CAPITOLO
3:
UNA
DECISIONE DIFFICILE
La
droga aiutò Chester a finire tutto il tour e a fare sera dopo sera
tutti i concerti ad alto livello, lo aiutò pure a non sentire più il
dolore per le proprie condizioni fisiche, ma lo aiutò anche ad
affondare sempre più.
Isolandosi
rispetto al gruppo che invece si limitava a far uso di canne e di
alcool, al suo contrario che andava con cose più pesanti, divenne
sempre più un estraneo per loro che comunque già lo conoscevano poco.
La sensazione che fosse un membro esterno al gruppo era sempre più
presente in tutti e se per gli altri cambiava poco perché erano sempre
più disinteressati alla band dopo il successo planetario avuto coi
primi due album, a Mike dispiaceva sinceramente.
Giorno
dopo giorno lo vedeva sempre più distante, spariva di continuo con
gente che non gli piaceva e non aveva davvero idea di che cosa
combinasse ma se accennava all’idea di dormire in albergo diventava
come una jena… lo rifiutava categoricamente come se non volesse nemmeno
vederlo, quasi.
Cominciò
a pensare di essere una sofferenza lui stesso… probabilmente lo odiava
e non lo sopportava.
Mike
non voleva finisse così perché al di là del fatto che era consapevole
non avrebbe mai più trovato un cantante più bravo e dotato per il
genere di musica che voleva fare, ci era affezionato ed il fatto di
essere l’unico lo dilaniava ma non poteva mollarlo a sé stesso e fare
come suggerivano i suoi amici che volevano rimpiazzarlo.
Però
non sapeva come fare per convincere Chester a stare con loro e a
provare a costruire un rapporto come si doveva… sembrava non ci fosse
verso da nessuna delle parti perché Brad e gli altri l’avevano
praticamente tagliato categoricamente fuori e Chester stava alla larga
da loro il più possibile.
Non
sapeva proprio come facevano ad entusiasmare le folle…
Capì
quale fosse l’unica cosa da fare una notte al ritorno dal tour.
Gli
altri posizionati alla larga rispetto loro, Mike aveva insistito per
sedersi vicino a Chester, in fondo e da solo.
Doveva
aver appena fatto uso di una qualche sostanza ed ormai Mike pur non
avendone conferma effettiva, l’aveva capito che oltre all’alcool ci
dava dentro con altre cose. Aveva pregato che si fosse limitato come
gli altri alle canne ma così a quanto pare non era stato.
Chester
era crollato sfinito probabilmente preda di un effetto soporifero
dell’ultima pasticca presa, quindi non lo sentì sedersi vicino… almeno
in teoria.
Mike
era convinto dormisse profondamente però ad una curva particolarmente a
gomito del bus il ragazzo di cui era rimasto quasi niente, si fece
cadere addosso a lui.
Erano
dei sedili doppi ed ampi più che comodi dove spesso passavano le notti
da una città all’altra.
Mike
se lo sentì crollare addosso, sul braccio, quindi senza pensarci
convinto che dormisse ancora, l’alzò e se lo posizionò meglio
cingendolo come fosse un bambino che gli dormiva contro.
Poté
così guardarlo da vicino e vederlo mettergli a sua volta un braccio
intorno alla vita, come se si aggrappasse a lui.
Scrutandolo
si illuse di vederlo riposare più sereno e tranquillo, quindi gli
asciugò il sudore dalla fronte provocato dai veleni che aveva preso e
sospirò spostando gli occhi neri oltre il finestrino oscurato da cui
per fuori non si vedeva dentro.
Il
paesaggio notturno correva veloce e distingueva poche luci indistinte,
qualche camion che andava sulla corsia opposta l’illuminava di più ogni
tanto. Per il resto il cielo e la notte.
Stavano
tornando a casa, l’ultimo concerto era stato fatto, era stato bello e
triste sotto il punto di vista professionale ma a livello personale non
sapeva interpretarlo se come un peso in meno oppure una grave futura
mancanza.
