CAPITOLO V:
COSA PROVI PER ME?

Troppo spaventati da ciò che provarono in quell’occasione, la fecero rimanere unica di proposito e di comune accordo.
Non ne parlarono, non se lo dissero, presero implicitamente la medesima decisione e si sentirono sollevati dal vedere che per una volta erano d’accordo.
All’epoca pareva impossibile per loro non finire sempre per discutere. Certamente il novanta percento delle volte Mike stuzzicava Chester di proposito poiché ci godeva nel farlo arrabbiare, adorava come si infiammava e gli insulti che era capace di tirare fuori, ma per quel dieci percento rimanente erano effettivamente sempre all’opposto l’uno dell’altro.
Fu sorprendente, dunque, trovarsi a fare la stessa cosa senza nemmeno parlarsi prima a voce.
Non si presero più le camere doppie da soli e fecero sempre in modo di stare con gli altri o fare le coppie in altro modo fino a che, appena dopo il tour, Mike sposò la sua fidanzata storica dei tempi del liceo che l’aveva sempre fedelmente accompagnato per tutti quegli anni, Anna.
Nessuno si era stupito di quell’unione tranne che Chester, naturalmente, che in una litigata altrettanto storica con Mike, aveva minato seriamente la composizione del gruppo che da due cantanti stava per ridursi ad uno.
L’annuncio arrivò in una serata fra amici e fra fumo poco leggero ed alcool altrettanto pesante, ci furono reazioni eccessivamente euforiche da parte di tutti che in ogni caso sarebbero stati contenti per lui.
Anna naturalmente non era presente.
Anche Chester, come gli altri, aveva cominciato a darci dentro sempre più pesantemente e di conseguenza anche la sua reazione fu particolarmente eccessiva, ma non in positivo.
La sbronza gli passò all’istante così come l’effetto di ciò che stavano fumando, così mentre gli altri brindavano per lui, Chester lo fulminava minaccioso e quasi schifato.
Tutti notarono il suo cambio drastico di umore ma ritenendolo pericoloso in quelle condizioni, non lo aizzarono in alcun modo facendo come se non esistesse, fu al momento del suo personale brindisi -a turno ne avevano fatto uno a testa- tutti previdero la sua uscita raggelante ma nessuno poté assolutamente impedirla, colpa anche delle scarse attività cerebrali in quell’istante, al culmine dei festeggiamenti.
- Un brindisi a Mike e alla cazzata più grande che possa mai fare in tutta la sua fottuta vita. -
Breve, semplice e conciso.
E ad accoglierlo il silenzio, proprio come previsto.
L’aria sembrò anche condensarsi visto lo sguardo tagliente con cui Mike lo trapassò, ma l’altro si scolò tutto il bicchiere al contrario degli altri che misero giù capendo che ormai la tempesta sarebbe stata inevitabile.
- C’è qualcosa di più sensato di cui vuoi parlare, piuttosto che sparare stronzate? - Chiese Mike saccente per impedirsi di tirargli il proprio cocktail in faccia.
Chester lo guardò altrettanto spaccone e fingendo di non capire, disse marcato:
- Chi, io?! Non capisco proprio di cosa parli! -
Mike sospirò profondamente e riprese, rigido come un manico di scopa. Faticava a non saltargli alla gola.
- A me sembra che tu debba finire il tuo brindisi. - Lo provocò intenzionalmente per tirargli fuori il resto, non sarebbero rimasti con quell’accusa velata nell’aria, sapeva che sarebbe stato peggio.
- Non sono stato chiaro? Vuoi che lo sia di più? - Lo schernì Chester con le idee fin troppo confuse. Non riusciva più a distinguere il momento in cui aveva deciso di porre un muro fra sé ed i propri sentimenti per Mike, non riusciva nemmeno a ricordarsi d’averlo mai fatto, eppure era successo, non ne avevano mai parlato ma era come se l’avessero fatto.
Quello era il modo di Mike per tirare su quel muro in via definitiva.
- Ragazzi, si è fatto tardi, è meglio se andiamo… - Fece allora Brad che aveva già avuto la visione del cataclisma. Erano naturalmente nel secondo appartamento di Mike che faceva da sede del gruppo, per le serate insieme si riunivano sempre lì e Mike dicendo di avere un annuncio li aveva richiamati lì preferendo un posto dove non ci fossero orecchie indiscrete, nemmeno avesse doti da veggente.
