CAPITOLO
I:
BENTORNATO
AMICO
“È
più facile scappare
Sostituendo
questo dolore con qualcosa di intorpidito
È
molto più facile andarsene
Che
affrontare tutto questo dolore completamente da soli
Qualcosa
è stato preso
Dal
profondo dentro di me
Un
segreto che avevo tenuto rinchiuso
Che
nessuno può mai vedere
Ferite
così profonde non si mostrano mai
Non
vanno mai via
Come
immagini in movimento nella mia testa
Per
anni e anni loro hanno giocato
Se
potessi cambiare lo farei
Riprendermi
il dolore, lo farei
Ritrarre
ogni passo falso che ho fatto, lo farei
Se
potessi alzarmi in piedi e prendermi la colpa lo farei
Se
potessi portarmi la vergogna nella tomba lo farei
Se
potessi cambiare lo farei
Riprendermi
il dolore, lo farei
Ritrarre
ogni passo falso che ho fatto, lo farei
Se
potessi alzarmi in piedi e prendermi la colpa lo farei
Se
potessi portarmi la vergogna nella tomba
È
più facile scappare
Sostituendo
questo dolore con qualcosa di intorpidito
È
così tanto più facile andarsene
Che
affrontare tutto questo dolore completamente da soli
A
volte ricordo
Il
buio del mio passato
Riportando
indietro questi ricordi
Che
spero di non avere
A
volte penso di lasciar perdere
E
non guardarmi mai indietro
E
mai andare avanti così
Non
ci sarebbe un passato
Se
potessi cambiare lo farei
Riprendermi
il dolore, lo farei
Ritrarre
ogni passo falso che ho fatto, lo farei
Se
potessi alzarmi in piedi e prendermi la colpa lo farei
Se
potessi portarmi la vergogna nella tomba lo farei
Se
potessi cambiare lo farei
Riprendermi
il dolore, lo farei
Ritrarre
ogni passo falso che ho fatto, lo farei
Se
potessi alzarmi in piedi e prendermi la colpa lo farei
Se
potessi portarmi la vergogna nella tomba
Mettere
semplicemente da parte
Tutta
la tua debolezza interiore
Fingere
di non sentirsi fuori posto
È
molto più facile che cambiare
"È
più facile scappare
Sostituendo
questo dolore con qualcosa di intorpidito
È
così tanto più facile andarsene
Che
affrontare tutto questo dolore completamente da soli"
"È
più facile scappare"
Se
potessi cambiare lo farei
Riprendermi
il dolore, lo farei
Ritrarre
ogni passo falso che ho fatto
"È
più facile scappare"
Se
potessi cambiare lo farei
Riprendermi
il dolore, lo farei
Ritrarre
ogni passo falso che ho fatto, lo farei
Se
potessi alzarmi in piedi e prendermi la colpa lo farei
Se
potessi portarmi la vergogna nella tomba. “
/Easier
to run/
Fu
più piacevole di quel che avrebbe mai immaginato, tornare a scrivere
canzoni con Chester.
Quando
lo risentì dicendo che potevano ricominciare Mike si riservò di
crederci in un secondo momento, ma comunque nel sentirlo si emozionò
proprio come una ragazzina.
Poteva
significare molte cose, come ad esempio che finalmente -forse-
avrebbero ripreso a fare la musica che piaceva tanto ad entrambi, o
comunque che Chester si era -forse- disintossicato davvero e che ora
stava bene, oppure semplicemente che sarebbe di nuovo tornato a stare
con lui come si doveva e meglio di sempre… come amico -certo!-
Gli
disse comunque di venire subito da lui, nel secondo appartamento che
usavano come sede del gruppo, per parlarne a voce.
Nell’attesa
si ammazzò quasi lo stomaco a forza di caffè neri ed amari,
all’ennesimo il campanello suonò e schizzando ad aprire non lo salutò
nemmeno che si mise subito a parlare a macchinetta per colpa di tutta
la caffeina esagerata in circolo.
