CAPITOLO IX:
LA COSA PIU’
COMPLICATA
Il telefono l’aveva
lasciato a casa loro.
Chiamarono
subito Jerry chiedendogli se era da lui, rispose di no e che non voleva
saperne
niente di loro e nemmeno di lui.
Aveva messo
subito giù, poi li aveva richiamati il secondo dopo e aveva chiesto
cosa fosse
successo e si era scusato dicendo che non ce l’aveva con loro ma solo
con
Jacoby.
- Coby è uscito
dicendo che andava via, affanculo da qua, dove non avrebbe rovinato più
nessuno. -
Silenzio.
Un silenzio
dannatamente pesante e grave perché tutti sapevano cosa significava.
Jerry stava elaborando,
stava pensando, stava capendo.
Mike sperò
ardentemente, mentre guardava Chester, che trovasse subito una
soluzione.
- Faccio un paio
di chiamate. -
Disse piano. Si
manteneva calmo, niente urla isteriche, niente follie, niente ire
funeste.
- Che ha detto?
- Chiese Chester con un po’ d’ansia nella voce. Perfino lui lo era.
- Che fa un paio
di chiamate. - Rispose Mike sorpreso come se avesse appena sognato.
- Fa un paio di
chiamate?! - Fece l’altro pensando d’aver capito anche male.
- Sì, fa un paio
di chiamate! - Esclamò sempre più stupito Mike.
- Ma era
agitato? - Chester non poteva capacitarsene, se avessero chiamato lui
dicendo
che Mike, dopo una litigata con lui, era sparito dicendo quelle parole
sarebbe
diventato matto.
Certo, Jerry era
calmo di natura ma a questi livelli… in fondo si trattava del suo pazzo
ragazzo…
- Forse succede
spesso… - Cercò di dare un senso Mike.
- O forse non
gliene fotte un cazzo… - Chester era di principio più negativo e
drastico!
- Forse prima di
agitarsi si accerta che ce ne sia davvero bisogno! - Mike lo rimbeccò
severo.
Jerry era a posto e poi erano loro ad essere in torto nei suoi
confronti.
Chester sospirò
mentre Mike andava a cambiarsi.
Erano usciti di
corsa per vedere di fermarlo ma era sparito, troppa gente nel quartiere
a quell’ora
della notte, troppa gente pericolosa e forse più pazza di Jacoby. Più
pazza nel
senso intenzionale del termine.
Dopo che si fu
messo dei vestiti puliti e pronto per tornare fuori a cercarlo, Jerry
richiamò.
Mike rispose
ansioso.
- L’hai trovato?
-
Aveva una brutta
sensazione. Istintivamente non poteva ignorarla, dannazione.
Era Jacoby,
magari era normale che sparisse ma… ma lui aveva una brutta sensazione,
ora.
- Kelly ha detto
che non lo vede da stamattina, gli ha detto che sarebbe stato tutto il
giorno
con voi e basta, non sa nulla. Tobin e Tony non l’hanno visto. Nemmeno
gli
altri con cui di solito sta. Ho fatto una lista di nomi e posti dove
potrebbe
andare, essendo che siamo a Los Angeles non so bene dove potrebbe
andare di
preciso a rifugiarsi, perché non succedeva da quando eravamo nella
vecchia città.
Qua… qua onestamente non so dove possa andare ma… cerchiamolo e se lo
troviamo
avvertiamoci. - Jerry però rimaneva molto calmo e pratico e Mike a quel
punto
non tenne la lingua a freno.
- Ma perché non
sei preoccupato? -
Jerry a quel
punto si rivelò anche tagliente, oltre che freddo.
- Ti sembra che
non sia preoccupato? - Mike non rispose, non sapeva cosa dire. La
verità era
che non lo sembrava affatto… comprese un po’ Jcoby. Capire Jerry poteva
essere
più difficile che capire il loro amico.
Dopo di questo
gli elencò una serie di posti da controllare, poi chiese di scrivergli
ad ogni
controllo a vuoto. Infine chiuse.
Era una persona
strana anche lui.
Mike guardò
allibito Chester e stringendosi nelle spalle disse che avevano dei
posti da
controllare.
