CAPITOLO IV:
VIENI TI PREGO

La fortuna -o sfortuna a seconda dei punti di vista- fu che successivamente non ebbero effettive occasioni per stare soli, sul bus erano tutti insieme e ben presto Dave e Joe riuscirono a ridistendere l’atmosfera particolarmente tesa e strana, una volta arrivati c’erano stati subito i preparativi del concerto e senza il tempo di fermarsi un secondo, non da soli appunto, il tempo era corso più veloce di loro.
Riuscirono a strappare al gruppo del tempo solo grazie al fatto che dopo giorni di viaggio ed un concerto che li aveva come sempre sfiancati, avevano bisogno di riposo e di lavarsi come si doveva. Il tour prevedeva per loro fortuna qualche giorno di pausa così decisero di fermarsi a prendere fiato prima di partire verso la prossima tappa.
Nel tempo passato insieme, quello del viaggio soprattutto, Mike non aveva alzato un dito nei confronti di Chester ed aveva lasciato di proposito agli altri il compito di aiutarlo, volendo evitare irresponsabili reazioni incontrollate. Chester aveva capito e apprezzato anche se questo l’aveva al contempo reso di particolare cattivo umore.
Di tempo, di conseguenza, ne avevano avuto entrambi per pensare e riflettere, cosa che gli era servita abbondantemente.
La conclusione a cui era giunto Chester era stata ovvia, facile e veloce.
Voleva scoparsi Mike. Punto. Non c’era un perché particolare e se c’era non contava. Voleva farselo e vari altri impegni amorosi di mezzo non contavano a loro volta un cazzo.
Mike, dal canto suo, era nei guai fino al collo. Non aveva la minima idea di cosa pensare e come districarsi, l’unica conclusione impossibile da ignorare era che comunque l’attrazione sessuale c’era e che probabilmente sarebbero finiti a letto insieme in ogni caso, aveva aggiunto solo la speranza che dopo, togliendosi la fissa in quel modo, le cose tornassero normali.
Non aveva trovato altro in tutte quelle ore di riflessioni.
Ci fu un solo breve contatto fra i due, un momento in cui erano tutti appisolati con il solito abbiocco del dopo pasto.
Chester si era alzato dalla sua postazione per andare al bagno e fermo davanti al sedile di uno dei ragazzi per farsi slacciare i jeans -gli bastava questo poi il resto riusciva a farlo da solo- si rese conto del problema.
Stavano tutti dormendo.
Fece una smorfia corrucciata e quando decise di svegliare Dave lì accanto, Mike lo zittì con un basso ‘sss’ che lo spiazzò.
Girandosi per cercare la provenienza di tale suono, trovò proprio lui qualche sedile più in là che, tendendogli la mano, gli indicava di raggiungerlo in silenzio.
Chester mantenne il broncio che fece anche sorridere divertito Mike, quindi gli slacciò i jeans e senza dire nulla lo fece andare al bagno.
Quando tornò naturalmente si fermò di nuovo per farseli riallacciare e il ragazzo esitò ricordandosi inevitabilmente quando quel gesto aveva fatto scattare l’impossibile. Esitò e con lo sguardo imbarazzato fisso sui boxer che si vedevano cercò la forza per fare finta di nulla e riallacciarlo.
Chester capì il suo problema e se ne compiacque poiché significava che ci aveva pensato come un matto tutto il tempo, cosa che aveva fatto anche lui anche se non con tutto il suo panico.
Lo guardò dall’alto aspettando che si decidesse, non disse assolutamente niente e quando Mike alzò gli occhi neri sui suoi, lì dal basso della sua posizione poiché seduto, si incontrarono e rimasero senza parole ancora a guardarsi senza saper cosa dire e cosa fare, seri, consapevoli e comunicativi ugualmente.
Senza chiedere implicitamente nulla o alludere a qualcosa’altro.
Alla fine glieli riallacciò e quasi con dispiacere lo lasciò andare, nonostante il rossore che gli colorò le guance in quel modo delizioso. Chester ebbe la tentazione di sedersi accanto a lui ma sapeva perfettamente quanto pessima fosse come idea. Dal canto suo, Mike, se l’avesse fatto davvero non l’avrebbe assolutamente mandato via.
Quello portò comunque un’altra domanda non da poco ad entrambi.
“Ma sarà davvero solo una questione di sesso?”
