CAPITOLO VII:
UNA CENA DA DIMENTICARE
 
Si erano lasciati urlando.
O meglio Jacoby urlando e Jerry sbuffando.
Per cosa, poi, avevano litigato?
- Stai troppo da loro, gli rompi l'anima! -
- Sei geloso? - Con questa uscita Jacoby aveva pensato di risolvere tutto. Se fosse stato così semplice sarebbe stato anche bello!
- Magari fosse quello! Tu stai con loro per scappare da me! Da questo nuovo rapporto! Coby, sei stato tu a dirmi di essere me stesso a qualunque costo, perchè se ti avessi assecondato mi sarei lentamente consumato! Ora che ti dico tutto quello che penso, quando credo tu faccia cazzate, non ti va bene e stai sempre con loro che ti assecondano! - Aveva quasi detto ‘nelle sue follie‘, ma sapeva che non erano proprio tali. Erano solo modi per capire dove fosse.
Ma perchè non riusciva a farlo stare bene? Jerry non capiva dove sbagliasse.
- Quanto la fai lunga! Cosa pensi che faccia con loro? Mi diverto e basta, cosa credi? - Coby si sforzava di non capire, non era vero che non capiva veramente e Jerry ne era sicuro.
- Ne sono convinto, lo capisci che non sono geloso di loro? Il fatto è che non è compito loro farti uscire da questo caos in cui sei da anni! E' compito mio, è con me che stai, voglio essere io quello che ti fa stare bene! Perchè se ti faccio stare peggio come diavolo pensi che possiamo stare insieme? Io ti voglio bene, voglio aiutarti ma se peggioro la situazione allora io voglio solo quello che ti fa stare meglio! Se ti faccio stare male la finiamo qua! -
Jacoby in quel momento, capendo che insinuava che dovevano lasciarsi, aveva sbattuto i pugni sul tavolo con una tale violenza da farlo incrinare, poi aveva urlato furioso:
- NON AZZARDARTI A DIRLO DI NUOVO! NON VOGLIO CHE CI LASCIAMO! - Ma non era stato capace di dire altro. Né perché, né cosa provava, né cosa voleva... niente. Solo questo. Non lasciamoci.
Per Jerry non era sufficiente perchè non era una questione di voler lasciarsi o meno ma solo di cosa era meglio per Coby.
Jerry quindi si era calmato, aveva respirato un po' e poi gli aveva parlato prendendogli le mani con dolcezza:
- Coby, nemmeno io voglio lasciarti ma voglio che tu stia bene. Se per qualche motivo non ti faccio stare bene -e dannazione, scappi da me di continuo- forse sono il motivo della tua instabilità. Ho giurato a me stesso che avrei fatto tutto il necessario per aiutarti a stare bene. Se con me stai male e stai meglio con loro, sta con loro. Io non voglio che tu stia con me e che stia male. -
Ma Jacoby, ovviamente, non aveva capito tutto, non bene, non fino in fondo ed aveva detto ansioso stringendo forte a sua volta le mani di Jerry:
- Vieni a casa loro, ti dimostrerò che non facciamo niente, che non c'è nulla fra noi... smettila di parlare di loro, perchè continui a battere lì? Facciamo una cena e vedrai, così poi starai tranquillo. -
Jerry non aveva detto più niente. Non era quello il punto ma non sapeva più come spiegarglielo. Però se in quella casa, con quei due ragazzi con cui si era calmato un po', poteva parlargli seriamente e raggiungere un punto, avrebbe fatto anche quella maledetta cena.
Eppure qualcosa in Coby non andava e lui ormai ne era certo. Solo che non capiva di cosa si trattasse.
 
 
Jerry fu più puntuale di un orologio e Jacoby l’accolse con un abbraccio esuberante dei suoi, cosa che lo lasciò senza parole, forse non se l’era aspettato dopo le urla isteriche del giorno prima.
Composto si lasciò condurre al soggiorno dove Chester aveva preparato un aperitivo, l’unica cosa probabilmente decente della serata.