- Chester se ti azzardi a passare quella porta ora non disturbarti a tornare! - Fece Mike tagliente e glaciale peggio di un padre infuriato col figlio.
Tutti si fermarono sgranando gli occhi, altro che tempesta, lì c’era l’apocalisse!
I ragazzi si guardarono chiedendosi cosa fosse il caso di fare, non avevano i sensi svegli e a posto, non erano in grado di ragionare lucidamente e placare gli animi di nessuno senza il rischio di peggiorare, ma nel momento in cui Mike disse quello sembrò che almeno i due interessati tornassero perfettamente in loro, come se non avessero bevuto o fumato.
Non che Mike lo facesse, aveva la mania di evitare quelle cose, ma ad alcool sapeva darci dentro.
Brad fece segno agli altri di andare e indugiando su Mike aspettò il suo consenso, ovvero se poteva rischiarsi a lasciarli soli o no.
Mike annuì capendo che avrebbe rispettato il suo volere, così una volta sol, assistette alla reazione di Chester che era rimasto di pietra dinnanzi a quella specie di ordine.
- Cos’è che mi hai detto? - Chiese con uno sguardo sottile e tendendo l’orecchio con fare teatrale per provocarlo a ripetere. Non aspettava altro che poter esplodere e Mike, capendo, lo accontentò perché non si sarebbe sposato con lui in quelle condizioni e soprattutto non avrebbe cantato con lui se non fosse tornato tutto a posto.
- Se te ne vai ora prima di chiarire non tornare più. - Ancora severo e tagliente, si capiva quanto furibondo fosse anche lui e si tratteneva a sua volta a stento. Magari un mediatore sarebbe stato meglio tenerlo…
Chester tese tutti i muscoli del corpo, strinse i pugni, afferrò il sedile del divano su cui era seduto e tirando per non scattare di forza contro Mike, ringhiò:
- E si può sapere cosa vuoi da me ora? -
Voleva gridare, la verità era solo che voleva gridare, semplicemente.
- Cosa intendevi prima dicendo che sto facendo la più grande cazzata della mia vita? - Mike però si manteneva ancora pericolosamente calmo, un tono fintamente pacato che in realtà celava nemmeno velatamente una fortissima tensione. Stavano entrambi seduti uno in poltrona e l’altro sul divano, sul tavolino in mezzo a loro i bicchieri, le bottiglie e i portaceneri di tutti.
- Non è chiaro? Vuoi che te lo ripeta, cazzo? - Chester stava per avere la famosa esplosione ed il sangue gli ribolliva al punto da non riuscire a trattenersi minimamente.
- Si, voglio che me lo ripeti, cazzo! - Fece Mike richiamando la sua frase ma non il suo tono che era invece più ironico, pericolosamente.
A Chester bastò questo e con un lampo furente nello sguardo si alzò di scatto per portarsi davanti a lui ancora seduto, quindi chino e a due centimetri dal suo viso, gli gridò precisamente tutto quello che aveva dentro. Un tutto molto conciso comunque.
- SPOSATI E ROVINATI! STRONZO! - Bè, molto conciso in effetti, ma estremamente chiaro.
Però Mike non sembrava averne ancora abbastanza e dritto sulla poltrona non si scompose, rimase a fissarlo diretto senza battere ciglio, quindi con la falsa calma gelida di prima, rispose:
- Curioso che me lo dica proprio tu, devo essere io a ricordarti che quello sposato da anni non sono io? -
Colpito e centrato in pieno. Eccolo qua il motivo per cui Mike aveva voluto impedirsi di vivere quella situazione con Chester quando si era rotto il polso in tour.
Fu come se venisse schiaffeggiato ma non mollò perché lo riteneva tutta un’altra cosa ed infatti continuò sempre gridando perché lui non era capace di parlare senza farlo, quando era così preso.