Non trovarono risposta.
Bè, per meglio dire non osarono rispondersi.

Non avrebbe mai saputo come affrontare il problema, Mike, se non fosse stato per Chester e la sua sfuriata.
Il frontman era infatti cosciente della restia del compagno a lasciarsi andare a quello che stava succedendo fra loro, ma non aveva la minima intenzione di lasciarlo in pace. Lo voleva e basta e l’avrebbe avuto.
Quel giorno dopo il concerto il problema dell’altro giorno si ripresentò come non mai.
Stare di nuovo soli.
Di nuovo il problema del lavarsi.
Chester notò Mike aggirarsi come un’anima in pena per la camera come se non sapesse da cosa cominciare e come comportarsi, l’altra volta gli era venuto spontaneo perché non era partito con quel pensiero fisso in testa, ora c’era una vera e propria guerra in corso dentro di sé.
Sospirò frustrato a sua volta. Non voleva certo violentarlo od obbligarlo… se era una specie di sofferenza, per lui, poteva anche non farlo e che cazzo!
A quel punto non trattenne l’ipotesi seccata:
- Guarda che non devi farlo per forza tu, cioè stare in questa cazzo di camera con me e aiutarmi, intendo. - Lo mise alla prova di proposito consapevole che con lui questi metodi duri di provocazione erano l’unica cosa che gli facevano tirare fuori qualcosa di decente.
Mike lo guardò sgranando gli occhi quasi che avesse sentito una bestemmia.
- Ma no, che dici, non è mica un peso! - Ma lo sguardo eloquente di Chester indicò di non dire cazzate.
- Per favore Mike, non sono idiota! Sembri un fottuto condannato a morte! - rispose infatti sul sentiero di guerra mentre con il braccio sano cominciava a spogliarsi togliendosi la maglia larga e le scarpe.
- Sono imbarazzato, cazzo! Non è mica una situazione normale, la nostra! - Chester a quel punto esplose e non urlò solo per la consapevolezza che nella camera accanto c’erano gli altri quattro.
- Tu sei imbarazzato! Ed io che alla mia età devo farmi spogliare e fare quasi tutto da qualcun altro? Lavarmi, asciugarmi, rivestirmi… cazzo, Mike! L’unico motivo per cui non do di matto è perché sei tu ed invece di farmi sentire un completo imbecille che non sa fare le cose più elementari da solo, mi fai sentire eccitato. Se fosse, che cazzo ne so, Brad mi sentirei un impedito e starei di merda, ma sei tu e mi fai venire voglia di scoparti e quindi fra le due cose è quella che decisamente preferisco! Ma pensi che sia facile farsi fare quasi tutto dagli altri? Dipendere così anche per andare a pisciare? Le puttanate più semplici che richiedono due mani io non riesco a farle! Fanculo, Mike! Fanculo il tuo imbarazzo e la tua situazione anomala! Perché, la mia è una passeggiata invece!? - Solo allora Mike si rese conto che aveva ragione e riuscì a decentrarsi per vedere anche il suo punto di vista. Non era facile, erano così diversi, però quella sfuriata fu chiarificatrice e rimanendoci di sasso lo vide infilarsi come una furia in bagno ed aprire l’acqua della vasca per riempirla, dopo di che, sempre dalla porta socchiusa, Mike lo vide cominciare a saltellare seccato nel vano tentativo di slacciarsi i jeans stretti e farseli cadere. Con una mano era quasi un’impresa.
Il ragazzo sospirò stringendo le labbra dispiaciuto e sentendosi una schifezza decise di mettere di nuovo da parte tutti i problemi ed imbarazzi nonché fisse per fare semplicemente ciò per cui era lì di base, ovvero aiutare Chester.
Il resto se sarebbe successo, era meglio accadesse da solo, senza che qualcuno ci pensasse a richiamarlo di proposito.
Raggiuntolo di là, lo circondò da dietro e fermandolo per i fianchi gli slacciò i jeans abbassandoglieli in un attimo, senza esitazione, in quell’abbraccio che durò il tempo di una sospensione cardiaca per Chester.
Non respirò più, non si mosse, non pensò. Si lasciò di nuovo spogliare da Mike fra mille brividi.
Gli era mancato quel gesto, gli erano mancate le sue mani che scorrevano il suo corpo per togliergli i vestiti, frugandolo innocentemente. Gli era mancato anche se era successo pochissime volte, tutto sommato.
