CAPITOLO XX:
LE
PAROLE DA DIRE
Il
silenzio era praticamente completo. Fu così improvviso da stordire
tutti. Da che urlavano a che nessuno lo fece più.
-
Seguimi. - Sibilò Coby a Jerry.
I
due salirono le scale andando nella loro camera, quella che ora
occupava solo Coby.
Qualunque
cosa sarebbe successa lì dentro, ne sarebbero usciti diversi.
Su
questo non c'era il minimo dubbio.
Coby
aveva la mente vuota, era troppo occupato ad ascoltare il loro cuore
battere impazzito in gola.
Era
il momento della verità.
Jerry
aveva urlato furioso delle cose incredibili ma non capiva se potesse
esultarne o cosa. Aveva dato un pugno a Mike, per lui. Non aveva mai
alzato un pugno su nessuno...
Incrociò
le braccia al petto e lo guardò respirando a fondo e lentamente
cercando di calmarsi.
-
Dimmi un po'... cosa cazzo vuoi da me?! - Jerry era ancora agitato ma
le parole di Mike l'avevano destabilizzato molto, buttato fuori rotta
e non riusciva a capire come rimettersi in piedi.
Era
sempre lui la causa del dolore di Coby. Come potevano pensare che
fosse meglio gli stesse accanto?
-
Io voglio solo che tu stia bene! - Disse velocissimo, l'unica cosa
certa.
Coby
contrasse la mascella e tese i muscoli. Faticava a non scattare.
-
E come pensi che io possa stare bene se mi lasci? - Il tentativo di
ragionare lo stava facendo ma Jerry era nel pieno del proprio caos
mentale, gli sfuggiva qualcosa e non capiva di cosa si trattasse...
Si
strofinò il viso, sudava e tremava oltre che la mano gli doleva,
forse si era rotto il mignolo con quel pugno. Era un'agitazione
totale, non stava più in sé, la testa gli scoppiava e camminava su
e giù incapace di stare fermo.
-
Sono io che ti destabilizzo! - Ruggì insofferente per l'ennesima
volta, come se l'avesse ripetuto troppe volte.
Coby
a quel punto non ci vide più e prendendo la luce dal comodino, la
sbatté per terra; Jerry si fermò e lo guardò trattenendo il fiato
e Coby riuscì a non urlare. Mantenne un tono basso e penetrante,
controllato. Pericolosamente controllato.
-
Ora sto bene. Non ci sono problemi d'instabilità mentale. Puoi agire
liberamente. - A vederlo non gli si poteva credere... aveva sbattuto
con violenza l'abat-jour per terra e poi aveva parlato piano e
apparentemente calmo. Jerry agì ancora d'istinto, abituato ai propri
vecchi modi.
-
Sei tu che mi hai allontanato, dopo. Che non mi hai più voluto.
Significa che ti va bene così, che non vuoi tornare da me. Sei tu
che dovresti dirmi una volta per tutte cose vuoi. Cosa significano
Chester e Mike? - Cercava di stare calmo, si sforzava ancora perchè
urlare e strepitare non era da lui ma alla fine ne aveva voglia. E
bisogno.
La
rabbia montava a pensare a loro che se lo facevano. Come potevano?
Come
potevano averlo fatto e stargli ancora davanti?
-
Perchè devi fare così? - Coby stava per scoppiare. Affondò le
unghie nelle braccia e tirò graffiandosi per non andare contro
Jerry. Parlava a denti stretti, era stralunato. L'altro lo fissò non
capendo.
-
Così come? -
A
quel punto Coby calciò la sedia che si ribaltò con un gran fracasso
e lui urlò aprendo le braccia nevrotico:
-
PERCHE' NON URLI ANCHE CON ME COME HAI FATTO CON MIKE? E' ME CHE
DOVRESTI PICCHIARE! SONO IO CHE HO INSISTITO A SCOPARMELI, SAI? E
L'HO FATTO QUANDO STAVO CON TE! PERCHE' CAZZO NON MI PICCHI, NON MI
DICI DI TUTTO? SEI QUA A CERCARE DI CAPIRE E CERCHI DI STARE CALMO!
