CAPITOLO
VI:
ANDRA’
TUTTO BENE
“Mi
sono svegliato in un sogno oggi
Nel
freddo della staticità / e metto i miei piedi freddi a terra
Ho
dimenticato tutto di ieri
Ricordando
che sto fingendo di essere dove non sono più
Un
piccolo assaggio di ipocrisia
E
sono rimasto nella scia dell'errore / lento a reagire
Anche
se sei così vicina a me
Rimani
ancora troppo distante / e non posso riportarti indietro
E'
vero / Il modo in cui mi sento
è
stato promesso dal tuo viso
Il
suono della tua voce
dipinto
nei miei ricordi
Anche
se non sei con me
Io
sono...
"(Con
te)
Adesso
ti vedo, tenendo tutto dentro
(Con
te)
Adesso
ti vedo anche quando chiudo gli occhi"
Ti
ho colpito e tu mi hai colpito a tua volta
Siamo
caduti a terra / Il resto del giorno rimane immobile
Sottile
la linea fra questo e quello
Quando
le cose vanno male, fingo che il passato non sia reale
Ora
sono intrappolato in questi ricordi
Rimasto
nella scia dell'errore / lento a reagire
Anche
se sei così vicina a me
Rimani
ancora troppo distante / e non posso riportarti indietro
E'
vero / Il modo in cui provo
è
stato promesso dal tuo viso
Il
suono della tua voce
dipinto
nei miei ricordi
Anche
se non sei con me
Io
sono...
"(Con
te)
Adesso
ti vedo, tenendo tutto dentro
(Con
te)
Adesso
ti vedo anche quando chiudo gli occhi"
"(Con
te)
Adesso
ti vedo, tenendo tutto dentro
(Con
te)
Adesso
ti vedo anche quando chiudo gli occhi"
No
Non
importa quanto siamo arrivati lontano
Non
vedo l’ora di vedere il domani
"(Con
te)
Adesso
ti vedo, tenendo tutto dentro
(Con
te)
Adesso
ti vedo anche quando chiudo gli occhi"
"(Con
te)
Adesso
ti vedo, tenendo tutto dentro
(Con
te)
Adesso
ti vedo anche quando chiudo gli occhi"
/With
you/
Fissarono
con tutti i ragazzi un appuntamento per il giorno dopo e al momento di
decidere cosa fare col tempo che rimaneva -praticamente tutta la
giornata-, Chester azzardò un ipotesi che venne da un’idea del momento,
come una lampadina che si accendeva sulla testa.
“Vediamo
che fa se gli dico così…”
-
Bè, tecnicamente non abbiamo niente da fare se prima i ragazzi non ci
dicono che va bene l’idea del concept album… potremmo anche andare a
casa, volendo… - Nel momento in cui lo disse, vide Mike impietrirsi
nettamente e a conferma che non era proprio ciò che voleva, fu il
portacenere che fece cadere. Lo stava svuotando, Chester non aveva
certo smesso di fumare…
Imprecando
lo raccolse e l’altro rimase a guardarlo soddisfatto, quindi finse di
raccogliere le sue cose per andarsene davvero, cosa che spiazzò Mike
come non mai.
-
Ma vai veramente? - Chiese spontaneo senza ragionarci un attimo. Si
morse poi la lingua ma ormai la frittata era fatta!
Chester
che in quel momento era di schiena e poté fare l’espressione più
malefica del mondo, poi si girò come nulla:
-
Sì, perché? Tecnicamente prima che ci diano il via libera non abbiamo
niente su cui lavorare… -
“Questa
poi… e dov’è finito il tentare costantemente di saltarmi addosso? A
qualunque gioco questo stronzo stia giocando sono capace di farlo anche
io e se mi ci metto è peggio per lui!”
Pensò
con un fulmine che gli attraversava gli occhi neri.
