CAPITOLO
V:
COSA
PROVI PER ME?
Troppo
spaventati da ciò che provarono in quell’occasione, la fecero rimanere
unica di proposito e di comune accordo.
Non
ne parlarono, non se lo dissero, presero implicitamente la medesima
decisione e si sentirono sollevati dal vedere che per una volta erano
d’accordo.
All’epoca
pareva impossibile per loro non finire sempre per discutere. Certamente
il novanta percento delle volte Mike stuzzicava Chester di proposito
poiché ci godeva nel farlo arrabbiare, adorava come si infiammava e gli
insulti che era capace di tirare fuori, ma per quel dieci percento
rimanente erano effettivamente sempre all’opposto l’uno dell’altro.
Fu
sorprendente, dunque, trovarsi a fare la stessa cosa senza nemmeno
parlarsi prima a voce.
Non
si presero più le camere doppie da soli e fecero sempre in modo di
stare con gli altri o fare le coppie in altro modo fino a che, appena
dopo il tour, Mike sposò la sua fidanzata storica dei tempi del liceo
che l’aveva sempre fedelmente accompagnato per tutti quegli anni, Anna.
Nessuno
si era stupito di quell’unione tranne che Chester, naturalmente, che in
una litigata altrettanto storica con Mike, aveva minato seriamente la
composizione del gruppo che da due cantanti stava per ridursi ad uno.
L’annuncio
arrivò in una serata fra amici e fra fumo poco leggero ed alcool
altrettanto pesante, ci furono reazioni eccessivamente euforiche da
parte di tutti che in ogni caso sarebbero stati contenti per lui.
Anna
naturalmente non era presente.
Anche
Chester, come gli altri, aveva cominciato a darci dentro sempre più
pesantemente e di conseguenza anche la sua reazione fu particolarmente
eccessiva, ma non in positivo.
La
sbronza gli passò all’istante così come l’effetto di ciò che stavano
fumando, così mentre gli altri brindavano per lui, Chester lo fulminava
minaccioso e quasi schifato.
Tutti
notarono il suo cambio drastico di umore ma ritenendolo pericoloso in
quelle condizioni, non lo aizzarono in alcun modo facendo come se non
esistesse, fu al momento del suo personale brindisi -a turno ne avevano
fatto uno a testa- tutti previdero la sua uscita raggelante ma nessuno
poté assolutamente impedirla, colpa anche delle scarse attività
cerebrali in quell’istante, al culmine dei festeggiamenti.
-
Un brindisi a Mike e alla cazzata più grande che possa mai fare in
tutta la sua fottuta vita. -
Breve,
semplice e conciso.
E
ad accoglierlo il silenzio, proprio come previsto.
L’aria
sembrò anche condensarsi visto lo sguardo tagliente con cui Mike lo
trapassò, ma l’altro si scolò tutto il bicchiere al contrario degli
altri che misero giù capendo che ormai la tempesta sarebbe stata
inevitabile.
-
C’è qualcosa di più sensato di cui vuoi parlare, piuttosto che sparare
stronzate? - Chiese Mike saccente per impedirsi di tirargli il proprio
cocktail in faccia.
Chester
lo guardò altrettanto spaccone e fingendo di non capire, disse marcato:
-
Chi, io?! Non capisco proprio di cosa parli! -
Mike
sospirò profondamente e riprese, rigido come un manico di scopa.
Faticava a non saltargli alla gola.
- A
me sembra che tu debba finire il tuo brindisi. - Lo provocò
intenzionalmente per tirargli fuori il resto, non sarebbero rimasti con
quell’accusa velata nell’aria, sapeva che sarebbe stato peggio.
-
Non sono stato chiaro? Vuoi che lo sia di più? - Lo schernì Chester con
le idee fin troppo confuse. Non riusciva più a distinguere il momento
in cui aveva deciso di porre un muro fra sé ed i propri sentimenti per
Mike, non riusciva nemmeno a ricordarsi d’averlo mai fatto, eppure era
successo, non ne avevano mai parlato ma era come se l’avessero fatto.
