CAPITOLO
IV:
VIENI
TI PREGO
La
fortuna -o sfortuna a seconda dei punti di vista- fu che
successivamente non ebbero effettive occasioni per stare soli, sul bus
erano tutti insieme e ben presto Dave e Joe riuscirono a ridistendere
l’atmosfera particolarmente tesa e strana, una volta arrivati c’erano
stati subito i preparativi del concerto e senza il tempo di fermarsi un
secondo, non da soli appunto, il tempo era corso più veloce di loro.
Riuscirono
a strappare al gruppo del tempo solo grazie al fatto che dopo giorni di
viaggio ed un concerto che li aveva come sempre sfiancati, avevano
bisogno di riposo e di lavarsi come si doveva. Il tour prevedeva per
loro fortuna qualche giorno di pausa così decisero di fermarsi a
prendere fiato prima di partire verso la prossima tappa.
Nel
tempo passato insieme, quello del viaggio soprattutto, Mike non aveva
alzato un dito nei confronti di Chester ed aveva lasciato di proposito
agli altri il compito di aiutarlo, volendo evitare irresponsabili
reazioni incontrollate. Chester aveva capito e apprezzato anche se
questo l’aveva al contempo reso di particolare cattivo umore.
Di
tempo, di conseguenza, ne avevano avuto entrambi per pensare e
riflettere, cosa che gli era servita abbondantemente.
La
conclusione a cui era giunto Chester era stata ovvia, facile e veloce.
Voleva
scoparsi Mike. Punto. Non c’era un perché particolare e se c’era non
contava. Voleva farselo e vari altri impegni amorosi di mezzo non
contavano a loro volta un cazzo.
Mike,
dal canto suo, era nei guai fino al collo. Non aveva la minima idea di
cosa pensare e come districarsi, l’unica conclusione impossibile da
ignorare era che comunque l’attrazione sessuale c’era e che
probabilmente sarebbero finiti a letto insieme in ogni caso, aveva
aggiunto solo la speranza che dopo, togliendosi la fissa in quel modo,
le cose tornassero normali.
Non
aveva trovato altro in tutte quelle ore di riflessioni.
Ci
fu un solo breve contatto fra i due, un momento in cui erano tutti
appisolati con il solito abbiocco del dopo pasto.
Chester
si era alzato dalla sua postazione per andare al bagno e fermo davanti
al sedile di uno dei ragazzi per farsi slacciare i jeans -gli bastava
questo poi il resto riusciva a farlo da solo- si rese conto del
problema.
Stavano
tutti dormendo.
Fece
una smorfia corrucciata e quando decise di svegliare Dave lì accanto,
Mike lo zittì con un basso ‘sss’ che lo spiazzò.
Girandosi
per cercare la provenienza di tale suono, trovò proprio lui qualche
sedile più in là che, tendendogli la mano, gli indicava di raggiungerlo
in silenzio.
Chester
mantenne il broncio che fece anche sorridere divertito Mike, quindi gli
slacciò i jeans e senza dire nulla lo fece andare al bagno.
Quando
tornò naturalmente si fermò di nuovo per farseli riallacciare e il
ragazzo esitò ricordandosi inevitabilmente quando quel gesto aveva
fatto scattare l’impossibile. Esitò e con lo sguardo imbarazzato fisso
sui boxer che si vedevano cercò la forza per fare finta di nulla e
riallacciarlo.
Chester
capì il suo problema e se ne compiacque poiché significava che ci aveva
pensato come un matto tutto il tempo, cosa che aveva fatto anche lui
anche se non con tutto il suo panico.
Lo
guardò dall’alto aspettando che si decidesse, non disse assolutamente
niente e quando Mike alzò gli occhi neri sui suoi, lì dal basso della
sua posizione poiché seduto, si incontrarono e rimasero senza parole
ancora a guardarsi senza saper cosa dire e cosa fare, seri, consapevoli
e comunicativi ugualmente.
Senza
chiedere implicitamente nulla o alludere a qualcosa’altro.
Alla
fine glieli riallacciò e quasi con dispiacere lo lasciò andare,
nonostante il rossore che gli colorò le guance in quel modo delizioso.
Chester ebbe la tentazione di sedersi accanto a lui ma sapeva
perfettamente quanto pessima fosse come idea. Dal canto suo, Mike, se
l’avesse fatto davvero non l’avrebbe assolutamente mandato via.
Quello
portò comunque un’altra domanda non da poco ad entrambi.
“Ma
sarà davvero solo una questione di sesso?”
