NOTE: questa si colloca quando hanno
fatto i pezzi insieme a Jay-Z, dopo Meteora quindi. Non so quale sia la storia
specifica dietro quelle canzoni che hanno fatto in collaborazione, ma mi piace
pensare che possa essere così, mi sembrava carino! Nemmeno qua i due stanno
insieme ma è un passo verso quello che sarà il loro destino!
Buona lettura.
Baci Akane
NON CON UN
ALTRO
All’ennesima prova fallita si vide volare
per la sala lo sgabello che si infranse contro il muro insonorizzato,
naturalmente si ruppe con un gran fracasso accompagnato da sbuffi ed
imprecazioni pesanti.
Poi una furia umana uscì come un toro
impazzito dalla stanza sbattendosi la porta dietro di sé, continuando a
brontolare come uno scaricatore di porto, senza dare spiegazioni agli altri del
gruppo che aspettavano di riprendere la prova della canzone.
L’ennesima che non era andata proprio come
avrebbe dovuto.
I ragazzi si guardarono allibiti non capendo
che problema avesse Chester, quindi con un’aria di scuse guardarono il loro
collaboratore d’eccezione, Jay-Z, e si scusarono non sapendo bene cosa dire per
quell’imbarazzante scenata e un tale blocco assolutamente non da loro.
- Scusa, probabilmente ha bisogno di una
pausa… - Non abbozzarono nulla di specifico, quindi al ‘non c’è problema’ del
rapper di colore, Mike sbuffando abbandonò lo strumento dicendo uno sbrigativo:
- Magari provate le parti musicali dove ci
sono i passaggi dalla nostra canzone alla sua… - Senza considerare che comunque
senza di lui non era una gran prova dal momento che suonava sempre uno strumento
in ogni canzone. Poi sgusciando svelto fuori dalla porta, aggiunse: - Ci penso
io a lui… - Dicendolo, però, non sapeva bene in che modo potesse risolvere una
cosa a cui non aveva assistito prima. Chester non si era mai bloccato a quel
modo da quando era con loro!
Appena fuori non tardò a capire dove dovesse
essere, gli bastò seguire il caos di oggetti che venivano presi a calci e di
imprecazioni, oltre che al fumo della sigaretta.
Rintanato in una saletta relax, il vocalist
stava mettendo a soqquadro tutto con la sua solita irascibilità.
Mike si fermò ad osservarlo schivando un
paio di oggetti che per poco non lo beccarono in testa, quindi apertamente
stupito si chiese se per fermarlo dovesse prenderlo a pugni oppure lasciarlo
fare.
Che avesse qualche problema
personale?
- Chez? - Lo chiamò col diminutivo che
usavano fra di loro, con un filo di voce, titubante, quindi aspettò che l’altro
completasse l’opera e lo ammazzasse oppure che si placasse per
ascoltarlo.
Con grande scommessa si accorse che era
ancora vivo e che non c’erano più oggetti volanti non identificati, per cui si
avvicinò cauto al ragazzo in canottiera bianca, sudato e tatuato che gli dava le
spalle mentre si accendeva un’altra sigaretta buttando a terra l’altra ormai
consumata.
- Cosa c’è che non va? - Non è che sapesse
come prenderlo in una situazione simile… di solito non aveva mai problemi a
cantare per di più brani così consolidati, fatti e rifatti mille volte. Cose che
faceva ad occhi chiusi…
Sperò nella propria buona stella, quindi lo
vide tendere i muscoli, attendere un paio di secondi e poi girarsi di scatto
verso di lui. Lo fissò talmente male che ebbe un lampo di paura e credendo che
ora sarebbe toccato a lui volare, Mike indietreggiò istintivamente.
Era un tipo rabbioso e violento, certo, ma
non davvero pericoloso, non coi membri del gruppo per lo meno, magari con chi
gli rompeva eccessivamente le scatole…
-
C’E’ CHE NON ARRIVO A FARLO CON UN ALTRO! NON MI RITROVO CON LUI! PORCA PUTTANA!
- Lo gridò come se fosse ad un chilometro di distanza, quindi Mike indietreggiò
ancora per non diventare sordo e realizzò in un attimo qual era il problema.
