CAPITOLO
IX:
RIENTRARE
STRISCIANDO
A volte
guardo la mia stessa faccia
E
non so chi sono
Vedo
un pezzo di tutti quelli che conosco
Seppelliti
sotto la mia pelle
Io
non voglio essere come loro
Voglio
rientrare strisciando
E'
difficile pensare a tutto
Quello
che non ho sentito prima
Sento
queste voci nella mia testa
Potrebbero
essere la mia ma non ne sono sicuro
Le
sento che mi dicono
Chi
pensano che io dovrei essere
Perchè
non mi vogliono lasciare in pace?
Non
posso impedirlo, provo a combatterle
Ma
sto perdendo il controllo
Io
non voglio essere come loro
Voglio
rientrare strisciando
Non
voglio perdere la mia innocenza
Non
voglio che il mondo assecondi il mio cuore
Non
permetterò alle tue bugie di prendersi un pezzo della mia anima
Non
voglio prendere le tue medicine
Voglio
rientrare strisciando
A
volte mento
A
volte striscio
A
volte mi sento come se volessi
Morire
/Crawl
Back In - Dead by Sunrise/
*Mike*
Apro
gli occhi e sento subito qualcosa che mi dorme contro.
Per
un momento penso che sia Anna e che io sia a casa mia, ma quando mi
rendo conto che non è la mia camera e che la figura che mi dorme fra le
braccia è più magra e ossuta, capisco di chi si tratta.
Solo
non capisco come siamo finiti a dormire abbracciati.
Chester
dorme contro di me e sembra che stia finalmente bene, almeno ora…
Sospiro
sollevato, non importa che io lo stia abbracciando. Dopo lo stato in
cui l’ho visto ieri sera questo mi sembra un miracolo.
Starei
qua tutto il giorno se questo l’aiutasse a stare bene, ma so che quando
si sveglierà avrà una fortissima crisi d’astinenza e questa volta non
la supererà con le mie braccia che lo stringono.
Ho
promesso che mi sarei preso cura di lui ma la verità è che non ho la
minima idea di come si faccia.
Suppongo
che per prima cosa lo debba volere lui, uscire dalla droga, e poi debba
mantenere uno stato interiore sereno e ritrovare il suo equilibrio
mentale.
Sempre
che ne abbia avuto uno, in effetti.
Ho
i miei dubbi.
In
tal caso dovrebbe capire cosa vuole.
Dovremo
parlare e senza droghe o astinenze di mezzo.
Come
posso fare?
So
che se mi rivolgessi a qualcun altro mi ucciderebbe, credo che abbia
accettato il mio aiuto, sempre che questi significhi che l’ha
accettato, solo perché sono io.
Ora
devo capire un paio di cose, fra cui quanto veri sono i suoi deliri e
quanto vuole uscirne.
Il
resto lo affronteremo dopo.
Però
non vorrei nemmeno muovermi da qua.
Rimango
ad osservarlo dormire un altro po’, è così sciupato che fa paura… come
si è ridotto?
Vorrei
sapere perché… non riesco a capire come si possa arrivare a questo
punto, non lo so proprio.
Lui
dice che ho contribuito a questo suo affondo, poi mettici che con sua
moglie non va bene e che non aveva più la musica dove sfogarsi e credo
sia un po’ il completo.
Poi
so che lui ha avuto un passato da tossico, quindi quando ci siamo
trovati nel tour con tanti altri che facevano questa vita usando
sostanze varie, penso che sia stato poco a ricaderci ma penso che sia
principalmente perché non aveva un autentico equilibrio che gli
impedisse di rifarlo.
Anche
gli altri si fanno di canne e alzano il gomito, ma non al suo livello.
Io sono certo di essere stato salvato dalla mia fede profonda, non ho
fatto sciocchezze solo per questo, ecco perché insisterò su questo
punto.
Ok,
per bere bevevo come tutti, figurati, ma ho smesso quando ho messo in
piedi i Fort Minor…
Deve
trovare la sua fede, dopo andrà tutto meglio.
A
parte tutto questo penso poi che ci sia un incubo che lo tormenta nel
profondo, qualcosa che va oltre i problemi che ha ora, qualcosa che lo
distrugge da moltissimo e che forse ha nascosto per bene in sé.
Forse
deve sondare anche questo e soprattutto darsi pace.
È
solo che non riesce a dimenticare qualcosa e al primo problema cade
invece di riuscire ad affrontarlo come si deve.
