NOTE: questa si
colloca all’inizio della loro conoscenza, Chester era arrivato non da molto nel
gruppo e stavano facendo il primo album, Hybrid Theory. Non so se la storia
dietro a My december pubblicata su una versione limitata dell’album sopra citato
sia esattamente questa, però avevo un’idea precisa e cercando cercando, questa
canzone è quella che si prestava meglio, così l’ho usata in questo modo. Che
altro dire? Qua non si mettono insieme ma nei miei piani diciamo che è una sorta
di inizio. Ne arriveranno altre.
Quello che riguarda il
passato di Chester è purtroppo vero, anche se non sono andata nei dettagli e non
ho detto tutto.
Buona lettura. Baci
Akane
MY
DECEMBER
CAPITOLO I:
COMPOSIZIONE
- Quali sono queste parti
buie? - Alla domanda quasi brusca di Mike, Chester lo guardò come un gatto
randagio colto da un estraneo a fare qualcosa di discutibile e segreto. Il
ragazzo dai lineamenti lievemente orientali lo guardò rendendosi conto dello
stato difensivo e corresse la domanda per non essere frainteso: - Intendo nella
canzone… - Mise le mani avanti cominciando a giocare con la penna.
Smise di guardare il foglio
per scriverci qualcosa sopra e fissò con occhi neri e attenti il giovane che
aveva davanti.
Non era la prima canzone
che scrivevano insieme ma fino a quel momento erano stati espressi concetti
piuttosto chiari e comuni, in un certo senso, come i sentimenti di un rapporto
difficile o totalmente disastroso.
Ma quella volta era
diverso.
Chester aveva esordito
dicendo che voleva parlare di parti buie e così gli era sorta spontanea la
domanda…
Lo vide accendersi nervoso
una sigaretta e guardarsi intorno a disagio e seccato, come se fosse sotto
torchio e avesse fatto qualcosa di terribile.
“Ok, “ Si disse Mike pronto:
“Ci siamo… questa è autobiografica!”
Lo capì subito dallo stato
d’animo di quel ragazzo irascibile che non sapeva mai trattenere le proprie
contrarietà.
- Non serve specificarlo.
Ognuno ha le sue, non voglio andare nei particolari. Solo parlare di parti buie.
Tutti ne hanno. -
Disse infine brusco
tagliando corto, incrociando le braccia sul tavolo e appoggiandovi il mento
mentre stringeva la sigaretta fra le labbra. Il fumo si disperdeva nell’aria
ingrigendola leggermente e Mike per un momento vi si perdette ad osservarlo,
quindi si riprese e tornò sul compagno che aspettava scrivesse qualcosa a
riguardo.
Mike di norma aveva una
pazienza fuori dal comune e sopportava di tutto, ma in quell’occasione se ne
stizzì e lasciando cadere la penna con un gesto secco, incrociò a sua volte la
braccia sul tavolo proprio come Chester e lo fissò intenzionato a non tirare
fuori nemmeno un verso.
Per chi lo
prendeva?
Voleva fare qualcosa di
autobiografico e pretendeva che con quelle poche informazioni lo accontentasse
con uno schiocco di dita?
Non sapeva un bel nulla di
lui ed anche se fino a quel momento non avevano avuto problemi a comporre
insieme ed era sempre stato collaborativo, il fatto che ora pretendesse una cosa
personale senza però aprirsi, la trovava assurda.
Qualche anno più tardi se
la sarebbe scritta direttamente da solo ma all’epoca era difficile che Mike gli
permettesse di mettere mano totalmente da solo ad una canzone, anche perché le
prime le cantavano sempre in due.
Chester notò che era
seccato e non avendolo mai visto così alzò le sopracciglia spaesato:
- Bé? - Chiese stranito e
arrogante allo stesso tempo.
- Mi dispiace, ma non
riesco a tirare fuori niente da un ‘parliamo di parti buie’! Per chi mi prendi?
L’idea è tua e non dice molto! - Il tono sostenuto era comunque sempre contenuto
rispetto a quello più alterato di Chester che invece si alzò dalla sedia e
cominciando a gesticolare infiammato, parlò liberamente arrabbiato:
- Dannazione, cosa c’è di
complicato? Ognuno ha le sue parti buie, i periodi oscuri, le proprie tenebre.
Cose che forse superano, forse no, ma che comunque tormentano e non lasciano in
pace. Parliamo di queste cose ma senza andare nello specifico! - Ancora
un’obiezione e l’avrebbe buttato giù dalla sedia!
Mike però non era contento
e del tutto disturbato, senza alzarsi, si raddrizzò e gli spostò carta e penna
dove prima era messo lui, poi scocciato e quasi maleducato come non era ancora
stato col ragazzo, disse:
- Fa pure, accomodati!
Fammi un esempio di ciò che intendi! Butta tu giù qualcosa! -
Chester esasperato si fermò
davanti a lui, al di là del tavolo, e piegato lo fissò come se fosse un
mentecatto, quindi gli gridò domando a stento l’insano istinto di prenderlo a
pugni.
