CAPITOLO XV:
LENTAMENTE
TUTTO A POSTO
A
Mike cominciava a mancare la vita di coppia semplice con Chester,
posto che non erano mai stati solo una coppia semplice, gli mancava
la vita a due. Jacoby era incredibile e fantastico sotto molti
aspetti, specie se stava relativamente bene, ma era pesante.
Dopo
aver vissuto tutto quello per chiunque lo sarebbe stato.
Avevano
proprio bisogno di stare da soli per un po' ma non sapevano come fare
con lui, avevano paura che tornasse da Jerry e non era giusto, certo
poi la vita era sua ma prima che capisse perchè Jerry aveva
sbagliato, Mike non voleva lasciargli fare come gli pareva perchè
non era certo che stesse bene. Il crollo nervoso appena avuto era
stato spaventoso, dopotutto.
Quando
si svegliò dopo aver sognato di fare l'amore con Chester, Chester e
basta, si ritrovò magicamente solo nelle sue braccia.
Calde,
non troppo muscolose ma nemmeno ossee come i primi tempi che stavano
insieme, lisce. Il petto si alzava e abbassava regolare, dormiva.
Mike
spalancò gli occhi che gridarono vendetta per il modo brusco in cui
lo fece.
Alzò
la testa e si rese conto nella penombra della stanza di essere solo
in due. Non andava bene. Non andava per niente bene.
-
Coby? - Chiamò con voce roca senza riuscire a gridare.
Guardò
la sveglia sul comodino, erano le undici del mattino, avevano dormito
un sacco e Jacoby non c'era...
-
Chez, Coby non è con noi! - Esclamò agitato. Dopo quella notte era
legittimo sentirsi così. Chester si svegliò di soprassalto con le
sue unghie nella spalla e si guardò intorno imprecando, poi
constatando che era vero e che non lo si poteva prendere alla
leggera, decise che se stava di nuovo facendo qualcosa di avventato
l'avrebbe rinchiuso in un Centro di Salute Mentale!
Si
alzarono di scatto in contemporanea in tempo per vedere la porta
aprirsi ed una figura poco snella entrare. Riconobbero subito Jacoby
e sospirarono insieme, in perfetta sincronia.
-
Buongiorno sposini! - Disse allegramente. La sua voce inconfondibile,
stava bene, almeno sembrava. Mike accese la luce del comodino e lo
vide bene. Si, non aveva sangue o botte nuove, tutto come sempre. Ed
in mano un vassoio. Corrugò la fronte e Chester si sistemò meglio
rilassato perchè non doveva correre di nuovo a salvargli il culo.
-
Buongiorno... - Fece Mike spaesato non sapendo bene cosa dire.
Jacoby
entrò col vassoio e lo sistemò in mezzo al letto.
-
Vi ho fatto la colazione! - I due ragazzi impallidirono, non erano
certi che fosse davvero capace di fare qualcosa senza fare danni...
il punto è che non avevano ancora capito se sapesse cucinare o
meno...
Chester
cominciò ad annusare l'aria circospetto.
-
Non sento odore di bruciato... -
Mike
lo imitò:
-
E nemmeno di gas... - Jacoby si sedette davanti a loro facendogli il
dito medio ad entrambi. Sembrava tutto a posto. Dove stava l'intoppo?
Quello lì tanto normale e sano, quella notte aveva cercato di
uccidersi!
Mike
gli prese le mani e le guardò per bene ed anche i polsi.
-
Sto bene, non mi sono tagliato! So usare i coltelli meglio di te! Ed
anche cucinare! - Chester fece l'espressione da 'non ci vuole molto
meglio di lui' ma non lo disse, quindi osservò finalmente il
contenuto del vassoio.
-
Vediamo che diavolo hai preparato... -
-
No ma... come mai ce l'hai fatta? - Chiese Mike più interessato ai
perchè che ai cosa.
Jacoby
si strinse nelle spalle ed arrossì, gli sbalzi d'umore li aveva
sempre, non si smentiva mai...