Si fermò e piegando la testa di lato
l’osservò mentre si tormentava coi denti il piercing al labbro e lo squadrava
come fosse lui il nemico, poi sorrise spontaneo e carico di ironia e
divertimento puro si riavvicinò dandogli un amichevole pugno sulla spalla nuda.
- Ma allora è questo il problema! - Come se
fosse la cavolata più grande di tutta la storia.
Chester si imbizzarrì ulteriormente e
allontanandosi stizzito si inviperì sbraitando ancora:
-
COSA CAZZI TI RIDI, COGLIONE? E’ COSI’ DIVERTENTE, PORCA TROIA? - Come di
consueto non sapeva non sparare parolacce ad ogni frase… non ne faceva a meno
quando non era arrabbiato, figurarsi in un caso simile!
-
Ma certo che lo è! Sei così carino! - Gli venne spontaneo sminuirlo ma non per
ridicolizzarlo, anche se Chester naturalmente lo percepì in tal modo, bensì per
sdrammatizzare e risollevargli l’animo.
E
poi era davvero carino, ai suoi occhi; non nel senso bello, ma nel senso che era
tenero ad infuriarsi tanto perché non ci riusciva. A lui era così chiaro dove
fosse il nodo e considerando che si trattava di Chester non era una cosa tanto
comune!
Gli si riavvicinò ma senza toccarlo, notando
che l’altro ancora indietreggiava infastidito per non colpirlo con un pugno,
incattivito dal fatto che osasse ridere di lui.
-
CHE CAZZO DICI, IDIOTA?! - Una delle tante loro discussioni… a Mike divertiva
troppo discutere con lui, gli piaceva profondamente e non perché lo stimolasse
intellettualmente come poteva capitare con un certo tipo di persone, ma bensì
perché Chester era irruente e secco e si infiammava in un tal modo che era
semplicemente delizioso.
- Ma certo… non riesci a non cantare senza
di me… sei un vero tesoro! Non me lo sarei mai aspettato da te, non finisci mai
di sorprendermi… - Chester si infiammò immediatamente ascoltandolo e sgranando
gli occhi ebbe l’insano impulso di prenderlo davvero a calci ma invece di farlo
si appiattì contro il muro per cercare di allontanarsi da lui il più possibile,
non sapeva perché. Forse si sentiva un perfetto coglione reso così come l’aveva
messa Mike.
- NON DIRE CAGATE! NON E’ MICA PER QUESTO!
CHI TI CREDI DI ESSERE, COSI’ IMPORTANTE?! ARRIVO BENISSIMO A CANTARE ANCHE
SENZA DI TE, E’ LUI CHE E’ UN INCAPACE EVIDENTEMENTE! -
Ma
l’altro di rimando rise ancora di più piegandosi fino a tenersi la
pancia.
Vederlo così acceso e fuori di sé nel
cercare di mascherare qualcosa che era evidente e che per di più non era affatto
da lui ma graziosa, era uno spasso!
Era per questo che adorava discutere con
Chester, mentre lui gli tirava fuori argomentazioni valide e faceva discorsi
sensati, l’altro semplicemente sbraitava insulti senza senso!
-
SMETTILA, COGLIONE! - Ma nel cercare di farlo smettere lo fece ridere ancora di
più e Mike per non andare a rotolare a terra si tenne al suo braccio teso di
rabbia. Rimase a ridere aggrappato a lui, ancora piegato, poi dopo una litania
di ‘dolcissimi’ insulti si tirò su e fissandolo con le lacrime agli occhi lo
cinse con un braccio attirandolo a sé con decisione. A Chester non mancavano
certo le forze per allontanarlo e sebbene da un lato volesse cacciare quello che
aveva riso tanto di lui, dall’altro non ci riuscì e si lasciò semplicemente
fare, fissandolo imbronciato.
-
Non è Jay il problema, lo sai… so che non puoi fare a meno di me nemmeno un
secondo ma questa trovata di fondere un paio delle nostre canzoni di più
successo è ottima e devi sforzarti. È bravo e saprà adattarsi alla tua voce così
come faccio io. Lasciati andare e non ci pensare, tanto è solo per adesso, poi
una volta che registriamo faremo un live e stop… - Parlando con un misto di
serietà ed ironia, Chester non sapeva se incazzarsi di più o tranquillizzarsi e
dargli retta. Non riusciva proprio a capire come mai si sentisse sempre preso
per il culo da lui, qualunque cosa gli dicesse e facesse… aveva quel dono di
ridicolizzarlo che lo mandava in bestia, però era anche vero quello che diceva.