Non
trovarono risposta.
Bè,
per meglio dire non osarono rispondersi.
Non
avrebbe mai saputo come affrontare il problema, Mike, se non fosse
stato per Chester e la sua sfuriata.
Il
frontman era infatti cosciente della restia del compagno a lasciarsi
andare a quello che stava succedendo fra loro, ma non aveva la minima
intenzione di lasciarlo in pace. Lo voleva e basta e l’avrebbe avuto.
Quel
giorno dopo il concerto il problema dell’altro giorno si ripresentò
come non mai.
Stare
di nuovo soli.
Di
nuovo il problema del lavarsi.
Chester
notò Mike aggirarsi come un’anima in pena per la camera come se non
sapesse da cosa cominciare e come comportarsi, l’altra volta gli era
venuto spontaneo perché non era partito con quel pensiero fisso in
testa, ora c’era una vera e propria guerra in corso dentro di sé.
Sospirò
frustrato a sua volta. Non voleva certo violentarlo od obbligarlo… se
era una specie di sofferenza, per lui, poteva anche non farlo e che
cazzo!
A
quel punto non trattenne l’ipotesi seccata:
-
Guarda che non devi farlo per forza tu, cioè stare in questa cazzo di
camera con me e aiutarmi, intendo. - Lo mise alla prova di proposito
consapevole che con lui questi metodi duri di provocazione erano
l’unica cosa che gli facevano tirare fuori qualcosa di decente.
Mike
lo guardò sgranando gli occhi quasi che avesse sentito una bestemmia.
-
Ma no, che dici, non è mica un peso! - Ma lo sguardo eloquente di
Chester indicò di non dire cazzate.
-
Per favore Mike, non sono idiota! Sembri un fottuto condannato a morte!
- rispose infatti sul sentiero di guerra mentre con il braccio sano
cominciava a spogliarsi togliendosi la maglia larga e le scarpe.
-
Sono imbarazzato, cazzo! Non è mica una situazione normale, la nostra!
- Chester a quel punto esplose e non urlò solo per la consapevolezza
che nella camera accanto c’erano gli altri quattro.
-
Tu sei imbarazzato! Ed io che alla mia età devo farmi spogliare e fare
quasi tutto da qualcun altro? Lavarmi, asciugarmi, rivestirmi… cazzo,
Mike! L’unico motivo per cui non do di matto è perché sei tu ed invece
di farmi sentire un completo imbecille che non sa fare le cose più
elementari da solo, mi fai sentire eccitato. Se fosse, che cazzo ne so,
Brad mi sentirei un impedito e starei di merda, ma sei tu e mi fai
venire voglia di scoparti e quindi fra le due cose è quella che
decisamente preferisco! Ma pensi che sia facile farsi fare quasi tutto
dagli altri? Dipendere così anche per andare a pisciare? Le puttanate
più semplici che richiedono due mani io non riesco a farle! Fanculo,
Mike! Fanculo il tuo imbarazzo e la tua situazione anomala! Perché, la
mia è una passeggiata invece!? - Solo allora Mike si rese conto che
aveva ragione e riuscì a decentrarsi per vedere anche il suo punto di
vista. Non era facile, erano così diversi, però quella sfuriata fu
chiarificatrice e rimanendoci di sasso lo vide infilarsi come una furia
in bagno ed aprire l’acqua della vasca per riempirla, dopo di che,
sempre dalla porta socchiusa, Mike lo vide cominciare a saltellare
seccato nel vano tentativo di slacciarsi i jeans stretti e farseli
cadere. Con una mano era quasi un’impresa.
Il
ragazzo sospirò stringendo le labbra dispiaciuto e sentendosi una
schifezza decise di mettere di nuovo da parte tutti i problemi ed
imbarazzi nonché fisse per fare semplicemente ciò per cui era lì di
base, ovvero aiutare Chester.
Il
resto se sarebbe successo, era meglio accadesse da solo, senza che
qualcuno ci pensasse a richiamarlo di proposito.
Raggiuntolo
di là, lo circondò da dietro e fermandolo per i fianchi gli slacciò i
jeans abbassandoglieli in un attimo, senza esitazione, in
quell’abbraccio che durò il tempo di una sospensione cardiaca per
Chester.
Non
respirò più, non si mosse, non pensò. Si lasciò di nuovo spogliare da
Mike fra mille brividi.
Gli
era mancato quel gesto, gli erano mancate le sue mani che scorrevano il
suo corpo per togliergli i vestiti, frugandolo innocentemente. Gli era
mancato anche se era successo pochissime volte, tutto sommato.