Quello
era il modo di Mike per tirare su quel muro in via definitiva.
-
Ragazzi, si è fatto tardi, è meglio se andiamo… - Fece allora Brad che
aveva già avuto la visione del cataclisma. Erano naturalmente nel
secondo appartamento di Mike che faceva da sede del gruppo, per le
serate insieme si riunivano sempre lì e Mike dicendo di avere un
annuncio li aveva richiamati lì preferendo un posto dove non ci fossero
orecchie indiscrete, nemmeno avesse doti da veggente.
-
Chester se ti azzardi a passare quella porta ora non disturbarti a
tornare! - Fece Mike tagliente e glaciale peggio di un padre infuriato
col figlio.
Tutti
si fermarono sgranando gli occhi, altro che tempesta, lì c’era
l’apocalisse!
I
ragazzi si guardarono chiedendosi cosa fosse il caso di fare, non
avevano i sensi svegli e a posto, non erano in grado di ragionare
lucidamente e placare gli animi di nessuno senza il rischio di
peggiorare, ma nel momento in cui Mike disse quello sembrò che almeno i
due interessati tornassero perfettamente in loro, come se non avessero
bevuto o fumato.
Non
che Mike lo facesse, aveva la mania di evitare quelle cose, ma ad
alcool sapeva darci dentro.
Brad
fece segno agli altri di andare e indugiando su Mike aspettò il suo
consenso, ovvero se poteva rischiarsi a lasciarli soli o no.
Mike
annuì capendo che avrebbe rispettato il suo volere, così una volta sol,
assistette alla reazione di Chester che era rimasto di pietra dinnanzi
a quella specie di ordine.
-
Cos’è che mi hai detto? - Chiese con uno sguardo sottile e tendendo
l’orecchio con fare teatrale per provocarlo a ripetere. Non aspettava
altro che poter esplodere e Mike, capendo, lo accontentò perché non si
sarebbe sposato con lui in quelle condizioni e soprattutto non avrebbe
cantato con lui se non fosse tornato tutto a posto.
-
Se te ne vai ora prima di chiarire non tornare più. - Ancora severo e
tagliente, si capiva quanto furibondo fosse anche lui e si tratteneva a
sua volta a stento. Magari un mediatore sarebbe stato meglio tenerlo…
Chester
tese tutti i muscoli del corpo, strinse i pugni, afferrò il sedile del
divano su cui era seduto e tirando per non scattare di forza contro
Mike, ringhiò:
- E
si può sapere cosa vuoi da me ora? -
Voleva
gridare, la verità era solo che voleva gridare, semplicemente.
-
Cosa intendevi prima dicendo che sto facendo la più grande cazzata
della mia vita? - Mike però si manteneva ancora pericolosamente calmo,
un tono fintamente pacato che in realtà celava nemmeno velatamente una
fortissima tensione. Stavano entrambi seduti uno in poltrona e l’altro
sul divano, sul tavolino in mezzo a loro i bicchieri, le bottiglie e i
portaceneri di tutti.
-
Non è chiaro? Vuoi che te lo ripeta, cazzo? - Chester stava per avere
la famosa esplosione ed il sangue gli ribolliva al punto da non
riuscire a trattenersi minimamente.
-
Si, voglio che me lo ripeti, cazzo! - Fece Mike richiamando la sua
frase ma non il suo tono che era invece più ironico, pericolosamente.
A
Chester bastò questo e con un lampo furente nello sguardo si alzò di
scatto per portarsi davanti a lui ancora seduto, quindi chino e a due
centimetri dal suo viso, gli gridò precisamente tutto quello che aveva
dentro. Un tutto molto conciso comunque.
-
SPOSATI E ROVINATI! STRONZO! - Bè, molto conciso in effetti, ma
estremamente chiaro.