Perché
il ragazzo aveva la sgradevole impressione che una volta arrivati a
casa Chester avrebbe continuato a perdersi e sarebbe stato davvero
irraggiungibile, molto più di quanto non lo era ora…
Non
voleva che tutto quel bellissimo progetto coi Linkin Park si perdesse
ma soprattutto non voleva perdere Chester… però non era lì… non era lì
con lui e non lo era mai stato…
Cosa
fare?
Come
aiutarlo?
Forse
era proprio continuare con loro che l’affossava ulteriormente… forse
non ce l’avrebbe mai fatta a risollevarsi finchè non gli avrebbe dato
una pausa dal gruppo.
Forse
dovevano prendersela tutti per riflettere su cosa volevano fare ed
eventualmente come continuare.
Si
erano quasi auto distrutti tutti anche se Chester non l’avrebbe battuto
nessuno. Ma un altro album ed un altro tour così non era disposto a
farlo.
Dilaniato
da due parti entrambe importanti per lui…
Come
sistemare tutto? Come impedire il fallimento totale? La distruzione di
ogni cosa, persone per prime?
Come
ricucire, riordinare, risollevare…
Come
aiutare Chester?
Forse
era proprio il caso di fermare momentaneamente ogni cosa.
Anche
i ragazzi erano esausti e a suon di canne non sarebbero andati avanti a
lungo, lui era l’unico che non ne aveva mai toccate perché seguiva una
fede ed una filosofia di vita ben precisa e non aveva voluto far parte
di quello. Sentirsi così esterno lui, ora, era strano… era il fondatore
del gruppo, la mente, la parte un po’ centrale che faceva quasi tutto…
eppure si sentiva fuori…
Lui
di forze per andare avanti ne aveva a volontà ed anche di idee… non
voleva fermarsi ma riconosceva che gli altri ne avevano bisogno per
capire cosa volevano fare e come. E per rimettersi in piedi. Pulirsi
tutti. Specie Chester.
Decise
così che avrebbe imposto a tutti una pausa con la scusa di capire che
musica avrebbero voluto fare e se avrebbero in caso davvero voluto
continuare in quel modo.
Decise
che in qualche modo avrebbe preso le cose nelle sue mani ma non pensò
che avrebbe dovuto magari usare un modo più efficace e diretto.
Lì
per lì credette davvero che quello fosse il modo più adatto e meno
invasivo.
Avrebbe
cambiato idea ma sarebbe stato tardi.
O
quasi.
La
litigata che ne conseguì una volta tornati a casa e trovato sul piatto
del tavolo questa decisione di Mike che a quanto pareva non avrebbe
ammesso repliche, fu epica perché tutti persero la pazienza a partire
da Chester che non era famoso per averne per proseguire con Brad, Joe e
Dave e perfino Rob.
Rob
che solitamente rimaneva sempre calmo aveva una paura fottuta di
tornare ad affondare come anni fa, al tempo del liceo, gli era
successo. Quando il gruppo con Brad si era sciolto ci era stato tanto
male del distacco e si era messo a drogarsi, poi ne era uscito solo
quando l’amico era tornato a proporgli di formarne un altro insieme a
Mike. Allora era risalito.
Aveva
paura che tutto tornasse come allora.
Gli
altri semplicemente sapevano che quella pausa sarebbe durata per sempre
e non volevano mollare una cosa che gli aveva portato tanto successo ma
soprattutto che gli piaceva.
La
loro musica era unica ed era fantastico farne a quei livelli… vivere
facendo quello che amavano… era stata la cosa più bella mai successa a
tutti e quella pausa la vedevano come una tragica fine.
Fu
Brad quello più sferzante e senza scrupoli, quella volta…
-
Se il problema è Chester, che se ne vada lui! Noi troviamo un altro
cantante e continuiamo, cazzo! - Brad non perdeva mai la calma ma non
era uno che mandava a dire le cose. Quando lo disse tutto si gelò per
un istante e nonostante l’avessero pensato, nessuno avrebbe mai osato
dirlo.
