CAPITOLO II:
RICOMINCIAMO INSIEME


“Quando questo è iniziato
Io non avevo niente da dire
e mi ero perso nel nulla che c'era dentro di me
ero confuso
E io vivo per cercare di capire, ma non sono l'unica persona con queste cose in mente
dentro di me
Ma tutto ciò che essi possono vedere sono le parole rivelate
è l'unica cosa vera che mi è rimasta da provare
niente da perdere
Sono bloccato, depresso e solo
e la colpa è dentro di me, la colpa è dentro di me
io voglio guarire, voglio provare sensazioni, quello che pensavo non era mai la realtà
voglio lasciare andar via il dolore che ho provato fino proprio ad adesso
cancellare tutto il dolore
io voglio guarire, voglio provare sensazioni, sentirmi vicino a qualcosa di vero
voglio trovare qualcosa che ho voluto fino adesso
qualche luogo a cui appartenere
e non ho niente da dire, non posso credere di non essere caduto in basso proprio di faccia
ero confuso
guardo da ogni parte solo per scoprire
che non è proprio come mi ero immaginato
ma cosa sono io?
Cos'ho io? solo negatività?
perchè io non riesco a giustificare il modo in cui tutti mi guardano
niente da perdere
niente da guadagnare,
e la colpa è dentro di me, la colpa è dentro di me
io voglio guarire, voglio provare sensazioni, quello che pensavo non era mai la realtà
voglio lasciare andar via il dolore che ho provato fino adesso
cancellare proprio tutto il dolore
io voglio guarire, voglio provare sensazioni, sentirmi vicino a qualcosa di vero
voglio trovare qualcosa che ho voluto fino adesso
qualche luogo a cui appartenere
non conoscerò mai me stesso finchè non proverò a farlo da solo
finchè io proverò mai niente altro, finchè le mie ferite non saranno guarite
non sarò mai qualcosa fino a che non cambierò questa situazione
cambierò, io oggi troverò me stesso
voglio guarire, voglio provare sensazioni, quello che pensavo non era mai la realtà
voglio lasciare andar via il dolore che ho provato fino adesso
cancellare proprio tutto il dolore
voglio guarire, voglio provare sensazioni, sentirmi vicino a qualcosa di vero
voglio trovare qualcosa che ho voluto fino adesso
qualche luogo a cui appartenere”

/Somewhere i belong/

La riunione con gli altri del gruppo fu un successo, i ragazzi furono tutti entusiasti di tornare a fare musica insieme e nonostante non avessero ben in mente di preciso il genere che avrebbero abbracciato quella volta, sapevano che Mike aveva ragione a volere dei cambiamenti a livello musicale.
- Dobbiamo fare qualcosa di nuovo rispetto ai nostri due album precedenti, altrimenti diventeremo stereotipi di noi stessi e la musica per noi non sarà più libertà d’espressione. Era nato per questo, il gruppo. Per fare qualcosa di nuovo che altri non avevano ancora fatto e farlo a modo nostro, come ci sarebbe piaciuto a noi, sfidando i gusti commerciali e della maggior parte delle persone che hanno sempre voluto un solo genere specifico e non due fusi insieme. Abbiamo vinto noi, abbiamo avuto ragione. Ma vogliamo continuare tutta la vita con questo schema musicale? È buono, funziona, piace, però… io penso che ci ritroveremo come quegli artisti che fanno mille album con mille canzoni tutte uguali, solo con qualche nota e qualche parola diversa… venderemmo, ma noi ci ritroveremo incatenati dal nostro stesso schema musicale iniziale finendo poi per odiarlo. È una cosa che non voglio assolutamente. Ci siamo presi questa lunga pausa anche per capire questo, per rispondere a questa domanda. Ecco la mia risposta. Sì, voglio continuare a fare musica con voi ma non quella di prima, voglio rinnovarmi sempre, di album in album non voglio schemi simili ma sempre nuovi, a costo di inventarci sempre dei generi nuovi. Troviamo qualcosa di diverso da quello che abbiamo fatto finora, qualcosa che ci piaccia e ci soddisfi, e facciamolo solo perché ci piace, perché siamo noi a volerlo, perché ne siamo convinti. Questo è quello che ho pensato io in questi anni di fermo. -
Il suo lungo discorso colpì molto tutti gli altri membri del gruppo che l’ascoltarono con attenzione e addirittura rapiti. Mike aveva parlato con quella passione che metteva nel fare ciò che amava e tutti loro sapevano quanto amasse l’arte ed in special modo la musica.