- Ma era
agitato, ora? - Chiese cercando di capire, intanto uscivano di casa
indossando
le giacche. Non era pieno inverno ma faceva freddo, la notte. Non un
gelo
insopportabile, però sicuramente non caldo.
- No… era
freddo, molto freddo. E tagliente. E quando gli ho chiesto perché non è
preoccupato, ha detto ‘ti sembra che non sia preoccupato?’ - Aveva
imitato il
suo tono altero e Chester aveva inarcato le sopracciglia scettico.
- A me pare
furibondo con Coby! - che poteva anche avere ragione, ma era strano la
prendesse così. Era il suo ragazzo ed era sparito.
- Ha detto che
nella città di prima lo faceva spesso, spariva. Però aveva dei rifugi,
dei
posti precisi dove andava. Qua non sa bene quali possano essere. -
Chester lo guardò
ironico.
- Noi siamo il
suo rifugio qua! - Mike annuì.
- Come se non lo
so… -
La brutta
sensazione aumentò esponenzialmente ad ogni passo percorso per la città
e, ad
ogni luogo controllato andato a vuoto, ad ogni sms spedito a Jerry e ad
ogni
altro identico ricevuto, Mike si sentì sempre più inquieto e bisognoso
di
stringere la mano di Chester.
In macchina
poteva, quando scendeva no ma erano furtivi, cercavano di non farsi
riconoscere
e Mike aveva una delle sue cuffie che indossava quando aveva bisogno di
trovare
una soluzione. Se la metteva, prendeva la chitarra e si chiudeva nel
suo magico
mondo, poi tornava con il rebus risolto.
A Chester
piaceva molto quando aveva quella cuffia, lo trovava ‘fottutamente
sexy’!
- Continua a non
essere in nessun posto! - si lamentò Mike sull’orlo di una crisi di
nervi. Lui
era seriamente preoccupato per Jacoby ed anche se si sforzava di
restare saldo,
Chester ci riusciva meglio di lui ed in tutta onestà Mike non capiva
proprio
come ci riuscisse.
- Da qualche
parte sarà. - Fece sminuendo ancora, era lui alla guida e Mike appoggiò
la
testa al finestrino mentre con la mano teneva quella di Chester sul
cambio. Era
l’unico calmante che aveva.
- Sì ma… che ne
sappiamo di cosa fa in quei momenti… Jerry non dice niente… cioè… credo
che il
suo problema sia lui. Insomma, anche ora. Dice di essere preoccupato ma
non lo
dimostra. Prima si manteneva costantemente calmo per non agitare Coby,
poi si
sono messi insieme e Coby gli ha detto di essere sé stesso e dirgli
tutto
quello che gli pare per non trattenersi e non esplodere dopo qualche
tempo
insieme. Insomma, in questa situazione è Coby quello che si è
dimostrato
sensato, no? Poi Jerry sembra essere sincero, gli dice quando pensa che
faccia
cazzate e quando è preoccupato. Questo, per lo meno da quello che ci ha
detto
Coby. Cominciano a litigare perché non è pane per ostie e fin qua va
bene, è
normale. Non lo era prima che Jerry gliele dava tutte vinte per non
innervosirlo. Però ora lo vedi? Non si capisce! Dice di essere
preoccupato ed
invece sembra al massimo arrabbiato! Non dimostra davvero quello che
prova e
che pensa… Penso che Coby non riesca a capirlo bene… penso che sia
questo il
vero problema fra loro. - Dopo la sua lunga analisi che Chester aveva
ascoltato
con attenzione, fu lui a dire la sua sbrigativo e cinico.
- Per me voleva
solo essere come noi. Cioè che lui e Jerry fossero come noi. Voleva per
loro il
nostro rapporto stabile e maturo. - Mike rimase colpito da quella sua
breve
analisi efficace. Era vero, lo capì solo ora.