PERCHE' CAZZO NON SEI SPONTANEO CON ME? PRIMA ERI SPONTANEO CON MIKE!
L'HAI PICCHIATO, HAI GRIDATO, LI HAI INSULTATI, HAI DETTO CHE HANNO
ROVINATO TUTTO, CHE MI AMAVI, CHE VOLEVI CONTINUARE TU ED IO DA SOLI!
PERCHE' ORA INVECE PARLI PIANO E CERCHI DI CAPIRE? CAZZO JERRY! NON
E' NORMALE! ABBIAMO SCOPATO! TI HO TRADITO! NON HAI NIENTE DA DIRE? -
Jerry
preso di nuovo in contropiede e messo con le spalle al muro, reagì
in abitudine.
-
Ma non eri in te... è ora che stai bene e che hai risolto i tuoi
problemi interiori... ora infatti hai smesso! Prima era per
scuotermi! Pensi che non l'abbia capito? Insomma... - Lo
giustificava. Lo faceva sempre. Per abitudine. O per amore?
Coby
non capiva questo. Perchè lo faceva? L'avevano ferito e lui si
tratteneva.
-
Perchè mi hai lasciato quella sera? - Disse basso e penetrante a
distanza debita. I pugni serrati lungo i fianchi, la testa bassa, gli
occhi alti, lo sguardo feroce, la voce penetrante che latrava, quasi,
facendo molta impressione.
Jerry
rabbrividì ed indietreggiò istintivamente.
-
Perchè... - Esitò cercando disperatamente di tornare a quella sera,
ricordarsi come si era sentito, perchè se ne era andato... - stavi
male con me... -
Coby
mosse un passo in avanti pestando i piedi, il corpo un unico fascio
di muscoli. Stava per esplodere.
Stava
per esplodere.
-
Dopo cena, a casa di Chester e Mike, te ne sei andato. Abbiamo
litigato e mi hai lasciato in quel momento! Perchè l'hai fatto? -
Jerry strinse gli occhi spaventato cercando di ricordare esattamente
quella maledetta sera come un ossesso.
-
Non... non ti avevo lasciato, Coby! Me ne ero solo andato perchè non
riuscivo a parlarti come volevo, non riuscivamo a comunicare e
capirci, ero esasperato e avevo bisogno di un po' di tempo! Non ti
stavo lasciando in quel momento... - Disse agitato, gesticolando. Ma
cos'era quella paura? Non capiva proprio.
Coby
mosse un altro passo come marciasse verso l'inferno, il fuoco negli
occhi grigio cupo tempestosi.
-
E quando sono sparito convinto d'aver rovinato tutto e tutti, quando
sei tornato... perchè mi hai lasciato? - Voleva glielo ripetesse,
voleva fargli rivivere quella sera una volta per tutte e con
precisione. Era quello la chiave di tutto e Jerry doveva capire.
Indietreggiò
ancora, il muro dietro di lui. I cocci sotto di loro, quelli della
lampada rotta.
La
paura. Che paura era? Jerry era paralizzato, agghiacciato.
-
Perchè stavi di nuovo male per colpa mia! Ti sei quasi affogato
perchè non riuscivi a capirmi! Non siamo in grado di comunicare, non
siamo sullo stesso livello, ci abbiamo provato ma tu ti sei
allontanato in tutti i modi, io ho cercato di tornare da te, di
entrare nel tuo mondo, di capirti ma non c'è verso, e quando ti dico
cosa penso mi accusi di fare come un padre, che ti sgrido e ti
impedisco di fare tutto. Non riuscivamo ad avere una vera relazione!
Tu stavi sempre peggio invece che stare meglio ed io ho capito che
dovevo togliermi di torno! Infatti dopo di questo, senza di me, sei
riuscito a trovare le tue risposte e a stare bene! Hai trovato il tuo
equilibrio! - Coby arrivò a lui veloce come un fulmine e sbatté la
mano contro il muro a pochi centimetri dal suo viso.