Si
placò istintivamente e come se gli avessero staccato la spina si lasciò
fare inerme e soggiogato da Mike e da quel suo tocco gentile e non più
teso ed imbarazzato.
Qualunque
cosa fosse successa che l’aveva fatto cambiare così, era stata una
manna dal cielo.
Il
ragazzo dietro si godette la visione che aveva per essersi abbassato a
togliergli i pantaloni.
Gli
aveva sfilato insieme anche i boxer ed ora l’altro era nudo davanti al
suo viso, quindi senza proferire parola si separò a malincuore e
l’aiutò ad entrare per evitare appoggiasse per sbaglio il braccio rotto
in qualche punto bagnato.
Quando
fu immerso nell’acqua sospirò di piacere calmandosi ulteriormente.
Questa volta non c’era la schiuma a coprire alcuna visuale e Chester si
allungò nella vasca scendendo con la testa sott’acqua. Sapeva di essere
guardato da Mike ma fece come se niente fosse, non voleva ricreare
quella tensione assurda di imbarazzo ed era vero che gli piaceva che
Mike lo guardasse ma non c’era un effettivo problema in quello.
L’altro,
dal canto proprio, si chiese se fosse il caso di entrare con lui per
fare prima oppure rimanere semplicemente lì ad aiutarlo e poi, una
volta finito e fuori, fare lui una doccia veloce.
Sapeva
che a Chester sarebbe andato bene in ogni caso. Cioè, era ovvio che
preferiva il bagno insieme ma non glielo avrebbe mai detto, se aveva
capito un po’ come era.
Stringendosi
nelle spalle decise di non stuzzicare il cane che dormiva per miracolo
poiché tanto poi di certo si sarebbe svegliato comunque ed
inginocchiato fuori si appoggiò al bordo con gli avambracci, mise
dunque il mento su di essi e l’osservò con aria più o meno rilassata.
-
Come ti senti ora? - Chiese delicato alludendo alla sfuriata di prima.
-
Sarà meglio quando potrò togliermi sta roba! - Borbottò per chiudere un
discorso che non voleva riaprire. Era stato troppo brusco ma non aveva
potuto evitarlo.
-
Mi dispiace che ti senti male all’idea di farti fare molte cose dagli
altri. A volte è più difficile farsi aiutare che il contrario. - Un
pensiero estremamente semplice quanto vero, Chester appoggiò la nuca
dietro di sé e sospirò lasciando andare ogni incazzatura precedente,
magari con quell’atmosfera calma non sarebbe nemmeno successo nulla.
L’osservò
in quel modo, con aria stanca, e si chiese come sarebbero finiti
andando avanti così.
La
risposta l’avrebbe trovata solo molto più avanti.
-
Mi aiuti a lavarmi i capelli? - Chiese piano non volendo più parlarne.
Mike sorrise flebile, ancora dispiaciuto per il modo in cui il compagno
si sentiva e prendendo lo shampoo se ne versò un po’ sulla mano per
poi, dopo che l’altro si fu raddrizzato, cominciare a spalmarglielo sul
capo. I capelli erano corti e tinti di uno dei suoi soliti colori
improponibili in perfetto pandan con i propri tinti dello stesso colore
per par condicio. Avevano cominciato a farseli insieme e capitava quasi
sempre che si facessero le stesse tonalità nello stesso periodo, non
era una regola fissa ma quasi. Il colore che a Mike gli piaceva di più
per sé era il blu mentre trovava che a Chester donasse molto il biondo,
quello che si era fatto al momento, era anche il colore su cui tornava
più spesso.
Era
così strano occuparsi di lui come avrebbe potuto fare un giorno con suo
figlio, che si chiese perché ci fosse tutta quella carica erotica in un
gesto tanto affettuoso e semplice.
Non
si rispose e quando finì lo vide immergersi nell’acqua per togliersi la
schiuma, senza che gli fosse richiesto Mike l’aiutò carezzandogli la
testa in modo eccessivamente delicato; quando riemerse Chester lo
guardò interrogativo, si stava evidentemente chiedendo che gioco stesse
facendo. Nessuno. Solo quello che gli veniva sul momento poiché ci
aveva pensato tantissimo a quelle cose ma non ne era venuto a capo.
Cioè non più di ciò a cui era già arrivato Chester stesso, ovvero che
c’era attrazione sessuale e che ormai il farlo insieme era diventata
una fissa che avrebbero dovuto soddisfare per non diventare matti.