-
Chez, ma mica hai perso la tua chiave!? Guarda che la devi trovare,
puoi entrare quando vuoi, questa casa è tua come è mia quindi non
pensare di dover di nuovo suonare. Te l’ho sempre detto, può succedere
di tutto fra noi ma non che ci formalizziamo o ci allontaniamo, cioè
non davvero e per sempre. - Se Chester non l’avesse interrotto coi suoi
soliti modi spicci di un tempo, Mike sarebbe andato avanti all’infinito
e oltre.
-
La pianti di parlare come Scattino? - Lo scoiattolo che quando beveva
il caffè diventava un fulmine e schizzava a destra e sinistra come un
forsennato parlando extra veloce da isterico.
Sentendolo
Mike si quietò all’istante e sembrò spegnersi mentre si chiudeva la
porta dietro di sé dopo aver fatto entrare l’amico.
Durò
solo pochi secondi perché quando Chester tornò a voltarsi verso di lui
con l’intenzione di dire subito ciò che gli stava sull’animo, si
ritrovò Mike lì a pochi centimetri a sorridergli a trentadue denti più
radioso e splendente che mai, come se avesse vinto alla lotteria.
Non
che a lui vincere tanti soldi gli facesse quell’effetto, visto che i
primi due album gli avevano dato oltre la stabilità economica, ma per
un comune essere umano l’impressione sarebbe potuta essere quella.
Chester
ne rimase totalmente spiazzato sapendo perfettamente che cosa avesse e
perché lo guardasse con quella faccia da clown: era contento di
rivederlo e di ricominciare a scrivere canzoni insieme, e mai, nemmeno
nei propri sogni più rosei, aveva osato sperare in una reazione tanto
positiva, quasi da bambino. Per un momento si frappose proprio
l’immagine di uno di sette anni cui avevano appena regalato la torta di
compleanno a tre strati più buona del secolo e sentendosi quella torta,
si chiese se poi l’avrebbe anche mangiato, dopo averlo guardato con
tanta gioia e gaudio!
Bè,
non che gli sarebbe dispiaciuto venir mangiato da lui…
Ebbe
così tempo di rendersi conto a prima vista che i propri sentimenti per
lui non erano mai cambiati di una sola virgola ed anzi probabilmente in
quel tempo di riabilitazione dalla droga ciò che provava si doveva
anche essere rafforzato, visto che si sentiva come un idiota davanti al
proprio cervello perduto e ritrovato.
“Il
tempo curerà tutto, cazzo, persino la disintossicazione… ma non certo i
miei fottuti sentimenti! E cazzo, finchè ero sotto l’effetto della
droga mentre ero convinto di amarlo e me lo volevo scopare era una
cosa, ora che provo le stesse identiche cose da pulito e lucido è
davvero assurdo… c’è da credere che non mi libererò mai di ciò che
sento per lui, neanche essermi sposato è servito… ma anche se prima
pensavo che fosse una tragedia, ora no. Ora è diverso. Non importa se
non sono ricambiato allo stesso modo e se posso avere solo amicizia da
lui, ora so che comunque conto tanto da permettermi di scoparmelo per
aiutarmi… nonostante non fosse ciò che poi a quanto pareva volesse…
anche se mi è parso che godesse parecchio… cazzo, ho la tentazione di
riprovarci per vedere una volta per tutte cosa diavolo prova lui ora,
adesso, in questo momento, ma la consapevolezza di venir rifiutato mi
brucia. Però… e se si è fatto scopare non per pietà o per aiutarmi ma
perché dopotutto lo voleva e basta? Cazzo, che domande di merda!”
Non
venne a capo di niente e nonostante si fosse preparato a tanti dubbi
amletici, ora che vi stava davanti era incerto su come dovesse sentirsi.
Doveva
allarmarsi o fregarsene di tutto e vivere alla giornata come aveva
sempre fatto?
Alla
fine fu l’abbraccio spontaneo di Mike dopo quei tre secondi di scambi
di sguardi inquietantemente felici, a decidere.
Qualunque
cosa sarebbe successo, sarebbe successo comunque, quindi tanto valeva
assecondare quel dannato destino che era anche riuscito a riunirli dopo
tutto il casino passato.
Fu
così che finalmente Chester si sciolse e lo cinse a sua volta in
quell’abbraccio pieno e sentito… profondamente desiderato e mancato,
mancato da molti mesi.
