CAPITOLO XVIII:
PRELUDIO ALL'ATTO FINALE

Jerry non aveva fatto caso alla porta del bagno che si apriva e chiudeva, pensava fosse libero ed avendo un enorme bisogno di mettersi sotto l'acqua calda, prese le cose per una doccia ed entrò.
Sapendolo sarebbe andato in quello del piano inferiore.
Una volta dentro notò subito che c'era qualcuno dentro, il box coi vetri smerigliati però non gli permetteva di vedere chi fosse e convinto per qualche arcano motivo che fosse Tony, sistemò le proprie cose in attesa che si sbrigasse ad uscire.
L'antina si aprì mentre Jerry si stava togliendo la maglia, quando l'indumento superò la testa lui rimase così fermo, con le braccia alte in un perfetto ferma immagine.
Coby era nudo e bagnato davanti a lui e lo guardava malefico.
Fra tutti di lui doveva andare a perdere la testa, mettersi insieme, lasciarsi ed essere compagno di gruppo?
La creatura più imprevedibile mai esistita...
- Ehi... se volevi unirti a me bastava dirmelo ma ok, mi piacciono le sorprese... - Prima che Jerry potesse ricordarsi di abbassare le braccia e togliersi del tutto la maglia... o rimettersela... Coby era davanti a lui a spalmarsi addosso per asciugarsi, probabilmente. O torturarlo e basta.
Gli leccò la guancia e scese sul collo, appena lo toccò e gli si premette contro con tutto il suo corpo, dal torace al bacino, alle gambe, addirittura, Jerry abbassò le braccia ma erano ancora legate alla maglia quindi finì per abbracciarlo involontariamente e tenerlo a sé come se avesse una corda ad unirli.
Indietreggiò -o magari fu Coby a spingerlo- ma nel sentire il lavandino dietro di sé a fermare la sua fuga pensò in tilt a cosa fare.
Cosa?
Dio, come lo voleva... era illogico, non era il più bell'uomo mai esistito... però aveva una carica erotica che non aveva mai percepito in nessuno... ed aveva un bel viso... ed uno sguardo liquido e penetrante unico, gli leggeva dentro e scovava tutti i suoi desideri più intimi, ne era certo.
E poi la sua voce. Quando parlava moriva di schianto. Lo seduceva solo se sussurrava, qualunque cosa dicesse. Ma quando diceva cose volgari era la fine.
Con le mani percorse il petto e trovò i capezzoli, ora era tutto bagnato anche lui. E caldo. Dannatamente caldo.
Tecnicamente non capiva più chi aveva lasciato chi e com'erano andate le cose, sapeva solo che non era il caso. Perchè? A ricordarselo magari...
Dopo averglieli stuzzicati scese con le mani, si insinuò fra i corpi uniti e gli aprì i jeans e con le sue ancora legate dalla maglia sulla schiena di Coby spalmato contro, Jerry rimase inebetito a guardarlo inginocchiarsi per tirargli fuori l'erezione.
-C-Coby... - Ma cosa? Coby non sentì niente se non quanto lui era eccitato e aprendo la bocca gli leccò la punta dopo averglielo preso fra le mani. Mosse le dita su e giù mentre la lingua se lo lavorava.
Jerry ormai aveva la testa all'indietro e sospirava, con uno strattone si tolse un polsino della maglia e si liberò ma invece di spingerlo via gli prese la nuca e la condusse sul proprio inguine indicandogli di continuare. E Coby continuò finchè i movimenti furono talmente intensi da farlo venire.
Soddisfatto, dopo l'orgasmo più stordente di non sapeva nemmeno quanto tempo, si rialzò soddisfatto e mangiandoselo con uno sguardo davvero paralizzante, si avvolse nell'accappatoio ed uscì dal bagno senza dire niente altro.
Jerry, rimasto shockato, si sedette sul water per non finire per terra.
Senza forze. Sconvolto. Incapace di reagire e parlare e fare qualcosa.
Come aveva potuto?
Ed ora sì che le cose erano complicate.
Si erano lasciti per un motivo, non era un capriccio o perchè non si amavano... però ora era cambiato tutto.
Doveva capire come...

