NOTE: per
questo capitolo ho preso ispirazione da due video: http://www.youtube.com/watch?v=-TSbJ2z0RC8
e http://www.youtube.com/watch?v=LBETBxHv-vY&feature=related
(ponete attenzione solo alle parti coi palloncini, quindi da metà circa
in poi
). Mi sono chiesta perché ci fossero tutti quei palloncini e
cosa ci facessero Chester e Mike nascosti sotto di essi. Ho voluto
rispondere per conto mio e questa è la mia personale versione dei fatti
con qualche innocente modifichina a ciò che è accaduto quella volta.
Non volevo fare
niente di epico o drammatico o litigioso, per questo famoso capitolo X,
infatti è molto semplice, sentimentale in certi punti (per i loro
canoni) e comico-demenziale in altri. Secondo me loro sono così, poco
sentimentali e parecchio dementi
ma tanto carini insieme!
La canzone di
riferimento è New Devide, la colonna sonora dei Transformers 2, che non
si colloca nel tempo dopo lalbum di ultima uscita (A thousand suns),
dove invece si colloca questo capitolo, però facciamo uno strappo alla
realtà (strappo più strappo meno, ormai) e godetevi quello che ho
scritto!
Anche perché
questa dichiarazione di Mike è molto indicativa:
"Stavo scrivendo basandomi
sull'idea che il protagonista principale, Sam, era sul punto di avere
un grande cambiamento nella sua vita; doveva prendere una decisione su
chi volesse essere. Come molte altre persone, mi ricordavo di essere
stato anch'io in una situazione simile." <- No?
Ah, e
dimenticavo
le due dichiarazioni inserite nella fic sono prese dalle
interviste una a Mike e laltra a Chester! Buona lettura. Baci Akane
NEW DIVIDE
Mi ricordo cieli neri
fulmini attorno a me
ricordavo ogni bagliore
improvviso
appena il tempo
cominciò a offuscarsi
come un segno
sconvolgente
che il destino mi aveva
trovato alla fine
e la tua voce è tutto
ciò che ho sentito
e diceva che ottengo
solo ciò che merito
allora dammi una
ragione
per dimostrare che ho
torto
per lavare questa
memoria pulita
lascia che le alluvioni
attraversino
la distanza nei tuoi
occhi
dammi una ragione
per riempire questo
vuoto
riempi lo spazio che
c'è
fa che sia abbastanza
da raggiungere verità e
bugie
attraverso questa nuova
divisione
non cera niente in
vista
a parte i ricordi
abbandonati
non c'era un posto in
cui nasconderli
le ceneri cadevano come
neve
e la terra crollò
nel punto dove ce ne
stavamo
e la tua voce è tutto
ciò che ho sentito
e diceva che ottengo
solo ciò che merito
allora dammi una
ragione
per dimostrare che ho
torto
per lavare questa
memoria pulita
lascia che le alluvioni
attraversino
la distanza nei tuoi
occhi
attraverso questa nuova
divisione
in ogni perdita
in ogni bugia
in ogni verità che
neghi
e ogni rammarico
e ogni addio
era un errore, troppo
grande da nascondere
e la tua voce è tutto
ciò che ho sentito
e diceva che ottengo
solo ciò che merito
allora dammi una
ragione
per dimostrare che ho
torto
per lavare questa
memoria pulita
lascia che le alluvioni
attraversino
la distanza nei tuoi
occhi
attraverso questa nuova
divisione
dammi una ragione
per riempire questo
vuoto
riempi lo spazio che
c'è
fa che sia abbastanza
da raggiungere verità e
bugie
attraverso questa nuova
divisione
attraverso questa nuova
divisione
attraverso questa nuova
divisione
Se da un lato
era scoppiato il divertimento, dallaltro era una specie di inferno.
