CAPITOLO II:
CAMMINANDO IN CIRCOLO


“Silenzio, tutti stanno dormendo nella vita
Con la paura che le loro domande possano trovare risposta
Silenzio, tutti chiudono le loro menti
E così io apro la mia
Da solo in un mondo
Con milioni di anime
Che camminano in circolo
Intrappolati nei loro sogni
Malsani e sporchi
Camminano in circolo
Ora, non disturbare
Urla in silenzio
Tutti dormono
Silenzio, viviamo all’interno delle nostre bocche
Dispiaciuti che qualcuno possa sentire quello che pensiamo
Silenzio, attenzione a quello che dici
Perchè potrebbero cacciarti via
Da solo in un mondo
Con milioni di anime
Che camminano in circolo
Intrappolati nei loro sogni
Malsani e sporchi
Che camminano in circolo
Ora, non disturbare
Urla in silenzio
Tutti dormono”

/ Walking In Circles - Dead by Sunrise /

*Mike*
Il tour massacrante di Meteora è finito da tempo, ormai, mentre il mio progetto coi Fort Minor è in pieno fermento. È strano per me dedicarmi solo all’hip hop, da quando sono coi Linkin Park non ho più fatto unicamente questo genere di musica, per scelta ed idea mia, s’intende, però è vero… penso che un po’ mi mancasse effettivamente. Quello che ho sempre pensato fosse il mio genere.
Certamente poi l’amore per la sperimentazione e le cose nuove ha prevalso e prevarrà sempre, ma se devo essere onesto sono ancora piuttosto contento di questo gruppo.
Però… però che posso dire?
È tutto bello e perfetto e va a gonfie vele, non mi sono ancora fermato e non penso di farlo, sempre pieno di idee e cose da fare. Ma mi manca qualcosa, nonostante il tempo corra implacabile e le ore non mi bastino.
Mi manca comunque qualcosa in questo pieno che ho ormai.
Credo che sia tipo nostalgia…
È passando davanti ad una vetrina di televisori accesi che trasmettono MTV che le immagini attirano la mia attenzione e sebbene io non abbia tempo, mi fermo e guardo.
Chester è lì in tv che grida per One step closer, dannazione, è il nostro primissimo singolo che è uscito ormai… cosa saranno, quattro, cinque anni fa, no? Guardalo lì sul ritornello come tira fuori tutta quella che lui chiama la bestia. È questo che mi ha catturato di lui, quella rabbia spietata che metteva nel cantare, una contrapposizione perfetta al mio ritmo.
Ricordo bene quando abbiamo sentito per la prima volta One step closer passare per radio… eravamo insieme e stavamo andando da mio padre e ci siamo fermati ed emozionati come idioti, per lo meno io ero emozionato mentre lui rideva come un cretino. Non era mai successo prima, è stato bellissimo.
L’avevo quasi scordato… è stata una delle emozioni più forti ed incredibili che io abbia mai provato ed ero con lui su una cosa fatta da entrambi.
È qua che mi viene una voglia matta di riascoltare In the end, il singolo che ha venduto di più, sempre del primo album. Posso dire con certezza che a tutt’oggi è il nostro più grande successo e penso che lo sarà anche per il futuro, qualunque cosa faremo.
Mi fermo rendendomi conto di ciò che ho appena pensato.
Qualunque cosa faremo.
È scontato che qualcosa faremo ancora e sarà insieme.
No?
Non ho mai pensato il contrario.
Però non sento e non vedo i ragazzi da molto e solo ora mi rendo conto che non abbiamo più fatto canzoni insieme dalla fine del tour di Meteora, quasi un anno fa.
Il video finisce ed io vorrei che lo rimettessero, naturalmente cambiano gruppo ed io mi riavvio per strada continuando a pensare agli altri e nella fattispecie a Chester.
Da quando abbiamo avuto quello che non so ancora come definire, quando gli ho detto del progetto dei Fort Minor e lui ha avuto quella reazione spropositata, non ci siamo più visti.
Credo che ormai sia passato un po’ di tempo… già… forse troppo.
Guardo l’ora… dannazione, è tardi, dovrei andare in Studio e… sbuffo e con un gesto stizzito del braccio penso che ho fatto così troppe volte, per farlo ancora.
