CAPITOLO
XI:
ABBANDONATO
E
le lacrime cadono come pioggia
Di
nuovo giù dal mio viso
Oh,
le parole che non diresti
E
i giochi che hai fatto
Con
il mio sciocco cuore
Oh,
avrei dovuto saperlo fin dall’inizio
Oh,
l’inverno e la primavera
Vanno
mano nella mano proprio come il mio amore e il mio dolore
Come
il pensiero di te taglia profondamente nell’inutile
Una
nuova pelle si allunga attraverso terreno sfregiato
Non
voglio essere abbandonato
Non
voglio rivivere quella vita
Non
voglio essere abbandonato sempre nella stessa vecchia strada
Non
voglio essere abbandonato
Non
voglio rivivere le mie bugie
Non
voglio essere abbandonato sempre nella stessa vecchia strada
Tutti
quegli anni nello scarico
L’amore
non era sufficiente quando vuoi tutto
Tranne
quello che ti ho dato
e
ora la fine deve avere inizio
Oh
avrei dovuto dare ascolto al mio cuore
/Let
Down - Dead by Sunrise/
*Mike*
Oh
mio Dio.
Oh
mio Dio!
Che
cosa ho fatto?
Cosa
ho permesso che facesse?
A
cosa ho acconsentito?
Cosa
è successo?
Sono
forse impazzito?
Da
quando si è dichiarato e mi ha detto che l’avevo fatto soffrire per
tutte le volte che l’ho lasciato provocando così la sua voglia di
drogarsi, sono andato completamente in tilt.
Per
me è stato atroce rendermene conto una volta di più perché ho capito in
cosa consiste la mia colpa più grande.
Nel
permettere che lui si distruggesse in quel modo nonostante sapessi che
lo faceva.
Non
potevo capirne il motivo, non potevo capire molte cose, come che fosse
innamorato di me… ma sapevo che stava male e spaventato da lui e dal
fatto di non saper come aiutarlo, non ho fatto niente.
E
lui stava male per me.
L’ho
cancellato e sono stato io?
Io
uno dei tanti?
Io
come sua moglie, il suo passato, tutti quelli che gli hanno fatto del
male e Dio solo sa cosa?
Io
uno degli artefici peggiori di questo suo dolore?
Quando
me ne sono reso conto sono andato totalmente in out, però quando mi ha
detto che rimango l’unico che torna sempre anche se poi scappa, che
sono l’unico che lo fa stare bene quando può toccarmi e stare con me,
ho trovato sollievo. Non so come dire, mi è sembrato che un enorme peso
si togliesse perché anche se sono quello che l’ha ferito in abbondanza,
sono anche quello che in qualche modo posso aiutarlo.
E
non ho capito niente, niente. Specie quando mi ha baciato ed ho
ricordato l’altra volta e quanto mi sia piaciuto. Un’ondata improvvisa
e pericolosa mi ha annullato del tutto perché mi piaceva e non doveva
essere così.
Solo
questo.
E
basta.
Poi
il panico e niente più domande, solo il caos.
E
la sua lingua sulla mia, le bocche che si mescolavano, i nostri sapori
amari e dolci insieme, le sue mani su di me… le sue labbra sul mio
corpo… l’ho sentito risalire in superficie mentre faceva l’amore con me
e non volevo che smettesse, non volevo mandarlo via e farlo riaffondare.
Volevo
solo che risalisse ancora e ancora e ancora.
Solo
questo.
Però
è stato pazzesco perché nel male del momento improvviso, c’è stato
qualcosa che nel crescendo mi ha dato alla testa fino a volerne di più
e a piacermi incontrollatamente.
So
solo questo.
E
quando torno in me è solo perché lui mi schiaccia stendendosi sopra, il
respiro mi manca, mi trattiene sotto di sé impedendomi di scappare, ne
ha il terrore e se si fa riprendere da questo sentimento tornerà a
voler farsi di nuovo.
Questo
pensiero mi assilla. Qualunque cosa io pensi di dover fare mi blocco
consapevole che prima di tutto conta che Chester continui a stare bene.