- E’ FOTTUTAMENTE DIVERSO! IO ERO GIA’ SPOSATO CON SAM, TU TI STAI SPOSANDO ORA SOLO PERCHE’ HAI PAURA DI QUELLO CHE E’ SUCCESSO FRA NOI, PERCHE’ TI ILLUDI CHE COSI’ NON SUCCEDERA’ PIU’ UN CAZZO E CHE TUTTO ANDRA’ FOTTUTAMENTE A POSTO! LO FAI PER NASCONDERE LA TESTA SOTTO LA SABBIA, PEZZO DI MERDA CHE NON SEI ALTRO! NON PERCHE’ LA AMI O CHE CAZZO NE SO! -
Mike a quello non ci vide più perché lui pretendeva di sapere come si sentiva, cosa provava e cosa voleva e poi gli sparava quelle puttanate in faccia credendosi la sua coscienza o Dio solo sapeva cosa. Fu infatti lì che la scintilla scattò anche nei suoi occhi neri notoriamente gentili e afferrando i braccioli, tendendosi fino allo spasmo, si sporse a sua volta fin quasi a toccarlo col viso, l’altro indietreggiò istintivamente tirandosi parzialmente su e fu il turno di Mike di gridare fuori controllo. Sentire lui gridare fu davvero impressionante.
- NON LO FACCIO PER QUESTO MA PERCHE’ SEI TU QUELLO SPOSATO, NON HAI UN POSTO PER ME ACCANTO, QUESTA COSA NON PORTERA’ A NIENTE DI BUONO E DI FELICE ED IO DEVO ANDARE AVANTI E FARMI UNA VITA ANCHE IO, NON POSSO STARE AD ASPETTARE UN MIRACOLO FRA NOI DUE O CHE TU TI ROMPA IL PROSSIMO BRACCIO IN TOUR! NON E’ QUESTO IL MODO IN CUI IO VIVO I MIEI SENTIMENTI! IO LI VIVO CON TUTTO ME STESSO E SE NON POSSO FARLO COSI’ ALLORA NON VOGLIO VIVERLI! NON VOGLIO NASCONDERMI MA ANDARE AVANTI E LEI E’ L’UNICA CON CUI POSSO PENSARE DI RIUSCIRCI, ANCHE SE MI RENDO CONTO CHE E’ UN AZZARDO E POTREI SBAGLIARE TUTTO! MA NON MI ACCONTENTO DEGLI AVANZI, CHESTER. SE NON TI POSSO AVERE COMPLETAMENTE ALLORA NON VOGLIO NIENTE E PREFERISCO CAMBIARE STRADA FINCHE’ SONO IN TEMPO! -
Con questo Chester schizzò come se fosse impazzito e girandosi per non dargli una testata, prese un bicchiere dal tavolino e lo scagliò a terra mandandolo in pezzi. Aveva ancora tanta di quella rabbia in sé che alla minima scusa scattava esageratamente diventando facilmente violento, averci a che fare era una specie di suicidio eppure Mike sembrava in quel momento molto peggio di lui, non si alzò ma gli diede la possibilità di rimediare in qualche modo o andarsene.
Sarebbe bastato rimanesse in silenzio per fargli capire che aveva capito e che condivideva, che era come diceva lui. Non gli importava di sentirgli dire che aveva ragione ma solo che non continuasse su quella dannata strada, ma la testardaggine di Chester era storica e tornando davanti a lui con le mani ad artiglio come volesse strozzarlo, continuò ad urlare furioso:
- E NON CREDI CHE DOBBIAMO ALMENO DECIDERLO INSIEME, VISTO CHE QUESTA FOTTUTA DECISIONE DI MERDA MI RIGUARDA COSI’ TANTO? CHE IL TUO SPOSARTI DIPENDE COMUNQUE DA ME? NON CREDI CHE PRIMA DOVEVI, CAZZO, PARLARMENE? -
Il vaso era così pieno da non poter essere più svuotato in alcun modo. Mike continuò a tendersi verso di lui fissandolo rabbiosamente, faticando a non alzarsi per picchiarlo, cosa che andava contro tutto sé stesso, però non poté ancora trattenersi:
- ERA INUTILE PARLARTENE PERCHE’ NON SAREBBE CAMBIATO NULLA! -
- MA COME DIAVOLO FAI A DIRLO, CAZZO!  COSA DIAVOLO NE SAI, PORCA PUTTANA! NON SAI TUTTO, CAZZO, NON LO SAI! -
- SO QUELLO CHE MI SERVE PER DECIDERE DELLA MIA VITA DA SOLO! -
Chester a farsi mettere da parte non ci pensava minimamente e ancora chino davanti a lui e gesticolando come un invasato, proseguì su quella scia bestiale dove la rottura sembrava ormai definitiva ed irrevocabile.
Come un incubo.
