CAPITOLO
XII:
DAMMI
IL TUO NOME
Dammi un
sorriso
Dammi
il tuo nome, ragazza
Dammi
un segno
Per
tracciare la mia via
E
prendere quello per cui sono venuto
Tu
Perchè
una come te non la trovi facilmente
Dammi
la tua mano
Vieni
a passeggiare con me, ragazza
Niente
è così lontano quando sei vicina
Quindi
vieni ancora più vicina
A me
Una
cosa così facile
Da
fare
E
poi cado nell’oceano
Dentro
i tuoi occhi
Mi
portano più nel profondo
E
il dolore sparisce
Dammi
un sorriso
Dammi
il tuo nome, ragazza
Lascia
che sappiano
Che
sei mia
E
io farò lo stesso per te
Perchè
il nostro amore arriva facilmente
E
poi cado nell’oceano
Dentro
I tuoi occhi
Mi
portano più nel profondo
E
il dolore sparisce
E
poi cado nell’oceano
Dentro
I tuoi occhi
Mi
portano più nel profondo
E
il dolore sparisce
Tu
sei mia
/Give
Me Your Name - Dead by sunrise/
*Mike*
Il
tempo mi è parso improvvisamente fermarsi.
Gli
impegni coi Fort Minor cominciano a diradarsi ed un po’ sono io stesso
a volerlo, per il resto conto i giorni anche se non so bene per cosa li
conto. Sembro in attesa ma non è così, non credo, attesa per cosa?
Sono
ad un bivio, questo lo capisco bene.
Continuare
la strada coi Fort Minor o riprendere i Linkin Park?
Dopo
tutto quello che è successo sarebbe più facile la prima, anche logica
in effetti.
Chester
ha detto di volermi dimenticare perché è innamorato di me ed io non lo
ricambio -o per lo meno ho dato per scontato che fosse così. In realtà
mi sono semplicemente detto di essere sposato-, logica vuole che per
rispettare la sua volontà ed aiutarlo ad uscire dal tunnel in cui è, io
continui a non vederlo.
Per
me è facile così.
Mollo
i Linkin Park, vado avanti coi Fort Minor e mantengo sicura anche la
mia vita privata. A casa, con mia moglie, senza complicazioni di nessun
tipo… così com’è ora è tutto perfetto.
Eppure
mentre prima il tempo correva velocissimo, ora si è come fermato ed io
conto i giorni come un innamorato separato dal proprio amore.
Come
se a momenti dovesse arrivare un evento importantissimo, tutto ciò che
mi fa andare avanti.
E
non è così. Non dovrebbe.
Però
penso sempre a Chester, a quella volta in cui abbiamo fatto l’amore, a
come mi sono sentito, al mio caos, al mio piacere, ai pensieri logici a
cui mi sono aggrappato per non impazzire… ripenso anche al dolore di
Chester, a quello che mi ha detto, a come si deve essere sentito lui,
al motivo per cui mi ha preso in quel modo, il fatto che, dannazione,
mi sembra logico anche quello… dopotutto ha detto di essere innamorato
di me e me l’ha detto sia da fatto che da lucido, ad un certo punto uno
ci crede e se non altro lo fa quando finisce a letto con questa persona.
Però
per quanto sul momento io mi sia sconvolto, pensandoci e ripensandoci
non riesco a schifarmi di quello che è successo.
Dovrebbe.
Però
tutto ciò a cui arrivo a concludere è il fatto che non lo vedo da due
mesi e mi manca. .
Vorrei
rivederlo, parlare ancora con lui, vedere come sta. Ecco cosa vorrei.
Cantare
ancora insieme.
Comporre
insieme.
Vorrei
che tutto tornasse come prima o forse meglio, insomma… vorrei tornare
con lui, in qualunque modo, ma vorrei tornarci.