Fu
rigenerante per entrambi e mentre delle piacevoli scariche elettriche
attraversavano entrambi, non poterono che abbandonarsi a quelle
innegabilmente meravigliose e forti sensazioni e tenersele. Comunque
era qualcosa di commovente per entrambi.
Con
il nodo che saliva per la consapevolezza che con quello fosse tutto
finito e tutto a posto, si sciolsero seppure a malincuore e la
differenza furono i sorrisi.
Mike
ancora radioso che sprizzava energia da ogni poro e Chester timido,
contrito ed imbarazzato.
Rivederlo
dopo tutto quello che era stato non era facile, ma ora stava bene e
poteva affrontare qualunque scompenso interiore, emotivo ed ormonale,
ne aveva la certezza assoluta.
Mike
non rimase lì molto a contemplare quella sua espressione da cane
bastonato di chi voleva chiedere scusa e non sapeva da dove cominciare,
per cui capendo che di lì a poco avrebbe attaccato con una tiritera che
non voleva ascoltare perché ormai era tutto passato, gli prese le
guance con le dita e pizzicandolo per quanto possibile vista la sua
magrezza, tirò allargandogli il sorriso e forzandolo a farne uno
maggiormente convinto.
O
più sofferente!
L’espressione
che ne uscì di sopportazione, divertimento, sollievo e indulgenza fu
così buffa che fece scoppiare Mike in una fragorosa risata e
riabbracciandolo di slancio gli lasciò le guance.
-
Bentornato amico! -
E
fu solo guardandolo che capì che era così.
Che
era tornato ed anche bene e che potevano ricominciare.
Non
che fosse amico visto che comunque il suo bel caos cosmico lo provava
eccome, ma che Chester fosse tornato bene era evidente.
Il
resto della giornata la passarono a parlare ma non di musica o lavoro e
nemmeno dei loro trascorsi, bensì solo di come si era sentito Chester
nel suo ritorno alla vita e della sua nuova fede autenticamente
trovata, del suo effettivo evidente equilibrio e della sua completa
stabilità.
Cose
comunque un po’ traballanti nel senso che ne era totalmente uscito da
poco e non poteva dire di essere al livello di uno che aveva vinto le
sue tenebre da anni, lui ce l’aveva fatta da qualche mese, però Mike fu
sicuro che proprio perché ammetteva la sua incertezza era invece
arrivato al traguardo. Non aveva più il minimo dubbio che da ora non ci
sarebbe più caduto e nel dirglielo fece commuovere Chester che per non
piangere lo colpì con un pugno amichevole sulla spalla che poi gli
lasciò un gran livido.
Questo
praticamente in un intero pomeriggio lunghissimo fino a sera, ad ora di
cena.
Mike
si stiracchiò dopo essere stato a lungo fermo nella stessa posizione e
sentendo le proprie ossa scricchiolare prese un respiro profondo
finendo poi per sbadigliare, gli parve come di svegliarsi da un sonno
piuttosto piacevole, quindi con una certa soddisfazione ben stampata in
faccia, una soddisfazione che gli donava un’espressione da gatto
domestico steso nella coperta accanto al fuoco, guardò l’ora:
-
Wow, abbiamo fatto le sette, lo sai? Siamo almeno da quattro ore che
parliamo! Mi è venuta una fame… - A quest’affermazione Mike si girò
subito verso Chester e tendendosi verso di lui, di nuovo come un gatto
ma questa volta che chiedeva cibo, cominciò a fissarlo con i suoi due
grandi occhi espressivi e supplichevoli.
Chester
rimase inebetito da questi suoi atteggiamenti che non aveva mai avuto
nemmeno prima dell’interruzione, quindi chiedendosi se quello fosse il
vero ed autentico Mike fece:
-
Vuoi che prepari qualcosa da mangiare? - Era ancora spiazzato da questi
suoi nuovi atteggiamenti che non capiva proprio perché sfoderasse solo
ora, ma sapeva che erano uno di quegli aspetti di sé che le persone
tiravano fuori solo quando entravano in perfetta sintonia con qualcuno.