Penso spesso ai ragazzi, a Chester, e mi viene voglia di rivederli e non lo faccio perché ho sempre qualcos’altro da fare.
No, questa volta voglio vederlo.
Non ci penso un istante di più, tanto meno ho dubbi su chi voglio vedere.
Vado di filato da Chester ed in poco sono a casa sua.
I suoi due cani mi accolgono col solito entusiasmo riconoscendomi, due bestioni di razza, notevoli e splendidamente tenuti che quasi mi uccidono per farmi le feste.
Capiranno che sono più grandi di me e che quindi non possono saltarmi in braccio?
Ridendo mi rendo conto è da troppo che non vengo, ma ne ho la precisa conferma quando suono il campanello e lui dopo un po’ mi apre.
L’aria è spaventosa e vengo distratto dalla sua espressione sorpresa.
- Ma guarda! Chi non muore si rivede! Razza di stronzo, è così che non mi abbandoni, tu? - Lo dice subito senza la minima esitazione, come se avesse immaginato di dirmelo troppe volte per pensarci ancora. Gli esce spontaneo ed io rimango interdetto.
Potrebbe essere uno dei suoi soliti modi scherzosi di accogliere un amico ma c’è qualcosa nella sua voce -o forse nei suoi occhi segnati ed arrossati- che mi inquieta e mi fa pensare limpidamente e subito che qualcosa non funzioni.
Qualcosa non va.
Corrugo appena le sopracciglia ed entro cercando una frase di circostanza.
Quella mi viene sempre, non ho il minimo problema a tirarne fuori, sono il diplomatico del gruppo!
- Bè, eccomi qua! Non mi offri qualcosa? - Chiedo col mio fare sfacciato e simpatico, il sorriso non deve essere molto convincente ma lui nemmeno lo nota.
Non capisco, è così diverso… in cosa?
- Tutto quello che vuoi… alcool, fumo o altro? - E’ quell’’altro’ che mi fa alzare il campanello d’allarme.
Un campanello atroce che metto subito a tacere. Lui scherza sempre.
So che prima di incontrarci si faceva un po‘ di qualcosa e beveva troppo, ma ha smesso per entrare nel gruppo. È pulito da qualche anno. Non dall’alcool ma che io sapessi non era un alcolizzato. Che io sapessi…
È solo una pessima battuta.
Con fatica ci sto dietro perché è questo che faccio sempre, lo assecondo nei suoi scherzi quando non sono io stesso a farne e lui quindi a venirmi dietro.
È da molto che non lo facciamo, forse non ne siamo più capaci, magari abbiamo perso quello che con fatica ero riuscito a guadagnare con lui.
Magari…
- Una birra è più che sufficiente, grazie! - Sorrido divertito, chissà se lo convinco.
Quando me la porge lui si prende qualcosa di più pesante e si accende una sigaretta. Sono lieto che sia solo una sigaretta, a questo punto mi aspettavo altro.
Cerco di non dimostrarmi teso ma è quello che sono e mi spaventa la cosa perché non lo sono mai stato con lui, non seriamente, non perché… perché? Non riesco nemmeno a capirlo…
È davvero consumato e lo stomaco mi si chiude. Non capisco cosa gli sia successo… non ha mai fatto uno stile di vita sano, questo è vero, ma ora penso che sia qualcosa di diverso.
- Non hai una bella cera, sai? - Glielo dico diretto perché fra noi si parlava così, poi si litigava e poi riuscivamo a capirci.
Lui ride di scherno e non mi piace, non l’ha mai fatto con questa freddezza. Così distante non lo era mai stato.
- Te ne sei accorto, cazzo! - Smetto di sorridere di circostanza, comincio a capire perché ho avuto questa voglia di vederlo… penso che se avessi aspettato ancora sarebbe stato troppo tardi.
- Immagino che non ci vediamo da troppo tempo… mi dispiace, è che i giorni sono volati fra i mille impegni che ho ora e così… - Non mi fa finire la frase che con amarezza dice:
- Sì, come se non lo sapevo… -
Io mi raggelo. È sempre stato un libro aperto ma ora è diverso… è come se si fosse trattenuto troppo ed ora stesse per esplodere. Il punto è che non è da lui trattenersi.