Mike
lo guardò inorridito ma Brad non se ne pentì ed anzi proseguì:
-
E’ lui il vero problema! Lui che si droga e che ha sempre qualcosa che
non va! È lui che non fa gruppo, che non sta con noi, che si fa i cazzi
suoi, che non è uno di noi! -
Mike
sospirò prendendosi il viso fra le mani, contò fino a tre e poi ascoltò
lo scoppio della bomba atomica:
- E
PENSATE DI POTER FARE A MENO DI ME!? DI TROVARNE UN ALTRO COME ME CHE
CANTI A QUEI LIVELLI, CHE SOPPORTI TUTTO COME FACCIO IO, CHE CANTA
ANCHE CON UN ERNIA FOTTUTA IATALE NELLO STOMACO? CHE FRA UNA CANZONE E
L’ALTRA VOMITA E SOFFRE COME UNA MERDA MA CHE STA COMUNQUE SUL PALCO E
VA AVANTI A TUTTI I COSTI? PENSATE DAVVERO DI TROVARE UN ALTRO COGLIONE
COSI’? -
-
E’ PROPRIO A QUEL TUTTI I COSTI CHE NON VA BENE, CHESTER! - Gridò a sua
volta Dave battendo la mano sul tavolo. Fra tutti lui era quello che si
infiammava più facilmente e Chester si alzò in piedi subito pronto a
gridare ancora di più:
-
IO QUANDO FACCIO UNA COSA LA FACCIO CON TUTTO ME STESSO ED E’ PER
QUESTO CHE VI VADO BENE COME CANTANTE, CHE CANTO IN QUEL MODO! -
Dave
si alzò tenendogli testa furibondo:
-
NON VA BENE LO CAPISCI? VEDI COME TI SEI RIDOTTO? HAI SPINTO MIKE A
METTERE FINE AL GRUPPO! -
-
IO SONO COSI’ PRENDERE O LASCIARE! -
-
LASCIARE, PER QUANTO MI RIGUARDA! MA SEI SOLO TU A DOVERLO FARE! -
-
Ma non ha detto che è la fine del gruppo, ha parlato di una pausa per…
- Rob tentò di calmarli ma non ci fu verso di ascoltarlo e proseguirono
a gridarsi contro intervallati da Joe e Brad che ci davano dentro.
Solo
alla fine, quando volò qualcosa di decisamente troppo grosso, Mike
dovette intervenire mettendosi in mezzo.
-
SE E’ MIKE CHE NON CE LA FA CHE SE NE VADA LUI! IO NON VOGLIO MANDARE
TUTTO A PUTTANE! -
-
MA AMMAZZATI! MIKE NON SI TOCCA! - Chester aveva spinto Joe che aveva
detto una cosa che comunque non pensava realmente ed il cantante si era
acceso come una dinamite. Dave in conseguenza spinse Chester e prima
che questi potesse reagire distribuendo calci a tutti, Mike si mise
letteralmente in mezzo abbracciando Chester per fermarlo ed
allontanarlo di peso. Non un gran peso, in effetti.
Tutto
si fermò, il cantante per primo che sentendolo abbracciarlo si spense,
perfino la rabbia scemò.
Aveva
davvero detto che Mike non si toccava?
L’aveva
fatto? Poteva anche dire che era l’unica cosa bella della sua vita e
che forse l’amava e poi era a posto.
Ansimante
sentì a stento la voce calma e seria di Mike levarsi fra tutti, una
volta lasciatolo per voltarsi verso gli altri rimasti di stucco a
quella scena.
-
E’ per questo che dobbiamo fermarci e chiederci seriamente cosa
intendiamo fare per il futuro. -
Rob
prese Brad e lo tirò a sedere, Joe andò a camminare distante da lì ma a
portata d’orecchio e Dave si sedette dopo poco prendendosi il viso fra
le mani. Aveva ragione, dannazione.
