CAPITOLO
VIII:
MI
HAI SALVATO LA VITA
“Inizia con
Una
cosa
Non
so perché
Non
importa nemmeno quanto duramente ci abbia provato
Tieni
questo in mente
Ho
composto questi versi
Per
spiegare a tempo debito
Tutto
quello che so
Il
tempo è una cosa preziosa
Guardalo
volare come i dondolii del pendolo
Guardalo
scorrere fino alla fine del giorno
L'orologio
porta via la vita
È
così irreale
Non
ho guardato giù
Guarda
il tempo andare via dalla finestra
Tentando
di resistere
Ma
non sapevo nemmeno
Di
averlo sprecato tutto solo per
Vederti
andare via
Ho
tenuto tutto dentro e benché ci abbia provato, è tutto crollato
Quel
che è significato per me sarà alla fine
Un
ricordo di un tempo in cui
"Ci
ho provato duramente
E
sono arrivato così lontano
Ma
alla fine
Non
importa nemmeno
Dovevo
cadere
E
perdere tutto
Ma
alla fine
Non
importa nemmeno"
Una
cosa
Non
so perché
Non
importa neanche quanto duramente ci abbia provato
Tienilo
in mente
Ho
composto questi versi
Per
ricordare a me stesso come
Ci
abbia provato duramente
Nonostante
il modo in cui mi stavi prendendo in giro
Comportandoti
come se io fossi di tua proprietà
Ricordando
tutti i momenti in cui litigavi con me
Sono
sorpreso
Che
sia andata così lontano
Le
cose non sono più com’erano prima
Non
riconosceresti neppure
Non
che allora tu mi conoscessi
Ma
tutto si ripercuote su di me
Alla
fine
Hai
tenuto tutto dentro e benché ci abbia provato
E'
tutto crollato
Quel
che è significato per me sarà alla fine
Un
ricordo di un tempo in cui
"Ci
ho provato duramente
E
sono arrivato così lontano
Ma
alla fine
Non
importa nemmeno
Dovevo
cadere
E
perdere tutto
Ma
alla fine
Non
importa nemmeno"
Ho
posto la mia fiducia in te
(Mi
sono) spinto il più lontano possibile
E
per tutto questo
C’è
solo una cosa che dovresti sapere…
Ho
posto la mia fiducia in te
(Mi
sono) spinto il più lontano possibile
E
per tutto questo
C’è
solo una cosa che dovresti sapere…
"Ci
ho provato duramente
E
sono arrivato così lontano
Ma
alla fine
Non
importa nemmeno
Dovevo
cadere
E
perdere tutto
Ma
alla fine
Non
importa nemmeno"
/In
the end/
Ricevuto
un entusiastico via libera da parte del resto del gruppo per l’idea del
concept album basato su temi più o meno catastrofici che affliggevano
il mondo o cose su quel genere, Chester e Mike dissero che in breve
avrebbero di certo trovato tutti i testi poiché prima che non avevano
una base specifica su cui lavorare si erano trovati molto in
difficoltà, ma ora era diverso e di idee traboccavano già.
Dopo
aver pranzato insieme agli altri, i due fecero tappa obbligatoria nel
loro appartamento -che ormai era tale- per fare il punto della
situazione anche sui testi che avevano tirato fuori fin’ora e per
vedere se su qualcuno ci potevano lavorare per adattarlo all’idea.
Al
momento di parlare di No roads left che teoricamente Chester non
avrebbe dovuto conoscere e dell’ultima scritta il giorno precedente,
Mike si fece forza e con un profondo sospiro tirò fuori la versione
stampata della prima e mentre gliela faceva leggere lui scorse
un’ultima volta quella che aveva scritto a mano nel blocco.
Chester
non faceva espressioni particolari perché l’aveva già letta di nascosto
ma Mike divenne un quadro impressionista!
Furono
poche le cose che attirarono la sua attenzione, ma decisamente furono
come pugni allo stomaco.
“Ci
siamo!”
Pensò
Mike storcendo la bocca.
Quando
Chester smise di leggere parlò subito senza lasciargli tempo di dire
qualcosa:
-
Bello, esprime molto bene il tuo stato d’animo di questi giorni. Però è
personalissimo, in tutta onestà non mi pare si adatti ad uno dei temi
che volevamo affrontare, no? - Disse senza peli sulla lingua ma senza
essere antipatico o indelicato.