Perché
mi manca ed il sapere che sta male e che sta male per colpa mia e che
io in un modo o nell’altro l’ho ridotto in quello stato e che potrei
porre fine alle sue sofferenze, mi uccide ed io vorrei solo poter stare
con lui vita natural durante per assicurarmi che ne esca davvero e che
torni il mio Chester. O forse anche uno migliore, più equilibrato, più
sereno… senza quell’ombra oscura che lo caratterizzava prima.
Adoro
la sua rabbia e la sua energia nel cantare, ma lo divorava e non posso
dire che gli facesse poi tanto bene.
Vorrei
solo che stesse bene.
Sospiro.
Fort
Minor o Linkin Park?
Strada
giusta, che va bene e che è sicura o strada sbagliata e pericolosa ma
che probabilmente è quella che voglio profondamente?
Perché
so che tornando a riunirmi a Chester rischierei grosso. Rischierei di
rimanere impantanato in lui e non sono un adolescente illuso, capisco
bene la differenza. Ora di tempo per pensare lucidamente e con calma
l’ho avuto, non posso nascondermi dietro al panico del momento.
So
che mi salvo solo perché non lo sto vedendo.
Basterebbe
continuare così e la mia vita di ora rimarrebbe certa e tracciata,
senza pericoli di sbandamenti.
Ma
posso davvero sopportare l’idea di non fare più musica con Chester?
Di
non scrivere più canzoni con lui, di non cantare più con lui, di non
condividere le nostre emozioni e le nostre idee… di non vederlo più… di
dimenticarlo davvero…
Posso
sopportarlo?
Ce
la potrei fare?
Il
tempo cura tutto e fa dimenticare ogni cosa, è vero, ma la domanda è
una ed unica.
È
questo che voglio?
Dimenticarlo
e lasciarlo perdere?
Lo
voglio davvero?
Per
un momento mi lascio andare ad uno dei miei molti viaggi mentali,
quando mi vedo in un possibile futuro senza i Linkin Park.
Li
ho mollati e mi sono dedicato ai Fort Minor.
Non
ho più visto Chester e non so proprio in che stato sia.
Io
sono ancora sposato con Anna ed ho figli, la mia vita è pacifica,
sicura, prevedibile. Proprio come l’avevo progettata.
Niente
è andato all’aria o storto.
Ed
è un vuoto quello che sento in me.
Mi
manca qualcosa.
La
mia creatività è inabissata dentro di me, legata ad una zavorra.
Non
sto facendo ciò che voglio davvero ma qualcosa che mi limita, comunque.
Un genere specifico, creato da qualcun altro che non sono io, con delle
regole prescelte.
E
questo forse è il meno che possa succedermi.
Quando
mi addentro più in profondità mi vedo infelice.
Cos’è
che mi manca davvero, a parte la vera musica che voglio fare, quella
libera, quella inventata da me, quella dove sono io a decidere le
regole… cos’altro c’è?
Una
voce che non mi accompagna, delle urla che non mi assordano, dei versi
forti che non mi sconvolgono… l’unico che forse non rivedrei mai più se
io seguissi questa strada.
Chester.
Mi
mancherebbe Chester.
Potrei
seguire la strada sicura ma poi so che mi mancherebbe ed io non sono
disposto a vivere una vita con qualcosa che mi manca.
Sono
più debole di Chester, evidentemente, che cerca di andare avanti senza
di me anche se mi desidera come mi ha mostrato quel giorno.
O
forse sono solo egoista.
Non
so bene cosa provo per lui e cosa voglio da lui ma so che mi manca e
che mi mancherebbe se non lo vedessi davvero più.
E
strada sicura o meno, non voglio non vederlo più.
Io
voglio cantare di nuovo con lui.
Così
apro il telefono e chiamo di nuovo Brad, come quel giorno.
Un
deja vu.
Questa
volta però gli dico con certezza di chiamare gli altri del gruppo che
faremo una riunione per tornare a suonare insieme.
E
non ammetto repliche di alcun genere. Non esiste che non sia così.
Però,
proprio come quella volta, Brad sfodera di nuovo quel potere di
uccidermi per le notizie che mi porta.
