CAPITOLO V:
TROPPO TARDI
È freddo e buio, penso
che sto diventando pazzo
La fine sta arrivando,
è vero
Sono completamente solo
e sto urlando il tuo nome
Sembra che sia tutto
ciò che posso fare
Ma è troppo tardi per
tornare indietro ora
È troppo forte per
sentire il suono
Sono così perso che non
posso essere trovato
È troppo tardi per
tornare indietro ora
È difficile
concentrarsi quando la tua vita è confusa
È difficile vedere la
verità
Come posso andare
avanti quando c’è così tanto da imparare
E ogni strada ritorna
da te
Ma è troppo tardi per
tornare indietro ora
È troppo forte per
sentire il suono
Sono così perso che non
posso essere trovato
È troppo tardi per
tornare indietro ora
Ma è troppo tardi per
tornare indietro ora
È troppo forte per
sentire il suono
Sono così perso che non
posso essere trovato
È troppo tardi per
tornare indietro ora
Ora
Sono così perso che non
posso essere trovato
È troppo tardi per
tornare indietro ora
/Too late - Dead by
Sunrise/
*Mike*
Non ho fatto che
pensarci e all’idea di tornare da lui per chiarire mi sentivo male,
sono scappato come un codardo nell’attesa di trovare il coraggio di
farlo.
E non è quello
che mi manca, è la consapevolezza che se lo affronto ora lo demolisco.
Voglio farlo?
È giusto
distruggerlo definitivamente?
Sta già male,
poi arrivo io e faccio cosa?
Magari dopo
quella volta si è reso conto di aver esagerato e si è dato una
regolata. Magari l’ho aiutato di più non facendomi vivo.
Ma mi odia,
cosa penso di poter fare?
Forse è questo
che mi ripeto di continuo.
Dopotutto mi
odia e basta.
Sospiro, non ho
davvero diritti su di lui, cos’eravamo, dopotutto?
Solo amici.
Per lui era
tanto, lo so, non si fidava di nessuno prima di me, ed ora non lo farà
più di nuovo.
Non
dovevo…eppure non dovevo fare cosa?
Per lui dovevo
mollare ogni mia aspirazione creativa perché altrimenti andava in crisi
d’abbandono?
Che poi non
l’ho abbandonato!
Dannazione,
quanto mi manca… è da tanto che non lo vedo, ci siamo lasciati male ed
io ora sto cantando con altri che non sono lui e mi manca, vorrei che
cantasse ancora con me. Nonostante quello che mi ha urlato contro e che
è stato ingiusto, vorrei che cantasse ancora con me.
Mi manca la sua
voce, quando urla, quando sussurra, quando si mescola alla mia… ed i
brividi che mi trasmette… mi mancano gli sguardi complici sul palco, i
nostri scherzi, il comporre insieme. Mi manca.
Magari non so
cosa intendo comporre, ma so che voglio riprendere.
Mi manca.
Voglio cantare
con lui ancora.
Ripensandoci
con tanta intensità non posso che prendere il telefono e comporre un
numero, non certo il suo, non ci riuscirei, ora come ora, a sentirlo.
Non per telefono, poi…
Brad mi
risponde annoiato e quando sente la mia voce si stupisce.
Parliamo del
più e del meno ma non avrei mai pensato che anche lui potesse un giorno
darmi un tale colpo, un colpo che so non potrò mai digerire.
- Sono con te,
amico, lo sai, lo sono sempre stato. E sono certo che anche gli altri
lo saranno e qualcosa troveremo da fare, ma Chester? -
Me lo chiede
come se io dovessi saperlo e se fosse ovvio.
Mi irrigidisco
e dimentico ogni cosa mentre chiedo di cosa parla. Quando mi risponde
il gelo cala, ma è un solo secondo perché subito una vampata mi
infiamma ed io non capisco più niente.
- Chester si è
separato dalla moglie, non so quanta voglia avrà di tornare a fare
musica proprio ora… boh… -
Non so nemmeno
quando ho messo giù il telefono e sono salito in macchina.
Non ho più
pensato a niente, ho solo agito e stop.
Non è una cosa
che farei in condizioni normali, non con uno stato d’animo simile,
quando so che non riuscirò mai a controllarmi.
E lo so, oh se
lo so, che non mi controllerò mai.
Ma è sangue
quello che succhio dal labbro e deduco di essermelo morso come un
forsennato.
Lascio una
frenata da paura sull’asfalto e correndo di filato arrivo alla sua
porta, i cani nemmeno mi saltano addosso, si nascondono con la coda fra
le gambe.
Suono e suono e
non mi apre ed è qua che mi va il sangue alla testa.
È in casa, la
sua macchina è qua e poi dove cazzo vuoi che sia un coglione che lascia
la moglie e non lo dice al suo amico?