Una
volta che giungeva alle sue conclusioni, Mike era un altro e tanto si
agitava per una cosa prima, tanto poi era tranquillo quando trovava una
risposta.
Era
davvero strano e spiazzato da questo comportamento, Chester rimase
inerme ad osservarlo per capire cosa sarebbe successo poi.
-
Ti lavo la schiena? - Un classico.
-
Se ti va… - Non voleva assolutamente forzarlo ma nell’incredibile lotta
estenuante dove lui era sempre stato quello che attaccava, ora si
ritrovava quasi ad essere la preda, anche se Mike attaccava in modo
davvero diverso dal proprio, così dolcemente…
Senza
farselo ripetere prese il bagnoschiuma e si infilò il famoso guanto di
spugna che usavano per lavarsi, quindi versatosene un po’ sopra si mise
dietro, nella parte più stretta della vasca dove era sistemato il
compagno e raggiunta la sua schiena cominciò a passargliela sopra.
Lo
vide abbracciarsi le ginocchia con il braccio sano mentre tenere fuori
dal bordo l’altro ed il gesto gli venne molto più delicatamente di
quanto avesse immaginato lui stesso.
Lo
percepì smarrito e piccolo sotto le sue mani, come se fosse lui quello
confuso innanzi a tanta dolcezza che mai probabilmente aveva ricevuto
ed era veramente così perché Chester non riusciva a capacitarsi di
quanto meravigliose fossero quelle che poteva tranquillamente
considerare coccole, le prime che avesse mai ricevuto in vita sua a
quel modo. Quelle con Samantah erano diverse.
Non
c’era niente di erotico in quello ma solo… amorevole?
Come
poteva dire?
Non
era proprio semplice affetto ma qualcosa in più che andava ben oltre
quello che avevano avuto fino a quel momento, ovvero pura attrazione
fisica.
Gli
piaceva stare l’uno nelle mani dell’altro con quella calma placida,
quelle attenzioni delicate, quella cura assoluta.
Quando
Mike si tolse il guanto per carezzarlo a mano nuda sulla pelle
scivolosa di schiuma, percorse con le dita i tatuaggi, rifece alcuni
disegni e poi risalì sensualmente sulle spalle come se lo stesse
massaggiando. Questo andava molto oltre il lavargli la schiena ed il
giocare un po’ con lui, andava oltre un sacco di cose ma Chester non si
mosse e quasi non respirò nemmeno.
Poteva
esistere qualcosa di più piacevole?
Quando
scese con le mani sul davanti, l’attirò a sé in modo da farlo
appoggiare con la schiena al bordo e le spalle e la nuca contro di sé,
quindi abbracciandolo da dietro continuò a passargli i palmi schiumati
sul petto, sul collo e poi si soffermò sui capezzoli che non lavò ma
tormentò bellamente.
C’era
il silenzio più completo fra loro e sebbene Chester fosse appoggiato
completamente a lui e lo bagnava e a separarli ci fosse solo un pezzo
di vasca, Mike sembrava immerso con lui in quel bagno e non si sarebbe
fermato.
Le
mani infatti scesero sotto l’acqua, proseguirono il loro viaggio sul
ventre piatto fino a che non finirono nell’inguine che non tardò a
reagire sotto il suo tocco.
Fu
inizialmente delicato ma non si mostrò esitate od inesperto e mandò ben
presto Chester in estasi mentre si godeva ciò che era quasi certo
sarebbe stato impossibile accadesse.
Mentre
lavoravano le sue parti intime, girò la testa verso il compagno
appoggiato a sé e aderendo le labbra all’orecchio gli riservò
esattamente lo stesso trattamento che gli aveva riservato lui
nell’altro albergo.
Chester
andò in tilt e fu la prima volta perché mai avrebbe pensato di essere
lui quello sedotto, ma si godette anche quello finché poi non decise
che era finito il tempo di essere passivi e girata la testa gli tolse
di bocca quella parte di sé per dargliene un’altra che probabilmente
gradì di più.
Ciò
che gli diede non furono le labbra ma la lingua e Mike mantenendo la
bocca aperta l’accolse andandogli incontro con la propria, si
intrecciarono in quel modo erotico per poi ricoprirle con le bocche che
si unirono fondendosi in quel bacio lento e sensuale che andò via via
sempre più in un crescendo intenso, in perfetta sincronia con la mano
sull’inguine.
Fu
un orgasmo deleterio per lui tanto quanto quello di Mike l’altra volta.