-
HO TENTATO IL SUICIDIO DOPO CHE MI HAI LASCIATO! SONO ANDATO IN CRASH
TOTALE, NON CAPIVO UN CAZZO DA TANTO CHE STAVO MALE ED HO CERCATO DI
FARLA FINITA! SONO IMPAZZITO DEFINITIVAMENTE QUELLA NOTTE SENZA DI
TE! MIKE E CHEZ MI HANNO TIRATO PER I CAPELLI, MI HANNO FATTO CAPIRE
COME DEVO FARE PER NON PERDERMI MA IO ERO SU QUELLA RINGHIERA
MALEDETTA PER TE! COME POTEVI PENSARE CHE COSI' ERA MEGLIO?! -
Jerry
era sempre più paralizzato da quella paura inspiegabile, lo guardava
come fosse un estraneo e stava male, stava fisicamente male. Non
capiva. Perchè?
PERCHE'?
Poi
ebbe un ultimo scatto, un tentativo di non finire schiacciato a
terra. Ai nomi di Mike e Chester successe.
-
PARLI TU CHE TE LI SCOPAVI?! ANDIAMO COBY! ANCHE TU NON VOLEVI STARE
CON ME! UCCIDERTI PER ME DICI? NON PRENDERMI PER IL CULO! - Coby
aveva pregato ardentemente che arrivasse a quello. Che glielo dicesse
e gli dimostrasse quanto fastidio gli dava. Ma non era sufficiente.
Non lo era per niente.
Tornò
a colpire il muro con il palmo della mano, furioso.
-
IO VOLEVO ESSERE COME LORO! VOLEVO AVERE CON TE QUELLO CHE HANNO LORO
DUE! ED ERO FOTTUTAMENTE CONFUSO, CAZZO, NON CAPIVO CHE COSI' FACENDO
NON OTTENEVO CIO' CHE VOLEVO! QUANDO HO CAPITO DOVE CAZZO SBAGLIAVO,
COSA CAZZO STAVO FACENDO, CHE NON AVREI AVUTO CIO' CHE VOLEVO, HO
LASCIATO ANCHE LORO E SONO SPARITO NELL'OCEANO! -
Jerry
non riusciva più a capire. Nemmeno prima ma ora era praticamente
impossibile vedere un capo od una coda. Cosa stava cercando di
dirgli? La frustrazione nel non capirlo, non capirlo mai e la
consapevolezza di non potergli stare vicino per quello.
La
paura sotto tutto questo, incomprensibile!
-
MA COSA CAZZO VUOI DA ME ORA? PERCHE' HAI INSCENATO TUTTO QUESTO?
PERCHE' E' DA IERI CHE MI TORMENTI? COSA CAZZO VUOI?! NON RIUSCIAMO A
CAPIRCI, NON RIUSCIREMO MAI, MAI, MAI! - Jerry era terrorizzato da
questo fatto, era questo che lo spaventava tanto. La certezza
granitica che non l'avrebbe mai capito e che non sarebbe mai potuto
stare con lui anche se lo amava. Dio come lo amava.
Coby
in quell'istante si fermò. Si fermò del tutto.
Da
combattivo e furioso si spense repentinamente. Mosse un passo
all'indietro e si spompò, lo sguardo sconfitto, addolorato, di chi
gettava la spugna.
-
Niente... non voglio niente... se non lo capisci non te lo posso far
dire io. Devi arrivarci da solo. Se dopo tutto questo non l'hai
capito allora davvero non c'è verso... - Si voltò prendendosi il
viso fra le mani, la voce rotta, gli occhi brucianti. - Ci ho provato
in tutti i cazzo di modi, in tutti... forse è come dici tu. Non
possiamo stare insieme... - voleva uscire da lì ed andarsene ma non
ne aveva nemmeno le forze, cercò una soluzione che non arrivò mai.