- Allora, come è andata la preparazione? Mi ha detto che ci avreste pensato voi insieme, la cosa mi preoccupava… -
Jerry cominciò subito ad indagare e se Mike e Chester erano degli attori provetti -meschini come pochi ma comunque bravi- Jacoby si stava già per far sgamare.
Quando i due lo videro intento a spifferare come era stata la preparazione, Chester gli diede un pugno sulla nuca dicendo rilassato e con un sorriso inquietante sulle labbra:
- Amore c’era una mosca! - Jacoby gli ritornò comunque la sberla e  Mike prese abilmente la parola, come niente fosse.
- E’ stata molto pittoresca, ha voluto fare tutto lui, non so onestamente cosa ne sia uscito. È bravo a cucinare? - Chiese poi seriamente preoccupato per i loro stomaci.
Chester amò una volta di più il suo moroso, era così bravo a destreggiarsi in quei casini che si meritava un gran bel premio. Che poi gli avrebbe ben dato.
Coby non capiva ancora bene cosa succedeva, Jerry però fece una specie di smorfia preoccupata.
- Non è che sia proprio la fine del mondo… - Fece teso. Coby piantò il muso e Chester rise mentre Mike si preoccupava seriamente per il proprio stomaco.
- Bè… Chez lo guidava… forse non è andata poi così male… -
- Eh… ma eravate in tre… forse era meglio fargli apparecchiare la tavola! - Mike e Chester risero della sua risposta spontanea e Coby gli fece il dito medio.
- Fanculo, mangerai quello che ho fatto! -
Il punto era ‘sarebbe rimasto vivo per raccontarlo a qualcuno?’.
Ai posteri l’ardua sentenza.
 
Finito l’aperitivo si diressero alla cucina dove avevano apparecchiato il tavolo. Mike se ne era occupato ed era un capolavoro d’arte moderna. Lui si impegnava su tutto quello che faceva. Bè, anche Coby, solo che a Mike riusciva tutto meglio -a patto che non si mettesse ai fornelli anche lui.-
Jerry storse il naso, c’era un odore strano nell’aria suo malgrado non disse una parola e si sedette a tavola aspettando la propria fine inesorabile.
Mentre Mike metteva nei piatti, Coby e Chez intrattenevano l’ospite, un ospite comunque curioso di sapere cosa combinavano sempre insieme quei tre.
- Ho voluto questa cena insieme più che altro per assicurarmi che Coby non scassi troppo l’anima… è sempre qua e… cioè, so che per sfogarsi su quel che succede fra noi viene da voi e so anche che c’è sempre qualcosa che non va. Quindi diciamo che volevo scusarmi per tutte le volte che… - Coby sbuffò, era lui che doveva scusarsi, era grottesca tutta quella storia e detestava, dopotutto, fingere a quel modo.
Chester capì in un nano secondo che gli ci sarebbe voluto un attimo per sputtanarsi, il punto era che forse bisognava evitarlo e con prontezza di riflessi gli pestò il piede con lo scarpone facendolo ululare come un caimano.
- Coby, che cazzo hai? - Finse Chester di non sapere perché urlasse. Jacoby si appiatti col viso sul tavolo per tenersi il piede dolorante, Jerry li fissava stranito ma composto.
- Come se non lo sapessi! - Il cantante dei Linkin Park finse innocenza e Mike per poco non si scottò per ridere. Lui sapeva tutto.
- Non capisco proprio, sei il solito schizzato! -
C’era da crederci, quando succedeva qualcosa di strano era sempre colpa sua comunque.
Jerry non ci diede peso e quando Mike presentò i piatti pieni di pasta, fissò l’ammasso informe di spaghetti colorati di rosso e… boh, qualcosa di grumoso dentro.
Avrebbe arricciato il naso schifato, non era per niente invitante tutto quello, però non era tipo da fare storie quindi si controllò come al solito e lasciando perdere il proprio moroso con cui più tardi avrebbe parlato seriamente, mise in bocca la prima forchettata.