Mike
si perse, fermo alle righe di Chester aggiunte sotto la propria
canzone. Lo guardò smarrito e asserì confuso:
-
Sì sì, lo pensavo anche io, volevo solo fartelo leggere visto che
l’avevo fatto… -
Chester
decise di chiudere l’argomento sebbene avrebbe potuto aprire un dialogo
interessante su No Roads left.
-
Potremmo metterlo in qualche lato B in caso… - Aggiunse. Mike annuì
ancora assente, stringeva convulsamente il suo blocco, era rigido come
un manico di scopa. Cosa mai aveva di tanto orrendo da nascondere?
Ora
era anche una questione di curiosità… il mondo di Mike era sempre più
misterioso.
Capendo
che così non sarebbero andati lontani, prese l’iniziativa con calma e
fermezza.
-
Quello l’ho già letto, l’avrai notato… - Il ragazzo sussultò e tornò a
guardare le righe a penna di Chester. Quella dove diceva che a lui
importava se Mike scappava da sé stesso e quelle dove diceva che gli
avrebbe tirato fuori tutto quello che rimaneva nascosto. Le vedeva come
marchiate a fuoco e lui nudo già ci si sentiva nonostante non avesse
ancora detto nulla.
-
Secondo me quella va bene invece, è adattabilissima ai temi che
vogliamo affrontare, la seconda strofa soprattutto ma anche la prima
direi… cioè, nonostante ci sono molte parti personali, in realtà la
puoi vedere in più chiavi ed io penso che la dovresti fare tu in rap.
Sono versi tuoi. Io mi ci vedo a fare il ritornello ma poi questi sono
particolari che vedremo con gli altri. -
E
questo era il discorso sulla musica.
Ora
arrivava il resto e vedendo che Mike ancora non si decideva a dire
nulla, prese ancora una volta la parola, questa volta impaziente.
-
Mike, io mi sono messo fottutamente a nudo un sacco di volte e penso
che più di così ci manchi solo la mia cazzo di carne! Non ho di più da
mostrare, non vedi? E delle mie canzoni, quelle che ho scritto mentre
combattevo la mia tossicodipendenza di merda, ne abbiamo anche parlato.
Certo non approfonditamente, ma l’abbiamo fatto. Non credi di doverne
parlare tu di questo? - Infine affondò: - Cos’è che ti fa sanguinare? -
Chiese usando le sue stesse metafore.
Mike
alla fine decise di farlo, di parlarne, di liberarsi di tutto e
gettarlo via. Aveva scritto quella canzone perché lo era, quindi ora
doveva farlo. Si guardò le mani e si chiese da dove cominciare, poi
lasciò andare il blocco sul tavolino e cominciò da dove gli veniva.
-
Non è facile per me lasciarmi andare a tutto questo. Sei un uomo ed io
sono sposato. Ho sempre odiato questo genere di persone che tradiscono
pensando solo a loro stessi. Il fatto che io provi dei sentimenti per
te e che non siano solo capricci o una questione di sesso non
alleggerisce la gravità della situazione. Sono una persona ignobile e
sporca come tutti gli altri che ho sempre accusato. Ed anche se mi
viene quasi naturale fare certe cose con te nonostante tu sia un uomo,
non è facile lasciarmi andare lo stesso. Passo volte in cui
istintivamente e fuori di me ti farei di tutto ed altre in cui la mia
mente non può non pensare che sono un pezzo di merda e che non va bene
ciò che faccio. Devo solo trovare un equilibrio, penso. Non lo so. -
Chester
che per egoismo non aveva mai contemplato questo lato della medaglia,
si trovò a rispondere con sincerità riportando inevitabilmente il
discorso dal suo punto di vista.
-
Sai, in realtà non posso capirti davvero, per me è stato diverso. Io mi
sono lasciato dalla mia prima moglie perché non l’amavo più, col senno
di poi posso anche dire che non l’amavo più perché amavo te. La seconda
l’ho sposata per dimenticarti. Mi sono fottuto nella droga per
combattere il sentimento che provavo per te, per sopportare il fatto di
non poterti avere, perché mi hai fatto sentire solo e abbandonato con
una serie di promesse di merda infrante. Mi sono rimesso solo quando mi
hai chiesto di tornare a fare musica insieme perché ho capito che
almeno in un modo potevo stare con te, cazzo. Ecco perché io ora non
posso capirti. Io la vivo fottutamente diversa. - Mike non si sentì
meglio, specie perché gli aveva ricordato tutto il male che gli aveva
fatto. Che ne fosse stato cosciente o meno non importava, gli aveva
fatto tanto male. Gli vennero gli occhi lucidi ed il nodo salì.