Si placò istintivamente e come se gli avessero staccato la spina si lasciò fare inerme e soggiogato da Mike e da quel suo tocco gentile e non più teso ed imbarazzato.
Qualunque cosa fosse successa che l’aveva fatto cambiare così, era stata una manna dal cielo.
Il ragazzo dietro si godette la visione che aveva per essersi abbassato a togliergli i pantaloni.
Gli aveva sfilato insieme anche i boxer ed ora l’altro era nudo davanti al suo viso, quindi senza proferire parola si separò a malincuore e l’aiutò ad entrare per evitare appoggiasse per sbaglio il braccio rotto in qualche punto bagnato.
Quando fu immerso nell’acqua sospirò di piacere calmandosi ulteriormente. Questa volta non c’era la schiuma a coprire alcuna visuale e Chester si allungò nella vasca scendendo con la testa sott’acqua. Sapeva di essere guardato da Mike ma fece come se niente fosse, non voleva ricreare quella tensione assurda di imbarazzo ed era vero che gli piaceva che Mike lo guardasse ma non c’era un effettivo problema in quello.
L’altro, dal canto proprio, si chiese se fosse il caso di entrare con lui per fare prima oppure rimanere semplicemente lì ad aiutarlo e poi, una volta finito e fuori, fare lui una doccia veloce.
Sapeva che a Chester sarebbe andato bene in ogni caso. Cioè, era ovvio che preferiva il bagno insieme ma non glielo avrebbe mai detto, se aveva capito un po’ come era.
Stringendosi nelle spalle decise di non stuzzicare il cane che dormiva per miracolo poiché tanto poi di certo si sarebbe svegliato comunque ed inginocchiato fuori si appoggiò al bordo con gli avambracci, mise dunque il mento su di essi e l’osservò con aria più o meno rilassata.
- Come ti senti ora? - Chiese delicato alludendo alla sfuriata di prima.
- Sarà meglio quando potrò togliermi sta roba! - Borbottò per chiudere un discorso che non voleva riaprire. Era stato troppo brusco ma non aveva potuto evitarlo.
- Mi dispiace che ti senti male all’idea di farti fare molte cose dagli altri. A volte è più difficile farsi aiutare che il contrario. - Un pensiero estremamente semplice quanto vero, Chester appoggiò la nuca dietro di sé e sospirò lasciando andare ogni incazzatura precedente, magari con quell’atmosfera calma non sarebbe nemmeno successo nulla.
L’osservò in quel modo, con aria stanca, e si chiese come sarebbero finiti andando avanti così.
La risposta l’avrebbe trovata solo molto più avanti.
- Mi aiuti a lavarmi i capelli? - Chiese piano non volendo più parlarne. Mike sorrise flebile, ancora dispiaciuto per il modo in cui il compagno si sentiva e prendendo lo shampoo se ne versò un po’ sulla mano per poi, dopo che l’altro si fu raddrizzato, cominciare a spalmarglielo sul capo. I capelli erano corti e tinti di uno dei suoi soliti colori improponibili in perfetto pandan con i propri tinti dello stesso colore per par condicio. Avevano cominciato a farseli insieme e capitava quasi sempre che si facessero le stesse tonalità nello stesso periodo, non era una regola fissa ma quasi. Il colore che a Mike gli piaceva di più per sé era il blu mentre trovava che a Chester donasse molto il biondo, quello che si era fatto al momento, era anche il colore su cui tornava più spesso.
Era così strano occuparsi di lui come avrebbe potuto fare un giorno con suo figlio, che si chiese perché ci fosse tutta quella carica erotica in un gesto tanto affettuoso e semplice.
Non si rispose e quando finì lo vide immergersi nell’acqua per togliersi la schiuma, senza che gli fosse richiesto Mike l’aiutò carezzandogli la testa in modo eccessivamente delicato; quando riemerse Chester lo guardò interrogativo, si stava evidentemente chiedendo che gioco stesse facendo. Nessuno. Solo quello che gli veniva sul momento poiché ci aveva pensato tantissimo a quelle cose ma non ne era venuto a capo. Cioè non più di ciò a cui era già arrivato Chester stesso, ovvero che c’era attrazione sessuale e che ormai il farlo insieme era diventata una fissa che avrebbero dovuto soddisfare per non diventare matti.