Capendo
perfettamente come doveva essersi sentito, smise di baciarlo e stordito
lo fissò da vicino, Mike non era in condizioni migliori poiché ora era
lui quello eccitato da soddisfare e la voglia di possedere Chester fu
sorprendentemente forte tanto che, pensando che l’altro non avrebbe mai
acconsentito, decise che forse sarebbe stato il caso di calmare i
bollenti spiriti per darsi una regolata.
Si
alzò per primo sciogliendo l’abbraccio e lo fece alzare ed uscire dalla
vasca, quindi l’avvolse nell’asciugamano e passandogli la schiena e le
braccia per evitare si ammalasse, gli mise un altro più piccolo in
testa per fare la stessa cosa coi capelli. Dopo di che guardandolo con
un’espressione stranissima e quasi indecifrabile, di chi avrebbe voluto
prenderselo seduta stante ma cercava spasmodicamente di trattenersi per
farglielo fare a lui come voleva, gli sfiorò le labbra sussurrandogli
piano:
-
Mi lavo anche io velocemente e ti raggiungo. - Proposta quasi oscena in
quanto implicava il separarsi per qualche minuto.
Chester
lo guardò contrariato ma non contestò consapevole che probabilmente era
una fissa del ragazzo… era mezzo giapponese, magari non scopava prima
di una doccia, che ne poteva sapere!
Quando
Mike tornò di là aveva l’accappatoio e si sentiva comunque meglio,
pronto a ricominciare.
Era
stata fortissima la voglia di prenderlo, possederlo ed entrare in lui,
sapeva che invece Chester amava prendere il sopravvento però prima o
poi sarebbe successo se avessero continuato su quella strada.
Chester
era ormai senza asciugamano e completamente asciutto ma steso nel letto
nudo senza nemmeno i boxer. Cosa voleva era fin troppo chiaro.
I
due si guardarono seri e complici, senza dire nulla stavano parlando
già molto e inghiottendo a vuoto Mike si avvicinò al letto. Voleva
vedere cosa avrebbe fatto ora Chester. Lo stava provocando.
Quando
l’altro lo capì alzò un sopracciglio scettico e caricandosi di una
pericolosa malizia accolse la sfida.
Con
una mano sola era più che sufficiente.
Messosi
a sedere, lo prese per il laccio dell’accappatoio e attiratolo a sé
glielo slacciò, quindi si aprì e senza esitare infilò il braccio
dentro, si bagnò ma trovò i suo glutei che apprezzò pur con un arto
solo. Frustrante, in effetti, ma piacevole comunque.
Con
la lingua, invece, bevve le goccioline d’acqua che scendevano dal petto
fino al ventre, all’altezza in cui arrivava la sua bocca. Percorse un
po’ di pelle morbida e calda in quel modo e dopo aver fatto
rabbrividire Mike, raggiunse la sua erezione che ora gli stava davanti.
Nulla l’avrebbe fermato a quel punto.
Assolutamente
nulla.
Lo
leccò con la punta della lingua e quando l’ebbe asciugato su tutta la
lunghezza, lo fece suo completamente circondandolo con le labbra. I
movimenti furono da subito incalzanti e veloci mentre si aiutava con la
mano che era tornata davanti.
Il
colpo di grazia glielo diedero quelle di Mike che si immersero nella
sua nuca attirandolo a sé, accompagnando i movimenti della sua testa
insieme ai gemiti di piacere che non seppe assolutamente più trattenere.
Poco
prima di venire si fece scivolare via l’accappatoio e pur ancora umido,
lo staccò e lo spinse sul letto per poterlo ricoprire.
Chiusero
gli occhi in espressioni d’abbandono quando si stesero l’uno
sull’altro, sentendosi a diretto contatto, completamente, finalmente,
come avessero avuto una crisi d’astinenza fino a quel momento.
Ma
era poi possibile fare l’amore come se fosse normale? Come se fossero
abituati e non fosse la prima volta?
Come
se andasse bene, se fosse perfetto, se fosse abitudine.
Poteva
essere?
Andando
avanti si sconvolsero sempre più nel ritrovarsi così insieme e lo
strofinarsi l’un l’altro fu talmente ubriacante che di nuovo Mike non
resistette più e la stessa sensazione di prevalsa di prima tornò ad
affacciarsi in quel momento, conscio che non avrebbe avuto pace fino a
che non si sarebbe accontentato.