Chester
lo colse e se ne compiacque. Era curiosissimo di vedere fin dove si
sarebbe spinto ma proprio quando era sicuro di prevedere una qualche
reazione, lo sentì dire alzando le spalle noncurante:
-
Va pure, io starò un po’ qua… ho voglia di sperimentare in cucina, a
casa mia moglie non me lo permette mai! -
Chester
si fermò sulla porta d’ingresso rigido come un manico di scopa, si girò
e lo guardò con allarme:
-
Certo che non te lo fa fare, sei una calamità in cucina! -
Mike
fece l’aria da finto innocente.
-
Ma se nessuno mi lascia provare non migliorerò mai! Ho voglia di dolci
fatti in casa, se tu vuoi andartene a casa me li faccio da solo! - Poi
aggiunse un gesto di ‘sciò’ con la mano: - Vattene pure tu! - Non che
sembrasse offeso ma alla fine l’aria da bambino l’aveva tutta.
Chester
combatté col fortissimo istinto di scoppiare a ridere ma ciò che era
più incombente era salvare casa e uomo, quindi mettendo da parte i
propri giochetti psicologici cadde come un pero nella rete di Mike.
Era
ovvio che lui fosse più abile, se ci si metteva d’impegno. Era un
pensatore nato… era Chester quello precipitoso!
-
Sta buono, te li faccio io! Sei capace di dare fuoco all’appartamento,
tu! - E non era tanto per dire…
Dopo
di che si diresse in cucina a vedere cosa c’era negli armadietti.
-
Cosa vuoi? - Chiese paziente consapevole che gli piaceva da matti
cucinare per lui.
Mike
seduto sul tavolo di lavoro lo guardava dondolando le gambe allegro con
fare infantile, quindi pensandoci disse il dolce più lungo che gli
venne in mente, uno che richiedeva una lavorazione di quasi tutta la
giornata!
-
Croissant! -
Quelli
sì che erano lunghi!
Quando
Chester lo sentì si fermò sospettoso, a che gioco stava giocando?
Se
ne rese conto con molto ritardo ma quel che contava era essersene
accorti. Fu così che decise…
“Bene,
se vuole giocare anche lui sono disponibilissimo ad accontentarlo…
vediamo chi vince!”
- E
croissant siano! - Mike si trovò ad esultare demenziale e a dire:
-
Io sarò il tuo aiutante! - L’entusiasmo che in lui traboccava era
sconcertante, Chester non era abituato ma gli piaceva quindi ovunque
sarebbero poi arrivati, sarebbe stato contento a patto di averlo sempre
così, ma non sapeva che le sue aspettative sarebbero state di gran
lunga superate.
Cominciarono
la preparazione dalla ricerca precisa della ricetta, dovendosela
studiare nei dettagli.
Mike
in realtà non si era dato una risposta precisa, solo che nel capire che
fra tutti l’unico di cui non avrebbe mai voluto e potuto fare a meno
era Chester e che non avrebbe mai potuto fingere di avere con lui solo
un semplice rapporto professionale, il resto era venuto da sé.
Aveva
capito che l’unica era assecondare sé stesso e gli eventi ed
improvvisare era tutto ciò che rimaneva.
Anche
perché le operazioni le aveva fatte tutta la notte…
Sessualmente
Chester gli piaceva da morire, lo eccitava e non poteva più negare a
quel punto che sarebbe andato a letto con lui ora e sempre nei secoli
dei secoli amen.
Come
persona anche, specie ora che lo stava conoscendo meglio e che sembrava
aver trovato un suo equilibrio.
Dalle
piccole cose alle grandi, persino i suoi difetti per cui spesso voleva
ucciderlo alla lunga gli piacevano e lo facevano poi sorridere. Quelle
cose che eri capace di sopportare solo se il sentimento che ti legava
era grande e forte.
Quando
non lo metteva in imbarazzo e stava tranquillo stava benissimo con lui.
All’idea
di non vederlo più o lasciare tutto su un piano professionale lo faceva
stare male come mai in vita sua.