Ma
io?
In
che misura ho contribuito alla sua sofferenza?
Ripenso
a quando me l’ha detto prima in macchina e mi sento di nuovo male… gli
occhi che aveva… la voce… è stato atroce, come se mi trapassasse con
una spada.
Mi
ritiene colpevole di avergli fatto più male degli altri e averlo
abbandonato.
È
vero?
L’ho
abbandonato?
Sì,
credo che defilarmi in questo modo si possa vedere così…
Parla
di promesse infrante, di bugie e di ipocrisie.
Vorrei
proprio sapere di questi suoi deliri cosa è autentico e cosa non lo è.
Devo
cogliere un momento di lucidità per parlarne di nuovo, chissà se ora ce
la farebbe.
Mi
dispiace svegliarlo, dorme così bene e sembra un altro, ma forse
proprio per questo è adesso che dobbiamo parlarne.
Mi
faccio forza e senza allontanarmi di un centimetro alzo la mano dalla
sua vita, l’appoggio leggera sul suo viso e con delicatezza lo scuoto,
ma sono carezze quelle che mi escono.
È
che prima di pensare alle mie colpe devo capire quali mi attribuisce.
Se
ha ragione non credo che avrò più il coraggio di guardarmi allo
specchio… figurarsi lui…
Sospira
un po’ e poi apre gli occhi, siamo ancora molto vicini e non lo vedo
contrarsi in alcuna sofferenza.
Sta
ancora bene.
Credo
che l’attimo sia questo, forse è un po’ addormentato ma se lascio che
si svegli troppo poi gli tornerà il bisogno di farsi, io devo essere
più veloce.
-
Buongiorno… - Mormoro con un sorriso timido. Non è che sia normale
dormire abbracciato a lui, specie dopo questi mesi.
Forse
è convinto di stare sognando e ancora immerso in una beatitudine che
gli invidio, mi mostra un miracolo e sorride.
-
Sei rimasto tutta la notte… - Sussurra con voce roca, deve avere la
bocca impastata ed una gran sete, ma mi prenderò dopo cura dei suoi
bisogno fisiologici, ora ci sono quelli mentali in priorità.
Non
ci muoviamo, lui continua a starmi accoccolato contro e i nostri visi
sono a pochissima distanza ma non mi dà fastidio o imbarazzo.
-
Non potevo lasciarti solo questa notte. - Rispondo piano facendomi
serio, poi aggiungo notando che continua a stare apparentemente bene: -
Come stai? Ti va di parlare? -
È
un po’ sorpreso dalla domanda ma l’accetta di buon grado e intrufolando
la mano fra il mio braccio ed il mio fianco in una specie di abbraccio,
sembra si prepari:
-
Sì, sto bene grazie a te. Ho quello che desidero. -
Non
è sveglio, forse sta ancora dormendo e non sa cosa sta dicendo… forse è
comunque un discorso inutile ora…
-
Sei in te? - Non posso non chiedertelo.
Lui
sfodera il primo ghigno ironico non fastidioso da quando ha cominciato
il suo incubo ed io mi rilasso. È in sé!
-
Bene… - Comincio non sapendo come partire. Mi aggancio ai suoi occhi
che sembrano più grandi di quanto non lo siano mai stati, mi cattura
per un istante, vi si legge così tanto in questo sguardo tormentato e
al tempo stesso pieno di una strana speranza. - Io vorrei sapere cosa
pensi davvero della situazione in cui sei. E non ciò che pensi in mezzo
ai deliri. Per questo vorrei che me lo dicessi ora, prima che la voglia
di farti torni a rovinare tutto. -
E
non mi chiedo come mai anche se è sveglio non ha ancora l’astinenza…
Certo
si va a momenti in questi casi, almeno credo, ma lui alla fine si è
addormentato mentre l’abbracciavo e piangevo come un bambino. Non si è
preso nessuna dose.
Ora
che rimaniamo assurdamente abbracciati a letto -e diavolo, non mi
sembra strano nemmeno questo dopo tutto quello che è stato fra i suoi
deliri passati?- lui sta bene.
Non
mi chiedo come sia possibile nemmeno questo?
Lo
accetto e basta?
Chester
si morde il labbro e lo storce un po’ finché dopo averci pensato
attentamente, non si decide a rispondere.
La
sua voce è chiara ed il tono certo, anche se sussurra e parla con una
certa difficoltà.