Però
Mike non sembrava averne ancora abbastanza e dritto sulla poltrona non
si scompose, rimase a fissarlo diretto senza battere ciglio, quindi con
la falsa calma gelida di prima, rispose:
-
Curioso che me lo dica proprio tu, devo essere io a ricordarti che
quello sposato da anni non sono io? -
Colpito
e centrato in pieno. Eccolo qua il motivo per cui Mike aveva voluto
impedirsi di vivere quella situazione con Chester quando si era rotto
il polso in tour.
Fu
come se venisse schiaffeggiato ma non mollò perché lo riteneva tutta
un’altra cosa ed infatti continuò sempre gridando perché lui non era
capace di parlare senza farlo, quando era così preso.
-
E’ FOTTUTAMENTE DIVERSO! IO ERO GIA’ SPOSATO CON SAM, TU TI STAI
SPOSANDO ORA SOLO PERCHE’ HAI PAURA DI QUELLO CHE E’ SUCCESSO FRA NOI,
PERCHE’ TI ILLUDI CHE COSI’ NON SUCCEDERA’ PIU’ UN CAZZO E CHE TUTTO
ANDRA’ FOTTUTAMENTE A POSTO! LO FAI PER NASCONDERE LA TESTA SOTTO LA
SABBIA, PEZZO DI MERDA CHE NON SEI ALTRO! NON PERCHE’ LA AMI O CHE
CAZZO NE SO! -
Mike
a quello non ci vide più perché lui pretendeva di sapere come si
sentiva, cosa provava e cosa voleva e poi gli sparava quelle puttanate
in faccia credendosi la sua coscienza o Dio solo sapeva cosa. Fu
infatti lì che la scintilla scattò anche nei suoi occhi neri
notoriamente gentili e afferrando i braccioli, tendendosi fino allo
spasmo, si sporse a sua volta fin quasi a toccarlo col viso, l’altro
indietreggiò istintivamente tirandosi parzialmente su e fu il turno di
Mike di gridare fuori controllo. Sentire lui gridare fu davvero
impressionante.
-
NON LO FACCIO PER QUESTO MA PERCHE’ SEI TU QUELLO SPOSATO, NON HAI UN
POSTO PER ME ACCANTO, QUESTA COSA NON PORTERA’ A NIENTE DI BUONO E DI
FELICE ED IO DEVO ANDARE AVANTI E FARMI UNA VITA ANCHE IO, NON POSSO
STARE AD ASPETTARE UN MIRACOLO FRA NOI DUE O CHE TU TI ROMPA IL
PROSSIMO BRACCIO IN TOUR! NON E’ QUESTO IL MODO IN CUI IO VIVO I MIEI
SENTIMENTI! IO LI VIVO CON TUTTO ME STESSO E SE NON POSSO FARLO COSI’
ALLORA NON VOGLIO VIVERLI! NON VOGLIO NASCONDERMI MA ANDARE AVANTI E
LEI E’ L’UNICA CON CUI POSSO PENSARE DI RIUSCIRCI, ANCHE SE MI RENDO
CONTO CHE E’ UN AZZARDO E POTREI SBAGLIARE TUTTO! MA NON MI ACCONTENTO
DEGLI AVANZI, CHESTER. SE NON TI POSSO AVERE COMPLETAMENTE ALLORA NON
VOGLIO NIENTE E PREFERISCO CAMBIARE STRADA FINCHE’ SONO IN TEMPO! -
Con
questo Chester schizzò come se fosse impazzito e girandosi per non
dargli una testata, prese un bicchiere dal tavolino e lo scagliò a
terra mandandolo in pezzi. Aveva ancora tanta di quella rabbia in sé
che alla minima scusa scattava esageratamente diventando facilmente
violento, averci a che fare era una specie di suicidio eppure Mike
sembrava in quel momento molto peggio di lui, non si alzò ma gli diede
la possibilità di rimediare in qualche modo o andarsene.