Sì, perché ora,
improvvisamente, non ho dubbi di esserlo ancora nonostante tutto.
All’ennesima
suonata a vuoto giro la maniglia e con gioia la trovo aperta, così
entro senza complimenti e mi fiondo in soggiorno dove spero di trovarlo.
Mi fermo, è un
tugurio, un autentico porcile, questo posto.
Sporco,
disordinato, tutto all’aria e con una puzza di chiuso tremenda.
Arriccio il
naso e vado oltre, non è qua.
La cucina fa
vomitare, il bagno penso mi ucciderebbe se ci stessi un secondo di più.
Così vado di
corsa in camera sua e fra i vestiti all’aria -e non indago se siano
sporchi o cosa- lo vedo steso sul letto in una posizione che
probabilmente per lui è comoda. È la sua espressione estasiata e vuota
che mi dà il colpo di grazia, io penso che ora sia la fine.
La nostra.
Perché ora lo
ammazzo e poi mi faccio fuori a mia volta. Non so perché, forse non
credo potrei resistere in un mondo senza di lui, o forse sarebbe il
rimorso di aver ammazzato uno che una volta era un essere umano.
Perché che
questo stronzo sia in piena estasi da chissà che merda ha preso, non ho
il minimo dubbio.
Non perdo
nemmeno tempo a dire qualcosa.
Mi fiondo da
lui e con il piede lo butto brutalmente giù dal letto.
Rotola a terra
con un tonfo e non so se si accorge di cosa sia successo, non si muove
subito, i suoi movimenti sono rallentati.
Ho il sangue
che ribolle pericoloso nelle vene, Dio, fa che non lo ammazzi davvero.
Non mi sono mai
sentito così.
Questo pezzo di
merda si droga e non ho un altro modo per dirlo, sebbene l’altra volta
l’avessi sospettato.
Chissà, magari
volevo dargli la possibilità di togliersi da questo schifo senza farmi
intervenire.
- Che… che
diavolo vuoi? - Biascica con un’espressione lasciva e voce strascicata
tirandosi su in ginocchio, si appoggia al letto con le braccia e la
testa.
- AMMAZZARTI!
-Gli urlo contro a pochi centimetri dal suo viso pessimo, magro e
sciupato.
Lui si
riscuote, un po’ la botta di prima ed un po’ il mio urlo deve averlo
svegliato.
Sembra vedermi
e riconoscermi ed io credo che ho più voglia di prima di farlo fuori.
- Con che cazzo
di diritto? - Questo mi spiazza per un momento, lo devo ammettere.
Mi metto sopra
al materasso per potergli gridare meglio in faccia e continuò
artigliando il piumino sotto.
- IL MIO! - So
che non è una risposta logica ma sono furibondo, poi aggiungo:
-CHESTER, COME CAZZO HAI POTUTO LASCIARE TUA MOGLIE E NON DIRMI
NIENTE?- cominciamo con questo, poi passo al resto, sorvolo sul fatto
che gli avevo detto di non farlo, uno non deve per forza fare quello
che gli suggerisco, ma poteva almeno avvertirmi, doveva!
Lui mi guarda
con fatica cercando di tornare in sé, quindi biascica ancora:
- E’ questo che
ti dà fastidio? - Lentamente riprende le forze e si tira su senza
mollare l’appoggio al letto. Trema appena, ma ormai la droga in circolo
gli sta dando le forze di rito e presto avrà energie da vendere. - Che
non te l’abbia detto? E perché avrei dovuto? Non sono più niente per
te. - E lo noto. Oh se lo noto. Che non è ‘non sei niente per me’
ma‘non sono niente per te’. C’è una differenza sostanziale!
- Non dire
puttanate! Sai che fra noi non si chiuderà mai! Anche se litighiamo non
significa un cazzo, poi torniamo sempre a parlarci! -
Ora non urlo
più perché lo vedo particolarmente strano, sicuramente la droga non gli
ha fatto quel gran bene.
- Ah sì? - Mi
chiede con una luce che mi inquieta. - E allora perché non sei tornato?
Ti aspettavo… -
- L’ho pur
fatto… - Ma non sono ancora completamente lucido, penso di non aver
dato una gran buona risposta, così cerco di riprendere in mano la
conversazione, se così si può chiamare. - E perché l’hai lasciata?
Perché vi odiate? Ma davvero? Se ci si ama non ci si può odiare, può
sembrare odio ma è solo un momento passeggero di insofferenza, cose che
si possono superare. Se è vero amore non finisce mai! O magari ora mi
vieni a dire che non l’hai mai amata! - E non so perché diavolo insisto
tanto su Samantah, non è che me ne sia mai importato seriamente… cos’è
che voglio sapere davvero?