- Ma noi siamo
arrivati a questo dopo non pochi problemi, lotte e guerre… deve andare
per
gradi, loro si sono appena messi insieme, è presto. Prima che tu ti
stabilissi
e ti curassi non c’è stato verso di arrivare ad un rapporto serio e
maturo, così
stabile. -
- E lui che
cazzo ne sa? Ci ha visti, ha capito che voleva essere come noi e che
vuole bene
a Jerry, lui non sa cosa sono le tappe, che gliene fotte? È fuori di
testa! -
- Non è fuori di
testa… è solo instabile! - Mike si rivoltò verso Chester che ridacchiò
della
precisazione. Doveva sempre difendere tutti.
- Quello che è.
Però questo lo sappiamo io, te e forse anche Jerry… e forse è anche
vero che i
loro problemi sono di comunicazione e comprensione… e che Jacoby è
schizzato e
Jerry non riesce a farsi capire sempre e che Jacoby si innervosisce per
questo
e che tutto quel cazzo che vuoi. Però devono trovare loro l’equilibrio.
È una
guerra che devono combattere loro, nessuno può farlo al loro posto o
dirgli
come. Tutti hanno le loro armi. - Mike sospirò e si appoggiò alla
spalla di
Chester rannicchiandosi contro di lui. Era davvero il suo sostegno in
ogni
istante ma era reciproco. Per l’altro sentire la sua testa contro il
braccio e
la mano sulla sua era fonte di grande calma. Riusciva a guidare veloce
ma
preciso senza agitarsi troppo.
Quando sentì la
calma espandersi da dentro causata proprio da quel dolce gesto di Mike,
a
Chester venne in mente il posto dove poteva essere andato Jacoby.
- So dove può
essere! - Mike non gli chiese né come né perché, non gli interessava. E
dalla
sicurezza con cui lo disse, dedusse che aveva anche ragione ovunque
pensasse
che era.
Quando la
macchina si fermò Mike guardò in un punto preciso e prima ancora di
scendere
lui sapeva, come lo sapeva Chester che aveva spento l’auto, che era il
posto
giusto.
Lo sapeva perché
aveva capito il ragionamento di Chester che l’aveva fatto a sua volta
come
Coby.
- Visto che
vuole tanto essere come noi doveva per forza essere un posto a cui è
legato nei
nostri confronti e non verso Jerry. -
- E’ stato il
primo posto in cui è stato in pace, quando ha cominciato a sentirsi
bene. -
- Dove tutto ha
avuto fottutamente inizio. Questa sorta di seconda vita. -
Mike si voltò
verso Chester prima di scendere, l’aveva individuato e fortunatamente
era vivo,
poi non su come stesse era un altro paio di maniche.
- Cosa gli
diciamo? - Era la prima volta che Mike non sapeva cosa avrebbe detto o
fatto.
Persino con Chester l’aveva sempre saputo, non aveva mai esitato.
Il compagno si
voltò stupito. Lo contemplò e capì che era davvero confuso ed in ansia
e si
chiese come mai, poi capì che aveva paura che Coby ora fosse diventato
troppo
incontrollabile. Capì che si sentiva responsabile per lui e per un suo
ipotetico crollo nervoso.
Capì che era per
la profonda instabilità mentale di Coby, diversa da quella di Chester
di quel
periodo buio. Quella di Chester era stata causata dalla droga, quella
di Coby
era la sua stessa natura, non aveva cause precise, l’aveva e basta, era
il vero
mistero, la vera incognita.
Improvvisamente
avere a che fare con lui era la cosa più complicata che gli fosse mai
capitata.
Bè, complicata nel caso avessero dovuto affrontarlo da soli, nel loro
non c’erano
grossi problemi, erano insieme.
Chester gli baciò
le labbra e scivolò per primo fuori dalla macchina sicuro di sé, Mike
lo seguì
subito dopo più tranquillo di prima.
In due avrebbero
combinato qualcosa. Combinavano sempre qualcosa, insieme.
Che poi fosse
buono o meno era difficile dirlo.
Jerry correva
come un ossesso per le strade di Los Angeles. E conoscendole meglio
sarebbe
stato ancora più veloce.
Ad ogni curva,
sms, luogo visitato sospirava sempre più insofferente.
Ma perché doveva
essere così?
Sbagliava sempre
tutto con lui!
Sempre!