Sarebbe
bastato rimanesse in silenzio per fargli capire che aveva capito e che
condivideva, che era come diceva lui. Non gli importava di sentirgli
dire che aveva ragione ma solo che non continuasse su quella dannata
strada, ma la testardaggine di Chester era storica e tornando davanti a
lui con le mani ad artiglio come volesse strozzarlo, continuò ad urlare
furioso:
- E
NON CREDI CHE DOBBIAMO ALMENO DECIDERLO INSIEME, VISTO CHE QUESTA
FOTTUTA DECISIONE DI MERDA MI RIGUARDA COSI’ TANTO? CHE IL TUO SPOSARTI
DIPENDE COMUNQUE DA ME? NON CREDI CHE PRIMA DOVEVI, CAZZO, PARLARMENE?
-
Il
vaso era così pieno da non poter essere più svuotato in alcun modo.
Mike continuò a tendersi verso di lui fissandolo rabbiosamente,
faticando a non alzarsi per picchiarlo, cosa che andava contro tutto sé
stesso, però non poté ancora trattenersi:
-
ERA INUTILE PARLARTENE PERCHE’ NON SAREBBE CAMBIATO NULLA! -
-
MA COME DIAVOLO FAI A DIRLO, CAZZO! COSA DIAVOLO NE SAI,
PORCA PUTTANA! NON SAI TUTTO, CAZZO, NON LO SAI! -
-
SO QUELLO CHE MI SERVE PER DECIDERE DELLA MIA VITA DA SOLO! -
Chester
a farsi mettere da parte non ci pensava minimamente e ancora chino
davanti a lui e gesticolando come un invasato, proseguì su quella scia
bestiale dove la rottura sembrava ormai definitiva ed irrevocabile.
Come
un incubo.
- E
COSA SAI?! -
-
COSA PROVI PER ME? - Come volevasi dimostrare, Chester si ritrasse
senza nemmeno rendersene conto, infatti si alzò e si allontanò quasi
spaventato da quella domanda a cui rispose impulsivamente quasi con
terrore ma sempre concitato:
- E
COSA CAZZO C’ENTRA ORA? -
Fu
qua, esattamente qua, che qualcosa in Mike si spezzò senza possibilità
di essere sistemato in alcuna maniera e alzandosi a sua volta dalla
poltrona, veloce e rabbioso come un uragano forza dieci, si abbassò sul
tavolino e con un gesto brutale del braccio buttò giù tutto quello che
c’era sopra rompendone la maggior parte.
Chester
si ammutolì raggelato e addirittura spaventato.
Mike
contro la violenza in ogni sua forma, specie se sotto forma di grida,
ora non solo l’aveva fatto ma aveva anche dato sfogo fisico a tale
sentimento in modo davvero raccapricciante. Raccapricciante perché lo
faceva lui.
Rimase
in piedi a qualche metro immobile, rigido, sbigottito a fissarlo mentre
rialzatosi si girava e lo ricambiava fuori dalle grazie divine, pronto
a fare la stessa cosa con lui.
-
LO VEDI CHE NON SEI DISPOSTO A DARMI UN CAZZO PER IMPEDIRMI DI CAMBIARE
STRADA E SPOSARMI? TUTTE QUESTE PAROLE SONO VUOTE! NON SERVONO AD UN
CAZZO! FOTTITI CHESTER! TU E LA TUA IDIOSINCRASIA PER I SENTIMENTI!
SONO SICURO CHE SE AMAVI SAMANTAH NON L’AVRESTI SPOSATA! - Perché lui
partiva dal fatto che se l’amava non l’avrebbe tradita, ragionamento
ineccepibile!
Dopo
di questo fece per andarsene ma essendo scalzo -sempre le sue famose
manie da mezzo giapponese che gli imponeva di non stare con le scarpe
in casa- finì naturalmente per conficcarsi un vetro nella pianta e
all’imprecazione seguita dallo zoppicare, Chester capì che non sarebbe
stato disposto a cedere per niente al mondo, non quella volta, non se a
fare un passo non sarebbe stato lui per primo.