- Dai, non dire così… sai che con questo nuovo progetto ho molte cose da fare… - Cerco di rabbonirlo, solitamente ci riesco, qualche moina e… ma ora ride di nuovo con quell’amarezza di scherno che mi mortifica. A momenti tira fuori una pistola e mi spara!
Non lo escluderei…
Alla fine mi stufo e con durezza che odio usare, glielo chiedo:
- Cosa ti è successo? -
Lui smette di ridere ma mantiene quella luce di presa in giro negli occhi spenti e segnati, mi fanno impressione, sono sulla via della morte, quegli occhi.
Mi incupisco e l’ascolto mentre prende a parlare concitato come un fiume in piena. Un fiume che sembra ubriaco pur non avendo bevuto abbastanza per esserlo.
- Cosa? Forse che sto pensando di lasciare mia moglie… o che non lavoro più da mesi e non c’è niente all’orizzonte… che nessuno si è fatto vivo con me per dirmi di darci da fare, di riprendere a muoverci, a fare qualcosa. Nessuno mi ha più cagato, ecco cosa c’è. Ti può bastare? Ma la mia preferita è questa, senti un po’: l’unica cosa che avevo chiesto -e non ho mai chiesto un cazzo a nessuno- non è stata fatta. Una bella promessa di merda andata a puttane! Ecco cosa mi è successo! Può essere sufficiente o ci devo mettere dell’altro? -
Sta per darmi il colpo di grazia con una di quelle rivelazioni che sono certo non voglio sapere.
Il vaso straborda d’acqua, ma non solo il suo.
Ad occhi sgranati cerco disperatamente di concentrarmi sulla cosa che mi fa meno male.
- Cosa? Stai pensando di lasciare tua moglie? Ma sei matto? Non devi nemmeno dirlo, neanche pensarlo! - Lo ammonisco severo cercando di disciplinarlo, di solito era il mio compito.
Era.
Ora non lo vedo da troppo evidentemente.
- Perché cazzo, si può sapere? Faccio quello che mi pare, proprio come te! -
Sospiro. Stai calmo, Mike. Calmo.
- Perché ti sei preso un impegno quando l’hai sposata, perché hai un figlio con lei, perché la prima difficoltà non può fermarti. Non lo dici e basta. Insisti e cerchi di farla andare bene. - Poi mi rendo conto di essere stato troppo duro, più un papà severo che un amico, così sospiro, stringo le labbra, mi appoggio allo schienale e gli chiedo addolcito appena: - Perché la vuoi lasciare? -
Lui sembra placarsi momentaneamente sebbene fosse sull’evidente punto di scoppiare.
Si stringe nelle spalle e si scola una altro bicchiere di Dio solo sa cosa.
- Non sto bene con lei, ogni giorno ho voglia di ucciderla e lei altrettanto. Penso che l’amore prima o poi si trasformi in odio per tutti, con noi è successo. Non ci capiamo più, non voglio più saperne di lei, che si fotta! - Sul finale si agita e cerco di calmarlo di nuovo.
- E’ difficile quando il matrimonio è in crisi ma devi avere pazienza e tenere duro, sono momenti che poi passeranno e quando succederà ti pentirai di aver fatto una cazzata. Ora ti sembra così ma un matrimonio non può essere sempre facile, bello e felice. Però non devi mollare. -
A questo punto torna ad indurirsi, lontano da me più che mai.
- E tu allora? Te ne sei andato come uno stronzo! Mi avevi detto che saresti tornato ed invece hai dimenticato tutti noi, non sei più venuto da me, cazzo! Ora cosa pretendi, di avere una cazzo di voce nella mia vita? Hai perso questo diritto quando hai formato il tuo progetto parallelo di merda! - Ringhia sbattendo il bicchiere sul tavolino, mi guarda come se fossi il suo nemico numero uno.
Mi mordo il labbro in difficoltà. Non dico spaventato ma quasi.
Questo non è un Chester che avevo mai conosciuto.
È atroce parlare con lui e non oso immaginare cos’altro fa in questo periodo.
Se pensa di lasciare sua moglie di sicuro non sopporta il momento in modo sano…
All’idea di affrontare questo discorso mi si annoda di nuovo lo stomaco e la testa comincia a pulsarmi.
Penso che ci scanneremmo, volerebbero parole che non vorremmo e ce ne pentiremmo, ma sarebbe troppo tardi.