Chester,
convinto di quel che sentiva, adorava provocare Mike e questi, a sua
volta, adorava ricambiare tali provocazioni, però per quanto bello e
divertente fosse per il medesimo livello di demenza in entrambi, quando
le situazioni in cui si mettevano finivano per piacere troppo,
diventava poi assai difficoltoso resistere.
Chester si era
imposto di non umiliarsi facendosi respingere, non sarebbe mai sceso
tanto in basso, però era così bello stuzzicarlo, fargli qualche
dispetto, giocare con lui in ogni modo possibile
Mike, invece,
aveva deciso che per il bene del gruppo non poteva buttarsi in una
storia che sicuramente sarebbe stata difficile, avrebbero davvero
potuto mandare tutto a quel paese, però anche lui trovava
incredibilmente piacevole assecondarlo e addirittura essere il primo ad
inventarsi qualcosa per divertirsi con lui.
Ogni volta che
si avvicinavano troppo e che scattava quella famosa scintilla che gli
faceva volere un approfondimento immediato, si spaventavano cercando di
allontanarsi per riprendere possesso delle rispettive volontà, ma poi
era davvero impossibile non ricaderci nonostante le promesse che
facevano a loro stessi.
Anche se a onor
del vero in Chester cera comunque molta più volontà di impossessarsi
di Mike che di non farsi umiliare ad un suo probabile rifiuto.
Non è che
pensasse molto al bene del gruppo, cosa tipica solo dellaltro ragazzo.
Non poteva
comunque sapere, o forse aveva i prosciutti sugli occhi, che invece era
ampiamente ricambiato!
Un esempio
classico di provocazione da Mike a Chester fu esattamente la risposta
del primo circa a cosa pensasse del suo vocalist principale.
Mike,
cosa pensi di Chester? Si dice che sia molto egocentrico
Sì,
è vero, penso che Chester sia molto pieno di sé però trovo che questo
sia molto hot!
E alludire la
risposta il protagonista di questuscita ironica e candida che diceva
la verità celandola dietro ad un finto scherzo, laveva arpionato
dandogli un sonoro bacio sulla guancia facendo finta di essere due
amici che si atteggiano a fidanzati per gioco.
Gioco
intrigato, in realtà, visto tutto quello che cera dietro con loro due
che si piacevano davvero e avrebbero voluto veramente essere quello che
fingevano per scherzo.
Siparietti
allordine del giorno, ironizzare di continuo sul far finta di stare
insieme per dimostrare quanto amici fossero, era un modo sì per
provocarsi ma anche per avere sollievo nel poter fare ciò che volevano
senza dover scoprirsi realmente.
Qualcosa di
talmente contorto che sicuramente nemmeno loro se ne rendevano conto
mentre lo facevano.
Spirali formate
nel corso del tempo e intensificate negli ultimi giorni.
Uscite comiche
fraintendibili di uno e manifestazioni daffetto esagerate dallaltro,
anche se di solito quello più espansivo e che stringeva il compagno era
Mike, colui che fra loro era più di tutti per il contatto fisico.
Cose che
accadevano improvvisamente anche mentre cantavano, sia che fossero
concerti, sia che fossero solo prove, quando unesibizione
particolarmente difficile andava a buon fine, Mike si fiondava su
Chester manifestando la sua gioia stritolandoselo un po.
Oppure adorava,
oltre a discutere con lamico per gioco, cantare col braccio intorno al
collo dellaltro che invece lo fissava da quella vicinanza cercando di
metterlo a disagio, vedendo se riusciva a stimolare qualche reazione
interessante.
Mike aveva un
ottimo controllo.
Laveva colto
in fallo solo in quelle due occasioni per The little things give you
away, non ci era più riuscito.
E lo vedeva
come labbracciava così tranquillamente, quasi come un fratello
maggiore.
A volte a
Chester veniva questa convinzione, che per lui fosse solo un fratello,
e finiva per diventare intrattabile e furioso. In quei momenti solo
Mike poteva calmarlo.