La notte non se ne parlò di dormire, fu così che scese in cucina a prepararsi una tisana calda e sistemato per terra davanti al caminetto coi carboni ancora ardenti, li ravvivò mettendoci sopra un legno. Il fuoco riprese ed al buio completo di tutta la casa, rimase a fissarlo e riflettere su lui e Coby.
Lo stava facendo diventare matto, non sapeva cosa sperava di ottenere ma doveva capire bene l'origine di tutto.
Jerry l'aveva lasciato quando Coby era stato all'ennesima crisi, convinto che fosse lui la causa del suo disequilibrio e quindi di fare il meglio per lui.
Poi aveva tentato il suicidio, Mike gli aveva detto che aveva bisogno di lui ed era corso poco convinto di poterlo aiutare veramente. Mike l'aveva mandato via ordinandogli di non farsi più vivo. Coby non si era fatto sentire successivamente, era rimasto per i fatti suoi confermando la volontà di non stare con lui. Cosa poteva dire ora?
Ci stava provando con lui ma non per tornare insieme, solo per torturarlo, per farlo reagire... ma cosa pensava di ottenere?
Forse era solo una vendetta, o voleva metterlo alla prova e vedere quanto ci teneva, quanto ancora provava per lui.
Le idee si schiarirono davanti al caminetto e sospirando appoggiò il mento alle ginocchia. Non sapeva cosa fare. Ci teneva a Coby, lo amava, lo desiderava, era pronto ad ogni sacrificio per lui.
Ora Coby però stava bene, Mike e Chester l'avevano aiutato quando lui non era mai stato capace di farlo.
Il punto era che non si meritava veramente di tornare con lui. Quella era l'unica verità.
Non era mai stato capace di aiutarlo, mai.
Non trovò una via d'uscita e la voglia di parlare con Mike per vederci chiaro decise di vincerla.
Si stava appisolando quando sentì un rumore alle spalle e si spaventò saltando sul posto per poi ritrovarsi una coperta sulle spalle. Quando si voltò intravvide appena l'inconfondibile figura di Coby che saliva le scale.
Da quanto era rimasto lì all'ombra a guardarlo senza farsi notare? Un vero evento visto che lui non riusciva ad essere silenzioso.
Si strinse la coperta intorno alle spalle e sorrise.
Dopotutto a Coby interessava ancora. Provò l'istinto di andare in camera con lui a parlare seriamente di ciò che voleva ma si trattenne. Se se ne era andato significava che non voleva farlo, doveva rispettarlo.

Il mattino tutto tornò traumatico come sempre.
A colazione Tobin aveva fatto caffelatte e fette tostate con burro e marmellata per tutti.
- Tony?- Chiese Jerry notando la sua assenza.
- Vado a svegliarlo ora. Dobbiamo lavorare tutta la mattina. - Con calma il bassista uscì dalla cucina. Rimasti soli, Coby e Jerry si guardarono incerti. Il sonno di Coby era evidente, aveva le occhiaie e gli occhi piccoli, sbadigliava in continuazione ed era tutto arruffato avvolto in un'enorme tuta sformata ma evidentemente molto calda.
A Jerry scappò un sorrisino intenerito, aveva un'aria da bambino che adorava mentre mescolava assonnato il caffelatte sbadigliando di continuo. Quando lo vide prenderla per bere, Jerry andò in suo soccorso.
- Ehm, non hai messo lo zucchero! - Coby mangiava le cose extra dolci. Allora si fermò e lo guardò chiedendo con un muto 'davvero?', al che Jerry gli mise le solite tre zollette e senza pensarci troppo mescolò al suo posto, come faceva quando stavano insieme. Coby rimase inebetito a fissarlo, poi gli altri arrivarono e tutto tornò a spezzarsi.
Coby nel mangiare si sporcò tutte le dita, come sempre, e senza malizia effettiva se le succhiò. Di natura tendeva a farlo in modo provocante ma non era di proposito. Jerry sentì l'alzabandiera mattutino e mordendosi la bocca decise che sarebbe andato a sfogarsi di corsa in bagno.
Una volta al sicuro si strofinò in abbondanza, incapace di evitarlo vista l'eccitazione evidente che aveva. Venne ricordandosi della sera prima, quando Coby in ginocchio davanti a lui glielo aveva fatto.
Era la morte.
Non poteva andare avanti così. Amarlo. Desiderarlo e non poter fare niente.
Perchè doveva essere così?
Ora Coby stava bene ma lui si era comportato male, non se lo meritava, non era giusto. Mike aveva ragione. Le cose stavano così, raccoglieva quello che seminava.