Del
resto Chester aveva quel dannato braccio che non poteva usare che lo
limitava così tanto…
Tornato
sulle sue labbra lo baciò con maggiore intensità fino a togliergli il
fiato e quando la sua mano si spostò sulla schiena tornando a scendere
in basso, si inarcò piegando le gambe meglio per dargli un miglior buon
accesso che Chester si prese con le dita, infilandosi con decisione
all‘interno. Mike trattenne il respiro ed uscì dalle sue labbra per
finire a mordergli la spalla, punto che poi succhiò mentre le dita gli
si muovevano dentro.
Come
se questo non lo mandasse ancor di più fuori di sé.
I
suoi gemiti furono quanto mai appaganti e appena lo lasciò andare, Mike
sentì di nuovo il bisogno di prendere il sopravvento e questa volta
fermarsi fu praticamente impossibile, tanto che scese veloce come non
mai ad occuparsi con la bocca di quello che prima aveva preso solo con
le mani.
Chester
allargò le braccia ai lati e si premette sul cuscino col capo
all’indietro, inarcò la schiena e finendo addirittura per spingere
contro il suo viso fu chiaro in un lampo quali sarebbero stati quella
volta i ruoli, sebbene sarebbe stato altrettanto interessante, e non
poco, lasciare fare completamente a lui la prossima volta.
La
prossima, si disse Mike mentre il bisogno di entrargli dentro aumentava
uccidendolo.
Dopo
avergli soddisfatto la sua parte intima, scese subito a quella
sottostante e prendendogli le gambe gliele alzò piegandole per avere
l’accesso che gli serviva con la bocca e la lingua. Si insinuò in lui
aiutandosi anche con le dita sembrando come se non avesse fatto altro
che quello in vita sua.
Chester
capì quali fossero le sue intenzioni e vendendolo così spedito ed
acceso decise che l’avrebbe lasciato fare per quella volta, perché non
riusciva a smettere di chiamarlo in sé, volendolo quanto mai in vita
sua.
Fu
un flash lontanissimo l’abuso che aveva subito da ragazzino e così come
gli venne fu sbaragliato dal piacere pazzesco che gli infuse Mike in
quel modo, tanto che lo fece godere senza remore chiedendo che lo
prendesse subito perché ormai non ce la faceva più.
-
Vieni ti prego, fottimi subito perché altrimenti impazzisco. - il
linguaggio era sempre il suo e non riuscì a controllarsi, ma diede la
spinta ulteriore a Mike che ormai senza più possibilità di ritorno
perse assolutamente il senno e girandolo di schiena, lo prese per i
fianchi alzandolo sulle ginocchia. Chester rimase comunque giù con la
parte superiore del corpo e quella posizione lo eccitò ancora di più,
infatti stringendo la presa gli si accostò fermandosi un solo istante,
quello di vederlo contorcersi davanti a sé in un’ultima folle richiesta
di sbrigarsi.
Mike
finalmente smise di torturarlo e l’accontentò entrando con leggerezza,
dandogli il tempo di abituarsi; lo sentì stringere e contrarsi, la
vista si offuscò dal dolore che lui stesso provò per l’eccessiva
eccitazione, quindi quando lo sentì cedere appena cominciò a muoversi
piano con un crescendo che era sia delicato che erotico per le spinte
che dava col bacino.
Quando
lo sentì gemere e non più lamentarsi, Mike prese il via ed il ritmo
divenne presto sempre più impetuoso. Avrebbe voluto vederlo in viso
abbandonarsi al piacere, ma sentire la sua voce roca che adorava e
vedere la sua schiena inarcarsi per lui ad ogni spinta e poi vederlo
andargli incontro con ogni colpo sempre più possente e profondo, fu
ugualmente appagante e meraviglioso.
Andarono
sempre più in alto insieme e non fu possibile pentirsi di nulla ma solo
convincersi di quanto fosse giusto e perfetto e per assurdo completo.
Non
vuoto ma pieno, pieno di tutto.
Un’ondata
di calore li investì nel culmine e fu la fine perché capirono che non
avrebbero più potuto farne a meno e non per una pura questione di
sesso, ma per una questione di completezza.
Dopo
aver fatto l’amore così nulla sarebbe di certo potuto essere più come
prima, ma se non altro il controllo sarebbero riusciti a mantenerlo
decentemente.
A
conferma di ciò, ovvero che non era stato semplicemente uno sfizio per
togliersi una semplice ossessione assurda, fu che finirono per dormire
insieme abbracciati per tutta la notte.
No,
niente sarebbe più stato come prima.