Chester
rimase in piedi dietro a Mike e da quella posizione poté agganciargli
l’indice col suo senza essere visto da nessuno.
La
paura che ora ci fosse la parola fine definitiva prese anche lui e dopo
la rabbia quel terrore gli stava facendo avere una crisi d’astinenza da
droga insostenibile, per questo lo prese, perché sapeva che gli
procurava sollievo.
Come
poteva non capire quanto serio fosse quello che provava per Mike?
-
Ragazzi, a livello lavorativo dobbiamo chiederci che musica vogliamo
continuare a fare. Tanti album tutti uguali in serie? Quello sempre
quello per tutta la nostra carriera? Automi… prigionieri di noi stessi
fino ad odiare la musica e renderci ridicoli? O cambiare un po’?
Cambiare come? Che senso ha la nostra musica? Ma soprattutto
rispondetevi a questo… vogliamo farla insieme? Ha senso? Perché avevamo
cominciato? Dobbiamo capire cosa vogliamo fare e come… e se vogliamo
andare avanti così non va bene. Bisogna farlo seriamente, sistemarci,
rimetterci a nuovo. Rivoluzionare noi stessi per primi. Creare dei
rapporti. Pulirci. - Il riferimento alle sostanze che in molti usavano
fu chiaro ed esplicito e tutti calarono il capo come fossero
schiaffeggiati da lui.
Per
quanto brutto fosse aveva ragione.
Non
replicarono niente e Mike rimase stordito della presa del dito di
Chester sul proprio tanto che facendo un passo indietro per appoggiarsi
a lui, gli fece capire che sarebbe stato sempre con lui lo stesso. Di
non preoccuparsi.
Chester
ci credette davvero e si aggrappò unicamente a questo sapendo che non
avrebbe potuto farcela da solo e che al mondo ormai lui era l’unico a
cui importava veramente qualcosa.
-
Non è un addio, non è una fine, spero solo che possa essere un altro
inizio… perché dobbiamo farlo come si deve o ci ridurremmo oltre che ad
odiare ciò che facciamo e con chi stiamo… anche noi stessi… non deve
succedere… corriamo ai ripari ora finchè siamo in tempo. Fermiamoci e
pensiamoci. Come vogliamo farlo? Io non voglio che finisca… - Ma finì
tutto nel silenzio poiché uno ad uno se ne andarono senza proferire
parola fino a che, rimasti soli lui e Chester, il prima non si voltò e
prendendogli le mani gliele massaggiò stringendole come fossero
atrofizzate. Chester rimase colpito da quel gesto e non si oppose, però
le forze stavano svanendo, ora nemmeno la vicinanza di Mike l’aiutava.
Aveva bisogno di farsi ma non voleva lì davanti a Mike. Con lui non
l’aveva mai fatto.
Dopo
le mani Mike risalì alzandogli le maniche della maglia, scoprì le
fiamme tatuate e poi gli avambracci. Chester capì cosa voleva fare ma
non si oppose e non si arrabbiò, solo si vergognò di sé stesso.
-
Non mi faccio in vena. - Per ora… lo pensò ma non lo disse, spaventato
che l’averci pensato lo portasse a farlo veramente.
Mike
ne fu sollevato, da quella in vena era più dura pulirsi.
-
Disintossicati, Chester. Poi torneremo a fare quello per cui abbiamo
iniziato. Essere felici con la musica. La nostra. Insieme. - l’avrebbe
preso per una proposta di futura unione se Chester non avesse avuto in
quel momento troppo bisogno di tirare di coca, quindi non la colse del
tutto prendendola solo come una promessa di redenzione.
Dopo
essersi guardati a lungo in silenzio, Mike gli carezzò il viso con
dolcezza sperando capisse quanto ci tenesse a lui e quanto sperasse che
si risollevasse e ce la facesse, quindi senza aggiungere altro se ne
andò lasciandolo solo. Pregando che tutto si mettesse a posto.
Non
sarebbe successo tanto facilmente.