-
Pensi che Chester sia pronto? - E dannazione a me che gli chiedo
perché. - Si è risposato da poco e non mi pare che questo sia un segno
di ripresa… voglio dire… si è separato e risposato nell’arco di pochi
mesi e nel pieno della droga… non mi sembra che sia proprio lucido per
cantare ancora. Uno che fa una cazzata come quella, cosa combinerebbe
in un gruppo? -
Trattengo
il fiato ed è esattamente come quella volta, solo che non ho l’ondata
di rabbia cieca a sconnettermi.
Rimango
in me, rimango perfettamente in me e penso precisamente una cosa che mi
fa decidere definitivamente cosa devo fare.
È
questo che ha portato il mio uscire dalla sua vita. Voglio che continui
a fare cazzate su cazzate e rovinarsi la vita in questo modo?
Ma
sopra ogni cosa voglio davvero che mi dimentichi?
No,
adesso basta, prenderò le cose nelle mie mani una volta per tutte.
Una
e basta.
E
non mi interessa se a lungo andare cadrò nelle conseguenze più
disastrose per me stesso, conterà solo se sarò finalmente riuscito ad
aiutare Chester davvero.
Perché
lui è un tossico che non sa davvero cosa è meglio per lui, non in
questo momento, ma io non mi faccio di niente, io sto bene e deciderò
io per lui.
Adesso
è ora di finirla.
Perché
non voglio separarmi da lui, nella maniera più assoluta, mai e poi mai.
Farò
di tutto per aiutarlo e questa volta come si deve ed io so
perfettamente cosa gli serve e cosa devo fare.
Coi
Fort Minor ho chiuso.
*Chester*
È
solo che i fottutissimi giorni passano ed io sto ancora aspettando che
questa mia idea che all’inizio mi era parsa geniale, desse
effettivamente i suoi dannati frutti.
Ma
perché cazzo non succede?
Vorrei
proprio sapere perché sposarmi con una ragazza bellissima ed in gamba
non funziona.
Perché
aspetto ancora di non sognare Mike?
So
che lo sognerò sempre e rendendomi conto di aver fatto la puttanata più
colossale del secolo risposandomi, non posso che continuare il mio
affondo a caduta libera.
Prima
o poi il fondo arriverà, non so.
O
qualcosa in grado effettivamente di aiutarmi.
Mah…
È
esattamente su questa domanda che suonano al campanello e vado ad
aprire.
Talinda
non c’è in questo momento ed io sono solo, non ho voglia di vedere
nessuno.
Tranne
Mike, ovviamente.
Ma
so che mi farebbe solo più male, quindi è meglio che non lo veda.
Perché
anche se vorrei il suo sorriso, il suo nome ed un segno di lui nella
mia via per prendere quello per cui sono nato, la mia dannata felicità
-e cazzo tutti ne devono avere prima o poi, anche uno sfigato come me!-
so che non potrà mai essere.
Mi
rimane solo la fantasia, l’immaginazione. Sognare che possa essere.
Chiedere
in versi ciò che vorrei accadesse per assurdo con la consapevolezza di
doverlo mascherare comunque, perché la cazzata ormai l’ho fatta e sto
con un’altra.
Ma
potrà funzionare con tutti, questa maschera, tranne che con me stesso.
Fingo
di volere un’altra per convincermi un giorno che è davvero così.
Ma
so, nel profondo, che vorrò sempre Mike.
Perché
uno come lui non lo trovi facilmente ed io ne sono ancora totalmente
innamorato.
Vorrei
mi desse la sua mano e camminare con lui, percorrere la mia strada
insieme come avevamo cominciato.
Perché
ricordo che niente era lontano quando era con me, quando le cose fra
noi andavano bene.
Ero
anche felice, o forse mi illudevo di esserlo, chissà.
E
ricordo come stavo bene quando stavamo insieme.
Era
tutto così facile, ogni cosa io facessi.