- E COSA SAI?! -
- COSA PROVI PER ME? - Come volevasi dimostrare, Chester si ritrasse senza nemmeno rendersene conto, infatti si alzò e si allontanò quasi spaventato da quella domanda a cui rispose impulsivamente quasi con terrore ma sempre concitato:
- E COSA CAZZO C’ENTRA ORA? -
Fu qua, esattamente qua, che qualcosa in Mike si spezzò senza possibilità di essere sistemato in alcuna maniera e alzandosi a sua volta dalla poltrona, veloce e rabbioso come un uragano forza dieci, si abbassò sul tavolino e con un gesto brutale del braccio buttò giù tutto quello che c’era sopra rompendone la maggior parte.
Chester si ammutolì raggelato e addirittura spaventato.
Mike contro la violenza in ogni sua forma, specie se sotto forma di grida, ora non solo l’aveva fatto ma aveva anche dato sfogo fisico a tale sentimento in modo davvero raccapricciante. Raccapricciante perché lo faceva lui.
Rimase in piedi a qualche metro immobile, rigido, sbigottito a fissarlo mentre rialzatosi si girava e lo ricambiava fuori dalle grazie divine, pronto a fare la stessa cosa con lui.
- LO VEDI CHE NON SEI DISPOSTO A DARMI UN CAZZO PER IMPEDIRMI DI CAMBIARE STRADA E SPOSARMI? TUTTE QUESTE PAROLE SONO VUOTE! NON SERVONO AD UN CAZZO! FOTTITI CHESTER! TU E LA TUA IDIOSINCRASIA PER I SENTIMENTI! SONO SICURO CHE SE AMAVI SAMANTAH NON L’AVRESTI SPOSATA! - Perché lui partiva dal fatto che se l’amava non l’avrebbe tradita, ragionamento ineccepibile!
Dopo di questo fece per andarsene ma essendo scalzo -sempre le sue famose manie da mezzo giapponese che gli imponeva di non stare con le scarpe in casa- finì naturalmente per conficcarsi un vetro nella pianta e all’imprecazione seguita dallo zoppicare, Chester capì che non sarebbe stato disposto a cedere per niente al mondo, non quella volta, non se a fare un passo non sarebbe stato lui per primo.
Ma era davvero disposto a dargli un pezzo di sé per impedirgli di sposarsi?
E poi cosa?
Vivere come?
Non sarebbero mai potuti essere una coppia vera ed i motivi erano così tanti da far vomitare e lui odiava non vivere le cose come voleva, a modo suo, ma soprattutto -e questo veniva sopra ogni cosa- Mike aveva ragione.
Chester aveva fondamentalmente paura dei sentimenti e più questi erano grandi più da essi fuggiva corazzandosi dietro mille cose quali il sesso, la stronzaggine e la cattiveria.
Come diavolo era riuscito quell’essere ad arrivargli così dentro e a capirlo così tanto in così poco tempo?
Rimase basito e quasi terrorizzato, spompato e smarrito a fissare l’impronta sanguinata di Mike mentre si dirigeva al bagno sbattendosi la porta dietro.
Lì, nel soggiorno dove sembrava fosse passato un uragano, Chester guardò tutti i vari vetri rotti e il contenuto delle bottiglie che macchiava un po’ ovunque alzando un odore tremendo nell’aria.
Per un momento si sentì di nuovo ubriaco e la testa gli girò, ma poi il sangue di Mike a terra tornò a fargli vedere tutto rosso più di quanto non fosse.
“Ma non voglio comunque che finisca tutto così perché non ho mai trovato uno che mi capisse e mi arrivasse in questo modo. Non voglio che finisca tutto. Ha ragione su tutta la linea, cazzo. Ha fottutamente ragione, ma non voglio che finisca tutto, cazzo!”
Così pensando saltò sul divano per evitare i cocci e i liquidi vari e sorpassando il maremoto raggiunse il bagno dove entrò senza chiedere permesso. Una volta dentro e con la mente completamente spenta perché il caos in cui l’aveva gettato Mike nessuno gliel’aveva dato prima, lo guardò. Era seduto sul water chiuso e col piede senza calzino appoggiato e girato sull’altro ginocchio cercava di togliersi il vetro che era entrato in profondità. Sanguinava e piangeva insieme e non certo dal dolore. Quelle lacrime erano di un altro tipo, gli offuscavano la vista, lo facevano singhiozzare.
No, non avrebbe potuto sopportare che le cose finissero in quel modo ma ora che lo vedeva in quelle condizioni era forse anche peggio.