Vedere come si
preoccupava di restituirgli il buon umore o di capire cosa fosse che
non andava, lo rasserenava.
Per questo,
poi, tutti gli altri del gruppo avevano cominciato a mandare sempre e
solo Mike a trattare con Chester, sia che fosse sereno e allegro, sia
che fosse nero e incazzoso. Quando poi i due discutevano, seriamente o
meno, poi dicevano di tutto a Mike perché osava girare a quel modo la
luna di Chester. E lo spedivano a calci a fare la pace con lui, se
cera bisogno.
Fu con
unammissione del vocalist principale in unintervista, che la
situazione mutò.
"Mi
ha dato un sacco di buoni avvertimenti. Di non andare fuori
aspettandosi di essere trattato come se fossi con i Linkin Park, come
credo molti ragazzi della band possano pensare - 'Usciremo e avremo un
altro progetto e sarà immenso!'. Ho apprezzato questo. Mike è una delle
persone migliori che abbia mai conosciuto. E' uno dei miei migliori
amici. Lo amerò fino alla morte, è un ragazzo stupendo,
super-talentuoso, quindi qualsiasi cosa lui mi dica, la ascolto.
Affermazione
che non aveva stupito chi laveva letta tanto quanto Mike.
Mike che però
laveva trovata molto tempo dopo che era stata fatta.
Era il suo
compleanno e per loccasione i ragazzi della band si erano prodigati in
una serie di scherzi e regali, fra cui un cartellone grande quanto
tutto la parete con raccolte tutte le dichiarazione che i suoi amici
avevano fatto su di lui nel corso degli anni, per lo più interviste.
In una parte
della parete aveva trovato una di quelle di Chester risalente a non
sapeva nemmeno lui quanto.
Naturalmente
aveva innanzitutto cercato quelle del ragazzo che gli interessava e
lette le aveva trovate tutte simpatiche o comunque amichevoli. Solo
quella gli aveva fatto venire un colpo e a sopracciglia alzate aveva
creduto di aver letto male il nome di chi laveva detta.
Aveva percorso
e ripercorso lultima frase più e più volte ed era rimasto interdetto.
Certo,
ricordava di aver dato consigli simili circa un anno prima a Chester,
ma non aveva mai saputo che poi lui aveva detto cose simili.
Era a
conoscenza della grande stima che provava nei suoi confronti, ma quello
superava di gran lunga le sue aspettative.
Nellultimo
anno Chester era diventato molto più allegro e giocoso e gli scatti
dira si erano fatti più radi, anche se doveva ammettere coincidevano
sempre con qualcosa che finiva per dire o fare lui.
Non ci aveva
mai dato peso.
Chester non era
mai stato un tipo eccessivamente espansivo o affettuoso a parole. Era
capace di fare lidiota in più modi, sempre pronto a qualunque gioco,
specie se volgare, ma se si trattava di dichiarazioni daffetto
bè
certo ne faceva ma rimaneva sempre entro certi limiti.
Di fatto su
quel muro laffermazione di Chester che spiccava di più era proprio
quella, dove aveva dichiarato apertamente di amarlo.
Conoscendo
lelemento si poteva benissimo pensare che scherzasse, ne aveva fatti
di simili
fingersi il suo fidanzato, cioè. E comunque poteva essere
visto come un gli voglio un bene dellanima, come probabilmente tutti
gli altri lavevano interpretata.
Però quelle
righe gli erano entrate dentro come perforando ogni sua difesa e gli
erano arrivate in un posto che teneva al sicuro, lontano da una certa
persona.
Si era sentito
felice.
Così felice non
lo era mai stato davvero ed aveva ringraziato il Cielo di essersi
trovato solo, in quel momento, perché quella stanza-regalo era la
sorpresa del gruppo per lui.
Aveva potuto
fare quella faccia ebete che normalmente nascondeva davanti agli altri.