Alla
fin fine rimaneva poco da pensare.
Gli
piaceva in tutti i modi una persona potesse piacere ad un’altra.
Persino
nel cantare e nel fare canzoni insieme l’alchimia era sempre la stessa,
magia allo stato puro.
L’unica
cosa che rimaneva era cosa contava di più per lui.
I
propri sentimenti e la propria volontà o ciò che sapeva era davvero
obiettivamente giusto?
Sostanzialmente
Chester/amante o Anna/moglie?
A
quello non poteva ancora arrivarci, ma quando si era visto
l’eventualità di passare una giornata senza Chester si era ribellato
istintivamente senza nemmeno pensarci.
Doveva
considerarla una risposta, il fatto che avesse fatto di tutto per
tenerselo lì il più a lungo possibile?
Decise
di prendersi una pausa dai pensieri e di vivere quella giornata proprio
così come sarebbe venuta, semplicemente.
-
Bene, adesso prendi quel composto molliccio e bianco che sembra merda
albina che galleggia nell’acqua, lo strizzi per bene e lo metti qua. -
Disse Chester che intanto non poteva smettere di mescolare un composto
col miele.
Mike
guardò la palla molliccia e bianca che galleggiava nella ciotola con
l’acqua, sembrava davvero cacca albina, non poteva negarlo, e all’idea
di metterci mano fece una smorfia schifata:
- E
con cosa lo devo prendere? -
Chester
esclamò spontaneamente scocciato:
-
Col culo! - Mike alzò un sopracciglio.
-
Che schifo… -
-
Cazzo Mike, con cosa vuoi prenderlo? Con le mani! -
-
Tu sei fuori, non la toccherò mai quella robaccia! - Mike incrociò le
mani al petto in pieno stile bambinesco, deciso a non toccarlo.
-
Porca puttana Mike, prendilo e strizzalo e mettilo qua! -
-
Fallo tu! -
-
Io non posso fermarmi, questa roba si indurisce subito! Muoviti! -
-
Ma nemmeno se fai uno spogliarello! - Gli venne spontaneo e Chester per
poco non si smontò, poi stizzito perché quelli erano capricci belli e
buoni che solitamente spettavano a lui, gridò infervorato:
-
PRENDI QUELLA CAZZO DI PASTA E METTILA QUA! SUBITO! - Mike piantò il
broncio in un quadro delizioso di un bambino troppo cresciuto e
guardando male da sotto le sopracciglia aggrottate si decise a prendere
il famoso composto, nient’altro che pasta molliccia. Fra mille smorfie
la tirò fuori dall’acqua e poi dicendo una serie di ‘che schifo che
schifo che schifo’ la strizzò.
-
Mi sembra di strizzare una palla di toro! - Esclamò infine facendo
sbaccanare Chester.
-
Perché, l’hai mai fatto? -
-
No, ma ho molta immaginazione! -
Quando
tutta l’acqua parve uscire, la mise nella terrina che aveva Chester in
mano, questi cominciò ad impastare con le mani subito, doveva
amalgamare gli ingredienti col miele con la pasta di base. Mentre lui
era occupato in quell’operazione, Mike si guardava le mani schifato
come se quella cosa bianca fosse ‘Blob il fluido che uccide’.
Notandolo
Chester disse schernendolo:
-
Guarda che non è veramente merda, è solo pasta bagnata! - Mike lo
guardò con un moto di stizza e contrariato da quell’uscita che voleva
sminuire il suo enorme senso di schifo, gli andò vicino e cominciò ad
accarezzargli per bene tutto il viso coi resti che aveva in mano.
Roba
che rimase a tratti sulle guance e sulla fronte.
-
MIKE, CAZZO! - Gridò Chester che non poteva assolutamente fermarsi per
picchiarlo perché altrimenti i croissant sarebbero stati da buttare.