Dedusse che tutto il suo inferno a qualcosa fosse servito, se non altro
a togliere ogni singola maschera di Mike. Non capì come poteva essere
possibile perché lui al suo posto si sarebbe ritirato ulteriormente, ma
Mike era sempre stato un animale strano e lieto comunque di quei suoi
lati teneramente capricciosi che non erano da principessina viziata
come erano invece quelli che solitamente aveva lui, si scaldò del suo
largo sorriso felice come non mai.
-
Sei un tesoro, adoro come cucini tu! - Rispose Mike stampandogli subito
un sonoro bacio sulla guancia senza rendersene conto, dopo di che si
stese e si accomodò in attesa che Chester facesse il proprio dovere di
cuoco.
Rimasto
sorpreso di quel suo altro gesto insolito, capì che finalmente era il
suo turno di sciogliersi e questa volta davvero, senza paura e timore
di alcun genere.
Mike
aveva preso tutto meglio di quel che avesse osato immaginare e a quel
punto non poteva rovinare di nuovo le cose.
Se
Mike era ormai sé stesso al cento percento, lo sarebbe stato anche lui…
a suo rischio e pericolo!
Tolta
ogni sicura e dimenticato l’imbarazzo nel cestino dell’immondizia,
Chester si alzò e si infilò in cucina per accontentare il gatto
spaparanzato nel divano in attesa di essere servito e riverito.
Gli
sembrava strano cucinare per lui, non l’aveva mai fatto nemmeno quando
andava tutto bene fra loro, eppure era risaputo quanto Chester fosse
bravo ai fornelli…
Ritenendo
quella prima volta come un positivo presagio di futuro, si mise
addirittura a canticchiare a mezza voce.
Mike
dal soggiorno lo sentì e quasi si sospese dal respirare, tese
l’orecchio e con profonda attenzione si mise ad ascoltarlo. L’emozione
gli si affacciò improvvisa… era davvero da tanto che non lo sentiva
cantare, anche se era qualcosa fatto senza attenzione.
Capì
quanto gli fosse mancato solo nell’ascoltarlo e desiderò che
continuasse, fino a che non riconobbe la canzone e totalmente preso da
essa e dalla voglia di cantare con lui come da mesi ormai non facevano,
lo fece senza freni.
Al
suo stesso modo e senza alzare troppo il tono rispetto al suo, quasi
sussurrando, rispose ai versi di Easier to run di Chester con le
proprie parti nei punti in cui toccava a lui.
L’altro
lo sentì e per un momento perse il ritmo e la nota, la stonatura gli
uscì ma tornò subito nella musica e capendo che quella era una delle
cose che non avrebbe mai più dato per scontato -cioè il cantare di
nuovo con lui ed il riuscirci perfettamente e con facilità- continuò.
E
rimasero impietriti nel realizzare il senso di ciò che stavano dicendo,
del senso di quelle parole proprio lì, dopo tutto quello che era
successo.
Ma
soprattutto rimasero impietriti da come riuscirono di nuovo a fondere
in modo perfetto le loro due voci sul ritornello.
La
versione naturalmente risultò diversa dall’originale, finì per essere
una sorta di versione al pianoforte senza il pianoforte.
Non
fu per niente male, non potendo urlare dove andava e rimanendo calmi e
quasi sussurrati, era tutta un’altra cosa.
Si
sconvolsero di come riuscirono ad intrecciare e legare di nuovo come un
tempo le loro voci, in quel sovrapporsi ed alternarsi continuo sul
ritornello che finirono anche per ripetere una volta di più del solito.