La stanza
regalo consisteva, oltre ad una parete piena di queste frasi su di lui
raccolte dalle interviste nel corso degli anni, anche in un centinaio
di palloncini se non di più che ricoprivano a più strati il pavimento
impedendo quasi il movimento. Tutti colorati.
Poi in un
angolo un pianoforte nuovo.
Cera una gran
varietà di regali che gli si poteva fare, naturalmente, lui suonava
praticamente tutti gli strumenti, anche se principalmente era la
chitarra e le tastiere. Era anche un grande artista e grafico e
strumentazioni tecniche per quel genere di cose erano ben accette. Era
un eccellente mixatore e di conseguenza anche apparecchiature per quel
suo tipo di lavoro sarebbero state perfette. Ma quella volta avevano
optato per il miglior modello di pianoforte in circolazione.
Naturalmente
quello che aveva detto a Chester che gli piaceva da impazzire.
Quello più
costoso.
Fu così che
sorridendo e scuotendo la testa per dire quanto matti fossero, sapendo
che le sorprese di sicuro non sarebbero finite lì, si sedette davanti
allo strumento, dando le spalle alla porta.
Lo guardò
accarezzandolo da vicino, gli occhi gli brillavano. Era uno di quei
regali che valevano di più per la storia che ci stava dietro, che per
il prezzo in sé.
Infatti,
facendo correre le dita esperte sui tasti bianchi e neri, prima di
immaginarsi come di consueto la voce di Chester cantare una qualche
nuova canzone che di lì a poco gli sarebbe venuta su -come succedeva
ogni volta che si sedeva a suonare senza spartito-, la mente corse su
qualche settimana prima, quando si era ritrovato solo con Chester per
negozi di strumentazioni musicali. Era il suo posto preferito e ci
andava spesso per prendere pezzi di ricambio o qualcosa di nuovo che
gli serviva.
Trovava di
tutto.
Quella volta
Chester aveva bisogno di un nuovo amplificatore per casa, così erano
venuti in quello che fra di loro chiamavano il paradiso dei suonati. Si
era ovviamente tirato dietro Mike obbligandolo ad aiutarlo a scegliere
quello più buono.
Mike, dopo
avergli indicato quello che per lui era il migliore in circolazione
considerando il rapporto qualità-prezzo, cose che guardava solo lui,
aveva iniziato una discussione interminabile, tanto per cambiare, col
ragazzo che invece diceva di lasciar perdere il prezzo e di dirgli
quale fosse in assoluto quello che valeva di più.
Dopo averlo
mandato dolcemente a cagare perché, secondo lui, non capiva un cazzo,
Chester aveva detto che avrebbe fatto da solo e alla ricerca di un
commesso laveva piantato arrabbiato. Mike così si era diretto da
tuttaltra parte, altrettanto arrabbiato con quel testone montato, e si
era perso nella sezione delle tastiere e dei piani.
Trovato quello
che per lui rappresentava il paradiso, vi si era seduto a provarlo e
con la testa ancora a quella specie di diavolo ignorante, si era messo
a suonare a ruota libera, creando una serie di melodie nuove una più
bella dellaltra.
Sentire Mike
tirare fuori cose simili faceva pensare che non fosse nemmeno lui.
Vestito con
abiti larghi e cadenti in perfetto stile hip hop, un cappellino
allindietro e dalle mani che dava vita a qualcosa di delicato e
intenso, indefinito, che cambiava di continuo passando dalla violenza
alla tristezza, allallegria alla delicatezza.
Dopo che
Chester aveva fatto in lungo ed in largo tutto limmenso centro di
strumentazioni alla ricerca, poi, proprio di Mike, laveva trovato in
quella sezione.
Non laveva
visto subito.
Laveva solo
sentito suonare e benché non fosse il suo genere, lui sapeva bene come
fosse perfettamente in grado di fare anche quel tipo di musica.