Ma
era davvero disposto a dargli un pezzo di sé per impedirgli di sposarsi?
E
poi cosa?
Vivere
come?
Non
sarebbero mai potuti essere una coppia vera ed i motivi erano così
tanti da far vomitare e lui odiava non vivere le cose come voleva, a
modo suo, ma soprattutto -e questo veniva sopra ogni cosa- Mike aveva
ragione.
Chester
aveva fondamentalmente paura dei sentimenti e più questi erano grandi
più da essi fuggiva corazzandosi dietro mille cose quali il sesso, la
stronzaggine e la cattiveria.
Come
diavolo era riuscito quell’essere ad arrivargli così dentro e a capirlo
così tanto in così poco tempo?
Rimase
basito e quasi terrorizzato, spompato e smarrito a fissare l’impronta
sanguinata di Mike mentre si dirigeva al bagno sbattendosi la porta
dietro.
Lì,
nel soggiorno dove sembrava fosse passato un uragano, Chester guardò
tutti i vari vetri rotti e il contenuto delle bottiglie che macchiava
un po’ ovunque alzando un odore tremendo nell’aria.
Per
un momento si sentì di nuovo ubriaco e la testa gli girò, ma poi il
sangue di Mike a terra tornò a fargli vedere tutto rosso più di quanto
non fosse.
“Ma
non voglio comunque che finisca tutto così perché non ho mai trovato
uno che mi capisse e mi arrivasse in questo modo. Non voglio che
finisca tutto. Ha ragione su tutta la linea, cazzo. Ha fottutamente
ragione, ma non voglio che finisca tutto, cazzo!”
Così
pensando saltò sul divano per evitare i cocci e i liquidi vari e
sorpassando il maremoto raggiunse il bagno dove entrò senza chiedere
permesso. Una volta dentro e con la mente completamente spenta perché
il caos in cui l’aveva gettato Mike nessuno gliel’aveva dato prima, lo
guardò. Era seduto sul water chiuso e col piede senza calzino
appoggiato e girato sull’altro ginocchio cercava di togliersi il vetro
che era entrato in profondità. Sanguinava e piangeva insieme e non
certo dal dolore. Quelle lacrime erano di un altro tipo, gli
offuscavano la vista, lo facevano singhiozzare.
No,
non avrebbe potuto sopportare che le cose finissero in quel modo ma ora
che lo vedeva in quelle condizioni era forse anche peggio.
Decisamente
non ci pensò nemmeno un istante, si sconnesse e agì mettendo da parte
paure, convinzioni e muri vari. Annullò la distanza fra loro, sia
fisica che simbolica, e facendo di nuovo crollare quei mattoni che si
erano messi insieme, si avvicinò, gli prese il viso fra le mani e a
pochissimi centimetri dal suo, fissandolo incandescente e sconvolto
quanto lui, mormorò:
-
Vuoi che ti dia qualcosa? Vuoi davvero che ti dia qualcosa per non
sposarti?
È
questo che vuoi? - Ma Mike non avrebbe risposto nemmeno se avesse avuto
tempo, poiché le labbra di Chester si unirono alle sue con impeto e
foga, divorandogli la bocca, assorbendo il suo sapore, violentando la
sua lingua che fu subito sua ancora prima che le mani lasciassero la
propria gamba per agganciarsi intorno al suo collo e farlo suo.
Chester
scese prendendolo per le braccia quindi l’alzò e stringendoselo contro
lo baciò fino ad arrivargli all’anima, bevendo le sue lacrime e
porgendogli le proprie perché tutto quello era così forte e
sconvolgente da non poterne rimanere indifferenti.
Perché
per lui dargli una parte di sé, quella parte di sé, l’unica che pareva
voler stare con Mike, equivaleva a piangere nel dargliela. Perché era
troppo sconvolgente quanto il proprio passato l’avesse demolito fino al
punto da terrorizzarlo davanti ad un sentimento profondo e basta.