Coby attendeva impaziente il momento in cui Jerry si sarebbe deciso a saltargli addosso e a dimostrargli quanto lo voleva, stava arrivando lui stesso al limite.
- Ieri sera l'ho guardato un'ora davanti al fuoco. E sono stato fottutamente silenzioso senza farmi notare... volevo solo andare là e abbracciarlo. Era così... malinconico e bello alla luce del fuoco... io non so se ce la faccio ancora... - Prima di mettersi al lavoro aveva pensato bene di svegliare Mike per spiegargli come stavano andando le cose.
- E... e cosa hai fatto? - Chiese Mike con voce assonnata.
- Gli ho messo una coperta addosso e me ne sono andato prima di farmi notare... non so se mi ha visto ma non resisto. Prima in bagno gli avevo fatto un pompino. Mi aveva visto nudo uscito dalla doccia. Insomma, era lì senza maglia... pensava non fossi io ed invece... cazzo sapessi che bello è stato avere il suo cazzo in bocca... è venuto in un modo... -
- Coby ti prego, sono le otto di mattina mi hai svegliato per dirmi di un pompino? Fai quello che ti pare, non lamentarti, poi! - Mike era pieno di sonno e per una volta era a casa a dormire con sua moglie perchè non aveva impegni di nessun tipo. Poteva dormire fino alle dieci e quello gli rompeva le palle!
- Ma io voglio attenermi al piano ma amo Jerry e voglio che si sbrighi... quando passiamo al resto del piano? - Mike sbuffò.
- Parla con Chez... -
- Non è lì con te? -
- No... sono a casa... chiamalo! - Così dicendo Mike buttò giù subito il cellulare tornando a dormire. Lui il suo parere glielo aveva dato, se voleva abbassarsi ed accontentarsi delle briciole, umiliandosi, poteva sempre farlo.

- Chez, quando scopiamo? - Chester, nel sentire la sua voce sexy da appena svegliato, si eccitò immediatamente.
- Anche subito se mi parli così! - Dormiva anche lui e non capiva cosa diavolo stesse dicendo ma gli piaceva.
- Dai, venite stasera tu e Mike a cena... e poi scopiamo! Io non ce la faccio... voglio Jerry... se va avanti così mando tutto al diavolo e me lo faccio ma... insomma, deve esporsi una buona volta invece di mettersi sempre in parte per risolvere i problemi. Dobbiamo passare alla parte conclusiva! - Chester capì che Coby non ce la faceva più e sospirando si allietò all'idea di andarci a letto. Svegliandosi di colpo si alzò dal letto e si trascinò in cucina con un 'ok a stasera' molto allegro.
Una volta messo giù con lui, chiamò Mike.
- Siamo a cena da Coby nella loro sede, stasera... poi ad un certo punto tu ti distrai con gli altri e li tieni occupati mentre io e Coby andiamo in camera a farne una... ok? Se non vuoi unirti a noi, vedi tu... - Mike, ancora insonnolito, brontolò seccato.
- Io volevo dormire! -
- Deduco che sia un no? - Domanda geniale.
In risposta Mike mise giù il telefono, chiudendolo.
Chester ridacchiò pimpante ed improvvisamente sveglio. Quelle situazioni da Beautiful lo divertivano troppo, era sicuro che sarebbe stata una figata!