Quel tipo cominciava a
farlo irritare davvero!
- IO NON POSSO, FINIREI PER
ESSERE TROPPO SPECIFICO! -
Allora straordinariamente
urlò anche Mike che di solito aveva un ottimo autocontrollo, quindi alzò gli
occhi puntandoli senza il minimo timore in quelli infiammati dell’altro:
- E CHE MALE C’E’? -
- NON VOGLIO! -
- MA PERCHE’?! - Si alzò
esasperato, battendo le mani sul tavolo e appoggiandosi ad esso; non riusciva a
capire dove fosse il problema. Se voleva parlare di qualcosa che gli era
capitata poteva anche farlo, le canzoni servivano a quello…
Chester strinse le labbra e
si fece quasi sanguinare il piercing, quindi batté a sua volta sul tavolino ma
senza dire niente si girò non riuscendo più a guardarlo con la paura di dire
qualcosa di troppo. Qualcosa su sé stesso.
Come poteva sapere se
fidarsi di quello lì?
Non è che lo conoscesse
molto…
E poi non
voleva.
Non voleva condividere
certe cose così private… così dolorose… così vergognose… nemmeno in una canzone.
Non poteva fidarsi di
nessuno.
- CHESTER! - Lo chiamò a
gran voce intenzionato a cavarne almeno un ragno dal buco. Il cantante ancora
non rispose, così Mike riprovò e all’ennesimo tentativo andato a vuoto,
guardando la sua schiena, gli si avvicinò da dietro e tuonò fuori di sé: - CHE
CAZZO DI PROBLEMA C’HAI?! NON SAI PIU’ COME SI SCRIVONO LE CANZONI? - Perché se
uno non voleva esprimere sé stesso in ciò che componeva non era più in grado di
fare canzoni.
Il punto era
quello.
E se Chester non capiva
quello non aveva nemmeno avuto senso il suo prenderlo nel gruppo.
A quello Chester finalmente
si girò di scatto e in un faccia a faccia ravvicinato sputò fuori tutto quello
che aveva, in realtà solo una breve e incisiva frase che tagliò davvero corto
perché più chiara di così non poteva essere.
- C’E’ CHE CERTE COSE FANNO
TROPPO MALE PERFINO DA METTERE NELLE CANZONI! - Mika trattenne il fiato e sgranò
gli occhi nel fissarlo da vicino, nel rendersi conto che la sua furia era solo
dolore e difesa, riluttanza a tirare tutte quelle sue parti oscure che anno dopo
anno l’avevano divorato fino a consumarlo.
Quel ragazzo ne aveva di
cose da mettere, in quelle dannate canzoni, invece!
Rimasero un lungo istante
fermi a fissarsi straniti, uno infuriato che ancora non si rendeva di averlo
detto, l’altro shockato perché non si capacitava di averglielo fatto dire.
In teoria poteva essere un
passo in avanti ma l’istante dopo vide Chester ritirarsi a riccio e afflosciarsi
nel divano dell’appartamento di Mike, dove si erano ritrovati per scrivere.
Si prese il viso fra le
mani nascondendoselo, quindi appoggiato coi gomiti alle ginocchia, tutto piegato
su sé stesso, non disse nulla per un altro lungo istante.
L’altro si sedette
silenzioso accanto e lo guardò con accuratezza e mortificazione, senza sapere
davvero cosa dire e fare.
Eppure di solito era lui
quello che sapeva tirar fuori le cose giuste al momento giusto, quello delle
frasi ad effetto, insomma.
- Chez… - Era la prima
volta che lo chiamava in quel modo e lo fece con dolcezza. Il litigio di poco
prima estremamente lontano.
Poi l’accarezzò impacciato
con una mano, a lui piaceva il contatto fisico ma non sapeva se l’altro
apprezzava.
Non lo scacciò, così
continuò a passare la mano sulla sua schiena con gentilezza.
- Non voglio sapere cosa
hai passato, cosa ti è successo, quali sono le tue parti buie, ma solo cosa vuoi
esprimere nella canzone. Parlare di oscurità è troppo generico. Se ne può
parlare in così tanti modi… -
Ancora silenzio.
Eppure era delicato nella
maniera giusta.
A Chester non dava più
fastidio sentirlo parlare, lo riteneva addirittura appropriato ed in un istante
si chiese se in realtà lui e solo lui potesse capirlo.
Così, prima ancora di
rendersene conto, cominciò ad aprirsi e parlare sommessamente, con un filo di
voce, spompato.
Le sue tenebre
l’avvolgevano come una spirale senza pietà e a Mike parve proprio di vederle.
Gli si strinse il cuore
capendo che doveva averne dovute passare un po’ troppe.