In
Jerry si mosse qualcosa, nel vederlo arrendersi e nel capire che era
stato tutto un modo per fargli dire qualcosa che non sapeva dire. Non
capiva cosa voleva dicesse, non ci arrivava, non erano dello stesso
mondo, non lo sarebbero mai stati. Ma cosa poteva fare? Arrendersi
davvero?
Coby
stava di nuovo male per colpa sua, stava piangendo, lo vedeva da come
muoveva la schiena.
E
piangeva per lui, lo capiva da come non respirava.
Aveva
fatto il diavolo a quattro e messo tutti in croce per farlo reagire,
per spingerlo a quel punto, era chiaro dalla scenata appena fatta.
Aveva
fatto teatro con Chester pur di ottenere quello che voleva da lui. Lo
voleva con tutto sé stesso.
E
si arrendeva.
Jerry
si ribellò in quell'istante.
Davanti
alla visione di un Coby che alzava bandiera bianca e non combatteva
più.
Coby
non poteva mai arrendersi. Non poteva. Il suo Coby non poteva gettare
la spugna. Non importava niente, ma non poteva.
E
poi non sopportava che piangesse, non l'avrebbe mai sopportato.
Prima
di rendersene conto era dietro di lui ad abbracciarlo forte e si
accorse di tornare all'ossigeno solo in quell'istante.
Lo
cinse da dietro e stringendo forte parlò piano al suo orecchio:
-
Io ti amo, ho sempre sbagliato tutto con te ma ti ho sempre amato e
non smetterò mai. Non capisco come fare con te, non capisco te ma...
ma so che hai fatto tutto questo per me, per farmi dire qualcosa che
non so... e so che stai davvero male per colpa mia... ed io non
voglio. Non voglio che tu pianga per me. Ti prego. Perdonami. Non
piangere per me. Non farlo. Ti amo, non resisto se fai così... - Era
profondo, quello che diceva. Era onesto e vero.
Ed
era tutto quello che Coby voleva sentirgli dire.
Le
lacrime aumentarono di numero ed intensità e quando si girò
singhiozzava incapace di smettere, mentre il calore aumentava ed il
dolore scemava.
Ci
era riuscito.
Ci
era fottutamente riuscito.
Jerry
l'aveva detto. L'aveva capito.
Circondò
le braccia intorno al suo collo e nascose il viso nell'incavo per
poi, fra le lacrime ed in modo teneramente infantile, mormorare
piano.
-
Ma tu mi hai capito perfettamente. Non è vero un cazzo che non mi
capisci. Hai capito tutto quello che c'era da capire, di me. E sbagli
come sbaglio io. Non volevo scopare con loro per tradirti o perchè
non mi davi qualcosa che mi serviva e che avevano loro. Li scopavo
alla ricerca del loro amore. Perchè volevo lo stesso amore per noi
due. Ed ho sbagliato perchè non era quello il modo di ottenerlo.
Anche io ho sbagliato. Io ho sbagliato di continuo in vita mia. Siamo
uguali. Siamo fottutamente uguali. Non devi dimostrarmi niente. Devi
solo stare con me ed amarmi. Io volevo solo questo. Il tuo amore. Non
mi serve altro. È tutto ciò che voglio. Non togliermelo più. Anche
se non capisci che cazzo dico, faccio o voglio. O se pensi di
sbagliare con me. Tu dammi il tuo amore lo stesso. Non importa il
resto. Ho bisogno solo di te. Sempre. -
Fu
il turno di Jerry di piangere e lo fece silenzioso bagnando tutto il
capo di Coby. Tirò su col naso un paio di volte prima di prendere il
viso del compagno fra le mani e alzarlo.
Quando
si guardarono erano entrambi stravolti di lacrime come due bambini e
sorrisero a quell'immagine. Jerry prese un fazzoletto e gli pulì il
viso, poi continuò con i pollici sotto gli occhi trasparenti. Quegli
occhi che non poteva smettere di amare.
Rimase
a contemplarlo per qualche istante infinito e quando ritrovò la
calma e la sicurezza, riuscì a dire piano.
-
Ti amo, Jacoby. Non ti lascerò più. Perdonami per essermi perso...