Mike
alquanto divertito da quel fatto continuò imperterrito scendendo sulla
schiena. Aveva abbastanza robaccia da ricoprirgli anche quella. Gli
alzò la maglia fin sotto le ascelle e gli disegnò con cura sopra i
tatuaggi ritenendo quel gioco assai divertente oltre che bello.
La
sua pelle era davvero liscia come la ricordava.
Cominciò
a mordicchiarsi il labbro consapevole di non essere visto, ma nel
diventare più particolareggiato anche quando ormai le sue mani erano
quasi completamente pulite, Chester si accorse che non lo stava più
sporcando per scherzo e smise di gridare ed imprecare. Anzi. Lo lasciò
fare ben volentieri mentre lui continuava i suoi procedimenti di cuoco
con le mani altrettanto sporche.
Certamente
era difficile rimanere concentrato su quello che faceva con Mike dietro
che gli disegnava sulla schiena con le dita. Cosa diavolo gli passava
per la testa certe volte?
Quando
finalmente poté fermarsi perché il composto sistemato a dovere doveva
riposare qualche ora in frigo, si separò da lui che si lamentò. Mise
per l’appunto il tutto in frigo e poi tornò da Mike tenendo le mani
alte e aperte davanti a sé.
Ora
erano le sue ad essere sporche d’impasto e c’era anche il miele.
L’espressione
era un capolavoro di provocazione e minaccia.
Mike
deglutì capendo che forse era finito nella tana del lupo nel tentativo
di fregarlo, ma seppure con incoscienza non riuscì a preoccuparsene più
di tento; l’eccitazione salì per quello che avrebbe fatto, le reazioni
di Chester erano sempre esagerate e a lui piacevano.
Avanzò,
aveva il viso sporco di roba bianchiccia così come la schiena dove la
maglia rimaneva alzata.
-
Ora hai due opzioni. - Disse basso e deciso: - O mi pulisci e ti salvi,
o lasci che mi vendichi. -
A
quello Mike si trovò in seria difficoltà. Entrambe le scelte erano
allettanti. Avrebbe voluto sceglierle entrambe, ma siccome lui era più
macchinoso dell’altro giunse direttamente alla conclusione che dopo la
vendetta si sarebbero comunque dovuti ripulire ugualmente, così con un
sorriso poco raccomandabile e carico di malizia e provocazione, si mise
le mani ai fianchi e disse:
- E
se dovessi scegliere tu? - Era ovvio che Chester scegliesse la vendetta
ed infatti non lo deluse.
Convinto
che ormai era diventato un suicida, lo accontentò.
“Dopotutto
ho fatto bene a prenderlo con la forza ieri!”
Pensò
al volo realizzando che era stato quello a cambiarlo e rilassarlo.
Chester
dunque si avvicinò con le mani sporche di pasta al miele alte davanti a
sé, quindi bloccandolo contro il tavolo ancora tutto sporco di farina e
delle altre cose che aveva usato per il dolce, cominciò ad accarezzarlo
come aveva fatto lui sul viso. Mike non lottò molto, finse di
divincolarsi ma alla fine cedette e si lasciò sporcare, dopo di ché
gliele prese cominciando a leccargli dito per dito.
-
Mm… dannazione Chez… è buonissimo… - Era davvero buono, l’impasto
estremamente dolce sapeva di miele ed era la fine del mondo.
Quando
se ne rese conto si sconnesse letteralmente per gustarsi quella
meraviglia e prima di rendersene conto gli stava succhiando le dita
come avesse ben altro in bocca, ad occhi chiusi ed aria innocentemente
abbandonata.
Bè,
fintamente innocente.
Sapeva
perfettamente quello che stava facendo, il fatto che fosse anche una
cosa buona da fare andava a suo favore, ma l’avrebbe fatto comunque.