Decisamente non ci pensò nemmeno un istante, si sconnesse e agì mettendo da parte paure, convinzioni e muri vari. Annullò la distanza fra loro, sia fisica che simbolica, e facendo di nuovo crollare quei mattoni che si erano messi insieme, si avvicinò, gli prese il viso fra le mani e a pochissimi centimetri dal suo, fissandolo incandescente e sconvolto quanto lui, mormorò:
- Vuoi che ti dia qualcosa? Vuoi davvero che ti dia qualcosa per non sposarti?
È questo che vuoi? - Ma Mike non avrebbe risposto nemmeno se avesse avuto tempo, poiché le labbra di Chester si unirono alle sue con impeto e foga, divorandogli la bocca, assorbendo il suo sapore, violentando la sua lingua che fu subito sua ancora prima che le mani lasciassero la propria gamba per agganciarsi intorno al suo collo e farlo suo.
Chester scese prendendolo per le braccia quindi l’alzò e stringendoselo contro lo baciò fino ad arrivargli all’anima, bevendo le sue lacrime e porgendogli le proprie perché tutto quello era così forte e sconvolgente da non poterne rimanere indifferenti.
Perché per lui dargli una parte di sé, quella parte di sé, l’unica che pareva voler stare con Mike, equivaleva a piangere nel dargliela. Perché era troppo sconvolgente quanto il proprio passato l’avesse demolito fino al punto da terrorizzarlo davanti ad un sentimento profondo e basta.
Mike che si reggeva su un piede solo perché l’altro gli faceva troppo male, slacciò veloce i jeans a Chester e come un tuffo all’indietro di qualche mese, si stordì al punto da non capire quanto invece fossero andati avanti e ricordarsi di tutto quello che era cambiato.
Pensando di essere solo al giorno successivo di quando avevano fatto l’amore insieme, gli tirò fuori la sua erezione e cominciò quasi con disperazione a massaggiargliela, tenendola con decisione fra le mani e mandandolo nella stessa estasi di quel giorno. Fino a quando, sempre senza smettere di divorarsi le bocche a vicenda, con la paura di morire nel separarsi, Mike sentendo il compagno vicino all’orgasmo smise di toccarlo e slacciandosi i propri pantaloni larghi se li abbassò insieme alla biancheria intima, in un chiaro messaggio che fu ancora più chiaro quando si girò e si abbassò in avanti per darsi a lui con ogni parte di sé, senza remore e rimpianti.
Si appoggiò alla scatola che conteneva l’acqua sopra il sanitario e Chester fu consapevole della loro follia allora, ma incapace di porvi fine decise di annegarci con lui, perché quello era tutto ciò che voleva anche Mike ed allora andava bene, allora poteva farlo.
Il tempo di prepararlo con frenesia e bisogno e poi tenendolo per i fianchi di entrare in lui come quella volta non era riuscito a fare.
Mike trattenne subito un sospiro mentre Chester uno ne fece uscire, quel piacere l’altro giorno l’aveva solo potuto sognare od immaginare, impossibile capire quanto grande fosse stato per Mike quella volta, ora ne aveva un’idea più precisa.
- Oh Dio… - Lo sentì mormorare in preda alla follia, sapeva che provava dolore ma sapeva che continuando a muoversi lentamente in lui poi sarebbe stato anche altro, quello che avrebbe provato. E sapeva che quel fondersi insieme, quell’accoglierlo dentro, quel tenerselo e stringerselo in quel modo era un atto talmente sconvolgente e completo da far dimenticare tutto il negativo possibile per concentrarsi solo in quello, unicamente in quello.
Chester continuò a spingere sempre più velocemente e profondamente e i propri gemiti si unirono ben presto a quelli del compagno che in delirio riusciva a chiedere assurdamente di più.
Ora sarebbero anche potuti morire insieme, nulla contava più di quello. Nulla.
Non in quel momento.
Quando Chester venne ebbe la totale chiarezza sul livello che i propri sentimenti avevano raggiunto, un livello tale da farlo impazzire, impazzire troppo, in un modo incontrollato, che lo sconvolgeva e lo faceva andare troppo, troppo fuori di sé.
Non era possibile sentirsi così perché se poi le cose fra loro sarebbero andate male, come gli succedeva sempre da quando era nato, poi come sarebbe sopravvissuto?
Come?
No, non poteva, non era possibile vivere una cosa simile e rimanere sani e non sprofondare poi, era impensabile.
Sarebbe stato un disastro, sarebbe stata la fine.