Mike era un’artista a trecentosessanta gradi ma soprattutto era un genio nel fare ciò che amava e quando lui si accendeva non potevi spegnerlo o frenarlo in alcun modo ma solo lasciarlo libero di andare.
Capendo che ora finalmente si era acceso di nuovo, come quando avevano formato il gruppo la prima volta e aveva tirato fuori l’idea della fusione fra rock e rap -un’idea tanto assurda quanto geniale ed azzardata-, decisero che l’avrebbero seguito assecondandolo quanto più possibile.
Era una cosa che poi Chester avrebbe detto in un’intervista solo un paio di anni dopo…
‘Quando lavori con un genio, lasci semplicemente che sia un genio’, parlando di Mike dopo l’album A Thousand Suns.
Il primo a rispondere e ad esprimere il pensiero di tutti fu Chester che per la sparata stronza della sera prima gliene doveva una buona…
- E la nostra risposta è essere venuti tutti qua oggi. -
Semplice, breve, conciso e diretto ma veritiero.
Mike vide sorridere gli altri all’incirca alla stessa maniera e improvvisamente il gran mattone che aveva tenuto tutto il tempo al posto dello stomaco se ne andò e lui poté tornare a respirare con leggerezza.
Era andata bene, avevano avuto tutti la stessa idea… non importava cosa, bastava che fossero sempre dalla stessa parte. Era per questo che il gruppo aveva funzionato negli anni precedenti e nemmeno quella pausa aveva fatto loro male, forse anzi gli aveva fatto bene.
Certi rapporti avevano avuto bisogno di essere perfezionati, rafforzati o addirittura ricostruiti. Smettere di fare qualcosa insieme e di vedersi era servito a capire cosa di prima non era andato bene e cosa andava cambiato.
Ricambiando i loro sorrisi con uno luminoso e contento come quello di un bambino, si buttò di slancio al collo del portavoce e lo fece senza pensarci minimamente, completamente dimentico di quello che aveva intravisto la sera prima nel suo sguardo da ‘prima o poi ti avrò’.
Chester che non si aspettava il suo abbraccio per poco non cadde con lui appeso al collo, quindi se lo strinse ridendo… decisamente adorava quel Mike esuberante incapace di trattenere le proprie emozioni. Considerando che le sue erano sempre molto forti, c’era da sperare che non cambiasse mai.
- Attento a non consumarlo, non mi pare gli sia rimasta molta carne da strapazzare! - Esclamò Joe riferito all’eccessiva magrezza di Chester.
Gli altri si unirono alle risate per la sua uscita spontanea e Mike rispose prima ancora di attivare il cervello:
- Guarda che adesso è bene, dovevate vederlo qualche mese fa… là sì che faceva paura che sembrava uno scheletro col cancro alle ossa! - Risero per la fantasia del paragone tipica del loro leder, però si morse la lingua nell’accorgersi di aver appena fatto un riferimento tabù. Parlare anche solo in vaghi cenni del periodo nero di Chester non era una cosa che si poteva fare, non ancora.
Poi un giorno l’avrebbe fatto lui per primo, ma all’epoca non era di certo facile anche perché ne era appena uscito.
- E a proposito di questo… - Prese così la parola Brad, uno dei fondatori del gruppo con cui Mike si consultava praticamente per ogni cosa. Era serio e tutti capirono che qualcosa da dire era rimasta, qualcosa che non potevano dare per scontata visti i precedenti. Quando ebbe l’attenzione di tutti parlò com’era nel suo stile, andando dritto al punto con la sua capacità di sintetizzare ogni cosa: - Non è solo il genere di musica che dobbiamo rinnovare ma anche il nostro stile di vita. Il via che avevamo preso durante Meteora non va per niente bene. - Breve e diretto, per l’appunto.