Detestava quel discorso, detestava doverlo fare, detestava scoprire le
sue carte, detestava non sentirsi capito ma soprattutto detestava il
dolore di Chester.
Quello
lui lo comprese e stringendo le labbra stizzito per il modo in cui lo
stava facendo sentire, gli prese le mani che si stava tormentando e se
ne portò una alle labbra, le sfiorò e l’attirò a sé cingendogli il capo
col braccio. Mike trovò conforto in quella posizione dove poté
nascondere il viso contro il suo collo, quindi riuscì a mettere da
parte le lacrime che per un attimo l’avevano minacciato.
-
Lo faremo quando sarai pronto ad andare fino in fondo. - Disse infine
Chester capendo quale fosse la somma di tutto il punto nodale.
Non
poteva capire bene come si sentiva riguardo tutta quella situazione
perché, come aveva detto, l’avevano vissuta diversamente e Chester non
tanto meglio di lui. Solo che i rispettivi problemi erano stati diversi
anche se provocati dalla stessa cosa.
Però
era perfettamente in grado di capire dove Mike volesse andare a parare
e prevedendolo decise che era giusto dargli i suoi tempi.
Perché
aveva perso la testa anche per le sue lunghezze e le sue riflessioni e
le sue insicurezze. Perché quando poi si decideva cambiava
drasticamente ed era la persona più sicura e travolgente del mondo.
Perché
ormai non poteva che prendere tutto ciò che Mike poteva dargli, fosse
anche solo qualche bacio ogni tanto, se questo gli avrebbe permesso di
vivere con la sua coscienza.
A
lui bastava averlo, anche solo per poco.
“Deduco
che il discorso dello spogliarsi davanti a me sia ancora tabù…”
Pensò
poi chiedendosi se potesse prenderlo in considerazione. Lo sentì appena
rilassarsi contro di lui, quindi decise di lasciarlo in pace e di
riprenderlo in mano più in là, alla prima occasione propizia.
Gli
vennero in mente dei versi di una loro vecchia canzone che gli parvero
a dir poco perfetti e li disse con un tono quasi velato e sfumato,
senza cantare e principalmente perché le strofe in quella canzone erano
di Mike…
-
Il tempo è una cosa preziosa
Guardalo
volare come i dondolii del pendolo
Guardalo
scorrere fino alla fine del giorno
L'orologio
porta via la vita. -
“In
the end…” Pensò Mike a cui invece di quella canzone era venuto in mente
un’altra parte. Allo stesso modo, assorto, mormorò:
-
Guarda il tempo andare via dalla finestra
Tentando
di resistere
Ma
non sapevo nemmeno
Di
averlo sprecato tutto solo per
Vederti
andare via
Ho
tenuto tutto dentro e benché ci abbia provato, è tutto crollato. -
Perché lui pensava a tante cose, fra cui il suo matrimonio che stava
facendo crollare in quel modo, mentre Chester ai dolori che prima o poi
finivano e tempravano aiutando a crescere.
Fu
per questo che rispose con un’altra parte di In the end.
-
Ci ho provato duramente
E
sono arrivato così lontano
Ma
alla fine
Non
importa nemmeno
Dovevo
cadere
E
perdere tutto. - Con Mike che invece rispondeva continuando a pensare
alle cose che stava facendo che non andavano.
-
Ho composto questi versi
Per
ricordare a me stesso come
Ci
abbia provato duramente
Nonostante
il modo in cui mi stavi prendendo in giro
Comportandoti
come se io fossi di tua proprietà
Ricordando
tutti i momenti in cui litigavi con me. - Questo perché era anche vero,
Chester stesso l’aveva sempre trattato in quel modo e spesso le cose
fra loro, in passato, non erano andate molto bene anche per questo
motivo. Ma avevano superato tutto ed ora avevano conquistato un
rapporto sano. Oh, se ci erano riusciti, finalmente…
-
Sono sorpreso
Che
sia andato così lontano
Le
cose non sono più com’erano prima
Non
mi riconosceresti neppure
Non
che allora tu mi conoscessi
Ma
tutto si ripercuote su di me. - O per lo meno si era ripercosso, pensò
Chester mettendo i puntini sulle i a quei riferimenti del loro rapporto
prima del grande cambiamento.