- Coby sorrise a quelle parole e prima di baciarlo volle dirgli il
risultato della sua ricerca lunga una vita intera.
-
Noi siamo il nostro confine. Non esiste che ci perdiamo. Ci sembra ma
è tutta un'illusione. Siamo sempre lì dove cazzo dobbiamo essere.
Ovunque siamo è sempre giusto, non siamo noi che ci perdiamo, sono
gli altri che non ci vedono... noi siamo sempre giusti. - Jerry capì
che questa risposta era di Mike e capendo ciò che aveva passato
quella notte, su quel tetto, si disse che era una persona fantastica
di cui era anche facile innamorarsi.
Non
si stupì dell'attaccamento di Coby.
Rimase
a contemplarlo un istante, pensando a Mike... poi si perse nei suoi
lineamenti adulti. Prima sembrava sempre un bambino, ora era grande.
Ora era cresciuto.
Gli
piaceva il nuovo Coby.
Era
davvero bello.
Bello
in un altro modo.
Non
disse nulla. Si limitò a baciarlo.
Le
labbra finalmente furono di nuovo unite come sarebbero dovute essere
sempre.
Si
fusero, si aprirono e permisero alle lingue di incontrarsi e
bruciarsi.
Si
intrecciarono con calma e mano a mano che il vortice aumentava ed i
respiri mancavano, il mondo diventava frenetico e la miccia si
accendeva.
Il
calore.
Quel
calore che da Coby si trasmetteva a Jerry.
Quel
fuoco inconfondibile gli era mancato ma questi volle per una volta
fare una cosa diversa.
Perchè
solo lui sapeva quanto gli era mancato e quanto l'aveva voluto.
Lo
prese per le braccia e lo condusse con sicurezza verso il letto,
prima di stenderlo gli abbassò la cerniera della maglia che, in
mansarda, dopo che erano stati beccati lui e Chester, si era rimesso.
Gliela
tolse e carezzò la sua pelle.
Il
suo corpo non era snello ma anzi molto morbido e a lui aveva sempre
fatto impazzire. Poter affondare le dita, stringere nella carne,
attirarlo a sé. Lo fece trasmettendogli il desiderio e sceso sul suo
sedere, stretto fra le mani, lo lasciò andare per sfilarsi la
maglia. Coby gli agganciò i pantaloni e glieli aprì, fu un lampo a
toglierglieli e quando ebbe fatto volare anche i boxer, Jerry riprese
il controllo fermandolo con un bacio che gli tolse il fiato.
Gli
prese il viso e lo fermò, lo guardò da una vicinanza ubriacante, lo
amò come poteva fare liberamente, si impresse ogni centimetro del
suo viso affascinante e lo baciò con la sua calma, trasmettendogli
la sua sicurezza. Divenne tutto molto sensuale e lento, come farlo
per la prima volta, come scoprirsi.
Fu
così che poté farlo sedere sul letto e togliergli il resto dei
vestiti. Quando furono nudi ed in mezzo al materasso, Jerry su di lui
scese fra le gambe che aprì e gli diede quello che sapeva gli
mancava tanto.
La
sua bocca su di lui, sul suo inguine. Lo leccò e Coby si stese
premendo la testa all'indietro.
Oh,
se gli era mancato. Non era il gesto in sé che prima gli aveva fatto
Chester. Era l'avere la bocca di Jerry.
Lo
succhiò con la sua calma tipica, si gustava la sua erezione sempre
più dura nella bocca, come se avesse un sapore particolare.
La
sua voce erotica riempì l'aria eccitando immediatamente Jerry che
passò con la propria mano ad occuparsi di sé. Quando lo sentiva
gemere in quel modo non resisteva, gli veniva subito duro.
Evitò
di farlo venire subito e si alzò risalendo su di lui come una
coperta, si strofinò addosso premendo l'erezione sulle gambe, risalì
sulla coscia e poi si fermò sul bacino. Erano a diretto contatto,
ora, eccitati più che mai. Jerry lo guardava da vicino, i respiri
sui visi, affannati. Quanto si volevano. Si guardavano carichi di un
desiderio lampante. Coby faticava a stare fermo ma si capiva che
voleva prendere il sopravvento e mangiarselo tutto. Aveva una voglia
matta ma per una volta Jerry voleva fargli sentire quanto, quanto,
quanto lo amava e lo desiderava.