Non faccio in
tempo a chiedermelo che lui lo coglie prima di me ed immediatamente mi
rendo conto che ho fatto una cazzata a venire qua.
- E cosa cazzo
te ne fotte a te? L’ho lasciata, basta. - Sono contrariato, io voglio
sapere perché l’ha fatto ma che non mi chieda perché.
- E poi perché
cazzo ti droghi, ora? Se sei così disperato per lei allora significa
che c’è ancora del sentimento, qualcosa da salvare… - Ma cosa diavolo
sto dicendo? Si può sapere?
Non mi
interessa la questione di sua moglie ma perché non mi ha reso
partecipe, perché ha cominciato a farsi, perché è sprofondato in questo
modo, perché non mi ha chiesto aiuto…
Chester si
trasforma e sembra irriconoscibile, in un secondo mi è sopra e non so
proprio che diavoleria abbia preso che gli dà tutta questa forza, ma mi
schiaccia sul letto e si accomoda sopra premendo il bacino contro mio.
Sorride malefico e parla basso ed insinuante avvicinando le labbra alle
mie:
- Vuoi saperlo
perché? Per colpa tua. Perché mi sono reso conto che era te che amavo.
Il mio matrimonio è andato a puttane per colpa tua, così quando mi sono
sentito abbandonato da te sono uscito di testa, è diventato tutto
freddo e buio ed io pazzo. Oh, non sai quanto sono impazzito, ma la
fine ormai è arrivata. Sono rimasto solo perché volevo te e non potevo
averti, quindi non sono più riuscito a smettere. E so che ormai è
troppo tardi, perché tu non mi vorrai mai allo stesso modo. Ed io sono
confuso e non riesco a concentrarmi, ma non posso tornare indietro e
non innamorarmi di te. Ti amo e la verità è che non potrò mai averti,
quindi mi distruggo perché tutte le strade che ho intorno vogliono
andare da te. Ormai mi sono perso, non posso essere trovato. - Sentire
la sua bocca sussurrare strisciante sulla mia pelle, sul mio viso, sul
mio collo, sul mio orecchio e provare mille brividi di piacere che non
dovrebbero esserci, non in una situazione simile, non con quello che mi
sta dicendo.
Registro tutto
e capisco solo che ormai è completamente andato.
Cosa diavolo
sta dicendo?
Che mi ama?
Lo guardo
interrogativo ed ancora incredulo su cosa stia affermando e facendo, ma
le sue mani non lasciano dubbi, così come il suo sorriso sbieco
estremamente seducente.
Mi ritrovo
eccitato, forse è che a stimolarmi così con le dita anche un monaco
reagirebbe.
Cerco un motivo
per calciarlo via, potrei farlo ma mi sento immobile, di pietra.
E qua la
domanda striscia dentro di me.
Non è che
magari semplicemente piace anche a me quello che mi sta facendo?
Mi piace perché
è lui a farmelo, no?
Ma a questa
possibilità tutto il caos del mondo si concentra in me e andando
colossalmente in tilt lascio che le sue labbra si chiudano sulle mie.
Ho un’erezione
da paura, sono completamente impazzito, ma le sue mani dentro ai miei
pantaloni sono calde e si muovono così bene che… per non parlare della
lingua che allaccia la mia…
Ed io gliela
do, oh se gliela do. Non esiste che uno mi costringa a fare ciò che non
voglio, però le cose non sono mai così semplici.
E realizzo che
in qualunque modo la si veda e qualunque cosa io provi e voglia, è
insindacabile: Chester è completamente fatto, non sa minimamente cosa
sta facendo, anche se il suo discorso sembrava vagamente sensato ed ora
sa come diavolo gestire il mio corpo.
Chester è fatto
fino all’anima, non ha la più pallida idea che si sta facendo me.
È così che
torno con una scarica elettrica che precede di un soffio l’orgasmo più
sconvolgente della mia vita, gli do il famoso calcio e lo faccio cadere
di nuovo, dopo di che come un fulmine volo via da qua, via, lontano,
nella speranza si svegliarmi nel mio letto e non essermi mai eccitato
con Chester intossicato sopra.
Nella speranza
di non aver mai creduto alle sue strane parole che dovevano essere una
confusa dichiarazione.
Ma non mi
sveglio perché non dormivo. Seduto nella mia auto con la fronte
appoggiata al volante, il panico mi avvolge.
Ed io mi
conosco, lo so.
Quando il
panico mi prende Dio solo sa cosa finisco per fare.
Ti prego, fammi
tornare in me, fammi tornare in me… è sbagliato, non va bene, non era
niente, non era reale, era una parentesi, era nulla… fammi tornare in
me.
Ti prego.
Non devo fare
sciocchezze.
Non devo.