- È
più facile scappare
Sostituendo
questo dolore con qualcosa di intorpidito
È
molto più facile andarsene
Che
affrontare tutto questo dolore completamente da soli
Qualcosa
è stato preso
Dal
profondo dentro di me
Un
segreto che avevo tenuto rinchiuso
Che
nessuno può mai vedere
Ferite
così profonde non si mostrano mai
Non
vanno mai via
Come
immagini in movimento nella mia testa
Per
anni e anni loro hanno giocato
Se
potessi cambiare lo farei
Riprendermi
il dolore, lo farei
Ritrarre
ogni passo falso che ho fatto, lo farei
Se
potessi alzarmi in piedi e prendermi la colpa lo farei
Se
potessi portarmi la vergogna nella tomba lo farei
Se
potessi cambiare lo farei
Riprendermi
il dolore, lo farei
Ritrarre
ogni passo falso che ho fatto, lo farei
Se
potessi alzarmi in piedi e prendermi la colpa lo farei
Se
potessi portarmi la vergogna nella tomba
È
più facile scappare
Sostituendo
questo dolore con qualcosa di intorpidito
È
così tanto più facile andarsene
Che
affrontare tutto questo dolore completamente da soli
A
volte ricordo
Il
buio del mio passato
Riportando
indietro questi ricordi
Che
spero di non avere
A
volte penso di lasciar perdere
E
non guardarmi mai indietro
E
mai andare avanti così
Non
ci sarebbe un passato
Se
potessi cambiare lo farei
Riprendermi
il dolore, lo farei
Ritrarre
ogni passo falso che ho fatto, lo farei
Se
potessi alzarmi in piedi e prendermi la colpa lo farei
Se
potessi portarmi la vergogna nella tomba lo farei
Se
potessi cambiare lo farei
Riprendermi
il dolore, lo farei
Ritrarre
ogni passo falso che ho fatto, lo farei
Se
potessi alzarmi in piedi e prendermi la colpa lo farei
Se
potessi portarmi la vergogna nella tomba
Mettere
semplicemente da parte
Tutta
la tua debolezza interiore
Fingere
di non sentirsi fuori posto
È
molto più facile che cambiare
"È
più facile scappare
Sostituendo
questo dolore con qualcosa di intorpidito
È
così tanto più facile andarsene
Che
affrontare tutto questo dolore completamente da soli"
"È
più facile scappare"
Se
potessi cambiare lo farei
Riprendermi
il dolore, lo farei
Ritrarre
ogni passo falso che ho fatto
"È
più facile scappare"
Se
potessi cambiare lo farei
Riprendermi
il dolore, lo farei
Ritrarre
ogni passo falso che ho fatto, lo farei
Se
potessi alzarmi in piedi e prendermi la colpa lo farei
Se
potessi portarmi la vergogna nella tomba. -
Al
termine della canzone dalla cucina proveniva un profumo delizioso di
cibo ma nonostante l’ora di cena fosse inoltrata e quello che si
sentiva sembrava davvero ottimo, Mike non percepì nulla ancora preso da
quello che era appena successo.
“Ritrovarsi
così nonostante tutto e forse meglio di prima… come è possibile? Non
eravamo niente se non amici e nemmeno dei migliori mai esistiti. È
perché abbiamo disfatto tutto ciò che eravamo ed ora lo stiamo
ricostruendo da capo? Allora forse ne valeva la pena, se possiamo
riuscire a fare una cosa del genere. Trovarci, fonderci e trasmetterci
tali sentimenti da emozionarci a questo modo… e se mi vedesse ora cosa
gli direi? Fortuna che sta in cucina… i miei occhi parlerebbero troppo.
È che… mi era mancato. Mi era mancato ciò che ancora non avevamo. Mi
era davvero mancato…”
Così
pensando non si rese conto di essere guardato e quando alzò lo sguardo
per puro caso, si accorse che Chester dopo aver finito la canzone
l’aveva raggiunto ed ora stava lì a fissarlo da sopra il bracciolo. Ed
aveva una di quelle espressioni così strane da non poter proprio
nemmeno provare a decifrarle.
Trattenne
il respiro e si asciugò veloce gli occhi incerto se fossero
effettivamente bagnati di lacrime o no.
Una
ne era scesa, quelle erano emozioni troppo forti ed emozionarsi
cantando era bello, ma riuscirci perché si cantava col proprio compagno
era qualcosa di sconvolgente.
-
Allora, ce l’hai ancora la fame? - Chiese Chester senza fare il minimo
riferimento a quanto appena accaduto, tanto meno alla sua evidente
commozione.
Mike
non rispose subito e dopo aver preso un paio di respiri profondi nella
speranza che la voce gli tornasse normale, parlò comunque con incerto.
Riprendere a cantare con lui, sebbene in modo diverso da quello a cui
erano abituati, era stato profondamente destabilizzante.
-
Certo… mi aiuti ad alzarmi? Non vedo l’ora di mangiare qualcuno dei
tuoi famosi piatti! - Disse evitando con cura l’argomento canzone.