Mike fu raggiunto da Chester direttamente a casa, quando se lo vide piombare lì gli venne un colpo.
- Chez, ho capito! Stasera da Coby... mollami un po'! - Chester però non voleva saperne e convinto come un cane da caccia che Mike avesse qualcosa che non andava, lo prese per il braccio e se lo portò nello studio. Mike aveva uno studio in ogni luogo.
Chiuso a chiave in modo da non essere raggiunto da nessun altro, lo spinse poco gentilmente sulla poltrona e gli si sedette sopra a cavalcioni prendendo il viso fra le mani con fermezza ed insistenza.
- Ora mi ascolti! - Disse severo. Mike sospirò e stringendo le labbra si rassegnò ad ascoltarlo lasciando le mani sui braccioli. Chester conosceva il suo pollo...
- Se non vuoi non lo faccio. A me piace fare queste porcate insieme a te. Cioè Coby mi fa sesso e me lo scopo volentieri, è come guardare un porno e farmi una sega, solo che la mano è la sua... insomma... tu sai che voglio che tu ci sia, vero? Ma se non vuoi non ti obbligo. È solo per scuotere Jerry ed io ne approfitto per divertirmi. Una scopata è solo una scopata... devi dirmi onestamente sì o no. - Mike sapeva che prima di andare a cena sarebbe venuto a fargli quel discorso. Lo conosceva. Se non fosse venuto ci avrebbe litigato, del resto.
Si ammorbidì e gli mise le mani sui fianchi addolcendo l'espressione.
- Non voglio farlo di nuovo. Quando lo facevamo era bello ma era un gioco erotico come un altro. Però a Coby non fa veramente bene. Capisco il senso di questa cosa, stasera, e non mi dà veramente fastidio. È solo che spero che non sia tutto vano, che qualcosa si ottenga. Qualcosa di buono. E poi... se non venivi a chiedermi solennemente il permesso non ti avrei più parlato! Non mi importa se lo fai o no, le cose che mi hai detto le so. Però dovevi chiedermelo. Ora l'hai fatto e sono contento. - Concluse con un sorriso tenero e dolce dei suoi.
Chester fece altrettanto, contento d'averci azzeccato ancora una volta, e baciandolo ci mise poco ad approfondire.
Aprirono le labbra e si unirono fondendosi con le lingue in un saluto estremamente familiare e piacevole.
Rilassati passarono il loro consueto tempo indefinito a baciarsi, baciarsi e basta, come ogni tanto gli capitava di voler fare.
Solo le loro bocche insieme, le lingue a giocare e i sapori a confondersi. E sentirsi. Essere ciò che erano. Due che si amavano che avevano un equilibrio tale da poter accettare qualsiasi cosa di anomalo e fuori dalle righe incontrassero.
Uno stato a cui in pochi arrivavano persino dopo anni di relazione.
Lo stato a cui ambiva tanto Coby.


Jerry era sempre peggio.
Coby insisteva nel provocarlo e l'apoteosi arrivò durante la lavorazione di un'altra canzone.
Lui e Tobin stavano tirando fuori una serie di note ed arrangiamenti molto coinvolgenti, stavano per decidere un assolo di chitarra quando Coby cominciò, nel sentirlo e nel vederlo concentrato, a toccarsi fra le gambe e sospirare al microfono. La sua voce roca e gemente uscì dalle casse. Era una cosa che ogni tanto faceva, gli altri solitamente ridevano. L'unico che questa volta lo fece fu Tony. Tobin sospirò e Jerry si fermò. Fortunatamente la chitarra era alla giusta altezza.
Non poteva fare così.
Non poteva proprio.
La sua mano non si fermò fino a quando il pacco non fu bello gonfio e aperta la bocca finse di mettere in bocca un cazzo invece che un microfono. Era una cosa piuttosto regolare, ma ormai Jerry non le reggeva più quel genere di scenate.
- Po... possiamo continuare dopo? - Tobin sospirò e guardò l'ora.
- Dobbiamo fare la cena, stanno per arrivare Chester e Mike. Ormai riprendiamo domani mattina... - Ma non era felice.
Sapeva che Coby stava tirando la corda apposta, il punto era che pensava che quella corda presto si sarebbe rotta.
Non aveva torto ma non poteva immaginare che era esattamente quello che voleva lui.
Rompere la corda.