Così
pensando a lui con la voglia grandissima di rivederlo, cado nell’oceano
dei suoi occhi che mi portano nel profondo di me stesso, dove
improvviso il dolore sparisce.
Mike
è qua e mi sorride come ricordo un tempo faceva sempre.
Sembra
abbia preso una decisione importante che lo manda al settimo cielo, non
so.
Ma
mi mancava il suo sorriso e vorrei far sapere seduta stante a tutti che
lo amo ed è lui con cui voglio stare.
Vorrei
far sapere a tutti che Mike è mio e vorrei poter dire che il nostro
amore arriva facilmente nelle tenebre e le illumina.
Questa
merda sparirebbe subito, se potessi. Ma ora posso solo inebetirmi come
un idiota mentre lo guardo davanti a me in carne ed ossa e non in
un’allucinazione.
Mi
mordo il labbro.
Mi
è bastato vederlo, cazzo. Solo vederlo, per stare bene.
Se
avessi continuato a vederlo e non avessi smesso non avrei mai fatto la
stronzata di sposarmi. Mai.
Oh,
fanculo.
Non
me ne fotte, ora è qua e qualunque sia il motivo mi sorride ed ho i
suoi occhi.
Cosa
conta?
Non
era dimenticarlo ciò che volevo.
Non
è dimenticarlo ciò che riesco.
Non
è dimenticarlo ciò che mi aiuta.
Lo
voglio avere. Lo voglio solo avere.
*Mike*
È
molto stupito di vedermi qua ma si rilassa subito, capisco all’istante
di essere ancora il suo calmante, il suo balsamo.
La
sua droga, mi definirebbe lui.
Più
lo vedo più ne sono convinto.
C’era
da subito solo una cosa da fare, per aiutarlo.
L’unica
veramente giusta.
Nonostante
io stesso mi fossi agitato molto nel tragitto, ora che sono davanti a
lui sono tranquillo e sereno, è che sono certo della decisione che ho
preso e non ho dubbi che ora sistemerò davvero tutto.
Sarà
perfetto.
-
Non ti vedo granchè bene! - Esclamo subito mentre entro in casa e gli
batto il braccio con la mano.
Lui
si stringe nelle spalle ma non dice niente. Non capisce che ci faccio
qua ma è ugualmente contento, anche se si rende conto che finchè mi
vede non può dimenticarmi come voleva.
Ed
io non voglio che ci riesca.
-
Brutto coglione che non sei altro, cosa mi combini? Ti sposi e nemmeno
me lo dici? - A questa si stupisce non poco ed io ridacchio mentre mi
accomodo nel divano, incrocio le dita dietro la nuca e l’osservo con
attenzione, mi dimostro molto sicuro di me e lui lo nota, ne è
spaesato, quindi incalzo senza lasciargli tempo di pensare: - Vedo che
però non è servito a molto… ti fai ancora, vero? - non ha uno dei suoi
aspetti più pessimi che io abbia mai visto e per lo meno grazie al
fatto che qua ora ci vive una donna non è un cesso.
Però
lo capisco al volo che non ha ancora smesso.
Non
si capacita di come mai io non sia infuriato come quella volta.
Di
nuovo ha fatto qualcosa di importante senza rendermene partecipe e
continua sempre a distruggersi. Perché non gli dico di tutto ma anzi
sorrido sicuro di me e sereno?
Sembro
proprio uno che sa come mettere le cose a posto, vero?
Però
lui non ci crede.
Per
me Chester rimane un libro aperto.
-
Non importa, avere una donna vicino sicuramente col tempo ti aiuterà.
Mi auguro che affronti le responsabilità che ti sei preso mentre eri
fatto e che non scappi ancora. - Mano a mano che parlo con calma e
sicurezza tipici miei, guardandolo dritto negli occhi, è sempre più
sconvolto ma noto con piacere che non trema. - Sei riuscito a diminuire
le dosi, vero? Hai seguito qualcuno dei miei consigli? -
A
questo punto finalmente risponde, anche se come una specie di automa.
