SU E GIU’ DA UN PALCO

CAPITOLO I:
CHE CAZZO FAI?

La prima volta che successe, Mike non aveva idea di che tipo spericolato fosse Chester.
O meglio, lo aveva visto scalmanarsi, saltare e fare il matto mentre cantava, ma non avrebbe mai immaginato che nel corso degli anni per farlo si sarebbe fatto male un migliaio di volte!
Certo che poi vederlo cadere dal palco durante un concerto fu epico per tutti, ma per lui sopratutto.
Da che cantava a che poi era saltato, solo che trovandosi sul bordo del palco e mettendo male il piede era caduto giù come un pero.
Gli era scappato da ridere infatti la battuta gli era uscita disinvolta e prima che potesse rendersi conto delle sue effettive condizioni, l’altro era di nuovo su a fissarlo peggio che mai.
Aveva poco da offendersi… se lui faceva l’idiota il minimo era che lui ci scherzasse su. Oltretutto grazie a questo tutti l’avevano buttata sul ridere ed il concerto aveva potuto proseguire senza problemi.
Mike gli aveva lanciato diverse occhiate per capire se stesse effettivamente bene o se facesse finta, ma vedendolo continuare a saltellare e a cantare senza una sola stonatura, aveva pensato che sommariamente non gli fosse successo nulla.
Solo quando aveva notato che non teneva il microfono con la sinistra, aveva capito che doveva essersi fatto invece male.
“Si sarà slogato un po’ il polso.l..”
Aveva pensato.
Finito il concerto ed arrivati nei camerini, dopo i soliti complimenti vicendevoli vari fra gruppo e staff, Mike gli aveva dato una pacca particolarmente forte a Chester mettendo intenzionalmente il dito nella piaga:
- Certo il momento topico della serata è stato il tuo volo d’angelo! Ancora una volta sei riuscito a non passare inosservato! Non so come diavolo fai a tirarle fuori, ste uscite, ma sei proprio unico! -
Chester l’aveva guardato con l’aria da divo e vedendo che aveva deciso di lasciar perdere il proprio lato permaloso, Mike si era messo a ridere.
- Certamente tu non puoi competere con me in fatto di attirare l’attenzione! - Questa sua cattiveria era falsa ma ormai faceva parte di lui e tutti l’adoravano.
- Se è quello il modo, ti cedo lo scettro. Non intendo cadere dal palco per attirare nessuno! A me basta cantare! - Frecciata ironica perfettamente all’altezza. I due sarebbero poi andati avanti a lungo se poi Mike, notando che ancora non usava la sinistra, non gli avesse preso l’avambraccio evitando accuratamente il polso che sapeva doveva avere per forza qualcosa.
- E quanto pensi di andare avanti fingendo di star bene per puro orgoglio? -Quando disse quello era secco e con un vago sorriso ironico ma non scherzava, Chester lo capì e con una smorfia di dolore per il movimento a cui l’obbligò, imprecò ritraendo il braccio per proteggersi polso e mano contro il petto.
- Cazzo Mike! -Brontolò sulla via dell’incazzatura per essere stato scoperto. Già la figura che aveva fatto era stata degna di uno di quegli stupidi programmi che riportavano le figuracce della gente pubblica, se poi veniva fuori che si era anche fatto male veramente era finita, come si sarebbe ripreso la sua meravigliosa faccia tosta di cui andava fierissimo? Quella che gli permetteva di cadere in quel modo imbarazzante e poi tornare sul palco a finire il concerto come niente fosse?
Mike sospirò prendendolo per la spalla, strinse la presa trovando il nervo giusto che lo fece gemere, fu qua che capì che si era fatto più che una piccola storta al polso ed impallidendo nel realizzarlo mollò la presa e scivolò con la mano sulla schiena con premurosa delicatezza:
- Chez, ma ti sei fatto seriamente male? -
- E che cazzo pensavi quando mi hai preso il braccio? - Grugnì Chester voltandosi perché comunque si vergognava come una merda della figura complessiva.
Mike lo seguì affiancandolo, l’espressione sinceramente preoccupata, la mano ancora sulla sua schiena che osava pure andare su e giù in carezze AMICHEVOLI di conforto.