Chester
rimase inebetito a guardarlo mentre gli leccava anche quello che
restava nel palmo e poi nel dorso e quando ebbe finito con quella che
teneva, gli porse l’altra a cui Mike si dedicò ben volentieri fra un
gemito di piacere e l‘altro -per il sapore ovviamente e che altro?-
Quando
ebbe finito, il cuoco con quella sua aria maliziosa che scaldava
istantaneamente chi lo guardava, mormorò basso e suadente:
-
Fai assaggiare anche a me? - Ma Mike ormai si era perso qualche dito
più in là e non aveva più idea di quel che stava facendo, certamente
non tanto da porgergli la guancia sporca di quella delizia giallastra.
Chester
aderì le labbra subito aperte alla sua pelle, cominciò in breve a
leccarlo e succhiarlo fino a tirare via tutto il sapore.
Realizzò
subito che era davvero buonissimo ma più che il miele lo era la pelle
stessa. Percorse tutto il suo viso, anche le parti pulite, e si guardò
bene dall’andare sulla bocca, quella voleva tenersela per dopo.
Scese
sul collo e gli riservò lo stesso trattamento, sentì i mugolii del
compagno che alimentarono quell’eccitazione che ormai cresceva sempre
più.
Non
poteva nemmeno lontanamente credere che lo stesse facendo e che l’altro
glielo permettesse ma soprattutto che fosse stato lui a dargli il via.
Che
ne fosse cosciente o meno non importava. Contava solo che si era
finalmente arreso.
Perché
ormai la domanda a cui aveva dato risposta Mike era solo una, l’ultima.
No,
non poteva fare a meno di tutto quello. Non solo di Chester, ma di
tutto ciò che lo riguardava. Non avrebbe potuto vederlo senza più farsi
toccare in quel modo, senza avere le sue labbra addosso, senza averlo
così.
Sarebbe
stata utopia per lui e nel realizzarlo gettò la testa all’indietro
godendo a pieno di quegli attimi e della sua lingua su di sé, dandogli
completo accesso al suo collo.
Finito
con quello, il compagno prese il cucchiaio, quello con cui aveva
mescolato il composto al miele, lo ripulì col dito e glielo passò sulle
labbra ormai quasi pulite.
Dopo
le ripassò con la lingua.
Così
era molto meglio.
Il
sapore del miele diluito con gli altri ingredienti gli invase ancora la
bocca ma ormai non lo sentiva più, era totalmente concentrato sulle sue
labbra che dischiuse al suo passaggio.
Mike
era totalmente preso da quel gesto erotico, non capiva proprio come
potesse torturarlo senza entrare nella bocca, così gli venne incontro
tirando lui stesso fuori la lingua.
L’altro
fece un breve ghigno soddisfatto e l’accontentò intrecciandola alla sua.
In
breve le ricoprirono con l’unione delle loro bocche che si fusero in un
bacio sensuale che sicuramente non si sarebbero mai dimenticati.
Potevano
dire che quello era davvero il primo poiché gli altri non erano stati
così tanto coscienti e voluti, non alla stessa maniera.
Con
la stessa intensità fusero anche le mani sui rispettivi corpi, finendo
per accarezzarsi sotto le maglie ed ignorare l’appiccicaticcio e lo
sporco dell’impasto che ancora rimaneva in Chester che non era dolce
come quello che stava su Mike.
Ne
era come assorbito, non sentiva niente che non andasse e sul suo
cammino era anzi come se lo ripulisse tirandogli via i rimasugli,
scivolò dunque sul fondo della schiena e senza pensarci un secondo gli
prese a piene mani i glutei attraverso quei suoi dannati jeans stretti.
Quelli che aveva sempre addosso, mille paia tutti uguali, tutti che
evidenziavano quella meraviglia che aveva per sedere e che ogni volta
finiva involontariamente per fissare fino a censurarsi dicendo che non
era normale farlo.
No
che non lo era mai stato ma ormai poteva anche toccarlo senza andare in
tilt ed insultarsi.