-
Eh... volevo ringraziarvi... quando mi sono svegliato ho rivissuto
tutto... - il tono era basso e normale, la voce leggermente roca e
graffiante, come il suo timbro. Piaceva ad entrambi. Guardava in
basso e si tormentava le mani, tornava bambino quando parlava
seriamente di sé. Erano momenti strani. Però ora... Mike lo notò
subito.
Era
adulto, ora. Aveva un modo di aprirsi puro, non infantile come prima.
Ora era cresciuto. Davvero quella notte era cambiato qualcosa.
-
Ho capito cosa è successo, cosa ho fatto fino a questo momento e
quali erano quelle risposte che cercavo... cosa significa per me ora
saperlo... e... e cosa è successo con Jerry, con voi... ho capito
tutto... io... volevo ringraziarvi ma non sapevo come farlo in modo
normale... - Chester alzò un sopracciglio e smise di fissare il
vassoio. Come, non gli saltava addosso?
Allora
aveva ragione quando aveva detto che le cose si sarebbero sistemate
da sole!
Anche
Mike pensava la stessa cosa ma sorrideva felice ed intenerito.
-
Questo è un modo normale... ed anche un semplice grazie va
benissimo... non servono grandi gesti... - Fece Mike dolcemente.
Jacoby alzò di scatto la testa e lo fissò accendendosi.
-
Sì? Non ne ero sicuro! - Mike rise e Chester prese la parola
parlando schietto come suo solito.
-
E non volevi scoparci? - Mike gli diede una gomitata e Jacoby si
grattò la nuca come fosse imbarazzato. Chester e Mike lo fissarono
sconvolti davvero.
-
Ecco, anche questa cosa io l'ho capita... me l'avete spiegata un
sacco di volte senza che mi entrasse... ora l'ho capita... non è che
sono innamorato di voi, volevo essere come voi... ma con Jerry... -
Abbassò lo sguardo amareggiato ed il tono quasi inudibile. - Ora che
lui non c'è non ne ho nemmeno voglia. E comunque non lo farei, non
ha senso, io e lui dobbiamo essere un'altra cosa, no? - Non era certo
che i suoi ragionamenti andassero bene. Mike lo trovava molto tenero
e seguendo l'istinto di stringerlo lo fece, Chester pensò che il
vecchio Coby gli sarebbe saltato addosso ma invece si accoccolò
contro il suo collo e lì vi rimase a rilassarsi. Solo questo.
Chester
allora sorrise sereno capendo che aveva davvero capito e che il passo
che gli serviva di fare per essere solo un eccentrico sano l'aveva
finalmente fatto.
Prima
era in bilico fra la ragione e la follia. Un passo di là od un passo
di qua. Non era veramente pazzo ma nemmeno veramente sano.
Ora
aveva fatto il passo giusto perchè qualcuno gli aveva dato l'unica
risposta che avesse mai cercato davvero.
Ed
aveva rivisto tutto con gli occhi di un eccentrico sano e non di un
autentico pazzo!
C'era
molta differenza.
-
La troverai... quella cosa che cercavi in noi... - Jacoby strinse la
presa trattenendo il fiato. Non voleva piangere.
-
Ma io la volevo con Jerry... - Mike aveva paura che non gli fosse
chiaro che Jerry nel vero momento del bisogno aveva tirato il culo
indietro. Lo prese per le spalle e se lo staccò guardandolo con
fermezza. Jacoby alzò lo sguardo, non era confuso, solo triste. Gli
dispiaceva enormemente. Quegli occhi erano fantastici, grigio chiaro,
due cieli nuvolosi.
-
Jerry ti deve dimostrare quanto ti ama. - Jaoby annuì consapevole.
-
Non è una cosa che mi fa stare meglio... - Asserì però. Chester
sospirò e gli batté il braccio per tirarlo su a modo suo:
-
Non potrebbe farti stare meglio. Però è la cazzo di verità. Se ti
ama troverà lui il modo di rimediare, tu non devi fare un cazzo! -
La voleva mettere giù semplice e Jacoby lo guardò un po' confuso.