- Ad una storta di poco conto. -
- E per una storta farei tutta questa scena? - Mike ci pensò, non lo conosceva ancora così bene dal saperlo, in realtà… ma non gli aveva mai dato l’idea di uno stoico, chissà perché…
- In realtà mi sei sempre sembrato uno facile ai lamenti, se devo essere sincero. Quindi pensavo che esagerassi e che non avessi nulla di preoccupante. In fondo hai continuato il resto del concerto come niente! E poi, dannazione, Chez, tu esageri sempre tutto! Credevo che… ma quanto ti fa male? - Chester gli avrebbe tappato la bocca con un gomitata se non l’avrebbe finita di parlare tanto, ma per sua fortuna smise e sbuffando gli porse il polso ora gonfio e livido che non riusciva a muovere nemmeno di striscio.
Oh, gli faceva male eccome…
- Fottutamente male! - Fu la sua risposta secca mentre si girava con la testa dall’altra parte per non farsi vedere in viso. Detestava alimentare quelle che lui vedeva già come figure di merda. Una ferita più per il suo ego che per il polso, pensò Mike ridacchiando prima di dare un’occhiata seria.
Impallidì di nuovo nel vedere l’area violacea sull’osso -già, perché non c’era molta carne intorno alle ossa di Chester di conseguenza non era difficile capire se fosse una cosa seria o meno!-
- Cazzo, Chez, deve essere rotto! -
- Pure! -Esclamò Chester pensando che oltre alla beffa doveva sopportare anche il danno!
- Dai, su, devi andare in ospedale subito! E tu hai cantato con un polso rotto?! Ma come diavolo hai fatto? Quando ti ho visto risalire e continuare a cantare come niente ho pensato che stessi bene. Sì, ho visto che non tenevi il microfono con la sinistra e che ti agitavi di meno ma non hai fatto un‘esibizione sotto la media in generale. Come diavolo ci sei riuscito? Io… - Cominciò di nuovo Mike. Quando era agitato parlava tanto e veloce e Chester quando lo era non sopportava chi parlava tanto e veloce, infatti lanciandogli una terribile occhiata lo fissò come se fosse un ergastolano scappato dal carcere. Il suo sguardo ebbe il potere di zittire Mike per circa due secondi, poi riprese. Al che Chester sbuffando ed alzando gli occhi al cielo si limitò a pensare sul disperato andante:
“Io lamentoso? Ma se ti sopporto quando parli a macchinetta! Mi faranno Santo, altro che! E poi perché diavolo me lo devo sorbire io questo qua?”
Solo qualche anno dopo avrebbe fatto la firma per averlo sempre appresso, sia che parlasse, sia che stesse in silenzio.

Usciti dall’ospedale, Mike -l’unico del gruppo che aveva insistito per accompagnarlo insieme ad uno degli assistenti- era ancora lì che parlava a macchinetta, segno che l’agitazione non era calata nemmeno un po’. E dire che sapeva essere così piacevole la sua compagnia, in condizioni normali! Era quello del gruppo che apprezzava di più.
- Avevo ragione, appena l’ho visto bene ho capito subito che era rotto! Del resto era il triplo del tuo solito e poi a momenti si vedeva l’osso che usciva e con una valigia se ne andava in vacanza! Ma mi spieghi come diavolo hai fatto a cantare lo stesso in quel modo? Ti hanno dovuto dare un antidolorifico e te ne hanno prescritti altrettanti per farti sopportare il dolore e tu mi fai un concerto così? - Chester, che lo stava ascoltando da un tempo ormai interminabile, alla fine esasperato per tutta la situazione nel complesso, si girò verso di lui e prendendolo per il colletto dell’ampia maglia l’avvicinò minaccioso a sé:
- Se non la pianti di parlare come una checca isterica giuro che ti spacco il culo, così almeno avrai qualcosa di cui gemere! -
Frase piena di doppi sensi, uno più sporco dell’altro.