Voglio
dire… sa cosa sta dicendo e forse ci sta pensando davvero per la prima
volta.
Ecco
che arriva la sua consapevolezza, ora vediamo fin dove arriva.
- A
volte guardo la mia stessa faccia e non so chi sono, non mi riconosco
proprio… vedo un pezzo di tutti quelli che conosco e che si sono fatti
come me, sono sotto la mia pelle e non voglio essere come loro che si
rovinano fino al punto di non ritorno. Io voglio riuscire a farcela, a
rientrare. Non voglio finire male come loro e mandare tutto a puttane.
Voglio rientrare a costo di strisciare. È questo che penso quando sono
lucido. Ma forse è anche la prima fottuta volta che lo penso ed è
perché sei qua davanti a me e mi tieni fermo con le tue mani. - Dio,
non penso sia mai stato più sincero di così… l’ho voluto io ed ora devo
prendere tutto quello che mi dirà consapevole che sarà la verità
assoluta.
E
se mi ripetesse che si droga anche per colpa mia?
In
che misura è colpa mia?
Devo
capirlo una volta per tutte.
Non
lo interrompo ma sto attentissimo.
-
E’ difficile pensare lucidamente, sento sempre delle voci nella mia
testa… potrebbero essere vere ma non ne sono sicuro, potrebbero essere
allucinazioni che mi inducono a farmi per averne altre fottutissime,
però potrebbero anche essere i miei autentici pensieri, cose vere, cose
mie… queste voci mi dicono cose… chi pensano che io dovrei essere… -
Ma
ora, catturato da questo suo discorso sentito dal profondo, chiedo
cauto:
-
Chi dovresti essere? -
-
Che se voglio stare meglio devo farmi di qualche merda… per fermare
tutto… o magari farlo accelerare, non so… e dimenticare i problemi,
quello che non va, chi mi ha fatto male… e continua a farmene… - Mi
mordo io il labbro ora. Sono fra questi? Non ho il coraggio di
chiederglielo. - Perché non mi vogliono lasciare in pace? - Lo mormora
con voce rotta, sta per piangere, è esasperato di questo suo stato su
cui sta riflettendo con onestà per la prima volta. Rafforzo l’abbraccio
e gli carezzo la schiena e le braccia. Lui prende un respiro tremante e
continua sempre con voce instabile. Sta male a parlarne ma lo fa lo
stesso perché gliel’ho chiesto io.
-
Non posso impedire che mi parlino, provo a combatterle ma sto perdendo
il controllo… l’ho perso… io non voglio essere come loro, cazzo…. -
Termina ringhiando ed una scintilla di rabbia illumina i suoi occhi,
rabbia che mi colpisce molto. - Voglio rientrare anche a costo di
strisciare. Non voglio perdere la mia innocenza ma ormai sono certo sia
tardi… -
Con
uno scatto non riesco a non intervenire di nuovo, non voglio che pensi
che sia davvero irrecuperabile, che sia finito, non voglio che getti la
spugna…
Gli
prendo il viso fra le mani e con fermezza gli rispondo sicuro:
-
Non è mai tardi, c’è sempre qualcosa da salvare, anche solo un piccolo
pezzo di te… l‘anima non muore mai. Devi solo trovarla e tirarla fuori!
-
Sembra
che io ora l’abbia di nuovo ferito ulteriormente. Dimostra
immediatamente un’espressione disillusa come poche volte l’ho visto e
spezzato, come prima in macchina quando mi ha trapassato a quel modo,
sussurra fra i denti:
-
Non voglio che il mondo assecondi i capricci del mio cuore malato. Non
permetterò alle tue bugie di prendersi un pezzo di quello che rimane
della mia anima. Le tue parole dovrebbero essere medicine, tu che credi
in me e che io mi possa salvare. Sono tutte palle, non c’è niente di
me, rimasto, ma anche strisciando voglio rientrare. È che… - Esita e si
perde, poi in un soffio riprende: - a volte mento… a volte striscio… a
volte è solo che voglio morire… ecco come mi sento e cosa penso. -
E
Dio solo lo sa come ci riesco, ma lo faccio e lo chiedo quasi senza
rendermene conto.
Ma
era l’unica cosa che volevo sapere davvero.
L’unica.
-
Chester, cosa provi veramente per me? -
Ora
ci crederò, se me lo dirà ora ci crederò, perché qua, ora, così, non
c’è spazio per menzogne.
Assolutamente.