Era davvero così facile o stava facendo finta che lo fosse?
Poi
ci pensò da solo e riuscì a vederci di nuovo chiaro come prima.
No,
aveva ragione.
Lui
aveva fatto molto fino a quel momento, praticamente tutto in un modo
o nell'altro. Jerry si era un po' lasciato trasportare dagli
eventi... ed aveva tirato il culo indietro con la scusa che lo faceva
stare peggio. Adesso era ora di prendersi ognuno le proprie
responsabilità. Se ci era riuscito lui, doveva riuscirci anche
Jerry!
-
Bè, che si sbrighi perchè potrebbe perdere il cazzo di treno! - A
quest'uscita Chester sorrise radioso ed orgoglioso di lui alzò la
mano, i due si batterono il cinque e lo fecero anche con Mike. Dopo
di ché Jacoby tornò a puntare il vassoio.
-
Bè, ditemi se è commestibile! -
Chester
allora tornò a guardare quello che fissava prima.
-
Senti, ma spiegami una cosa... - Fece guardingo strofinandosi il
mento... - che diavolo sarebbe questa roba molliccia ed informe? -
Era un composto né liquido né solido, marroncino, in tre ciotole.
-
Allora, ho cercato i cereali e non c'erano, le uova e non c'erano...
ma quanto cazzo mangiamo? - La considerazione fatta da lui fu una
chicca... - Così ho trovato del latte e dei biscotti secchi... ed
ecco qua... forse ho messo troppo latte, non lo so ma in teoria
dovrebbe essere buono! - Chester era poco convinto ma Mike era
abituato a mangiare cose poco invitanti, poi solitamente erano
buone...
-
Biscotti secchi? Ma sei sicuro? Non ricordo di averli presi di
recente... - Jacoby annuì.
-
Sì, erano proprio biscotti secchi, la confezione è di là! -
L'odore
era un po' strano ma immersi nel latte non si capiva bene. Mike alzò
le spalle e afferrò la tazza ed il cucchiaio per mangiare lo stesso,
uguale fece Jacoby mentre Chester si alzò per andare a controllare.
Avevano
messo in bocca il primo boccone che lui gridò tornando in camera.
-
FERMI NON SONO BISCOTTI SECCHI! - I due si fermarono con le bocche
piene e lo fissarono.
Alzarono
le spalle per chiedere cosa fossero e lui disse schifato:
-
Sono biscotti per cani! Scaduti da due anni per di più! - Mike e
Jacoby sputarono istantaneamente tutto ciò che avevano in bocca e lo
fecero uno addosso all'altro perchè poi si erano anche guardati
schifati. Con le facce imbrattate cominciarono a gridare inorriditi e
cercare di pulirsi col lenzuolo mentre Chester rideva a terra
spanciato.
Il
risultato fu che i due disgraziati che per poco non erano morti,
presero le tre ciotole e gliele rovesciarono addosso.
Le
urla le sentirono fino in spiaggia, ma non erano mai state più
serene e felici di così, specie da parte di uno dei tre.
Non
si poteva certo dire che tutti i problemi erano stati risolti in un
istante, ma quello principale era stato messo a posto. Lentamente,
con esso, tutto il resto sarebbe andato sempre più a posto.
Jacoby
era tornato a casa per pranzo.
Sua
moglie ormai era abituata a queste sue lunghe sparizioni, tanto più
che Jerry l'aveva avvertita che era con Chester e Mike e lei non si
era preoccupata nemmeno più di tanto.
Aveva
passato tutto il pomeriggio a giocare coi figli e lei che lo
conosceva da molto aveva subito visto all'istante la differenza.
Non
era un bambino che giocava con bambini.
Era
un padre che giocava coi figli.
Non
avrebbe mai saputo dire bene in cosa stava la differenza di preciso,
sapeva solo che c'era.