Mike
che si reggeva su un piede solo perché l’altro gli faceva troppo male,
slacciò veloce i jeans a Chester e come un tuffo all’indietro di
qualche mese, si stordì al punto da non capire quanto invece fossero
andati avanti e ricordarsi di tutto quello che era cambiato.
Pensando
di essere solo al giorno successivo di quando avevano fatto l’amore
insieme, gli tirò fuori la sua erezione e cominciò quasi con
disperazione a massaggiargliela, tenendola con decisione fra le mani e
mandandolo nella stessa estasi di quel giorno. Fino a quando, sempre
senza smettere di divorarsi le bocche a vicenda, con la paura di morire
nel separarsi, Mike sentendo il compagno vicino all’orgasmo smise di
toccarlo e slacciandosi i propri pantaloni larghi se li abbassò insieme
alla biancheria intima, in un chiaro messaggio che fu ancora più chiaro
quando si girò e si abbassò in avanti per darsi a lui con ogni parte di
sé, senza remore e rimpianti.
Si
appoggiò alla scatola che conteneva l’acqua sopra il sanitario e
Chester fu consapevole della loro follia allora, ma incapace di porvi
fine decise di annegarci con lui, perché quello era tutto ciò che
voleva anche Mike ed allora andava bene, allora poteva farlo.
Il
tempo di prepararlo con frenesia e bisogno e poi tenendolo per i
fianchi di entrare in lui come quella volta non era riuscito a fare.
Mike
trattenne subito un sospiro mentre Chester uno ne fece uscire, quel
piacere l’altro giorno l’aveva solo potuto sognare od immaginare,
impossibile capire quanto grande fosse stato per Mike quella volta, ora
ne aveva un’idea più precisa.
-
Oh Dio… - Lo sentì mormorare in preda alla follia, sapeva che provava
dolore ma sapeva che continuando a muoversi lentamente in lui poi
sarebbe stato anche altro, quello che avrebbe provato. E sapeva che
quel fondersi insieme, quell’accoglierlo dentro, quel tenerselo e
stringerselo in quel modo era un atto talmente sconvolgente e completo
da far dimenticare tutto il negativo possibile per concentrarsi solo in
quello, unicamente in quello.
Chester
continuò a spingere sempre più velocemente e profondamente e i propri
gemiti si unirono ben presto a quelli del compagno che in delirio
riusciva a chiedere assurdamente di più.
Ora
sarebbero anche potuti morire insieme, nulla contava più di quello.
Nulla.
Non
in quel momento.
Quando
Chester venne ebbe la totale chiarezza sul livello che i propri
sentimenti avevano raggiunto, un livello tale da farlo impazzire,
impazzire troppo, in un modo incontrollato, che lo sconvolgeva e lo
faceva andare troppo, troppo fuori di sé.
Non
era possibile sentirsi così perché se poi le cose fra loro sarebbero
andate male, come gli succedeva sempre da quando era nato, poi come
sarebbe sopravvissuto?
Come?
No,
non poteva, non era possibile vivere una cosa simile e rimanere sani e
non sprofondare poi, era impensabile.
Sarebbe
stato un disastro, sarebbe stata la fine.
Turbato
e sconvolto, il tempo di riprendersi da quell’orgasmo meraviglioso, e
si separò da Mike, lo tirò su e lo girò stringendolo a sé di nuovo come
prime, gli prese la nuca con una mano e gli tenne il viso contro il
proprio collo dove trovò un dolce rifugio caldo e pulsante.
Mike,
confuso quanto lui, si lasciò fare ricordandosi di quel giorno in cui
aveva pensato che la prossima volta l’avrebbe lasciato fare a lui,
l’attivo. Si strinse capendo nel profondo di sé che di nuovo quella
volta sarebbe stata l’ultima prima di molto altro tempo ma non l’ultima
in assoluto.