Dopo
che mi ha detto che da me dipende la sua voglia di drogarsi ed il suo
dolore, come faccio a fregarmene ed essere egoista e vedere solo di me?
Ma
quello che mi sconvolge di tutto ciò è che mi sia piaciuto.
Però
qualcosa devo fare, la mente sta tornando attiva, il panico svanisce
lentamente ed io ho bisogno di pensare, pensare, dannazione, e con lui
addosso non ci riesco di certo, ma non voglio che corra a farsi perché
lo pianto in asso bruscamente.
Devo
farlo nel modo giusto.
Porca
miseria, e qual è il modo giusto?
Cerco
di respirare e non ci riesco bene. La frenesia del godimento e
dell’orgasmo di prima mi ha stremato ed anche se lui è leggerissimo,
deve alzarsi…
-
Ehm… Chez… - Mi esce spontaneo un tono quasi buffo ed il suo
soprannome. Questo ci fa tornare indietro nel tempo, eppure qualche
anno fa, quando lo chiamavo ’Chez’, non andavamo a letto insieme.
E
quando lo dico così, fra me e me e per sbaglio, me ne rendo davvero
conto.
DANNAZIONE,
SONO ANDATO A LETTO CON CHESTER!
-
Mmm? - Chiede impigrito, credo sia nel Nirvana…
-
Togliti, non respiro… - Allora grugnisce ma ad un’altra mia insistenza
si toglie rotolando nel materasso, allora mi tiro su a sedere e prendo
aria a pieni polmoni.
In
effetti mi mancava.
Lui
accenna ad un sorriso divertito ma non è granché, forse non si ricorda
bene come si fa.
Ci
guardiamo brevemente, devo avere un’aria molto strana, se gli dicessi
ora che ho bisogno di pensare andrebbe in crisi ma anche se non glielo
dico cambia poco perché è evidente che devo pensare. Mi conosce.
-
Abbiamo bisogno di lavarci e mangiare. Io penso alla colazione mentre
tu ti lavi, ti va? - Metto in chiaro con spontaneità che non faremo la
doccia insieme e lui non credo si aspettasse altro.
Così
senza dire nient’altro, in uno strano silenzio pensieroso dove
probabilmente lui continua ad essere terrorizzato da ciò che farò io,
usciamo dalla camera.
Lui
nudo, io vestito.
Ok,
ora che sono solo ed ho un po’ di tempo, mentre riordino il porcile di
casa sua, l’arieggio, la pulisco, do da mangiare ai cani e preparo la
colazione, di tempo ne ho e forse non è tanto questo quanto che sembro
schizzato. Mi muovo velocissimo con l’adrenalina a mille, sembro in
versione accelerata ed in poco faccio un sacco di cose.
Pensa,
Mike, pensa.
Hai
fatto sesso con Chester perché lui si era dichiarato e ti aveva detto
che anche se sta male quando non ci sei e lo abbandoni, poi quando
torni, e torni sempre comunque, poi lo fai stare bene. Perché ha di
nuovo superato l’astinenza toccandoti e tu l’hai capito quindi glielo
hai lasciato fare. Perché la colpa è atroce ed è vero che gli hai fatto
un sacco di male, soprattutto perché sapevi cosa gli succedeva e non
facevi niente.
Ora
sai come si è sentito, come si è ridotto, cosa gli è successo. E sai
che è anche per colpa tua.
Quindi
non ce l’hai fatta, ti sei sentito come la merda peggiore del mondo e
sebbene anche questo punto preciso vada analizzato specificamente,
posso dire che l’hai lasciato fare per pietà.
È
stata pietà?
E
se fosse stata pietà ti sarebbe potuto piacere così tanto?
Ma
davvero?
Nemmeno
un attimo di ribrezzo o rimpianto, nemmeno ora.
Solo
agitazione e caos.
Perché
so che non avrei dovuto.
Ma
era pietà?
Come
posso dirlo?
Cazzo,
stava per uccidersi e l’avrei avuto sulla coscienza se ci sarebbe
riuscito!
Però
una cosa è certa.