Alla
fine erano andati sull'orlo del divorzio molto tempo fa ma lei per i
figli non l'aveva mai lasciato, per la consapevolezza che spesso
erano l'unica cosa in grado di farlo stare bene. Andarsene e
portarseli via avrebbe significato dargli un duro colpo, l'ennesimo.
Ma
ci aveva provato, in realtà. Avevano passato dei momenti terribili,
Jacoby ce l'aveva fatta grazie a Jerry. Lei in quell'occasione aveva
capito che non l'amava, che non stava male per la separazione con lei
ma per quella coi figli.
Allora
si era rassegnata ed aveva accettato di stare a casa con lui e fare
la moglie ma alla condizione di fare la sua vita. Questo per non
finire veramente esaurita anche lei.
Questo
aveva più o meno funzionato.
Non
aveva mai capito se lui avesse una storia con qualcun altro, di certo
non avrebbe mai sospettato di Jerry. L'aveva sempre ritenuto incapace
di relazioni vere e serie, di conseguenza, si era detta Kelly, forse
si era limitato a varie avventure senza senso, solo per sfogare gli
ormoni in eccesso. Di quello ne era piuttosto sicura.
Ora
che lo vedeva tornare dopo un po' che non stava a casa, lo vedeva
diverso. Davvero diverso.
Quando
i bambini si addormentarono sfiniti e sereni, lei gli preparò la
cena e glielo chiese serenamente:
-
Coby ma cosa è successo? - Lui capì subito a cosa si riferiva e
aveva saputo immediatamente che lei se ne sarebbe accorta.
Si
strinse nelle spalle e con semplicità rispose.
-
Ero io il mio mondo. Non posso perdermi, no? Da me comincia e a me
finisce. Io sono il mio confine. Sono dove voglio essere, faccio
quello che voglio fare... ho il controllo di me e della mia vita. Non
posso perdermi. Non impazzirò mai. - Sicuro, sereno, tranquillo e
rilassato.
Irriconoscibile.
Kelly
rabbrividì e sconvolta si mise la mano sulla bocca cercando di non
piangere, gli occhi la tradirono lo stesso, le lacrime uscirono
silenziose, di gioia.
Solo
lei sapeva cosa significava sentirglielo dire, dopo notti e giorni
passati a sentirlo tormentarsi nei modi più disparati su questi
argomenti, convinto che sarebbe impazzito, che si sarebbe perso, che
non poteva andare dove voleva senza capire l'esatto confine del
mondo. Dove finiva tutto... erano cose che aveva ripetuto
all'infinito ed ora... ora era tutto perfetto. Ora era tutto
semplice.
Quando
lo sentiva parlare in quel modo lei si esasperava sempre e pensava
che fosse pazzo, non rispondeva, non ci provava, non pensava fosse
importante la risposta quanto il fatto che lui si chiedesse quelle
cose.
Ora
era diverso.
Ora
ci poteva parlare. Ora lui c'era.
L'ascoltava.
Pianse
in silenzio e non trovò niente da dire capendo che era tutto a
posto, in qualche modo ci era andato, in un modo a lei misterioso.
Jacoby
sorrise e l'abbracciò consapevole di quel che le aveva regalato.
Si
chiamava serenità e leggerezza.
Dopo
quello che le aveva fatto passare, se lo meritava.
-
Ti ho rovinato, vero? Perdonami. Se io fossi stato diverso ora ci
ameremmo ancora... e sarebbe tutto perfetto... - Kelly lo strinse di
rimando nascondendo il viso contro il suo collo forte.
-
Non mi hai rovinato. E se tu stai bene il resto non conta. Ti voglio
bene ancora, sai? - Ma volersi bene non era amarsi e Jacoby lo capì
con una lucidità sconcertante.
Fino
a qualche giorno prima non avrebbe mai capito la differenza. Ora era
lì e la vedeva.
Lentamente
le cose si stavano mettendo a posto.
Ora
rimaneva solo una.
L'amore.
L'amore
vero.
Jerry.