Lo
capì lì, in quel momento, dopo essersi fusi in un tutt’uno con lui e
averlo visto, sentito e preso in sé con tutte le sue paure ed
esitazioni.
Non
era così facile, per Chester, lasciarsi andare a tali sentimenti
devastanti e sapeva che la sua paura era che sarebbe potuto finire
tutto prima o poi.
Di
risposte all’epoca non ne aveva poiché erano troppo giovani, era presto
per dirsi che era impossibile che le cose finissero e tutte quelle
stupidaggini che si diceva e che lui riusciva a dire tanto bene alla
sua ragazza.
Rimasero
in silenzio e Chester, quando si furono ripresi abbastanza e le menti
tornarono lucide, l’adagiò di nuovo seduto come era prima, gli prese il
piede e glielo medicò con delicatezza.
Mike
capì che quello sarebbe stato l’ultimo gesto amorevole e affettuoso nei
suoi confronti prima di molto tempo, perché tanto gli ci sarebbe voluto
per trovare il coraggio e la forza di vivere quello che lì era solo
iniziato.
Quando
concluse, Chester lo guardò appoggiato al lavandino del bagno e
sospirando col capo piegato decise di parlargli calmo e sincero, glielo
doveva a quel punto.
-
Scusami, non mi rendevo conto che cazzo ti chiedevo e non sapevo
nemmeno cosa diavolo volessi, dopotutto. Perdonami Mike ma penso tu
abbia ragione. Io non ti ho dato un cazzo per non sposarti, non
cambiare strada, non andare avanti. Un cazzo. E sinceramente ora che ci
ho provato, ora che ho visto che diavolo dovrei darti… ho visto di cosa
si tratta… ho capito di che cazzo parlavi… ora ne ho una paura fottuta
perché quando… - La voce gli tremò e gli occhi gli tornarono lucidi,
era così difficile dirgli quelle cose, anche se sembrava che Mike
sapesse già tutto. Inghiottì, sospirò e si fece forza: - quando le cose
mi vanno bene e mi do a qualcuno pensando che è la volta buona, succede
sempre che va tutto in merda ed io… io non lo sopporterei di nuovo…
quindi ora ho paura perché è troppo grande tutto questo, più grande di
me, non saprei gestirlo, non ora, non così come sono con tutti i mille
fottuti problemi che ho e non immagini quanti ne abbia. Puoi… puoi
perdonarmi per tutto questo? - Certamente se glielo chiedeva in quel
modo con che cuore poi Mike gli faceva un’altra piazzata cacciandolo
per sempre da quella casa?
Non
ci sarebbe mai riuscito, mai, e fra questo ed il proprio spezzarsi,
decise che avrebbe sopportato meglio la seconda e sorridendo con gli
occhi lucidi a sua volta, si alzò su un piede facendo attenzione a
quello ferito, gli prese il viso fra le mani e con fermezza lo fissò
alla stessa altezza. Rimasero così per qualche secondo, quindi mormorò
piano e malinconico:
-
E’ per questo che mi sposerò. E tu continuerai la tua vita con Sam. -
Chester chiuse gli occhi non riuscendo più a reggere i suoi così
vicini, limpidi e pieni di lacrime che volevano uscire quanto le
proprie.
Dopo
di questo Mike lo baciò leggero sulle labbra e con un’ultima carezza lo
lasciò consapevoli entrambi che quando si sarebbero rivisti, sarebbe
stato sotto forma di amici e compagni di gruppo e basta.
Lo
vide zoppicare fuori dal bagno, gli lasciò del tempo per andarsene e
mettersi le scarpe e poi uscì a sua volta da lì tornando in soggiorno,
era tutto devastato pieno di vetri rotti con un odore tremendo. A
quella vista non resse e sedendosi sul divano, proprio davanti a tutto
quel macello, si prese il viso fra le mani e pianse la propria
incapacità di abbandonarsi alle cose belle per il terrore che finissero.
Non
ricordò d’aver pianto di più.