Io
sono sposato e questa cosa non dovrà più ripetersi, lui deve trovare un
altro modo sano di sfogare il suo dolore e ritrovare il suo equilibrio.
Non
con me, non così, perché io non capisco se glielo permetto per pietà -e
sarebbe tremendo da parte mia- oppure se in realtà lo voglio e lo
prendo come scusa per approfittare di lui.
Davvero
esiste un’eventualità simile?
E
da quando la contemplo?
No,
forse la sua follia è contagiosa… non so cosa sto pensando, ma una cosa
è certa.
Non
deve ripetersi più.
Assolutamente.
Quando
esce non so se sia passato tanto o poco, i miei pensieri sono stati
tanti e veloci e casa sua è quasi irriconoscibile.
Ha
un moto di leggerezza e gioia nello sguardo nel vedermi riordinare e
dare un senso al suo cesso di casa, penso che è uno dei suoi sogni,
glielo leggo in faccia.
Indugio
in particolare sul suo sguardo, è sempre sciupato e si capisce che si è
fatto fino a ieri, ma non so, mi pare che abbia un’altra luce, che stia
un po’ meglio.
Da
questo posso capire quanto vere siano state le sue parole prima e
quanto io sia responsabile di questo suo affondo.
E
capirlo una volta di più non è che sia proprio una gran cosa…
Comunque
il chiarimento viene prima di tutto, anche perché non sono uno che
prende in giro, odio farlo e se lui se ne accorge sarebbe peggio. Non
se lo merita. Sarebbe terribile.
Sospiro
e stringo le labbra, capisce subito che ho qualcosa da dirgli, il
responso dei miei movimenti mentali. Lo sa bene ed è come se si
preparasse all’inevitabile batosta, l’ennesima.
Ormai
è abituato, si vede che è così e mi si stringe il cuore.
Per
un attimo mi sento disposto a stare con lui come vorrebbe ma mi turba
il non sapere il vero motivo per cui lo farei. Per lui. Ma perché?
Conta
così tanto?
Però
so che non è giusto e almeno io devo fare quello che lo è.
-
Ho pensato a quello che è successo, Chester. - Sono serio e fermo ma
non grave o arrabbiato, lui però si tende e mi fissa come se avessi una
pistola carica davanti alla sua faccia.
Come
faccio a ferirlo sapendo che sarà così?
Io
non voglio ferirlo.
Sopra
ogni cosa non voglio ferirlo, assolutamente.
Voglio
che stia bene, ma non posso mentire a nessuno, soprattutto a noi stessi.
Devo
anche sforzarmi di fare ciò che è giusto.
-
Ho capito come ti senti e cosa provi, perché l’hai fatto e l’hai
voluto. Non ce l’ho con te, ce l’ho con me stesso ma non perché ti ho
provocato indirettamente tutto questo dolore, non sapevo ciò che
provavi e come stavi. Ce l’ho con me perché ho permesso arrivassimo a
questo punto, perché quando ho visto che stavi male non ti ho aiutato.
Non ti capivo e mi spaventavi, così scappavo. Però non avrei dovuto
mollarti in ogni caso. Ora sono qua perché voglio aiutarti, Chester,
con tutto me stesso, sinceramente dal profondo. E lo farò con ogni
mezzo possibile, ma non quello di questa mattina. Perché anche se non
posso dire che non mi sia piaciuto perché mentirei e non comincerò di
certo ora, io sono sposato e credo nel matrimonio ed in Dio. E non sono
il tipo di uomo che fa questo, non ancora. Non voglio diventarlo e
finché avrò la forza e la lucidità di fare ciò che so che è giusto, lo
farò. Non voglio più abbandonarti e voltarti le spalle, starò con te
quanto vuoi, se questo ti potrà aiutare. Ma ti prego, ora come ora non
chiedermi più quello che hai preso questa mattina.
Ti
prego.