Ancora prima di
metterlo a fuoco aveva capito che doveva essere lì ed infatti appena
laveva trovato, perdendosi ad ascoltare quello che aveva creato di
nuovo ed immaginandolo già con tutti gli altri strumenti ed un buon
assolo di chitarra elettrica, larrabbiatura di poco prima si era
smontata finendo poi per dimenticarla.
Aveva
abbandonato il suo amplificatore super costoso in corridoio ed era
entrato fra pianoforti e tastiere sedendosi accanto.
Laveva
ascoltato in silenzio senza dire nulla, con una di quelle espressioni
serie indecifrabili ed affascinanti.
Si era perso,
probabilmente, a guardare quella incredibilmente intensa e persa di
Mike che, ad occhi chiusi, aveva pensato a Chester in lungo ed in
largo, in ogni suo aspetto, da quelli più insopportabili, cupi e
tempestosi, a quelli più giocosi, amichevoli e belli.
Quando aveva
smesso, Mike aveva aperto gli occhi e laveva visto accanto a sé e
stupendosi di non averlo nemmeno sentito, si era imbarazzato per aver
materializzato la fonte di tutti i suoi desideri che riusciva a
mantenere ancora ben nascosti. Forse. Certo, se la smetteva di fissarlo
da così vicino ed in quel modo, magari!
- Bella,
ricordala che poi ci incidiamo qualche cosa su
- Aveva poi detto
Chester con voce roca.
Dimentichi
immediatamente della discussione, come se nulla fosse, Chester poi gli
aveva detto di accompagnarlo a ritirare il suo amplificatore che era
ancora in reparto. Alla fine aveva preso quello che gli aveva
consigliato Mike.
Ora trovarsi a
suonare quello stesso strumento lo riportava inevitabilmente alla
melodia che aveva creato quella volta e che sì si era tirato giù, ma
sulla quale poi non era stato capace di scriverci nemmeno mezza parola.
Alla domanda di
allora di Chester a cosa avesse pensato componendola, Mike non aveva
certo potuto dirgli a lui.
No, perché poi
Chester aveva anche aggiunto che doveva essere qualcosa a cui teneva
molto e che gli stava a cuore.
Non aveva
potuto dirgli che aveva ragione e le parole erano sempre rimaste dentro
di sé.
Non aveva più
risuonato quella canzone, dopo aver scritto le note una volta a casa.
Quella era la
prima volta.
Chester che
tornava indietro da solo e comprava proprio quel piano specifico solo
per lui.
Ecco chi era
quel ragazzo.
Non poteva
abbassarsi a dare ragione normalmente a qualcuno o a fare apertamente
qualcosa di carino per un altro, ma poi certi gesti comunicavano tutto
quello che aveva dentro e che -ad eccezione delle canzoni- si
vergognava di dire.
Mentre lui
suonava quella melodia con tanti tratti contrastanti fra loro,
silenzioso dalla porta strisciò dentro proprio Chester.
Il ragazzo in
modalità demente voleva fargli uno scherzo e convinto di non essere
visto, sentendolo anche preso dal suonare il suo regalo, si stese a
terra immergendosi sotto alla miriade di palloncini e trascinandosi
come un serpente era giunto lentamente dietro a Mike, ancora seriamente
intento a suonare.
Attese ancora
un paio di secondi sapendo che non lo poteva aver né visto né sentito.
O per lo meno convinto di questo.
Quindi,
decidendo che era il momento giusto e con la gioia più spiccata
esistente, uscì fuori dai palloncini saltando e gridando coi suoi
polmoni potenti nellorecchio di Mike.
Laltro, al
contrario di tutte le sue aspettative, rimase impassibile continuando a
suonare il suo nuovo pianoforte senza nemmeno calcolarlo, come se non
esistesse.
Chester ci
rimase naturalmente male e lo fissò stranito ed offeso per non essere
riuscito a spaventarlo, quindi dopo un paio di secondi che lo fissava
così, Mike, sempre ad occhi chiusi, sorrise con ironia dicendo calmo e
pacato, senza perdere lintensità nei tasti:
- Ti avevo
sentito. -
- Ma come? -
Chiese Chester impuntandosi in maniera infantile come un bambino
piccolo!