Lo so.
Sospiro un paio di volte ritrovando la calma e la freddezza per dire la cosa giusta.
La cosa giusta… e cosa sarebbe?
Ora come ora non lo so proprio.
Mi sta buttando addosso una colpa che non è per niente velata… però quello che significa è molto più di come l’ha messa lui.
- Non è passato davvero tanto tempo, sono solo pochi mesi e non è una cosa veloce. Perché intanto non ti senti con gli altri e vedi cosa hanno deciso? Se hanno voglia di pensare a fare qualcosa di nuovo col gruppo, se… -
Lui sbatte questa volta i pugni sul tavolo e si alza di scatto cominciando a camminare su e giù per casa come un forsennato. Respira affannato ed è sempre più pallido.
Parla e si muove a scatti, i nervi sono a fior di pelle e sono sempre più impietrito.
Detesto sentirmi così per lui.
- A loro non frega un cazzo come a te, sennò sarebbero venuti. Ma la verità è quella che tutti pensano e nessuno ha le palle per dirla. Perché loro preferiscono dormire e stare zitti. Perché dire quello che si vuole non si può e così nessuno lo fa. Se hai bisogno di urlare devi farlo in silenzio! Se devi scappare devi farlo camminando in circolo in modo da non allontanarti! Se devi sognare è meglio che lo fai con qualcosa di insano e sporco perché tanto non lo potrai mai realizzare! Se hai bisogno di qualcuno è meglio che ti abitui a stare solo perché ci sono solo milioni di anime fottutamente depresse! Nessuno vuole parlare davvero ma io lo faccio, io c’ho le palle piene! Perché sei stato tu a chiamarmi e a portarmi qua e tu ora mi stai abbandonando e loro te lo permettono senza dire nulla! Perché la verità che tutti pensano e nessuno ha le palle di dire è che tu ci stai semplicemente mollando e mandando a fanculo, ma sai una cosa? Ti ci mando io per primo! Vattene, fai il tuo hip hop del cazzo! Non me ne fotte! Io andrò avanti da solo come dovevo fare dall’inizio, come è sempre stato! Io ora comincio a camminare da solo e vado dritto, non mi muoverò più in circolo! Vaffanculo, Mike! -
Non urla proprio, non sembra ne abbia la forza e l’energia, ma ha parlato concitato ed io sono raggelato.
A qualche centimetro dal mio viso sta il suo sudato, allucinato e… Dio, non posso dirlo. Non posso. Non posso. Significherebbe troppo, un troppo che non so se posso affrontare, non ora dopo quello che mi ha detto.
Vorrei dirgli di nuovo che non l’ho lasciato, che non ho lasciato nessuno, che andrà tutto avanti come sempre, che è solo un periodo di riposo per capire che musica vogliamo fare ancora, ma che la faremo.
Ma come dice lui, le parole non escono.
Ho voglia di urlare ma non lo faccio.
Di piangere ma non lo faccio.
Di stringerlo ma non lo faccio.
Perché ho paura che questa volta verrei respinto e non voglio.
Però lui ne ha bisogno ma a questo punto non credo di essere in grado di dargli ciò che gli serve.
Non se poi sono stato anche io quello che ha contribuito a farlo crollare in questo modo.
Perché che questo sia il suo crollo, non ho il minimo dubbio.
Nemmeno uno.
È solo che ho bisogno di gridare e piangere e capire se è vero quello che ha detto ed ora non riesco a vedere anche di lui e a fare ciò che gli serve, ciò che dovrei.
Perché sono umano e non ce la faccio.
Dio, non ce la faccio davvero… ora odia me e forse più di sua moglie, il che sembra quasi una barzelletta perché non siamo noi quelli sposati…
Dopo essermi morso le labbra a sangue e aver trattenuto il fiato a più non posso, senza dire una sola parola, scuotendo il capo mi alzo e me ne vado più veloce che riesco, senza voltarmi, senza esitare, senza ascoltare il casino che fa in casa e vedere come i cani si nascondono in giardino impauriti.
Quello non è Chester.
Non so chi sia ma non è il Chester che ho conosciuto e forse quello che ho conosciuto era un falso ma è quello che rivoglio e se non lo posso riavere, se non esiste più perché non era vero ed autentico, allora non lo voglio più.
Basta.