Chester
sorrise deciso e Mike rispose tendendogli le mani che furono prese, lo
strattonò con poca gentilezza ed in un momento fu in piedi davanti a
lui a pochi centimetri dal suo viso.
Bene,
si disse, se partivano così come avrebbero finito?
Mike
rimase un istante di troppo inebetito e quando si accorse di avere gli
occhi di Chester troppo vicini ai propri gli mise le mani sulle spalle
e sorridendo con sforzo disse fermo e chiaro:
-
Grazie ma da qui alla cucina riesco ad arrivare da solo…. - Lo mise in
chiaro poiché sembrava che dovesse prenderlo in braccio e trasportarlo
di peso.
Chester
ghignò compiaciuto da quella risposta e capì che ancora non c’era vero
e proprio imbarazzo.
Forse
davvero era solo amicizia da parte sua… si oscurò appena a quell’idea
che comunque aveva accettato da tempo, era ugualmente difficile
scontrarsi con essa.
Non
ebbe molto tempo per pensarlo poiché nel momento in cui Mike gli passò
oltre per andare a mangiare, l’agganciò col braccio intorno al collo
trascinandoselo come se fosse lui l’impedito che non sapeva camminare.
Chester
sorpreso di quel suo gesto gli si aggrappò istintivamente per non
cadere e in quella specie di abbraccio al volo rimase il tempo di
arrivare alla cucina, la stanza adiacente. Pochi passi. Sufficienti per
farlo di nuovo rinascere, dopo di che si mollarono e si accomodarono a
tavola dove tutto era già perfettamente servito e pronto.
Non
potevano essere molto chiari a Chester i meccanismi di Mike ma ormai
non gli importavano più poiché qualunque essi fossero e qualunque cosa
provasse, gli bastava stare con lui. Sia che fosse in veste d’amico,
sia che fosse in veste di qualcos’altro.
Ora
come ora era al punto in cui gli sarebbe andato bene tutto, pur di
continuare la sua vita con lui.
Durante
la cena parlarono invece di Mike e delle sue novità, liquidò
frettolosamente il discorso dei Fort Minor e quando Chester chiese come
mai avesse chiuso con loro, lui aveva risposto sbrigativo e guardando
il piatto vuoto come se fosse pieno di vermi vivi:
-
E’ stata solo una piccola avventura ma non mi davano ciò che riesco a
trovare solo quando suono coi Linkin Park. - Poi alzò lo sguardo, era
sicuro e penetrante, di chi non si pentiva comunque di ciò che diceva e
faceva anche se poi poteva magari cambiare idea. Cambiare idea non
significava pentirsi, perché comunque tornando indietro avrebbe rifatto
tutto, visto poi ciò che avevano conquistato per tutto quello che
avevano perso: - Voglio dire, con te. -
Lì
Chester fu investito da una fortissima ondata di calore e maledicendo
mentalmente Mike e la sua sincerità bevve tre quarti di acqua dalla
bottiglia rivelandosi poco dignitoso, specie nel rutto finale.
L’emozione
lui la combatteva così e non poteva nemmeno dire fosse proprio
imbarazzo.
Era
proprio che gli piacevano quelle sue ammissioni su quanto legati
fossero, però erano al tempo stesso deleterie. Per poco non lo
ammazzavano ogni volta.
Il
motivo del suo comportamento così apparentemente rispettoso e contenuto
era uno e semplice: finchè non aveva la certezza di non essere
indifferente a Mike non valeva la pena esporsi e fare ciò che avrebbe
invece voluto, ma nel momento in cui avrebbe avuto anche solo un vago e
piccolo sospetto sarebbe stata la fine.
Per
Mike s’intendeva.
Perché
Chester non solo si sarebbe tolto ogni freno -e per lui togliersi ogni
freno significavano guai per gli altri- ma si sarebbe anche buttato
oltre ogni umana concessione fino ad esasperare la preda. Fino a che
questa non avrebbe avuto scampo che arrendersi a lui.
Fino
a quel momento Chester si sarebbe semplicemente comportato di
circostanza.