- Tu con me non
passerai mai inosservato! - E si rese conto solo dopo averlo detto che
poteva essere di nuovo frainteso, se quel testone ed ossessivo di
Chester si sarebbe impuntato per capire meglio il senso della sua frase
sarebbe finita, per lui.
Una bella
dichiarazione damore.
Come quella
melodia, del resto.
E quel regalo.
E quella frase
sul muro.
Mike tornò
serio mascherando il proprio turbamento.
Quanto si
poteva andare avanti così, mettendo a tacere i veri sentimenti?
Quanto?
Lui dubitava
che potesse essere molto.
Lo sentì
sedersi di nuovo accanto a lui ma questa volta in una sedia pescata fra
i palloncini, comunque vicino. Sentì i suoi occhi fissarlo seri così
sentendosi peggio in quello stato, decise di aprire i suoi e se ne
pentì subito, ma una volta aperti non li richiuse.
Ricambiò il suo
sguardo come incatenato e notò che quella volta era serio anche lui,
stranamente; lo scherzo lontano così come loffesa per non essere
riuscito a spaventarlo.
A volte
diventava illeggibile. Aveva quei cambiamenti dumore così drastici che
avrebbero fatto girare la testa a chiunque.
Solo a Mike
piacevano.
Anzi, li
adorava.
Finirono per
pensare ognuno allaltro, assorti, fissandosi come se fossero lontani,
in stanze diverse e mentre le note proseguivano andando verso la
conclusione, entrambi si trovarono a riflettere sulla medesima cosa.
Sono
passati mesi, passeranno anni e sicuramente quello che proviamo non
cambierà. Cambierà solo la nostra capacità di resistenza. Io non voglio
passare una vita a respingerlo.
E non se ne
resero nemmeno conto che avevano pensato al plurale, come se sapessero
che entrambi si desideravano e si volevano bene. Bene in un senso
davvero diverso, ormai, dallamicizia.
La musica
terminò lasciando come laltra volta quel velo datmosfera particolare,
sentimentale. Rimasero seri a guardarsi per un po, si contemplarono
continuando a pensare ai rispettivi sentimenti consci che non ci
avrebbero lottato per tutta la vita e si chiesero quando avrebbero
ceduto mandando a quel paese le rispettive precedenti decisioni.
- Allora a cosa
pensi quando la suoni? - Chiese infine Chester parlando senza pensarci
un attimo, buttando fuori ciò che, dopo i suoi sentimenti, voleva
sapere da Mike.
Questi lo
guardò spaesato non capendo come mai glielo richiedesse di punto in
bianco ma trovatosi spiazzato ed ancora immerso in quel mondo strano di
desideri proibiti e dichiarazioni ormai poco nascoste, aveva
semplicemente risposto anchegli senza attivare il cervello. Dicendo la
verità.
- A te. - E fu
talmente sconvolgente che fece capire a Mike, dopo averlo detto, che
gli aveva appena fatto la dichiarazione damore più grande ed aperta
che avrebbe potuto mai fare.
Chester mostrò
tutto il suo stupore con evidente incredulità, quindi il festeggiato
mollò al volo i tasti e diventando prima di pietra e poi arrossendo
fino a fondersi, fece la prima cosa che gli venne.
Si buttò a
terra per nascondersi fra quegli utili palloncini esagerati.
Strisciò
anchegli a casaccio solo con lintenzione di sparire, nella speranza
che la prendesse come uno dei loro stupidi giochi e che non desse peso
a quelle due piccole dannatissime parole.
Sapeva che non
avrebbe lasciato perdere.
Non quella
volta.
Cercò di
allontanarsi senza avere più la percezione dello spazio della stanza,
cercava la porta ma naturalmente vi si allontanava.