Quello
che ti serve è un equilibrio interiore e spirituale e mentale ed io
personalmente l’ho trovato nella mia fede. E quando sento di stare
impazzendo e di avere un sacco di emozioni tremende e fortissime
dentro, che mi danno alla testa, scrivo. Scrivo versi liberamente. E
poi mi sento meglio perché è il mio modo sano di tirare fuori quello
che mi opprime. Ognuno trova equilibrio e sfoghi sani in cose diverse,
l’importante è che li trovi anche tu. -
Dopo
questo lungo discorso lo vedo.
Vedo
i suoi occhi farsi lucidi, spezzarsi di nuovo come stanotte e morire.
Affonda
mentre si sente abbandonato, oh se lo so che si sente abbandonato…
Ed
io mi pare di diventare matto.
Come
faccio a permettergli questo dolore?
Ad
infliggerglielo? Come?
Ti
prego, Chester… capisci che questa mia onestà è la cura migliore che
posso offrirti.
Perché
potrei prenderti in giro e lasciarti prendere il mio corpo qualora tu
ne abbia bisogno, se fosse per impedirti di drogarti, ma non sarebbe
una cura autentica e soprattutto non sarebbe onesto. Quando ti
riprenderesti davvero e capiresti come mi sono comportato, andresti su
tutte le furie e tutto si spezzerebbe definitivamente fra noi.
Ed
io non voglio che accada, non voglio assolutamente. Non deve spezzarsi
in modo indelebile. Mai.
Non
so se ora come ora puoi capire tutto questo, non so quanto del mio
discorso ti sia entrato o se tu ti sia fermato al ‘non posso più venire
a letto con te’, ma so che sta per piangere e che non vuole farlo
davanti a me, così se c’è una cosa che posso fare per aiutarlo in
questo preciso momento è lasciarlo solo e permettergli di piangere e
buttare tutto all’aria e soffrire e disperarsi.
Però
ho paura perché se me ne andrò ora lui tornerà a farsi e a volere di
nuovo la morte ed io non voglio che si riduca in quello stato.
Come
posso fare per aiutarlo davvero?
Come?
Oh
Dio, ti prego… fa qualcosa per lui… qualcosa…
-
Lo capisci che l’unica voglia che supera quella della droga è quella di
te? Ma se non posso averti come stamattina, non ci sarà niente in grado
di aiutarmi. -
Si
gira di scatto, tende tutti i muscoli e si vede che sta per esplodere,
non respira nemmeno.
Faccio
per avvicinarmi ma mi trattengo.
Devo
rispettarlo, lo ferirei toccandolo ora.
Ma
cosa devo fare?
Dopotutto
ho ancora bisogno di pensare.
Non
c’è molta luce nemmeno in me, ora, che sono tutto immerso nella nebbia.
Vedo
a stralci e non so nemmeno se siano cose corrette o sbagliate.
Io
credo solo di sapere se vanno bene o male, ma in realtà nel vederlo
soffrire così mi chiedo… è davvero giusto lasciarlo così?
-
Devo dimenticarti. - Mormora fra i denti, un sussurro quasi inudibile.
Nel
sentirlo una stretta mi toglie il fiato ed ora è come se tutto il suo
dolore fosse su di me.
Sono
io, ora, quello distrutto.
Perché
non voglio assolutamente che mi dimentichi.
Assolutamente.
Se
dovesse succedere impazzirei ed è ora che so ciò che prova che me ne
rendo conto.
Ma
da qui a capire cosa questo significhi ce ne passerà ancora molto…
perché purtroppo sono fatto così.
Elaboro
lentamente.
Ho
bisogno di pensare ancora.
-
Se questo ti può aiutare sparirò, ma se non ce la farai, se non ce la
farai di nuovo e vorrai ancora schiantarti contro il muro con la
macchina, ti prego Chester. Chiamami. E non importerà niente perché non
permetterò che tu affondi davvero, non fino in fondo. -
Infine
volo via consapevole che dopo averlo pugnalato e risollevato l’ho
affondato di nuovo.
È
tutta colpa mia.
Tutta.
Oh
Dio, come posso andare avanti nella mia vita dopo che so tutto questo?
Come?
Niente
potrà essere come prima, ma una cosa la so ed è certa.
Non
voglio perderlo.
Non
voglio.