Dove vivevano
prima era successo spesso che sparisse, aveva dei rifugi precisi… ma
non
stavano insieme, prima.
Ora, da quando
si erano messi, dopo un primo istante da favola le cose erano
lentamente degenerate
di nuovo, come se Jacoby tornasse indietro nel tempo e regredisse.
Si era
logicamente chiesto se fosse lui la causa di tutto e ad ogni reazione a
ciò che
lo riguardava, Coby comunque aveva scatti di nervi preoccupanti.
Dopotutto,
forse, era meglio come prima.
Quando si
tratteneva sempre e fingeva una falsa calma per non agitarlo.
Eppure era stato
lui a fargli giurare di essere sempre spontaneo e non trattenersi per
non
esaurirsi come sua moglie e tutti gli altri.
Sospirò. Non c’era
una via d’uscita?
Prima sbagliava,
ora sbagliava.
Era vero,
fingere a lungo l’avrebbe rovinato, ma almeno Coby sarebbe stato bene.
Però era
inquieto anche prima, quando lo faceva. Ma prima non stavano insieme,
era anche
quello che lo destabilizzava.
Si fermò, quello
era l’ultimo posto che poteva controllare, non aveva più idee. E
l’arrivo dell’sms
di Mike che diceva che non l’avevano trovato lo mandò fuori di sé per
un
istante.
Prese il volante
e spinse il viso contro la gomma tonda, quindi la morse e rimase così,
coi
nervi tesi per un lungo istante.
Non era una
persona agitata di suo però nemmeno indifferente come sembrava prima.
E vedeva tutti i
modi in cui Coby scappava da lui e si rifugiava da Chester e Mike e non
capiva
da cosa, da cosa di preciso scappava. E non sapeva proprio più dove
sbattere la
testa.
L’amava e solo
Dio poteva sapere per quale mistero fosse possibile ma era così e,
dannazione,
non sapeva più cosa fare.
Voleva aiutarlo,
non aveva mai voluto qualcosa più di così, ma era giunto alla tragica
conclusione che l’unico modo per aiutarlo davvero fosse allontanarsi da
lui e
dimostrarsi indifferente.
Comunque in un
modo o nell’altro lo feriva, lo faceva star male, crollare… comunque
era sempre
lui…
Allora, forse,
doveva lasciarlo andare… forse la cosa più giusta per Jacoby era
quella.
Scattò all’indietro,
strinse gli occhi forte e le lacrime gli salirono dietro le palpebre.
Voleva
scoppiare. Voleva gridare. Voleva opporsi a tutto.
Non poteva
abbandonarsi al suo sentimento per Jacoby e poi rendersi conto che il
meglio
era privarglielo… non poteva essere così…
Si morse la
bocca a sangue e trattenne il fiato mentre le linee del collo erano
tese ed in
evidenza.
Dio, come stava
male.
Non era stato
così male in vita sua.
Ma forse la
verità era che Jacoby si era confuso di nuovo… non l’amava… era stato
qualcosa
di simile che aveva confuso ed ora che l’aveva capito non sapeva come
scaricarlo.
Forse era così.
O forse l’amava
così tanto che non riusciva a viverlo a pieno e con tranquillità. Forse
era un
amore così forte e potente che lo mandava fuori di testa.
O, forse,
cercava qualcosa all’interno di quel sentimento che ancora non riusciva
a
prendere. Qualcosa che c’era ma che sfuggiva come un’anguilla dalla sua
presa.
Il cellulare
suonò, vide l’sms di Mike. Da quanto era fermo? Guardò l’ora, un paio
di
minuti.
Aveva paura di
leggerlo, non aveva più respirato… o forse sì ma era come se non
l’avesse
fatto.
‘l’abbiamo
trovato.’ quando lesse il posto non capì perché là ma non gli
interessò. Non
gli interessò più niente.
L’avevano
trovato.
Il suo Jacoby…
Era così,
dunque?
Doveva
lasciarlo?
Era l’unico bene
che poteva fargli?
A quell’idea le
lacrime uscirono silenziose e brucianti.
Non voleva.
Dio, non voleva
lasciarlo…