Una volta che giungeva alle sue conclusioni, Mike era un altro e tanto si agitava per una cosa prima, tanto poi era tranquillo quando trovava una risposta.
Era davvero strano e spiazzato da questo comportamento, Chester rimase inerme ad osservarlo per capire cosa sarebbe successo poi.
- Ti lavo la schiena? - Un classico.
- Se ti va… - Non voleva assolutamente forzarlo ma nell’incredibile lotta estenuante dove lui era sempre stato quello che attaccava, ora si ritrovava quasi ad essere la preda, anche se Mike attaccava in modo davvero diverso dal proprio, così dolcemente…
Senza farselo ripetere prese il bagnoschiuma e si infilò il famoso guanto di spugna che usavano per lavarsi, quindi versatosene un po’ sopra si mise dietro, nella parte più stretta della vasca dove era sistemato il compagno e raggiunta la sua schiena cominciò a passargliela sopra.
Lo vide abbracciarsi le ginocchia con il braccio sano mentre tenere fuori dal bordo l’altro ed il gesto gli venne molto più delicatamente di quanto avesse immaginato lui stesso.
Lo percepì smarrito e piccolo sotto le sue mani, come se fosse lui quello confuso innanzi a tanta dolcezza che mai probabilmente aveva ricevuto ed era veramente così perché Chester non riusciva a capacitarsi di quanto meravigliose fossero quelle che poteva tranquillamente considerare coccole, le prime che avesse mai ricevuto in vita sua a quel modo. Quelle con Samantah erano diverse.
Non c’era niente di erotico in quello ma solo… amorevole?
Come poteva dire?
Non era proprio semplice affetto ma qualcosa in più che andava ben oltre quello che avevano avuto fino a quel momento, ovvero pura attrazione fisica.
Gli piaceva stare l’uno nelle mani dell’altro con quella calma placida, quelle attenzioni delicate, quella cura assoluta.
Quando Mike si tolse il guanto per carezzarlo a mano nuda sulla pelle scivolosa di schiuma, percorse con le dita i tatuaggi, rifece alcuni disegni e poi risalì sensualmente sulle spalle come se lo stesse massaggiando. Questo andava molto oltre il lavargli la schiena ed il giocare un po’ con lui, andava oltre un sacco di cose ma Chester non si mosse e quasi non respirò nemmeno.
Poteva esistere qualcosa di più piacevole?
Quando scese con le mani sul davanti, l’attirò a sé in modo da farlo appoggiare con la schiena al bordo e le spalle e la nuca contro di sé, quindi abbracciandolo da dietro continuò a passargli i palmi schiumati sul petto, sul collo e poi si soffermò sui capezzoli che non lavò ma tormentò bellamente.
C’era il silenzio più completo fra loro e sebbene Chester fosse appoggiato completamente a lui e lo bagnava e a separarli ci fosse solo un pezzo di vasca, Mike sembrava immerso con lui in quel bagno e non si sarebbe fermato.
Le mani infatti scesero sotto l’acqua, proseguirono il loro viaggio sul ventre piatto fino a che non finirono nell’inguine che non tardò a reagire sotto il suo tocco.
Fu inizialmente delicato ma non si mostrò esitate od inesperto e mandò ben presto Chester in estasi mentre si godeva ciò che era quasi certo sarebbe stato impossibile accadesse.
Mentre lavoravano le sue parti intime, girò la testa verso il compagno appoggiato a sé e aderendo le labbra all’orecchio gli riservò esattamente lo stesso trattamento che gli aveva riservato lui nell’altro albergo.
Chester andò in tilt e fu la prima volta perché mai avrebbe pensato di essere lui quello sedotto, ma si godette anche quello finché poi non decise che era finito il tempo di essere passivi e girata la testa gli tolse di bocca quella parte di sé per dargliene un’altra che probabilmente gradì di più.
Ciò che gli diede non furono le labbra ma la lingua e Mike mantenendo la bocca aperta l’accolse andandogli incontro con la propria, si intrecciarono in quel modo erotico per poi ricoprirle con le bocche che si unirono fondendosi in quel bacio lento e sensuale che andò via via sempre più in un crescendo intenso, in perfetta sincronia con la mano sull’inguine.
Fu un orgasmo deleterio per lui tanto quanto quello di Mike l’altra volta.