E, come la mise in bocca, la sputò per poi alzarsi di corsa e scomposto come non era mai stato, corse al rubinetto.
Aperta l’acqua se la rovesciò nella bocca morendo letteralmente. Si riempì, si sciacquò e tornò a riempirsi e ripetere l‘operazione per molto tempo.
Mike, Chester e Coby ammutoliti guardarono Jerry attaccato come un invasato al rubinetto, ci misero qualche istante a riprendersi dallo shock ed evitarono di commentare, fiatare o quant’altro. Si limitarono solo a guardare i piatti di pasta che avevano rispettivamente davanti e ad allontanarli mettendo giù le posate.
- Direi che possiamo passare subito all’insalata! - Esclamò Mike allegro come niente fosse.
Gli altri annuirono e mentre il ragazzo che aveva parlato radunava tutto buttandolo nell’immondizia, Coby andava dal suo ragazzo carezzandogli la schiena mortificato.
Oddio, Jacoby mortificato. Una specie di capolavoro dell’umano.
Umano magari era una parola grossa.
Capolavoro.
- Ehm… amore? - Fece dopo mezz’ora abbondante che Jerry -mai scomposto per niente in vita sua- si sciacquava la bocca. - Fa così cagare? - Jerry dovendo rispondere a ciò finì sul cestino a vomitare!
 
 
Il dopo cena sarebbe dovuto andare meglio ma non fu proprio così...
 
Chester e Mike, rimasti in cucina a sistemare, pulire e riordinare, lasciarono a Jacoby il compito di occuparsi di Jerry e fargli compagnia.
In realtà non avevano l'effettiva necessità di sistemare tutto subito però vedendo che Jerry era strano, avevano voluto farli stare un po' tranquilli nella speranza che si chiarissero. Non erano sicuri che, da soli a casa, l'avrebbero fatto. Anche perchè non abitavano insieme.
Mike voleva che andasse tutto bene, Chester era piuttosto indifferente alla cosa ma non capiva come andasse fra i due e vedendoli insieme ora capiva vagamente come mai Coby fosse sempre da loro.
Con Jerry era davvero molto strano. Non che andasse male ma nemmeno come avevano immaginato all'inizio.
- Secondo te durerà? - Chiese schietto Chester modulando la voce in modo da non farsi sentire.
Mike si strinse nelle spalle.
- E' molto incasinata quella storia, onestamente pensavo fosse più facile... cioè che Jerry diventasse sé stesso e che questo sciogliesse Coby ma vedo che invece gli sta facendo l'effetto opposto. Forse preferiva come prima... ma prima Jerry si tratteneva per non infastidirlo... insomma, se la verità è questa penso che debbano parlarsi onestamente. - Mike aveva capito molto bene il punto della questione, bisognava vedere se l'aveva capito anche Jacoby. Jerry forse sì ma se l'altro non era dello stesso avviso non ci sarebbe mai stato verso di un chiarimento serio.
Chester ripensò a come tutto quello era iniziato.
- Non va nemmeno bene uno che asseconda sempre un pazzo! - Esclamò schizzando involontariamente della schiuma su Mike. Questi fece una smorfia e ricambiando con dell'acqua rispose:
- Ma nemmeno dargli sempre contro! - Chester, piccato perchè lui non l'aveva fatto apposta mentre Mike sì, ricambiò nuovamente esagerando con la schiuma. Come sempre. Finì per sporcargli tutta la faccia, però rispose comunque serio.
- Deve capire da solo quando è ora di rompergli il cazzo e quando invece far correre! - Chester capiva bene la situazione, non era idiota, e Mike era d'accordo su questo discorso. Superato ciò, decise di vendicarsi perchè nessuno poteva passarla liscia su certe cose!