-
Alla fine
Hai
tenuto tutto dentro e benché ci abbia provato
E'
tutto crollato
Quel
che è significato per me sarà alla fine
Un
ricordo di un tempo in cui
Ci
ho provato duramente
E
sono arrivato così lontano… - Era vero anche quello che diceva Mike che
ora pensava solo al compagno e a quello che avevano passato. Chester
era affondato in quel modo perché si era ostinato a tenere tutto
dentro, convinto di non essere voluto da Mike. Non che poi se gliene
avesse parlato prima lui si sarebbe aperto e arreso così facilmente,
l’inferno l’avrebbe passato comunque ma meno tragico e disastroso di
così… però Chester continuava a dire che…
-
Ma alla fine
Non
importa nemmeno
Dovevo
cadere
E
perdere tutto
Ma
alla fine
Non
importa nemmeno
Ho
posto la mia fiducia in te
Mi
sono spinto il più lontano possibile
E
per tutto questo
C’è
solo una cosa che dovresti sapere… - Mike aprì la bocca senza fiato
sapendo perfettamente qual era a quel punto la conclusione. Non sapeva
se aveva la forza di ascoltarla o rispondere, era stranissimo parlare
con lui per versi ma ‘In the end’ era adatta, era una delle loro prime
canzoni insieme, con essa si erano aperti la prima volta.
Mike
alzò la testa e lo fissò attento e spaventato e Chester lo disse lo
stesso.
-
Che mi hai salvato la vita. Ed io ormai ti amo. -
Non
che l’avesse programmato, ma alla fine precipitoso com’era
semplicemente gli era uscito.
E
questa volta Mike non era riuscito a fermare le lacrime, emozionato,
convinto di non meritarsi una cosa simile.
“Come
posso non dargli tutto al cento percento? Non è solo che se lo merita.
È che io voglio darglielo.”
E
se Chester avesse sentito il suo pensiero gli avrebbe fatto compagnia a
piangere, invece che consolarlo sorridendo con un che di soddisfatto e
contento.
Godeva
nell’essere il protagonista di tali reazioni sentite e devastanti.
E
meravigliose.
Lo
strinse a sé fino a togliergli il fiato e cominciò a ricoprirlo di
piccoli baci sulla testa, sul viso, sulla fronte, sulle orecchie per
poi concludere sulle labbra che furono irrimediabilmente sue.
Mike
rimase KO per un bel po’ fino a che si addormentò sulle sue gambe,
tutto steso e rannicchiato nel divano accanto a lui. Chester l’aveva
infine fatto adagiare con la testa sulle cosce e concluso con delle
carezze leggere e rilassanti sulla schiena e sul collo. Tanto che,
appunto, era finito nel mondo dei sogni.
Rimasto
sveglio a guardare il compagno che non dava cenni di vita e dormiva
della grossa col viso arrossato per il pianto, finì per osservare
inevitabilmente il suo busto e la sua schiena coperti dalla maglia.
Dormiva,
sarebbe stato un attimo alzargliela e vedere se per caso c’erano segni
osceni da qualche parte che lo imbarazzavano. Da un lato non ci
credeva, pensava fosse qualcosa legato ad un episodio dell’adolescenza,
ma dall’altro era oltre che curioso anche testardo. Qualcosa di certo
c’era, che fosse fisico o psicologico, ma una spiegazione per il fatto
che non si spogliava mai davanti a nessuno doveva esserci.
Però
poi spostò lo sguardo sul viso rilassato e finalmente sereno. Mike
stava combattendo una lotta che non era facile e poteva capirlo perché
lui l’aveva combattuta mesi prima ed era quasi morto nel farlo. Non
erano gli stessi processi mentali, non gli stessi problemi contro cui
lottavano, ma alla fin fine la guerra era la medesima e solo perché lui
era già arrivato non era giusto mettergli fretta. Violarlo in quel modo
non sarebbe stato giusto e lo sapeva.