Per
questo non tirò molto per le lunghe. Sapeva quando soffriva
nell'attendere il momento centrale del loro atto.
Dopo
avergli succhiato il mento e poi il labbro, gli baciò la punta
sottile del naso e risalì dolcemente sulla fronte, sugli occhi
chiusi e sugli zigomi.
Delineò
con le labbra umide tutto il suo viso che non poteva dimenticare mai,
di cui era perdutamente innamorato, e poi si decise. Si tirò su e
gli alzò le gambe arrivando alla sua apertura. Sapeva che non
resisteva ma non poteva entrare a freddo.
Si
succhiò le dita e gliele infilò dentro. Coby gemette ancora aprendo
le braccia di lato, si prese al letto ed alzò le gambe ancora di più
per aiutargli l'accesso.
-Ti
prego scopami... - Jerry non resisteva quando era così volgare.
Quando
glielo chiedeva. Non ce la faceva proprio.
Quindi
non si trattenne e ritirando le dita, giunse con l'erezione ormai
pronta. Gli prese le cosce, scese sui fianchi carezzandolo e poi
scivolò in lui.
Coby
sospirò di piacere subito, l'aveva desiderato immensamente. Era da
un po' che non lo faceva ma non sembrava un problema. O forse non
capiva ancora bene cosa era dolore e cosa piacere. Spesso per lui le
cose erano di pari passo.
-
Scopami forte... - Lo pregò fra gli ansimi rochi. Jerry si eccitò
ancora di più e si mosse subito fuori e dentro, ma si calmò
sentendo i brividi percorrergli la schiena e scendere su tutto il
corpo.
Non
poteva farlo violentemente come voleva lui. Non ne era capace.
Lo
guardò stralunato e lo vide immerso nel piacere, era dannatamente
eccitante per i suoi gusti. Così perso in loro.
Voleva
averlo. Voleva averlo a tutti i costi.
Quanto
lo amava. Ora sarebbe stato suo per sempre.
I
movimenti aumentarono in un lento crescendo, il ritmo sempre più
vertiginoso mentre le onde dei loro corpi frementi davano piacere ad
entrambi. Le voci si unirono ad ogni colpo più vigoroso e la follia
esplose in entrambi, ma fu solo quando si premette su di lui e
raggiunse il suo viso abbandonato al piacere. Fu solo quando glielo
carezzò e glielo sfiorò con le labbra, che Coby lo guardò e venne
un istante prima di lui.
Jerry
raggiunse l'orgasmo sentendo il suo gemito. Per la sua voce si
sarebbe sempre perso. Sempre.
E
poi ritrovarsi steso accanto con lui sopra, accoccolato, sudato,
fremente, sfinito, soddisfatto.
La
fine e l'inizio si radunavano in quell'istante.
Quanto
erano rimasti così?
I
respiri erano regolari, come i loro cuori ed i respiri, quando Coby
parlò piano sul suo petto.
-
Ti amo, Jerry. Non posso vivere senza di te. Questa è la sola
certezza. Non importa come cazzo vivremo insieme, se ci capiremo e
quanto sbaglieremo. Fanculo. Io voglio solo stare con te. Andrà
fottutamente bene tutto. Ma non lasciarmi mai, qualunque cosa
succeda, io dica o faccia e tu pensi. Mai. Non lasciarmi mai. A
nessun costo. - Jerry si emozionò e ringraziò la posizione, così
non gli vide gli occhi brillare.
-
Ti amo. E da ora andrà meglio. Ne sono sicuro. - In qualche modo. Lo
disse con serenità e Coby si rilassò subito, addormentandosi fra le
braccia dell'unico uomo che aveva mai amato davvero con tutto sé
stesso, disperatamente, totalmente.