Non si accorse
che laltro si era tuffato allo stesso modo inseguendolo sotto i
palloncini, intenzionato a non mollarlo, non quella volta.
Non aveva
bisogno di spiegazioni e delucidazioni, era chiaro cosa intendesse e
non poteva dirgli che aveva frainteso di nuovo!
Non ci avrebbe
mai creduto!
Forse in quel
modo per Mike poteva essere meno traumatico, Chester stesso non capiva
perché scappasse sotto i palloncini ma voleva acciuffarlo e baciarlo.
Solo quello.
E al diavolo
tutto, ogni parola falsa e ogni tentativo di deviarlo!
Niente
lavrebbe allontanato dai suoi maledettissimi binari, quella volta!
A fermare la
sua fuga non erano state le mani di Chester ma un ostacolo che si era
frapposto sul suo percorso di guerra.
Un ostacolo
messo lì dagli altri proprio per intraprendere una caccia.
Nellostacolo
in questione Mike ci finì dentro in pieno e prima di capire che diavolo
fosse, si trovò Chester addosso che rigirandoselo in modo da
schiacciarlo con la schiena al pavimento, sempre rigorosamente sotto i
palloncini colorati, lo bloccò col proprio corpo premendo subito la
bocca sulla sua, senza dargli via di scampo e modo di mentire.
Impossessato
delle sue labbra che si aprirono quasi subito, si infilò con la lingua
e trovato la sua lo obbligò a lottare un po con lui
un po
fino a
realizzare che il suo sapore era davvero molto dolce.
Non avrebbe
immaginato che potesse essere tanto buono, sapeva di panna
.
Ne aveva
baciate molte di persone, ma mai nessuno aveva avuto quel sapore di
torta!
Ma non gliene
importò, trovò quello un ulteriore cosa che andava a suo favore quindi
esplorò con più voracità la sua bocca appropriandosi di ogni sua parte
che finalmente, dopo aver opposto un po di resistenza, gli veniva
anche offerta.
Non dovette
tenerlo bloccato a lungo, senti le mani di Mike correre sulla sua
schiena per tenerlo contro di sé, quindi cercando il viso con le
proprie si rese conto che la sua pelle aveva qualcosa di strano al
tatto. Qualcosa di appiccicoso e
e poi lo capì, ricordandosi cosa
fosse la sorpresa finale!
Smise di
baciarlo di botto e si staccò dalla sua bocca, alzandosi appena da lui.
Allombra dei
palloncini finalmente lo vide e capì che ad averlo fermato era stata
proprio la torta di compleanno, nascosta fra quel tripudio di colori
proprio per far fare a Mike quella fine.
Certo non con
Chester sopra, ma questi reputò quel finale decisamente migliore di
quello progettato con gli altri che aspettavano di entrare anche loro a
vedere la sua faccia.
- Sei tutto
sporco di panna! - Disse lovvio ma non riuscì a fare di meglio, dopo
gli scoppiò a ridere addosso, imbrattandosi a sua volta di quel dolce
che non era certo quello ufficiale visto che volevano anche mangiarselo
oltre che spalmarlo su Mike!
- Ma dai! -
Fece laltro non sapendo come dovesse sentirsi.
Alla fine si
mise a ridere anche lui stringendo Chester a sé per non farlo scappare,
spaventato un po dallidea che potesse essere uno scherzo anche il suo
bacio.
Ma il ragazzo
sopra di lui non se ne andò ed anzi dopo una sonora risata si mise ad
assaggiare come si doveva la torta tutta spalmata addosso al compagno
sotto, e gustò finalmente il suo ragazzo dolcissimo!
- Immagino che
- Tentò Mike mentre la bocca vorace di Chester succhiava via dal suo
collo della panna. - i ragazzi aspettino
- Lo sentì salire
sullorecchio e ripulirglielo con la lingua per bene. Si trattenne di
nuovo, sospirò e poi con maggiore sforzo continuò. - di entrare a
festeggiarmi anche loro
-
- Aspettano
-
Rispose fra una leccata e laltra, questa volta sulla guancia: - il mio
segnale. - Mike ansimava.