Turbato e sconvolto, il tempo di riprendersi da quell’orgasmo meraviglioso, e si separò da Mike, lo tirò su e lo girò stringendolo a sé di nuovo come prime, gli prese la nuca con una mano e gli tenne il viso contro il proprio collo dove trovò un dolce rifugio caldo e pulsante.
Mike, confuso quanto lui, si lasciò fare ricordandosi di quel giorno in cui aveva pensato che la prossima volta l’avrebbe lasciato fare a lui, l’attivo. Si strinse capendo nel profondo di sé che di nuovo quella volta sarebbe stata l’ultima prima di molto altro tempo ma non l’ultima in assoluto.
Lo capì lì, in quel momento, dopo essersi fusi in un tutt’uno con lui e averlo visto, sentito e preso in sé con tutte le sue paure ed esitazioni.
Non era così facile, per Chester, lasciarsi andare a tali sentimenti devastanti e sapeva che la sua paura era che sarebbe potuto finire tutto prima o poi.
Di risposte all’epoca non ne aveva poiché erano troppo giovani, era presto per dirsi che era impossibile che le cose finissero e tutte quelle stupidaggini che si diceva e che lui riusciva a dire tanto bene alla sua ragazza.
Rimasero in silenzio e Chester, quando si furono ripresi abbastanza e le menti tornarono lucide, l’adagiò di nuovo seduto come era prima, gli prese il piede e glielo medicò con delicatezza.
Mike capì che quello sarebbe stato l’ultimo gesto amorevole e affettuoso nei suoi confronti prima di molto tempo, perché tanto gli ci sarebbe voluto per trovare il coraggio e la forza di vivere quello che lì era solo iniziato.
Quando concluse, Chester lo guardò appoggiato al lavandino del bagno e sospirando col capo piegato decise di parlargli calmo e sincero, glielo doveva a quel punto.
- Scusami, non mi rendevo conto che cazzo ti chiedevo e non sapevo nemmeno cosa diavolo volessi, dopotutto. Perdonami Mike ma penso tu abbia ragione. Io non ti ho dato un cazzo per non sposarti, non cambiare strada, non andare avanti. Un cazzo. E sinceramente ora che ci ho provato, ora che ho visto che diavolo dovrei darti… ho visto di cosa si tratta… ho capito di che cazzo parlavi… ora ne ho una paura fottuta perché quando… - La voce gli tremò e gli occhi gli tornarono lucidi, era così difficile dirgli quelle cose, anche se sembrava che Mike sapesse già tutto. Inghiottì, sospirò e si fece forza: - quando le cose mi vanno bene e mi do a qualcuno pensando che è la volta buona, succede sempre che va tutto in merda ed io… io non lo sopporterei di nuovo… quindi ora ho paura perché è troppo grande tutto questo, più grande di me, non saprei gestirlo, non ora, non così come sono con tutti i mille fottuti problemi che ho e non immagini quanti ne abbia. Puoi… puoi perdonarmi per tutto questo? - Certamente se glielo chiedeva in quel modo con che cuore poi Mike gli faceva un’altra piazzata cacciandolo per sempre da quella casa?
Non ci sarebbe mai riuscito, mai, e fra questo ed il proprio spezzarsi, decise che avrebbe sopportato meglio la seconda e sorridendo con gli occhi lucidi a sua volta, si alzò su un piede facendo attenzione a quello ferito, gli prese il viso fra le mani e con fermezza lo fissò alla stessa altezza. Rimasero così per qualche secondo, quindi mormorò piano e malinconico:
- E’ per questo che mi sposerò. E tu continuerai la tua vita con Sam. - Chester chiuse gli occhi non riuscendo più a reggere i suoi così vicini, limpidi e pieni di lacrime che volevano uscire quanto le proprie.
Dopo di questo Mike lo baciò leggero sulle labbra e con un’ultima carezza lo lasciò consapevoli entrambi che quando si sarebbero rivisti, sarebbe stato sotto forma di amici e compagni di gruppo e basta.
Lo vide zoppicare fuori dal bagno, gli lasciò del tempo per andarsene e mettersi le scarpe e poi uscì a sua volta da lì tornando in soggiorno, era tutto devastato pieno di vetri rotti con un odore tremendo. A quella vista non resse e sedendosi sul divano, proprio davanti a tutto quel macello, si prese il viso fra le mani e pianse la propria incapacità di abbandonarsi alle cose belle per il terrore che finissero.
Non ricordò d’aver pianto di più.