Mike che era stato uno dei pochi a non andare mai di fumo ma limitarsi all’alcool, al contrario degli altri che invece ci erano andati più pesanti con entrambi, annuì con un’aria malinconica. Era quello che avrebbe voluto dire ma che non aveva avuto il coraggio di fare.
Guardò Brad con gratitudine e non aggiunse nulla non volendo essere quello delle paternali. Se avrebbe detto qualcosa a riguardo lo sarebbe risultato ma se a dirlo era Brad in quel modo era diverso.
Andava bene, detto da lui.
Rob fu il primo a sorridere mentre gli altri si erano fatti improvvisamente seri per la pesantezza dell’argomento. Citare le loro gesta poco gloriose non era una passeggiata.
- Quando ho ricevuto la chiamata di Brad che mi diceva che saremmo tornati a suonare col gruppo ho capito che era il segnale. Quello di riabilitarmi una volta per tutte. - Tutti capirono il profondo significato delle sue parole, perché sapevano che Rob aveva un passato da tossico ed il fatto che poi ci fosse ricaduto anche se non pesantemente come era successo a Chester, denotava che anche per lui era stata dura ma che se era lì e riusciva a parlarne con una tale calma e pacatezza, significava che ce l’aveva fatta.
- Quando si volta pagina lo si fa bene o non lo si fa per niente! - Asserì poi Dave deciso e per nulla offeso da quella specie di rimprovero per quanto si erano fatti dare alla testa dal successo durante il tour di Meteora di qualche anno prima.
- Da cima a fondo! - Concluse Joe con un ghigno soddisfatto per aver chiarito anche quel punto, cosa che tutti avrebbero voluto fare una volta ritrovati ma che nessuno aveva avuto il coraggio di cominciare.
Brad escluso, naturalmente.
Il sospiro di Mike fece capire a tutti quanto quell’argomento gli fosse rimasto sullo stomaco dall’inizio di quella riunione e di nuovo lo sguardo grato a Brad non sfuggi a nessuno, ma ancora una volta a stupire tutti fu Chester che sapeva che comunque sarebbe toccato anche a lui dire qualcosa in più visto che era stato quello che era affondato più di tutti.
Poteva dire che aveva ricominciato a farsi perché aveva dei precedenti e per un latitante era più facile ricadere nella tentazione della droga, ma come spiegare poi l’esagerazione e la totale autodistruzione che era seguita?
Certamente un modo c’era, ma non era quello che Mike voleva dicesse agli altri e lui stesso era convinto che quello dovesse rimanere una cosa fra loro, cioè il fatto che per non essere ricambiato da Mike aveva peggiorato di mille volte la sua già pessima situazione.
Però qualcosa comunque doveva dirla, dopotutto era un membro importante del gruppo e anche senza il suo ego comunque molto grande era una cosa vera.
Prima di cominciare gli venne in mente Somewhere i belong ed alcuni suoi versi…
“Quando questo è iniziato
Io non avevo niente da dire
e mi ero perso nel nulla che c'era dentro di me
ero confuso
E io vivo per cercare di capire, ma non sono l'unica persona con queste cose in mente
dentro di me
Ma tutto ciò che essi possono vedere sono le parole rivelate
è l'unica cosa vera che mi è rimasta da provare
niente da perdere
Sono bloccato, depresso e solo
e la colpa è dentro di me, la colpa è dentro di me.”
Seguiti dalla seconda strofa che continuava a rispecchiarlo innegabilmente:
“E non ho niente da dire, non posso credere di non essere caduto in basso proprio di faccia
ero confuso
guardo da ogni parte solo per scoprire
che non è proprio come mi ero immaginato
ma cosa sono io?