Mike si incupì al termine affibbiatogli e con una smorfia contraria, esclamò lamentoso:
- Non sono una checca isterica. - Poi parve anche pensarci seriamente e raddrizzandosi alzò un sopracciglio: - Lo sono? -
Questo ebbe il potere di far ridere Chester per la prima volta da quando si era fatto male, un tempo considerevole, ed a sua volta di calmare finalmente Mike che facendosi un bell’esame di coscienza aveva capito che FORSE aveva un pochino esagerato…
- Scusa… -Disse pure alla fine con un filino di voce che riuscì perfino ad intenerire la bestia. - E’ che quando sono nervoso parlo tanto e più lo sono, più lo faccio veloce. -
- Cazzo, devi essere bello angosciato, ora! -
Gli uscì spontanea la risposta e Mike riuscì a ridere di nuovo capendo il livello che doveva aver raggiunto senza rendersene conto.
- Mi sono preoccupato più di quanto pensassi… - Ammise ad alta voce come se parlasse più a sé stesso che all’altro. Chester si imbarazzò capendo che era una specie di sentimentalismo nei suoi confronti, cosa a cui non solo non era abituato ma lo metteva sempre in crisi poiché non sapeva mai come reagire.
- Del resto io sono io… - Esclamò alla fine ironico con quella di buttarla sullo scherzo, la cosa migliore.
- Già… -Rispose invece l’altro serio e pensieroso prendendola come una grande verità.
Questo segò completamente le gambe a Chester che rimase in silenzio per il resto della strada fino all’albergo.
Sarebbero dovuti partire quella sera stessa ma era ovvio che uno dei due cantanti non sarebbe stato in grado di viaggiare subito.
Concordati con il ripartire il giorno dopo, di buon mattino, per non rimandare nemmeno una data del tour, Mike si incaricò di occuparsi personalmente di Chester e di non preoccuparsi di lui.
Sentendolo il ragazzo si era preoccupato non poco trovando a chiedersi che tipo strano fosse… non era normale in ogni caso e di volta in volta scopriva nuovi lati che lo lasciavano spiazzato.
Era capace di grandi cazzate e demenzialità come di grandi riflessioni e serietà. Passava da un estremo all’altro con una facilità disarmante. Stargli dietro era estremamente difficile e spesso si chiedeva se ci sarebbe riuscito.

In camera, Chester e Mike si guardarono come a studiarsi, ma se il secondo lo faceva in merito a cosa avrebbe dovuto fare per aiutarlo al lato pratico, per capire cioè di cosa aveva bisogno, il primo cercava ancora di inquadrare quell’animale che prima parlava a macchinetta ed ora era serio e silenzioso come una mummia.
Non sapeva che prima di riuscirci ci avrebbe messo anni.
- Non ti sei ancora lavato, hai sudato come un bisonte e non intendo stare con te in camera in queste condizioni. Io direi di lavarci e poi infilarci a letto, domani si parte presto. - La delicatezza di Mike sapeva raggiungere picchi tanto alti quanto bassi in poco e Chester ghignando rispose fintamente offeso:
- Non è che tu invece profumi! Sei venuto via con me! - Mike ridacchiando si infilò nel bagno aprendo il rubinetto della vasca.
Quando lo sentì Chester si preoccupò.
- Che cazzo di intenzioni hai, scusa? -
Mike spuntò dal bagno già senza maglia e stringendosi nelle spalle, rispose con aria ovvia:
- Un bagno, no? È tardi, dobbiamo lavarci entrambi, tu non puoi bagnare la doccia al polso e di là c’è una super vasca enorme che ci aspetta! Che diavolo pensi che facciamo? - La doccia era la fasciatura rigida più leggera e pratica del gesso che facevano in caso non fosse una frattura grave.
Chester alzò gli occhi al cielo imprecando.
Il bagno con un altro ragazzo non era esattamente la sua idea di notti da star!
Quando aveva visto il successo che aveva col gruppo aveva cominciato a capire che si sarebbe divertito parecchio, ma una cosa simile non l’aveva di certo immaginata.
- Che c’è? -Chiese candido Mike ormai in boxer. Chester lo fissò mentre si spogliava con una facilità invidiabile. Non che avesse mai avuto problemi a mostrarsi nudo davanti agli altri, andava fiero del suo corpo anche se non era particolarmente muscoloso, però in quella situazione, chissà perché, gli sembrava diverso.
