uno stronzo che se ne sbatteva, era stufo di quella vita ed aveva
colto la palla al balzo, ecco cos'era!
-
TU NON SAI NIENTE, NON PUOI PARLARMI COSI'! - Eppure per urlare a sua
volta, significava che anche per lui era dura. Era dannatamente dura.
Era dura in un modo che nessuno poteva capire ed immaginare.
Ma
per Mike era troppo, era davvero troppo. Non poteva resistere oltre.
-
NO SO SOLO CHE IL TUO RAGAZZO SI STA PER BUTTARE E TU STAI LI' A NON
FARE UN CAZZO! E SO CHE IL COMPITO DI PRENDERTI CURA DI LUI E' TUO E
NON NOSTRO! PENSA A COME STARAI DOMANI QUANDO TI DIRO' CHE COBY E'
MORTO, STRONZO! - Dopo di questo mise giù la comunicazione e corse
da Chester pregando Dio con un'intensità che non aveva mai fatto.
Pregandolo
che in qualche modo lo aiutasse perchè altrimenti non sapeva proprio
come avrebbe potuto fare quella volta. Non ne aveva assolutamente
idea.
Raggiunse
il compagno e lo cinse a sua volta da dietro in modo da tenerlo nel
caso Jacoby si fosse buttato. Chester non l'avrebbe mai permesso e
lui non avrebbe mai permesso che il suo compagno finisse sotto.
Dall'esterno
potevano sembrare idioti, eppure una tale paura immobilizzante ed una
tale agitazione senza pari lo stava facendo pregare e chiedere aiuto.
Quando
Chester sentì Mike tenerlo da dietro con una forza da togliergli il
fiato capì quanta paura aveva e dannazione voleva solo mollare Coby
e abbracciare lui, ma sapeva che non poteva. Se ne sarebbe pentito.
Ora
lui era lì, qualcosa dovevano fare.
Erano
soli, erano soli come sempre nei momenti importanti.
Qualcosa.
Qualcosa da dire doveva esserci.
-
Vuoi sapere dove finisce il mondo? - Disse Mike ad alta voce in modo
da farsi sentire e sovrastare la propria stessa paura.
Chester
non aveva idea di che cosa stesse dicendo ma non l'avrebbe
interrotto. Il punto era che nemmeno Mike l'aveva. Solo poche
stupidissime parole di Jerry per capire più di trent'anni di vita.
Trent'anni
racchiusi in quattro parole.
-
Perchè, tu lo sai? - Jacoby non ci credeva. Girò il capo a metà
restando immobile per non cadere. Voleva sentire ma non voleva
scendere. Era convinto che nessuno lo sapesse.
Mike
continuò a pregare. Che cazzo stava dicendo?
-
Certo che lo so! - Jacoby scoppiò.
-
NON PUOI SAPERLO! NON ESISTE LA FINE DEL MONDO! NON CI SONO FOTTUTI
CONFINI, NON C'E' UN CAZZO DI UN CAZZO! ED IO MI PERDERO' E SARO'
FOTTUTO! UN GIORNO SARO' FOTTUTO PERCHE' NON ESISTONO I CONFINI, NON
C'E' UNA FINE ENTRO CUI POSSO STARE AL SICURO! IO PRIMA O POI SARO'
PAZZO E PRIMA DI ALLORA LA FARO' FINITA! IO NON CE LA FACCIO, TU NON
PUOI CAPIRE! -
-
E' QUESTA LA FINE! - Mike si chiese ancora che cazzo stesse dicendo,
ma lo stava urlando e lo stava facendo con una tale convinzione che
si chiese se per caso non fosse lui quello pazzo. Non aveva idea di
che cosa stava blaterando.
Chester
stesso si trovò a guardarlo, seppure oltre la propria spalla.
Jacoby
cercava di fare altrettanto ma non lo vedeva, era troppo indietro.
Allora smise di respirare per capire. Per sentire. Cosa stava
dicendo?
Se
lo stavano chiedendo tutti e tre.
-
COBY E' QUESTA LA FOTTUTA FINE! GUARDA DAVANTI. QUELLO E' L'INIZIO
DEL MONDO. ORA SCENDI E GUARDA DIETRO, QUESTA E' LA FINE! SEI TU
L'INIZIO E TU LA FINE! ED IO LO SONO PER ME, CHEZ LO E' PER SE'!
OGNUNO E' LA PROPRIA FINE ED IL PROPRIO INIZIO! NON POTRAI MAI
PERDERTI! TU SEI SEMPRE ESATTAMENTE DOVE DEVI ESSERE, DOVE NON TI
PERDERAI MAI! SI PERDE SOLO CHI NON SA DOVE CAZZO SI TROVA! MA TU LO
SAI E LO SAPRAI SEMPRE! SEI NEL TUO FOTTUTO PUNTO DI MERDA! SEI NEL
TUO INIZIO E NELLA TUA FINE! -
A
quel punto accadde ciò che Chester avrebbe sempre definito miracolo.
Lo
sentì distintamente.
Il
ventre solido di Jacoby tremava. Non poteva vederlo da lì ma ne fu
certo. Come lo fu del fatto che non respirava e che era sotto shock.
Jacoby
stava piangendo.
Pensandolo
agì prima ancora di realizzarlo. Era perfetto. Era ora. Ora o mai
più.
Con
l'istinto di un animale selvatico, Chester tirò buttandosi a peso
morto all'indietro. Mike lo prese di riflesso e lo accompagnò giù e
con lui venne Jacoby.
Caddero
sul lato tutti e tre, a terra.
Ansimanti.
Silenziosi.
E
Jacoby piangeva, ma ce l'avevano fatta.
Erano
vivi.
Mike
e Chester pensavano solo a quello, mentre si stringevano ancora privi
di forze per la paura e lo scatto improvviso.
Jacoby
però pensava a ben altro.
“Dio,
era questo! Era questo! Ero io la risposta! Ecco perchè non lo
trovavo il fottuto confine! Non mi guardavo! Non mi vedevo! Cazzo, ho
trovato la risposta. Ha ragione, fanculo! Non posso perdermi! È
impossibile! Non sarò mai pazzo!”
L'unica
questione per cui avrebbe dato la vita per avere risposta.
Ciò
per cui aveva fatto tutto.
Ciò
per cui era quasi davvero impazzito.
La
paura di impazzire l'aveva spinto a cercare risposte ad una serie di
domande una più assurda dell'altra. Ma, con altrettanta assurdità,
aveva trovato quelle maledette risposte.
Ed
ora poteva avere l'unica certezza che era contata in tutta la sua
vita.
Non
sarebbe mai impazzito.
La
sicurezza di non impazzire, l'allontanare definitivamente quella
paura, l'avrebbe portato davvero a non impazzire mai. Non più. Non
in nessuno modo. Non definitivamente.
La
calma interiore.
La
pace. Tutto ciò che aveva cercato. Tutto ciò per cui aveva lottato,
l'unica cosa davvero importante.
L'unica
cura.
La
pace.
La
pace era la soluzione.
Sé
stesso, la risposta.