Mi
fissa come se fossi uno dei suoi sogni.
-
S-sì… in realtà tutti… sto riflettendo seriamente sulla mia fede e sto
cercando di avvicinarmi a Dio, anche se non è facile perché… bè, non è
una passeggiata questa cosa, cazzo! Ma sto scrivendo i miei stati
d’animo. Ho fatto un paio di testi… - Non osa propormeli ma io glieli
chiedo sfacciato, così sempre convinto di avere un’allucinazione me li
porta, poi si accoccola su un angolo del divano accanto a me e mi
osserva abbracciandosi le ginocchia.
Sembra
così piccolo.
Ogni
volta che lo guarderò mi verrà in mente tutto quello che gli ho fatto,
ma tutte le colpe prima o poi devono terminare.
Non
serve a niente sentirsele addosso se poi non si rimedia. E non dico non
si tenta. Dico proprio non si riesce.
È
un blocco a quadretti quello che mi porge, ogni pagina è scritta, un
paio sono frasi a casaccio, altre sono cancellazioni e scarabocchi
rabbiosi senza senso.
Altri
sono quei suoi famosi testi.
Ed
è qua che è il mio turno di inebetirmi.
Rimango
di sasso a leggere le sue parole, profondità senza fine, abissi di
sofferenza.
Dio
mio… sapevo quanto male era stato ma non ne avevo la totale misura fino
a questo momento.
Leggo
e rileggo le sue canzoni, cose private e personali, dolori dove non
posso rivedere me stesso e tutte le pugnalate che gli ho dato.
Di
nuovo il cuore in una morsa, di nuovo il senso di colpa a schiacciarmi,
di nuovo la consapevolezza di quanto male gli abbia fatto.
Colgo
ogni messaggio nascosto diretto a me, colgo tutte le parole che non era
mai riuscito a dirmi ma che avrebbe voluto.
Colgo
tutto, compreso il suo amore.
Di
nuovo il bivio davanti a me.
Oh,
non ci penso minimamente a gettare la spugna e lasciarlo a sé stesso
come ho stupidamente fatto fino ad ora.
Prima
per ignoranza, poi per paura e poi per facilità.
Era
facile lasciargli fare tutto a lui.
Troppo
facile.
Questo
però è il giorno in cui affronterò me stesso e lo farò nell’unico modo
che mi viene in mente.
Metto
giù il blocco e mi giro verso di lui.
Non
lo toccherò, so che ora come ora lo torturerei perché sarebbe una falsa
illusione. Accenderei delle micce che non sarei in grado di fermare sul
momento ma che poi mi troverei a spegnere crudelmente. Ma non lo
lascerò ugualmente solo, mai più.
Non
so quanto questo sia giusto o sbagliato, ma è il mio mezzo.
È
semplicemente quello che farò, perché non so aiutarlo in altri modi che
così.
Faccio
miei i suoi occhi e con una sicurezza che non ho mai avuto per niente,
non così chiara e netta, glielo dico tranquillo e sorridendo pacato.
-
Torniamo a fare musica insieme? -
Con
questo uccido ogni parte marcia di sé.
Gli
occhi gli si riempiono di lacrime che cerca di trattenere e la luce lo
invade trasformandolo davanti ai miei occhi.
Sapevo
che avrebbe reagito così.
Eccolo
che muore e rinasce.
Ero
l’unico, ne ero certo, a poterlo aiutare veramente.
E
non mi importa di quanto questo metodo sia sbagliato e di quanto io mi
stia complicando la vita.
Tutto
quello che conta per me ora è che così io lo tirerò fuori dai suoi
abissi infiniti.
Ed
un giorno scriveremo insieme canzoni positive e luminose dove proveremo
a tutti che ne è uscito e questi testi saranno solo un orrendo ricordo.
Perché
crederci è il primo passo per tornare a galla, ed ora Chester
finalmente ci crede di nuovo.
In
me.