Era indispensabile per cantare, ormai, e la cosa lo mandava fuori di
sé.
Si era abituato al suo accompagnamento
vocale così tanto che ora con chiunque altro non ci riusciva.
Si
ritrovavano in un attimo, se uno faceva un pezzo l’altro poi attaccava subito
nel momento giusto senza problemi, oppure se dovevano fare un sottofondo
all’altro o magari un sovrapposto ce la facevano al primo colpo, come se le loro
voci tanto diverse per timbro, stile e modo di utilizzarle fossero una fusione
perfetta fra di loro. Ma solo fra di loro.
Si
sentiva un idiota nel capire che era proprio così e volendo allontanarlo da sé
per fargli fare l’idiota da solo, non ce la faceva comunque.
Mike aumentò la presa intorno alle sue
spalle, quindi salì con la mano sulla nuca e strofinò senza poter spettinare
nulla visto quanto corti erano i suoi capelli quell’oggi.
-
Dai… - Disse poi quasi con dolcezza: - andiamo di là, vedrai che ce la farai.
Non arrabbiarti che non ti aiuta! - Concluse quindi guardandolo dritto negli
occhi da quella vicinanza equivoca.
Chester finalmente si spompò e sentendosi
più piccolo di quanto in realtà non fosse, alla stregua di un bambino, si chiese
dove fosse stato quel tipo quando lui era davvero un bamboccio disadattato.
Quando avrebbe davvero avuto bisogno di una persona simile accanto.
Qualcuno che nonostante i suoi tentativi
stupidi per allontanare tutti, lo capiva al volo senza bisogno che si spiegasse
per bene. Qualcuno che riuscisse ad arrivare egregiamente al nodo della
questione e a risolverlo con maestria.
A
dire le cose giuste che sebbene di solito lo mandavano in bestia, a volte erano
davvero balsamo per la sua anima.
Mike creava in lui sensazioni contrastanti e
anche se il più delle volte voleva prenderlo a pugni, sapeva che era veramente
indispensabile per lui. Eppure lo era in un modo che non riusciva a capire e che
gli sfuggiva appena provava a pensarci.
Era il suo compagno nei Linkin Park, era un
suo amico con cui spesso discuteva per i modi diversi di fare e di pensare, che
si divertiva a stuzzicarlo e a farlo arrabbiare.
Ma
era anche l’unico con cui sul palco si trovava al volo senza nemmeno penare
nelle prove.
L’unico che riusciva a capirlo al volo.
Dov’era stato, prima?
In
momenti simili quando gli risolveva i dilemmi più neri, se lo chiedeva smarrito.
E a tale smarrimento rispondeva chiudendosi
di più, ovviamente.
Scuotendosi l’allontanò con gesti secchi,
rimpiangendo di aver sciolto la presa appena l’aveva fatto.
Buttò la sigaretta a terra e la pestò con lo
scarpone slacciato, quindi dandogli le spalle si girò verso di lui a metà, a
debita distanza.
- Non sei mica così importante come pensi!
Posso benissimo farlo anche senza di te, chi ti credi di essere? -
La
risposta fu pronta, con un delizioso ghignetto ironico:
-
Non certo quello che ti credi tu! -
E
il suo gigantesco ego era un’altra delle parti che il furbo Mike adorava di
Chester, oltre al suo modo di infiammarsi!
-
Pallone gonfiato! - Disse infine ridacchiando a sua volta rasserenato mentre
usciva dalla saletta tutta disordinata.
Il
compagno lo seguì scuotendo il capo con la medesima espressione divertita,
deliziandosi di quel loro linguaggio personale che potevano capire probabilmente
solo loro.
No, non poteva decisamente rinunciare a
tutto quello.
Le discussioni con Chester, i suoi insulti,
le sue dimostrazioni d’egocentrismo e quel bisogno nascosto di essere capito da
qualcuno.
Ebbene lui era lì e senza nemmeno impegnarsi
riusciva sempre in quel ruolo e quando lo vedeva rischiarato per merito suo, la
sensazione che provava poche cose riuscivano a dargliele.