Cos'ho io? solo negatività?
perchè io non riesco a giustificare il modo in cui tutti mi guardano
niente da perdere
niente da guadagnare,
e la colpa è dentro di me, la colpa è dentro di me.”
E capendo quanto quella canzone fosse tremendamente attuale, si decise…
- E’ successo due volte nella mia fottuta vita e la seconda è stata la più pesante. Ho sfiorato la morte più volte e non posso dire che non volessi andarci, però sono uscito dalla merda in cui ero e Mike lo sa perché altrimenti non vi avrebbe chiamati qualche settimana fa. Però non si tratta di fidarsi di lui che lo conoscete bene, di certo meglio di me. Si tratta che me non mi conoscete poi molto perché in realtà non abbiamo mai costruito dei veri e propri rapporti e che quindi… perché cazzo dovreste fidarvi di me se vi dico che non succederà più? Porca puttana, in fondo l’ho già fatto due volte… - Il sottinteso era la droga, non ci fu bisogno di dirlo. Guardava le proprie mani e gli altri a loro volta osservavano come se le tormentasse. Nessuno osava ancora guardarsi negli occhi, solo Mike gli accarezzava il viso con lo sguardo e per fortuna nessuno lo vedeva perché altrimenti avrebbero notato quella tenerezza e quell’attenzione che tale non l’aveva mai avuta per nessuno. Non a quei livelli. Chester non lo vide subito, quindi proseguì con una certa difficoltà ma comunque facendosi coraggio. C’erano quelle cose da fare assolutamente che non si poteva rimandare od evitare. - So che pensate che per voi basta che si fidi Mike, ma per me no, cazzo. Quindi io penso che la soluzione sia cominciare a conoscerci anche fra di noi, costruire quel rapporto che prima non c’era. Perché sono i rapporti sani che impediscono di fare puttanate ed io ne ho fatte tante proprio perché non ne avevo nemmeno uno, di rapporto sano. Solo quando sono riuscito a costruirne uno, sono riuscito a pulirmi da tutta quella merda. - Non specificò che quell’unico rapporto sano che gli aveva permesso di disintossicarsi non era la nuova moglie, come tutti logicamente pensarono, ma bensì Mike. Fu una cosa che si tennero per loro e quando lo disse gli occhi castani e penetranti di Chester si posarono in quelli di Mike che lo scrutavano dall’inizio del suo discorso.
Incatenati, si diedero sollievo a vicenda e sorridendo con essi, Chester concluse deciso e convinto:
- Ho tirato via i miei cazzo di rimpianti, ho smesso di dire quelle fottute bugie e ho affrontato me stesso per quello che ho fatto, cancellando ciò che sono dannatamente diventato. Lascerò andare tutte le cazzate che ho fatto. Per cui voi mettete via quello che pensavate di me, non mi conoscete perché questa è una nuova fottuta persona senza più cazzo di incertezze. Io ricomincio, porca puttana, e qualsiasi male futuro arriverà non l’affronterò più in quel modo di merda. Oggi questo schifo finisce definitivamente perché mi sto perdonando ed è la prima cosa per ricominciare e ricostruire (1). -
La mano di Mike si posò sulla sua spalla e come se fosse un incantesimo, i nervi che si erano tesi fino allo spasmo nel dire cose che gli erano costate, si rilassarono, poi gli sorrise sereno e tranquillo e tutto andò definitivamente a posto.
Sarebbe bastato quello ma le sue parole diedero il colpo di grazia.
Semplici, pacate e vere:
- Ricominciamo insieme. -
Quello che Mike pensò dopo di questo furono invece altri versi della stessa canzone che non poteva sapere era venuta su anche a Chester…
“io voglio guarire, voglio provare sensazioni, quello che pensavo non era mai la realtà
voglio lasciare andar via il dolore che ho provato fino proprio ad adesso
cancellare tutto il dolore
io voglio guarire, voglio provare sensazioni, sentirmi vicino a qualcosa di vero
voglio trovare qualcosa che ho voluto fino adesso
qualche luogo a cui appartenere .”