- Niente, niente! Non mi piace il fottuto bagno, ma non importa! Sbrighiamoci che ho un cazzo di sonno! - Brontolò alla fine rassegnato. Fare tante scene avrebbe svegliato la curiosità di Mike ed era vero che non sapeva bene perché gli creava tanti problemi l’idea di fare il bagno insieme a lui.
Mike sorridendo vittorioso per chissà quale motivo, gli si avvicinò e cominciò a trafficare con la maglietta. Ben presto entrambi si accorsero, però, di una terribile verità che Mike espresse spontaneo:
- Cazzo, Chez! Anche tu e la mania per i vestiti stretti! Vedi che se vestivi come me ora non avremmo problemi? - Infatti se un braccio era uscito ovviamente senza problemi e più o meno anche la testa, il braccio ingessato che era bello grosso aveva quei mille problemi.
Fortunatamente la fasciatura rigida arrivava fino al gomito e non andava oltre, ma il problema di base rimaneva. La manica era troppo stretta e nemmeno allargando la stoffa con le mani si riusciva a farla passare senza rischiare di fargli male.
- Tira e basta, cazzo! - Brontolò Chester stufo di trafficare con lui in quel modo per farsi spogliare. Cominciava ad essere fin troppo imbarazzante, in effetti!
- Non posso, magari ti faccio male! Ti hanno appena messo il gesso, non è che sei in via di guarigione ed anche se fai movimenti che non vanno non importa…- Vedendo che ricominciava a parlare tanto e veloce, Chester capì che era di nuovo teso e nervoso e se ne compiacque poiché anche lui lo era, di conseguenza tornava a seccarsi nel sentirlo.
- Fanculo! -Ringhiò Chester senza la minima idea di come potevano fare se non che vide Mike prendere delle forbici dal borsone di viaggio.
- Che diavolo vuoi fare con quelle? - Chiese con voce strozzata ed occhi sgranati.
- Ti taglio la manica! Come pensi che possiamo fare? - Chester lo fulminò con lo sguardo, la voglia di ucciderlo era talmente alta che faticò a non prendergli le forbici e a conficcargliele nella trachea!
Vedendolo stupidamente restio a farsi tagliare la maglia, Mike stufo lo guardò piantandosi le mani sui fianchi e con aria di rimprovero disse con fermezza:
- Mi spieghi come diavolo la tolgo altrimenti? Non stai con quella maledetta maglietta per il resto dei quaranta giorni! -
Chester contrasse la mascella e strinse a pugno la mano sana lungo il fianco, quindi respirando pesante con la maglietta che scendeva lungo il braccio rotto e si fermava sulla doccia, alla fine dovette cedere. Aveva obiettivamente ragione, ma tagliare una delle sue maglie per lui era inaccettabile, era talmente attaccato alle sue cose che era incredibile.
Infatti fu comico il modo in cui girò la testa dall’altra parte per non guardarlo. Mike non nascose il sorrisino divertito, quindi vittorioso fece il suo dovere e finalmente liberi da magliette strette assassine, gliela nascose alla vista consapevole che vederla dopo sarebbe stato anche peggio.
Non immaginava che Chester potesse essere tanto divertente, in effetti…
Prima di dargli la possibilità di slacciarsi i pantaloni da solo, rigorosamente jeans ultrastretti anch’essi, cominciò ad armeggiare con la cintura.
Di certo non poteva farlo da solo.
Quando Chester sentì aprirgliela, si girò di nuovo di scatto a guardarlo con quell’aria comicamente stralunata.
- Che cazzo fai ora? - Sembrava diventata la frase della serata!
Mike continuando a sorridere divertito, faticava a non sganasciarsi in effetti, rispose paziente:
- Ti spoglio per sedurti e saltarti addosso! - Ma lo disse con una tale convinzione e serietà nella voce che Chester bloccato come con un telecomando, lo fissò ad occhi sgranati ed aria incredula. Mike lo notò e non poté che piegarsi in due proprio davanti a lui, con le mani ancora agganciate alla cintura, in una posa sommariamente equivoca che a Chester non sfuggì di certo visto che sembrava abbassato pronto per fargli un lavoretto di bocca.