- E cosè che
dovevi fare
- Gli occhi. - di preciso
- La fronte. - ufficialmente? -
- Ah
mmm
buono
- Fece Chester completamente immerso nel piacere di ripulire a
quel modo quello che aveva desiderato a lungo senza poter avere. - non
ricordo
- Mike con lanticamera del cervello pensò che forse quel
matto aveva pensato ad una cosa simile sin dallinizio, ma si dimenticò
subito di chiederlo e preferì infilare le mani sotto la maglietta
attillata di Chester, sulla schiena, a sporcare anche lì.
- Dovremmo
parlare
- Tentò ancora con poca convinzione colui che invece di
placare, istigava.
- Mi piaci. -
Cominciò subito Chester che sapeva già bene cosa doveva dire. - Ti
voglio. - Passò poi allaltra guancia. - Ed ora ti ho. - Semplice,
conciso, senza fronzoli.
- Ah
- Era il
turno di Mike che faticava a ragionare, mentre preferiva pulirsi sul
corpo di Chester che apprezzava di gran lunga. - Anche per me ma
- E
sebbene avesse sempre pensato in modo diverso un ipotetica sua
dichiarazione, quella volta gli uscì in quel modo perché, forse, troppo
contagiato dallaltro o forse troppo desideroso di averlo. - non volevo
perché cè il gruppo e
-
- E chi se ne
frega! - Giunse al mento. Succhiò. - Possiamo fare quello che vogliamo.
-
- Sì ma
- Mike
cercava di nuovo di ragionare, ma non era per niente facile, anche
perché le sue mani stesse non volevano saperne di collaborare. - se va
male fra di noi, ne risente il gruppo. - Quello era riuscito a
dirglielo ma come uscì dalla sua bocca, questa gli venne subito tappata
dallaltro.
Con decisione,
sensualità, avidità, Chester concluse la sua pulizia impedendogli di
dire qualche altra sciocchezza.
- E noi non lo
facciamo andare male. - Concluse fra un bacio e laltro, proseguendo
poi con un altro più profondo e intenso.
Le loro lingue
finalmente si allacciarono consapevoli che quella era una decisione e
con trasporto si lasciarono andare a quellintreccio carico di
desiderio.
Peccato che poi
fu interrotto proprio sul più bello dallingresso degli altri che
evidentemente non ce la facevano più ad aspettare fuori, non sapendo
poi nemmeno cosa stava succedendo dentro e perché ci mettessero tanto!
Salvati dalla
coperta colorata che avevano addosso, gli prese ad entrambi un colpo
sentendoli, quindi si staccarono risalendo in fretta in superficie,
guardando gli amici immobili, indecisi su cosa pensare.
Chester e Mike
si presentarono in stati pietosi, Mike sporco di panna ma ripulito alla
meglio, mentre Chester sporco anche in posti dove non avrebbe dovuto
arrivare la torta mai e poi mai.
I ragazzi li
guardarono zitti e spiazzati, quindi pensando subito quello che era già
troppo evidente, non riuscirono a dire altro che:
- Buon
compleanno! Spero che i regali ti siano piaciuti! -
A quello Mike
non poté che rispondere con spontaneità, con un solare: - Potete
giurarci! - finito in una risata sincrona con Chester che calciava
palloncini contro gli altri, maledicendo il loro ingresso proprio in
quel momento ma trovandolo anche terribilmente divertente.
A quel punto
non gliene importava se lo venivano a sapere o se lo capivano da soli.
Non gli
importava più di niente.
Alla fine
-aveva avuto ragione lui dallinizio- Mike lo ricambiava, non laveva
solo sognato e siccome ora poteva finalmente stare con lui, il resto
non contava!
FINE