Per poi finire insieme, senza assolutamente rendersene conto…
“Non conoscerò mai me stesso finchè non proverò a farlo da solo
finchè io proverò mai niente altro, finchè le mie ferite non saranno guarite
non sarò mai qualcosa fino a che non cambierò questa situazione
cambierò, io oggi troverò me stesso
voglio guarire, voglio provare sensazioni, quello che pensavo non era mai la realtà
voglio lasciare andar via il dolore che ho provato fino adesso
cancellare proprio tutto il dolore.”
Perché ormai il livello in cui Mike sentiva nel profondo Chester era esattamente questo.
Perché certi rapporti semplicemente hanno i loro tempi ma non significa che se non si creano subito non ci saranno mai. Significa solo, il più delle volte, che era troppo presto e che bisognava aspettare il momento ideale. Questo momento può essere quando le persone sono più mature, quando dopo essere cadute si sono rialzate e si sono rinnovate diventando coloro che dovevano diventare, o magari può essere quando accadono eventi che invece di separare uniscono.
Qualunque cosa fosse stata, aveva funzionato e per quanto dolore avessero provato tutti, sicuramente nessuno l’aveva passata bene, ora erano lì ad affrontare loro stessi, a perdonarsi e ad andare avanti, ma non come un tempo. Molto ma molto meglio.
La strada sarebbe stata ancora lunga, di certo il prossimo traguardo non sarebbe stato quello definitivo, probabilmente sarebbe stato solo un passaggio, però dopo di quello la tappa sarebbe stata di certo migliore ed ancora ed ancora di più fino ad una risalita autentica dalla quale non sarebbero più caduti, no perché ora le mentalità con cui affrontavano quel nuovo cammino erano quelle giuste.
In risposta partì Joe per primo che con una serietà strana che non era da lui, disse rivolto a Chester che gli stava seduto vicino con gli occhi lucidi:
- Bene, vuoi che ci conosciamo meglio? - Chester colto in contropiede e con ancora il cervello annebbiato dall’emozione che il gesto di Mike gli aveva procurato, annuì vago, quindi l’altro rincarò sempre mantenendosi più serio che mai: - Vuoi sapere cosa mi piace? - Chester annuì ancora chiedendosi come diavolo potesse pensare che le conoscenze si approfondissero in quel modo. Non poteva certo sindacare di già…
Joe a quel punto disse mostrandosi finalmente per quello che era realmente, ovvero sadico:
- Mi piace mordere! - E senza il minimo preavviso scattò velocissimo verso il collo di Chester addentandolo con forza, senza curarsi del dolore atroce che trasmise al povero ignaro di certe sue manie assurde.
Le urla che liberò furono del calibro di A place for my head e fecero tremare i vetri, quindi mentre gli altri ridevano e lui li insultava -sempre gridando- perché non lo aiutavano e rimanevano a guardare e ridere come coglioni, cercò di toglierselo di dosso.
All’ennesimo tentativo fallito e cominciando a vedere la luce alla fine del tunnel, guardò istintivamente Mike supplichevole sperando che almeno i suoi sentimenti fossero ancora intatti.
Questi che guardava estremamente divertito, in risposta invece di cercare di togliere Joe dal suo collo, disse:
- Anche a me piace mordere se è per questo, non rubarmi le prede, Joe! Chez è mio! - per poi spingerlo steso nel divano, alzargli la maglia stretta e mordere velocissimo a sua volta sul fianco.
Il ’Chez è mio’ non sfuggì all’interessato che per poco non ci rimase secco.
Certamente se Joe faceva l’idiota Mike non poteva essere da meno.
Ecco il suo vero lato di profondo demente.
Chester capì di essersi messo in un altro Inferno, ma riconoscendo i denti di Mike sulla propria pelle dimenticò quasi del tutto quelli di Joe nel collo. Fu così che improvvisamente l’Inferno si trasformò in Paradiso.
Sicuramente non tutto il male andava per nuocere.