Capendo perfettamente come doveva essersi sentito, smise di baciarlo e stordito lo fissò da vicino, Mike non era in condizioni migliori poiché ora era lui quello eccitato da soddisfare e la voglia di possedere Chester fu sorprendentemente forte tanto che, pensando che l’altro non avrebbe mai acconsentito, decise che forse sarebbe stato il caso di calmare i bollenti spiriti per darsi una regolata.
Si alzò per primo sciogliendo l’abbraccio e lo fece alzare ed uscire dalla vasca, quindi l’avvolse nell’asciugamano e passandogli la schiena e le braccia per evitare si ammalasse, gli mise un altro più piccolo in testa per fare la stessa cosa coi capelli. Dopo di che guardandolo con un’espressione stranissima e quasi indecifrabile, di chi avrebbe voluto prenderselo seduta stante ma cercava spasmodicamente di trattenersi per farglielo fare a lui come voleva, gli sfiorò le labbra sussurrandogli piano:
- Mi lavo anche io velocemente e ti raggiungo. - Proposta quasi oscena in quanto implicava il separarsi per qualche minuto.
Chester lo guardò contrariato ma non contestò consapevole che probabilmente era una fissa del ragazzo… era mezzo giapponese, magari non scopava prima di una doccia, che ne poteva sapere!

Quando Mike tornò di là aveva l’accappatoio e si sentiva comunque meglio, pronto a ricominciare.
Era stata fortissima la voglia di prenderlo, possederlo ed entrare in lui, sapeva che invece Chester amava prendere il sopravvento però prima o poi sarebbe successo se avessero continuato su quella strada.
Chester era ormai senza asciugamano e completamente asciutto ma steso nel letto nudo senza nemmeno i boxer. Cosa voleva era fin troppo chiaro.
I due si guardarono seri e complici, senza dire nulla stavano parlando già molto e inghiottendo a vuoto Mike si avvicinò al letto. Voleva vedere cosa avrebbe fatto ora Chester. Lo stava provocando.
Quando l’altro lo capì alzò un sopracciglio scettico e caricandosi di una pericolosa malizia accolse la sfida.
Con una mano sola era più che sufficiente.
Messosi a sedere, lo prese per il laccio dell’accappatoio e attiratolo a sé glielo slacciò, quindi si aprì e senza esitare infilò il braccio dentro, si bagnò ma trovò i suo glutei che apprezzò pur con un arto solo. Frustrante, in effetti, ma piacevole comunque.
Con la lingua, invece, bevve le goccioline d’acqua che scendevano dal petto fino al ventre, all’altezza in cui arrivava la sua bocca. Percorse un po’ di pelle morbida e calda in quel modo e dopo aver fatto rabbrividire Mike, raggiunse la sua erezione che ora gli stava davanti. Nulla l’avrebbe fermato a quel punto.
Assolutamente nulla.
Lo leccò con la punta della lingua e quando l’ebbe asciugato su tutta la lunghezza, lo fece suo completamente circondandolo con le labbra. I movimenti furono da subito incalzanti e veloci mentre si aiutava con la mano che era tornata davanti.
Il colpo di grazia glielo diedero quelle di Mike che si immersero nella sua nuca attirandolo a sé, accompagnando i movimenti della sua testa insieme ai gemiti di piacere che non seppe assolutamente più trattenere.
Poco prima di venire si fece scivolare via l’accappatoio e pur ancora umido, lo staccò e lo spinse sul letto per poterlo ricoprire.
Chiusero gli occhi in espressioni d’abbandono quando si stesero l’uno sull’altro, sentendosi a diretto contatto, completamente, finalmente, come avessero avuto una crisi d’astinenza fino a quel momento.
Ma era poi possibile fare l’amore come se fosse normale? Come se fossero abituati e non fosse la prima volta?
Come se andasse bene, se fosse perfetto, se fosse abitudine.
Poteva essere?
Andando avanti si sconvolsero sempre più nel ritrovarsi così insieme e lo strofinarsi l’un l’altro fu talmente ubriacante che di nuovo Mike non resistette più e la stessa sensazione di prevalsa di prima tornò ad affacciarsi in quel momento, conscio che non avrebbe avuto pace fino a che non si sarebbe accontentato.