Seduti
davanti ad un caffè che avrebbe dovuto avere la funzione digestiva,
Mike quasi non lo fece andare di traverso a Chester quando improvviso
come solo lui sapeva essere -nonché grandemente convinto e contento-
disse:
-
Che ne dici di cambiare un po’ genere col prossimo album? - Era la
prima volta che ne parlavano concretamente e dopo tutto quello che era
successo prima, specie quello che ci avevano messo per arrivare a
decidere di farne uno nuovo insieme, fu molto strano farlo ora senza il
minimo preavviso.
Chester
tossì e mandò pesantemente a cagare il caffè come se avesse vita
propria, quindi puntando i suoi occhi inquisitori su Mike, chiese senza
mezzi termini:
-
Se lo fai tanto per fare evita che sarebbe peggio! - Non che ci avesse
pensato, l’aveva semplicemente detta come gli era venuta!
Mike
sbatté un paio di volte le palpebre sorpreso e stordito, quindi non
capendo sinceramente quello che intendesse, chiese delucidazioni che
arrivarono subito con la stessa irruenza tipica di Chester -che fino a
quel momento era stato fin troppo calmo-:
-
Vuoi davvero tornare a fare musica con me? Non lo fai per controllarmi
ed impedirmi di nuovo qualche cazzata? No, perché se lo fai per questo
giuro che ti spacco il culo! -
Mike
sentendosi offeso come poche volte in vita sua ci si era sentito -e non
si parlava di sentirsi in colpa, il che era ben diverso- sbatté
impulsivamente la mano sul tavolo facendo tintinnare le tazze, quindi
tendendosi verso l’altro sbottò quasi feroce come poche volte in vita
sua era stato:
-
Sei proprio uno stronzo, Chester, lo sai? Se volevo controllarti per
tutti questi mesi mi sarei trasferito a casa tua! Vuoi dire che pensi
che non mi fidi di te? È questo che vuoi dire? Che io uso la musica per
un pretesto così basso e da vigliacchi? Vuoi dire che sono come tutte
quelle puttane che fanno canzoni solo per vendere, diventare famose e
apparire sui giornali e fare soldi? Perché è questo il paragone che hai
fatto dicendomi che uso la musica per controllarti! Oltre al fatto che
è grave, cazzo, è gravissimo, per me, per come sono fatto, insinuare
che io non mi fidi della persona alla quale ormai tengo probabilmente
più di tutte! - E gli era scappata, l’ultima.
Gli
era dannatamente scappata e solo dopo averla detta si rese conto di
cosa significava e che era maledettamente vera. Ma ormai l’aveva detta
e non era uno che si rimangiava quello che diceva, era già successo e
per averlo fatto, per non aver mantenuto una promessa e non essere
tornato subito come aveva detto, aveva quasi perso Chester.
No,
non si sarebbe mai più rimangiato niente e poteva capitare cambiasse
idea, ma non che si pentisse di qualcosa che faceva. Non sarebbe più
dovuto succedere.
Chester
ad occhi sgranati gli parve di aver capito male, poi si rese conto che,
dall’espressione shockata di Mike stesso, doveva essere tutto vero e
quel che aveva sentito sul finale non poteva essere cambiato in alcun
modo.
Appunto.
Qual era la condizione per Chester di togliersi ogni freno?
Capire
di non essere davvero solo un amico per Mike.
Più
di così sarebbero servite solo le luci al neon!
Invece
di arrabbiarsi a sua volta e cominciare uno stupido litigio,
realizzando di essere nel cuore di Mike più di quel che avesse pensato
prima, la sua espressione si illuminò di uno di quei sorrisi
inquietanti e maliziosi che mettevano sempre a disagio chi li riceveva.
Ebbene
Mike rabbrividì e sperò solo che non dicesse nulla.
-
Volevo solo esserne sicuro. Non oserei mai dire che sei una puttana.
Quello sono io. - E nel dirlo Mike capì che era effettivamente così.
Chester
era una puttana, ma non nel senso che dava il suo corpo a chiunque in
cambio di soldi, solo nel senso che pur di avere ciò che voleva era
capace di ogni bassezza senza fondo.
Eppure
nonostante lo capì non poté prevedere ciò che quello sguardo sicuro e
determinato avrebbe significato davvero.
Come
non poteva immaginare in cosa si era appena messo.