Alla
fine non lo toccò, rimase ad accarezzarlo con dolcezza ricordando
quanto male era stato per poter arrivare fin lì.
Non
era stata una passeggiata, la sua, e quando si era arreso al non vivere
questi suoi sentimenti, era successo che finalmente Mike si era deciso
a darsi.
Avrebbe
potuto chiamarlo miracolo, ma a quel punto forse, semplicemente, si
trattava di capire che nella vita non si poteva avere quello che si
voleva quando lo si voleva, ma che prima o poi arrivava. Magari non
come e quando lo si voleva, ma arrivava. Quando non ci si pensava,
quando magari non lo si chiedeva, quando si poteva ormai farne a meno.
Ma arrivava.
Sorrise
emozionato con gli occhi che brillavano.
Quanto
era stato male… ed ora era lì con lui addormentato sopra.
Ora
che l’aveva non l’avrebbe più lasciato andare per nessuna ragione al
mondo. Mai e poi mai. Se lo sarebbe tenuto con ogni mezzo.
Quando
Mike si svegliò, era notte inoltrata e la casa era tutta buia, fece
fatica a capire in che parte del mondo si trovava ma riconobbe le cosce
di Chester avvolte dai soliti jeans stretti, non erano granché comode,
doveva dire… troppo magre, ma non si sarebbe mai lamentato.
Quando
i suoi occhi si abituarono un po’ al buio, si allungò sul tavolino a
cercare il telefono nel quale vide le solite chiamate della moglie, poi
guardò l’ora.
Erano
le due di notte!
Sgranò
gli occhi e si tirò su di scatto provocandosi non poco dolore alla
schiena ferma in una posizione non proprio ideale.
-
Chez! - Esclamò scuotendolo. Chester dormiva appoggiato con la testa
all’indietro, non si era mosso da lì e non doveva stare benissimo
nemmeno lui. - CHEZ, CAZZO, SEI MORTO? -
Gridò
per un attimo isterico.
Chester
finalmente aprì mezzo occhio con enorme fatica e con bocca impastata ed
una gran voglia di continuare a dormire e basta, gli mise la mano sulla
testa tornando a chiudere gli occhi, quindi borbottò mezzo
addormentato:
-
Sì, sì, Mike, sono morto… -
Mike
si tirò su in ginocchio e lo prese bene per le spalle per scuoterlo e
svegliarlo come si doveva.
-
CHESTER BENNINGTON, SVEGLIATI! E’ TARDI, SONO LE DUE DI NOTTE! MUOVITI!
DOBBIAMO TORNARE A CASA! - Come se fosse la cosa più importante del
mondo.
A
quello Chester si svegliò per bene e dopo averlo preso a sua volta per
le braccia e spinto giù fino a stenderlo sul divano adagiandosi sopra
comodo, disse seccato:
-
Piantala rompicoglioni, ho scritto io a tua moglie prima di
addormentarmi e gli ho detto che stavamo qua a lavorare a delle canzoni
tutta la notte! - Mike si fermò immobile e rimase a fissare la nuca
scura del compagno, l’unica cosa che da lì poteva vedere. Aveva la
testa appoggiata sul petto e per il resto era completamente steso
sopra. Ora sembrava comodo.
Guardò
di nuovo il cellulare, le chiamate erano fino alle undici, capì dunque
che dopo che lui le aveva scritte si era messa il cuore in pace.
Si
rilassò mettendo giù il telefono e appoggiando le mani sulla schiena
del compagno, poi spalancò di nuovo gli occhi terrorizzato.
“Ha
un che di sporco e atroce il fatto che Chester, il mio compagno
clandestino” E chiamarlo amante sarebbe stato ancora peggio “abbia
avvertito mia moglie che avrei passato la notte con lui. E lei che
magari si è pure tranquillizzata nel sapere che stavo con lui! Cazzo,
così non va mica bene… povera, non se lo merita…”
Il
resto della notte lo passò a pensare a queste cose, a fare e disfare
tutto da solo senza giungere ad una sola conclusione utile se non che,
forse, davvero col tempo si sarebbe semplicemente abituato.
“Sì,
ad essere un bastardo pezzo di merda!”
Fu
comunque la sua ultima conclusione prima di addormentarsi di nuovo con
Chester addosso.