Detto fatto prese un bicchiere, lo riempì d'acqua e glielo buttò in viso ricambiandolo con la stessa moneta. A questo disse calmo, come fosse normale parlare così e fare stronzate:
- Lo capirà, ha solo bisogno di tempo. Coby deve capire questo, invece di spazientirsi sempre! Non è facile per Jerry! -
Chester che non aveva più niente da dire ma molto da fare trattenne il fiato, non si aspettava una reazione simile. Poi ci pensò. Era in pieno stile Mike.
Bene, si disse, se voleva giocare l'avrebbe accontentato. Lui era il re dei giochi!
Specie se idioti!
Così dicendo prese tutta la bacinella con la schiuma dove aveva lavato i piatti e, veloce come un anguilla sudicia, gliela rovesciò addosso.
Mike si bagnò e si sporcò come un marinaio a pesca e dopo essere rimasto immobile senza fiato e soprattutto senza crederci, mise completamente da parte compiti, doveri e discorsi seri per occuparsi come si doveva di quel deficiente del suo ragazzo.
- Chez, coglione, abbiamo pulito oggi il pantano! Porca merda, hai le budella al posto del cervello? - Frase che avrebbe capito solo chi conosceva il corpo umano e sapeva che l'intestino ed il cervello poteva assomigliarsi un po'...
Così dicendo, però, invece di fermarsi alimentò quel pantano per cui stava gridando e aprendo il rubinetto dell'acqua ci mise la mano sotto e fece tipo gomma da giardino che bagna il prato, solo che al posto del prato bagnò Chester e tutta la cucina.
Ovviamente risero ed ovviamente continuarono a fare i coglioni e, ovviamente, fecero un casino dell'accidente per tutta la sera.
 
In soggiorno, intanto, Jerry e Jacoby tentavano un dialogo. Tentavano in quanto Jacoby non voleva per niente fare il serio e quando l’altro tentò il discorso, il cantante venne distratto dagli schiamazzi degli altri due in cucina.
Questo provocò nel chitarrista un enorme fastidio, un fastidio tale che forse nessuno aveva mai visto in lui.
Jerry solitamente tranquillo che lasciava correre placidamente tutto ora sembrava Zeus pronto a punire tutti gli squilibrati del pianeta con la sua folgore.
- Coby, per favore, abbiamo un discorso serio da fare. Puoi darmi retta per un momento o devi andare di là a fare l'idiota anche tu!? - Era una domanda retorica, ma Jacoby non aveva mai capito la retorica e facendo per alzarsi, ridendo per di più, venne artigliato dal compagno che lo rimise seduto nel divano.
- Dai, piantala! Dobbiamo parlare seriamente! - Non aveva urlato ma quasi ed allo sbuffo spontaneo di Jacoby che invece voleva solo unirsi alle cazzate molto più distensive e facili di Chester e Mike, Jerry provò l'insano e primitivo istinto di colpirlo con un pugno, il più forte della sua vita. Lui non aveva mai dato pugni a nessuno.
Fu proprio per questo che decise di alzarsi e mollarlo lì a fare quello che preferiva.
Se si fosse forzato di rimanere per parlarne lo stesso, probabilmente l'avrebbe ucciso davvero.
Non ce la faceva più, Jerry.
Non ce la faceva proprio più.
Non poteva dirgli di essere sé stesso a tutti i costi e poi, quando lo faceva, schifarlo in quel modo perchè non gli andava bene quello che aveva da dire e come si comportava.
Non poteva proprio.
Erano due cose che non andavano d'accordo, dannazione!
Quando uscì di casa sbatté la porta così forte che anche Chester e Mike la sentirono e pensando che fosse stato Coby ad andarsene spuntarono -bagnati e sporchi- con un'aria stranita.
Vedendo il loro amico demente lì e Jerry sparito capirono immediatamente che la situazione era molto più grave di quel che avrebbero potuto immaginare ed in quell'istante Mike si chiese se, dopotutto, qualcosa per loro si potesse fare.
Chester invece pensò che forse semplicemente non erano tagliati per stare insieme.
Peccato che la reazione di Jacoby fu devastante persino per loro, sempre pronti a tutto, specie per quanto riguardava il ragazzo.