Oh, no di certo, e per dar loro una lezione a modo suo, invece di continuare a gridare, trasformò repentinamente le proprie urla in gemiti sempre più accentuati e rumorosi…
- OHH, SÌÌÌ… VI PREGO… ANCORA… DI PIÙ… DI PIÙ… MI PIACE… SÌ… SÌ… SÌÌÌÌ… AHHH… -
Gli altri ormai piangevano dal ridere, tutti piegati in due su poltrone e divani, quindi Mike realizzando che c’erano due possibilità per cui stesse gemendo come un idiota, ovvero che fosse effettivamente un idiota oppure perché lo stava mordendo lui, si staccò immediatamente pensando che la sparata successiva sarebbe anche potuta essere più compromettente di questa… ovvero un bell ‘Mike ti prego scopami!’ e visto mai che potesse anche degenerare oltre con un ‘come l’altra volta’, decise di non provocarlo oltre.
Quello era Chester, non si poteva esagerare perché poi anche lui lo faceva e se succedeva erano guai grossi.
Joe si riesumò dal cadavere che fu finalmente lasciato in pace, quindi fissò male il suo amico, compagno eterno di cazzate, e lo rimproverò:
- Cazzo, Mike, perché hai mollato? Ce l’avevamo, ormai… stava per diventare uno di noi! Stava godendo! - Fece con la sua insana passione per i vampiri, convinto che a forza di mordere una persona la mania passasse anche a questa.
Mike non sapeva come giustificarsi su due piedi, era vero, di solito quando attaccavano a fare cazzate insieme non c’era Santo che tenesse a farli smettere, però non poteva certo dire che Chester stava per spiattellare che avevano fatto sesso insieme… a toglierlo dall’impaccio arrivò il protagonista del loro attacco che resuscitato ad evidente vita nuova, guardò Mike con sguardo profondamente malvagio, dicendo con voce da brivido:
- Se è per quello lo sono già diventato… - Poi si tese verso Mike irrigidito come una statua di sale: - ed ho fame! - Quello lo disse come ad intendere che, ovviamente, aveva fame di sesso e Mike fece infatti solo tempo ad inghiottire a vuoto preoccupato, non riuscì nemmeno a schivarlo.
Chester l’afferrò e schiacciandolo a sua volta steso sul divano, gli salì sopra e affondò lui i denti nel suo collo mordendo.
Inizialmente solo così e le urla di Mike lo testimoniarono fra le risa soddisfatte di Joe e quelle divertite degli altri.
Solo che ai morsi aggiunse il succhiare ed il leccare sempre facendo attenzione che da fuori sembrasse appunto sempre la stessa cosa di prima.
Mike invece di placarsi al piacere successivo che provò, urlò ancora più forte reputando quel gesto non doloroso ma estremamente pericoloso… se l’avessero scoperto sarebbe stato difficile spiegare cosa significava… come se non fosse già chiaro di suo!
Chester godette non poco di quel gioco pericoloso e al tempo stesso erotico fatto proprio davanti a tutti, si sentì oltre che furbo completamente appagato e dopo un succhiare prolungato si staccò contento delle proprie gesta.
Si tirò su in ginocchio, era a cavalcioni sopra Mike ancora steso e tutti intorno li guardavano sempre con le lacrime agli occhi e divertiti per la scena. Lo sguardo di Chester era un capolavoro ma quello di Mike era spasso puro. Naturalmente fu velocissimo a coprirsi il succhiotto -alla faccia del succhiotto!- al collo e fra mille imprecazioni si alzò di scatto facendo cadere di botto l’altro sul pavimento. Lì vi rimase a ghignare soddisfatto, anche se quando Mike vi si buttò sopra per vendicarsi vide l’Aldilà per un istante!
Continuò comunque a ghignare.
Certamente ormai le cose andavano oltre che bene… e dire che erano appena cominciate…. Sì, perché ormai quello, per lui e per tutti, rappresentava il vero inizio.

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(1) Riferimento voluto a What i’ve done che però non esiste ancora nelle loro menti poiché non ancora scritta.