- C-che cazzo hai ora? Porca puttana Mike la pianti di fare cose strane? - Sapeva che non era veramente quello che sembrava ma era difficile non pensarlo, specie perché lui aveva la mente costantemente improntata su quei sensi a sfondo sessuale.
Mike però non si riprese subito e pur da quella posizione, continuò a slacciargli i pantaloni e a ridere insieme.
Ormai Chester pareva aver buttato la spugna. Quello rideva mentre lo spogliava, non era certo un modo efficace per provarci con lui e farglielo venire eventualmente duro, non che ne avesse particolare motivo. Mike era un ragazzo e per di più suo amico, forse.
- Quando la finisci mi avverti! - Esclamò quindi mettendosi la mano sana al fianco senza però smettere di fissarlo dall’alto mentre trafficava coi suoi bottoni e con la cerniera.
Fu al momento di abbassarglieli che smise magicamente di ridere come un idiota e facendosi serio, l’altro si trovò di nuovo smarrito davanti a quei cambi repentini ed inspiegabili.
“Ed ora che ha? Prima ride e poi fa il serio… certo se mi spoglia ridendo è un conto, se lo fa così serio è decisamente diverso! Cazzo, mi ucciderà questo qui!”
Ed avrebbe voluto davvero tanto conoscerlo meglio per orientarsi come si doveva in quel labirinto pericoloso rappresentato da Mike, ma era ancora troppo presto…
Se lo vide comunque abbassargli i jeans che per quanto stretti erano si portarono dietro anche i boxer altrettanto attillati. Mike gli tirò giù entrambi e arrivato alle caviglie, lo spinse a sedersi sul letto lì dietro, quindi si inginocchiò per lavorare più comodo e gli tolse le scarpe come se l’altro non avesse potuto farlo da solo. Chester lo pensò ma non osò muoversi, ribattere od interrompere quella strana cosa che era appena cominciata.
Nomi e definizioni ad intendersi un domani molto più in là!
Solo una cosa per Chester era chiara a quel punto. Farsi spogliare da Mike era meraviglioso.
L’altro assorto e serio riuscì a togliergli del tutto ogni cosa e ritrovandosi ancora inginocchiato davanti ad un Chester nudo seduto che teneva anche le gambe leggermente divaricate come se gli stesse chiedendo implicitamente un favore di quel tipo, arrossì violentemente capendo perché prima aveva fatto tante storie per il bagno insieme.
Ormai che l’aveva proposto non poteva ritirarlo ed oltretutto era effettivamente comodo, all’ora in cui erano. Comunque lui aveva bisogno di essere aiutato, con un braccio fuori uso che non poteva assolutamente bagnare ed usare.
Sospirando pensieroso ed in difficoltà, si alzò e senza dire una sola parola si diresse al bagno. In pochissimi secondi era a sua volta completamente nudo e dentro la vasca dove aveva messo prontamente degli oli essenziali forniti dall’albergo, oli che resero una schiuma bianca profumata ed esagerata. E molto apprezzata da entrambi.
Chester lo raggiunse rimanendo altrettanto serio, capendo che finalmente, anche se a scoppio ritardato, anche Mike si era imbarazzato per la situazione anomala.
Eppure, si disse mentre si adagiava dentro mantenendo il braccio alto oltre il bordo della vasca, non avrebbe dovuto esserci quell’imbarazzo.
Non avrebbero dovuto sentirsi così strani.
Fra ragazzi si facevano di continuo docce insieme, bastava considerare gli sportivi…che male c’era? Gli uomini non avevano il senso del pudore, non insieme, non fra amici. A meno che non ci fosse qualcosa dietro…
Quel pensiero gli venne e fu subito cacciato, ma solo momentaneamente poiché sarebbe tornato così tante altre volte che alla fine Chester si sarebbe sentito obbligato a pensarci seriamente.
Non che poi l’imbarazzo se ne fosse andato solo perché lui non voleva testardamente pensarci. Era rimasto per tutto il tempo del dannato bagno insieme e sarebbe stato un attimo, un soffio, lasciarsi andare a quella cosa anomala che si obbligava a non considerare ancora.
Un attimo davvero…