- Ci sono cose nella mia
vita di cui non riesco a parlare, cose che poi mi hanno spinto a cercare un
fottutissimo sollievo nella droga. A fare cose di cui non andrò mai fiero, ma
che ora sono morte e sepolte. E sai… non so nemmeno scegliere, fra quelle che mi
sono successe, quali sono le più brutte. Non saprei proprio fare la classifica
della peggiore merda, sai? Assistere al suicidio dei miei amici? Il divorzio dei
miei genitori? Venire violentato? Però quello che mi brucia più di tutto è
proprio quello che ho fatto io di mia volontà. Drogarmi. È quello che mi divora
ancora oggi. Non sono cose di cui vado fiero. Sono cose buie e fredde. -
La voce gli morì in gola
alla sola idea di essere più specifico, ma dopo aver detto quelle cose ci pensò
e si rese conto di averle espresse ad alta voce e non solo
pensate.
Sentì ancora la presenza di
Mike accanto che non lo giudicava e non tentava di dire qualche maledetta parola
di consolazione o qualcosa ad effetto.
Non diceva nulla, ma stava
lì.
Rimase a lungo con la mano
sulla sua schiena stretta in una canottiera nera, dopo di che, quando sentì il
suo respiro placarsi un po’, si allungò al tavolo prendendo carta e penna,
quindi appoggiandosi in un sostegno di fortuna, completamente scomodo, cominciò
a scrivere dicendo sommessamente, di tanto in tanto, qualcosa come a chiedergli
conferma.
Come se stesse solo
leggendo nella sua mente. Senza nemmeno guardarlo in viso o staccare gli occhi
dal foglio su cui scriveva,
- Senti freddo? -
- Sì… -
- E’ inverno? -
- Sì… -
- Dicembre? -
- Sì… -
- Cosa vuoi? -
- Non pensare. -
- Non pensare a cosa? -
- A quello che non ho mai
detto a nessuno. Quello che nascondo. -
- Ed io non volevo fartele
dire a tutti i costi. -
- Volevo solo un posto dove
tornare. -
- Una casa? -
- Sì… -
- Una persona? -
- Sì… che mi capisca. Che
mi aspetti. -
- La neve ricopre questi
tuoi sogni. -
- Sono io che fingo che
quello che ho sia tutto ciò che mi serve. -
- In che mese sei? -
- E’ ancora dicembre. -
- E cosa sta succedendo? -
- Nevica… -
- E cosa vorresti? -
- Un posto per me. Una
persona che mi capisse. Qualcuno accanto. -
Dopo di questo ci fu
silenzio, Mike smise di parlare e Chester di rispondere quasi in automatico,
senza mai pensare, dicendo quello che gli veniva sul momento.
Solo dopo si rese conto di
cosa era successo e di quanto Mike l’avesse capito a fondo, dalle sue domande
precise e particolari, quasi pilotate in un certo senso.
I due allora si guardarono
e mentre fra le mani di Mike c’era il testo di una nuova canzone nata in maniera
singolare, non seppero cosa dirsi ma non riuscirono a staccare gli occhi l’uno
dall’altro.
Incollati da quel
sentimento intimo, intenso e profondo che li aveva scossi
entrambi.
Ecco il modo di Mike di
consolare e di essere vicino agli altri.
Niente consigli, solo lui
che andava dritto all’animo dando vita esattamente a ciò che chiedeva di essere
creato.
E Chester prima ancora di
leggere il testo sapeva che era perfetto e lo ringraziò in un modo che all’epoca
non era certo da lui e che nemmeno dopo lo sarebbe stato.
- Grazie… - Un lieve
sussurro ma non imbarazzato, solo stanco.
La voce di qualcuno che per
la prima volta cercava di liberarsi davvero dei propri fantasmi e che sapeva che
aveva trovato chi l’avrebbe aiutato a farlo, con calma e fermezza.
Il sorriso di Mike fu
quanto di più delicato avesse mai visto e si lasciò cingere dal suo braccio che
gli nascondeva il viso contro il suo collo in un gesto protettivo e
sicuro.
A Chester parve assurdo
sentirsi così bene dopo essere stato così male, ma non combatté quello stato di
beatitudine, anzi vi si abbandonò.
Sapeva che comunque sarebbe
rimasto sempre tutto fra di loro.
Quello segnò la svolta nel
loro rapporto.
Questo
è il mio dicembre
questo
è il mio periodo dell'anno
Questo
è il mio dicembre
Tutto
questo è così chiaro
Questo
è il mio dicembre
Questa
è la mia casa coperta di neve
Questo
è il mio dicembre
questo
sono io, da solo
Ed io
desidero solo non pensare
come se ci fosse qualcosa che ho omesso
Ed io
ritiro
le cose che ho detto
per
farti sentire così
Ed io
desidero solo non sentire
come se ci fosse qualcosa che ho omesso
Ed io
ritiro
le cose che ti ho detto
Ed io
darei via tutto
solamente per avere un posto dove andare
Darei
via tutto
per avere qualcuno da cui tornare a casa
Questo è il mio dicembre
Questi sono i miei sogni ricoperti di neve
Questo sono io che fingo
Questo è tutto quello di cui ho bisogno Ed io
darei via tutto
solamente per avere un posto dove andare
Darei
via tutto
per avere qualcuno da cui tornare a casa