Del resto Chester aveva quel dannato braccio che non poteva usare che lo limitava così tanto…
Tornato sulle sue labbra lo baciò con maggiore intensità fino a togliergli il fiato e quando la sua mano si spostò sulla schiena tornando a scendere in basso, si inarcò piegando le gambe meglio per dargli un miglior buon accesso che Chester si prese con le dita, infilandosi con decisione all‘interno. Mike trattenne il respiro ed uscì dalle sue labbra per finire a mordergli la spalla, punto che poi succhiò mentre le dita gli si muovevano dentro.
Come se questo non lo mandasse ancor di più fuori di sé.
I suoi gemiti furono quanto mai appaganti e appena lo lasciò andare, Mike sentì di nuovo il bisogno di prendere il sopravvento e questa volta fermarsi fu praticamente impossibile, tanto che scese veloce come non mai ad occuparsi con la bocca di quello che prima aveva preso solo con le mani.
Chester allargò le braccia ai lati e si premette sul cuscino col capo all’indietro, inarcò la schiena e finendo addirittura per spingere contro il suo viso fu chiaro in un lampo quali sarebbero stati quella volta i ruoli, sebbene sarebbe stato altrettanto interessante, e non poco, lasciare fare completamente a lui la prossima volta.
La prossima, si disse Mike mentre il bisogno di entrargli dentro aumentava uccidendolo.
Dopo avergli soddisfatto la sua parte intima, scese subito a quella sottostante e prendendogli le gambe gliele alzò piegandole per avere l’accesso che gli serviva con la bocca e la lingua. Si insinuò in lui aiutandosi anche con le dita sembrando come se non avesse fatto altro che quello in vita sua.
Chester capì quali fossero le sue intenzioni e vendendolo così spedito ed acceso decise che l’avrebbe lasciato fare per quella volta, perché non riusciva a smettere di chiamarlo in sé, volendolo quanto mai in vita sua.
Fu un flash lontanissimo l’abuso che aveva subito da ragazzino e così come gli venne fu sbaragliato dal piacere pazzesco che gli infuse Mike in quel modo, tanto che lo fece godere senza remore chiedendo che lo prendesse subito perché ormai non ce la faceva più.
- Vieni ti prego, fottimi subito perché altrimenti impazzisco. - il linguaggio era sempre il suo e non riuscì a controllarsi, ma diede la spinta ulteriore a Mike che ormai senza più possibilità di ritorno perse assolutamente il senno e girandolo di schiena, lo prese per i fianchi alzandolo sulle ginocchia. Chester rimase comunque giù con la parte superiore del corpo e quella posizione lo eccitò ancora di più, infatti stringendo la presa gli si accostò fermandosi un solo istante, quello di vederlo contorcersi davanti a sé in un’ultima folle richiesta di sbrigarsi.
Mike finalmente smise di torturarlo e l’accontentò entrando con leggerezza, dandogli il tempo di abituarsi; lo sentì stringere e contrarsi, la vista si offuscò dal dolore che lui stesso provò per l’eccessiva eccitazione, quindi quando lo sentì cedere appena cominciò a muoversi piano con un crescendo che era sia delicato che erotico per le spinte che dava col bacino.
Quando lo sentì gemere e non più lamentarsi, Mike prese il via ed il ritmo divenne presto sempre più impetuoso. Avrebbe voluto vederlo in viso abbandonarsi al piacere, ma sentire la sua voce roca che adorava e vedere la sua schiena inarcarsi per lui ad ogni spinta e poi vederlo andargli incontro con ogni colpo sempre più possente e profondo, fu ugualmente appagante e meraviglioso.
Andarono sempre più in alto insieme e non fu possibile pentirsi di nulla ma solo convincersi di quanto fosse giusto e perfetto e per assurdo completo.
Non vuoto ma pieno, pieno di tutto.
Un’ondata di calore li investì nel culmine e fu la fine perché capirono che non avrebbero più potuto farne a meno e non per una pura questione di sesso, ma per una questione di completezza.
Dopo aver fatto l’amore così nulla sarebbe di certo potuto essere più come prima, ma se non altro il controllo sarebbero riusciti a mantenerlo decentemente.
A conferma di ciò, ovvero che non era stato semplicemente uno sfizio per togliersi una semplice ossessione assurda, fu che finirono per dormire insieme abbracciati per tutta la notte.
No, niente sarebbe più stato come prima.