Chester
sorrise sulle sue labbra prendendo respiro, aveva sempre saputo che
quello era ciò che avrebbe sempre voluto fare e non poteva chiedere di
meglio.
Tornò
dunque a baciarlo con lentezza crescente, voleva cogliere ogni sapore
della sua bocca, ogni centimetro che da ora gli apparteneva e non gli
importava più di niente, solo di ciò che aveva appena vinto con tanta
fatica.
Quando
realizzò tutto ciò che ci aveva messo per averlo, un’ondata di calore
gli venne da dentro e lo fermò istantaneamente, quindi chiuse gli occhi
stretto cosciente che le lacrime stavano per salire e nascose il viso
contro il collo mielato del compagno.
Si
aggrappò alla sua schiena stringendosi a lui come ad un ancora di
salvezza e Mike disorientato ci mise un po’ a capire cosa gli fosse
successo.
Con
dolcezza gli carezzò la nuca, quindi piegando il capo verso di lui gli
sussurrò cullandoselo con estrema delicatezza:
-
Va tutto bene… da ora andrà tutto bene… come hai sempre voluto… e non è
vero che i sogni si spezzano sempre, sai? A volte nasci rotto per
poterti ricomporre dopo una vita di lotte. Ora sai cosa devi fare?
Goderti la tua vittoria. - Si sentì strano e presuntuoso a parlare di
sé stesso come ad una vittoria, ma dopo tutto quello che aveva passato
per quei sentimenti era inevitabile dirgli cose simili. Chester stesso
ne fu salvato e tornando a respirare piano piano annuì col capo, in
quel momento sembrava estremamente piccolo e fragile ed il pensiero non
poté che andare a mesi prima, a quando Mike era venuto da lui a
chiedergli di tornare a fare musica insieme, a come si era sentito e
alla consapevolezza istantanea che Dio esistesse solo per il modo in
cui si era sentito lì.
Era
stato un flash identico a quello. Preciso.
Quel
fuoco che lo faceva sentire vivo, amato e nel giusto. La consapevolezza
di non essere mai solo e che prima o poi tutto si sistemava. Che tutto
poi tornava indietro, il bene ed il male.
-
Cazzo, certo che ce ne hai messo di tempo, eh? - Replicò spontaneo
contro la sua pelle.
Mike
non trattenne una risata altrettanto spontanea mentre se lo stringeva
ulteriormente beandosi di quella meravigliosa sensazione d’averlo per
sé proprio come in fondo aveva sempre voluto.
Perché
combattere sé stessi, ciò che si è e ciò che si vuole nel profondo è
una cosa che si può fare per un periodo della propria vita, non per
sempre.
Per
sempre è impossibile.
Alla
luce di tutto quello che era stato prima e del suo stesso buio atroce
per combattere quei sentimenti che Chester aveva sempre additato come
sbagliati, fu inevitabile non mormorare fragilmente:
-
Grazie… - Ma non riuscì a definire meglio il ringraziamento per la
consapevolezza che altrimenti avrebbe pianto e non voleva, aveva fatto
abbastanza la parte dell’idiota frignone in tutta quella storia.
Non
immaginava che quelle lacrime di pace erano solo rimandate.
-
Com’è che sono quei versi di With you? -
Fece
Mike ricordandosene in quel momento, col suo sorriso più ebete e sereno
stampato in viso che si fosse mai visto nella storia dell‘umanità.
Chester lo capì al volo e capì anche a quali di preciso si riferisse e
li pronunciò sommesso, riprendendosi un po’ grazie anche a quello:
-
Non importa quanto siamo arrivati lontano, non vedo l’ora di vedere il
domani… -
Poi
Mike concluse con le due parole che in originale cantava Chester, al
contrario dei versi precedenti che invece faceva lui.
-
Con te. -
Non
ne avevano fatte molte di canzoni d’amore positive così, si potevano
contare su una mano e forse quella era anche l’unica, ma di certo più
azzeccata per quel momento non avrebbe potuto essere.