*Chester*
E
le lacrime cadono come pioggia, finalmente, di nuovo giù dal mio viso.
Da quanto era che non piangevo?
Da
quando ho cominciato a farmi non ho mai permesso ad una sola lacrima di
uscire, però ora all’ennesima che mi infligge Mike sono qua a farlo e
non importa che me lo aspettassi perché ormai sono un disilluso di
merda che non si aspetta un fottuto nulla.
Cazzo,
come posso pretendere che qualcosa vada bene quando ho sempre
fottutamente ragione nel pensare che tutto debba sempre andare in merda?
Le
parole di Mike rimbombano nella mia testa, tutte, dalla prima
all’ultima, anche quelle che non mi sarei mai aspettato di sentirgli
dire.
Se
devo essere dannatamente onesto, non mi aspettavo nemmeno che scopasse
con me. Quello che mi aspettavo era che mi dicesse che non l’avrebbe
più rifatto perché altrimenti non sarebbe stato più lui. Andrebbe
contro il suo io profondo, il suo famoso credo, e mi piace anche perché
ha quella maledetta fede che gli fa fare le cose giuste mentre io che
non ce l’ho sbaglio sempre come un coglione e continuo a soffrire.
Forse
è questo il punto.
Forse
devo davvero cercare di far pace con Dio, in qualche modo.
Eppure
i giochi che ha fatto Mike con il mio stupido cuore li conoscevo sin
dall’inizio, li aspettavo tutti.
Inverno
e primavera insieme.
Amore
e dolore mano nella mano, un tutt’uno.
Amo
Mike che mi fa soffrire.
Porca
puttana, che schifo di me!
Ed
ora tremo perché voglio farmi di qualche merda che mi faccia
dimenticare tutto, perché non l’avrò più, perché è di nuovo andato
tutto a puttane!
Pensare
a com’è stato possederlo ed essere in lui è inutile, è come un terreno
sfregiato… ormai non andrà più a posto, non sarà più come prima. Prima
quando?
È
mai stata bene?
Però
non voglio più essere abbandonato, rivivere quella vita di merda che
facevo prima di incontrarlo, sempre la stessa vecchia strada che
finisco per fare e rifare. Rivivo le solite bugie.
Tutti
anni vissuti in uno scarico di merda… ed ora continueranno ancora.
Come
sempre.
Si
dice che l’amore è sufficiente e cura tutto ma non lo è, non se vuoi
tutto tranne che quello che possono darti.
E
cosa può darmi Mike?
Amicizia?
No,
grazie.
Ora
la fine deve avere inizio. Devo togliermelo dalla testa in un modo o
nell’altro, estirparlo dal mio cuore.
Fanculo,
devo dimenticarlo. In qualunque modo.
E
visto che la droga non basta troverò qualcun’altra con cui passare il
tempo, con cui scopare quando avrò voglia di lui, con cui riempire i
vuoti che mi lascia.
Prima
o poi qualcun’altra mi entrerà al suo posto e lo dimenticherò, così io
guarirò e non mi farò più di nessuna merda.
Sì,
è questo che devo fare.
Dimenticarlo.
Fanculo,
adesso basta.
Non
piangerò più… mai più… ma ora… ora mi stendo a terra in posizione
fetale e tremante mi abbandono a questa sensazione atroce.
Voglio
Mike e non posso averlo, allora voglio farmi per non sentire la voglia
di lui ed il conseguente fottuto dolore, eppure se non mi faccio starò
ancora più male ed un dolore supera l’altro.
Si
dice così, no?
Se
non mi faccio starò troppo male per sentire il dolore causato
dall’abbandono di Mike.
E
non riesco nemmeno a chiamarlo stronzo… in fondo lui sta solo seguendo
quella che è la strada giusta, quella che io non sono riuscito a
seguire.
Cazzo,
perché deve fare così male?
Perché?
Ogni
cosa mi ha abbandonato.
Tutto.
Non
c’è stato ancora niente che sia andato davvero bene. Niente.
A
cosa serve vivere una vita del genere, una vita dove tutto va a puttane?